Archivio del Tag ‘negozi’
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Boicottare Poste Italiane. E poi abbandonare questo paese
Abbandonare questa Italia: non è più solo una suggestione, un sentimento. Molti connazionali ci stanno pensando seriamente: Spagna e Baleari, Canarie, Istria, Regno Unito. Ovunque è meglio, sotto questo aspetto: Romania, Bulgaria, Florida. Dappertutto le restrizioni non mordono più, e non hanno mai tormentato troppo i cittadini. Svezia e Danimarca, Svizzera: va bene qualsiasi paese. Scrive “Repubblica”, citando il “New York Times”, che la governatrice dello Stato di New York, Kathy Hochul, sta per annunciare la rimozione di ogni obbligo – mascherine e pass “vaccinale” – per accedere ai luoghi al chiuso. Obblighi già caduti, per gli studenti, in altri Stati sempre a guida democratica, come New Jersey e Delaware. Le scelte degli Usa preludono dunque a un imminente rimbalzo “aperturista” anche nel Belpaese? Ora lo invocano anche i cialtroni del mainstream, fino a ieri favorevoli a lockdown, coprifuoco, colorazione delle Regioni e ridicoli distanziamenti.L’Italia sembra diventata una sorta di grande manicomio a cielo aperto: e questo, grazie anche a chi si è sottoposto ai sieri sperimentali, ben sapendo che – per molte categorie – erano imposti attraverso lo squallore del ricatto. Proprio questo cedimento civile (assecondare la campagna per il Tso, pur sapendola sospinta dall’autoritarismo e da una violenta propaganda menzognera) ha fatalmente indebolito la quota di “renitenti”, oggi sottoposti alla vessazione quasi generalizzata: mentre la Gran Bretagna abolisce il Tso per i sanitari, il governatorato italico lo estende imponendolo agli over 50, e senza che i titolari di Green Pass accennino a protestare. L’indignazione sta crescendo, a quanto pare, ma è ancora minoritaria. Per contro, la “gioiosa macchina da guerra” del governo Conte-Draghi-Speranza sembra essersi inceppata sulla temuta terza dose: milioni di italiani se ne sono finora sottratti, unendosi ai 7 milioni di cittadini che solo gli imbecilli, a reti unificate, osano ancora chiamare No-Vax.Non durerà per sempre, avverte Gianluigi Paragone: a breve, quando il rigore sanitario avrà ulteriormente devastato l’economia, c’è da temere seriamente la rabbia dei miti. Evidentemente a Palazzo Chigi se ne sono accorti, e forse si preparano davvero ad allentare il cappio. Illudendosi, magari, che la popolazione applauda. Popolazione cui oggi è impedito il libero accesso ai trasporti, a molti negozi e agli uffici pubblici, agli sportelli bancari e persino alle Poste. A proposito: coliamole a picco, le Poste Italiane. Lo propone lo storico Nicola Bizzi, lanciando un vero e proprio boicottaggio: esistono mille agenzie postali private, diffuse su tutto il territorio nazionale. Si possono tranquillamente bypassare, gli uffici postali. E, meglio ancora: si può cogliere l’occasione per chiudere l’eventuale conto corrente aperto presso BancoPosta, rititrando immediatamente il proprio denaro. Insiste Bizzi: diamo una lezione a Poste Italiane, facciamogli vedere chi siamo. Facciamolo, magari, prima di lasciare questo paese ormai cupo e spaventoso, reso invivibile dalla disgustosa indifferenza della maggioranza, che oggi sembra una massa ottusa composta quasi solo da pericolosi ignoranti.Abbandonare questa Italia: non è più solo una suggestione, un sentimento. Molti connazionali ci stanno pensando seriamente: Spagna e Baleari, Canarie, Istria, Regno Unito. Ovunque è meglio, sotto questo aspetto: Romania, Bulgaria, Florida. Dappertutto le restrizioni non mordono più, e non hanno mai tormentato troppo i cittadini. Svezia e Danimarca, Svizzera: va bene qualsiasi paese. Scrive “Repubblica”, citando il “New York Times”, che la governatrice dello Stato di New York, Kathy Hochul, sta per annunciare la rimozione di ogni obbligo – mascherine e pass “vaccinale” – per accedere ai luoghi al chiuso. Obblighi già caduti, per gli studenti, in altri Stati sempre a guida democratica, come New Jersey e Delaware. Le scelte degli Usa preludono dunque a un imminente rimbalzo “aperturista” anche nel Belpaese? Ora lo invocano anche i cialtroni del mainstream, fino a ieri favorevoli a lockdown, coprifuoco, colorazione delle Regioni e ridicoli distanziamenti.
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Voi e il Tso permanente? Lasciamoci così, senza rancore
E hanno anche il coraggio di chiamarli “immunizzati”? Sono proprio loro, dice il virologo Crisanti, a diffondere i contagi. L’anziano Montagnier, ormai bannato dai media come un qualsiasi demente, avverte: dopo la terza dose, generalmente, il test Hiv rivela che il soggetto è immunodepresso, reso fragile, esposto a molti rischi non avendo più le difese naturali di cui era dotato prima di sottoporsi al fatale inoculo C-19. Bene: il governo che ha ostinatamente oscurato le cure, mettendo virtualmente in pericolo migliaia di malati, oggi racconta di voler “riaprire” il paese, ma solo ai cittadini che si saranno sottoposti al Tso. Non così tanti, evidentemente, visto il tracollo dell’economia (ristoranti e negozi deserti, come gli alberghi). Non così tanti, gli “immunizzati”, visto l’accanimento con cui le autorità perseguitano chi intende sottrarsi al ricatto. Questione di principio: perché mai piegarsi al diktat di chi tuttora scoraggia i medici e ostacola le terapie?Forse, chi ancora indugia appresso al teatrino politico (la recita quirinalizia, i distinguo della Lega, i dubbi sulla tenuta dell’esecutivo) sottovaluta la frattura profonda tra la base e il vertice, l’abisso che ormai separa milioni di cittadini dall’establishment che li gestisce, mentendo ogni giorno a reti unificate. Due anni di frottole surreali hanno costretto vaste fasce sociali a difendersi da sole: è arduo immaginare che possa essere ricomposta, un giorno, l’abissale diffidenza accumulata nei confronti di autorità così inaffidabili. I cittadini – in Italia, in particolare – sono stati sottoposti a una tempesta ininterrotta, fatta di nefandezze inenarrabili (sui cui risvolti anche eventualmente criminosi, non a caso, sono in corso indagini giudiziarie). Sempre sulla base dell’omissione e della menzogna, oggi, si pretendono comportamenti inaccettabili. Restrizioni, coercizioni, discriminazioni inaudite. Qualcuno davvero pensa che possa riemergere, da queste macerie, una qualche libera civiltà politica dal sapore ancora vagamente democratico?Se il pessimista tende a volgersi al peggio, l’ottimista – viceversa – dirà che i copioni delle umane vicende sono sempre imprevedibili, e che la storia rivela immancabilmente risorse insospettabili. Ma chi ha finora resistito alla menzogna (documentandosi, difendendosi) come potrà convivere in armonia con i poveretti che ancora circolano a viso coperto, o con gli esercenti che dovessero davvero pretendere l’esibizione del lasciapassare? Banche, uffici pubblici, Poste: il carattere zootecnico e autoritario dell’attuale potere è ormai tristemente palese. Qualcuno, lassù, ha pensato di dividere l’umanità, indebolendola: e ci è riuscito. Parlano da soli i milioni di sudditi inebetiti dall’ignoranza e dalla paura, torturati dal ricatto, vessati dalle proibizioni e oggi rassegnati a subire anche in eterno qualunque imposizione, ancorché folle. Il mostruoso esperimento – condotto a partire dall’Italia – non è ancora finito: si punta alla piena e definitiva sottomissione. La politica? Dovrebbe dire una sola parola: ora basta. Ma non la pronuncia. E allora viene in mente quella vecchia canzonetta melensa: lasciamoci così, senza rancore. Insieme, non possiamo più andare da nessuna parte.E hanno anche il coraggio di chiamarli “immunizzati”? Sono proprio loro, dice il virologo Crisanti, a diffondere i contagi. L’anziano Montagnier, ormai bannato dai media come un qualsiasi demente, avverte: dopo la terza dose, generalmente, il test Hiv rivela che il soggetto è immunodepresso, reso fragile, esposto a molti rischi non avendo più le difese naturali di cui era dotato prima di sottoporsi al fatale inoculo C-19. Bene: il governo che ha ostinatamente oscurato le cure, mettendo virtualmente in pericolo migliaia di malati, oggi racconta di voler “riaprire” il paese, ma solo ai cittadini che si saranno sottoposti al Tso. Non così tanti, evidentemente, visto il tracollo dell’economia (ristoranti e negozi deserti, come gli alberghi). Non così tanti, gli “immunizzati”, visto l’accanimento con cui le autorità perseguitano chi intende sottrarsi al ricatto. Questione di principio: perché mai piegarsi al diktat di chi tuttora scoraggia i medici e ostacola le terapie?
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“Oggi le sigarette, domani il vino e le mignotte: sono finiti”
«Se ora s’attaccano alle sigarette, e domani magari pure al vino e alle mignotte, vuol proprio dire che sono finiti». Sintesi perfetta, in idioma lucchese, firmata dal maestro Andrea Colombini, direttore d’orchestra. Con la sua infaticabile intelligenza e la sua verve sarcastica, Colombini dà voce all’anima della resistenza civile italiana di fronte al grottesco stritolamento delle libertà di tutti, inflitto (grazie anche a una buona dose di ottusità diffusa) con l’alibi della più grande “pandemia di asintomatici” della storia. Morale? Il governo dei pagliacci ora si appresta ad allestire l’apartheid del Tso anche per banche, sportelli pubblici, uffici postali e negozi, incluse le tabaccherie. Scelta davvero illuminata e strategica, per far perdere la pazienza ai santi: come se un genio del male si divertisse a mostrare l’infinita idiozia dei provvedimenti, inutilmente cattivi, improntati alla vessazione e alla persecuzione. Un po’ come quando i nazisti, ormai consapevoli di essere sconfitti – dice il musicista toscano – si ridussero a procurare il maggior danno possibile, per rabbia, di fronte a un destino ormai segnato.Il furore più grande – sottolinea ancora Colombini, in web-streaming con Riccardo Rocchesso (giornalista, animatore di “100 Giorni da Leoni”) – deriva dalla prova di forza messa in atto da milioni di italiani: pur radicalmente contrari alle misure criminal-demenziali della “democratura” chiamata Draghistan, hanno accuratamente evitato di abboccare all’amo della violenza. «State fermi», ha incessantemente raccomandato l’alchimista Michele Giovagnoli, altro mattatore delle piazze, sodale di Colombini. Agli ultimi decreti-vergogna, la communiy di Giovagnoli (“Essere Solare”) risponde così: affiggendo un cuore sulle vetrine dei negozi, per invitare i clienti a entrare comunque. Si chiama disobbedienza civile: ne è stata campionessa Rosanna Spatari, titolare della Torteria di Chivasso (Torino). Assistita dall’avvocato Alessandro Fusillo, ha lottato come una leonessa per tenere aperto il suo bar. Alla fine, la Corte di Cassazione le ha dato ragione. Ed è solo un esempio, il suo, di questa nuova “Italia che resiste”, come un tempo cantava l’oggi silente De Gregori, sordomuto come tantissimi suoi illustri colleghi.Storie che esemplificano – per i non addetti – la nozione scientifica di “speciazione”: una parte dell’umanità si separa dal “volgo disperso che nome non ha”, per tracciare una nuova traiettoria evolutiva. Esempio: alle ultime elezioni amministrative, lo scorso ottobre ha votato solo un italiano su due. E nelle grandi città, ai ballottaggi, ha raggiunto le urne appena un elettore su tre. Oggi, come ricorda Andrea Colombini, pare che il problema numero uno del paese sia l’identità del successore di Mattarella. Partiti e giornali non parlano d’altro. Peccato che i partiti facciano ridere la maggioranza dei cittadini, e che i giornali non li legga più nessuno. C’è qualcosa di addirittura empio, forse, nel voler comunque celebrare il rituale democratico del Colle, come se fossimo ancora in un regime pienamente democratico, in tempo di pace. Vivono, lorsignori, in un mondo parallelo? Pensano davvero che importi a qualcuno, se al Quirinale salirà l’ometto che – dopo aver chiuso i bancomat della Grecia – ora si appresta a blindare anche le tabaccherie italiane?Lo stesso Colombini, inveterato toscanaccio sempre incline al vernacolo, fa i conti in tasca ai galantuomini tuttora sul ponte di comando. E’ semplice, dice: hanno perso. Presto non controlleranno più il paese, e lo sanno: gli italiani faranno di testa loro, come sempre (“fatta la legge, trovato l’inganno”). Dicono che alla manifestazione di Roma il 15 gennaio c’erano poche migliaia di persone? Ridicolo, erano almeno 350.000. Continuano a mentire? Sì: pare non sappiano fare altro. Ma chi li sta più ad ascoltare? Sempre meno persone. Che fai, imponi il mitico tampone anche a chi ha subito tre dosi di siero magico? E allora, dice Colombini, poi non ti devi stupire se milioni di italiani, quella famosa terza dose, non la faranno mai. E quindi come ti regoli, li chiudi tutti in casa? Auguri. Già oggi, bar e ristoranti hanno dimezzato i clienti. E il settore turistico alberghiero (dell’Italia, notare) sconta perdite catastrofiche: all’appello manca l’80% del volume d’affari. La scuola? Nel caos: decine di migliaia di insegnanti in quarantena, benché sottoposti all’inoculo sperimentale mRna.Bella, la storia del siero magico. Non immunizza nessuno, ma ora viene imposto come Tso. E nel frattempo – storia ancora più bella – si continua a far finta che le normali cure non esistano: è l’unico sistema, per sperare di vedere ancora qualche ricovero. Per il Tar del Lazio, il protocollo-Speranza (Tachipirina e vigile attesa) è autolesionistico: è da pazzi impedire ai medici di curare i pazienti, usando i farmaci adatti in tempi ragionevoli. La sentenza è stata appena sospesa: ma per quanto, ancora, la verità potrà essere tenuta sotto il tappeto? Colombini cita il profeta supremo della sciagura mondiale, sua maestà Bill Gates. In tono più che dimesso, ha capitolato: abbiamo fallito, ha ammesso. La maggior parte della popolazione del pianeta non si è sottoposta ai nostri sieri e vede in opera un grande complotto. E vorrei vedere, chiosa Colombini: proprio Bill Gates aveva auspicano un bel taglio demografico, a nostre spese.In altre parole, il Grande Reset è abortito. C’è rimasto sotto solo l’Occidente, e neppure tutto. La stampa inglese ha appena dato risonanza all’ultima sortita ufficiale dell’Oms: i sieri genici C-19 non sono più necessari. Molti paesi europei – Spagna in testa – hanno voltato pagina. Solo Austria e Francia paiono voler seguire l’esempio italiano: il peggiore. Ma sembrano in preda, ormai, a una quasi-disperazione. Un’altra fetta di verità arriva, a valanga, dallo Spallanzani di Roma, che ha analizzato i dati di San Marino: il vaccino russo Sputnik (vaccino vero, in quel caso) funziona molto meglio dei sieri genici in circolazione da noi, e non crea nessun problema all’organismo. Alla fine del suo cupo regime, il dittatore rumeno Nicolae Ceaucescu lasciò il palazzo presidenziale scappando via con l’elicottero per sfuggire all’assedio popolare. Raccomanda Colombini: noi invece continuiamo così, stiamo fermi e rinunciamo al Green Pass. Semmai, ridiamogli in faccia. E’ quello che si meritano. «Oggi le sigarette, domani il vino e le mignotte: sono finiti». E buon Quirinale a tutti.(Giorgio Cattaneo, 21 gennaio 2022).«Se ora s’attaccano alle sigarette, e domani magari pure al vino e alle mignotte, vuol proprio dire che sono finiti». Sintesi perfetta, in idioma lucchese, firmata dal maestro Andrea Colombini, direttore d’orchestra. Con la sua infaticabile intelligenza e la sua verve sarcastica, Colombini dà voce all’anima della resistenza civile italiana di fronte al grottesco stritolamento delle libertà di tutti, inflitto (grazie anche a una buona dose di ottusità diffusa) con l’alibi della più grande “pandemia di asintomatici” della storia. Morale? Il governo dei pagliacci ora si appresta ad allestire l’apartheid del Tso anche per banche, sportelli pubblici, uffici postali e negozi, incluse le tabaccherie. Scelta davvero illuminata e strategica, per far perdere la pazienza ai santi: come se un genio del male si divertisse a mostrare l’infinita idiozia dei provvedimenti, inutilmente cattivi, improntati alla vessazione e alla persecuzione. Un po’ come quando i nazisti, ormai consapevoli di essere sconfitti – dice il musicista toscano – si ridussero a procurare il maggior danno possibile, per rabbia, di fronte a un destino ormai segnato.
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Germania, choc: dati gonfiati per creare il terrore-Covid
Un documento commissionato per conto del ministero dell’interno tedesco, e firmato da un gruppo di autorevoli esperti, sarebbe servito a giustificare le misure restrittive decise dalla Germania per limitare la diffusione del Sars-CoV-2. Peccato che quel report, rimasto top secret, conteneva numeri gonfiati e profezie drammatiche mai avveratesi. Il rapporto parlava di un milione di morti e ben sette tedeschi su dieci contagiati dal virus. Niente a che vedere con la realtà dei fatti, visto che oggi, a un anno dallo scoppio della pandemia, la Germania conta quasi 63.000 morti e 2,29 milioni di contagiati. In sostanza, le tetre previsioni degli scienziati, riunite nel citato documento richiesto dal ministro dell’interno, Horst Seehofer, sarebbero state utilizzate da Berlino come giustificazione. Per cosa? Semplice: per spiegare ai cittadini le ferree chiusure imposte dall’alto. Ma non è finita qui, perché pare che il tutto sarebbe stato volutamente drammatizzato per volere di Seehofer.Rischiamo di trovarci di fronte a un caso che, se dovesse essere confermato, potrebbe avere serie ripercussioni sul governo tedesco e fungere da pericoloso precedente per tanti altri paesi. Anche perché sul web, da mesi, stanno circolando teorie del complotto di ogni ordine e grado. Una notizia del genere non farebbe altro che gettare benzina sul fuoco e alimentare sospetti e sfiducia nei confronti delle istituzioni. La bomba è stata lanciata da uno scoop realizzato dal settimanale “Die Welt”, che ha fatto luce su vari aspetti sconcertati. Si parla, ad esempio, di una fitta corrispondenza interna, tra mondo politica e della scienza, finalizzata a drammatizzare a dismisura le minacce portate dal coronavirus. L’unico obiettivo sarebbe stato quello di convincere l’opinione pubblica ad accettare le rigide misure di contenimento. Ricordiamo infatti che un anno fa, quando furono scoperti i primi contagi in Italia, anche la Germania stava iniziando a fare i conti con alcuni focolai.L’esecutivo tedesco doveva scegliere che cosa fare, tra l’affidarsi a un approccio soft o a un secco giro di vite. Alla fine prevalse la seconda opzione che, di lì a poco, avrebbe provocato la chiusura di scuole e negozi, oltre alla limitazione di gran parte delle libertà individuali dei cittadini e l’elevazione a dogma imprescindibile del cosiddetto distanziamento sociale. In altre parole, la quotidianità di una nazione stava cambiando per sempre. Lo stesso sarebbe poi avvenuto praticamente in tutto il resto del mondo, tranne sporadiche eccezioni. In ogni caso, in quei giorni Seehofer avrebbe incontrato il virologo Christian Dorsen e Lothar Wieler, quest’ultimo a capo dell’Istituto Robert Koch, l’organizzazione responsabile del controllo e della prevenzione delle malattie infettive in terra tedesca. L’incontro convinse il ministro a tenere tutto chiuso fin oltre il periodo pasquale. Si sarebbe così creato un conciliabolo tra i rappresentanti di alcune università tedesche e istituti – soggetti in prima linea nel fornire indicazioni sulla pandemia – e alcuni rappresentanti della politica (si fa il nome di Markus Kerber, sottosegretario all’interno nonché ombra del ministro Seehofer).Il 19 marzo Kerber scrisse un messaggio ai suoi interlocutori, spiegando che il ministero avrebbe voluto creare «una piattaforma di ricerca ad hoc» con vari istituti al fine di «pianificare la situazione» e programmare le prossime mosse. Ovvero: scegliere quali «misure preventive e repressive» adottare. Sembra che il sottosegretario abbia paragonato la situazione Covid a quella dell’Apollo 13. Kerber avrebbe persino chiesto ai suoi interlocutori – professori e ricercatori – i loro numeri di telefono privati, perché nessuno sapeva «per quanto tempo le reti funzioneranno in maniera affidabile». A parlare, ricordiamolo, secondo il “Die Welt” sarebbe un responsabile della sicurezza nazionale della Germania. In seguito, il ministero avrebbe dettato la linea da seguire agli scienziati e seguito minuziosamente il loro lavoro. Nel giro di qualche giorno, sui media tedeschi iniziarono ad apparire messaggi sconcertanti («Molte persone gravemente malate verranno portate in ospedale, per poi essere respinte e morire a casa agonizzanti»). Insomma, il senso di una simile mossa sarebbe stato evidente: infondere un po’ di sana paura, così da giustificare il pugno duro.(Federico Giuliani, “Il report segreto che imbarazza Berlino: dati gonfiati per giustificare le misure anti-Covid”, dal supplemento “Inside Over” de “Il Giornale” del 9 febbraio 2021).Un documento commissionato per conto del ministero dell’interno tedesco, e firmato da un gruppo di autorevoli esperti, sarebbe servito a giustificare le misure restrittive decise dalla Germania per limitare la diffusione del Sars-CoV-2. Peccato che quel report, rimasto top secret, conteneva numeri gonfiati e profezie drammatiche mai avveratesi. Il rapporto parlava di un milione di morti e ben sette tedeschi su dieci contagiati dal virus. Niente a che vedere con la realtà dei fatti, visto che oggi, a un anno dallo scoppio della pandemia, la Germania conta quasi 63.000 morti e 2,29 milioni di contagiati. In sostanza, le tetre previsioni degli scienziati, riunite nel citato documento richiesto dal ministro dell’interno, Horst Seehofer, sarebbero state utilizzate da Berlino come giustificazione. Per cosa? Semplice: per spiegare ai cittadini le ferree chiusure imposte dall’alto. Ma non è finita qui, perché pare che il tutto sarebbe stato volutamente drammatizzato per volere di Seehofer.
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Facci: non siamo sudditi, disobbedire può essere un dovere
Primum vivere, secundis disobbedire. Perché la disobbedienza non è né giusta né sbagliata: la disobbedienza è un fatto acclarato, accettato, interpretato ogni giorno dalla totalità della popolazione italiana. No, non si parla del fisco o dei limiti di velocità, ma della sopravvivenza italiana al tempo del Covid. Un paese dove il governo (figurati questo) non è il maestro e il cittadino non è lo scolaro: non quello a cui insegnare le cose per come dovrebbero funzionare in un paese normale, talvolta europeo, un paese dove le regole si rispettino e quindi sia normale obbedirvi. La nostra realtà è un’altra: questo governo fa schifo come nessuno mai, il cittadino medio è civilmente acerbo e avvezzo ad arrangiarsi, e soprattutto da lassù – da qualche palazzo occupato da parvenu – nessuno ha più di tanto da insegnarci. Non è anti-politica, o, se lo è, è un anti-politica ad personam che si specchia nel nostro quotidiano vivere. Quindi andiamo con Margherita Hack: «La disobbedienza civile è necessaria quando le leggi sono contro la democrazia e la libertà. C’è il dovere di opporsi a una legge sbagliata». Proseguiamo con Indro Montanelli: «Più che comandare io preferisco disobbedire», eco di quanto già scrisse Jean-Jacques Rousseau: «Sarà difficile ridurre all’obbedienza chi non ama comandare».Scendiamo di qualche gradino (deve perdonarci) col buon Attilio Fontana, che l’altro ieri su “Libero” ha detto che comprende chi disobbedisce alle regole, perlomeno quelle palesemente assurde e cambiate continuamente, tipo il divieto di visitare parenti che abitano a pochi chilometri di distanza ma risultano in un altro Comune; tipo il divieto di circolare tra regioni dal 21 dicembre, tipo il non creare assembramenti dentro i negozi lasciando però che si creino nelle file fuori; tipo chiudere i ristoranti ligi alle regole. Ma è inutile e fuorviante fare degli elenchi, ora: di principio, occorre obbedire a tutte le regole, ma solo nella consapevolezza che l’unico semaforo che regolerà la realtà resterà appunto il senso di realtà, il principio di sopravvivenza. E qui ci permettiamo una citazione di Sergio Moroni, il deputato socialista che si suicidò il 2 settembre 1992 lasciando una lettera in cui ricordava «una cultura tutta italiana nel definire regole e leggi che si sa non potranno essere rispettate, muovendo dalla tacita intesa che insieme si definiranno solidarietà nel costruire i comportamenti che violano queste regole». La differenza è che a definire regole e leggi, nel 1992, era una classe politica comunque autentica, benché spazzata via dal ciclone giudiziario.Certo, il dovere civico viene sempre prima di tutto: anche prima di se stessi e prima della propria indole. Ma chi lo pensa – chi ritiene che il dovere sia al di sopra di tutto – ha bisogno di essere comandato essenzialmente dalla propria coscienza, se ne ha una. Chi lo pensa – che il dovere sia al di sopra di tutto – in genere però non si arroga anche il diritto di comandare ai propri simili, di additarli, rompergli i coglioni perché c’è un pezzo di naso che spunta dalla mascherina. Non obbedire ciecamente alla stupidità è quasi un dovere civico, ormai; la propensione a obbedire e bersi qualsiasi cazzata ministeriale, facendo pure da delatore contro il vicino di casa, è invece ciò che trasforma il cittadino in suddito. Solo i sudditi, per inciso, si faranno spiegare nel dettaglio come potranno passare il Natale. In concreto, dunque, che cosa abbiamo? Abbiamo ciò che concretamente vediamo (e ufficialmente non vediamo) tutti i giorni: migliaia di auto che non vanno tutte al lavoro, dove non tutti hanno la “giustificazione”, o se ce l’hanno spesso è farlocca, anche risibile, come lo è l’improvviso e irresistibile impulso di fare un pezzetto di spesa ogni giorno, andare in farmacia tutti i giorni, dal tabaccaio anche se non fumi, e dal barbiere, a trascinare il famoso cane ormai stremato, a fare jogging praticamente da fermi; insomma, quello che sappiamo, quello che vediamo.Notarella personale: vivo vicino a Milano Due, che ufficialmente è nel Comune di Segrate per una decina di metri: credete che chi vi abita, quotidianamente, non sconfini perché gliel’ha detto Giuseppe Conte? Non c’è da nascondere la mano, né c’è da fare esibizionismo della propria devianza. Già capitò allo scrivente di annunciare che sarebbe uscito nonostante i divieti: lo feci mettendomi mascherina e guanti (all’epoca guai se non mettevi i guanti, oggi guai se li indossi) per andare in una lontana montagna dove avrei rischiato di incontrare al massimo una capra; lo facevo in spregio a un governo indegno e cialtrone che si illudeva di poter giocare a tempo indeterminato con le mie libertà individuali e con il mio diritto di parola e di espressione. Lo facevo continuando a rispettare le distanze come tutti i cittadini dovrebbero fare, e come dovranno fare ancora per parecchio. Lo facevo tuttavia rifiutando di mettere “app” sul telefono perfettamente inutili (come si è rivelato) e lo facevo, e ancora faccio, senza affollare autostrade e raccordi e domeniche agostane dopo che il governo aveva sin troppo cambiato le regole, ma non aveva cambiato un buonsenso che è solo nostro e non possiamo ricondurre banalmente a obbedire o non obbedire. Il buonsenso è quello che ti fa rispettare sempre e comunque le forze dell’ordine. Il buonsenso è di chi si prende le responsabilità delle proprie violazioni formali.Il buonsenso è di chi non canta canzoni al balcone come un esibizionista deficiente, non appende bandiere conformiste: ma pensa con la propria testa e si confronta con regole che possono essere sacrosante o perfettamente idiote. Il vero pericolo è chi non disobbedisce per principio (mai) e accetta indiscriminatamente anche le regole di uno Stato che ha fatto i veri danni. Le regole del «siamo prontissimi» e «abbraccia un cinese», le regole di chi ha fatto ridicole gare Consip che hanno fatto perdere tempo decisivo, le regole di chi ha emesso decreti al rallentatore che hanno fatto partire per il Sud mezza Italia, di chi ha dato il tempo agli Stati confinanti di non venderci più neanche una mascherina, di chi ha fatto zone rosa, poi rosso annacquato, mandato in militari in Val Seriana salvo dirottarli altrove, di chi ha diviso le regioni per colori, di chi ha rinchiuso i bambini in casa ma ha liberato i cani, e poi non ha fatto assolutamente nulla per un’intera estate: salvo scrivere – il ministro della sanità – il libro “Perché guariremo”, sullo sfondo di un’Italia che ora sta morendo. Un’Italia dove c’è chi non ha realmente da mangiare, non ha risparmi, e ora non dovrebbe avere neanche le libertà fondamentali sulla base dell’ultima luna, dell’ultimo provvedimento, dell’ultimo cialtrone appiccicato alla poltrona con la scorta per sé e per la fidanzata. Obbedire è un dovere. Disobbedire, all’occorrenza, anche.(Filippo Facci, “Quando disobbedire è un dovere”, da “Libero” del 10 dicembre 2020).Primum vivere, secundis disobbedire. Perché la disobbedienza non è né giusta né sbagliata: la disobbedienza è un fatto acclarato, accettato, interpretato ogni giorno dalla totalità della popolazione italiana. No, non si parla del fisco o dei limiti di velocità, ma della sopravvivenza italiana al tempo del Covid. Un paese dove il governo (figurati questo) non è il maestro e il cittadino non è lo scolaro: non quello a cui insegnare le cose per come dovrebbero funzionare in un paese normale, talvolta europeo, un paese dove le regole si rispettino e quindi sia normale obbedirvi. La nostra realtà è un’altra: questo governo fa schifo come nessuno mai, il cittadino medio è civilmente acerbo e avvezzo ad arrangiarsi, e soprattutto da lassù – da qualche palazzo occupato da parvenu – nessuno ha più di tanto da insegnarci. Non è anti-politica, o, se lo è, è un anti-politica ad personam che si specchia nel nostro quotidiano vivere. Quindi andiamo con Margherita Hack: «La disobbedienza civile è necessaria quando le leggi sono contro la democrazia e la libertà. C’è il dovere di opporsi a una legge sbagliata». Proseguiamo con Indro Montanelli: «Più che comandare io preferisco disobbedire», eco di quanto già scrisse Jean-Jacques Rousseau: «Sarà difficile ridurre all’obbedienza chi non ama comandare».
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Prigionieri del Grande Imbroglio: dai media, bugie mondiali
Gli italiani sono chiusi in casa nelle zone rosse, mentre i migranti africani sbarcano a migliaia: alla propaganda di Salvini (che ha bisogno di farsi perdonare l’aver accettato il lockdown-bis) aderisce improvvisamente Di Maio, alimentando così i “rumor” sull’improvvisa precarietà del premier Conte, spaventato dalle proteste in corso contro il coprifuoco prenatalizio che rischia di stroncare definitivamente un paese il cui debito pubblico, denominato in euro e quindi non azzerabile, si sta avvicinando al 180% del Pil. Se si legge il “Corriere della Sera”, si va a sbattere contro due notizie da prima pagina che fanno a pugni tra loro: Walter Ricciardi invoca la clausura a oltranza, mentre Roberto Bernabei ribadisce che, di Covid, continuano a morire quasi solo persone molto anziane e molto malate. Ricciardi, longa manus dell’Oms e deus ex machina del ministero della sanità, dice testualmente: «Due settimane di lockdown non bastano, Wuhan insegna che serve più tempo» (come se l’Italia non si fosse già fermata per 80 giorni, in primavera: con quali risultati?). Il geriatra del Policlinico Gemelli, membro del Comitato Tecnico-Scientifico, sembra replicare a distanza: «Per morire di Covid devi avere più di 80 anni e almeno tre patologie». Per cosa stiamo bloccando il paese, allora? Ha forse a che fare con qualcos’altro? Per esempio, con l’incredibile rissa elettorale statunitense, che i giornali faticano a raccontare in modo corretto?
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Conte è fermo a Wuhan: per fermare il virus uccide l’Italia
Mentre si parla sempre più intensamente di ritorno dell’emergenza sanitaria e di lockdown totale del paese, forse occorre ripensare l’ordine delle cose. Il problema grave per l’Italia oggi non è tanto quello sanitario, ma quello economico e politico. Perché c’è confusione e allarme per la situazione sanitaria in Francia ma lì non ci sono proteste e in Italia sì? Perché lì i gilet gialli sono spariti e qui sono arrivati con proteste disordinate e teppistiche che hanno illuminato le notti di molte città negli ultimi giorni? Qual è oggi la differenza tra Francia e Italia? La situazione sanitaria in Francia è forse peggiore che in Italia, ma in Francia ci sono piani per il rilancio economico del Paese, presentati già a Bruxelles, e c’è un governo che funziona. In Italia la situazione sanitaria è forse migliore ma non ci sono piani veri per la ripresa economica; il governo alla fine dell’anno avrà bruciato cento miliardi in sussidi e cassa integrazione, senza idee di sviluppo, e tutto sulle spalle della Banca Centrale Europea, che non potrà andare avanti ad acquistare titoli all’infinito; i centri delle città, una volta salotti della nazione, oggi sono un cimitero di negozi chiusi che in molti casi non riapriranno più.In otto mesi Piazza Affari ha bruciato 25 miliardi di valore e alla fine dell’anno il rapporto debito pubblico/Pil potrebbe arrivare al 200%. Se non oggi o domani, dopodomani arriverà il redde rationem con il crollo generalizzato. A meno che non si prepari una diga. Quindi in Francia si può fare affidamento su un progetto politico-economico, in Italia no. Il mix di débâcle sanitaria e débâcle economico-politica può essere fatale per un paese. Ciò significa che se il discorso si ferma sulla sanità, si confonde il dito con la luna. La peste del ‘600 a Milano, quella raccontata da Manzoni, fece più morti con gli assalti ai forni che con i bubboni passati dagli effluvi fatali, e così è stato per tutte le pesti della storia. Oggi la moderna sanità cura meglio la peste attuale, ma a prezzo di costi forse ancora maggiori su economia e politica. Occorre investire per una sanità migliore e per creare nuovi posti di lavoro. Ieri semplicemente non c’erano i mezzi; oggi, rispetto ai secoli scorsi, ci sono organizzazioni finanziarie in grado di mobilitare risorse che ieri erano impossibili ma c’è sempre bisogno di un progetto.Oggi come in passato le epidemie sono occasioni per rilanciare un paese o affossarlo. La peste del VI secolo distrusse le ambizioni dell’imperatore bizantino Giustiniano, quella del XIV secolo aprì le porte al Rinascimento. Per questo la vera grande sfida italiana è politico-economica. Nell’Asia di tradizione sinica, nella stessa Cina ma anche in Corea, Giappone, Taiwan, paesi con una tradizione di Stato più strutturato e organizzato, la risposta è stata migliore. In Italia in particolare e in Occidente più in generale occorre avere nuovi progetti politico-economici per il futuro che viene dopo la peste. In particolare in Cina, ma anche in Corea o altrove in Asia non ci sono stati chiusure generalizzate ed eguali per tutti. Anche a febbraio, quando la Cina si è fermata e bloccata, non ovunque tutto si è fermato allo stesso modo. Wuhan, l’epicentro del Covid, era serrata con ronde di polizia per evitare che la gente uscisse per strada, ma a Pechino, anch’essa deserta, le regole erano più lasche. In Italia la chiusura sembra essere diventata il terreno di scontro politico tra maggioranza e opposizione, tra governo centrale e Regioni. Questo appare pazzesco e forse è anche criminale. Ovviamente la responsabilità ultima è del governo centrale, che solo ha gli strumenti per applicare le misure necessarie.Nascondersi dietro cavilli giuridici da azzeccagarbugli in questo momento è forse politicamente assassino, perché comporta poi la morte di malattia o di stenti di tante persone. Se si pensa che in questa situazione ci voglia una responsabilità condivisa allora, come in tante emergenze, ci vuole un governo di unità nazionale. Ma in linea di principio, come è accaduto in Asia e in Cina, si dovrebbero bloccare i comuni, le zone di una grande città in pericolo, non le regioni e neppure tutto il paese. Si tratta di misure di difficile attuazione, specie poi se, come oggi, mancano piani di rilancio politici ed economici che diano fiducia sul futuro. Una proibizione uguale per tutti è la scelta più facile, ma così si danneggia il paese malato insieme alla malattia. Bisogna salvare il malato e distruggere la malattia. Se si distrugge il malato insieme alla malattia, il medico, in questo caso il governante, ha fallito. Perché l’Italia è a questo punto? Si direbbe per un mix di incompetenza e ambizione: volere rimanere al potere a tutti i costi. In ciò si vede certamente l’opera di un genio della comunicazione, Rocco Casalino, in un governo senza geni. Forse è questo il nodo superficiale e insieme profondo, il punctus puncti scolastico, da affrontare.(Francesco Sisci, “Il governo Conte è fermo a Wuhan, ora impari da Pechino e Sud Corea”, dal “Sussidiario” del 2 novembre 2020).Mentre si parla sempre più intensamente di ritorno dell’emergenza sanitaria e di lockdown totale del paese, forse occorre ripensare l’ordine delle cose. Il problema grave per l’Italia oggi non è tanto quello sanitario, ma quello economico e politico. Perché c’è confusione e allarme per la situazione sanitaria in Francia ma lì non ci sono proteste e in Italia sì? Perché lì i gilet gialli sono spariti e qui sono arrivati con proteste disordinate e teppistiche che hanno illuminato le notti di molte città negli ultimi giorni? Qual è oggi la differenza tra Francia e Italia? La situazione sanitaria in Francia è forse peggiore che in Italia, ma in Francia ci sono piani per il rilancio economico del Paese, presentati già a Bruxelles, e c’è un governo che funziona. In Italia la situazione sanitaria è forse migliore ma non ci sono piani veri per la ripresa economica; il governo alla fine dell’anno avrà bruciato cento miliardi in sussidi e cassa integrazione, senza idee di sviluppo, e tutto sulle spalle della Banca Centrale Europea, che non potrà andare avanti ad acquistare titoli all’infinito; i centri delle città, una volta salotti della nazione, oggi sono un cimitero di negozi chiusi che in molti casi non riapriranno più.
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Il golpe mondiale avanza, ora testano la nostra obbedienza
In questo momento, le élite stanno testando le reazioni delle persone e il loro grado di sottomissione alle loro prevaricazioni. Stanno, in altre parole, preparando la popolazione mondiale al livello di obbedienza assoluta che sarà richiesto per entrare a far parte del Nuovo Ordine Mondiale. Non ci sarà infatti spazio per il dissenso. I dissidenti saranno messi al bando e trattati alla stregua di elementi indesiderati da eliminare. In questo senso, l’imposizione delle mascherine, oltre a verificare il grado di sottomissione del popolo, aiuta il regime a comprendere facilmente chi non si allinea alla dittatura. E’ un modo per poterli individuare rapidamente e vessarli con abusi e sanzioni illegali e incostituzionali. In questo modo, la dittatura cerca di spezzare anche la volontà di chi non vuole allinearsi, avvertendolo del futuro che lo attende se non si adegua. Questa seconda fase, per quanto potrà sembrare difficile da credere, si annuncia persino più autoritaria di quella di marzo. I controlli che stanno per arrivare saranno non molto dissimili da quelli previsti per la legge marziale. Si inizia già a parlare dell’esercito per le strade per far rispettare le imposizioni della dittatura.Occorre che la popolazione venga “educata” e sottomessa completamente per poter procedere spediti verso il governo unico mondiale sognato dai Rockefeller. I governi nel mondo si stanno attenendo fedelmente all’agenda di questo piano. Nuove chiusure sono già state decise. A New York hanno già chiuso nove quartieri. Parigi sembra destinata a seguire la stessa strada. Il governo eversivo Pd-M5S sembra orientato a seguire la stessa strategia, stavolta servendosi delle Regioni per avviare delle chiusure locali che produrranno quasi lo stesso effetto di una chiusura generalizzata a livello nazionale. A quel punto, l’economia italiana e mondiale rischierà davvero di implodere. Solo per quello che riguarda l’Italia, quest’anno si attende un calo del Pil del 13%. A Roma hanno già chiuso 5.000 negozi, e a Venezia è già partito lo shopping delle attività fallite da parte degli albanesi e dei capitali stranieri. Il porto di Taranto è finito in mani cinesi, mentre quello di Trieste è stato comprato da una società tedesca. Il paese è stato messo all’asta e i danni delle precedenti chiusure sono stati già pesantissimi. Se si chiude nuovamente, si rischia di raggiungere crolli del Pil pari a quelli del 1944, dove questo indicatore scese del 18,7%.Il pane mancherà sulla tavola e le rivolte a questo punto si faranno sempre più inevitabili. Non ci sarà da sorprendersi se, una volta giunti a questo scenario di disordini generali, la dittatura ricorrerà alle forze armate contro civili inermi. L’operazione Covid dunque sta per toccare un punto ancora più alto di destabilizzazione che servirà a generare il caos desiderato dal sistema per arrivare verso l’ordine mondiale autoritario voluto dalle élite. A questo punto, l’unico intralcio sui piani del mondialismo è rappresentato solamente dall’America. Solo la superpotenza di questa nazione può mettere un freno all’avanzare del nuovo autoritarismo globale. Senza gli Stati Uniti, è praticamente impossibile arrivare al compimento di un governo unico mondiale. In questo senso, Trump è stato l’elemento imprevisto e non calcolato dal sistema, che il Deep State vuole disperatamente togliere dalla scena. Il giornale di riferimento della sinistra progressista internazionale, il “Washington Post”, pochi giorni fa pubblicava un tweet nel quale scriveva di immaginare come sarebbe il mondo se non si dovesse più pensare a Trump.E’ questo ciò che vuole il sistema. Vuole togliere di mezzo l’ultimo grande ostacolo che separa il mondo dal Nuovo Ordine Mondiale, ovvero Donald Trump. Dopo resterebbe la sola Russia di Putin, che verrebbe attaccata come ha già fatto capire il candidato democratico Joe Biden. In America, il Deep State militare sta suggerendo apertamente di rovesciare il presidente con un colpo di Stato qualora non volesse lasciare spontaneamente la Casa Bianca anche in caso di una sua rielezione. Dipende tutto da questo, dunque. In queste ore si decide se si avrà ancora la possibilità di vivere in un mondo libero o sotto il giogo dell’autoritarismo globale. Quali saranno le sorti dell’umanità, dunque? Molti anni fa, nel 1983, Thomas Zimmer, un prete cattolico mistico, predisse l’avvento di Donald Trump alla Casa Bianca, quando ancora questa ipotesi era praticamente impensabile. Padre Zimmer disse che il compito di Trump, una volta eletto presidente, sarebbe stato quello di riportare l’America a Dio. La prima parte di quella previsione si è avverata. Ora resta da capire se sarà così anche per la seconda parte.(Cesare Sacchetti, estratto da “Trump positivo al Covid: la mossa per mettere fine all’operazione terroristica Covid e fermare il Nuovo Ordine Mondiale?”, post pubblicato sul blog “La Cruna dell’Ago” il 5 ottobre 2020).In questo momento, le élite stanno testando le reazioni delle persone e il loro grado di sottomissione alle loro prevaricazioni. Stanno, in altre parole, preparando la popolazione mondiale al livello di obbedienza assoluta che sarà richiesto per entrare a far parte del Nuovo Ordine Mondiale. Non ci sarà infatti spazio per il dissenso. I dissidenti saranno messi al bando e trattati alla stregua di elementi indesiderati da eliminare. In questo senso, l’imposizione delle mascherine, oltre a verificare il grado di sottomissione del popolo, aiuta il regime a comprendere facilmente chi non si allinea alla dittatura. E’ un modo per poterli individuare rapidamente e vessarli con abusi e sanzioni illegali e incostituzionali. In questo modo, la dittatura cerca di spezzare anche la volontà di chi non vuole allinearsi, avvertendolo del futuro che lo attende se non si adegua. Questa seconda fase, per quanto potrà sembrare difficile da credere, si annuncia persino più autoritaria di quella di marzo. I controlli che stanno per arrivare saranno non molto dissimili da quelli previsti per la legge marziale. Si inizia già a parlare dell’esercito per le strade per far rispettare le imposizioni della dittatura.
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Guerra (mondiale) contro di noi. L’ultimo ostacolo è Trump
Il discorso tenuto da Trump dall’ospedale militare Walter Reed verrà ricordato probabilmente come il più alto e profondo del suo mandato. Il presidente è riuscito a ricompattare le divisioni di un paese profondamente lacerato da mesi di disordini provocati dai gruppi terroristici degli Antifa e di Black Lives Matter, finanziati entrambi da George Soros, che hanno seminato un’ondata di violenza tale da portare l’America sull’orlo della guerra civile. La strategia del Deep State era ed è quella di destabilizzare l’America e l’amministrazione di Trump, ma il presidente annunciando di essersi preso il coronavirus è riuscito a stringere la nazione intorno a sé. Alcuni ambienti della sinistra radicale americana hanno avanzato il sospetto che Trump in qualche modo abbia inscenato un falso contagio per smontare la pericolosità del Covid, e dimostrare a tutti che questo agente patogeno non è il mostro che in realtà i media hanno descritto. A leggere le parole che il presidente ha consegnato a Rudolph Giuliani, ex sindaco di New York e suo consigliere già durante la sua prima campagna elettorale nel 2016, viene quasi da pensare che effettivamente possa essere così. Trump scrive a Giuliani: «Ho dovuto affrontare il virus, così che il popolo americano smettesse di averne paura e per poterlo trattare responsabilmente».
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Lockdown, dittatura e screening di massa: volete questo?
Sono le ventitre e trenta di lunedì 21 settembre. In molti, tramite Facebook e altri social network, mi stanno chiedendo un commento “a caldo” del risultato elettorale. Ebbene, anche se i risultati non sono definitivi e non è stato completato lo spoglio delle schede, un commento “a caldo” ve lo darò, ma potrebbe non piacervi. Premesso che non nutro più alcuna fiducia in una “opposizione” falsa e meschina che è al 100% corresponsabile dello stato di dittatura che stiamo vivendo, oggi vedo solo un popolo indegno di idioti lobotomizzati e totalmente succubi della vulgata “pandemica”, un popolo che ha dimostrato di non meritare alcuna libertà, alcuna giustizia e alcuna democrazia. Un popolo che ha ceduto senza esitare i diritti e la libertà, conquistati con il sangue dalle generazioni che ci hanno preceduto, in cambio di una museruola e degli arresti domiciliari. Un popolo di lemming che si avvia gioiosamente nel precipizio! Cosa volete sperare da un popolo simile?Chiaramente non sto accusando le decine di migliaia di italiani che hanno ben compreso la drammaticità della situazione che da molti mesi stiamo vivendo e le autentiche ragioni che si celano dietro alle azioni e alle politiche di un governo totalmente eterodiretto, che non ha esitato a calpestare la nostra Costituzione e ogni legalità pur di perseguire un’agenda impostagli da lobby di potere sovranazionali.Molti italiani hanno infatti compreso cosa sta accadendo e dove chi ci governa intende arrivare, e tentano per quanto possibile di reagire e di contrastare questa ignobile deriva totalitaria e tecnocratico-sanitaria. Ma il problema è che sono pochi, ancora troppo pochi. Parliamoci chiaro: non mi aspettavo niente da questa tornata elettorale, se non un minimo di orgoglio da parte di tutti coloro (e sono milioni, non poche centinaia!) che sono stati danneggiati, non solo economicamente, ma anche umanamente, dalla folle politica di questo esecutivo. Speravo forse che un numero consistente di questi Italiani voltasse le spalle, almeno nel segreto dell’urna elettorale, al peggiore governo che l’Italia abbia mai subito dal dopoguerra ad oggi. Ma risulta evidente che milioni di nostri concittadini sono andati a votare come se niente fosse, continuando a dare ciecamente fiducia ai propri partiti di riferimento, dimenticandosi completamente dei soprusi e degli abusi che stanno incessantemente subendo dallo scorso febbraio.Oggi, 21 settembre, il giornalista Dino Valle ha riportato, tramite il suo sito, una notizia che deve far riflettere e aprire gli occhi a chi fino ad oggi li ha tenuti chiusi: un comune della provincia di Avellino, Sperone, è stato messo in lockdown con il pretesto dell’aumento dei contagi di Covid-19. Un falso aumento, questo è chiaro, poiché si tratta nella stragrande maggioranza di presunti positivi asintomatici, vale a dire persone in perfetta salute. Eppure, il sindaco di questo comune, Marco Alaia, non ha esitato un attimo ad autorizzare delle gravissime misure restrittive: gli esercizi commerciali dovranno restare chiusi, ad eccezione di quelli ritenuti di “prima necessità”, saranno chiusi anche i pubblici uffici e gli abitanti saranno costretti ad indossare mascherine anche all’aperto. Ma non è finita qui: il sindaco ha anche annunciato che provvederà, in spregio ai più elementari diritti costituzionali in merito alla regolamentazione dei trattamenti sanitari o diagnostici obbligatori, ad effettuare uno screening di massa.«In seguito alla richiesta del 16/09/2020 fatta dal Sindaco del Comune di Sperone all’Asl di Avellino circa la necessità di condurre una indagine epidemiologica Covid-19 sul territorio comunale, in virtù delle positività rilevate – si legge nella nota – si rappresenta che presso l’area mercato del comune di Sperone è possibile effettuare tamponi alla popolazione residente per lo screening epidemiologico, a cura dell’Asl di Avellino. Si invita la cittadinanza a collaborare rispettando le norme anti Covid-19», conclude questa allucinante nota del Comune di Sperone. Quando vi sveglierete? Quando capirete che entro pochi giorni o poche settimane centinaia di comuni italiani verranno spinti da questo governo ad agire nel medesimo modo? Quanto ancora sarete disposti a sopportare questi nuovi lockdown a macchia di leopardo, il cui unico scopo sarà quello di effettuare screening e tamponi di massa e di rinchiudervi di nuovo in casa?(Nicola Bizzi, “Lockdown, dittatura e screening di massa. È questo che volete?”, da “Database Italia” del 21 settembre 2020).Sono le ventitré e trenta di lunedì 21 settembre. In molti, tramite Facebook e altri social network, mi stanno chiedendo un commento “a caldo” del risultato elettorale. Ebbene, anche se i risultati non sono definitivi e non è stato completato lo spoglio delle schede, un commento “a caldo” ve lo darò, ma potrebbe non piacervi. Premesso che non nutro più alcuna fiducia in una “opposizione” falsa e meschina che è al 100% corresponsabile dello stato di dittatura che stiamo vivendo, oggi vedo solo un popolo indegno di idioti lobotomizzati e totalmente succubi della vulgata “pandemica”, un popolo che ha dimostrato di non meritare alcuna libertà, alcuna giustizia e alcuna democrazia. Un popolo che ha ceduto senza esitare i diritti e la libertà, conquistati con il sangue dalle generazioni che ci hanno preceduto, in cambio di una museruola e degli arresti domiciliari. Un popolo di lemming che si avvia gioiosamente nel precipizio! Cosa volete sperare da un popolo simile? Chiaramente non sto accusando le decine di migliaia di italiani che hanno ben compreso la drammaticità della situazione che da molti mesi stiamo vivendo e le autentiche ragioni che si celano dietro alle azioni e alle politiche di un governo totalmente eterodiretto, che non ha esitato a calpestare la nostra Costituzione e ogni legalità pur di perseguire un’agenda impostagli da lobby di potere sovranazionali.
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Dylan, Draghi e l’inferno Covid. Magaldi: presto la verità
«Forse gli italiani se lo meritano, un governo che li chiude in casa per un allarme gonfiato, poi li rovina economicamente lasciandoli senza soldi e li prende in giro fino alla fine, con promesse favolose, fino al miracolo (inesistente) dei mitici aiuti dell’Unione Europea: poche briciole che costeranno un prezzo salatissimo, e che arriveranno – forse – tra un anno, a piccole rate, quando ormai il peggio ci sarà crollato addosso, a partire dalle prossime settimane». Tanta amarezza, da parte di Gioele Magaldi, viene dall’impietosa fotografia degli ultimi mesi, che si prolunga nel cuore dell’estate: «Vedo ancora in giro gente con indosso la mascherina: c’è chi se la mette per passeggiare all’aperto, e chi la tiene sul viso mentre guida l’auto, da solo». Follia? E’ il risultato della micidiale manipolazione messa in atto, a tambur battente, dallo scorso febbraio. La paura di un virus ormai spento e debellato dai medici con terapie efficaci, ma tuttora presentato come minaccia invincibile. «C’è chi insiste nell’evocare “seconde ondate”, anche se persino il telegiornale di “Sky” ha ammesso che l’epidemia è praticamente finita». Gli italiani? «In maggioranza, hanno accettato di subire restrizioni spesso assurde, non motivate da alcuna ragione medica».
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Bolzano regala 15.000 euro a chi apre negozi in montagna
Fino a 15.000 euro in regalo a chi apre un negozio in un paesino, assicurando generi di prima necessità. Succede in Alto Adige, dove la giunta provinciale di Bolzano ha stanziato fondi per un piano speciale di investimenti. Obiettivi: combattere, in modo concreto, lo spopolamento della montagna. Altro che reddito di cittadinanza: fioccano contributi per chi sceglie di tenere vive le Alpi, garantendo alle famiglie residenti i principali servizi di prossimità. E senza scordare i negozi che hanno finora resistito, nelle valli: un cospicuo assegno (da 9 a 11.000 euro) è l’incoraggiamento destinato a chi, in questi anni, ha tenuto duro, mantenendo la presenza di un punto vendita a portata di mano, raggiungibile a piedi. «L’obiettivo è quello di favorire il commercio interno ai paesini, sia tutelando i negozi già presenti sia incentivando l’apertura di nuovi esercizi», scrive Eleonora Angeloni su “GreenMe”. «Il commercio di vicinato rappresenta un vantaggio non solo per i commercianti locali, ma anche per i residenti, che non si trovano costretti a dover percorrere lunghe distanze per avere accesso ai prodotti necessari nella quotidianità».Stando al provvedimento, Bolzano potrà dunque assegnare contributi fino a 15.000 euro per l’apertura di negozietti nelle località che ne sono prive. Per “esercizi di vicinato” si intendono negozi che lavorano in paesi con almeno 150 abitanti e che vendono generi alimentari di prima necessità al dettaglio. «Le attività che possono usufruire di questo contributo devono svolgere uno dei seguenti servizi: vendita di prodotti locali, consegna a domicilio, vendita di giornali o servizio postale». Tra gli altri requisiti: piccolo giro d’affari, ridotta superficie di vendita, massimo tre addetti a tempo pieno. E poi gli orari: il negozio deve restare aperto per sei giorni la settimana, per almeno tre ore. In pratica: un forte incentivo a tenere viva l’economia locale, evitando – oltretutto – l’abbandono del territorio alpino (che, com’è noto, genera costi esponenziali in termini di sicurezza idrogeologica). Calcolando che il territorio dell’intera Penisola è in gran parte montano e collinare, con migliaia di borghi disseminati lungo alture boscose, va da sé che una simile misura socio-economica – se adeguatamente supportata, a livello centrale – avrebbe la capacità di rivitalizzare le aree periferiche di intere Regioni, dal Piemonte alla Sicilia.Ovviamente, i piccoli numeri e il particolare regime amministrativo dell’Alto Adige (statuto speciale) rendono possibile questo “miracolo” in miniatura, destinato anche a supportare indirettamente l’economia turistica. Se a Bolzano si fa di necessità virtù, di fronte all’esodo che sta svuotando le valli e facendo emigrare i consumatori verso gli ipermercati, dietro al progetto altoatesino si può leggere anche una visione “svizzera” del futuro, legata essenzialmente alle risorse del territorio, alle filiere corte, ai prodotti a chilometri zero. Una prospettiva “glocal”, che – senza disconnettersi dalla grande rete planetaria delle informazioni e delle merci – punta sul territorio per alimentare innanzitutto la domanda interna, che (a livello macroeconomico) in Italia è entrata in crisi in decenni di austerity progressiva, fino a crollare poi con il governo Monti. Può sembrare paradossale, la mini-rivoluzione di Bolzano, in un’Ue che sovrasta i governi nazionali imponendo scelte dall’alto. Nel terzo millennio cinese (e tedesco) del super-export, il lavoro si precarizza o sparisce, delocalizzato. E dopo aver eliminato la rappresentanza politica nelle Province, ora si vorrebbe tagliare anche i parlamentari, penalizzando ancora una volta le periferie. Bolzano risponde alla sua maniera, come può, e in modo keynesiano: soldi pubblici, per sostenere l’economia reale (privata) là dove è essenziale che non muoia. Una piccola, grande lezione.Fino a 15.000 euro in regalo a chi apre un negozio in un paesino, assicurando generi di prima necessità. Succede in Alto Adige, dove la giunta provinciale di Bolzano ha stanziato fondi per un piano speciale di investimenti. Obiettivo: combattere, in modo concreto, lo spopolamento della montagna. Altro che reddito di cittadinanza: fioccano contributi per chi sceglie di tenere vive le Alpi, garantendo alle famiglie residenti i principali servizi di prossimità. E senza scordare i negozi che hanno finora resistito, nelle valli: un cospicuo assegno (da 9 a 11.000 euro) è l’incoraggiamento destinato a chi, in questi anni, ha tenuto duro, mantenendo la presenza di un punto vendita a portata di mano, raggiungibile a piedi. «L’obiettivo è quello di favorire il commercio interno ai paesini, sia tutelando i negozi già presenti sia incentivando l’apertura di nuovi esercizi», scrive Eleonora Angeloni su “GreenMe“. «Il commercio di vicinato rappresenta un vantaggio non solo per i commercianti locali, ma anche per i residenti, che non si trovano costretti a dover percorrere lunghe distanze per avere accesso ai prodotti necessari nella quotidianità».