Archivio del Tag ‘Ocse’
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La trappola di Draghi: ora l’Italia dovrà chiedere aiuto
La Bce comprerà titoli di Stato in modo illimitato ma solo sul mercato secondario, quello dei titoli a breve scadenza. Sui bond governativi a lunga scadenza interverrà invece eventualmente il fondo “salva-euro”, ma solo in base a trattati-capestro che condannino i paesi come l’Italia a cedere altre quote della loro sovranità economica, aggravando ulteriormente i deficit e preparando la spoliazione finale dei paesi in crisi. L’intervento della Bce, deciso il 6 settembre, non assomiglia al “quantitative easing”, l’alleggerimento realizzato da banche centrali come la Federal Reserve: «Gli acquisti saranno limitati esclusivamente a bond governativi a breve scadenza – osserva Gad Lerner – e la misura sarà “sterilizzata” per prevenire il rischio inflazione che potrebbe scattare con l’aumento della massa monetaria». In ogni caso, l’intervento della Bce scatterà solo all’interno delle rigide condizioni dei programmi di aiuto, imposte da Angela Merkel.
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Latouche: abbiamo bisogno che questo sistema crolli
«Sappiamo già che l’attuale sistema crollerà tra il 2030 e il 2070. Il vero esercizio di fantascienza è prevedere che cosa succederà tra cinque anni». Serge Latouche non ha dubbi: faremo la fine dell’Impero Romano, o del Sacro Romano Impero di Carlo Magno che fu travolto dai Barbari. «Purtroppo siamo già dentro il capitalismo catastrofico». Ed è solo l’inizio, nel bluff chiamato Europa. «La barca affonda e andremo giù tutti insieme. Ma non è detto che questo avverrà senza violenza e dolore». Quanto all’Italia, «l’unica soluzione è la bancarotta: da Monti in giù, tutti sanno che il debito non potrà essere ripagato». Sono alcune delle affermazioni che l’ideologo francese della Decrescita ha rilasciato a Giovanna Faggionato per “Lettera 43”. Il sistema, dice Latouche, non ha mantenuto nessuna promessa: «Dicevano che la concorrenza ci avrebbe fatto lavorare di più per guadagnare di più, e invece ci fa lavorare di più e guadagnare sempre meno: questo è sotto gli occhi di tutti».
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Ricchi contro poveri: chi ha voluto questa nuova guerra
La lotta di classe dopo la lotta di classe. Il titolo dell’ultimo saggio di Luciano Gallino racconta lo storico ribaltamento in atto: è il turbo-capitalismo che ha ingranato la quarta contro le conquiste dei movimenti operai ottenute fino agli anni ‘70. Oggi i lavoratori sono sempre più divisi, costretti a una guerra tra poveri. L’attacco all’articolo 18, ma anche semplici frasi come quella di Monti: «Le aziende non assumono perché non possono licenziare». Un disegno ben preciso: una lotta di classe alla rovescia. «Sono idee che circolano da decenni – dice Gallino – e fanno parte della controffensiva iniziata a fine anni ‘70 per superare le conquiste che i lavoratori avevano ottenuto a caro prezzo dalla fine della guerra». Dottrine neoliberiste «imposte adesso con la forza, combattendo i sindacati, comprimendo i salari e tagliando le spese sociali».
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Revelli: naufragio Italia, la sinistra ha abbandonato la nave
Torna un antico fantasma: la povertà. Uno spettro, quello della morte per fame, che la civiltà occidentale si era illusa di aver archiviato per sempre. Ora torna ad affacciarsi, sotto forma di paura, precarietà, indigenza. L’Italia è in piena decadenza, la povertà è in continua crescita e gli italiani sono disorientati: nonostante il vergognoso arricchimento di pochi, i penultimi se la prendono con gli ultimi, mentre la politica ha toccato il fondo e ora si rassegna all’azione dei “tecnici”. Fanno venire i brividi le cifre sciorinate da Marco Revelli nel suo ultimo libro “Poveri, noi”: «Siamo cambiati nell’ultimo quarto di secolo, ci siamo guardati allo specchio e non ci siamo riconosciuti più: un paese, il nostro, sfigurato dal rancore, dall’ostilità reciproca, dalle solitudini, dalla frustrazione, dall’invidia sociale».
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Ungheria: Frankenstein o la Bce, di che golpe morire?
Il 2 gennaio 2012 circa centomila ungheresi sono scesi in piazza per protestare contro la nuova Costituzione che è entrata in vigore proprio quel giorno. Come i “Ragazzi della Via Paal” si sono avviati a una battaglia già perduta, e i cui effetti si faranno sentire, drammaticamente, nei mesi a venire. È uno degli avamposti sperimentali dove la crisi europea sta arroventandosi e nei quali non è al momento possibile immaginare esiti e sviluppi. Un parlamento nelle mani del premier Viktor Orbán, e del suo partito personale, ha modificato radicalmente, avvalendosi di una schiacciante maggioranza, la legge fondamentale dello Stato ungherese.
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No-B Day, attenti ai burattinai atlantici del derby italiano
«Il 5 dicembre anche io sarò in piazza per dire che il Caimandrillo farebbe bene a preparare le valige», anche se la “rivoluzione viola” che si annuncia tradisce «un’uniformità mai vista prima», avverte Pino Cabras su “Megachip”: «Andiamo verso i disordini e la dissoluzione della Repubblica, ma ben vestiti, e ben pettinati. Alla moda. Viola». Attenti, dice Cabras: «In gioco c’è qualcosa di più della sorte di un governo azzurro, nero e verde-padano». La Seconda Repubblica si trasformerà ancora, avrà «un’impronta costituzionale nuova», forse decisa lontano dall’Italia: «Il popolo sarà coinvolto, ma il derby vero si giocherà nell’élite».
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Grillo: salute e ricerca, contro la mafia della sanità
Salvare la salute per guarire l’Italia. Beppe Grillo parte dalla sanità per lanciare il programma politico del suo nuovo, dirompente movimento civico: «La salute è il nuovo eldorado dei politici e delle mafie. Un fiume di denaro pubblico. Tutto sotto controllo e tutto in realtà incontrollato». La salute, accusa Grillo attraverso il suo blog, «è denaro contante per la politica e la criminalità organizzata, un pozzo di San Patrizio. La nuova frontiera dell’assalto al denaro pubblico, Sanitopoli». Inoltre, aggiunge con una battuta, per un ammalato l’Italia federale è già realtà: «Se abiti al Sud o nelle isole, quasi sempre devi emigrare al Nord per farti curare, oppure puoi morire sul posto».
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Voto agli immigrati: l’integrazione aiuta l’economia
«La presenza degli immigrati sul territorio italiano rappresenta una straordinaria opportunità per ridare contenuti multiculturali a tutti i livelli, dalla scuola alla società». È l’analisi di Giorgio Alessandrini, presidente dell’organismo nazionale di coordinamento per le politiche di integrazione sociale del Cnel, commentando il Rapporto Ocse-Sopemi sulle prospettive delle migrazioni internazionali. Si calcola che entro il 2015 i lavoratori che andranno in pensione nei paesi Ocse saranno maggiori di quelli che entreranno nel mondo del lavoro. Lo rileva Francesco De Palo su “FF newsmagazine”, periodico della fondazione “Farefuturo” promossa da Gianfranco Fini.
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L’Europa: il Pil non basta più per capire come stiamo
Il Pil non basta più. Per valutare il livello di ricchezza e l’effettiva crescita di un paese c’è bisogno di un nuovo indice in grado di tener conto anche della sostenibilità ambientale e delle incidenze sociali. Questo il concetto che emerge dalla comunicazione “Non solo Pil, misurare il progresso in un mondo in cambiamento”, emanata dalla Commissione Europea. Il documento mette nero su bianco le riflessioni già emerse nella Beyond Gdp, la conferenza inaugurata nel 2007 dall’europarlamento con la Commissione Europea, l’Ocse, il Club di Roma e il Wwf, nata proprio per confrontarsi sui criteri di misurazione della ricchezza e dello sviluppo.
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Ferrero: un New Deal europeo per uscire dalla crisi
Serve un New Deal europeo per uscire dalla crisi economica, che pesa soprattutto sulle fasce più deboli. Il leader di Rifondazione comunista, Paolo Ferrero, prende a modello il presidente americano Roosevelt che rispose alla Grande Depressione con il massiccio intervento dello Stato. «La crisi – sostiene Ferrero, guardando alle elezioni europee del 6-7 giugno e commentando la presa di posizione della Cei a favore dei lavoratori – è stata provocata dalle imprese, che hanno compresso i salari fino a mettere in crisi il potere d’acquisto dei consumatori».