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Archivio del Tag ‘ordoliberismo’

  • Bizzi: Conte cede sui segreti-Covid dopo la strage a Beirut

    Scritto il 06/8/20 • nella Categoria: segnalazioni • (Commenti disabilitati)

    Svolta clamorosa nel caso del segreto di Stato posto dal governo sulle relazioni del Comitato Tecnico-Scientifico sull’epidemia da coronavirus: Palazzo Chigi ha infatti appena comunicato alla Fondazione Einaudi, che si era fatta carico della battaglia legale per rendere pubblico il contenuto della documentazione, la desecretazione dei dossier. Dopo il gravissimo e criminale attacco con droni e missile con testata termobarica su Beirut, scrive Nicola Bizzi sulla sua pagina Facebook il 5 agosto, ecco «un’interessante “svolta” nella giunta golpista italiota: questa mattina Conte afferma “Mai più lockdown”, Speranza nega la volontà del governo di imporre l’obbligo vaccinale e, ciliegina sulla torta, domani verranno desecretati i famigerati verbali del sedicente Comitato Tecnico-Scientifico. E, dalla Germania, un sospetto silenzio: nessuna nuova sentenza della Corte Costituzionale, che oggi doveva esprimersi su una decisione storica sulla sopravvivenza dell’euro. Si stanno rimescolando le carte sul tavolo molto velocemente». Quanto all’attentato in Libano, Bizzi – storico e editore di Aurora Boreale – ha le idee chiare: «L’attacco era stato annunciato cinque giorni fa dal ministro della difesa israeliano ed è stato ufficialmente rivendicato oggi per ben due volte da Netanyahu». Sincronicità: Israele, la Germania, Conte e il Covid. Tutto si tiene?
    Il Tar, ricorda il “Tempo”, aveva ordinato al governo di pubblicare tutti i dossier segreti, in base ai quali era stato deciso il lockdown all”italiana (severissimo, ma scattato in ritardo e deciso sulla base di dati controversi). La presidenza del Consiglio, però, aveva fatto ricorso al Consiglio di Stato per bloccare tutto, adducendo motivi di ordine pubblico. Il 5 agosto, poi, si è appreso che il Copasir aveva chiesto al governo di visionare le carte, mentre al Senato era andato in scena un pesantissimo intervento del capogruppo della Lega, Massimiliano Romeo, che ha chiesto a muso duro cosa avesse da nascondere il governo. A dare l’annuncio della svolta è stata, attraverso Twitter, la stessa Fondazione Einaudi: «Pochi minuti fa – ha cinguettato alle 21.45 – i nostri avvocati Rocco Todero, Andrea Pruitic ed Enzo Palumbo hanno hanno ricevuto la comunicazione da parte del governo della desecretazione dei verbali del Cts. Ringraziamo per la sensibilità dimostrata dalla presidenza del Consiglio». Ora, naturalmente, aumenta la curiosità per il contenuto delle carte. Curiosità che, scrive sempre il “Tempo”, dovrebbe essere soddisfatta nelle prossime ore, quando – a quanto si apprende – proprio la Fondazione Einaudi dovrebbe pubblicare tutti gli incartamenti.
    «Non credo che possano desecretare documenti falsi o parzialmente falsificati», scrive Bizzi, su Facebook. «Se Conte ha ceduto, significa che i documenti sono già nelle mani dei servizi. Bisogna però vedere se li renderanno noti tutti». Cosa sta succedendo? «A Bruxelles, nel covo delle vipere, iniziano a rivoltarsi contro la sceneggiata “pandemica”», sostiene Bizzi. «Per quanto l’Unione Europea sia marcia e in mano a una cricca di criminali, non è stata l’artefice di questo tentativo di golpe mondiale: anzi, ne è rimasta decisamente spiazzata, anche se nei primi mesi ha sostenuto la cosa». Adesso, aggiunge Bizzi, i burocrati della Commissione Europea (dietro i quali agiscono «organizzazioni sovranazionali molto potenti, ma che perseguono fini diversi da quelli che hanno scatenato e inscenato la “pandemia”») temono il collasso dell’Unione e la fine dell’euro. «Stanno quindi facendo pressione sugli Stati membri per l’uscita da ogni “emergenza”: hanno infatti impedito il tentativo di un nuovo lockdown in Catalogna e stanno facendo emergere (seppur gradualmente e con cautela) le prove dell’inganno».
    Per Bizzi, si tratta di una guerra nelle alte sfere: «L’Italia era stata scelta come nazione-pilota per questo golpe mondiale, ed è per questo che la sceneggiata, qui, fino ad oggi ha retto molto più che in altri paesi. Mi auguro che adesso gli cada tutto addosso», conclude lo storico, secondo cui «tutto è talmente evidente, che chi non ci arriva ha gli occhi foderati di prosciutto». Il riferimento alla Suprema Corte tedesca è evidente: l’élite ordoliberista della Germania aveva ispirato la sentenza in cui, mesi fa, i giudici chiedevano al Parlamento di Berlino di opporsi alla Bce, impedendo a Christine Lagarde di assistere finanziariamente i paesi più in difficoltà dopo il lockdown (uno su tutti, l’Italia). Ora la stessa Germania, letteralmente travolta dalle proteste – un milione di manifestanti, a Berlino, contro un eventuale nuovo lockdown – frena anche sulle sanzioni all’Italia? E’ singolare, annota Bizzi, che sul segreto di Stato il governo Conte faccia retromarcia nel giro di poche ore, dopo lo spaventoso attentato di Beirut, in apparenza lontano: come se si cominciasse a prendere le distanze dai metodi della “regia occulta” dei grandi eventi, nel caso esistesse un collegamento tra i sovragestori del virus e quelli del terrorismo stragista.
    Non va dimenticato che proprio Israele – che a gennaio festeggiò l’omicidio a Baghdad del generale iraniano Qasem Soleimani, eroe della lotta contro l’Isis in Siria – è stato accusato da più parti di aver segretamente sostenuto le armate di tagliagole capeggiate da Abu Bakr Al-Baghdadi, poi bombardate da Putin con il consenso di Trump. Cessata l’emergenza Isis, è scattato l’allarme coronavirus, che ha letteralmente travolto l’Italia, prona ai diktat dell’Oms esercitati dagli alti burocrati inseriti nel governo Conte. La Casa Bianca ha reagito prima negando il proprio contributo economico all’Organizzazione Mondiale della Sanità, dominata dalla Cina e largamente finanziata da Bill Gates, e poi addirittura ritirando gli Stati Uniti dall’organizzazione sanitaria delle Nazioni Unite. Due gli scenari sotto osservazione: l’Italia beffata dal Recovery Fund e costretta a un autunno di crisi senza precedenti, a causa del perdurante rigore Ue, e dall’altra parte dell’Atlantico la corsa per le presidenziali americane, con Trump avverso al “partito del rigore sotto forma di coronavirus”. La lettura di Bizzi – l’Europa ora evita di dare il colpo di grazia all’Italia, dopo l’attentato a Beirut (e Conte ne trae le conseguenze, smentendo la sua linea di intransigenza sul segreto di Stato) – suggerisce che tutti questi eventi siano collegati tra loro, e che sia in atto una guerra tra due schieramenti: quello democratico starebbe “rimontando” su quello dittatoriale, che finora ha imbrigliato l’Italia sprofondandola nella paura e nel disastro economico.

    Svolta clamorosa nel caso del segreto di Stato posto dal governo sulle relazioni del Comitato Tecnico-Scientifico sull’epidemia da coronavirus: Palazzo Chigi ha infatti appena comunicato alla Fondazione Einaudi, che si era fatta carico della battaglia legale per rendere pubblico il contenuto della documentazione, la desecretazione dei dossier. Dopo il gravissimo e criminale attacco con droni e missile con testata termobarica su Beirut, scrive Nicola Bizzi sulla sua pagina Facebook il 5 agosto, ecco «un’interessante “svolta” nella giunta golpista italiota: questa mattina Conte afferma “Mai più lockdown”, Speranza nega la volontà del governo di imporre l’obbligo vaccinale e, ciliegina sulla torta, domani verranno desecretati i famigerati verbali del sedicente Comitato Tecnico-Scientifico. E, dalla Germania, un sospetto silenzio: nessuna nuova sentenza della Corte Costituzionale, che oggi doveva esprimersi su una decisione storica sulla sopravvivenza dell’euro. Si stanno rimescolando le carte sul tavolo molto velocemente». Quanto all’attentato in Libano, Bizzi – storico e editore di Aurora Boreale – ha le idee chiare: «L’attacco era stato annunciato cinque giorni fa dal ministro della difesa israeliano ed è stato ufficialmente rivendicato oggi per ben due volte da Netanyahu». Sincronicità: Israele, la Germania, Conte e il Covid. Tutto si tiene?

  • Inferno in arrivo: Italia, senza soldi una famiglia su tre

    Scritto il 24/7/20 • nella Categoria: idee • (Commenti disabilitati)

    «Se si dà uno sguardo all’ultima indagine della Banca d’Italia sulle condizioni economiche del paese dopo il Covid, si avvertirà probabilmente un brivido freddo che percorre la schiena. Il 55% degli italiani si trova ad un passo dalla soglia di povertà. Un terzo delle famiglie italiane tra tre mesi non avrà più sufficienti riserve. L’ossigeno finirà in autunno e molti non avranno più nemmeno le risorse necessarie per comprare il pane. Quella che sta per arrivare è una ondata tale che trascinerà il paese in un vortice di caos e violenza mai visti dalla fine del secondo conflitto mondiale». Lo scrive Cesare Sacchetti, autore di un’articolata analisi del dramma italiano sul blog “La Cruna dell’Ago”. Sacchetti cita Massimo Cacciari, definito «uomo da sempre vicino agli ambienti globalisti», il quale «non ha avuto pudori nel descrivere ciò che sta per arrivare in Italia». Le sue parole infatti non lasciano spazio a dubbi: «In autunno la situazione sociale ed economica sarà drammatica, con pericoli per l’ordine sociale», ha detto il filosofo veneziano. «Per stare a galla, il governo dovrà coprirsi dietro il pericolo della pandemia e tenere le redini in qualche modo. Una dittatura democratica sarà inevitabile». A parte la definizione paradossale e ipocrita di “dittatura democratica”, è chiaro – sottolinea Sacchetti – a cosa si sta andando incontro.
    Secondo l’analista, quello nel quale stiamo piombando «è  uno scenario da guerra civile, accuratamente voluto e preparato dal governo e dalle élite internazionali che lo dirigono». Lucida la fotografia: «L’attenzione del pubblico è stata interamente rivolta contro un virus che ad oggi non è stato in grado di fare più morti nel mondo della comune influenza stagionale, al netto di tutte le falsificazioni fatte sui numeri». Mentre le masse sono state messe le une contro le altre «magistralmente, e in maniera criminosa», per i dettagli del distanziamento, cioè l’uso di guanti e mascherine, «il regime è andato avanti e ha portato una sospensione delle libertà personali senza precedenti dal 1945». Per il momento, sembra che la prevista proroga dello stato di emergenza non ci sarà. Ma questo non cambia nulla, rispetto allo scenario che sta per arrivare: «La crisi ci sarà e sarà devastante, così come le possibili rivolte», scrive Sacchetti. «E’ a quel punto che la proroga oggi messa nel cassetto potrebbe essere ritirata fuori domani, per portare ad un’altra durissima repressione. Il pretesto sarà ancora una volta il Covid-19, e su questo avranno un ruolo fondamentale i media nel regolare al massimo la manopola del terrore del virus».
    Il punto massimo di rottura, aggiunge Sacchetti, sarà probabilmente raggiunto nei prossimi mesi: al che, il rischio di tumulti sarà estremamente elevato. Ecco perchè il virus “serve”, sostiene l’analista: «Serve a mantenere in vita il colpo di Stato consumatosi lo scorso gennaio». L’autore si domanda perchè «le élite mondialiste», che stanno «coordinando in diverse parti del mondo uno scenario di dittatura globale», si siano accanite così tanto, in modo particolare, contro l’Italia, che sarebbe uno snodo centrale per l’instaurazione del cosiddetto “nuovo ordine mondiale”. Sacchetti cita l’ex agente dei servizi segreti britannici, John Coleman, che nel libro “Il comitato dei 300” denunciò come la “morte” del nostro paese «fosse stata decretata molti anni prima da uno dei circoli più importanti del mondialismo, il Comitato dei 300, che a sua volta controlla fermamente il Club di Roma, fondato da Aurelio Peccei, uomo degli Agnelli, e il club Bilderberg, un altro gruppo globalista del quale fanno parte tra gli altri l’attuale capo della task-force del governo, Colao».
    L’attacco all’Italia, sempre secondo Sacchetti, sarebbe articolato anche sul piano religioso, colpendo il paese che ospita e custodisce la tradizione cristiana. In linea con il tradizionismo ottocentesco di monsignor Carlo Maria Viganò, l’analista accusa Bergoglio di essere complice «della strategia di secolarizzazione e scristianizzazione perseguita dalle élite contro l’Italia». In primo piano, nella riflessione di Sacchetti, resta però l’aspetto economico: il “colpo di grazia” impartito dal folle lockdown imposto dal governo Conte sarebbe solo l’ultimo passo della devastazione avviata negli anni ‘80 dalla privatizzazione dell’Iri, con Romano Prodi, e proseguita negli anni ‘90 da Mario Draghi. «Infine, il passaggio al disastroso modello economico ordoliberale, l’ingresso della moneta unica e la conseguente adozione di un cambio troppo pesante per i parametri dell’economia italiana – aggiunge Sacchetti – hanno dato un’ulteriore accelerazione al processo di deindustrializzazione del paese, a tutto beneficio del cartello mercantilista nord-europeo, rappresentato dall’industria tedesca e olandese, che di converso hanno beneficiato di un cambio artificialmente svalutato».
    Ora siamo alle battute finali, secondo Sacchetti. «E’ stato fatto un lavoro scientifico di demolizione di una nazione dal punto di vista materiale e spirituale, ma non si è ancora giunti al suo annichilimento totale. Serve qualcosa di ancora più devastante. In questo senso, la crisi da Covid si è rivelata perfetta, perché le previsioni economiche parlano di un crollo verticale del Pil pari a -12%». L’Italia, prosegue l’analista, sarà il paese che subirà quella che sarà considerata probabilmente «la più grave repressione economica della storia economica internazionale». Di fronte ad una situazione così drammatica, i disordini potrebbero essere inevitabili, «e il governo fantoccio nelle mani delle élite lo sa perfettamente: per la prima volta dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, mancherà il pane a milioni di persone». Ecco perché, secondo Sacchetti, «è necessaria la farsa della seconda ondata: per disinnescare qualsiasi tentativo di rivolta e usare il pugno duro della repressione dittatoriale contro le rivolte di piazza».
    Quando questa crisi raggiungerà l’apogeo e l’instabilità sarà totale, «allora con ogni probabilità questo traballante governo uscirà di scena, e i segnali di una sua dipartita precoce sembrano esserci già adesso». Lo stesso Sacchetti nota l’anomalo comportamento del viceministro della sanità, il grillino Pierpaolo Sileri: «Durante la crisi da Covid non osava pronunciare una parola contro il governo di cui fa parte», e ora invece «sembra essere investito da una sorta di incontinenza verbale acuta, che lo sta portando praticamente a rinnegare tutto quanto fatto dal suo stesso governo in materia di gestione Covid». Prove di fuga dalla nave che sta per affondare? La verità è che le l’élite che hanno sovragestito il Covid, manovrando il governo Conte, «stanno permettendo deliberatamente che il paese venga travolto dalla crisi», per poi passare alla “soluzione” già pronta: «Un altro governo tecnico, stavolta nelle mani di quello che appare ancora essere il candidato preferito dall’establishment, ovvero Mario Draghi, sicario economico che ha avuto un ruolo da protagonista nell’accompagnare il processo di smantellamento dell’Italia».
    Sacchetti non crede al “pentimento” dell’ex presidente della Bce: «Draghi a Palazzo Chigi darebbe il via all’ultima stagione di saccheggio della nazione, e gli ultimi residui gioielli in mano allo Stato verrebbero messi sul mercato a prezzi di saldo: non sarebbe altro che l’esecuzione del piano Colao», che prevede di cedere agli stranieri anche gli asset stratetgici, trasporti e infrastrutture, porti e aeroporti. «Sarebbe una privatizzazione di massa dell’intero sistema-paese». Qualcuno sostiene che Draghi sarebbe tornato alle sue origini progressiste e keynesiane? Sacchetti non ci crede: sul “Financial Times”, Draghi ha invitato a espandere i debiti pubblici, «senza dire però a quali condizioni e senza sottolineare che quella espansione, senza un ombrello della banca centrale che inietta moneta per garantire la solvibilità del debito, si rivelerebbe disastrosa».
    Secondo Sacchetti, quella clamorosa sortita sul quotidiano finanziario ha l’aria di essere un’abile mossa essenzialmente tattica e ingannevole, per evocare «la narrazione di una immaginaria conversione di Draghi», che nel frattempo ha incontrato di Di Maio e presto vedrà il vero capo del Pd (Franceschini), mentre Bergoglio lo ha appena “promosso” nella Pontificia Accademia delle Scienze Sociali. «Dal caos sociale ed economico, volutamente preparato e orchestrato dai mondialisti, uscirà il governo che dovrà infliggere il colpo di grazia al paese», insiste Sacchetti: «In autunno si consumerà quindi l’aggressione finale del clan globalista contro l’Italia». In sostanza, «si sta per combattere una battaglia decisiva, che deciderà il destino di milioni di persone, non solo in Italia, ma nel mondo». Attenzione: «La madre di tutte le battaglie si combatterà in Italia, nel cuore dell’Occidente cristiano dove tutto ebbe inizio 2000 anni fa, e dove tutto sembra di nuovo finire oggi».

    «Se si dà uno sguardo all’ultima indagine della Banca d’Italia sulle condizioni economiche del paese dopo il Covid, si avvertirà probabilmente un brivido freddo che percorre la schiena. Il 55% degli italiani si trova ad un passo dalla soglia di povertà. Un terzo delle famiglie italiane tra tre mesi non avrà più sufficienti riserve. L’ossigeno finirà in autunno e molti non avranno più nemmeno le risorse necessarie per comprare il pane. Quella che sta per arrivare è una ondata tale che trascinerà il paese in un vortice di caos e violenza mai visti dalla fine del secondo conflitto mondiale». Lo scrive Cesare Sacchetti, autore di un’articolata analisi del dramma italiano sul blog “La Cruna dell’Ago“. Sacchetti cita Massimo Cacciari, definito «uomo da sempre vicino agli ambienti globalisti», il quale «non ha avuto pudori nel descrivere ciò che sta per arrivare in Italia». Le sue parole infatti non lasciano spazio a dubbi: «In autunno la situazione sociale ed economica sarà drammatica, con pericoli per l’ordine sociale», ha detto il filosofo veneziano. «Per stare a galla, il governo dovrà coprirsi dietro il pericolo della pandemia e tenere le redini in qualche modo. Una dittatura democratica sarà inevitabile». A parte la definizione paradossale e ipocrita di “dittatura democratica”, è chiaro – sottolinea Sacchetti – a cosa si sta andando incontro.

  • Addio Italia, Conte ha prenotato la fine del sistema-paese

    Scritto il 22/7/20 • nella Categoria: idee • (Commenti disabilitati)

    Solo un demente può scambiare per un mezzo successo la catastrofe italiana sigillata dall’ultimo vertice di Bruxelles: il paese che fu di Mattei, Moro e Pertini torna a casa scondinzolando per aver “ottenuto” dai padroni d’Europa il permesso di spendere 200 miliardi di euro, ma solo se farà il bravo. Una parte di quei soldi, la fetta più grossa, li dovrà restituire: sono soltanto un prestito. L’altra parte è a fondo perduto, ma non certo gratis: per averla, il paese dovrà obbedire al padrone, rassegnandosi a tagliare il welfare e alzare (ancora) le tasse. Stiamo parlando di un paese che da tre decenni è in avanzo primario: lo Stato spende, per i cittadini, meno di quanto i cittadini gli versino sotto forma di tasse. Per inciso: il paese in questione ha l’acqua alla gola, dopo i tre mesi di folle blocco imposto all’economia da un governo di spettri, sorretto da partiti terrorizzati all’idea di affrontare le elezioni. Secondo Bankitalia, si profila un autunno allucinante: una famiglia su tre non saprà più come arrivare a fine mese. Si temono rivolte, e per questo il governo-fantasma ha nel cassetto la proroga dello stato d’emergenza, per poter imporre un nuovo coprifuoco come quello, delirante e suicida, già inflitto nella primavera peggiore della storia repubblicana col pretesto di un allarme sanitario mostruosamente manipolato.
    Dettaglio tragicomico, di fronte all’immane disastro che si annuncia, il tempo che una parte del pubblico ancora spreca attorno a quella pericolosa nullità politica chiamata Giuseppe Conte, piccolo passacarte allevato tra i palazzi vaticani e le italiche baronie universitarie, per poi essere sistemato – nel caso tornasse utile – nelle retrovie del movimento finto-giustizialista creato a colpi di “vaffa” dall’ex comico democristiano Beppe Grillo, presente (Bonino dixit) sul panfilo Britannia nel 1992 insieme a Mario Draghi e al gotha finanziario che puntava a spolpare il Balpaese, devastato dal ciclone Tangentopoli. Negli ultimi anni, l’Italia politica ha digerito comparse e prestanome al servizio di stranieri, rivoluzionari all’amatriciana e lacchè gallonati. Nomi pallidi, tutti, per politiche pallide: Veltroni e Renzi, Salvini, Letta e Gentiloni, fino agli inguardabili figuranti del grillismo di lotta e di poltrona. L’unico segno di vita, nell’Obitorio Italia, s’era intravisto all’esordio dei gialloverdi, con due richieste: Paolo Savona all’economia, e una timidissima espansione del deficit. Risultato: il “niet” dello Stato Profondo italo-europeo. Mesto ripiego, l’incresciosa insistenza sullo scandaloso business dei migranti, da cui lo sdegno “antirazzista” degli “antifascisti” (che dormivano, quando il neonazismo vero, finanziario – quello dei poteri forti – si sbranava il loro paese).
    Ed è proprio su un’Italia agonizzante e trasformata in farsa – il derby deprimente tra Salvini e le Sardine – che è stata sganciata la bomba nucleare, la palingenesi antropologica del coronavirus. Forse gli apprendisti stregoni non erano così certi, di riuscire a trasformare gli uomini in topi. Il risultato ha superato ogni aspettativa: ancora oggi, si vede gente circolare all’aperto con il volto travisato dalla museruola raccomandata dall’Oms, e quindi dai suoi camerieri italiani travestiti da ministri. Se esistesse la macchina del tempo, sarebbe esilarante paracadutare in questa Italia personaggi del secolo scorso come Bettino Craxi, Giulio Andreotti, Enrico Berlinguer. Vivevano in un paese dove esistevano ancora leader e statisti, partiti, sindacati, editori puri, giornalisti. Era un paese vitale e invidiato, che arricchiva i cittadini stimolando l’economia col deficit, per creare servizi avanzati e realizzare infrastrutture strategiche. Aveva tare enormi: il divario Nord-Sud, l’elefantiaco para-Stato improduttivo, la mafia, un’elevatissima corruzione e il record europeo di lavoro nero ed evasione fiscale. Quell’Italia era comunque la quinta potenza industriale del pianeta. Un paese rispettato, capace di stabilire relazioni speciali con gli arabi e con l’Urss, nonché di rivendicare la sua quota di sovranità in modo anche clamoroso, come a Sigonella.
    Da trent’anni, l’Italia gira per l’Europa col cappello in mano (e il conto lo fa pagare innanzitutto agli italiani). Amato, Ciampi, Draghi, Prodi, Napolitano, Berlusconi, D’Alema, Letta: è lunghissimo l’elenco dei personaggi cedevoli, complici di poteri extra-nazionali o comunque proni allo stillicidio della spietata precarizzazione sapientemente imposta dal potere ordoliberista e mercantilista spacciato per Unione Europea. Un progetto pluridecennale, pianificato a tavolino a partire dal Memorandum Powell del lontano 1971 passando per il manifesto “La crisi della democrazia”, fino all’invenzione francese del tetto del 3% alla spesa pubblica e agli infernali trattati (Maastricht, Lisbona) che hanno segnato la condanna delle economie sud-europee, in primis quella italiana. Colpo di grazia, il governo Monti e l’obbligo del pareggio di bilancio che annulla – di fatto – il ruolo dello Stato, riducendolo a mero esattore e rendendo carta straccia la Costituzione antifascista del 1948.
    Ora siamo alle comiche finali: quel che ancora resta in piedi, dell’Italia, verrà divorato a stretto giro (leggasi: piano Colao) per far fronte agli impegni-capestro che “Giuseppi” ha appena contratto coi soliti strozzini, intenzionati a “finire il lavoro” cominciato trent’anni fa a bordo del Britannia. Con la differenza che oggi l’Italia è allo stremo: avrebbe bisogno, subito, di centinaia di miliardi; e invece vedrà solo briciole, col contagocce, a partire dal 2021. La catastrofe incombente, lungamente preparata con decenni di guerra sporca contro i diritti sociali (a proposito di antifascismo), ora rischia di far collassare il sistema-paese grazie al disastro planetario della gestione terroristica del Covid, in cui l’Italia ha offerto la peggior performance in assoluto: in percentuale abbiamo avuto più morti del Brasile, e siamo l’unica nazione industriale europea messa in ginocchio dalla mancanza di aiuti governativi. Col passare dei mesi, o forse soltanto delle settimane, sarà chiara a tutti la verità che i grandi media fingono di non conoscere: e cioè che da questo orrore si può uscire soltanto stracciando i trattati europei, a partire da Maastricht, e gettando al macero anche la cartaccia appena firmata dall’infimo Giuseppe Conte.
    (Giorgio Cattaneo, “Addio Italia, Conte prenota la fine del sistema-paese”, dal blog del Movimento Roosevelt del 21 luglio 2020).

    Solo un demente può scambiare per un mezzo successo la catastrofe italiana sigillata dall’ultimo vertice di Bruxelles: il paese che fu di Mattei, Moro e Pertini torna a casa scondinzolando per aver “ottenuto” dai padroni d’Europa il permesso di spendere 200 miliardi di euro, ma solo se farà il bravo. Una parte di quei soldi, la fetta più grossa, li dovrà restituire: sono soltanto un prestito. L’altra parte è a fondo perduto, ma non certo gratis: per averla, il paese dovrà obbedire al padrone, rassegnandosi a tagliare il welfare e alzare (ancora) le tasse. Stiamo parlando di un paese che da tre decenni è in avanzo primario: lo Stato spende, per i cittadini, meno di quanto i cittadini gli versino sotto forma di tasse. Per inciso: il paese in questione ha l’acqua alla gola, dopo i tre mesi di folle blocco imposto all’economia da un governo di spettri, sorretto da partiti terrorizzati all’idea di affrontare le elezioni. Secondo Bankitalia, si profila un autunno allucinante: una famiglia su tre non saprà più come arrivare a fine mese. Si temono rivolte, e per questo il governo-fantasma ha nel cassetto la proroga dello stato d’emergenza, per poter imporre un nuovo coprifuoco come quello, delirante e suicida, già inflitto nella primavera peggiore della storia repubblicana col pretesto di un allarme sanitario mostruosamente manipolato.

  • Magaldi: gli apprendisti stregoni del Covid hanno già perso

    Scritto il 21/7/20 • nella Categoria: idee • (Commenti disabilitati)

    «Gli apprendisti stregoni che hanno provato a usare il Covid come cavallo di Troia per cinesizzare l’Occidente possono rassegnarsi: hanno già perso, anche nel caso in cui il loro nemico numero uno, Donald Trump, non dovesse essere rieletto». Se lo dice Gioele Magaldi, sostenitore di Trump nel 2016 – quando si trattava di fermare Hillary Clinton – c’è da drizzare le antenne: significa che l’establishment Usa, anche quello anti-trumpiano, ha varcato il Rubicone. Ovvero: indietro non si torna. Fine dell’accondiscendenza illimitata verso lo strapotere di Pechino, “drogato” dal decisivo aiuto (occidentale, americano) fornito a suo tempo dai massoni reazionari della “Three Eyes”, in primis il fuoriclasse Kissinger, decisi a fare della Cina post-maoista una specie di Frankenstein, un mix di turbo-capitalismo di Stato in mano a un regime dittatoriale. Modello perfetto, per gli amanti dell’horror: il paradiso degli oligarchi, ideale per rimpiazzare la democrazia occidentale. Fino a ieri, c’erano riusciti truccando le regole: la Cina fu ammessa nel Wto senza obblighi democratici, senza sindacati, senza leggi a tutela dell’ambiente e con clamorosi aiuti in termini di know-how industriale. Il piano: farne la manifattura del mondo, mettendo in crisi i lavoratori occidentali e i loro diritti. Dumping spietato: concorrenza sleale, grazie a prodotti a bassissimo costo. Poi è arrivato Trump, con il suo “America First”. Cocente, l’umiliazione inflitta Xi Jinping con l’imposizione dei dazi. Un minuto dopo, è esploso il coronavirus a Wuhan. La notizia? Ormai l’hanno capito tutti, a cosa doveva servire il Covid.
    Chi crede ancora alla Befana e ai giochini per la prima infanzia – Trump il puzzone, cattivo e razzista, combattuto da legioni di eroici paladini della giustizia – può a fare a meno di seguire le esternazioni di Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt nonché frontman italiano del circuito massonico progressista sovranazionale. Nel saggio “Massoni”, uscito nel 2014 per Chiarelettere sulla scorta di 6.000 pagine di documenti riservati, ha chiarito qual è il campo di gioco: a tirare le fila sono una quarantina di superlogge mondiali, da cui discendono – a valle – le tante entità paramassoniche (dal Bilderberg alla Trilaterale, dalla Chatham House al Council on Foreign Relations) erroneamente considerate onnipotenti. Ancora più sotto stanno governi, partiti, singoli leader. I loro margini operativi sono minimi: destra o sinistra, le decisioni che contano vengono prese a monte. Tra i grandi centri del potere visibile, aperto e contendibile con le elezioni, il più importante resta la Casa Bianca. «Trump è un “cavallo pazzo”, e siede a Washington grazie alla massoneria progressista che lo appoggiò perché, a differenza di Hillary, poteva sparigliare le carte, mettere fine all’ipocrisia finto-progressista dei democratici e tutelare i lavoratori americani massacrati da questa globalizzazione taroccata». Missione compiuta: ha tagliato le tasse, aumentato il deficit e realizzato la piena occupazione. Restava la mossa finale, fermare Pechino. Detto fatto: ed ecco il freno all’export cinese. Una dichiarazione di guerra, a cui gli oligarchi – dietro il paravento dell’Oms – hanno riposto con il virus e la sua gestione “terroristica”.
    «La prima vittima dell’operazione-Covid – dice Magaldi, in web-streaming su YouTube – doveva essere proprio Trump, “colpevole” di aver fermato l’avanzata neo-imperiale della Cina. Nel mirino però c’era l’intero Occidente, dove si sperava di ridurre stabilmente la libertà con la scusa della sicurezza sanitaria». Magaldi però annuncia che ora il peggio è passato: «L’establishment Usa, non solo quello trumpiano, ha ormai compreso che non è possibile rassegnarsi all’egemonia politico-economica della Cina di Xi Jinping, dove non c’è ombra di democrazia». Un obiettivo storico: creare un “mostro” di efficienza economica che fungesse da modello per un Occidente non più democratico. «Di fronte allo “stop” imposto finalmente da Trump – accusa Magaldi – un minuto dopo è scattata la pandemia a Wuhan, sotto gli occhi dell’Oms: e ormai, nel potere americano, tutti si sono accorti di questa clamorosa sincronicità». Magaldi è ottimista: «Indietro non si tornerà, neppure nel caso dovesse finire alla Casa Bianca l’evanescente Joe Biden: non rivivremo più la situazione pre-Covid, in cui alla Cina si consentiva di invadere impunemente i nostri mercati grazie al poderoso sostegno delle banche statali di Pechino».
    Nella sua analisi, Magaldi ribadisce che Trump era (e resta) il primo obiettivo del “partito del Covid”: «Si erano illusi – dice – che bastasse abbattere l’attuale presidente, per ripristinare lo strapotere del network, anche occidentale e statunitense, che conta sulla Cina come modello alternativo al nostro, verso una società meno libera e dominata da una durissima disciplina sociale». Insiste il leader “rooseveltiano”: «Questi nemici di Trump, che sono massoni “neoaristocratici”, hanno già perso in partenza, anche qualora Trump dovesse mancare l’obiettivo della rielezione alla Casa Bianca». Certo, ci sarà comunque da ballare parecchio: «Prepariamoci a vivere un’estate ricca di colpi di scena, a livello mondiale ma anche europeo e italiano». A proprosito di Belpaese: a Giuseppe Conte, nelle prossime ore il Movimento Roosevelt presenterà il suo “ultimatum”, lungamente annunciato: in pratica, si tratta di una serie di misure salva-Italia, applicabili subito. Il pacchetto di proposte sarà presentato «non appena sarà terminata questa grottesca messinscena dell’ultimo vertice Ue, che servirà solo a propiziare “botte da orbi” per il governo italiano». Magaldi boccia Conte senza riserve: «E’ un personaggio stucchevole, un narcisista che vive di superficialità assoluta e tradisce la sua imbarazzante insipienza. Oggi poi in Europa fa una voce grossa che non ha, ed è seduto su un ramo che gli stanno già segando».
    In sintesi: «L’umiliazione non è di Conte ma dell’Italia, che ha un premier a cui non affiderei nemmeno un condominio». Scontato che torni a Roma con in mano un pugno di mosche, mentre nelle retrovie del grande potere – quello che conta – si segnala «l’altissimo profilo che sta tenendo Mario Draghi, candidato naturale alla successione a Mattarella». Non a caso, Papa Bergoglio ha appena inserito Draghi nella Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, prestigiosa consulta vaticana «retta da un prodiano», il bolognese Stefano Zamagni. Per Magaldi, il messaggio di Bergoglio è esplicito: «Promuovendo Draghi, il pontefice chiede a Romano Prodi – che brama il Quirinale, e per questo è pronto a “riabilitare” persino Berlusconi, sperando di procacciarsene i voti – di dimostrarsi all’altezza dell’ex presidente della Bce, che nell’ultimo anno è stato capace di ammettere i suoi gravi errori, mettendosi a disposizione di un progetto di rinascita nazionale, socio-economica e democratica». Lo storico liquidatore dell’Iri resta ben lontano dalle vette toccate da Draghi: «Romano Prodi è un massone conservatore e oligarchico, quindi un contro-iniziato di lusso», afferma il presidente “rooseveltiano”, Gran Maestro del Grande Oriente Democratico.
    «Come Draghi, l’ex leader dell’Ulivo ha partecipato alla disastrosa privatizzazione dell’Italia e all’instaurazione dell’ordoliberismo eurocratico fondato sull’austerity, ma a differenza di Draghi – che se n’è emendato, giungendo a cambiare a casacca impegnandosi con la massoneria progressista – Prodi non ha mostrato la capacità di ammettere i suoi errori: anzi, nel suo ambire al Quirinale (per la terza volta) dimostra solo di essere dominato dal desiderio, che in termini esoterici è la base della cattiva stregoneria». Per Magaldi, «Prodi resta un nemico di abbattere, a meno che non si arrenda e compia una conversione come quella di cui è stata capace Christine Lagarde, altra esponente della massoneria reazionaria passata al fronte progressista». Quanto a Conte, pesce piccolissimo nell’acquario del potere visto che «si limita a eseguire ordini», nelle prossime ore riceverà “l’ultimatum” del Movimento Roosevelt. «Conterrà indicazioni precise su come agire, in modo immediato, per evitare in autunno il disastro socio-economico della nazione. Qualora non ci ascoltasse – avverte Magaldi – Conte se la vedrà con la Milizia Rooseveltiana, nelle piazze: se gli “apprendisti stregoni” del Covid e la loro “polizia sanitaria” speravano di trasformare gli italiani in pecore ubbidienti, si accorgeranno di dover fare i conti con lupi gagliardi e determinati».
    Chi crede alla Befana può anche continuare a credere che Giuseppe Conte sia una specie di leader, anziché un cameriere destinato a sparire dalla scena senza lasciare traccia. Può pensarlo chi è così cieco da immaginare che sia un semplice incidente, l’enormità del lockdown mondiale: un cortocircuito epocale, senza precedenti nella storia, con ripercussioni mostruose sugli equilibri economici, sociali e geopolitici del pianeta. E sono ancora le famose fette di prosciutto davanti agli occhi a suggerire, ai non vedenti, l’idea che il premier olandese Mark Rutte, «massone reazionario», sia davvero frenato in qualche modo dalla collega e “sorella” Angela Merkel, che finge di mediare tra falchi e colombe con l’unico obiettivo di inguaiare l’Italia, cioè l’unico peso massimo europeo rimasto senza aiuti, con imprese alla canna del gas e un governo-fantasma, agli ordini delle direttive “cinesi” dell’Oms. Uno spettacolo penoso, dal finale scontato: il disastro economico. «Proprio per questo – chiosa Magaldi – c’è chi sogna una “seconda ondata” per poter imporre in autunno un nuovo lockdown». Ma ha fatto male i suoi conti, avverte il leader “rooseveltiano”: ogni mossa, in questa recita drammatica, avrà un prezzo carissimo. E in ogni caso, “lassù”, la decisione è presa: Trump o non Trump, il “partito del rigore” (ieri finanziario, oggi psico-sanitario) non riuscirà a trasformarci in neo-sudditi orwelliani.

    «Gli apprendisti stregoni che hanno provato a usare il Covid come cavallo di Troia per cinesizzare l’Occidente possono rassegnarsi: hanno già perso, anche nel caso in cui il loro nemico numero uno, Donald Trump, non dovesse essere rieletto». Se lo dice Gioele Magaldi, sostenitore di Trump nel 2016 – quando si trattava di fermare Hillary Clinton – c’è da drizzare le antenne: significa che l’establishment Usa, anche quello anti-trumpiano, ha varcato il Rubicone. Ovvero: indietro non si torna. Fine dell’accondiscendenza illimitata verso lo strapotere di Pechino, “drogato” dal decisivo aiuto (occidentale, americano) fornito a suo tempo dai massoni reazionari della “Three Eyes”, in primis il fuoriclasse Kissinger, decisi a fare della Cina post-maoista una specie di Frankenstein, un mix di turbo-capitalismo di Stato in mano a un regime dittatoriale. Modello perfetto, per gli amanti dell’horror: il paradiso degli oligarchi, ideale per rimpiazzare la democrazia occidentale. Fino a ieri, c’erano riusciti truccando le regole: la Cina fu ammessa nel Wto senza obblighi democratici, senza sindacati, senza leggi a tutela dell’ambiente e con clamorosi aiuti in termini di know-how industriale. Il piano: farne la manifattura del mondo, mettendo in crisi i lavoratori occidentali e i loro diritti. Dumping spietato: concorrenza sleale, grazie a prodotti a bassissimo costo. Poi è arrivato Trump, con il suo “America First”. Cocente, l’umiliazione inflitta Xi Jinping con l’imposizione dei dazi. Un minuto dopo, è esploso il coronavirus a Wuhan. La notizia? Ormai l’hanno capito tutti, a cosa doveva servire il Covid.

  • Svolta progressista, tandem Prodi-Draghi grazie al Papa?

    Scritto il 16/7/20 • nella Categoria: segnalazioni • (Commenti disabilitati)

    Romano Prodi verso il Quirinale, con la benedizione del Vaticano e della massoneria progressista che vede in Mario Draghi un nuovo campione? Si profilano alleanze fino a ieri impensabili, per seppellire finalmente la stagione del rigore europeo? «Attenti a Papa Bergoglio: nominare Mario Draghi nella Pontificia Accademia delle Scienze Sociali significa invitare al dialogo il mondo massonico del laico Draghi e il mondo massonico del cattolico Prodi». Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt e frontman italiano del circuito massonico progressista sovranazionale (Gran Maestro del Grande Oriente Democratico), saluta con estremo favore la recente mossa di Papa Francesco: «Dimostra un impegno preciso: propiziare il dialogo tra componenti decisive, che ieri hanno contribuito alla disastrosa austerity di cui ha fatto le spese l’Italia, ma che domani – sulla carta – potrebbero collaborare per superare questa pagina buia, di cui la crisi innescata dal coronavirus (con le sue conseguenze economico-finanziarie) non è che l’ultimo capitolo». In altre parole: proprio mentre l’Italia di Conte annaspa in modo allarmante, a corto di liquidità dopo il blocco imposto all’economia a causa del Covid, sta per crollare il “Muro di Bruxelles” che ha finora costretto il paese a indicibili sofferenze finanziarie?
    Nel saggio “Massoni” (Chiarelettere, 2014), Magaldi ha messo a nudo il ruolo delle superlogge sovranazionali nel back-office del potere mondiale: tra i “cattivi” del passato recente, l’autore mette sia Draghi che Prodi, due super-privatizzatori in grembiulino. «I loro demeriti storici sono incancellabili: come direttore generale del Tesoro, Draghi ha agevolato le disastrose privatizzazioni all’italiana, e poi – una volta alla Bce – non ha fatto nulla per aiutare l’Italia durante la crisi dello spread che portò al tragico governo Monti». E Prodi? «Prima ha smantellato l’Iri, privando il paese di un fondamentale supporto economico, e poi ha dimezzato il potere d’acquisto degli italiani obbligando l’Italia ad accettare un cambio lira-euro più che svantaggioso». Poi, la più inattesa delle svolte: già nei mesi scorsi, lo stesso Magaldi aveva segnalato il clamoroso riposizionamento di Draghi, tornato – dopo decenni – all’impostazione keynesiana delle origini. Lo dimostrano svariate sortite pubbliche di Draghi, fino alla lettera-manifesto consegnata al “Financial Times” a fine marzo, in cui l’ex presidente della Bce esorta l’Ue ad abbandonare la linea del rigore, ricorrendo a massicci investimenti a fondo perduto per superare i contraccolpi della devastante crisi economica provocata dal coronavirus.
    Non solo: il “fratello” Draghi – ha spiegato Magaldi – ha chiesto di essere accolto nelle fila della massoneria progressista, dopo aver abbandonato il circuito “neoaristocratico” in cui aveva militato, divenendo uno dei massimi architetti dell’euro-rigore. Da parte di Draghi, quindi, un’inversione di rotta davvero inequivocabile. «Non si può dire che Prodi abbia fatto altrettanto», precisa Magaldi, che però sottolinea le recenti aperture di Prodi nei confronti di Berlusconi: come se si preparasse a dialogare con tutti (accettando quindi anche i voti di Forza Italia in vista della sua possibile elezione al Quirinale, dopo Mattarella), nel segno di una prospettiva di unità nazionale che porti l’Italia fuori dal vicolo cieco in cui è finita, dopo il lockdowm imposto da Conte, senza alcun aiuto sostanziale da parte dell’Ue. Prodi al Quirinale, anziché Draghi? «A noi massoni progressisti non interessano i nomi, ma i programmi», chiarisce Magaldi. «Staremo a vedere se Prodi farà seguire impegni precisi». Intanto, aggiunge, la clamorosa “promozione” di Draghi, da parte del pontefice, indica un intento preciso: unire le forze, per uscire dalla crisi.
    Chiarissimo, per Magaldi, il messaggio di Bergoglio: tentare di costruire un dialogo tra “anime” massoniche distinte, chiamate a collaborare per salvare il paese dalla catastrofe incombente: «E’ ormai chiaro a tutti – dice il presidente “rooseveltiano” – che il tipo di lockdown imposto all’Italia è stato sproporzionato, rispetto al reale tenore della minaccia sanitaria. Misure così severe – aggiunge Magaldi- sono state imposte dalla gestione dell’emergenza ispirata dalla super-massoneria reazionaria, che ha fatto della Cina una sorta di “mostro” economico senza diritti, vero e proprio laboratorio per un ipotetico Occidente post-democratico». Ribadisce Magaldi: «Il popolo cinese ha sbalordito il mondo con i suoi spettacolari successi economici, ma la stessa élite politica di Pechino è “prigioniera” dell’oligarchia massonica incarnata da figure come Kissinger, che hanno voluto fare del colosso asiatico una specie di “Frankenstein”, senza diritti né democrazia: una “macchina da guerra”, capace di sfidare pericolosamente il mondo occidentale».
    Proprio nell’opaca gestione del Covid, ispirata da Pechino con la supervisione dell’altrettanto opaca Oms, Magaldi vede un tentativo di ridurre gli spazi democratici. «Noi massoni progressisti – avverte – romperemo le corna, letteralmente, ai “terroristi” che insistono nello spaventare gli italiani evocando una “seconda ondata” del Covid, al solo scopo di imporre una “dittatura sanitaria” che serva a cancellare la nostra democrazia, riducendo l’Italia a una sorta di provincia cinese». Fino a ieri, Romano Prodi elogiava senza riserve il sistema-Cina. Ora le cose potrebbero cambiare? Magaldi è ottimista: «A livello mondiale, si moltiplicano i segnali di un cambio di rotta epocale: Donald Trump ha citato Martin Luther King nel suo discorso del 4 luglio dal Monte Rushmore, e il premier inglese Boris Johnson ha evocato esplicitamente il New Deal di Roosevelt come unico mezzo per risollevare l’economia, facendo suonare le campane a morto per la funesta egemonia del neoliberismo che ha prodotto la grande crisi europea fondata sul rigore». E ora, Bergoglio: «Nel valorizzare Draghi presso le istituzioni accademiche vaticane, si legge la volontà di favorire un dialogo tra forze che potrebbero coalizzarsi per porre fine all’intransigenza dell’Ue, che oggi nega all’Italia i fondi indispensabili per uscire dalla crisi, già gravissima e ora resa catastrofica dal lockdown».
    Nella sostanza, lo stesso Prodi potrebbe imitare la recente “conversione” progressista di Draghi (e di Christine Lagarde), abbandonando la supermassoneria reazionaria, neoliberista e privatizzatrice? Segnali clamorosi, osserva Magaldi, in linea col “divorzio” della Gran Bretagna da Huawei (cavallo di Troia del regime cinese), dopo i dazi che Trump ha imposto, a muso duro, a Xi Jinping. Fino a ieri, Romano Prodi sembrava allineato alla massoneria “neoaristocratica” che domina il regime di Pechino, conclude Magaldi: «Ora, dopo Draghi e la Lagarde, altri grandi nomi dell’establishment italiano sembrano in procinto di “traslocare” finalmente nello schieramento progressista, con un obiettivo fondamentale: smantellare il dogma del rigore finanziario, che ha trasformato questa Unione Europea in una trappola, decretando la crisi infinita di economie come quella italiana». Da Bergoglio – che chiama a sé Draghi, nel mondo accademico vaticano – arriva dunque un assist clamoroso, per indurre i massimi “big” italiani a fare squadra? Possibile obiettivo: rimediare agli errori del passato e impegnarsi ad abbattere la camicia di forza dell’ordoliberismo, l’ideologia reazionaria di un potere supermassonico che, negli ultimi decenni, ha spedito l’Italia in zona retrocessione, rendendola sola e indifesa di fronte a un’emergenza economica come quella provocata dalla “malagestione” del Covid.

    Romano Prodi verso il Quirinale, con la benedizione del Vaticano e della massoneria progressista che vede in Mario Draghi un nuovo campione? Si profilano alleanze fino a ieri impensabili, per seppellire finalmente la stagione del rigore europeo? «Attenti a Papa Bergoglio: nominare Mario Draghi nella Pontificia Accademia delle Scienze Sociali significa invitare al dialogo il mondo massonico del laico Draghi e il mondo massonico del cattolico Prodi». Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt e frontman italiano del circuito massonico progressista sovranazionale (Gran Maestro del Grande Oriente Democratico), saluta con estremo favore la recente mossa di Papa Francesco: «Dimostra un impegno preciso: propiziare il dialogo tra componenti decisive, che ieri hanno contribuito alla disastrosa austerity di cui ha fatto le spese l’Italia, ma che domani – sulla carta – potrebbero collaborare per superare questa pagina buia, di cui la crisi innescata dal coronavirus (con le sue conseguenze economico-finanziarie) non è che l’ultimo capitolo». In altre parole: proprio mentre l’Italia di Conte annaspa in modo allarmante, a corto di liquidità dopo il blocco imposto all’economia a causa del Covid, sta per crollare il “Muro di Bruxelles” che ha finora costretto il paese a indicibili sofferenze finanziarie?

  • Magaldi: socialismo liberale, il virus salva-Italia siamo noi

    Scritto il 30/6/20 • nella Categoria: idee • (Commenti disabilitati)

    «Siamo piccoli, ma attentamente monitorati: ai piani alti, c’è chi si domanda in che modo contiamo di riuscire nell’impresa, e non manca chi vorrebbe attuare le nostre proposte. Che poi sono le uniche in grado di ribaltare la situazione: perché le nostre idee sono uno scandalo, un’eresia. Un virus benefico, destinato a contaminare finalmente il sistema». Gioele Magaldi sintetizza il concetto in due parole: socialismo liberale. Keynes e Roosevelt, Carlo Rosselli, Olof Palme. I semi migliori del Novecento: l’antidoto contro l’ingiustizia. Dove sono finiti? Dispersi: soffocati dalla sovragestione del neoliberismo globalizzato. Ma oggi, per un movimento d’opinione come quello fondato nel 2015 da Magaldi, rappresentano l’unico salvagente per evitare il naufragio della democrazia, schiacciata dalle possenti oligarchie planetarie che ora speculano anche sul disastro del coronavirus. Il loro piano: mantenere il potere a tutti i costi, anche instaurando una sorta di polizia sanitaria mondiale, pronta a usare il ricatto della paura e il fantasma della depressione economica. Risultato: l’Europa ridotta a nullità politica, capace però di tenere in ostaggio un paese come l’Italia, il cui governo – lasciato senza soldi – non ha la minima idea di come evitare il massacro sociale a orologeria che già si annuncia per l’autunno. «Famiglie e aziende avranno l’acqua alla gola, per effetto del terribile lockdown imposto senza nessun vero paracadute economico».
    «A Conte faremo una proposta che non potrà rifiutare», annunciò Magaldi tempo fa, tra il serio e il faceto, indossando una maglietta con l’icona di Marlon Brando nei panni del “Padrino”. Ora rilancia: «In settimana, il nostro piano salva-Italia sarà pronto e illustrato anche in un video, sul nuovo canale MrTv». Il succo: proposte ragionevoli, il “minimo sindacale” per evitare il peggio. Attenti: «La nostra non è una provocazione arrogante, tutt’altro: sono iniziative che qualsiasi governo (di centrodestra o centrosinistra, non importa) avrebbe dovuto adottare già durante il lockdown». Un pacchetto di misure «attuabili da subito», che il Movimento Roosevelt guidato da Magaldi insiste nel voler impacchettare sotto forma di “ultimatum”: «Sarà recapitato nei prossimi giorni all’esecutivo, che avrà a disposizione l’intera estate per valutare le nostre proposte. L’ultimatum scadrà in occasione dell’election-day del 20-21 settembre». Giuseppe Conte accoglierà quei consigli? Tanto meglio: «Se saranno soddisfatte le esigenze minime degli italiani – dice Magaldi – ne prenderemo atto e ringrazieremo: in una prospettiva laica come la nostra non ci sono nemici, né antagonisti o pregiudizi».
    Se Conte e i suoi ministri, «da quei brocchi che hanno mostrato di essere sinora, dimostrassero di diventare dei purosangue, a partire da settembre», allora «mi toglierei il cappello e ne sarei felice, come cittadino italiano e come europeo», assicura il leader “rooseveltiano”. «C’è però la “legittima suspicione” che così non sarà», aggiunge: «E allora, in quel caso si avrà il debutto della Milizia Rooseveltiana il 5 ottobre, nell’anniversario della data fatidica del 1789 in cui le donne della Rivoluzione Francese marciarono su Versailles per chiedere al Re perché mai non volesse sottoscrivere la nuova Costituzione». Milizia Rooseveltiana? Una formazione “marziale” solo a livello teatrale, con uno slogan (”dubitare, disobbedire, osare”) che capovolge ironicamente il mussoliniano “credere, obbedire, combattere”. «Missione: incalzare il governo, in modo nonviolento ma divenendo una vera spina nel fianco: nelle piazze italiane, la Milizia chiederà conto – ogni giorno – dell’eventuale, mancato recepimento del piano salva-Italia».
    Altra avvertenza: non è un’iniziativa di parte, contro Conte. «Neppure l’opposizione ha brillato», sottolinea Magadi: Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia «non hanno strutturato una vera proposta alternativa per il paese». Un consiglio? «Qualcuno di loro dovrebbe andare politicamente in pensione. Altri dovrebbero guardarsi dentro e sviluppare un vero progetto per l’Italia, che oggi non hanno». Ce l’ha Magaldi, il progetto? La sua risposta è scontata: certamente sì. Ma chi è, il presidente del Movimento Roosevelt? Due cose insieme: un intellettuale, e un massone. Laureato in filosofia, appassionato storico, tagliente politologo. E’ ultra-trasparente, il suo impegno nel mondo libero-muratorio: nel suo saggio “Massoni”, uscito nel 2014 per Chiarelettere (bestseller italiano, oscurato dai media), da un lato denuncia le superlogge sovranazionali neo-oligarchiche e il loro sogno di Nuovo Ordine Mondiale neoliberista, “neoaristocratico” e post-democratico, e dall’altro rivendica il ruolo della massoneria settecentesca nella fondazione dell’attuale modernità: suffragio universale, libere elezioni, laicità e Stato di diritto.
    «La democrazia è un’anomalia della storia: e non ce l’ha portata la cicogna, è il frutto della massoneria rivoluzionaria che riuscì ad abbattere l’Ancien Régime in Europa a partire dalla Francia fino poi a guidare il Risorgimento italiano, dopo aver animato la stessa Rivoluzione Americana». Insiste: «L’architettura istituzionale del mondo in cui viviamo è interamente massonica. Per questo mi domando se siano in grado di fare il loro mestiere i magistrati come Nicola Gratteri, che tendono a criminalizzare la massoneria: si rendono conto che la stessa Costituzione italiana nasce dalle idee ultra-massoniche alla base della primissima Costituzione della Repubblica Romana di Mazzini e di Garibaldi, primo “gran maestro” del Grande Oriente d’Italia?». Discorsi lunari, in un’Italia che associa regolarmente i grembiulini alla P2 di Gelli, o a qualche congrega infiltrata dalla mafia. «Quelle sono conventicole che non contano niente, e lo sanno tutti. Ma fingono di non sapere che i grandi decisori dei nostri tempi – anche italiani, da Monti a Napolitano – appartengono tutti all’aristocrazia massonica internazionale: il mondo delle Ur-Lodges, quello che orienta davvero i destini del pianeta».
    Ne fa parte lo stesso Magaldi, già “iniziato” alla superloggia “Thomas Paine”, punta di lancia del progressismo novecentesco. Una filiera che ha “allevato” e sostenuto personaggi come Gandhi e Papa Giovanni XXIII, i Kennedy e i Roosevelt, Martin Luther King, Nelson Mandela, Yitzhak Rabin. Sempre di massoneria si tratta, ma di segno opposto. Ed ecco il punto: «Il sistema massonico oligarchico stava perdendo la sua presa sul mondo, lo si è visto con l’inattesa elezione di Donald Trump, fiero avversario del globalismo neoliberista: Trump ha imposto uno stop all’egemonia della Cina, che era e resta la creatura preferita dell’élite massonica reazionaria». Il progetto: efficienza economica, ma senza democrazia. Un modello da esportare in Occidente? «Sicuramente è stato esportato il modello-Wuhan per il coronavirus: massimo rigore e sospensione della libertà. Ed è successo appena dopo che Trump ha inflitto a Xi Jinping l’umiliazione dei dazi». Come dire: è in corso una partita cruciale per le sorti del pianeta, di portata epocale. Da una parte i neoliberisti, che si sono riciclati come gendarmi sociali in nome del Covid, favoloso pretesto per rendere eterna l’austerity degli ultimi decenni. Dall’altra, sono in campo quelli che Magaldi chiama massoni progressisti: avversari del rigore già prima della pandemia, e ora impegnati a evitare che il virus diventi un alibi per seppellire quel che resta della nostra democrazia.
    Di più: per il fronte in cui Magaldi milita, la crisi pandemica è un’occasione irripetibile. Il collasso indotto dal lockdown rappresenta un assist perfetto, per archiviare il dogma della scarsità – solo immaginaria – e il falso riformismo sulla pelle degli altri (”ce lo chiede l’Europa”). Il Piano-B l’ha esposto Mario Draghi a fine marzo, sul “Financial Times”: tornare a Keynes. Cioè: inondare di miliardi l’economia, senza paura di spendere. Soldi che non si trasformino in debiti: proprio come in tempo di guerra. Ma Draghi non era il sommo custode dell’ordoliberismo europeo in salsa teutonica? Lo era, dice Magaldi, ma nell’ultimo anno ha abbandonato la comitiva. «Il “fratello” Draghi è tornato alle sue origini keynesiane e ha chiesto di essere accolto nel circuito massonico progressista, come anche la “sorella” Christine Lagarde». A muoversi sono pesi massimi del potere economico, come la stessa Kristalina Georgieva del Fmi e Premi Nobel del calibro di Krugman e Stiglitz. Tutti a dire che non è possibile insistere con la “terapia” che ha impoverito l’Europa: vista la gravità della crisi economica indotta dal Covid, bisogna buttare a mare trent’anni di rigore finanziario e metter mano al “bazooka” dell’emissione monetaria illimitata e gratuita, non a debito, pena il collasso del sistema economico.
    «Ci stiamo accorgendo che nessun denaro verrà dato all’Italia con spirito solidaristico e risolutivo», riassume Magaldi. «Concedere denaro in prestito, vincolato alle solite condizionalità – poco importa che si tratti del Mes o di altro – è inaccettabile, in questa temperie. E se la classe politica europea non è all’altezza, quella italiana rispecchia perfettamente questa mediocrità complessiva». Così almeno la vede Magaldi: «L’Europa è un nano politico, economicamente sempre più problematico (benché ricco, perché eredita posizioni di privilegio). Ma il nanismo politico, geopolitico, diplomatico e militare, nella nuova guerra fredda tra sistema-Cina e sistema-Usa, con in mezzo la Russia a fare da terzo incomodo, non aiuta i futuri sviluppi economici dell’Europa». Lo spettacolo è eloquente: «L’Ue è incapace di darsi un’unità fiscale, evitando il dumping che molti paesi esercitano, ed è incapace di costruire un tessuto socio-economico più equo e lungimirante». E intanto il mondo non ci aspetta: «La Cina ci ha insegnato che un paese molto povero può aumentare in modo significativo il proprio Pil, anno dopo anno, e proiettarsi sullo scenario globale da protagonista neo-imperiale». Domani, tutto potrebbe cambiare. E noi, semplicemente, subiamo gli eventi: «C’è davvero un’assenza di visione, da parte di tutti i leader europei».
    A soffrire le pene dell’inferno, tanto per cambiare, è in primo luogo l’Italia: «Troppe famiglie, lavoratori, aziende ed esercizi sono ancora appesi a decisioni che non vengono prese. C’è un menare il can per l’aia, del governo e anche delle opposizioni: litigano e cazzeggiano. Gli uni (al governo) sono del tutto inefficaci, ma non è ben chiaro cosa farebbero al loro posto gli altri, che stanno all’opposizione». La verità, dice il presidente “rooseveltiano”, è che l’emergenza coronavirus non è mai cessata: «Ieri c’era un’emergenza sanitaria, e adesso c’è un’emergenza che è economica e sociale. Ce ne accorgeremo proprio a settembre: molti nodi verranno al pettine e ci sarà il baratro, per molti». A partire da settembre, «diventeranno lampanti i disastri che la cattiva gestione e la mancata reazione del governo provocherà, nella società e nell’economia italiana». E il guaio è che i leader europei sembrano ectoplasmi: «Troppi cincischiamenti, al di là dell’azione benemerita di Christine Lagarde, contro ogni previsione (salvo la mia). Per il resto solo parole, passi indietro e traccheggiamenti odiosamente studiati: quando era forte la pressione mediatica sul lockdown e sull’emergenza sanitaria strombazzata, si parlava del dovere dell’Europa di intervenire subito. E invece, di Recovery Fund stiamo ancora soltanto discutendo».
    Quest’anno il bilancio è molto negativo, sin qui, perché secondo Magaldi si è persa anche la grande opportunità – generata dal coronavirus – per un cambio di paradigma. Obiettivo mancato: archiviare gli ultimi disastrosi decenni di austerity. «La mia previsione però non è catastrofica: io continuo a rilanciare l’ottimismo della volontà, a patto però che diventi anche “ottimismo del fare”». Spiegazioni: «I massoni progressisti operano dietro le quinte, mentre il Movimento Roosevelt opera davanti alle quinte». Ma da solo non basta: «Si decidano a operare tutti i cittadini, aderendo a strumenti di azione politica». Concretezza e realismo: «Bisogna evitare di andare appresso ai soliti piagnoni apocalittici, che parlano di uscire dalla Nato e dall’euro, e magari strizzano l’occhio alla Russia ma odiano gli americani. Tutto questo “pastone” di “alternativi” non ha mai prodotto nulla, in questi anni, e continuerà a non produrre niente. Se si vuole cambiare la situazione, occorre iniziare dalle cose che si possono fare già da domani: e questo è l’unico cammino serio che il Movimento Roosevelt vuole intraprendere».
    Piccola profezia: «Il Movimento Roosevelt è destinato a crescere, perché la censura che l’ha finora colpito sarà destinata a crollare». Quel giorno, «risulterà che in questi anni si sono avvicendati partitini e partitoni, grandi e piccoli protagonisti, piccole narrazioni, litanie e piagnistei, mentre il Movimento Roosevelt è stato granitico, dal punto di vista ideologico, nel proporre qualcosa che è ancora un’eresia, uno scandalo». Ovvero: «Il socialismo liberale di cui parliamo noi non è quella parodia che ne ha fatto Renzi, e che tuttora ne fanno Calenda e altri, che declinano una forma di neoliberismo “de sinistra”». Magaldi allude al socialismo liberale in versione rooseveltiana, post-keynesiana, rosselliana. «Ci richiamiamo alla migliore tradizione del socialismo democratico, quella di Olof Palme. E’ il socialismo liberale che, in qualche modo, anche l’esecrato e demonizzato Bettino Craxi aveva comunque cercato di introdurre, tra luci e ombre, nella coscienza politica degli italiani». Già, Craxi: «Ebbe indubbie benemerenze, che però vennero stroncate: in Italia, quei socialisti che non erano subalterni ai comunisti erano definiti “social-traditori”. E Craxi era odiato da quella sedicente sinistra che da Pci si trasformò in Pds, poi in Ds, poi in Pd, e che certo non ha operato bene».
    Secondo Magaldi, «oggi è paradossale che il Pd appartenga al Partito Socialista Europeo, considerando che non c’è più nulla, di socialista, nella politica del Pd». Peraltro, «non c’è più nulla di socialista neppure nel Pse: dovrebbero vergognarsi, i sedicenti socialisti europei, ricordando l’esempio di personaggi come Olof Palme». Non solo: «Dovrebbero vergognarsi i socialdemocratici tedeschi, come anche i socialisti francesi, guardando a cosa si sono ridotti, e a quanto sono subalterni a narrative neoliberiste che in altri tempi sarebbero state definite “di destra conservatrice”. Il loro è un mondo fasullo, capovolto». Il Movimento Roosevelt, al contrario, rivendica un’assoluta e granitica coerenza: «Parliamo di socialismo liberale e democrazia sostanziale, e denunciamo i riti fasulli, vuoti e retorici di una democrazia priva di anima. Abbiamo idee all’avanguardia sull’istruzione, sull’ambiente, sull’energia, sulla difesa, sull’economia, sulla stessa riforma costituzionale dello Stato. Tutti seguono le nostre mosse con attenzione, e si chiedono cosa ne sarà di queste nostre idee forti, che qualcuno vorrebbe attuare. Domani, io credo che questa nostra influenza uscirà alla luce del sole e diventerà pienamente percepibile». Tanto ottimismo è motivato: «Per fortuna, c’è chi – accanto a noi, a livello globale – agisce dietro le quinte e prepara le condizioni più propizie perché le nostre idee possano affermarsi, presso la coscienza del popolo sovrano».
    Questo, ribadisce Magaldi, deve fare la differenza: «Il Movimento Roosevelt non vuole candidarsi a raccogliere voti alle elezioni, ma vuole influenzare politica e cittadini in modo solare, come una lobby apertamente dichiarata: una lobby della democrazia e del socialismo liberale». La missione: «Contaminare, come un virus benigno, le coscienze e le istituzioni. E vogliamo farlo in Italia, in Europa e nel mondo: per far sì che diventi un imperativo categorico, quello che è scritto nel nostro statuto, cioè la promozione e l’estensione della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani». Il mondo di oggi è pieno di piaghe: «Democrazia assente, diritti calpestati, disuguaglianze mostruose. Oligarchie e teocrazie che dominano, imperterrite, con la loro arroganza». Ci dimentichiamo, ricorda Magaldi, che nel 1948 tutte le nazioni si erano impegnate a promuovere i diritti umani. «Il Movimento Roosevelt è qui per ricordarlo a tutti. E io credo che la sua influenza si misurerà negli anni e resterà nella storia: il giorno in cui certe cose verranno affermate, non si potrà non ricordare che questo è stato, perché a un certo punto il Movimento Roosevelt ha suonato la campana, e ha detto “la ricreazione è finita”».
    Pensieri visionari? Forse, dando per scontato che ogni avanguardia tende a esplorare orizzonti lunghi. Il monitor italiano, peraltro, s’è incantato su un fermo-immagine: il paese è a terra, e il governo non sa dove trovare i soldi per rianimarlo. «Quei soldi non c’erano nemmeno prima», dice Magaldi, che già un anno fa parlava di «almeno duemila miliardi» per rimettere in sesto infrastrutture, servizi e occupazione. Come trovare quel fiume di soldi, ora che la crisi post-Covid morde gli italiani? Nel solo modo possibile: creandoli dal nulla, come sempre si è fatto di fronte alle grandi crisi. L’Ue non lo consente? Male: perché l’alternativa non esiste. Nino Galloni, vicepresidente del Movimento Roosevelt, predica da anni il ricorso – temporaneo – all’emissione di moneta parallela, di Stato, spendibile solo in Italia: un toccasana, per resuscitare stipendi e consumi. Chi pensa in grande – da Draghi in giù – sa che un’Unione Europea così conciata non ha futuro: è indispensabile cambiare le regole, gettando a mare la religione del rigore finanziario. Rosselli credeva nel socialismo come ricetta socio-economica bilanciata dalla giustizia sociale. Un altro campione democratico come Olof Palme, autore del rinomato welfare svedese, impegnò lo Stato per salvare aziende traballanti e posti di lavoro.
    Lo stesso Roosevelt, che ereditò un’America messa in ginocchio dalla Grande Depressione, adottando le ricette di Keynes trasformò gli Stati Uniti nella prima superpotenza mondiale. E noi che facciamo, stiamo ancora a pietire le concessioni usuraie dei signori di Bruxelles, mentre milioni di italiani tra poco non sapranno come arrivare a fine mese? «Per inciso: Rosselli, Palme, Keynes e Roosevelt erano tutti massoni progressisti», precisa Magaldi, come per rimarcare che – se qualcuno oggi li evoca – intende avvertire il pubblico che s’è messo in moto qualcosa di importante, che affonda le sue radici in cent’anni di battaglie per i diritti sociali. «L’essenziale, in un momento come questo, è non cadere nella tentazione del complottismo stupido che demonizza qualsiasi potere, a prescindere: il cospirazionismo apocalittico è l’alleato perfetto della peggior oligarchia, quella che noi democratici vogliamo abbattere». Ecco perché non è il caso di sottilizzare, su Conte e soci: «Se saranno loro, ad accettare il nuovo corso, benissimo. Ridurre la politica a tifo da stadio è una pessima idea: serve solo ad allungare la vita al sistema che ci ha messo di fronte avversari solo apparenti, come Prodi e Berlusconi, di fatto esecutori dei medesimi diktat». Magaldi ne è certo: sarà la durezza della crisi a imporre le scelte giuste. E allora cadranno, di colpo, tutte le storielle che ci hanno finora propinato: dalla criminalizzazione del deficit all’odio tribale che spinge le tifoserie a dilaniarsi l’un l’altra, come i capponi di Renzo destinati a finire in padella.

    «Siamo piccoli, ma attentamente monitorati: ai piani alti, c’è chi si domanda in che modo contiamo di riuscire nell’impresa, e non manca chi vorrebbe attuare le nostre proposte. Che poi sono le uniche in grado di ribaltare la situazione: perché le nostre idee sono uno scandalo, un’eresia. Un virus benefico, destinato a contaminare finalmente il sistema». Gioele Magaldi sintetizza il concetto in due parole: socialismo liberale. Keynes e Roosevelt, Carlo Rosselli, Olof Palme. I semi migliori del Novecento: l’antidoto contro l’ingiustizia. Dove sono finiti? Dispersi: soffocati dalla sovragestione del neoliberismo globalizzato. Ma oggi, per un movimento d’opinione come quello fondato nel 2015 da Magaldi, rappresentano l’unico salvagente per evitare il naufragio della democrazia, schiacciata dalle possenti oligarchie planetarie che ora speculano anche sul disastro del coronavirus. Il loro piano: mantenere il potere a tutti i costi, anche instaurando una sorta di polizia sanitaria mondiale, pronta a usare il ricatto della paura e il fantasma della depressione economica. Risultato: l’Europa ridotta a nullità politica, capace però di tenere in ostaggio un paese come l’Italia, il cui governo – lasciato senza soldi – non ha la minima idea di come evitare il massacro sociale a orologeria che già si annuncia per l’autunno. «Famiglie e aziende avranno l’acqua alla gola, per effetto del terribile lockdown imposto senza nessun vero paracadute economico».

  • Sapelli: solo prestiti e tasse, così l’Ue farà a pezzi l’Italia

    Scritto il 01/6/20 • nella Categoria: idee • (Commenti disabilitati)

    Se non si comprende che la proposta di Recovery Fund proviene da un’Europa in cui il capitalismo è impegnato in una guerra affannosa per la sopravvivenza per la crisi pandemica, non si comprende il senso della tragedia che si avvicina. Pensate all’acciaio e al destino cui una classe tecnocratica e politica europea (così si autodefinisce) l’ha ridotto. Il caso Ilva ne è l’emblema, con la sua definitiva scomparsa dopo averla affidata all’unico gruppo mondiale che ricercava senza mascheramenti di ridurre la sovrapproduzione in cui era immerso, tanto che andrà chiusa… facendo sì che la siderurgia ad acciai speciali migliore del mondo non possa partecipare alla gara per la futura ricostruzione mesopotamica, grazie alla concorrenza sleale degli acciai cinesi e degli altri produttori turchi ed europei. Il solo Massimiliano Salini, non a caso cremonese e giustamente impegnato nella difesa del suo territorio, l’ha recentemente con coraggio ricordato, questo vero e proprio dramma che non interessa più nessuno e che cova una tragedia umana, sociale, ambientale, politica, terroristica. Ma veniamo al parto del bimbo deforme, poverino, battezzato Next Generation Eu. Frutto del travaglio della Commissione, potrà essere attivato – lo si legge solo sul “Wall Street Journal” – il primo di gennaio del 2021, quando la cenere si sarà posata. Vediamo di fare chiarezza nella tragedia.
    L’Ue ricercherà sui mercati mondiali circa 750 miliardi di euro. Li prenderà a prestito. Di questi, come si è detto, 500 saranno erogati come sussidi e garanzie. Altri 250 saranno prestati agli Stati dopo negoziazioni che dilanieranno l’Europa, piuttosto che unirla – purtroppo – come pensano, se pensano, le anime belle. Si dice che l’Italia otterrà, grazie agli accordi informali già stipulati, circa 80 miliardi di sussidi e 90 di prestiti. Quello che non dice nessuno (salvo l’attento e severo professor Perotti a cui vanno resi onore e gloria) è che anche i sussidi saranno raccolti dall’Ue a debito e non saranno regalati a nessuno perché andranno ripagati con finanziamenti degli Stati dell’Ue. Come? Si è ancora incerti, ma le nuove tasse non potranno mancare e saranno parametrate al Pil degli Stati medesimi con proporzionalità alle quote nazionali che concorrono a formare il bilancio dell’Ue. Si dovrebbero ottenere circa 17 miliardi di sussidi (non tantissimi!) nel corso dei quattro anni a partire dall’1 gennaio del 2021, con un esborso molto diluito nel tempo. Certo c’è grande differenza nei tassi: l’Ue emette debito a tassi inferiori a quello di ogni singolo Stato, ma la sostanza dell’indebitamento rimane, risparmiando circa, io credo (con il buon Perotti), un miliardo, un miliardo e mezzo l’anno.
    Il problema forse ancora più grande, vista l’incapacità assoluta delle attuali classi politiche di gestire la cosa pubblica, è il fatto che il governo, i governi presenti e futuri, dovranno amministrare una quota non indifferente del Pil in quattro anni con piani in parte indicati dalla Commissione, ma in parte affidati alle classi politiche attualmente incaricate di governarci. Se si pone mente a quale sia lo stato di frantumazione e divisione profonda in cui è caduto lo Stato italiano devertebrato e patrimonializzato sia da gruppi di interessi, sia dagli ordini dello Stato (in primis l’ordine giudiziario trasformatosi in potere che promana da ordinamenti di fatto in continuazione annichilendo la stessa Costituzione repubblicana nel sonno della Corte costituzionale, a differenza di ciò che accade in Germania e in Francia e in Spagna) si comprende quale rischio corra la cosa pubblica per effetto dell’aprirsi di una cornucopia che invece che darci, come si dice, la salvezza, mi pare che ci darà il colpo finale come Repubblica parlamentare, come Stato, come comunità.
    La crisi dell’ordoliberismo – del resto – non si ferma. l’Europa rischia scontri tra le nazioni potenti e pericolosissimi se non si ritroverà la saggia meditazione sulla necessità di lavorare per costruire uno stato di diritto in Europa sospendendo i Trattati e ripensando tutta l’architettura dell’Unione. Del resto l’articolo 112 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione del 2012 recita proprio in tal senso quando evoca eventi catastrofici in presenza di cui si possono sospendere tutti i Trattati tra gli Stati che reggono l’Europa funzionalista senza sovranità e senza leggi.
    (Giulio Sapelli, estratto dall’intervento “Col Recovery Fund ancora più tasse, così l’Italia va in pezzi”, pubblicato sul “Sussidiario” il 30 maggio 2020).

    Se non si comprende che la proposta di Recovery Fund proviene da un’Europa in cui il capitalismo è impegnato in una guerra affannosa per la sopravvivenza per la crisi pandemica, non si comprende il senso della tragedia che si avvicina. Pensate all’acciaio e al destino cui una classe tecnocratica e politica europea (così si autodefinisce) l’ha ridotto. Il caso Ilva ne è l’emblema, con la sua definitiva scomparsa dopo averla affidata all’unico gruppo mondiale che ricercava senza mascheramenti di ridurre la sovrapproduzione in cui era immerso, tanto che andrà chiusa… facendo sì che la siderurgia ad acciai speciali migliore del mondo non possa partecipare alla gara per la futura ricostruzione mesopotamica, grazie alla concorrenza sleale degli acciai cinesi e degli altri produttori turchi ed europei. Il solo Massimiliano Salini, non a caso cremonese e giustamente impegnato nella difesa del suo territorio, l’ha recentemente con coraggio ricordato, questo vero e proprio dramma che non interessa più nessuno e che cova una tragedia umana, sociale, ambientale, politica, terroristica. Ma veniamo al parto del bimbo deforme, poverino, battezzato Next Generation Eu. Frutto del travaglio della Commissione, potrà essere attivato – lo si legge solo sul “Wall Street Journal” – il primo di gennaio del 2021, quando la cenere si sarà posata. Vediamo di fare chiarezza nella tragedia.

  • Magaldi: psicologo gratis, per gli italiani rovinati da Conte

    Scritto il 26/5/20 • nella Categoria: segnalazioni • (Commenti disabilitati)

    E’ come se l’Italia avesse due problemi. Uno ce l’hanno in tanti: si chiama coronavirus. L’altro ce l’abbiamo solo noi, in esclusiva, e risponde al nome di Giuseppe Conte. L’ultima trovata, quella delle “ronde” anti-assembramenti, non si capisce se faccia più ridere o piangere. «Ha l’aria di qualcosa di fascistoide, questa ennesima vessazione nei confronti dei cittadini: prima non protetti adeguatamente dal contagio, poi costretti in casa per oltre due mesi, lasciati senza aiuti economici e ora anche colpevolizzati come untori, criminalizzati come responsabili di un disastro nazionale che invece è interamente imputabile all’incresciosa incapacità dell’esecutivo». Fa sul serio, Gioele Magaldi: «Se questa storia degli “assistenti civici” non è uno scherzo di pessimo gusto, alle ipotetiche “ronde” diamo appuntamento in tribunale, e prima ancora nelle strade: a contrastarle provvederà la Milizia Rooseveltiana, la formazione nonviolenta che stiamo approntando per vigilare su ogni violazione dei diritti democratici». Il Movimento Roosevelt ha già messo in campo il servizio di Sostegno Legale per i cittadini colpiti da sanzioni ingiuste durante il lockdown: vengono difesi, gratis, da avvocati volontari. «E adesso – avverte il presidente – attiveremo anche un servizio di Sostegno Psicologico, per supportare i troppi cittadini traumatizzati dalla scandalosa gestione italiana dell’emergenza».
    In effetti, sottolinea il leader “rooseveltiano”, non c’è solo la catastrofe economica innescata dal lockdown: accanto al disastro dell’economia serpeggia anche l’immenso disagio psicologico di milioni di italiani, rinchiusi per mesi tra le pareti domestiche e ormai preda di ansia, insicurezza e paura. Sono tante, le vittime dello sconcertante “coprifuoco” disposto (in ritardo) da Conte: «Si pensi all’angoscia di chi è costretto a chiudere la propria attività, licenziando i dipendenti», in settori come il turismo e la ristorazione, «letteralmente devastati dalle misure decise da un governo incapace di dare la necessaria assistenza economica ai cittadini». E a soffrire di malesseri psicologici sono anche quegli italiani non colpiti direttamente dalle restrizioni: «Molti sono profondamente scossi dall’accaduto e spaventati dalle conseguenze della crisi: alcuni manifestano anche tensioni e paure decisamente preoccupanti». Insiste Magaldi: «Questi concittadini hanno bisogno di supporto, perché anche in questo caso sono stati lasciati completamente soli: a loro sarà quindi assicurato un aiuto volontario e gratuito da parte degli psicologi mobilitati dal Movimento Roosevelt».
    Gioele Magaldi condanna senza riserve il governo Conte: «Non ha saputo contrastare il contagio in modo tempestivamente adeguato, né assistere i cittadini costretti a casa: un fallimento catastrofico, che ha innescato una crisi sociale ed economica di gravità inaudita, con inquietanti riflessi sulla vita democratica di un paese che ora si è visto sospendere le proprie libertà costituzionali». Siamo in piena emergenza democratica, sostiene Magaldi, grazie a un esecutivo incapace che non ha ancora trovato una via d’uscita: «Un balletto penoso, tra chiacchiere inconcludenti sul Mes e i coronabond, mentre i mesi passano e l’Italia muore, economicamente». Per Magaldi è indispensabile un cambio della guardia: «Se ne esce solo con un governo a termine, di unità nazionale, presieduto da Mario Draghi». Un governo di scopo, con il compito di reperire risorse finanziarie immediate. Come? «Azzerando l’austerity europea, che è un vicolo cieco: servono centinaia di miliardi, che non si trasformino in debito». In altre parole, «occorre cambiare il paradigma della governance: e solo un governo Draghi potrà capovolgere tutto, in Italia e in Europa, mettendo fine a questa crisi che sembra eterna, determinata da un’élite neoliberista che resta indifferente persino di fronte all’immane tragedia del coronavirus».
    Frontman italiano della massoneria sovranazionale progressista che si batte contro la “mala gestione” del Covid, usata come pretesto per confiscare diritti democratici, Magaldi espone una visione a tutto campo del problema: l’aspetto sanitario, sostiene, è solo un alibi per tentare di ridurre l’Occidente a qualcosa che assomigli al sistema-Cina, dove i cittadini sono sorvegliati h-24 in modo “orwelliano”. Da più parti, anche in Italia, c’è chi paventa il rischio che l’evidente enfatizzazione del coronavirus – ben oltre la reale pericolosità dell’epidemia – sia solo l’anticamera di un piano di dominio, orientato alla sottomissione delle popolazioni, attraverso i passaggi ulteriori, come il vaccino obbligatorio e il microchip sottopelle. Magaldi preferisce un approccio storicistico e politologico, come quello presentato nel saggio “Massoni”, edito nel 2014 da Chiarelettere. In sintesi: l’élite massonica reazionaria e post-democratica ha puntato sulla Cina come modello alternativo per un Occidente più controllabile. La premessa: permettere al gigante asiatico di sviluppare un boom economico planetario, ovviamente con regole truccate. A Pechino è stato infatti permesso di entrare nel grande gioco della globalizzazione senza prima democratizzarsi, senza introdurre diritti sindacali né norme a tutela dell’ambiente. Risultato: merci a bassissimo costo, che hanno conquistato i mercati, facendo della Cina il primo player commerciale del mondo.
    «Con Xi Jinping, Pechino ha allungato il passo, contendendo la leadership agli Usa anche attraverso un’espansione subdola, fondata su iniziative come la Nuova Via della Seta che spesso, per i partner, si trasforma in un pesante fardello debitorio». Attenzione, avverte Magaldi: tutto questo è avvenuto grazie a complicità strategiche, in Occidente, da parte dell’oligarchia “neoaristocratica” che ha scommesso sulla globalizzazione delle merci, ma non dei diritti. Una corsa che era sembrata inarrestabile, fino all’avvento della presidenza Trump, che ha imposto uno stop all’espansionismo cinese. A quel punto, con un tempismo più che sospetto (quasi fosse una contromossa geopolitica), è scattata l’emergenza Covid – che ha rivelato un intreccio opaco tra la Cina e le lobby Usa che fanno capo ad Anthony Fauci e Bill Gates. Collante internazionale, l’Oms (che in Italia ha praticamente “commissariato” il ministero della sanità). Di fatto, è il Belpaese – per intero – a esser stato messo al guinzaglio: parlano da sole le troppe “task force” messe in piedi dal governo Conte, in un paese il cui mainstream ha gonfiato in modo acritico i numeri del Covid, nell’attesa messianica di un ipotetico vaccino, ignorando dati essenziali come la bassissima letalità della patologia.
    Lo sottolinea l’Istituto Superiore di Sanità: meno del 4% le vittime senza altre malattie gravi. I media trascurano la presenza di risposte efficaci, dall’eparina al Plaquenil fino alla rivoluzionaria sieroterapia sperimentata a Mantova da Giuseppe De Donno. Ai medici, il Covid-19 non fa più così paura, ma guai a dirlo: verrebbe meno il “movente” per tenere sulla corda 60 milioni di italiani, nel frattempo scivolati sull’orlo di una catastrofe storica, grazie al tracollo dell’economia. «Se finora si è evitato il peggio – dice Magaldi – lo si deve alla Bce guidata dalla “sorella” Christine Lagarde, già esponente delle filiere oligarchiche della massoneria sovranazionale ma ora passata, come Draghi, al circuito progressista». Nessuna speranza che Conte e Gualtieri possano cavare un ragno dal buco: le loro richieste si infrangono a Bruxelles contro i “niet” opposti dalla governance neoliberista dell’Ue, che ha trasformato l’Europa – virtualmente, il continente più ricco del mondo – in una specie di malato cronico. Nella visione di Magaldi, proprio l’Italia è il terreno prescelto per uno scontro destinato a cambiare l’orizzonte. Ed è questo che spiega, anche, la “guerra” scatenata contro Salvini da magistrati che oggi – intercettati – rivelano la loro malafede. «Uno spettacolo in cui lo squallore prevale sull’indignazione».
    Ieri, il governo gialloverde si era limitato a indicare obiettivi, senza riuscire a raggiungerli. Devastante il dietrofront dei 5 Stelle, pronti a disattendere tutte le promesse elettorali, fino all’elezione di Ursula von der Leyen alla guida della Commissione Ue, nel segno dell’eterno ordoliberismo “teutonico”. «Quando si è accorto che lo stesso Conte faceva da tappo, rispetto a qualsiasi riforma (compreso lo sgravio fiscale invocato dalla Lega), Salvini ha staccato la spina, collocandosi giustamente in posizione di attesa». Sorretto dal Pd, Conte ha trascorso mesi vendendo promesse europee fondate solo sulle chiacchiere. E ora, fallimento dopo fallimento, lo stesso Conte s’è ridotto a sperare che l’emergenza Covid duri in eterno. «Gli stessi sondaggi, finalmente, documentano la verità: gli italiani esigono risposte, e capiscono che non è Conte a poterle dare». E’ tutta qui la contesa italiana dietro le quinte: i veri nemici della gestione “cinese” del Covid, fondata sulla paura di massa, puntano su Mario Draghi: intanto per salvare l’Italia dalla depressione, e poi per smontare l’ipocrisia Ue e dar vita a una stagione keynesiana basata sul massiccio intervento dello Stato nell’economia, pena la morte delle aziende. In questo senso, spiega Magaldi, il Movimento Roosevelt è pronto a fare la sua parte, in mille modi: anche con i flash-mob della Milizia Rooseveltiana e con il Sostegno Legale ai multati. Iniziative cui ora si aggiunge il Sostegno Psicologico agli italiani traumatizzati dalla “cura” Conte, il classico rimedio peggiore del male.

    E’ come se l’Italia avesse due problemi. Uno ce l’hanno in tanti: si chiama coronavirus. L’altro ce l’abbiamo solo noi, in esclusiva, e risponde al nome di Giuseppe Conte. L’ultima trovata, quella delle “ronde” anti-assembramenti, non si capisce se faccia più ridere o piangere. «Ha l’aria di qualcosa di fascistoide, questa ennesima vessazione nei confronti dei cittadini: prima non protetti adeguatamente dal contagio, poi costretti in casa per oltre due mesi, lasciati senza aiuti economici e ora anche colpevolizzati come untori, criminalizzati come responsabili di un disastro nazionale che invece è interamente imputabile all’incresciosa incapacità dell’esecutivo». Fa sul serio, Gioele Magaldi: «Se questa storia degli “assistenti civici” non è uno scherzo di pessimo gusto, alle ipotetiche “ronde” diamo appuntamento in tribunale, e prima ancora nelle strade: a contrastarle provvederà la Milizia Rooseveltiana, la formazione nonviolenta che stiamo approntando per vigilare su ogni violazione dei diritti democratici». Il Movimento Roosevelt ha già messo in campo il servizio di Sostegno Legale per i cittadini colpiti da sanzioni ingiuste durante il lockdown: vengono difesi, gratis, da avvocati volontari. «E adesso – avverte il presidente – attiveremo anche un servizio di Sostegno Psicologico, per supportare i troppi cittadini traumatizzati dalla scandalosa gestione italiana dell’emergenza».

  • Magaldi: Draghi dopo Conte, per salvare l’Italia dalla paura

    Scritto il 19/5/20 • nella Categoria: segnalazioni • (1)

    Conto alla rovescia, per sfrattare Giuseppe Conte a furor di popolo. Lo annuncia Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt, che preme per un governo di salvezza nazionale presieduto da Mario Draghi, con un unico obiettivo: mettere l’economia italiana in terapia intensiva, prima che sia troppo tardi. «I negozi erano vuoti già prima dell’emergenza: figurarsi adesso, che devono restare vuoti per legge. Le attività economiche salteranno: non se ne rende conto, questo governo?». A ricordarglielo provvedono iniziative “rooseveltiane” come il servizio di Sostegno Legale: avvocati gratis per i cittadini che si ritengono vittime di ingiuste sanzioni, subite durante il lockdown. Non solo: Magaldi non esclude azioni legali per chiedere risarcimenti: «Non si possono chiudere le attività economiche, lasciando i lavoratori senza veri aiuti finanziari: quelli di Conte, finora solo promessi, sono una miseria. Spiccioli fuori tempo massimo e soprattutto aria fritta, aiuti immaginari: credito oneroso, che le banche neppure concedono». A mettere sotto pressione la politica sarà anche la Milizia Rooseveltiana, formazione prossima al debutto, nelle piazze: «Sarà un “teatro” nonviolento ma determinato, per rispondere all’ignobile “teatro” che Conte ha imposto agli italiani, con misure restrittive che hanno devastato l’economia senza incidere sul contenimento del coronavirus».
    Lo confermerebbero i dati: secondo Magaldi, «la situazione italiana è paragonabile a quella di paesi come Svezia, Belgio e Svizzera, che si sono ben guardati dall’imporre un lockdown all’italiana». Per il presidente del Movimento Roosevelt, «è venuto il momento di pretendere che lo Stato di diritto funzioni, con le buone o con le cattive: e per “cattive” intendo una mobilitazione costante e nonviolenta di cittadini organizzati e disciplinati, che sanno quello che vogliono e che inizieranno a lanciare un ultimatum al governo Conte, perché cominciano ad averne abbastanza». Quella che Magaldi annuncia è una “lunga marcia”, a oltranza: «Ci attende una rivoluzione, è venuto il momento di agire: vogliamo presentare le nostre richieste al governo e lottare fino alla fine, fino all’ottenimento dei risultati necessari a cambiare le cose con lungimiranza». Come? Nel modo che Draghi ha spiegato a marzo, nella sua lettera al “Financial Times”: ingenti aiuti di Stato, a fondo perduto. Obiettivo: azzerare il paradigma dell’austerity finanziaria neoliberista. Per avere quei soldi serve un cambio di sistema, e Conte non ne è all’altezza. «L’alternativa, del resto, non esiste: continuare con l’attuale rigore vorrebbe dire condannare l’Italia all’agonia economica o cedere al sistema-Cina, da cui in questo frangente abbiamo pericolosamente mutuato l’autoritarismo assoluto».
    Attenzione: «Come previsto, la Cina è l’unica potenza a uscire indenne dalla tragedia Covid, “provvidenziale” per resuscitare la sua immagine dopo l’umiliazione inflittale da Trump per mettere un argine alla sua subdola espansione: la Belt and Road Initiative spesso diventa uno strangolamento debitorio, per i paesi coinvolti». Tutto questo, secondo Magaldi, «ci deve far riflettere sulla matrice, sui mandanti della vicenda: è stata dolosa? E in quali momenti? Certamente c’è qualcuno che ci ha guadagnato molto, e questo qualcuno è il sistema cinese, a cui è stato permesso di entrare nel grande gioco della globalizzazione ma senza democratizzarsi». E oggi, aggiunge Magaldi, in Cina la libertà è concessa “a punteggio”, in base al comportamento filogovernativo dei cittadini, strettamente monitorati: «Uno stile a cui tendono ad avvicinarsi le misure adottate in Italia». Democrazia azzerata, economia a pezzi: un disastro epocale. «Nel frattempo, le scimmiette al governo si azzuffano tra loro, non portano soluzioni, deludono le aspettative dei cittadini? Molto bene: aspettiamo che la delusione arrivi al giusto punto di cottura, e poi ci libereremo a calci nel culo di questi signori», avverte Magaldi, sicuro del fatto che a essere chiamato a Palazzo Chigi sarà proprio Draghi, «quando finalmente si capirà che a gestire una situazione come questa non possono essere i Conte, gli Speranza e i Di Maio, tutti figuranti mediocri e inetti».
    Il presidente del Movimento Roosevelt scommette su «un governissimo a tempo limitato, con alcune cose da fare». Dopodiché, «se Draghi avrà saputo dare concretezza alle cose che ha detto», lo stesso ex numero uno della Bce potrebbe diventare presidente della Repubblica, carica da cui «continuare un’opera di trasformazione radicale del paradigma economico vigente in Italia e in Europa». Secondo Magaldi, Draghi sarà richiamato in servizio «quando i governanti e i partiti avranno il coraggio di ammettere che sono incapaci di trovare un degno rappresentante anche nei consessi internazionali». Nel frattempo, «forse, il popolo italiano (anche radunato nella Milizia Rooseveltiana) potrebbe fare pressione, perché gli attuali governanti se ne vadano». Magaldi li definisce «mascalzoni o piacioni inconcludenti, o addirittura semi-delinquenti: perché poi diventa delinquenza, quella di chi sequestra un paese, senza avere titolo né capacità di governare». Avverte il presidente “rooseveltiano”: «Se poi non se ne vogliono andare, dobbiamo cacciarli a calci in culo, con democratiche manifestazioni di piazza, pacifiche e nonviolente».

    Conto alla rovescia, per sfrattare “Giuseppi” a furor di popolo: è lo stesso premier a mettersi nei guai, giorno per giorno, rivelando l’inconsistenza assoluta di un governo incapace di sostenere l’economia italiana, dopo averla paralizzata col pretesto del Covid. A grandi passi, di disastro in disastro, sembrano maturare le condizioni per l’avvento di Mario Draghi, ieri grande stratega dell’ordoliberismo eurocratico, ma ora riconvertitosi – clamorosamente – alla filosofia keynesiana. Obiettivo: mettere l’economia italiana in terapia intensiva, prima che sia troppo tardi, con robustissimi aiuti statali a fondo perduto. Servono tanti soldi, centinaia di miliardi: e non è certo il povero Conte a poterli trovare. Occorre qualcosa di rivoluzionario: una svolta che sbaracchi l’attuale sistema Ue, capace solo di produrre crisi. Lo si vede benissimo, oggi più che mai: nessun aiuto all’Italia, a parte il quantative easing della Bce, neppure di fronte alla pandemia. L’unica minestra dell’euro-menù sarebbe il cappio del Mes? Se poi ci si mette anche il Conte-bis, la catastrofe è dietro l’angolo: «I negozi erano vuoti già prima dell’emergenza: figurarsi adesso, che devono restare vuoti per legge. Moltissime attività economiche salteranno: se non se ne rende conto, questo governo, a ricordarglielo saranno gli italiani». E’ così, infatti, che Conte e colleghi si stanno scavando la fossa.

  • Magaldi: sarà il popolo a fermare i golpisti del coronavirus

    Scritto il 15/5/20 • nella Categoria: idee • (1)

    Siete pronti? Prima ancora della terrificante Seconda Ondata del SarsCov2, potrebbe essere in arrivo l’epatite E, in regalo – tramite zoonosi – direttamente dai topastri cinesi di Hong Kong. Un mondo distopico, d’ora in poi completamente in mano ai gestori tecno-politici e mediatici della paura, sotto forma di batteri, virus e diavolerie pestilenziali? Sarebbe il paradiso dei farabutti, e in parte lo è già. Questo, secondo Gioele Magaldi, è il vero pericolo che abbiamo di fronte: un’epidemia all’anno, quanto basta per spaventare e chiudere in casa miliardi di persone, consentendo ai nuovi golpisti bianchi di fare quello che vogliono, di noi, fino a calpestare la libertà di tutti (e nel caso dell’Italia, affondando l’economia in modo catastrofico). Vietato illudersi: «Nessuno si lasci incantare dalle indecorose pagliacciate di Conte, replicate anche con l’ultimo, strombazzatissimo decreto privo di investimenti e di visione: non risolverà nessuno dei drammatici problemi economici che stanno trasformando l’Italia in un cimitero economico». E la buona notizia, se così si può dire? Sarebbe questa: l’attacco mondiale partito da Wuhan non è l’inizio della fine, per il mondo libero. Al contrario: è l’ultima mossa, disperata, di un potere oscuro che ormai sente di avere le ore contate, anche se ci farà penare ancora, e non poco.
    «In fondo, un virus è perfetto, per i nemici del popolo: funziona ancora meglio del terrorismo e del rigore finanziario». Autore del bestseller “Massoni” uscito per Chiarelettere a fine 2014 con la mappa esclusiva delle superlogge del potere mondiale, Magaldi ha in cantiere il “sequel” del primo saggio, atteso per novembre e aggiornato tenendo conto dello tsunami-coronavirus. «Stanno emergendo circostanze esplosive», annuncia, in web-streaming su YouTube nella trasmissione “Massoneria On Air”, condotta da Fabio Frabetti di “Border Nights”, con la partecipazione di osservatori speciali come Gianfranco Carpeoro e Paolo Franceschetti, Marco Moiso, Roberto Hechich. In sostanza, secondo Magaldi – massone progressista, facente parte lui stesso del mondo delle superlogge – sono fonti ancora riservate, d’intelligence, a confermare i peggiori sospetti: il disastro che ci è rovinato addosso, paralizzando mezzo pianeta, è stato concepito dagli eredi dalle stesse “menti raffinatissime” che idearono il golpe in Cile nel 1973, per imporre il neoliberismo a mano armata. Meno diritti, per salvare l’economia? Era la super-bufala del manifesto “La crisi della democrazia”, in Italia propalato con la prefazione di sua maestà Gianni Agnelli. La tesi: troppa democrazia fa male. Poi vennero il boom neoliberista, l’11 Settembre e infine la crisi dei subprime, il collasso degli spread europei, il Rigor Montis. Ora siamo al rigore terminale, quello del virus.
    Perfetta, la pandemia, per indurre i cittadini a rassegnarsi al peggio. Turismo in coma, negozi sprangati, economia a rotoli. Bar e ristoranti che non riapriranno, cassa integrazione che ancora non si vede, e il “popolo delle partita Iva” che attende tuttora i mitici 600 euro dell’Inps. E il prode Conte? Su Facebook gira un’amara barzelletta: «Arriverà a giugno il decreto di maggio scritto in aprile ma pensato a marzo, per una crisi iniziata a febbraio e conosciuta da gennaio per un virus conosciuto già da dicembre». Un analista autorevole come Marcello Veneziani è spaventato: non s’era mai visto tanto odio, dice su “La Verità”, in un’Italia spaccata in due, divisa tra i supporter di Conte (sempre meno numerosi) e la maggioranza non più silenziosa, che il professor-avvocato venuto dal nulla lo vedrebbe bene addirittura in galera. «La situazione è seria», ammette Magaldi: «Si stanno intensificando i flash-mob improvvisati da cittadini sempre più esasperati». Quelli sanzionati ingiustamente durante il lockdown possono contare sul Sostegno Legale, servizio gratuito offerto dal Movimento Roosevelt, che mette a disposizione avvocati (volontari) per contestare le multe. Altra iniziativa, la Milizia Rooseveltiana: «Una formazione che scenderà presto in campo, anche per disciplinare le proteste e impedire infiltrazioni violente».
    La rabbia monta, e acceca il raziocinio: c’è persino chi plaude al grottesco paternalismo di Conte, che trova eroicamente il tempo di ascoltare il sindaco novarese giunto a Roma in bicicletta per rinfacciare al premier «la miseria» dei famosi 600 euro. Come un caudillo sudamericano del secolo scorso, Conte interrompe una riunione, dà udienza al primo cittadino ribelle, scomoda telefonicamente il presidente dell’Inps e infine concede pure un’elargizione di tasca sua al ciclista padano, a quel punto conquistato (almeno, a beneficio dei fotografi) dal gran cuore del primo ministro. Che smacco, commenta qualcuno sui social: che lezione, da quel gran signore che sta a Palazzo Chigi. I fan di Conte amano questo imbarazzante, incolore neo-democristiano di ascendenza grillina per il solo fatto di aver rotto con Salvini, fino a ieri dipinto come il demoniaco nemico pubblico dell’italianità “de sinistra”, quella che vent’anni fa avrebbe sbranato vivo Berlusconi se si fosse permesso di infliggere la metà della metà delle punizioni bibliche che “l’avvocato del popolo” ha rifilato agli italiani in soli tre mesi. Potenza del coronavirus: impaurendolo a dovere, puoi calpestare il cittadino riducendolo a suddito, facendogli dimenticare la nozione stessa di libertà.
    Nel festival dei nuovi mostri furoreggiano i grandi media, complici dei nuovi censori di regime: il padreterno televisivo Burioni chiede di spegnere “ByoBlu”, cioè il video-blog più seguito dagli italiani? Prontamente, YouTube cancella 4 video recentissimi prodotti dal team di Messora. Da Palazzo Chigi – nel silenzio tombale e orwelliano dell’Ordine dei Giornalisti – sulle notizie vigila il Ministero della Verità messo in piedi dal sottosegretario piddino Andrea Martella, con l’aiuto di giornalisti come Riccardo Luna (”Repubblica”) e “debunker” del calibro di David Puente, pupillo di Mentana e colonna portante del newsmagazine “Open”. Farebbe ridere, se non fosse una tragedia: la libertà di stampa fatta a pezzi, rottamata come rifiuto organico di tempi felici e ormai remotissimi. L’odio serpeggia pericolosamente in ogni rivolo: sulla pagina Twitter del Cicap, l’ambiguo comitato fondato da Piero Angela per promuovere le verità ufficiali (a scapito di tutte le altre), c’è persino chi brinda alla morte di Giulietto Chiesa, augurandosi pure quella di Massimo Mazzucco. Si vaneggia: dai derby sconfortanti di ieri (Capitana contro Capitano, Sardine contro Salvini) si è passati all’insulto feroce, e addirittura all’evocare lo scannamento del presunto avversario, senza che il nuovo culto di Giuseppe Conte lasci spazio al dubbio: non è che siamo tutti sulla stessa barca, che oltretutto sta per affondare?
    «Sarà un autentico disastro, epocale – dice Gianfranco Carpeoro – se i cittadini non apriranno gli occhi e non comprenderanno di poter contare su un’unica risorsa: se stessi». Aprire gli occhi? Tradotto: constatare che il penoso, modestissimo Conte non ha ancora fatto assolutamente niente per evitare il collasso economico del popolo che ha rinchiuso in casa. «Misure tragicomiche come quelle previste per la riapertura di spiagge e ristoranti – sostiene Paolo Franceschetti – lasciano supporre che non ci sia nessuna volontà di aiutare il paese: semmai l’intento sembra quello opposto, di affossarlo di proposito». Marco Moiso, vicepresidente del Movimento Roosevelt, residente a Londra, allarga l’orizzonte: «In Gran Bretagna, dove peraltro il lockdown non è stato così rigido come in Italia, la cassa integrazione è arrivata subito, e ora è stata prorogata fino a ottobre: nessuno sarà licenziato, e i lavoratori hanno ricevuto immediatamente l’80% dello stipendio, grazie al governo Johnson». Per capire il senso di quel che avviene sotto casa, aggiunge Moiso, conviene guardare più lontano: «Sappiamo che il dramma è partito da Wuhan, ma sbaglieremmo se puntassimo il dito solo contro la Cina, che certo ha sicuramente ritardato l’allarme iniziale».
    C’è molto altro, nelle retrovie di questa losca vicenda: lo fa capire Trump, che minaccia di trascinare i cinesi in tribunale anche per stanare i non-cinesi in cima a tutti i sospetti, dal dottor Anthony Fauci al suo amicone Bill Gates, il “filantropo” iper-vaccinista che controlla l’Oms, l’organizzazione che a Wuhan “se c’era, dormiva”, attorno a quel laboratorio finanziato anche attraverso Fauci, e con il contributo dei francesi. Dalla sua solitudine d’avorio, si fa vivo persino Bob Dylan (Premio Nobel 2016 per la Letteratura) nell’alludere alla peggiore delle ipotesi: una sinistra connessione tra i “signori del Covid” e gli assassini del Deep State che macellarono John Kennedy a Dallas. Sempre in casa Kennedy, è l’avvocato Robert Junior (figlio di Bob) a sparare sul patron della Microsoft: puzza d’imbroglio, la sua fretta di inondarci di vaccini obbligatori. E se le divinità mondiali tracciano ipotesi precise (e allucinanti) sul nostro futuro prossimo, non tarda a farsi sentire il coretto dei nani nazionali, made in Italy, pronto a ripetere che sì, probabilmente l’eventuale vaccinazione sarà obbligatoria, o comunque vincolante: off limits i luoghi pubblici, per chi oserà sottrarsi alla siringa. E tutto questo, senza uno straccio di dibattito parlamentare. Normale? Di questo passo, sì. Ma non succederà.
    Ne è convinto Magaldi, che ha fiducia nella riconquista della democrazia, oggi sospesa. «Ma occorre agire e mettere da parte la paura, volutamente alimentata dal governo, così come la sua “sorella” naturale, la speranza, che conia slogan come l’idiota “andrà tutto bene” da recitare affacciandosi al balcone». Sta andando tutto male, anzi malissimo. «E infatti l’Italia sta per esplodere. Ma la stessa società civile, anche attraverso autorevoli giuristi, non ha mancato di farsi sentire», dice il presidente del Movimento Roosevelt. «Quello che abbiamo di fronte è un modello distopico, che qualcuno vorrebbe trasformare nel nostro futuro: sta a noi respingerlo». Gli esempi non mancano: «Si guardi la Svezia: anziché chiudere il Parlamento e trattare i cittadini come bambini, ha rivolto loro raccomandazioni adulte e senza sprangare il paese, con ottimi risultati». Sintetizzando: «Se non vogliamo finire in un Occidente senza più libertà, trasformato in succursale cinese, dovremo stabilire che i diritti costituzionali non possono essere sospesi, mai, neppure di fronte a un’emergenza sanitaria. Troppo facile, altrimenti, imprigionare il mondo: basta mettere in circolazione un virus all’anno, terrorizzare la popolazione, e il gioco è fatto. Attenti: è esattamente il piano dei “gestori” del coronavirus».
    Chi sono? «Circuiti apolidi e supermassonici, sovranazionali e reazionari, che hanno puntato sulla Cina come modello autoritario per il futuro dell’Occidente». Il virus come arma? «Certo, ma si tratta di una mossa dettata dalla disperazione – aggiunge Magaldi – visto l’esito delle iniziative precedenti: volevano impadronirsi del mondo con l’austerity neoliberista e con il terrorismo “islamico”, ma non ci sono riusciti». La grande corsa della Cina, poi, è stata fermata dal campione “populista” Donald Trump: un altolà di portata storica, a cui si è risposto con l’infernale Covid. La “soluzione finale”, in un mondo che sta vedendo crollare i presupposti della globalizzazione neoliberale, e dove la stessa Unione Europea (capolavoro di post-democrazia ordoliberista) sembra sul punto di andare in pezzi. Magaldi riconduce la questione nei termini più semplici: «Vorrebbero che diventasse normale lo spettacolo dei cittadini che piegano la testa, in silenzio, vedendosi confiscare la libertà e assistendo impotenti alla distruzione della loro economia. Ma non accadrà: sarà proprio la durezza della crisi nella quale stiamo precipitando ad aprire finalmente gli occhi ai dormienti, spingendoli a combattere per riconquistare la democrazia perduta e il diritto a una vita dignitosa, non più vessata dalla barbarie artificiosa dell’austerity».

    Siete pronti? Prima ancora della terrificante Seconda Ondata del SarsCov2, potrebbe essere in arrivo l’epatite E, in regalo – tramite zoonosi – direttamente dai topastri cinesi di Hong Kong. Un mondo distopico, d’ora in poi completamente in mano ai gestori tecno-politici e mediatici della paura, sotto forma di batteri, virus e diavolerie pestilenziali? Sarebbe il paradiso dei farabutti, e in parte lo è già. Questo, secondo Gioele Magaldi, è il vero pericolo che abbiamo di fronte: un’epidemia all’anno, quanto basta per spaventare e chiudere in casa miliardi di persone, consentendo ai nuovi golpisti bianchi di fare quello che vogliono, di noi, fino a calpestare la libertà di tutti (e nel caso dell’Italia, affondando l’economia in modo catastrofico). Vietato illudersi: «Nessuno si lasci incantare dalle indecorose pagliacciate di Conte, replicate anche con l’ultimo, strombazzatissimo decreto privo di investimenti e di visione: non risolverà nessuno dei drammatici problemi economici che stanno trasformando l’Italia in un cimitero economico». E la buona notizia, se così si può dire? Sarebbe questa: l’attacco mondiale partito da Wuhan non è l’inizio della fine, per il mondo libero. Al contrario: è l’ultima mossa, disperata, di un potere oscuro che ormai sente di avere le ore contate, anche se ci farà penare ancora, e non poco.

  • Mafia, euro-rigore e Covid: tramonta il paradiso dei cretini

    Scritto il 11/4/20 • nella Categoria: idee • (7)

    Quattro mesi fa, a “Border Nights”, Gianfranco Carpeoro fece una dichiarazione clamorosa: Paolo Borsellino, assassinato a Palermo proprio mentre la Prima Repubblica stava crollando sotto i colpi di Mani Pulite, aveva fatto una scoperta sconcertante. E cioè: da anni, Cosa Nostra finanziava politici europei di prima grandezza, alcuni dei quali tuttora in auge in paesi come Francia, Germania e Olanda. Obiettivo: contribuire all’assetto oligarchico di un’Ue progettata per sottomettere le popolazioni, spingendo i governi (costretti all’austerity) a trasformarsi in arcigni esattori. Vittima predestinata, il Belpaese. Un grande disegno: indebolire le possibilità di tutti, tranne pochissimi. E se in tanti ormai hanno messo a fuoco la tragedia storica dell’ordoliberismo eurocratico che ha sventrato prima la Grecia e poi l’Italia, Borsellino – già all’inizio degli anni ‘90, in odore di Maastricht e tra il giubilo dei Romano Prodi di turno – ne aveva prima intuito e poi scoperto anche la componente mafiosa, cioè il ruolo finanziario (nella politica europea) di un player impresentabile come la criminalità organizzata. Un partner-ombra, oscuro e ambiguo quanto la catena di comando che il 19 luglio 1992 ordinò che venisse azionato il fatidico detonatore in via D’Amelio, facendo poi sparire subito la tristemente famosa “agenda rossa” da cui il magistrato non si separava mai.
    Un’esternazione, quella di Carpeoro, particolarmente attuale oggi, tra le miserevoli polemiche innescate a Merkelandia da “Die Welt”, che accusa la mafia di tifare per gli aiuti europei destinati a un’Italia che Conte ha sottoposto al coprifuoco, dopo aver lasciato “scappare” in tutta la penisola migliaia di potenziali “untori” provenienti dal focolaio iniziale, lombardo. Specularità inquietanti: alla “piccola” mafia italiana corrisponderebbe la grande cupola tecno-finanziaria della galassia neoliberale europea, il cui potenziale di fuoco fa impallidire quello dei colleghi nostrani, picciotti e boss. Che poi la tre due consorterie esistesse addirittura un legame diretto e operativo, a quanto pare – secondo Carpeoro – lo scoprì Borsellino, ereditando alcune intuizioni di Giovani Falcone sul ruolo delle “menti raffinatissime” (cioè non-corleonesi) dietro alla strategia della tensione inaugurata in Italia in modo sincronico, rispetto alla devastante stagione di Tangentopoli. L’argomento naturalmente resta controverso, arduo da dipanare e letteralmente proibitivo per moltissimi cervelli politici, come quelli che hanno monopolizzato il paese nel deprimente derby a puntate degli ultimi anni, prima i 5 Stelle contro il Pd, poi le Sardine contro Salvini. E ora a fischiare la fine del match è intervenuto l’arbitro più spietato, il coronavirus.
    La verminosa inflessibilità di Bruxelles – il Re Nudo che intende negare all’Italia qualsiasi vero sostegno finanziario, svincolato dal debito – oggi ammutolisce i tanti coristi del “ce lo chiede l’Europa”, che in questi decenni hanno sistematicamente applaudito lo smantellamento progressivo dell’ex quinta potenzia industriale del mondo. L’ipocrisia euro-cannibale si avvale della spettacolare perfidia dell’Olanda, utilizzata come Stato-canaglia in funzione anti-italiana. L’Olanda – accusa Carpeoro – si sta rivelando la fogna d’Europa: grazie al dumping fiscale che l’Ue le consente di attuare, drena risorse strategiche proprio a quell’Italia a cui si nega risolutamente ogni aiuto, persino in mezzo alla catastrofe del Covid-19. Domanda: se ne saranno accorti, gli italiani? Lo sanno che proprio l’Olanda è una delle sedi strategiche dell’ex Fiat, il colosso industriale lautamente foraggiato per decenni dallo Stato italiano e poi involatosi verso lidi fiscali più confortevoli, senza neppure garantire il futuro degli stabilimenti della Penisola? Si rendono conto, i connazionali, del fatto che le news a loro disposizione sono amministrate da network tra cui spiccano gli alfieri di “Repubblica”, pronti a demonizzare Salvini dopo aver perseguitato Berlusconi? E’ chiaro, ai lettori, che il titolare dell’intero Gruppo Espresso oggi si chiama John Elkann?
    Non fa prigionieri, la falce del coronavirus. Solo ieri, il paese era infestato da notizie funeree facenti capo a sigle come Ilva, Atlantia, Alitalia. Frantumi di un paese in via di dissoluzione, da trent’anni in avanzo primario: lo Stato costretto a incamerare, con le tasse, più soldi di quanti ne potesse fornire a famiglie e aziende, sotto forma di servizi. Uno squilibrio scandaloso, coperto dal coro del “ce lo chiede l’Europa”, con i suoi solisti – tanto simili ai simpatici tedeschi del “Welt” – sempre prontissimi a parlare solo di mafia, evasione fiscale e debito pubblico. Se quello era un tempio, un santuario di menzogne, adesso il tetto è crollato. Sessanta milioni di persone fremono, rinchiuse in casa dal protocollo “cinese” della quarantena infinita imposto dal nuovo padrone delle loro vite, l’Organizzazione Mondiale della Sanità. Milioni di connazionali sono ridotti alla disperazione: senza soldi, e con la quasi-certezza di non poter riaprire le loro attività. Lo spettacolo è inquietante: un intero paese nelle mani di un piccolo, oscuro premier venuto dal nulla, mai eletto da nessuno, ora costretto – almeno – a cercare di salvare la pelle, tenendo testa ai famelici squali europei. Decenni di finzioni si stanno sbriciolando, giorno per giorno, grazie alla drammatica severità del momento. Si scopre, di colpo, che è perfettamente possibile erogare centinaia di miliardi, creandoli dal nulla. Non lo si poteva fare, prima? Certo, ma non lo si voleva. Non ci saranno più poltrone comode, per i coristi: a quanto pare, questo non sarà più il paradiso dei cretini.
    (Giorgio Cattaneo, “Mafia, Ue, Covid: tramonta il paradiso dei cretini”, dal blog del Movimento Roosevelt del 10 aprile 2020).

    Quattro mesi fa, a “Border Nights”, Gianfranco Carpeoro fece una dichiarazione clamorosa: Paolo Borsellino, assassinato a Palermo proprio mentre la Prima Repubblica stava crollando sotto i colpi di Mani Pulite, aveva fatto una scoperta sconcertante. E cioè: da anni, Cosa Nostra finanziava politici europei di prima grandezza, alcuni dei quali tuttora in auge in paesi come Francia, Germania e Olanda. Obiettivo: contribuire all’assetto oligarchico di un’Ue progettata per sottomettere le popolazioni, spingendo i governi (costretti all’austerity) a trasformarsi in arcigni esattori. Vittima predestinata, il Belpaese. Un grande disegno: indebolire le possibilità di tutti, tranne pochissimi. E se in tanti ormai hanno messo a fuoco la tragedia storica dell’ordoliberismo eurocratico che ha sventrato prima la Grecia e poi l’Italia, Borsellino – già all’inizio degli anni ‘90, in odore di Maastricht e tra il giubilo dei Romano Prodi di turno – ne avrebbe prima intuito e poi scoperto anche la componente mafiosa, cioè il ruolo finanziario (nella politica europea) di un player impresentabile come la criminalità organizzata. Un partner-ombra, oscuro e ambiguo quanto la catena di comando che il 19 luglio 1992 ordinò che venisse azionato il fatidico detonatore in via D’Amelio, facendo poi sparire subito la tristemente famosa “agenda rossa” da cui il magistrato non si separava mai.

  • Draghi: rivoluzione in Europa. Soldi pubblici a tutti, e subito

    Scritto il 26/3/20 • nella Categoria: segnalazioni • (20)

    Stiamo combattendo una guerra. E durante le guerre «i debiti salgono». Dopo settimane di silenzio – annuncia Alessandro Barbera, sulla “Stampa” – Mario Draghi si riaffaccia in pubblico in uno dei momenti più delicati della storia europea, quando ormai la crisi del coronavirus ha messo in ginocchio il continente. Nove paesi dell’Eurozona – in primis l’Italia, insieme alla Spagna e, udite, udite, la Francia di Macron (e dei Gilet Gialli) – invocano l’introduzione di strumenti di debito comuni, ma si scontrano come sempre contro il muro di tedeschi e olandesi. «Il messaggio dell’ex numero uno della Banca Centrale Europea, apparso sul “Financial Times”, è di quelli fatti apposta per lasciare il segno nel dibattito», annota la “Stampa”. «C’è chi lo vede a Palazzo Chigi, chi già al Quirinale, chi come commissario europeo all’emergenza Covid». Draghi per il momento si limita a recapitare consigli. «La perdita di reddito del settore privato e ogni debito assunto per riempirla – dice – deve essere assorbita dai bilanci pubblici. Il ruolo dello Stato – aggiunge – è utilizzarli per proteggere cittadini ed economia contro gli shock di cui il settore privato non è responsabile».

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