Archivio del Tag ‘pandemia’
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E’ il virus dei cretini: decreta la rovina di chi cretino non è
Dilaga il virus dei cretini. Ha già vinto, nel senso che ha rincretinito vastissimi strati della popolazione, terrorizzati ininterrottamente per quasi un anno, ormai. Salta agli occhi la sproporzione mostruosa tra la pericolosità (reale, ma relativa) di un virus para-influenzale, che ha colpito soprattutto anziani, e le misure apocalittiche prese per contrastarlo, disastrando l’economia, la società, la psicologia, addirittura la salute (non si contano i casi di pazienti afflitti da altre patologie, trascurati da ospedali monopolizzati dall’emergenza virale). I cretini spopolano: riescono addirittura a incolpare i bar, i ristoranti, la movida dei giovanissimi. Il cretino medio non riesce a vedere quello che sta succedendo: le terapie (che esistono) sono state “oscurate” per creare l’attesa messianica del vaccino, unico possibile salvatore. E ora che il vaccino sta per arrivare, già si sente dire che – comunque – probabilmente non basterà: non potremo mai più tornare alla normalità di prima. Niente più amici, affetti, socialità. Una vita deturpata dal distanziamento: telelavoro, didattica a distanza. Ma il cretino non si sveglia: pensa ancora che sia giusto morire di paura, per sempre, mentre l’economia frana e la società si disintegra. Non vede, il cretino, che il virus è l’ultimo dei nostri problemi.Quella del coronavirus è una nuova religione, totalitaria: lo ribadisce efficacemente Alessandro Meluzzi (psichiatra e psicologo, oltre che criminologo e politologo). Lo psichiatra legge bene la follia collettiva indotta dalla paura, lo psicologo commisura il prezzo del terrore sparso a piene mani, e il criminologo prende il posto del politologo laddove la politica non esiste più, annichilita dalla nuova religione che bolla come eretico “negazionista” chiunque provi a ragionare, a non fidarsi della narrazione ufficiale, a dar retta ai tanti scienziati che denunciato l’immane raggiro planetario in corso. Il coronavirus è certamente un problema, ma di sicuro non grande quanto le misure (aberranti) adottate col pretesto di volerne limitare la diffusione. Purtroppo, il cretino non se ne accorge. Non vede che dal web spariscono post e video, informazioni preziose, denunce. Non vede, il cretino, l’opera del “ministero della verità” istituito per “depurare” Internet dalle notizie scomode. Forse neppure sa, il cretino, che l’Ordine dei Giornalisti – ente medievale, creato dal fascismo ed esistente solo in Italia – ha appena emanato un “protocollo” destinato ai giornalisti, espressamente invitati (sotto pena di sanzioni) a dar credito solo alle fonti ufficiali, cioè quelle controllate dalla nuova religione.Nei giorni scorsi è stato letteralmente massacrato uno scienziato “mainstream” come Andrea Crisanti, colpevole di lesa maestà di fronte al vaccino: ha detto che non accetterebbe di vaccinarsi, senza prima aver verificato la sicurezza di un farmaco preparato in così poco tempo. Avverte Massimo Mazzucco: c’è già chi festeggia l’avvento del nuovo vaccino “quantistico”, che sostituirebbe il microchip inoculando anche una molecola “interattiva”, arrivabile a distanza. Tra le tante stranezze, anche questa: il nuovo vaccino, per essere distribuito, avrebbe bisogno di essere conservato a una temperatura di 80 gradi sotto zero (per preservare quale componente?, si domanda Mazzucco). Tale Davide Faraone, parlamentare renziano, già scalpita: invoca un “passaporto sanitario integrato al vaccino anti-Covid”, senza il quale non sarebbe più consentito prendere il treno o l’aereo, entrare in un negozio, frequentare un bar, cenare al ristorante, visitare un museo, andare allo stadio. Siamo a questo: ci siamo arrivati. E non con la Mers, l’Ebola o la peste bubbonica. Macché, è bastato il coronavirus. Quello che si cura da casa con idrossiclorochina, o cortisone, con i farmaci a base di anticorpi. Alla peggio, con eparina o plasma. Ma non c’è speranza: il cretino non capisce. E trascinerà nel disastro anche chi cretino non è.Dilaga il virus dei cretini. Ha già vinto, nel senso che ha rincretinito vastissimi strati della popolazione, terrorizzati ininterrottamente per quasi un anno, ormai. Salta agli occhi la sproporzione mostruosa tra la pericolosità (reale, ma relativa) di un virus para-influenzale, che ha colpito soprattutto anziani, e le misure apocalittiche prese per contrastarlo, disastrando l’economia, la società, la psicologia, addirittura la salute (non si contano i casi di pazienti afflitti da altre patologie, trascurati da ospedali monopolizzati dall’emergenza virale). I cretini spopolano: riescono addirittura a incolpare i bar, i ristoranti, la movida dei giovanissimi. Il cretino medio non riesce a vedere quello che sta succedendo: le terapie (che esistono) sono state “oscurate” per creare l’attesa messianica del vaccino, unico possibile salvatore. E ora che il vaccino sta per arrivare, già si sente dire che – comunque – probabilmente non basterà: non potremo mai più tornare alla normalità di prima. Niente più amici, affetti, socialità. Una vita deturpata dal distanziamento: telelavoro, didattica a distanza. Ma il cretino non si sveglia: pensa ancora che sia giusto morire di paura, per sempre, mentre l’economia frana e la società si disintegra. Non vede, il cretino, che il virus è l’ultimo dei nostri problemi.
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Totalitarismo: il pensiero conforme dell’Imbecille Globale
A parte il corso permanente e intensivo di angoscia e terrore causa pandemia, ogni mattina, pomeriggio e sera, ovunque tu sei e a qualunque fonte d’informazione ti colleghi – video, radio, giornali, web ma anche film, concerti, omelie, lezioni a scuola o all’università, discorsi istituzionali – c’è un Imbecille Globale che ripete sempre lo stesso discorso: «Abbattiamo i muri, niente più frontiere tra popoli, fedi, razze, sessi e omosessi, non più chiusure in nazioni, generi, famiglie, tradizioni ma aperti al mondo». Te lo dice come se stesse esprimendo un’acuta e insolita opinione personale, originale; finge di ribellarsi al conformismo della chiusura e al potere del fascismo (morto da 75 anni) mentre lui, che coraggioso, che spregiudicato, è aperto, non si conforma, ha la mente aperta, il cuore aperto, le braccia aperte, è cittadino del mondo. Sfida i potenti, lui, che forte. Sta ripetendo all’infinito, da imbecille prestampato qual è, il Catechismo Precompilato dei Cretini Allineati al Canone del Tempo. Tutti per uno, uno per tutti. L’Imbecille è globale perché lui sa dove va il mondo e si sente cittadino del mondo. L’idiota planetario si moltiplica in mille versioni.C’è l’Imbecille Cantante che dal palco, ispirato direttamente dal dio degli artisti, dichiara che lui canta contro tutti i muri e tutti i razzismi. Che eroe, sei tutti noi. Poi vedi l’Imbecille Attore o Regista che dal podio lancia il suo messaggio originale e assai accorato, perfettamente uguale a quello del precedente cantautore, ma lui lo recita come se l’umanità l’ascoltasse per la prima volta dalla sua viva voce. «Io non amo i muri, non mi piace chi vuole alzare muri». Che bravo, che anticonformista. Segue a ruota l’Imbecille Intellettuale, profeta e opinionista che per distinguersi dal volgo rozzo e ignorante, dichiara anche lui la Medesima Cosa, sui muri ci piscio, morte al razzismo, morte a Hitler (defunto sempre da 72 anni), viva l’accoglienza, i neri, i gay e i trans. L’Idiota Collettivo, versione ebete dell’Intellettuale Collettivo post-gramsciano, non pensa in proprio ma scarica l’app ideologica che genera risposte in automatico. Poi c’è l’Imbecille a mezzo stampa o a mezzobusto che riscrive o recita ispirato l’identica pisciatina contro i Muri. E poi c’è il Presidente o la Presidente, che in veste d’Imbecille Istituzionale, esprime lo stesso, identico Concetto, col piglio intrepido di chi sfida i Poteri Forti (ai cui piedi è accucciato o funge da zerbino).Non c’è film, telefilm, concerto, spettacolo teatrale o sportivo, gag e omelia tv in cui non si ribadisca la lotta tra il Bene e il Male: Aperti e Filantropi contro Chiusi & Ottusi, Accoglienti contro Razzisti, Omofili contro Omofobi, Xenofili contro Xenofobi e Negrofobi. Voi quelli del Muro, noi quelli del Telepass. Le bestie da scacciare sono quasi sempre vaghe, anonime, mitologiche; e già, il male è sempre oscuro, cospira nel buio, non ha volto, solo maschere storiche o ridicole. Ma il repertorio è ricco di bersagli, quasi tutti definiti sovranisti. Tu senti uno, cambi canale e ne senti un altro idem, spegni la tv e senti alla radio un altro ma il Discorso è sempre quello, apri il giornale e leggi ancora l’Identica Opinione; a scuola idem con patate, all’Università peggio-mi-sento, i Palloni Gonfiati dai media compilano lo stesso Modello Unico. Nessuno di loro è sfiorato da dubbi, invece a te sorge un primo dubbio: è un’allucinazione o è sempre la stessa persona, l’Imbecille Globale, che cambia veste, fattezze e mansioni e ripete all’infinito l’Identico Discorso?Segue un secondo dubbio: ricordo male o eravamo in democrazia, che vuol dire libertà e pluralismo, cioè opinioni libere e divergenti a confronto? Loro non credono alla Verità, sono relativisti, però guai a dissentire dal Discorso Obbligato con fervorino finale anti-Muro. Ma possibile che tutti la pensino allo stesso modo, conformi, allineati e omologati, e ritengano che la cosa più urgente e più importante del momento, il Messaggio Unisono da dare all’Umanità sia sempre quello? Allora ti sorge un terzo dubbio. E se l’Imbecille Globale a reti unificate fosse il Grande Fratello del nostro tempo? Se fosse lui il Portavoce multiplo del Non-Pensiero Unico, cioè del nuovo regime totalitario-globalitario? E se fosse proprio quell’Uniformità Totale e quel corale accodarsi la miseria prioritaria del nostro tempo? Non so voi, ma io di quell’Imbecille Planetario che ripete il Discorso Unico e Identico all’Infinito, non ne posso più.(Marcello Veneziani, “Il pensiero conforme dell’Imbecille globale”, dal blog di Veneziani del18 novembre 2020).A parte il corso permanente e intensivo di angoscia e terrore causa pandemia, ogni mattina, pomeriggio e sera, ovunque tu sei e a qualunque fonte d’informazione ti colleghi – video, radio, giornali, web ma anche film, concerti, omelie, lezioni a scuola o all’università, discorsi istituzionali – c’è un Imbecille Globale che ripete sempre lo stesso discorso: «Abbattiamo i muri, niente più frontiere tra popoli, fedi, razze, sessi e omosessi, non più chiusure in nazioni, generi, famiglie, tradizioni ma aperti al mondo». Te lo dice come se stesse esprimendo un’acuta e insolita opinione personale, originale; finge di ribellarsi al conformismo della chiusura e al potere del fascismo (morto da 75 anni) mentre lui, che coraggioso, che spregiudicato, è aperto, non si conforma, ha la mente aperta, il cuore aperto, le braccia aperte, è cittadino del mondo. Sfida i potenti, lui, che forte. Sta ripetendo all’infinito, da imbecille prestampato qual è, il Catechismo Precompilato dei Cretini Allineati al Canone del Tempo. Tutti per uno, uno per tutti. L’Imbecille è globale perché lui sa dove va il mondo e si sente cittadino del mondo. L’idiota planetario si moltiplica in mille versioni.
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Il virus massacra solo l’Occidente, e regala l’Italia alla Cina
«Con 45mila morti, più di un milione di contagiati e medici che dicono che gli ospedali sono al collasso, non crediamo che esista davvero un “modello Italia”. Dal quadro internazionale emerge però che la pandemia ha colpito in modo molto più forte l’Occidente nel suo complesso, mentre c’è stato il rafforzamento proprio di chi l’ha provocata, cioè della Cina» Ma non solo: al di là della realtà cinese, c’è un andamento molto diverso per quello che riguarda l’Asia e i paesi dell’Occidente: il virus, in pratica, sta “massacrando” solo noi. Lo afferma Fabrizio Cicchitto su “Libero”, mettendo mano alle cifre. Quelle cinesi, che vanno prese con beneficio d’inventario, parlano di appena 86.346 contagiati e solo 4.634 morti. Anche il Vietnam è un’incognita: vengono denunciati solo 35 morti. Più attendibili (ma molto simili) i dati riguardanti le altre nazioni, «che sono Stati democratici o comunque, come Singapore, sottoposti a un controllo internazionale». Esempio: il Giappone ha avuto solo 19.000 contagiati e 1.874 morti, la Corea del Sud 28.000 contagiati e appena 494 vittime. Dati ancora più confortanti quelli di Taiwan (603 contagiati e 7 morti) e quelli di Singapore (58.124 contagiati e 28 deceduti). Attenzione: «Nessuna di queste nazioni ha effettuato il lockdown».Al tempo stesso, «conoscendo la Cina e non fidandosi dell’Oms», i paesi asiatici hanno comunque adottato misure rigorose di contenimento del coronavirus. «Il confronto con le nazioni dell’Occidente – scrive Cicchitto – dà il senso del disastro che sta avvenendo in quest’area del mondo, che pure è decisiva ai fini delle sorti della libertà e della democrazia». Snocciolare le cifre propone un confronto imbarazzante. Usa: 11 milioni e 300.000 contagiati e 247.000 deceduti. Italia: 1 milione e 180.000 contagiati, con 45.000 vittime. Germania: 803.000 contagi e 12.000 deceduti. Spagna: un milione e 460.000 contagiati, di cui 40.769 morti. Austria: 204.000 contagiati e 1.829 morti. Gran Bretagna: un milione e 370.000 contagiati, di cui 51.000 morti. In Svezia, paese che ha rifiutato di effettuare il lockdown, i contagi sono 177.000 e i decessi 6.164 decessi. La questione di fondo, secondo Cicchitto, è stata posta da uno studioso dei rapporti fra l’Occidente e l’Asia, Parag Khanna: a suo parere, i governi e i popoli dell’Asia si sono dimostrati molto più capaci di affrontare la pandemia, rispetto a quelli dell’Occidente. La prima ragione? «Sta nel fatto che hanno avuto l’esperienza Sars: da allora hanno imparato quanto sia importante avere sistemi sanitari solidi e rispondere con rapidità a questi focolai».In quei paesi, aggiunge Khanna, il livello di preparazione sociale e politica è più alto: intanto «mai dibattuto sull’utilità delle mascherine: tutti le portavano fin dall’inizio». Ma a pesare, in realtà, è «la fiducia dei cittadini nei governi: credono nella loro competenza e nel fatto che vogliono proteggere la vita e il benessere». Al di là delle nostre beghe, scrive Cicchitto, esistono questioni di fondo che – partendo dalla pandemia – possono mutare gli equilibri mondiali. La crisi politica tuttora aperta negli Stati Uniti e lo scontro al Parlamento Europeo con il voto di Polonia e Ungheria, paesi contrari all’allentamento del rigore finanziairo, «aprono interrogativi sul fatto che la pandemia può mettere alle corde l’Occidente sul piano politico, economico e culturale». Per quello che ci riguarda, «il problema lo abbiamo in casa: perché fino a qualche tempo fa il M5S è stato molto legato alla Cina». Per questo, il precedente governo «ha fatto aderire l’Italia, unico paese del G7, alla Nuova Via della Seta, operazione a suo tempo celebrata dal leader Xi Jinping venuto in Italia». Tutto ciò «si è verificato nella disattenzione generale», senza che Pd, Forza Italia e Lega si opponessero. «Nel frattempo, dobbiamo anche pensare a che fine stanno facendo i porti di Trieste e di Taranto, mentre il Copasir si sta occupando delle implicazioni riguardanti Huawei», sulle quali il governo «deve fare realmente i conti».«Con 45mila morti, più di un milione di contagiati e medici che dicono che gli ospedali sono al collasso, non crediamo che esista davvero un “modello Italia”. Dal quadro internazionale emerge però che la pandemia ha colpito in modo molto più forte l’Occidente nel suo complesso, mentre c’è stato il rafforzamento proprio di chi l’ha provocata, cioè della Cina» Ma non solo: al di là della realtà cinese, c’è un andamento molto diverso per quello che riguarda l’Asia e i paesi dell’Occidente: il virus, in pratica, sta “massacrando” solo noi. Lo afferma Fabrizio Cicchitto su “Libero“, mettendo mano alle cifre. Quelle cinesi, che vanno prese con beneficio d’inventario, parlano di appena 86.346 contagiati e solo 4.634 morti. Anche il Vietnam è un’incognita: vengono denunciati solo 35 morti. Più attendibili (ma molto simili) i dati riguardanti le altre nazioni, «che sono Stati democratici o comunque, come Singapore, sottoposti a un controllo internazionale». Esempio: il Giappone ha avuto solo 19.000 contagiati e 1.874 morti, la Corea del Sud 28.000 contagiati e appena 494 vittime. Dati ancora più confortanti quelli di Taiwan (603 contagiati e 7 morti) e quelli di Singapore (58.124 contagiati e 28 deceduti). Attenzione: «Nessuna di queste nazioni ha effettuato il lockdown».
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Craig Roberts: Covid, una guerra per ridurci a bestiame
«Negli Stati Uniti il Grande Inganno del Covid-19 è stato utilizzato per giustificare un fraudolento voto postale volto ad impedire la rielezione del presidente Trump. Il prossimo utilizzo del Covid-19 sarà quello di attaccare le libertà civili. Se lo scippo elettorale dei democratici sarà coronato da successo, avremo probabilmente quel lockdown nazionale che tanto piace ai consulenti di Biden sul coronavirus. Ci sono pochi dubbi sul fatto che la vaccinazione obbligatoria sarà presentata come l’unico mezzo per uscire dal lockdown». Così si esprime Paul Craig Roberts, autorevole analista statunitense, già viceministro dell’economia con Reagan. «Il film “V per Vendetta” si era rivelato predittivo. Nel film, che era stato l’ispiratore delle famose maschere di Guy Fawkes, viene progettata una pandemia per facilitare l’instaurazione di una dittatura. Sembra che un maggiore controllo sulle persone, sulle loro possibilità lavorative e sui loro movimenti sia il futuro verso cui ci stiamo indirizzando». Ancora: «Con il pretesto del coronavirus e tramite un’operazione terroristica e propagandistica senza precedenti, i governi stanno conducendo con successo il più grande esperimento umano della storia».Le conseguenze, spaventose, diventeranno ancora più tangibili nel corso dei prossimi mesi e anni. «Finora, con un tratto di penna, i governi (non il virus) hanno ridotto gli esseri umani al rango di ovini e bovini: miliardi di persone sono state costrette agli arresti domiciliari o al confino, le attività non essenziali sono state chiuse e milioni di individui hanno perso di colpo le loro possibilità di sostentamento. La capacità di muoversi e di viaggiare liberamente è stata eliminata e l’economia globale è andata in picchiata, provocando indicibili sofferenze nei paesi del primo e, soprattutto, del terzo mondo». Come se non bastasse, sono stati lanciati spyware distopici ed estremamente intrusivi per tracciare e monitorare la popolazione (ma non i funzionari governativi)». Lo stress derivante dal blocco globale, dalla disoccupazione e dalla propaganda ha scatenato una vera e propria pandemia di suicidi e di overdose. In Inghilterra e nel Galles, il tasso dei suicidi ha toccato il massimo degli ultimi vent’anni. Nel frattempo si stima che oltre 75.000 americani potrebbero morire per suicidio e overdose a causa del peggioramento delle loro condizioni di vita. Le leggi speciali ora in vigore «fanno impallidire quelle, liberticide, adottate dopo l’11 Settembre».Un esempio? L’Australia: i cittadini «sono stati completamente privati dei loro diritti civili». Nello stato di Victoria è stato imposto uno lockdown di tipo 4: all’aperto si deve sempre indossare la mascherina (e in caso di inadempienza è prevista una multa di circa 1.000 dollari). «I cittadini possono fare attività fisica all’esterno solo per un’ora al giorno, non possono allontanarsi da casa per più di 5 chilometri, devono uscire da soli per fare la spesa o per motivi medici ed è previsto il coprifuoco dalle 8 di sera alle 5 del mattino. Chi lo infrange è sanzionato con 5.000 dollari. Se questa non è una prigione, allora vuol dire che non ne è mai esistita una». In Danimarca è pronto per essere approvato un disegno di legge di 227 pagine molto dettagliato e complesso. Obiettivo dichiarato: proteggere la popolazione da “malattie infettive, malattie generalmente pericolose e malattie socialmente critiche”. Per “malattia socialmente critica” si intende una malattia generalmente pericolosa, la cui diffusione rischia di causare gravi disturbi a importanti funzioni della società. «Traduzione: tutti quelli che contesteranno le spiegazioni ufficiali o andranno contro la versione degli eventi dell’establishment saranno considerati malati e ridotti al silenzio».La definizione estremamente ampia di “malattia socialmente critica”, si legge sempre sul blog di Craig Roberts, significa che l’élite può definire qualsiasi comportamento problematico come “una malattia”, di cui occorre immediatamente arrestare la diffusione. «Per anni, una delle massime priorità dell’élite è stata quella di vietare le versioni dei fatti contrarie alla narrativa ufficiale, etichettandole come ‘fake news’ e ‘teorie del complotto.’ Il concetto orwelliano di fake news comprende tutto ciò che minaccia gli interessi del potere centrale, ma non, ad esempio, le bugie sulle guerre di Washington, come le ‘armi di distruzione di massa di Saddam’, la ‘bomba atomica iraniana, ‘l’utilizzo delle armi chimiche da parte di Assad’, eccetera». Di fatto, sfruttando la crisi del coronavirus, in tutto il mondo «sono state rapidamente proposte e promulgate leggi totalitarie con un alto grado di coordinamento e con pochissime varianti».In diversi paesi, ora è un crimine diffondere informazioni contrarie alle torie ufficiali: nello Zimbabwe, chi diffonde informazioni scomode rischia fino a 20 anni di carcere. In Thailandia, il governo ha avvertito che «chiunque farà battute sul virus potrebbe rischiare fino a cinque anni di prigione». Negli Stati Uniti, i social media e gli organi di informazione censurano le notizie che mettono in dubbio l’utilità delle mascherine e i dati secondo cui il test per il Covid-19 produrrebbe un alto tasso di falsi positivi. Attraverso i media, «abbiano condizionato le masse ad accettare il totalitarismo come unica soluzione al problema». Le persone «sono sono state terrorizzate, represse, isolate, sottomesse, impoverite e demoralizzate». Il Covid-19 viene utilizzato «per rimodellare e risocializzare le masse, allo scopo di prepararle a cambiamenti massicci, come una dittatura digitale transnazionale». I media occidentali non ammettono discussioni, su questi argomenti.La presunta pandemia viene utilizzata anche dal World Economic Forum, per assumere il controllo dell’agricoltura e della produzione alimentare globale. Obiettivo: promuovere gli Ogm e gli alimenti prodotti in laboratorio, e trasfomare le agricolture diversificate in monocolture da esportazione. «Le nazioni ora autosufficienti dal punto di vista alimentare dovranno dipendere dalle importazioni. Il controllo dei generi alementari da parte delle multinazionali aumenterà il potere centrale sulle persone ed eliminerà la biodiversità geografica». Conclude Craig Roberts: «La paura è un mezzo efficace per distruggere la libertà e trasformare la società. L’11 Settembre e il Covid-19 sono entrambi serviti a ridurre la libertà, comprometterne la difesa e ampliare i poteri del governo e delle multinazionali sulle popolazioni. Di conseguenza, sta scomparendo la possibilità di obbligare i governi a rispondere del loro operato e, con essa, la democrazia».«Negli Stati Uniti il Grande Inganno del Covid-19 è stato utilizzato per giustificare un fraudolento voto postale volto ad impedire la rielezione del presidente Trump. Il prossimo utilizzo del Covid-19 sarà quello di attaccare le libertà civili. Se lo scippo elettorale dei democratici sarà coronato da successo, avremo probabilmente quel lockdown nazionale che tanto piace ai consulenti di Biden sul coronavirus. Ci sono pochi dubbi sul fatto che la vaccinazione obbligatoria sarà presentata come l’unico mezzo per uscire dal lockdown». Così si esprime Paul Craig Roberts, autorevole analista statunitense, già viceministro dell’economia con Reagan. «Il film “V per Vendetta” si era rivelato predittivo. Nel film, che era stato l’ispiratore delle famose maschere di Guy Fawkes, viene progettata una pandemia per facilitare l’instaurazione di una dittatura. Sembra che un maggiore controllo sulle persone, sulle loro possibilità lavorative e sui loro movimenti sia il futuro verso cui ci stiamo indirizzando». Ancora: «Con il pretesto del coronavirus e tramite un’operazione terroristica e propagandistica senza precedenti, i governi stanno conducendo con successo il più grande esperimento umano della storia».
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Brogli, l’élite trema: crolla il sistema, se la spunta Trump
Il canale YouTube “Investire da zero” ipotizza sviluppi potenzialmente sconvolgenti, per le presidenziali americane del 3 novembre. Al termine della notte elettorale, Trump era in vantaggio in tutti gli Stati-chiave, e quindi poteva contare su un numero sufficiente di grandi elettori per essere riconfermato alla Casa Bianca. Poi, il voto per posta e il prosieguo dei conteggi (che si erano interrotti) ha invece capovolto la situazione, a favore di Biden, proprio in quegli Stati. Tra il 5 e il 6 novembre, Trump ha presentato ricorso in 6 Stati (Pennsylvania, Nevada, Georgia, Michigan, Wisconsin e Arizona) denunciando brogli e irregolarità tali da invalidare i risultati. In realtà, secondo Trump, si sarebbe alterato il voto anche in diversi altri Stati, anche se in modo non determinante. Gli Stati-chiave hanno rigettato la revisione richiesta di Trump, con la sola eccezione della Georgia (dove il distacco tra i due candidati era risultato millimetrico). Sembrava quindi una pessima notizia, per Trump: come se si dovesse rassegnare a vedere Biden alla Casa Bianca. Invece, le cose potrebbero stare in maniera diametralmente opposta. E cioè: è possibile che Trump avesse tutto l’interesse a veder rifiutate le sue richieste di riconteggio nei singoli Stati, perché solo così è possibile accedere alla Corte Suprema.
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La verità su virus e Cina in Italia: ora si indaga alla Camera
È possibile che dopo 11 mesi di pandemia non si conosca ancora la verità su quanto accaduto a Wuhan? «Il Covid viene dalla Cina, ma ciò che si sa del Covid è solo quello che la Cina ha deciso di farci sapere. E quel che è peggio, l’Oms, fortemente influenzata dal regime di Pechino, si è dimostrata compiacente». Non è soltanto un disastro epidemiologico, scrive Federico Ferraù sul “Sussuidiario”: è anche un caso politico di proporzioni planetarie. È per questo che la Lega ha chiesto l’istituzione di una commissione d’inchiesta “sulle cause dello scoppio della pandemia di Sars-Cov-2 e sulla congruità delle misure adottate dagli Stati e dall’Oms per evitarne la propagazione nel mondo”. Nella commissione esteri della Camera è stata eppena incardinata la proposta di legge che istituisce la commissione. Primo firmatario il deputato leghista Paolo Formentini, intervistato dallo stesso Ferraù. Prima domanda: perché una commissione d’inchiesta? «Tanti virologi in tutto il mondo hanno denunciato l’inefficienza dell’Organizzazione mondiale della sanità, e questo punto pare acclarato», dice Formentini. «Non intendo trarre conclusioni affrettate, ma le voci che si levano in questa direzione sono tante, e per questo vanno valutate con estrema attenzione».Quali sono gli elementi che non tornano? «Il grande ritardo nella comunicazione della pandemia all’Oms da parte della Cina, e poi dell’Oms al mondo. Come è stato ampiamente osservato, l’Oms si è dimostrata indulgente nei confronti della Cina. Fattori geopolitici inducono a mettere in relazione questo elemento con la penetrazione della Cina in Africa, compreso il paese – l’Etiopia – di provenienza del direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus». Sulla pandemia, sottolinea Formentini, non esiste ancora un’indagine dipendente. Era stata «richiesta a gran voce da più di un centinaio di paesi», ma ancora oggi «tutto procede a rilento». Motivo? «Per coordinarla sono state scelte figure pregiudizialmente favorevoli alla Cina, come l’ex presidente della Liberia, Ellen Johnson Sirleaf. E i panel di lavoro risultano composti da scienziati graditi alla Cina o scelti direttamente da Pechino. Passano i mesi – aggiunge Formentini – e su ciò che è accaduto a Wuhan si continua a non sapere niente di più di quanto Pechino ha concesso di sapere».Formentini ricorda che la Lega ha chiesto inutilmente al governo Conte se l’Italia volesse imitare gli Usa, che dall’Oms si sono ritirati. Durante un’audizione alla Camera, lo stesso Formentini ha chiesto a Ranieri Guerra (Oms) se potesse escludere al 100% che il virus possa avere una origine artificiale. «Guerra, dopo mille premesse e cautele, mi ha detto che no, in modo assoluto non poteva escluderlo». La situazione è confusa: la virologa cinese Li-Meng Yan ha parlato di produzione del virus in laboratorio, mentre altri autorevoli virologi come Giorgio Palù non lo escludono, ma sospendono il giudizio in attesa di verifiche. Formentini insiste sull’aspetto geopolitico del problema: «È solo dopo ripetuti richiami, da ultimo quello di Mike Pompeo, che il nostro governo sembra essersi ricollocato in un’ottica filo-atlantica, malgrado la presenza del M5S». Un nodo spinoso, a quanto pare: «Il rapporto dei 5 Stelle con la Cina è sicuramente un elemento da mettere sul tavolo. In ogni ufficio di presidenza della commissione esteri chiedo ormai da mesi che il ministro Di Maio venga in audizione e illustri lo stato attuale delle relazioni bilaterali Italia-Cina». Con quali risultati? «Zero. Non è mai venuto, e questo sta creando imbarazzo».Paolo Formentini sostiene che la Lega abbia accolto con scetticismo, nel marzo 2019, l’accelerazione politica che ci fu sul “memorandum of understanding” sulla Nuova Via della Seta. Colpa del governo gialloverde, che «non funzionava». Ovvero: «Ognuno dei due partiti cercava di dettare l’agenda politica e si procedeva a scatti con grande difficoltà, tanto è vero che poi è finita come sappiamo. Però Salvini disse subito: commerciamo con tutti, ma senza mettere in pericolo la sicurezza nazionale, questo è il punto di caduta». Quanto al 5G, aggiunge Formentini, «fino a prova contraria siamo tra quelli che si sono spesi più di tutti gli altri contro il 5G di Huawei e Zte: chiedere a Raffaele Volpi, presidente del Copasir». La mancanza di trasparenza sul virus da parte di Cina e Oms – domanda Ferraù – è l’unico aspetto che attende chiarezza? No, assicura Formentini. «Nella primavera scorsa c’è stata una vera e propria infodemia: la Cina ha scatenato una guerra dell’informazione e invaso i social con commenti pro-Pechino. Lo ha dichiarato anche l’Unione Europea, con un report uscito il 24 aprile scorso, di cui diede notizia a suo tempo un servizio di “Formiche”».«A me interessa segnalare il pericolo di una deriva geopolitica del nostro paese verso la Cina», aggiunge il deputato leghista. «In marzo-aprile scorso, il governo e i principali media raccontavano che la Cina stava aiutando e salvando l’Italia. Non è esattamente così», dice Formentini. «Il Copasir ha approvato una relazione in cui documenta che la penetrazione commerciale e finanziaria della Cina in Italia è aumentata in conseguenza del coronavirus». Intanto, rimarca Ferraù, nella scorsa primavera «abbiamo assistito a un’overdose informativa, sul Covid». Nei mesi precedenti può aver inciso una “zona grigia” sotto il profilo dell’informazione, anche istituzionale? «Se “zona grigia” c’è stata, e il condizionale è d’obbligo perché la commissione d’inchiesta dovrà valutarlo in modo rigoroso – dice Formentini – il pensiero che sorge spontaneo è che sia stata dettata dall’enorme fiducia che il nostro governo aveva nei confronti della Cina, la stessa fiducia che dimostrava verso l’Oms». Lo dimostra anche l’esito dell’interrogazione leghista per valutare la sospensione dei contributi italiani all’Oms: «La risposta è stata un elogio a tutto campo dell’Oms».È possibile che dopo 11 mesi di pandemia non si conosca ancora la verità su quanto accaduto a Wuhan? «Il Covid viene dalla Cina, ma ciò che si sa del Covid è solo quello che la Cina ha deciso di farci sapere. E quel che è peggio, l’Oms, fortemente influenzata dal regime di Pechino, si è dimostrata compiacente». Non è soltanto un disastro epidemiologico, scrive Federico Ferraù sul “Sussuidiario“: è anche un caso politico di proporzioni planetarie. È per questo che la Lega ha chiesto l’istituzione di una commissione d’inchiesta “sulle cause dello scoppio della pandemia di Sars-Cov-2 e sulla congruità delle misure adottate dagli Stati e dall’Oms per evitarne la propagazione nel mondo”. Nella commissione esteri della Camera è stata eppena incardinata la proposta di legge che istituisce la commissione. Primo firmatario il deputato leghista Paolo Formentini, intervistato dallo stesso Ferraù. Prima domanda: perché una commissione d’inchiesta? «Tanti virologi in tutto il mondo hanno denunciato l’inefficienza dell’Organizzazione mondiale della sanità, e questo punto pare acclarato», dice Formentini. «Non intendo trarre conclusioni affrettate, ma le voci che si levano in questa direzione sono tante, e per questo vanno valutate con estrema attenzione».
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Magaldi: dall’8 dicembre, stop al lockdown dei mascalzoni
«Ci sono momenti, nella storia, in cui bisogna saper combattere per la propria libertà». Quel momento, a quanto pare, è arrivato: «Chi ha il coraggio di essere sanzionato, e magari fermato, venga con noi a violare il coprifuoco». Gioele Magaldi annuncia che si sta avvicinando l’ora della protesta definitiva, dalla quale non si torna indietro, per mettere fine alla “dittatura sanitaria” che si è letteralmente impossessata del paese. «Adesso basta, non c’è più tempo: il Movimento Roosevelt presenterà al governo Conte un ultimatum, per chiedere di mettere fine al massacro sociale degli italiani». Magaldi, spiega che l’ultimatum – pronto nelle prossime ore – scadrà l’8 dicembre. «Se sarà disatteso, scenderà in campo la Milizia Rooseveltiana: ignoreremo platealmente il coprifuoco e tutte le assurde restrizioni imposte con la scusa del Covid, dando vita ad azioni eclatanti. Sempre lealmente annunciate a viso aperto, e senza mai provocare le forze dell’ordine, saranno destinate a svegliare chi ancora non ha capito quello che sta succedendo». Ovvero: «Col pretesto di una presunta pandemia si sta letteralmente devastando in modo irreversibile l’economia». Già si parla di un Natale “blindato”: «Gli italiani devono capire che, proprio grazie alla loro rassegnata obbedienza, c’è chi pensa di prolungare questa emergenza all’infinito».Non a caso, aggiunge il presidente del Movimento Roosevelt, dopo che i medici hanno espresso le prime perplessità sul vaccino anti-Covid, che verrebbe distribuito senza aver completato i test ordinari per le vaccinazioni, che richiedono anni, gli ambienti governativi già si affrettano a dire che il vaccino (fino a ieri presentato come panacea assoluta) potrebbe non bastare per mettere fine alla politica del distanziamento. «Ci rendiamo conto della gravità della situazione?», si domanda Magaldi. «Ormai credono di poter trasformare in “normalità” questa prassi aberrante: sospendere libertà e democrazia, alle prime avvisaglie di una qualsiasi epidemia. Ma così facendo si uccide l’umanità: si smettere di vivere, lavorare, andare a scuola, socializzare. Ebbene: noi glielo impediremo». Magaldi conta sulle performance dimostrative, «teatrali ma risolute fino alla massima durezza», della Milizia Rooseveltiana, formazione simbolicamente paramilitare: «Il suo nome richiama di proposito la milizia fascista, in modo provocatorio, proprio per evocare il fantasma della dittatura». Di fatto, la Milizia – agendo anche di notte, a partire da Roma – compirà «azioni clamorose, anche se nonviolente, destinate a svegliare le “pecore” che ancora tremano, indossando la mascherina».Al governo Conte, intanto, il Movimento Roosevelt si prepara a fare tre richieste. La prima: fine dello stato d’emergenza, dei lockdown, delle “zone rosse”, del distanziamento e di ogni possibile restrizione. La seconda: “ristori” immediati (e adeguati) per l’immane danno economico provocato dall’emergenza scattata la scorsa primavera. La terza: usare fondi speciali, anche europei, per risollevare il paese, partendo dalla sanità territoriale: «Dal Covid ci si deve poter curare benissimo da casa, senza panico, e smettendo di obbligare gli italiani a indossare mascherine che sono del tutto irrisorie, come argine all’epidemia, ma in compenso – se usate per ore – si rivelano certamente dannose per la salute». Il distanziamento all’italiana? «Quello sì, ha causato danni devastanti: economici, sociali, psicologici e anche sul piano della stessa salute, compromettendo la possibilità di curare pazienti affetti da altre patologie, decisamente gravi». Magaldi contesta radicalmente la politica emergenziale italiana: «Un paese come la Svezia, che ha preso sul serio la sua democrazia e infatti non ha adottato nessun lockdown, registra un bilancio sanitario paragonabile al nostro, con la differenza che non ha avuto l’economia distrutta e la cittadinanza traumatizzata».E’ imperdonabile, per Magaldi, «accettare di barattare un danno certo (economico, sociale e psicologico) in cambio di una sicurezza solo presunta: quella di non contrarre un virus, peraltro falsamente rappresentato come molto letale, nemmeno fosse la peste bubbonica». L’alternativa? «Chi ha paura stia a casa quanto vuole, mettendosi in auto-lockdown, ma non impedisca agli altri di lavorare e di continuare a vivere in modo umanamente dignitoso». E se, dopo il coronavirus, ne arrivasse un altro? «Che facciamo? Ogni volta chiudiamo tutto e costringiamo i cittadini a vivere come pecore? Ma stiamo scherzando?». Duro il giudizio sui «cialtroni e mascalzoni» del governo Conte, «asserviti a poteri ben più inquietanti», quelli cioè che – con l’alibi del “terrorismo sanitario” – vorrebbero imporre anche all’Occidente lo stile di vita del sistema-Cina, senza libertà né democrazia. Un gioco al quale, purtroppo, si è finora prestato anche il governo italiano, composto da incolori prestanome. In pratica, secondo Magaldi, «è stata gonfiata a dismisura la paura del Covid, moltiplicando i tamponi e fingendo di scambiare i semplici contagiati per malati veri, col risultato di intasare gli ospedali, fino a imporre le “zone rosse” e proiettare anche sul Natale il clima di terrore».Per il presidente del Movimento Roosevelt si tratta di «una scandalosa manipolazione, attuata con la piena complicità dei grandi media». L’obiettivo? «Non è certo proteggere la popolazione, ma terrorizzarla e impoverirla per renderla sottomessa, facendole dimenticare i propri diritti democratici». Ora la misura è colma, sottolinea il leader “rooseveltiano”: «Nell’estate, ci si era illusi che la situazione potesse tornare gradualmente alla normalità, e che le aziende e gli esercizi colpiti dalle restrizioni potessero essere adeguatamente risarciti, ma così non è stato». Non solo: «In modo cialtronesco, sono stati criminalizzati i giovani, additati come untori, per la loro “movida”: quasi fosse una colpa, il fatto di provare a ricominciare a vivere, oltretutto restituendo un minimo di ossigeno a tanti locali, disastrati dalle folli chiusure imposte dal governo». Ora ci risiamo: c’è chi parla di un Natale “spirituale”, senza raduni familiari, coi nipoti separati dai nonni. «Ora basta, è ora di mettere fine a questa farsa ipocrita, vergognosa e criminale», annuncia Magaldi: «Dall’8 dicembre, prepariamoci: la Milizia Rooseveltiana farà parlare di sé, con il sostegno dei tanti che ormai vedono distrutta la propria economia familiare».«Ci sono momenti, nella storia, in cui bisogna saper combattere per la propria libertà». Quel momento, a quanto pare, è arrivato: «Chi ha il coraggio di essere sanzionato, e magari fermato, venga con noi a violare il coprifuoco». Gioele Magaldi annuncia che si sta avvicinando l’ora della protesta definitiva, dalla quale non si torna indietro, per mettere fine alla “dittatura sanitaria” che si è letteralmente impossessata del paese. «Adesso basta, non c’è più tempo: il Movimento Roosevelt presenterà al governo Conte un ultimatum, per chiedere di mettere fine al massacro sociale degli italiani». Magaldi, spiega che l’ultimatum – pronto nelle prossime ore – scadrà l’8 dicembre. «Se sarà disatteso, scenderà in campo la Milizia Rooseveltiana: ignoreremo platealmente il coprifuoco e tutte le assurde restrizioni imposte con la scusa del Covid, dando vita ad azioni eclatanti. Sempre lealmente annunciate a viso aperto, e senza mai provocare le forze dell’ordine, saranno destinate a svegliare chi ancora non ha capito quello che sta succedendo». Ovvero: «Col pretesto di una presunta pandemia si sta letteralmente devastando in modo irreversibile l’economia». Già si parla di un Natale “blindato”: «Gli italiani devono capire che, proprio grazie alla loro rassegnata obbedienza, c’è chi pensa di prolungare questa emergenza all’infinito».
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Sapelli: soldi, la ricetta-Draghi vale più di tutti i lockdown
«La politica monetaria resterà accomodante fino a quando i vaccini saranno ben sviluppati e la ripresa potrà guadagnare slancio». Lo ha affermato Christine Lagarde, anticipando probabilmente le scelte che saranno annunciate dalla Bce a dicembre. Per Giulio Sapelli, storico dell’economia, il rapporto tra finanza ed economia reale oggi «ha bisogno di fondamentali innovazioni, rispetto alla vulgata ordoliberista dolorosa e infausta». E aggiunge: «I dogmi teutonici inscritti nello statuto della Bce si sono solo fatti dimenticare dall’azione di marca Usa propugnata grazie a Mario Draghi». In altre parole: stop al rigore, come richiesto da Super-Mario anche nel famoso editoriale sul “Financial Times”, a marzo. “La ricetta-Draghi vale più di tutti i lockdown”, sintetizza il “Sussidiario” nel presentare l’analisi di Sapelli, secondo cui i dogmi dell’austerity «sono fondati sull’ignoranza crassa della storia e della teoria economica, ma forse proprio per questo sorreggono con arroganza una politica di potenza nazionale che ricorda troppo quell’infausto “Lebensraum” (spazio vitale) che spaventa tutto il mondo, soprattutto ora che quell’arroganza si allea con l’aggressività cinese».È pur vero, osserva Sapelli, che la Bce si prepara dar vita a 500 miliardi di programma di acquisti anti-virus (Pepp) e a spostare la scadenza dal 30 giugno al 31 dicembre 2021. Ma tutto ciò è insufficiente: solo la Fed si è posta a capo di quella politica innovativa che Sapelli ha più volte ricordato. Per Jerome Powell, presidente della Federal Reserve, è vitale sostenere l’economia con mezzi monetari adeguati. Lo chiarì Draghi, per primo: di fronte alla crisi-Covid, l’unica soluzione consiste nell’immissione di un fiume di denaro a fondo perduto, non destinato a trasformarsi in debito, da concedere – subito – a Stati, aziende e famiglie. L’alternativa? Non esiste, a meno che non si voglia la catastrofe. Lo stesso Powell ha detto che negli Usa è probabile che il mercato del lavoro si rafforzi ancora di più, e che gli stimoli fiscali (lanciati da Trump) dovrebbero continuare a sostenere la domanda nei prossimi anni. «Come ci insegna l’esperienza storica delle grandi crisi capitalistiche – osserva Sapelli – il panico finanziario diminuisce man mano che i responsabili politici diventano più audaci e creativi. Non a caso, negli ultimi giorni la cosiddetta “atmosfera” è migliorata, sui mercati finanziari. E questo per l’azione politica estremamente decisa degli Stati Uniti, nonostante la campagna elettorale e la guerra civile strisciante in corso in quella grande nazione».Nell’ultima settimana, aggiunge Sapelli, la stessa Fed ha esteso il suo “quantitative easing” alle obbligazioni municipali a breve termine, e ha annunciato un programma di acquisti che investirà obbligazioni societarie e Asset Backed Securities per 300 miliardi di dollari. Ha poi reso il programma Qe “illimitato” (inizialmente da 700 miliardi di dollari). «Nel frattempo, il Congresso ha approvato, bipartisan, un piano fiscale da 2.000 miliardi di dollari, pari a circa il 10% del Pil nazionale! Il pacchetto finanzia nazionalizzazioni di salvataggio, aiuti alle Pmi, sostegno al reddito delle famiglie, indennità di disoccupazione e sanità». Il programma di salvataggio include garanzie che potrebbero essere fatte lievitare 10 volte dalla Fed. «L’Europa, invece, nonostante gli annunci, spinge il mondo verso la catastrofe. E la Bce è ancora l’unica a prendere posizione». La classi politiche e burocratiche europee, aggiunge Sapelli, non sono riuscite a trovare un accordo su un’eventuale mutualizzazione dei costi della crisi sufficiente per superarla. Per questo la Bce, superando le opposizioni della sua tecnocrazia teutonica, «ha reso sempre più credibile il suo programma per l’emergenza pandemica (750 miliardi di euro), eliminando il limite per i titoli di Stato che finora ha vincolato gli acquisti sugli asset pubblici».Secondo Sapelli, «è giunta l’ora di comprendere come sia importante dar seguito all’idea che Christine Lagarde annulli completamente il credito derivato dalla sua politica di acquisti anti-crisi». Una banca centrale, «anche la Bce che stoltamente non lo è», può benissimo avere “mezzi propri” per gli acquisti di titoli di Stato. Per aggirare le resistenze della Corte Costituzionale tedesca, contraria all’azzeramento dei debiti, basterenne «trasformarli in una rendita perpetua, che la Bce deterrebbe nei confronti degli Stati a tassi di interesse nulli». Sarebbe un’applicazione della Teoria Monetaria Moderna evocata dallo stesso Draghi? La Mmt sostiene che i governi dovrebbero usare la politica fiscale per conseguire la piena occupazione, mentre le banche centrali creano il denaro necessario per finanziarne gli acquisti. Niente di strano: «È ciò che già da tempo accade negli Usa, e che gli ignoranti si affannano a non riconoscere: la Mmt negli Stati Uniti è una realtà». E’ proprio questa emissione “illimitata” di denaro che sta salvando l’economia privata. Anche per Sapelli è la strada maestra, ovvero l’unica praticabile, oggi. In questo modo, «Europa ordoliberista permettendo», si potrebbe «fuoriuscire dalla crisi pandemica».«La politica monetaria resterà accomodante fino a quando i vaccini saranno ben sviluppati e la ripresa potrà guadagnare slancio». Lo ha affermato Christine Lagarde, anticipando probabilmente le scelte che saranno annunciate dalla Bce a dicembre. Per Giulio Sapelli, storico dell’economia, il rapporto tra finanza ed economia reale oggi «ha bisogno di fondamentali innovazioni, rispetto alla vulgata ordoliberista dolorosa e infausta». E aggiunge: «I dogmi teutonici inscritti nello statuto della Bce si sono solo fatti dimenticare dall’azione di marca Usa propugnata grazie a Mario Draghi». In altre parole: stop al rigore, come richiesto da Super-Mario anche nel famoso editoriale sul “Financial Times”, a marzo. “La ricetta-Draghi vale più di tutti i lockdown”, sintetizza il “Sussidiario” nel presentare l’analisi di Sapelli, secondo cui i dogmi dell’austerity «sono fondati sull’ignoranza crassa della storia e della teoria economica, ma forse proprio per questo sorreggono con arroganza una politica di potenza nazionale che ricorda troppo quell’infausto “Lebensraum” (spazio vitale) che spaventa tutto il mondo, soprattutto ora che quell’arroganza si allea con l’aggressività cinese».
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“Non sarà il medioevo di Viganò a sconfiggere le tenebre”
Curioso, che chi demonizza la massoneria tout court e tifa per Donald Trump “non sappia” che lo stesso Trump è massone. Ancora più curioso è che a farlo sia un alto prelato, divenuto arcivescovo nell’era Wojtyla: «Un pontefice eletto grazie anche ai buoni uffici della massoneria più reazionaria, allora incarnata da personaggi come il potentissimo Zbigniew Brzezinski», anche lui di origine polacca (e tanto longevo da “fabbricare”, trent’anni dopo, il mito del cavaliere buono nella persona del suo pupillo Barack Obama, tuttora in azione accanto a Kamala Harris e all’ologramma quasi-presidenziale di Joe Biden). E poi: come dimenticarle, le foto di Brzezinski in Afghanistan in compagnia di un altro dei suoi protetti, Osama Bin Laden, al tempo in cui il cosiddetto fondamentalismo islamico – di marca Cia, in realtà – “serviva” a supportare i mujaheddin (non ancora Talebani) contro l’invasione sovietica del paese asiatico che si incunea tra la Cina e “l’impero” russo? Fa sorridere, in fondo, anche un altro aspetto: il prelato apocalittico finito sui giornali criminalizza Joe Biden, che è formalmente cattolico, mentre il suo beniamino (Trump) è classificato tra gli evangelici, cioè i protestanti, contro cui il Vaticano scatenò le guerre di religione.
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Cacciari: New Deal, o nessuno si salverà dalla crisi Covid
L’intero pianeta è stretto nella morsa del coronavirus, in una pandemia che ormai tiene sotto scacco tutti (o quasi) gli Stati da circa un anno. La crisi sanitaria e la conseguente necessità di imporre delle restrizioni alla circolazione delle persone per bloccare quella del coronavirus hanno impattato con violenza sul tessuto sociale ed economico mondiale, causando una profonda crisi economica traversale. Tuttavia, come spesso accade, sono i soggetti più deboli a pagare le conseguenze peggiori, il che amplifica il divario sociale e alimenta la rabbia. Massimo Cacciari su “La Stampa” ha analizzato l’attuale situazione, partendo da quanto accaduto negli Stati Uniti, dove sabato è stata chiamata la vittoria di Joe Biden su Donald Trump. Il filosofo ha cercato di dare una spiegazione all’evoluzione e al risultato delle elezioni americane. «Disoccupazione alta, precarizzazione economica delle classi lavoratrici, perdita di reddito, ma soprattutto di status sociale, di vastissimi settori di ceto medio sono la destabilizzazione impressionante della base materiale su cui si regge la stessa idea di democrazia rappresentativa», scrive Cacciari, a commento del voto americano per l’elezione di Joe Biden alla Casa Bianca.
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Una gamba per Oscar, nel Venezuela “orfano” di Chavez
Era il marzo del grande terrore, quello che gli italiani non dimenticheranno. Negli ospedali presi improvvisamente d’assalto, non s’era ancora capito con che razza di mostro si avesse a che fare, e con quali terapie affrontarlo. Giorni orribili, scanditi da immagini destinate a restare nella memoria: da una parte le bare caricate su camion militari fatti sfilare in piena notte, dall’altra la luce verde degli aeroporti. A Pratica di Mare atterrarono, come fantasmi buoni, 14 giganteschi Ilyushin russi carichi di attrezzature e personale sanitario. Non furono i soli: sbarcarono in Italia anche medici sudamericani e caraibici. Provenienti da Cuba, per esempio, e da un altro paese della regione, anch’esso a lungo “eretico” e assistito dalla Russia: il Venezuela, già miracolato da Hugo Chavez. «Vedi quella collina? Prima c’erano solo baracche. Poi, invece, è stato costruito – da zero – un quartiere nuovo di zecca: case pulite e dignitose, per i più poveri». La città è Mérida, oltre duecentomila abitanti arroccati a 1.600 metri di altitudine, a 200 chilometri da Maracaibo e 500 dalla capitale, Caracas. A Mérida vive Oscar, 40 anni appena compiuti. Laureato in economia, lavora come amministratore di una società. Da otto anni ha un problema: gli manca una gamba. E’ lui, oggi, ad aver bisogno dell’Italia.Il momento è difficile, per il Belpaese messo alla frusta dalla politica emergenziale. Ma i guai dell’Italia impallidiscono, di fronte a quelli del Venezuela di oggi, orfano di Chavez. «La moneta venezuelana non ha più nessun valore», racconta Oscar: «Ormai, lo stipendio medio di una persona è di appena 3 dollari al mese». Entendido? Tre dollari al mese. Oscar ha una sorella, Carolina, che vive nel nostro paese da molti anni. Opera nel settore del commercio equo-solidale in provincia di Torino. Suo marito, Massimo, è un agronomo rinomato: un pioniere, in Piemonte, dell’agricoltura biologica. Sono stati loro, anni fa, a scattare fotogrammi indimendicabili del Venezuela di Chavez. «Mérida era isolata in mezzo alle montagne, e dopo due anni ci abbiamo trovato un’autostrada costruita in pochi mesi, alla velocità della luce». Una mattina, Carolina avverte Massimo: «Ci rivedremo non prima di stasera, devo andare all’anagrafe a rifare i documenti». Un’ora dopo, la telefonata: «Sto arrivando, è già tutto sistemato: l’ufficio l’hanno automatizzato. Procedure immediate, digitali: non ci potevo credere». Erano in tanti, in effetti, a non riuscire a credere al Venezuela di Chavez. Imperfetto, certo, ma rivoluzionario, in un continente atavicamente letargico e sottomesso alla miseria e all’arretratezza.Condizioni nelle quali, per ragioni controverse, oggi il Venezuela è nuovamente sprofondato, trascinando con sé milioni di persone: tra cui Oscar. «Nel 2010 – racconta – mi era stato diagnosticato un tumore, un sarcoma maligno di terzo grado». Risposta ospedaliera: l’ordinario trattamento di chemioterapia. Un anno di speranze. «Poi però nel 2011 è stata individuata una recidiva alla tibia sinistra». Destino segnato: «Nel 2012 mi è stata amputata la gamba, sotto il ginocchio». Da allora, Oscar si aiuta con una gamba artificiale. Problema: «Le protesi vanno cambiate dopo alcuni anni, per il mutamento della forma del moncone e per la scadenza dell’attrezzo ortopedico». Altro problema: «Al momento non ho la possibilità di permettermi il costo di una nuova protesi». Normale, nel paese dove in media, ormai, si guadagnano 3 dollari al mese. «E così, mi sono deciso a chiedere aiuto a chi può darmi una mano». Obiettivo: «Poter tornare a camminare su due gambe, anche se una artificiale». Il tam-tam utilizza il crowdfundig per una somma modesta (2.500 euro), fissata come obiettivo della raccolta solidale. Il premio in palio, invece, è altissimo: la gratitudine di Oscar.«I soldi saranno usati per l’acquisto della protesi e saranno inviati direttamente a lui come donazione», spiega Carolina: «Non può farla lui, la raccolta, proprio per i grossi problemi del Venezuela, di carattere politico ed economico». Eppure, nei giorni della grande paura (la primavera 2020), persino il Venezuela riuscì a essere vicinissimo all’Italia, spedendo i suoi medici nei nostri ospedali. Medici del tutto speciali, anche cubani: il paese di Chavez li aveva barattati col petrolio che cedeva all’isola di Fidel Castro. Ai cubani la benzina, ai venezuelani l’assistenza sanitaria. «Per la prima volta nella storia – ricordano Carolina e Massimo – tutti ebbero diritto alle cure gratuite di un dottore, in Venezuela». E oggi eccoci qua, in mezzo al disastro spaventevole del mondo intero, precipitato nella crisi più strana e terribile che si ricordi. Con un’aggravante, nel caso di Oscar: una gamba sola, nel paese che vive con tre dollari al mese. Si sa come l’umanità, prima o poi, riesca a riscattarsi. E a proposito, quanto vale, il sorriso di Oscar? «Il tuo aiuto, anche se piccolo, per me è molto importante», dice lui, da Mérida. «Grazie di cuore, davvero, a chi potrà darmi una mano».(Per fare una donazione a favore di Oscar basta un clic sulla piattaforma “Gofundme”).Era il marzo del grande terrore, quello che gli italiani non dimenticheranno. Negli ospedali presi improvvisamente d’assalto, non s’era ancora capito con che razza di mostro si avesse a che fare, e con quali terapie affrontarlo. Giorni orribili, scanditi da immagini destinate a restare nella memoria: da una parte le bare caricate su camion militari fatti sfilare in piena notte, dall’altra la luce verde degli aeroporti. A Pratica di Mare atterrarono, come fantasmi buoni, 14 giganteschi Ilyushin russi carichi di attrezzature e personale sanitario. Non furono i soli: sbarcarono in Italia anche medici sudamericani e caraibici. Provenienti da Cuba, per esempio, e da un altro paese della regione, anch’esso a lungo “eretico” e assistito dalla Russia: il Venezuela, già miracolato da Hugo Chavez. «Vedi quella collina? Prima c’erano solo baracche. Poi, invece, è stato costruito – da zero – un quartiere nuovo di zecca: case pulite e dignitose, per i più poveri». La città è Mérida, oltre duecentomila abitanti arroccati a 1.600 metri di altitudine, a 200 chilometri da Maracaibo e 500 dalla capitale, Caracas. A Mérida vive Oscar, 40 anni appena compiuti. Laureato in economia, lavora come amministratore di una società. Da otto anni ha un problema: gli manca una gamba. E’ lui, oggi, ad aver bisogno dell’Italia.Il momento è difficile, per il Belpaese messo alla frusta dalla politica emergenziale. Ma i guai dell’Italia impallidiscono, di fronte a quelli del Venezuela di oggi, orfano di Chavez. «La moneta venezuelana non ha più nessun valore», racconta Oscar: «Ormai, lo stipendio medio di una persona è di appena 3 dollari al mese». Entendido? Tre dollari al mese. Oscar ha una sorella, Carolina, che vive nel nostro paese da molti anni. Opera nel settore del commercio equo-solidale in provincia di Torino. Suo marito, Massimo, è un agronomo rinomato: un pioniere, in Piemonte, dell’agricoltura biologica. Sono stati loro, anni fa, a scattare fotogrammi indimendicabili del Venezuela di Chavez. «Mérida era isolata in mezzo alle montagne, e dopo due anni ci abbiamo trovato un’autostrada costruita in pochi mesi, alla velocità della luce». Una mattina, Carolina avverte Massimo: «Ci rivedremo non prima di stasera, devo andare all’anagrafe a rifare i documenti». Un’ora dopo, la telefonata: «Sto arrivando, è già tutto sistemato: l’ufficio l’hanno automatizzato. Procedure immediate, digitali: non ci potevo credere». Erano in tanti, in effetti, a non riuscire a credere al Venezuela di Chavez. Imperfetto, certo, ma rivoluzionario, in un continente atavicamente letargico e sottomesso alla miseria e all’arretratezza.Condizioni nelle quali, per ragioni controverse, oggi il Venezuela è nuovamente sprofondato, trascinando con sé milioni di persone: tra cui Oscar. «Nel 2010 – racconta – mi era stato diagnosticato un tumore, un sarcoma maligno di terzo grado». Risposta ospedaliera: l’ordinario trattamento di chemioterapia. Un anno di speranze. «Poi però nel 2011 è stata individuata una recidiva alla tibia sinistra». Destino segnato: «Nel 2012 mi è stata amputata la gamba, sotto il ginocchio». Da allora, Oscar si aiuta con un arto artificiale. Problema: «Le protesi vanno cambiate dopo alcuni anni, per il mutamento della forma del moncone e per la scadenza dell’attrezzo ortopedico». Altro problema: «Al momento non ho la possibilità di permettermi il costo di una nuova protesi». Normale, nel paese dove in media, ormai, si guadagnano 3 dollari al mese. «E così, mi sono deciso a chiedere aiuto a chi può darmi una mano». Obiettivo: «Poter tornare a camminare su due gambe, anche se una artificiale». Il tam-tam utilizza il crowdfundig per una somma modesta (2.500 euro), fissata come obiettivo della raccolta solidale. Il premio in palio, invece, è altissimo: la gratitudine di Oscar.«I soldi saranno usati per l’acquisto della protesi e saranno inviati direttamente a lui come donazione», spiega Carolina: «Non può farla lui, la raccolta, proprio per i grossi problemi del Venezuela, di carattere politico ed economico». Eppure, nei giorni della grande paura (la primavera 2020), persino il Venezuela riuscì a essere vicinissimo all’Italia, spedendo i suoi medici nei nostri ospedali. Medici del tutto speciali, anche cubani: il paese di Chavez li aveva barattati col petrolio che cedeva all’isola di Fidel Castro. Ai cubani la benzina, ai venezuelani l’assistenza sanitaria. «Per la prima volta nella storia – ricordano Carolina e Massimo – tutti ebbero diritto alle cure gratuite di un dottore, in Venezuela». E oggi eccoci qua, in mezzo al disastro spaventevole del mondo intero, precipitato nella crisi più strana e terribile che si ricordi. Con un’aggravante, nel caso di Oscar: una gamba sola, nel paese che vive con tre dollari al mese. Si sa come l’umanità, prima o poi, riesca a riscattarsi. E a proposito: quanto vale, il sorriso di Oscar? «Il tuo aiuto, anche se piccolo, per me è molto importante», dice lui, da Mérida. «Grazie di cuore, davvero, a chi potrà darmi una mano».(Per fare una donazione a favore di Oscar basta un clic sulla piattaforma “Gofundme”).Era il marzo del grande terrore, quello che gli italiani non dimenticheranno. Negli ospedali presi improvvisamente d’assalto, non s’era ancora capito con che razza di mostro si avesse a che fare, e con quali terapie affrontarlo. Giorni orribili, scanditi da immagini destinate a restare nella memoria: da una parte le bare caricate su camion militari fatti sfilare in piena notte, dall’altra la luce verde degli aeroporti. A Pratica di Mare atterrarono, come fantasmi buoni, 14 giganteschi Ilyushin russi carichi di attrezzature e personale sanitario. Non furono i soli: sbarcarono in Italia anche medici sudamericani e caraibici. Provenienti da Cuba, per esempio, e da un altro paese della regione, anch’esso a lungo “eretico” e assistito dalla Russia: il Venezuela, già miracolato da Hugo Chavez. «Vedi quella collina? Prima c’erano solo baracche. Poi, invece, è stato costruito – da zero – un quartiere nuovo di zecca: case pulite e dignitose, per i più poveri». La città è Mérida, oltre duecentomila abitanti arroccati a 1.600 metri di altitudine, a 200 chilometri da Maracaibo e 500 dalla capitale, Caracas. A Mérida vive Oscar, 40 anni appena compiuti. Laureato in economia, lavora come amministratore di una società. Da otto anni ha un problema: gli manca una gamba. E’ lui, oggi, ad aver bisogno dell’Italia.
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Usa, rivoluzione colorata: così Cadavere imbrogliò Buffone
Indiscrezioni su un’esercitazione per una Rivoluzione Colorata perfetta e autoctona, nome in codice Blu, sono trapelate da un importante think tank che ha la propria sede nelle stesse contrade imperiali che, per prime, avevano concepito l’idea di Rivoluzione Colorata. Non tutte le informazioni che divulgheremo sul’esercitazione Blu sono state declassificate. Questo potrebbe suscitare una dura risposta da parte del Deep State, anche se uno scenario simile era già stato esplorato da un’organizzazione chiamata Transition Integrity Project. Entrambi gli scenari dovrebbero essere considerati una sorta programmazione predittiva, con il Deep State che prepara in anticipo l’opinione pubblica su come andranno esattamente le cose. Le regole standard del manuale della perfetta Rivoluzione Colorata, di solito, la fanno iniziare nella capitale dello Stato-nazione X, durante una tornata elettorale, con i “ribelli” che combattono per la libertà e che godono del pieno sostegno dei media nazionali ed internazionali. Blu riguarda un’elezione presidenziale nel regno dell’Egemone. Nella simulazione, il presidente in carica, nome in codice Buffone, è di colore rosso. Lo sfidante, nome in codice Cadavere, è di colore blu.Blu, la simulazione, è stata di un livello superiore, perché, a differenza di quelle passate, il punto di partenza non è stata una semplice insurrezione, ma una pandemia. E non una pandemia qualsiasi, ma una pandemia globale, veramente cattiva, con un esplosivo tasso di mortalità inferiore all’1%. Per una fortunata coincidenza, questa letale pandemia ha permesso agli operatori di Blu di promuovere il voto per corrispondenza come procedura elettorale sicura e socialmente distanziante. Il tutto poi collegato ad una serie di sondaggi, che prevedevano una quasi inevitabile vittoria elettorale di Blu, magari anche un’Onda Blu. La premessa è semplice: abbattere l’economia e fare le scarpe presidente in carica, la cui missione dichiarata è portare l’economia ad una forte espansione. Allo stesso tempo, convincere l’opinione pubblica che andare di persona alle urne è un pericolo per la salute. Il comitato di produzione di Blu non ha corso rischi, annunciando pubblicamente che avrebbe contestato qualsiasi esito che osasse contraddire il risultato preconfezionato: la vittoria finale di Blu in un organo democratico bizzarro, anacronistico e contorto chiamato “collegio elettorale”.Se dovesse in qualche modo vincere Rosso, Blu aspetterebbe fino a quando ogni singolo voto non sarà stato contato e debitamente contestato ad ogni livello di giurisdizione. Facendo affidamento sull’enorme supporto dei media e sul marketing dei social media spinto al parossismo, Blu proclama che “in nessun caso” sarebbe consentito a Rosso di dichiarare vittoria. Arriva il giorno delle elezioni. La verifica dei voti procede senza intoppi, il conteggio delle schede arrivate per posta, il conteggio di quelle di giornata, conteggi aggiornati al minuto, però soprattutto a favore di Rosso, specialmente nei tre Stati da sempre essenziali per la conquista della presidenza. Rosso è in testa anche in quelli che vengono definiti “swing States”, gli “Stati incerti.” Ma, proprio mentre una rete televisiva annuncia prematuramente la vittoria di Blu in uno Stato che, presumibilmente, avrebbe dovuto essere di Rosso, prima della mezzanotte il conteggio dei voti viene fermato nelle principali aree urbane dei principali Stati incerti con governatori Blu, ma con Rosso in vantaggio.Gli scrutatori Blu smettono di contare, per verificare se sia plausibile lo scenario di una vittoria blu senza dover visionare le schede arrivate per posta. Il loro meccanismo preferito è manipolare la “volontà del popolo”, mantenendo un’illusione di equità. In ogni caso, possono sempre fare affidamento, come Piano B, su schede postali a volontà, calde e fredde, fino a quando Blu non riesce ad intrufolarsi in due Stati incerti particolarmente importanti, stati che Rosso si era già aggiudicato in una precedente elezione. Ecco cosa succede. A partire dalle 2 del mattino, e più tardi nella notte, pacchi di voti “magici” arrivano in questi due Stati chiave. L’improvviso “aggiustamento” verso l’alto include il caso di un lotto di oltre 130.000 voti, tutti da una singola contea, pro-Blu e senza neanche un voto per il Rosso, un miracolo statistico grande come lo Spirito Santo. Ingolfare le urne è la tipica truffa messa in atto nella Rivoluzione Multicolorata di questa Repubblica delle Banane.Gli scrutatori di Blu utilizzano il collaudato metodo che viene utilizzato nei mercato dei futures sull’oro, quando con un improvviso calo dei naked shorts si fa scendere il prezzo dell’oro, proteggendo così il dollaro Usa. Gli scrutatori di Blu giocano sul fatto che la compiacente alleanza fra media mainstream e Big Tech non metterà in dubbio che, beh, all’improvviso, il voto si è spostato verso il blu con un margine di 2 a 3 o di 3 a 4. Scommettono che non verranno poste domande su come mai, in alcuni stati, una previsione di voto dal 2% al 5% a favore di Rosso si sia trasformata in una tendenza dallo 0,5% all’1,4% a favore di Blu, intorno alle 4 del mattino. E sul perché questa discrepanza si sia verifica quasi simultaneamente in due Stati incerti. E sul perché alcune circoscrizioni abbiano generato più voti di quanti fossero i votanti. E su come mai negli Stati incerti, il numero di questi ultramisteriosi voti per Blu supera di gran lunga i voti espressi per i candidati al Senato di questi Stati, quando è noto che il totale dei votanti nelle elezioni per Camera/Senato è tradizionalmente paragonabile a quello delle votazioni presidenziali. E l’affluenza alle urne in uno di questi Stati sarebbe stata dell’89,25%.Il giorno dopo a quello delle elezioni sono apparse vaghe spiegazioni sul fatto che uno dei possibili scarichi di voti postali [ballot dump] sia stato solo un “errore materiale”, mentre in un altro stato conteso non è stata data alcuna giustificazione per l’accettazione di schede senza timbro postale. Gli operatori di Blu si rilassano, visto che l’alleanza tra media mainstream e Big Tech spazza via ogni lamentela, definendola una “teoria del complotto”. Non si può dire che i due candidati alla presidenza facciano tutto il possibile per perorare la propria causa. Nome in codice Cadavere, in un lapsus freudiano, aveva rivelato che il suo partito aveva messo in piedi il progetto di frode più ampio e “diversificato” mai realizzato. Non solo Cadavere sta per essere indagato per una losca truffa di tipo informatico. È un paziente con demenza di stadio 2, con una personalità in rapido disfacimento, mantenuto a malapena funzionale dai farmaci, che però non possono impedire alla sua mente di spegnersi lentamente. Nome in codice Buffone, fedele al suo istinto, ha messo le mani avanti, dichiarando che l’intera votazione è una frode, ma senza offrire la prova decisiva. Così viene continuamente smentito dall’alleanza media mainstream/Big Tech e accusato di diffondere “false affermazioni”.Tutto questo mentre un’astuta, vecchia e amareggiata maneggiona non solo aveva dichiarato che l’unico scenario ammissibile era una vittoria di Blu, ma si era anche già posizionata per un incarico della massima importanza. Blu prevede anche che Rosso intraprenda immediatamente un’azione risoluta: arruolare di un esercito di avvocati che chiedano la verifica di tutti i registri elettorali per spulciare, rivedere e verificare ogni singola scheda elettorale per corrispondenza, un vero e proprio processo di analisi forense. In ogni caso, Blu non può prevedere quante false schede verranno smascherate dai riconteggi. Mentre Cadavere è pronto a cantar vittoria, Buffone pensa al gioco lungo ed è disposto ad andare fino alla Corte Suprema. Lo schieramento di Rosso aveva già previsto tutto, poiché conosceva perfettamente quali sarebbero state le mosse di Blu. La Controrivoluzione Rossa ha il potenziale di dare scacco matto strategico a Blu. Si tratta di un attacco su tre fronti, perchè Rosso può avvalersi della Commissione Giustizia, del Senato e del Procuratore Generale, tutti sotto l’autorità di nome in codice Buffone fino al giorno dell’insediamento.Lo scopo del gioco, dopo una feroce battaglia legale, è rovesciare Blu. I migliori strateghi di Rosso hanno la possibilità, su richiesta della Commissione Giustizia, di istituire una Commissione Senatoriale, o richiedere un Consigliere Speciale, che sarà nominato dal Dipartimento di Giustizia, per indagare su Cadavere. Nel frattempo, per certificare il vincitore delle presidenziali, sono necessari due voti del collegio elettorale, ad un mese di distanza. Queste votazioni avverranno nel mezzo di una o forse due indagini incentrate su Cadavere. Qualsiasi Stato rappresentato al collegio elettorale può opporsi all’investitura di un Cadavere sotto inchiesta; in questo caso sarebbe illegale per quello stato consentire ai suoi grandi elettori di certificare i risultati presidenziali dello Stato. Cadavere potrebbe anche essere messo sotto impeachment dal suo stesso partito, in base al 25° Emendamento, a causa del suo irreversibile declino mentale. Il caos risultante dovrebbe essere risolto da una Corte Suprema di tendenza Rossa. Non esattamente il risultato sperato da Blu.Il nocciolo della questione è che questo gioco di think-tank trascende sia Rosso che Blu. Riguarda il gioco finale del Deep State. Non c’è niente come una massiccia operazione psicologica in un’arena del Wrestling sotto il segno del divide et impera per scatenare una guerra dei poveri, con metà della folla che si ribella contro quello che percepisce come un governo illegittimo. Lo 0,00001% intanto osserva comodamente dall’alto una carneficina non solo metaforica. Anche se il Deep State, usando i seguaci di Blu, non avrebbe mai permesso a nome in codice Buffone di prevalere, ancora una volta, il divide et impera potrebbe essere visto come il risultato meno disastroso per il resto del mondo. In teoria, un contesto di guerra civile distrarrebbe lo Stato Profondo dal bombardare altri paesi nel Sud del mondo, vista la distopica farsa di “democrazia” che sta mettendo in atto. Oppure, un blocco all’interno dell’Impero del Caos potrebbe incoraggiare ancora più avventure all’estero, come indispensabile diversivo, necessario per mandare avanti la baracca.(Pepe Escobar, “Banana Follies: la madre di tutte le Rivoluzioni Colorate”, da “Unz.com” del 6 novembre 2020, articolo tradotto da Markus per “Come Don Chisciotte”).Indiscrezioni su un’esercitazione per una Rivoluzione Colorata perfetta e autoctona, nome in codice Blu, sono trapelate da un importante think tank che ha la propria sede nelle stesse contrade imperiali che, per prime, avevano concepito l’idea di Rivoluzione Colorata. Non tutte le informazioni che divulgheremo sul’esercitazione Blu sono state declassificate. Questo potrebbe suscitare una dura risposta da parte del Deep State, anche se uno scenario simile era già stato esplorato da un’organizzazione chiamata Transition Integrity Project. Entrambi gli scenari dovrebbero essere considerati una sorta programmazione predittiva, con il Deep State che prepara in anticipo l’opinione pubblica su come andranno esattamente le cose. Le regole standard del manuale della perfetta Rivoluzione Colorata, di solito, la fanno iniziare nella capitale dello Stato-nazione X, durante una tornata elettorale, con i “ribelli” che combattono per la libertà e che godono del pieno sostegno dei media nazionali ed internazionali. Blu riguarda un’elezione presidenziale nel regno dell’Egemone. Nella simulazione, il presidente in carica, nome in codice Buffone, è di colore rosso. Lo sfidante, nome in codice Cadavere, è di colore blu.