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Archivio del Tag ‘povertà’

  • Macché debito, è la finanza-ombra che ha rapinato lo Stato

    Scritto il 02/8/12 • nella Categoria: idee • (Commenti disabilitati)

    Il 20 luglio la Camera ha approvato il “Patto fiscale”, trattato Ue che impone di ridurre il debito pubblico al 60% del Pil in vent’anni. Comporterà per l’Italia una riduzione del debito di una cinquantina di miliardi l’anno, dal 2013 al 2032. Una cifra mostruosa che lascia aperte due sole possibilità: o il patto non viene rispettato, o condanna il Paese a una generazione di povertà. Approvando senza un minimo di discussione il testo, la maggioranza parlamentare ha però fatto anche di peggio. Ha impresso il sigillo della massima istituzione della democrazia a una interpretazione del tutto errata della crisi iniziata nel 2007, quella della vulgata che vede le sue cause nell’eccesso di spesa dello Stato, soprattutto della spesa sociale. In realtà le cause della crisi sono da ricercarsi nel sistema finanziario, cosa di cui nessuno dubitava sino agli inizi del 2010.

  • Salvare l’Europa? Gli Usa: basta tagli, serve più debito

    Scritto il 26/7/12 • nella Categoria: segnalazioni • (2)

    Indovinate chi ha detto questa frase: «L’economia americana stenta a crescere perché la spesa a deficit del governo sta calando significativamente». Esatto, la spesa a deficit: quella dello Stato a favore dei cittadini, a cui l’Europa ha dichiarato guerra. E chi si mette, ora, a difendere il debito pubblico come sacrosanto diritto e motore fondamentale per il salvataggio dell’economia? Magari il fantasma di John Maynard Keynes, il grande economista inglese nemico delle élite, il genio che sognava un’economia pubblica democratica? Sbagliato, dice Paolo Barnard, l’inventore di questo strano indovinello pubblicato sul suo sito il 24 luglio: quella frase “impossibile”, che a Bruxelles e Francoforte varrebbe la fucilazione, l’ha pronunciata nientemeno che Timothy Geithner, il ministro del Tesoro statunitense, nell’annuale conferenza “Delivering Alpha” all’inizio di luglio.

  • Stato-mafia, intercettazioni: Napolitano frena i magistrati

    Scritto il 17/7/12 • nella Categoria: segnalazioni • (Commenti disabilitati)

    Stoppare i magistrati solo perché nella rete delle intercettazioni è finito il Quirinale? Roba da monarchia, più che da repubblica: all’epoca di Vittorio Emanuele III, scrive su “Micromega” il giurista Domenico Gallo, ne sarebbe nato uno scandalo. E il pm, che allora si chiamava Procuratore del Re, sarebbe stato destituito su due piedi, in base allo Statuto Albertino che considerava “sacra e inviolabile” la persona del sovrano. Oggi è Napolitano ad opporsi ai giudici, che hanno catturato la sua voce per puro caso, intercettando il telefono dell’ex ministro Nicola Mancino, allarmato per le voci sul suo ipotetico ruolo nella presunta “trattativa Stato-mafia” che, secondo le indagini di Palermo, potrebbe aver provocato la morte di Paolo Borsellino. E Sonia Alfano, europarlamentare dell’Idv in prima linea contro la mafia, auspica l’impeachment per l’uomo del Colle.

  • Vero affare: ora Monti regala agli strozzini il nostro futuro

    Scritto il 15/6/12 • nella Categoria: idee • (7)

    L’avevamo detto sin da subito: Monti tutelerà gli interessi di chi l’ha voluto al governo di uno Stato, ovvero le banche d’affari e le multinazionali. È un dato di fatto ed è inutile prenderci in giro o far finta di non vedere. Monti è l’uomo delle banche, membro della Trilaterale, del gruppo Bilderberg, proviene dalla Goldman Sachs, presidente di Università privata che sforna manager per multinazionali, il figlio lavora alla Morgan & Stanley con la quale lo Stato italiano lo scorso 3 gennaio ha negoziato la chiusura di un contratto di strumenti finanziari derivati pari a 2.567 milioni di euro, più o meno i soldi risparmiati, per il 2012 dalla riforma delle pensioni.

  • Scollochiamoci da soli, prima che a espellerci sia il sistema

    Scritto il 24/5/12 • nella Categoria: Recensioni • (6)

    Non è uno scherzo. E nemmeno l’ennesima beffa di Elsa Fornero, la temutissima Signora delle Pensioni, matrigna degli “esodati” d’Italia. Si chiama, per davvero, Ufficio di Scollocamento. E’ un libro, ma anche un sito. Un progetto di assistenza integrato, un’uscita di scurezza. Parola d’ordine: «“Scollochiamoci”, prima che sia il sistema a farlo. Del resto, non lo sta già facendo?». Eccome: siamo di fronte alla più grave crisi della storia moderna. I grandi manovratori e i loro trombettieri ostentano fiducia: ce la faremo anche stavolta, dicono, anche se a prezzo di sacrifici atroci. I più deboli in ginocchio, il ceto medio impoverito e terrorizzato dalla recessione, spolpato e tradito dalla politica e dalle banche. I critici denunciano il “golpe” della finanza: oscuri profitti stellari, ricavati proprio dalla speculazione sulla crisi. Un’altra scuola di pensiero avverte: anche se ci liberassimo degli sciacalli, dovremmo prepararci a decrescere, perché un’epoca lunga 200 anni è finita per sempre. 

  • Furti di benzina: la nuova povertà non è più fantascienza

    Scritto il 19/5/12 • nella Categoria: segnalazioni • (Commenti disabilitati)

    Per tutti è normale che il tappo della benzina delle nostre auto abbia la chiave, o il comando di apertura. Chi è abbastanza anziano invece ricorda un’era in cui i tappi erano apribili semplicemente girandoli. Poi nel 1973 arrivò la prima crisi petrolifera, la cosiddetta austerity, il prezzo dei carburanti volò alle stelle, ed iniziarono i furti. Lasciare l’auto in strada significava trovarla a secco la mattina seguente, e così i ferramenta fecero affari d’oro vendendo i nuovi tappi con la chiave. Ricordo una signora che, con una vecchia 500, non trovava il tappo adatto: era costretta a mettere mille lire di benzina al giorno per lasciare il serbatoio vuoto ogni sera, e impedire ai ladri “il succhio”.

  • Lavoro per tutti: solo lo Stato, se vuole, può salvare l’Italia

    Scritto il 17/5/12 • nella Categoria: idee • (6)

    Salvare l’Italia è possibile: basta creare, da subito, almeno un milione di posti di lavoro finanziati direttamente dallo Stato. Sembra un costo, invece è un investimento: perché, al contrario, disoccupazione significa catastrofe. E cioè povertà, perdita della casa, criminalità, denutrizione, abbandoni scolastici, antagonismo etnico, famiglie spezzate. Luciano Gallino, sociologo ed economista, rilancia la sua proposta nella speranza che qualcuno – governo, partiti, sindacati – si decida ad ascoltarla. Ottimo pretesto per riparlarne, l’allarme appena lanciato dal ministro Passera, che ora teme per la tenuta del sistema-Italia sotto i colpi del rigore promosso da Monti per tagliare il debito pubblico. Attenzione, avverte Gallino: la disoccupazione è un male ben peggiore del deficit, come ammoniva già vent’anni fa William Vickrey, premio Nobel nel ’96.

  • Perdo il lavoro e mi ammazzo: tanto, lo Stato se ne frega

    Scritto il 04/5/12 • nella Categoria: idee • (3)

    Perdo il lavoro, chiudo l’azienda e mi tolgo la vita: «Nessuno può essere trattenuto in vita contro la propria volontà», diceva seccamente Seneca commentando Epicuro, per il quale «vivere nella necessità» non era affatto necessario. In tempi di sordida crisi che miete vittime in Italia, nella civile Europa e in tutto l’Occidente, osserva Marco Cesario su “Micromega”, ci si chiede se calpestare la necessità ed optare per il suicidio non costituisca forse «la scandalosa ed inammissibile sconfitta della società in cui viviamo». Ovvero: la sconfitta delle istituzioni e dello Stato come forma di associazione che, come voleva Rousseau, in nome della libertà individuale «difende e protegge, mediante tutta la forza comune, la persona ed i beni di ciascun associato». Di fronte all’eclissi del welfare e al «definitivo tramonto di una qualunque idea di Europa basata sul principio di solidarietà», oggi perde valore anche il senso più antico del termine “Stato”, in quanto «collettività di vite federate per il bene comune».

  • Barnard: stop tasse a Monti, in nome del popolo italiano

    Scritto il 27/4/12 • nella Categoria: segnalazioni • (2)

    Perché pagare le “nuove tasse di Monti”, se il governo tecnico è stato imposto forzando la Costituzione, per ordine dell’élite finanziaria mondiale che sta piegando ai suoi voleri l’intera Europa? Se l’obiettivo finale è il pareggio di bilancio, ovvero la certificazione della morte clinica dello Stato come “sindacato dei cittadini”, l’unica strada è sabotare il governo “golpista”, usando la sua stessa arma: il denaro. Dopo aver denunciato il premier e il capo dello Stato per il “golpe finanziario” che sta mettendo in ginocchio l’Italia, Paolo Barnard lancia un appello esplicito all’obiezione fiscale verso la tassazione speciale dell’austerity: il giornalista propone una sorta di “autoriduzione” delle imposte, in modo che il prelievo tributario non superi il 40% del Pil. Violare apertamente la normativa? Per Barnard, sarebbe una “risposta” perfettamente democratica al carattere «illegittimo» del governo che la impone.

  • La guerra democratica: noi ipocriti, i peggiori assassini

    Scritto il 24/4/12 • nella Categoria: idee • (Commenti disabilitati)

    Con un profetico bestseller, Giulietto Chiesa la battezzò “la guerra infinita”: era l’incubo che doveva metter fine al breve sogno della pacificazione globale, dopo il lungo inverno della guerra fredda. I Grandi si promisero una pace duratura, ma mentivano: appena l’Urss abbassò le armi, l’America ne approfittò per assediarla e conquistare posizioni in tutto il mondo. «Da quando è crollato il contraltare sovietico – dice oggi Massimo Fini – le democrazie occidentali, Stati Uniti in testa, hanno inanellato otto guerre in vent’anni». Così, la “guerra asimmetrica” di cui parlava Giulietto Chiesa – potenti eserciti super-tecnologici contro sparute armate di miliziani irregolari e vaste stragi di civili – è ora la “guerra democratica”, nella traduzione di Massimo Fini: oggi il boia siamo noi, l’Occidente “umanitario” e ipocrita, che uccide a distanza, rifiutandosi di guardare in faccia le vittime dilaniate, a migliaia, da missili-killer che cadono lontano dalle nostre case.

  • Barnard: aprite gli occhi, la nostra rovina è il loro business

    Scritto il 24/4/12 • nella Categoria: idee • (5)

    Nella savana, il leone è in agguato e punta la sua preda. Deve scegliere fra due uomini, quello armato di fucile e l’altro, quello disarmato. Chi attaccherà? L’uomo col fucile è l’America, che dispone del dollaro sovrano: finora ha mirato al risparmio, comprimendo la spesa, per la gioia dei parassiti della finanza, gli usurai del debito che hanno prosperato grazie alla complicità dei politici. Ma potrebbe sempre svegliarsi, l’America, e decidersi a usare il fucile – cioè fabbricare dollari e distribuirli, immettendo ricchezza a costo zero nelle famiglie e nelle aziende. Per questo il leone sceglierà l’altra vittima, quella disarmata. Indovinato: l’uomo senza fucile siamo noi, l’Eurozona. Incredibile ma vero: ci hanno portato al macello, nella savana dei leoni, raccontandoci che sarebbe stata una passeggiata. Ora ci tagliano i viveri e versano lacrime, sulle note dell’inno della crisi universale? Tutto perfettamente previsto: era il loro piano. Movente: incassi record, sulla nostra pelle.

  • L’Argentina sovrana sfratta i vampiri del suo petrolio

    Scritto il 18/4/12 • nella Categoria: segnalazioni • (1)

    L’Argentina della rinascita nazionale, basata sulla ritrovata sovranità monetaria, si scrolla di dosso i vampiri liberisti che – a suon di tangenti – le avevano “rubato” il suo petrolio. La presidente Cristina Kirchner ha annunciato l’inizio di un processo che porterà ad una rinazionalizzazione della compagnia petrolifera Ypf, svenduta da Menem nel 1992 alla spagnola Repsol che divenne così una delle principali compagnie petrolifere del mondo, nonostante la Spagna non possieda una goccia di petrolio. Da Madrid, venti di guerra contro il governo argentino, giusto per occultare l’incapacità del governo Rajoy di fronte alla crisi. E intanto viene alla luce la verità sulla privatizzazione di Ypf e sull’azione delle multinazionali iberiche in America Latina: mazzette ai politici corrotti, ricatti contro i lavoratori e zero rispetto per l’ambiente.

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