Archivio del Tag ‘radici’
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Camilleri con Tsipras: l’Ue fermi la guerra contro di noi
Ritengo fondamentale proteggere il nostro essere europei, nonostante le evidenti mancanze della macchina europea che durante questa lunga e tragica crisi, ha continuato a lavorare facendo pagare un prezzo altissimo, un prezzo che non possiamo nemmeno immaginare, a decine di milioni di cittadini. C’è bisogno di una radicale revisione di tutti gli accordi europei. Una revisione che non può basarsi solamente e ancora una volta sui libri di contabilità. I ragionieri distruggono l’Europa. Dobbiamo fermarli. Perché i libri dei contabili parlano solo di un dare e avere. Non ci sono altre voci. Manca la voce: società. L’Europa non può continuare a vivere ricattata solo dal valore dell’euro. L’Europa deve condividere gli stessi ideali per essere unita. Ideali a cui deve partecipare la stragrande maggioranza dei suoi cittadini. In caso contrario non sarà in grado di continuare ad esistere. La prossima guerra, perché questa crisi è stata una guerra, lascerà sul campo molto più che paesi come la Grecia o altri colpiti mortalmente dalla crisi attuale.Per questo motivo dobbiamo dare una risposta europea unitaria a questa crisi sostenendo Alexis Tsipras per la presidenza della Commissione Europea. Per dire che vogliamo un’Europa diversa, un’Europa che appartenga ai suoi popoli e che prenda cura dei loro interessi. La sinistra italiana era forte quando c’ era il vecchio Partito Comunista. Poi è arrivato il centro-sinistra, che non ha potuto mantenere nulla dai grandi valori che aveva ereditato. E’ stato creato il partito di Rifondazione Comunista, ma si è sempre fermato ad un piccolo consenso. Mancano persone che traccino insieme un denominatore comune tra questi partiti frammentati, il popolo della sinistra e della disobbedienza, per unificare queste forze ed avere una sinistra sana. Per questo insisto su una lista per le elezioni europee, perché può portarci a qualcosa di buono. Abbiamo bisogno di far rivivere la speranza del popolo della sinistra e delle forze vive della società nella prospettiva di cambiare la nostra vita quotidiana. L’esempio della sinistra greca è molto importante.Ritengo che quello che è successo in Grecia sia il termometro degli errori europei. Inizialmente hanno cercato di creare un’unione attraverso le nostre comuni radici ebraiche e cristiane. Questo non può funzionare. Quello che abbiamo in comune è la nostra cultura. Una cultura che nasce in Grecia, su cui abbiamo speculato e che ancora sfruttiamo. Il modo in cui l’Europa ha trattato la Grecia è come se avesse maltrattato le sue stesse radici. È come se non avessimo tratto insegnamento da queste migliaia di anni. L’Europa ha dimostrato di non capire nulla di ciò che è nella realtà l’Europa. L’Europa è il Partenone. L’Europa sono i templi di Agrigento. L’Europa è la cultura e la civiltà. La culla della cultura e della civiltà in questo mondo. In questo senso l’Europa ancora oggi può essere un motore trainante per correre nelle gare e non una macchina stanca che trascina solo un fardello, come è stato fatto fino ad oggi. Con le elezioni europee dobbiamo coltivare la speranza del cambiamento. L’Europa della contabilità uccide ogni iniziativa e qualsiasi cosa che trova nel suo cammino.L’Europa è stata il regno della fantasia e della creatività. Il regno dell’arte. Se ci fosse anche un po’ di questo estro anche all’interno della politica europea le cose sarebbero diverse. Non possiamo fondarci solo sui principi economici. Dobbiamo costruire ideali e valori, dobbiamo riconoscere la nostra cultura. Oggi alcuni pensano che queste siano cose inutili. Al contrario sono un elemento chiave per qualsiasi idea di Europa. Dobbiamo aprire la strada ad un’Europa più vicina a noi. Un’Europa che è sempre più consapevole dei problemi che l’hanno circondata. Io mi auguro di essere ancora vivo il giorno in cui dovranno scusarsi con la Grecia per il modo in cui si sono comportati. Perché è come se avessero maltrattato la loro stessa madre e l’avessero buttata per strada. La Grecia è la culla della civiltà, alla quale io appartengo. Ci sono le basi dell’Europa. Tutto il resto è superfluo.L’Europa di oggi è uscita da una guerra che abbiamo vinto pagando un prezzo pesante per ottenere la libertà, per vivere in società democratiche e con sistemi di protezione sociale. Non dobbiamo permettere il ritorno ad un periodo di insicurezza e di annullamento dei nostri diritti. A maggio dobbiamo scegliere il futuro, la ricostruzione dell’Europa sulla base della giustizia, la solidarietà e i fondamenti democratici. Per questo motivo dobbiamo fare tutti noi uno sforzo congiunto con Alexis Tsipras. Sostiene la creazione di una lista transnazionale in Italia con capolista un greco? Mi sembra qualcosa di meraviglioso. E’ un modo per celebrare di nuovo l’Europa unita. Dobbiamo uscire dagli stretti confini nazionali e dai loro limiti. Se in Italia e in Grecia ci sono persone che hanno ideali comuni è completamente inutile continuare a parlare di Grecia e Italia. Parliamo di Europa e di questi ideali comuni, che rappresentano una vera e propria forza di cambiamento. Dopo tutti questi anni in questo mondo non abbiamo ancora capito che non siamo divisi da confini e lingue, ma che ci unisce una civiltà comune?(Andrea Camilleri, dichiarazioni rilasciate ad Argiris Panagopoulos del quotidiano greco “Avgì”, per l’intervista “Lista Tsipras, una speranza per cambiare l’Europa e unire le forze vive della sinistra” pubblicata l’11 gennaio 2013 e ripresa da “Micromega”).Ritengo fondamentale proteggere il nostro essere europei, nonostante le evidenti mancanze della macchina europea che durante questa lunga e tragica crisi, ha continuato a lavorare facendo pagare un prezzo altissimo, un prezzo che non possiamo nemmeno immaginare, a decine di milioni di cittadini. C’è bisogno di una radicale revisione di tutti gli accordi europei. Una revisione che non può basarsi solamente e ancora una volta sui libri di contabilità. I ragionieri distruggono l’Europa. Dobbiamo fermarli. Perché i libri dei contabili parlano solo di un dare e avere. Non ci sono altre voci. Manca la voce: società. L’Europa non può continuare a vivere ricattata solo dal valore dell’euro. L’Europa deve condividere gli stessi ideali per essere unita. Ideali a cui deve partecipare la stragrande maggioranza dei suoi cittadini. In caso contrario non sarà in grado di continuare ad esistere. La prossima guerra, perché questa crisi è stata una guerra, lascerà sul campo molto più che paesi come la Grecia o altri colpiti mortalmente dalla crisi attuale.
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Un po’ di dignità: aboliamo il concertone del Primo Maggio
Per favore, un po’ di dignità di fronte allo scempio sociale dell’economicidio italiano: Cgil, Cisl e Uil abbiano almeno il coraggio di abolire una festa pop come quella rappresentata dal “concertone” del Primo Maggio in piazza San Giovanni a Roma. Niente canzoni a reti unificate, meglio un giorno di sobrietà civile dedicato alle sofferenze della nazione stritolata da una casta di “camerieri” al servizio della Troika, oligarchia mondiale dello sfruttamento più selvaggio. Parola di Giorgio Cremaschi, già leader della Fiom, da anni sulle barricate alla testa degli “indignados” italiani. «Mai come ora il Primo Maggio dovrebbe essere un giorno di lotta e solidarietà, nel quale lavoratrici e lavoratori, pensionati, disoccupati e precari ricordano le loro sofferenze e angosce. Magari con il vestito della festa e con un bicchiere di vino, ma assieme e contro: contro la devastazione della crisi e contro i suoi responsabili».
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Imprese agli operai: si può fare, se lo Stato li aiuta
Usare i beni dello Stato non per privatizzarli, ma come garanzia per le aziende che non vogliono chiudere. O meglio: per i lavoratori che intendono resistere alla chiusura, vedendo ancora spazi di mercato su cui collocare il prodotto del loro lavoro. Produzione a corto raggio, destinata al territorio. Tutto sarebbe risolto, a monte, se l’Italia disponesse di moneta sovrana: a salvare l’economia basterebbe lo Stato. Ma, dovendo sottostare al regime disastroso dell’Eurozona, l’emissione finanziaria statale è impraticabile. Arrendersi alla castastrofe? Al contrario: pur in queste difficilissime condizioni, è possibile trovare risorse alternative per risollevare l’economia. Lo sostiene Aldo Giannuli, dopo uno sguardo rassegnato all’offerta elettorale, una «fiera dell’ovvio» dove tutti promettono crescita, giustizia sociale, equità fiscale, efficienza e occupazione, ma senza uno straccio di idea. Zero assoluto: nessuna soluzione da Monti, Bersani e Berlusconi, ma neppure da Vendola, Ingroia e Grillo.
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Ma l’Europa siamo noi, non la larva che ci impone sacrifici
Che cos’è, insomma, l’Europa? Lontano da qui, disseminata tra Bruxelles e Strasburgo, c’è una selva di edifici in acciaio e cristallo, di uffici lussuosi, di sale da riunione e da conferenza; una pletora di dirigenti, di parlamentari, di funzionari, d’interpreti e di consulenti ben pagati, qualcuno strapagato; una Commissione Europea, un Consiglio d’Europa, un Parlamento Europeo, ma nessun leader nel quale la gente possa identificarsi o col quale possa prendersela se e quando le cose vanno male. C’è una Banca Centrale Europea che non è pubblica, quindi è in mano ai suoi anonimi o semianonimi azionisti: stampa euri e detta legge sui nostri bilanci e sulle nostre tasche.
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Lega Lombarda, che peccato forzare la storia
«La storia può essere legittimazione oltremodo autorevole, le grandi figure del passato autentici stendardi da sventolare». E, più il passato si allontana, più è difficile, oggi, che qualcuno alzi il dito per denunciare forzature storiografiche: «I diretti interessati sono morti da tempo e le tracce dei fatti si confondono nello spazio dei secoli». Tuttavia, se un’appropriazione è «indebita», il rischio che venga smascherata persiste, anche a distanza di mille anni. Lo afferma Cecilia Moretti, che dalle colonne del webmagazine della fondazione “Farefuturo” prende le distanze dal film “Barbarossa”, di Enzo Martinelli, osannato dalla Lega Nord come una celebrazione politica.
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Moni Ovadia: coraggio, anche Dio è in esilio
Il magghid di Meseritch, uno dei più grandi maestri dell’ebraismo khassidico diceva: «Ora, nell’esilio, lo Spirito Santo scende più facilmente che nel tempo in cui era in piedi il grande Santuario di Gerusalemme. Un re fu scacciato in esilio e se ne andò ramingo, se arrivava allora in una povera casa dove veniva alloggiato malamente, e malamente cibato, ma accolto da re, il suo cuore era lieto e parlava con la gente di casa così familiarmente come una volta faceva nella propria corte soltanto con i suoi più intimi. E così fa anche D-o da quando è in esilio».