Archivio del Tag ‘Roberto Burioni’
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Bugiardi, spiegateci perché il Covid ha colpito la Lombardia
Inquinamento, antenne 5G e sovra-vaccinazioni (influenza e meningite). Tutto ciò ha a che fare con la strage Covid che ha devastato la Lombardia? «Soprattutto a causa degli inceneritori, quella tra Bergamo e Brescia è la zona più inquinata d’Europa: e tra fine 2019 e inizio 2020, in quell’area, ci sono stati 180.000 inoculi vaccinali, somministrati agli anziani», dice Marcello Pamio, nutrizionista, presente – fra gli altri – alla grande manifestazione (12.000 persone) organizzata a Firenze il 21 giugno dal Movimento 3V (Vaccini Vogliamo Verità), con oratori come Mauro Scardovelli e la coraggiosa parlamentare ex grillina Sara Cunial, promotrice del progetto di mobilitazione popolare R2020. Il tema: l’emergenza coronavirus nasconde un disegno totalitario. E nessuno, intanto, ci ha ancora spiegato perché la Lombardia è finita nell’occhio del ciclone: 238.000 contagi e oltre 16.500 morti, a fronte dei 4.000 di Piemonte e Veneto. Colpite in misura minore altre Regioni non lontane (1500 vittime in Liguria e 1000 nelle Marche), mentre nel resto d’Italia i numeri oscillano: da qualche centinaio a poche decine di decessi, ben al di sotto del bilancio di una normale influenza stagionale. Cosa c’è, dunque, dietro all’esplosione lombarda del fenomeno Covid? «Non lo sappiamo ancora, perché non ci vengono forniti i dati essenziali», dice un medico rianimatore, Stefano Manera.
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Abbiamo un problema: siamo in guerra, ma non lo vediamo
Houston, abbiamo un problema. Il pubblico si spella le mani, pro o contro i suoi gladiatori di cartapesta, mentre là fuori impazza una specie di guerra mai vista, spaventosa, insidiosissima perché subdola: c’è in giro un killer, travestito da infermiere. Ha anche aperto una macelleria sfrontata, fino a ieri impensabile: e il peggio non è neppure la disinvoltura delle amputazioni senza anestesia (le pagine oscurate, i blog censurati, i video desaparecidos), ma il fatto che metà del pubblico sbeffeggi come vittimisti e inguaribili visionari gli autori delle denunce “bannate”, cancellate con un colpo di spugna. E’ il pubblico che trova normale che nell’anno 2020 dopo Cristo, non in Corea del Nord ma in un paese dell’Unione Europea, il governo istituisca una sorta di Ministero della Verità, senza vergognarsi di filtrare le informazioni destinate ai sudditi, a loro volta ben divisi in due ostinate tifoserie cementate da un rancore surreale, fuori luogo. Che il genere fantasy sia forse il più appropriato, per descrive l’attuale situazione psico-politica, lo suggerisce il lessico usato da un cardinale nel promuovere Donald Trump come “figlio della luce”, nemico del tenebroso Deep State che usa questa stranissima emergenza sanitaria per imprigionare il mondo nel cerchio magico della paura, oscurando l’orizzonte di una libertà democratica erroneamente data per scontata, ormai al sicuro per sempre.
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Sieni: Conte sfascia l’Italia, ma per svegliarci (è un piano)
Thank you, “Giuseppi”. Impresentabile, inadeguato, semplicemente inguardabile: l’uomo sbagliato, nel posto sbagliato. Intempestivo nell’arginare il Covid, spietato nell’imporre il lockdown più disastroso d’Europa, impotente di fronte alla necessità di rianimare l’economia asfissiata dalle restrizioni. Lui, il becchino del Belpaese, resterà nella storia grazie alla sua impresa: aver sabotato il sistema-Italia in pochi mesi, come nemmeno Mario Monti, mostrando il lato peggiore del potere. Molle come il burro di fronte agli arcigni esattori dell’Ue, ma durissimo coi cittadini – fatti inseguire anche coi droni, in aperta campagna, durante le settimane di “coprifuoco”. Una catastrofe firmata Conte: aiuti scarsissimi e in ritardo, migliaia di aziende che non riapriranno, interi settori messi in ginocchio (il solo turismo vale il 15% del Pil). Parola d’ordine: arrangiarsi. Nessun vero piano d’emergenza per l’economia, solo le briciole potenzialmente usuraie del Mes. Il resto, chiacchiere. Cos’è, esattamente, Giuseppe Conte? Un virus messo in circolazione per stendere l’Italia al tappeto? Al contrario: è l’uomo che sta facendo un favore immenso alla nazione, rendendo evidente la dimensione dell’orrore. Attenti: lo sta facendo di proposito. E’ parte di un piano, che punta al risveglio generale. Un giorno, insomma, diremo grazie a “Giuseppi”: si è sacrificato, indossando i panni del cattivo, per svegliare chi dorme e suscitare una reazione che porti al riscatto nazionale.E’ la tesi – molto suggestiva – che un ricercatore indipendente come Alessandro Sieni rilancia, sulla pagina Facebook, interpretando i “drop” che provengono dalla controversa sigla Q-Anon: una classica “false flag” per alimentare speranze illusorie, del tipo “arrivano i nostri”, o un reale piano dell’intelligence militare Usa vicina a Trump per “liberare” l’Occidente da quei settori del Deep State (finanziari, mediatici, ora anche sanitari) che hanno ingabbiato l’opinione pubblica e la politica nel labirinto di un pensiero unico orwelliano e totalitario? Sieni crede alla seconda ipotesi: ne è assertore convintissimo. «L’endorsement di Trump a Conte (27 agosto 2019) non ha ancora subito variazioni», premette Sieni. Se dovesse essere ritirato, «ciò rappresenterà il passaggio alla fase successiva dell’operazione», cioè: «Caduta di Conte e di questo governo». Obiettivo: «Completare gli step in progressione del progetto di smantellamento del Deep State, continentale e internazionale». L’evento, aggiunge Sieni, sarebbe «deciso da Trump nei tempi e nei modi che egli riterrà più opportuni, per il time-ticking in corso». Visto però che l’appoggio a “Giuseppi” non è ancora stato ritirato, per ora il “compito” di Conte resta invariato. Ovvero: «Tracciare e marcare il nemico: renderlo visibile, esporlo, in tutte le sue forme e derivazioni, agganciandolo alla sua figura istituzionale».E’ questo, sostiene Sieni, che Conte sta facendo: «Fungere da “catalizzatore” di tutto il Deep State (trasversale) per fare in modo che sia completamente visibile da tutti, senza più alcun dubbio e in maniera irreversibile». Tutto ciò, «per fare in modo che nel momento in cui verrà abbattuto, insieme a Conte cada anche il nemico, che nel frattempo si era saldamente ancorato alla sua figura». In altre parole: si innescherà «una reazione a catena, preparata attraverso il dissenso ormai dilagante», che fungerà da “motore” «per il recupero e ricovero delle sovranità (legislativa e monetaria) di quella che tornerà a configurarsi come nazione». Per sintetizzare il ruolo del “grande attore” Giuseppe Conte, Sieni ricorre a una battuta di Lady Macbeth: “Prendi l’aspetto del fiore innocente, ma sii il serpente sotto di esso”. E spiega: come pensate si possa distruggere, alla radice, un sistema che da secoli ha infiltrato la nostra società, occupando tutti i media, le istituzioni e le nazioni? «Come si possono creare le premesse perché tutto il marcio che ha pervaso il nostro paese (e non solo) sia finalmente esposto, creando le premesse per una riscossa travolgente, che parta dal popolo in maniera definitiva e irreversibile?». Risposta: basta osservare il disastro che sta facendo Conte, e come i media lo stiano supportando.Lo fa perché “nemico del popolo”? Errore: agisce in questo modo «per aprire (consapevolmente) la strada ad un abbattimento di ciò che egli promulga, proprio da parte del popolo, ormai disgustato in modo palese da quello che accade». In altre parole, un gioco sofisticato: per abbattere il “regime” serve un enorme consenso, che si può ottenere in un solo modo: facendo di tutto per easasperare gli italiani. «È il vostro dissenso, la vostra rabbia, la vostra disillusione, che si vuole ottenere», scrive Sieni. «E come vedete, lo si sta ottenendo. Tutto questo è il carburante che servirà a far partire il motore per il ripristino della sovranità: non solo in Italia, ma in tutta Europa». Lascia sgibottiti, l’analisi di Sieni? Per certi aspetti ricorda quella offerta due mesi fa da Gioele Magaldi, riguardo alla provocazione di Christine Lagarde, autrice di una ruvidissima dichiarazione (non richiesta) sul ruolo della Bce: «Non spetta a noi calmare gli spread», disse, deludendo chi si aspettava acquisizioni-record di titoli, da parte della Banca Centrale Europea, per arginare la falla-Covid. «Missione compiuta», sottolinea Magaldi: «Se oggi l’Italia non è ancora crollata lo si deve esattamente al “quantitative easing” della Bce, innescato proprio grazie all’indignazione iniziale per la sortita (freddamente calcolata) della “sorella” Lagarde, transitata – come Draghi – tra le fila della massoneria sovranazionale progressista».Giochi sottili: se il lupo ringhia, è per sollecitare una reazione che lo sconfigga. Vale addirittura anche per Conte? Alessandro Sieni ne è sicurissimo: Conte, sostiene, si sta “sacrificando” (facendo disastri su disastri) per mettere in evidenza il mostruoso futuro, distopico e orwelliano, che ci attenderebbe, se la “Cabala del Covid” dovesse affermarsi in modo definitivo. Un incubo: impoverimento di massa e vessazioni sociali, con tracciatura “zootecnica” degli ex cittadini, trasformati in sudditi. Stando all’esegesi dei messaggi cifrati di Q-Anon, saremmo nel campo dell’eterogenesi dei fini: io, Giuseppe Conte, mi aspetto che prima o poi vi ribelliate, visto che quello a cui vi sto sottoponendo non è tollerabile. Un altro osservatore indipendente come Nicola Bizzi, editore e storico, fa notare l’importanza di eventi che stanno facendo tremare l’establishment: le soffiate sul ruolo dei servizi italiani sotto i governi Renzi e Gentiloni (avrebbero fabbricato prove false sul Russiagate, contro Trump, su richiesta di Obama) e il terremoto che sta sbriciolando la credibilità dell’Anm, pronta a usare la magistratura per piegare “quella merda di Salvini”, cioè il politico che (sia pure in modo confuso) aveva sventolato la bandiera della sovranità nazionale, invocando anche un regime fiscale meno asfissiante. Ebbene, ragiona Bizzi: da dove credete che provengano, le informazioni riservate che oggi imbarazzano 007 deviati e “toghe rosse”, minacciando di far crollare un intero sistema di connivenze?Nella sovragestione politica del coronavirus, lo psichiatra Alessandro Meluzzi vede l’anticamera dell’inferno: inutili vaccini imposti anche col Tso, e poi il “guinzaglio” definitivo del microchip sottopelle, per registrare ogni nostra mossa, ogni sospiro, ogni singolo acquisto. La “soluzione finale” degli oscuri scienziati del controllo sociale, o – al contrario – l’ultimo disperato attacco di un sistema che ora teme di veder crollare il suo potere? Parla da sola la polemica di Trump contro la Cina e l’Oms finanziata da Bill Gates, a sua volta legato all’iper-vaccinista Anthony Fauci. Dagli States, persino un solitario come Bob Dylan ha speso il suo prestigio per denunciare i “falsi profeti” travestiti da filantropi, che spacciano il vaccino come un regalo ma hanno in mente un piano di dominio pericolosamente totalitario. Sempre negli Usa, lo stesso Robert Kennedy Junior (figlio di Bob) denuncia i maneggi della premiata ditta Gates & Fauci, con la copertura dell’Oms. Su un altro piano – economico-finanziario – si muove invece Mario Draghi, protagonista di una spettacolare conversione: fino a ieri severo guardiano dell’austerity, e oggi tornato alle posizioni keynesiane della sua formazione giovanile.La tesi di Super-Mario: lo Stato deve poter finanziare l’economia in modo illimitato, altrimenti il capitalismo collassa. Tradotto: fine del potere (abusivo) della grande finanza speculativa, che in questi decenni ha sottomesso la politica e ridotto la stessa democrazia a pura ritualità, del tutto irrilevante nella governance del pianeta. La realtà è ormai sotto gli occhi di tutti: mentre i tre supremi fondi d’investimento (Vanguard, State Street e BlakRock) controllano l’intera economia planetaria, un paese come l’Italia – tuttora membro del G8 – non ha le risorse necessarie a impedire che la tragedia sanitaria del coronavirus si trasformi in una catastrofe sociale ed economica: un crollo del Pil come quello annunciato (-15%) produrrebbe, dai prossimi mesi, un’ecatombe di portata incalcolabile, destinata a travolgere la vita di tutti, anche dei “ciechi” che si credono al riparo solo perché, finora, il dramma li ha soltanto sfiorati. Come si può mettere fine a tutto questo? In un solo modo, secondo Alessandro Sieni: facendo esplodere la crisi in tutta la sua devastante visibilità, secondo un’accurata regia che utilizza settori “lealisti” dell’intelligence per minare il terreno e mettere in imbarazzo i gestori del sistema, a cominciare dai grandi media, che in Italia oscurano i numeri reali del disastro, negando l’evidenza in modo sistematico.Mentre crescono i fenomeni di insofferenza sociale, che secondo svariati osservatori potrebbero cominciare a creare seri problemi di ordine pubblico, il paese non si è ancora ribellato in modo frontale: per esempio, assiste al delirio di Nicola Zingaretti che si prepara a imporre il vaccino antinfluenzale nel Lazio (un suicidio sanitario, denunciato dai medici laziali: l’interferenza virale li esporrebbe al Covid, privando il Lazio del personale sanitario). Nessuna ribellione, per ora, neppure di fronte al Ministero della Verità istituito dal piddino Andrea Martella per “filtrare”, in modo sfrontato e dittatoriale, le notizie sul coronavirus. la censura si è fatta impudente: il guru televisivo Burioni chiede l’oscuramento di “ByoBlu”, il video-blog più seguito dagli italiani, mentre Google tarocca i suoi algoritmi per nascondere le voci scomode, e YouTube toglie dalla circolazione i video più imbarazzanti, quelli dei medici che sostengono che il governo Conte abbia fatto il contrario di quello che doveva fare, per proteggere i cittadini da una pandemia ingigantia oltremisura dal terrorismo psicologico gonfiato dai media mainstream. Siamo a un passo dall’inferno evocato da Meluzzi? Al contrario, sostiene Sieni: quello è l’inizio della fine, l’ultimo colpo di coda di un “regime” morente, la cui natura oppressiva è resa finalmente evidente proprio grazie ai “demenziali” decreti di Conte, che affossano il paese.Secondo Sieni, “The Plan” è «la prima grande operazione globale volta al risveglio di quello spirito critico che così tanto spaventa i malati detentori del cosiddetto “potere». In sintesi, quella in corso – sotto copertura – sarebbe «l’unica operazione di congiungimento della ragione al sentire e del sentire alla ragione che abbia mai attraversato questo mondo». Si tratterebbe di «un’operazione iniziata molti secoli fa, e che si è fatto credere fosse stata interrotta». Molti secoli fa? Viene in mente lo sconvolgente saggio “L’altra Europa”, scritto da Paolo Rumor, avvocato vicentino e nipote del più volte ministro e premier Mariano Rumor. La fonte: il memoriale del padre, Giacomo Rumor, a lungo collaboratore del Siv, il servizio segreto del Vaticano, a partire dalle manovre per dar vita all’Unione Europea, già durante la Seconda Guerra Mondiale. La rivelazione contenuta nelle carte di Rumor? Un’unica struttura di potere avrebbe dominato il pianeta in modo ininterrotto, usando la leva finanziaria per piegare Stati, nazioni, economie. Oggi, questo potere – travestito da medico – sarebbe il protagonista della “Cabala del Covid”: un piano totalitario. La buona notizia – dice Sieni – è che il piano fallirà: perché si è messa in moto una coalizione mondiale di forze, abilissime nel dissimulare il loro operato. Doppi e tripli giochi: di cui, giura Sieni, fa parte a pieno a titolo anche il volutamente disastroso “Giuseppi”, al quale – non a caso – Donald Trump non ha ancora ritirato il suo stranissimo endorsement.Thank you, “Giuseppi”. Impresentabile, inadeguato, semplicemente inguardabile: l’uomo sbagliato, nel posto sbagliato. Intempestivo nell’arginare il Covid, spietato nell’imporre il lockdown più disastroso d’Europa, impotente di fronte alla necessità di rianimare l’economia asfissiata dalle restrizioni. Lui, il becchino del Belpaese, resterà nella storia grazie alla sua impresa: aver sabotato il sistema-Italia in pochi mesi, come nemmeno Mario Monti, mostrando il lato peggiore del potere. Molle come il burro di fronte agli arcigni esattori dell’Ue, ma durissimo coi cittadini – fatti inseguire anche coi droni, in aperta campagna, durante le settimane di “coprifuoco”. Una catastrofe firmata Conte: aiuti scarsissimi e in ritardo, migliaia di aziende che non riapriranno, interi settori messi in ginocchio (il solo turismo vale il 15% del Pil). Parola d’ordine: arrangiarsi. Nessun vero piano d’emergenza per l’economia, solo le briciole potenzialmente usuraie del Mes. Il resto, chiacchiere. Cos’è, esattamente, Giuseppe Conte? Un virus messo in circolazione per stendere l’Italia al tappeto? Al contrario: è l’uomo che sta facendo un favore immenso alla nazione, rendendo evidente la dimensione dell’orrore. Attenti: lo sta facendo di proposito. E’ parte di un piano, che punta al risveglio generale. Un giorno, insomma, diremo grazie a “Giuseppi”: si è sacrificato, indossando i panni del cattivo, per svegliare chi dorme e suscitare una reazione che porti al riscatto nazionale.
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Pericolosi dementi: odiano Salvini e ignorano De Donno
Strano paese, questo: il governo fa come se non esistesse, il medico di Mantova che ha scoperto come annullare la minaccia del coronavirus. Mezzo mondo fa la corte al professor Giuseppe De Donno, che ha trovato l’uovo di Colombo: se nelle vene di un malato si inietta il plasma di un soggetto guarito, il male scompare alla velocità della luce. Grosso guaio, per chi aveva scommesso sulla Peste Bubbonica 2.0, di durata pressoché infinita. Un flagello abbastanza spaventoso da trasformare i cives in pecore, dispostissime domani a subire un vaccino di massa, obbligatorio (che grandi virologi ritengono perfettamente inutile, dato il carattere mutante dei virus Rna). Ma il Covid-19 è perfetto, per lanciare il vaccino come rimedio ineludibile. E a sua volta, sostiene il criminologo Alessandro Meluzzi, la vaccinazione non è che la premessa del vero obiettivo: il microchip universale da inserire sottopelle, che trasformerebbe gli esseri umani in unità sorvegliate h-24, attraverso lo strettissimo monitoraggio che registrerebbe in tempo reale ogni loro mossa. Tutto questo, grazie a infrastrutture informatiche invasive e forse anche pericolose per la salute, come la misteriosa rete 5G che avanza incontrastrata, in Italia, grazie al Movimento 5 Stelle ora al governo con il Pd, l’euro-partito “tedesco” del Rigor Montis.Imbavagliati dalle mascherine che li trasformano in automi coatti, spaventati dall’autorità e disinformati in modo spietato e grottesco da giornali e televisioni, gli italiani per ora assistono agli eventi. Uno su tutti: il crollo dell’economia. Lo ha imposto il governo-fantasma del ventriloquo Conte, che ha confiscato la libertà democratica per restare avvinghiato all’emergenza (che si augura eterna) per non dover fare i conti con i disastri che ha combinato, le promesse a vuoto e i ritardi incresciosi, dai mitici 600 euro alla cassa integrazione, fino alla patetica “preghiera” rivolta alle banche, nel paese in cui l’ex Fiat (migrata all’estero) pretende subito 6,3 miliardi di aiuti, innanzitutto per sé. Ci sarebbe da metter mano a un piano di rilancio epocale, disperatamente necessario già prima della pandemia, ma i pallidi arconti di Palazzo Chigi e i vari prestanome insediati nei ministeri non sanno letteralmente che pesci pigliare: “ispirati” dalle centinaia di anonimi tecnocrati a cui hanno ceduto le leve di comando, sperano che il regime di psicosi duri il più possibile, sotto la sferza della nuova polizia sanitaria, ma sanno che prima o poi – da settembre, al massimo – i nodi verranno al pettine. Dettaglio illuminante: la decisione di Mattarella di non consentire a Conte altri sei mesi di stato d’emergenza. Come dire: questo mediocre teatro di attori cialtroni e minacciosi è durato anche troppo.Sconcerta la presa che questo potere autoritario esercita ancora, su vastissimi strati di cittadini: ad esempio, non vengono pretese le dimissioni immediate del presidente dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, che annuncia di voler “stanare casa per casa” i contagiati, quasi fossero untori della peste e non invece portatori di un virus che secondo l’Istitito Superiore di Sanità ha ucciso soltanto persone anziane e malate. Un virus che certo non fa più paura a Mantova e Pavia, gli ospedali che lo hanno “disarmato” ricorrendo agli anticorpi sviluppati dai pazienti guariti. E dove viene svolta, la sperimentazione governativa per testare ufficialmente quello che già si conosce, ovvero la validità del metodo-Mantova? A Pisa, dove – secondo De Donno – l’ospedale ha finora affrontato un solo caso di coronavirus. Il posto giusto, parrebbe, per far naufragare la cura risolutiva, secondo il sistema già collaudato, per i tumori, con la terapia Di Bella. Il ragazzetto che ufficialmente esercita il ruolo di ministro della sanità, tale Roberto Speranza (già capogruppo del Pd bersaniano che consegnò l’Italia alla Premiata Macelleria Monti e al pareggio di bilancio in Costituzione) ha l’aria di essere una semplice comparsa, in uffici dominati dall’eminente figura di Walter Ricciardi, player italiano di quella stessa Oms, finanziata dal vaccinocrate Bill Gates, che gli Usa accusano di aver “incubato” il coronavirus a Wuhan.Che i segni di follia costellino i giorni italiani del Covid lo dimostra l’astio, perdurante e surreale, nei confronti di un personaggio politico modestissimo come Matteo Salvini, che nel 2018 ebbe il piccolo merito di denunciare l’ipocrita business politico, italiano e internazionale, realizzato sulla pelle dei migranti. Lo stesso Salvini ebbe però il grandissimo demerito di aver ceduto su tutto il resto, in primis l’intransigenza Ue sulla richiesta di deficit, fino alle pressioni del super-potere che utilizzò i soliti 5 Stelle per convalidare, con Giulia Grillo, l’aberrante obbligo vaccinale improvvisamente esteso a 10 vaccinazioni, senza alcuna motivazione medica, pena l’esclusione dei bambini dalle scuole dell’infanzia. Il piccolo eroe del Papeete, ribattezzato “il cazzaro verde” dal greve propagandista Scanzi, aveva esordito malissimo, ingoiando senza fiatare il “niet” di Mattarella sulla nomina di Paolo Savona all’economia. Dipinto come un mostro razzista e xenofobo, praticamente fascista, Salvini si era difeso dall’assedio (mediatico e giudiziario, prima che politico) ricorrendo all’inchino rituale di fronte al totem di Israele, con il consueto cerimoniale: omaggiare le vittime della Shoah, trascurando le nefandezze del governo Netanjahu contro i palestinesi. Ora qualcosa sembra sul punto di rompersi: su chat di magistrati emergono espressioni come “quella merda di Salvini”, al punto da spingere il capo dello Stato a esprimere solidarietà verso il leader leghista.Ma il punto è un altro: ed è l’odio implacabile di cui il “cazzaro verde” rimane vittima, anche in pieno tsunami-coronavirus. Lo si legge nel mare mosso dei social, ottimo sismografo dei sentimenti collettivi, intasato di insulti e polemiche avvelenate. Quanto sarebbe costata la liberazione di Silvia Romano? “Meno di 49 milioni”, è la pronta risposta degli haters del “cazzaro”, disposti a bersi la bufala secondo cui la Lega avrebbe davvero “rubato” quei soldi. La verità la sintetizza Luca Telese, mai tenero coi leghisti: attraverso una sentenza che non ha precedenti in Italia, la magistratura (cioè, colleghi dei magistrati che ammettono di aver cercato di fermare “quella merda di Salvini”) ha semplicemente decretato, a posteriori, che la Lega non avrebbe avuto diritto ai finanziamenti annuali, nel frattempo pervenuti e regolarmente spesi per l’attività politica, in modo trasparente. Tutto questo, per via di remote malversazioni imputate all’epoca di Bossi (peraltro di entità infinitamente minore: solo mezzo milione di euro, a quanto pare), quando l’allora oscuro Salvini era un semplice consigliere comunale. Non pochi specialisti del diritto hanno considerato quella sentenza un’anomalia giuridica: quando infatti la Lega di Salvini riceveva regolarmente quei 49 milioni (la somma dei rimborsi di svariate tornate elettorali) era perfettamente autorizzata a incassarli.Ripetere oggi che la Lega (e quindi l’odiato “cazzaro”) avrebbe “rubato” 49 milioni, è patetico, a prescindere dall’opinione politica, anche pessima, che si possa avere del discutibilissimo ex ministro dell’interno, capace di performance imbarazzanti e indimenticabili, come quando – vestito da poliziotto – andò all’aeroporto ad accogliere l’ex terrorista Cesare Battisti, estradato dal Sudamerica. Preoccupante, parlare di 49 milioni “rubati”. E ancora più allarmante se un’idiozia simile la si ripete mentre il paese sta collassando, vessato dai suoi strani carcerieri e minacciato da un futuro che più buio non potrebbe essere. Torna in mente l’allegoria manzoniana dei capponi di Renzo, che non trovano di meglio che scannarsi tra loro anche un attimo prima di finire in padella. A Rivoli, grosso centro dell’hinterland torinese, è stata letteralmente scuoiata viva, per settimane, una donna malaccorta, vicesindachessa (in quota Lega, ecco il guaio), protagonista di un’uscita infelice sul presunto abuso politico del 25 Aprile. A crocifiggerla, con petizioni e tam-tam di ogni genere, sui social, gli autoproclamati Eredi Unici e Universali dei Partigiani. Italiani “di sinistra”, anch’essi prigionieri dei decreti Conte: eppure, benché relegati agli arresti domiciliari, la Liberazione l’hanno celebrata dai balconi, cantando Bella Ciao, senza lontanamente domandarsi come avrebbero reagito, gli amati partigiani, di fronte a inaudite restrizioni delle libertà imposte forzando proprio la Costituzione antifascista.Il problema? L’identità leghista, e quindi “cazzara”, della povera vicesindachessa. Certo, lo stesso Salvini è l’ultimo a potersi lamentare del clima di brutale intolleranza che regna nel paese, avendo lui stesso dato un enorme contributo all’imbarbarimento dei costumi politici. Ma è possibile che i suoi tanti odiatori non vedano quanto sia piccolo, Salvini, di fronte all’immensità del problema totalitario chiamato coronavirus? Viene addirittura il sospetto che la mano invisibile che ha aiutato Salvini ad emergere, ospitandolo per anni il televisione, volesse proprio questo: gonfiare una rana di fatto innocua per il potere europeo, ma abbastanza spaventevole per i gonzi italiani che ancora non hanno capito che qualcuno sovragestisce abilmente l’affare planetario del Covid. Per questo Salvini resta perfetto, ancora oggi, come spaventapasseri: distrae gli ingenui dal vero problema, dai veri decisori. Se l’è anche cercata, Salvini, persino in Emilia: la decisione di molestare al citofono un tunisinino, trattandolo come uno spacciatore, resterà negli annali dei suicidi politici. E il peggio è che il beneficiario del suicidio, l’incolore Bonaccini, oggi passa quasi per eroe: funziona alla grande, l’odio verso Salvini, per sdoganare l’idea – vagamente hitleriana – di chi pensa di “stanare casa per casa” gli italiani che non risponderanno signorsì al Ministero della Verità.Chi ancora perde il suo tempo a odiare Salvini, mentre il paese crolla e l’orizzonte della libertà si allontana di giorno in giorno, non spende una parola di indignazione per l’ignobile “task force” istituita dal piddino Martella per censurare l’informazione sul Covid. Chi detesta il “cazzaro” non protesta perché Fabio Fazio, anziché il salvatore De Donno, invita a ripetizione Roberto Burioni: un tizio che nel suo Patto per la Scienza (firmato da Grillo, Renzi e Mentana) anticipò i tempi duri che stiamo vivendo, con la pretesa – messa per iscritto – di pilotare i fondi destinati alla ricerca. E’ lo stesso Burioni che, per silenziare uno scienziato eretico (Stefano Montanari) ha chiesto alla magistratura di spegnere “ByoBlu”, il video-blog più seguito dagli italiani. Eppure, gli haters se la prendono con Salvini (non con Burioni o Fazio), e parteggiano per l’imbarazzante Bonaccini (non per l’eroe nazionale De Donno). Ma se in questo si volesse scorgere una simmetria, si sbaglierebbe: perché nemmeno Salvini si batte per De Donno e contro Burioni. Gli italiani sono soli: questa è la verità. E a milioni, ancora, si accaniscono contro falsi nemici. Cosa sarebbe successo, se Berlusconi avesse imposto anche solo da decima parte dei diktat di Conte? E se lo avesse fatto Salvini, addirittura? Va tutto bene, invece, se i Pieni Poteri se li prende “l’avvocato del popolo”, lo yesman fabbricato dalla peggiore baronia universitaria e protetto dal Vaticano, imbucato oculatamente tra i 5 Stelle un attimo prima che gli elettori, nel 2018, ne decretassero il trionfo.Cosa bisogna pensare, degli elettori che nel 2018 diedero fiducia all’ingenuo Speranza, agli scalpitanti grillini, all’economista di sinistra Alberto Bagnai rassegnato a candidarsi con la Lega vista l’impossibilità di praticare teorie di sinistra nello zoo renziano e zingarettiano? Con sfumature diverse, tutti questi elettori – milioni di italiani, davvero tanti – erano accomunati da un’unico bisogno: la necessità di rimettere la politica al di sopra della finanza. Com’è finita, lo si è visto: prima l’inconcludente governo gialloverde, poi l’altrettanto inutile esecutivo giallorosso, identico al precedente, con la sola variante (meramente estetica, cosmetica) dell’assenza del “cazzaro”. Stessa politica: austerity, in ossequio al super-potere di Bruxelles. Fino al magico V-Day, non più grillino ma cinese: l’avvento dell’Era del Virus. Il piano prevedeva precisamente il pandemonio, e infatti eccolo all’opera: niente sarà più come prima. Se i cittadini rassegnati (ieri al lockdown e oggi alla museruola) pensano ancora che l’incubo si dissolverà, forse non hanno capito quello che è successo davvero.Sarà proprio la ferocia della crisi – dicono alcuni osservatori – ad aprire gli occhi ai dormienti, spingendoli a fare l’unica cosa sensata: unire le forze, mettendo da parte l’odio tribale che serve solo a chi ha interesse a dividere gli ex cittadini, trasformati in sudditi in soli due mesi, a colpi di decreti, da parte di un premier mai eletto da nessuno. La strada però è ancora lunga: lo dice la stima di cui tuttora gode il peggior primo ministro della storia nazionale. C’è chi lo ama, addirittura: perché osò sfidare il “cazzaro”. Non sembra avere fine, l’autolesionismo italiota: si riverbera magnificamente nell’imbecillità di chi demonizza i ragazzi che si assiepano all’aperitivo, dopo quasi tre mesi di clausura. Imbecillità criminosa, a questo punto: perché in tempo di guerra gli idioti diventano un pericolo pubblico. Guardare di traverso chi non indossa la museruola significa essere essere complici, oltre che cretini: complici di chi censura la verità, di chi tace i dati dell’Istituto Superiore di Sanità (tra le vittime classificate Covid, solo il 3,7% non affetto da gravi patologie pregresse). Complici, soprattutto, di chi finge che il Covid sia tuttora un male incurabile: complici, quindi, dei censori che oscurano De Donno. Un medico di cui tutti gli italiani dovrebbero andare fieri, compresi quelli che lo ignorano: e anche in questo, Matteo Salvini e i suoi odiatori sono tristemente identici.(Giorgio Cattaneo, “I pericolosi dementi che ancora odiano Salvini (e ignorano De Donno)”, dal blog del Movimento Roosevelt del 23 maggio 2020).Strano paese, questo: il governo fa come se non esistesse, il medico di Mantova che ha scoperto come annullare la minaccia del coronavirus. Mezzo mondo fa la corte al professor Giuseppe De Donno, che ha trovato l’uovo di Colombo: se nelle vene di un malato si inietta il plasma di un soggetto guarito, il male scompare alla velocità della luce. Grosso guaio, per chi aveva scommesso sulla Peste Bubbonica 2.0, di durata pressoché infinita. Un flagello abbastanza spaventoso da trasformare i cives in pecore, dispostissime domani a subire un vaccino di massa, obbligatorio (che grandi virologi ritengono perfettamente inutile, dato il carattere mutante dei virus Rna). Ma il Covid-19 è perfetto, per lanciare il vaccino come rimedio ineludibile. E a sua volta, sostiene il criminologo Alessandro Meluzzi, la vaccinazione non è che la premessa del vero obiettivo: il microchip universale da inserire sottopelle, che trasformerebbe gli esseri umani in unità sorvegliate h-24, attraverso lo strettissimo monitoraggio che registrerebbe in tempo reale ogni loro mossa. Tutto questo, grazie a infrastrutture informatiche invasive e forse anche pericolose per la salute, come la misteriosa rete 5G che avanza incontrastrata, in Italia, grazie al Movimento 5 Stelle ora al governo con il Pd, l’euro-partito “tedesco” del Rigor Montis.
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Magaldi: sarà il popolo a fermare i golpisti del coronavirus
Siete pronti? Prima ancora della terrificante Seconda Ondata del SarsCov2, potrebbe essere in arrivo l’epatite E, in regalo – tramite zoonosi – direttamente dai topastri cinesi di Hong Kong. Un mondo distopico, d’ora in poi completamente in mano ai gestori tecno-politici e mediatici della paura, sotto forma di batteri, virus e diavolerie pestilenziali? Sarebbe il paradiso dei farabutti, e in parte lo è già. Questo, secondo Gioele Magaldi, è il vero pericolo che abbiamo di fronte: un’epidemia all’anno, quanto basta per spaventare e chiudere in casa miliardi di persone, consentendo ai nuovi golpisti bianchi di fare quello che vogliono, di noi, fino a calpestare la libertà di tutti (e nel caso dell’Italia, affondando l’economia in modo catastrofico). Vietato illudersi: «Nessuno si lasci incantare dalle indecorose pagliacciate di Conte, replicate anche con l’ultimo, strombazzatissimo decreto privo di investimenti e di visione: non risolverà nessuno dei drammatici problemi economici che stanno trasformando l’Italia in un cimitero economico». E la buona notizia, se così si può dire? Sarebbe questa: l’attacco mondiale partito da Wuhan non è l’inizio della fine, per il mondo libero. Al contrario: è l’ultima mossa, disperata, di un potere oscuro che ormai sente di avere le ore contate, anche se ci farà penare ancora, e non poco.«In fondo, un virus è perfetto, per i nemici del popolo: funziona ancora meglio del terrorismo e del rigore finanziario». Autore del bestseller “Massoni” uscito per Chiarelettere a fine 2014 con la mappa esclusiva delle superlogge del potere mondiale, Magaldi ha in cantiere il “sequel” del primo saggio, atteso per novembre e aggiornato tenendo conto dello tsunami-coronavirus. «Stanno emergendo circostanze esplosive», annuncia, in web-streaming su YouTube nella trasmissione “Massoneria On Air”, condotta da Fabio Frabetti di “Border Nights”, con la partecipazione di osservatori speciali come Gianfranco Carpeoro e Paolo Franceschetti, Marco Moiso, Roberto Hechich. In sostanza, secondo Magaldi – massone progressista, facente parte lui stesso del mondo delle superlogge – sono fonti ancora riservate, d’intelligence, a confermare i peggiori sospetti: il disastro che ci è rovinato addosso, paralizzando mezzo pianeta, è stato concepito dagli eredi dalle stesse “menti raffinatissime” che idearono il golpe in Cile nel 1973, per imporre il neoliberismo a mano armata. Meno diritti, per salvare l’economia? Era la super-bufala del manifesto “La crisi della democrazia”, in Italia propalato con la prefazione di sua maestà Gianni Agnelli. La tesi: troppa democrazia fa male. Poi vennero il boom neoliberista, l’11 Settembre e infine la crisi dei subprime, il collasso degli spread europei, il Rigor Montis. Ora siamo al rigore terminale, quello del virus.Perfetta, la pandemia, per indurre i cittadini a rassegnarsi al peggio. Turismo in coma, negozi sprangati, economia a rotoli. Bar e ristoranti che non riapriranno, cassa integrazione che ancora non si vede, e il “popolo delle partita Iva” che attende tuttora i mitici 600 euro dell’Inps. E il prode Conte? Su Facebook gira un’amara barzelletta: «Arriverà a giugno il decreto di maggio scritto in aprile ma pensato a marzo, per una crisi iniziata a febbraio e conosciuta da gennaio per un virus conosciuto già da dicembre». Un analista autorevole come Marcello Veneziani è spaventato: non s’era mai visto tanto odio, dice su “La Verità”, in un’Italia spaccata in due, divisa tra i supporter di Conte (sempre meno numerosi) e la maggioranza non più silenziosa, che il professor-avvocato venuto dal nulla lo vedrebbe bene addirittura in galera. «La situazione è seria», ammette Magaldi: «Si stanno intensificando i flash-mob improvvisati da cittadini sempre più esasperati». Quelli sanzionati ingiustamente durante il lockdown possono contare sul Sostegno Legale, servizio gratuito offerto dal Movimento Roosevelt, che mette a disposizione avvocati (volontari) per contestare le multe. Altra iniziativa, la Milizia Rooseveltiana: «Una formazione che scenderà presto in campo, anche per disciplinare le proteste e impedire infiltrazioni violente».La rabbia monta, e acceca il raziocinio: c’è persino chi plaude al grottesco paternalismo di Conte, che trova eroicamente il tempo di ascoltare il sindaco novarese giunto a Roma in bicicletta per rinfacciare al premier «la miseria» dei famosi 600 euro. Come un caudillo sudamericano del secolo scorso, Conte interrompe una riunione, dà udienza al primo cittadino ribelle, scomoda telefonicamente il presidente dell’Inps e infine concede pure un’elargizione di tasca sua al ciclista padano, a quel punto conquistato (almeno, a beneficio dei fotografi) dal gran cuore del primo ministro. Che smacco, commenta qualcuno sui social: che lezione, da quel gran signore che sta a Palazzo Chigi. I fan di Conte amano questo imbarazzante, incolore neo-democristiano di ascendenza grillina per il solo fatto di aver rotto con Salvini, fino a ieri dipinto come il demoniaco nemico pubblico dell’italianità “de sinistra”, quella che vent’anni fa avrebbe sbranato vivo Berlusconi se si fosse permesso di infliggere la metà della metà delle punizioni bibliche che “l’avvocato del popolo” ha rifilato agli italiani in soli tre mesi. Potenza del coronavirus: impaurendolo a dovere, puoi calpestare il cittadino riducendolo a suddito, facendogli dimenticare la nozione stessa di libertà.Nel festival dei nuovi mostri furoreggiano i grandi media, complici dei nuovi censori di regime: il padreterno televisivo Burioni chiede di spegnere “ByoBlu”, cioè il video-blog più seguito dagli italiani? Prontamente, YouTube cancella 4 video recentissimi prodotti dal team di Messora. Da Palazzo Chigi – nel silenzio tombale e orwelliano dell’Ordine dei Giornalisti – sulle notizie vigila il Ministero della Verità messo in piedi dal sottosegretario piddino Andrea Martella, con l’aiuto di giornalisti come Riccardo Luna (”Repubblica”) e “debunker” del calibro di David Puente, pupillo di Mentana e colonna portante del newsmagazine “Open”. Farebbe ridere, se non fosse una tragedia: la libertà di stampa fatta a pezzi, rottamata come rifiuto organico di tempi felici e ormai remotissimi. L’odio serpeggia pericolosamente in ogni rivolo: sulla pagina Twitter del Cicap, l’ambiguo comitato fondato da Piero Angela per promuovere le verità ufficiali (a scapito di tutte le altre), c’è persino chi brinda alla morte di Giulietto Chiesa, augurandosi pure quella di Massimo Mazzucco. Si vaneggia: dai derby sconfortanti di ieri (Capitana contro Capitano, Sardine contro Salvini) si è passati all’insulto feroce, e addirittura all’evocare lo scannamento del presunto avversario, senza che il nuovo culto di Giuseppe Conte lasci spazio al dubbio: non è che siamo tutti sulla stessa barca, che oltretutto sta per affondare?«Sarà un autentico disastro, epocale – dice Gianfranco Carpeoro – se i cittadini non apriranno gli occhi e non comprenderanno di poter contare su un’unica risorsa: se stessi». Aprire gli occhi? Tradotto: constatare che il penoso, modestissimo Conte non ha ancora fatto assolutamente niente per evitare il collasso economico del popolo che ha rinchiuso in casa. «Misure tragicomiche come quelle previste per la riapertura di spiagge e ristoranti – sostiene Paolo Franceschetti – lasciano supporre che non ci sia nessuna volontà di aiutare il paese: semmai l’intento sembra quello opposto, di affossarlo di proposito». Marco Moiso, vicepresidente del Movimento Roosevelt, residente a Londra, allarga l’orizzonte: «In Gran Bretagna, dove peraltro il lockdown non è stato così rigido come in Italia, la cassa integrazione è arrivata subito, e ora è stata prorogata fino a ottobre: nessuno sarà licenziato, e i lavoratori hanno ricevuto immediatamente l’80% dello stipendio, grazie al governo Johnson». Per capire il senso di quel che avviene sotto casa, aggiunge Moiso, conviene guardare più lontano: «Sappiamo che il dramma è partito da Wuhan, ma sbaglieremmo se puntassimo il dito solo contro la Cina, che certo ha sicuramente ritardato l’allarme iniziale».C’è molto altro, nelle retrovie di questa losca vicenda: lo fa capire Trump, che minaccia di trascinare i cinesi in tribunale anche per stanare i non-cinesi in cima a tutti i sospetti, dal dottor Anthony Fauci al suo amicone Bill Gates, il “filantropo” iper-vaccinista che controlla l’Oms, l’organizzazione che a Wuhan “se c’era, dormiva”, attorno a quel laboratorio finanziato anche attraverso Fauci, e con il contributo dei francesi. Dalla sua solitudine d’avorio, si fa vivo persino Bob Dylan (Premio Nobel 2016 per la Letteratura) nell’alludere alla peggiore delle ipotesi: una sinistra connessione tra i “signori del Covid” e gli assassini del Deep State che macellarono John Kennedy a Dallas. Sempre in casa Kennedy, è l’avvocato Robert Junior (figlio di Bob) a sparare sul patron della Microsoft: puzza d’imbroglio, la sua fretta di inondarci di vaccini obbligatori. E se le divinità mondiali tracciano ipotesi precise (e allucinanti) sul nostro futuro prossimo, non tarda a farsi sentire il coretto dei nani nazionali, made in Italy, pronto a ripetere che sì, probabilmente l’eventuale vaccinazione sarà obbligatoria, o comunque vincolante: off limits i luoghi pubblici, per chi oserà sottrarsi alla siringa. E tutto questo, senza uno straccio di dibattito parlamentare. Normale? Di questo passo, sì. Ma non succederà.Ne è convinto Magaldi, che ha fiducia nella riconquista della democrazia, oggi sospesa. «Ma occorre agire e mettere da parte la paura, volutamente alimentata dal governo, così come la sua “sorella” naturale, la speranza, che conia slogan come l’idiota “andrà tutto bene” da recitare affacciandosi al balcone». Sta andando tutto male, anzi malissimo. «E infatti l’Italia sta per esplodere. Ma la stessa società civile, anche attraverso autorevoli giuristi, non ha mancato di farsi sentire», dice il presidente del Movimento Roosevelt. «Quello che abbiamo di fronte è un modello distopico, che qualcuno vorrebbe trasformare nel nostro futuro: sta a noi respingerlo». Gli esempi non mancano: «Si guardi la Svezia: anziché chiudere il Parlamento e trattare i cittadini come bambini, ha rivolto loro raccomandazioni adulte e senza sprangare il paese, con ottimi risultati». Sintetizzando: «Se non vogliamo finire in un Occidente senza più libertà, trasformato in succursale cinese, dovremo stabilire che i diritti costituzionali non possono essere sospesi, mai, neppure di fronte a un’emergenza sanitaria. Troppo facile, altrimenti, imprigionare il mondo: basta mettere in circolazione un virus all’anno, terrorizzare la popolazione, e il gioco è fatto. Attenti: è esattamente il piano dei “gestori” del coronavirus».Chi sono? «Circuiti apolidi e supermassonici, sovranazionali e reazionari, che hanno puntato sulla Cina come modello autoritario per il futuro dell’Occidente». Il virus come arma? «Certo, ma si tratta di una mossa dettata dalla disperazione – aggiunge Magaldi – visto l’esito delle iniziative precedenti: volevano impadronirsi del mondo con l’austerity neoliberista e con il terrorismo “islamico”, ma non ci sono riusciti». La grande corsa della Cina, poi, è stata fermata dal campione “populista” Donald Trump: un altolà di portata storica, a cui si è risposto con l’infernale Covid. La “soluzione finale”, in un mondo che sta vedendo crollare i presupposti della globalizzazione neoliberale, e dove la stessa Unione Europea (capolavoro di post-democrazia ordoliberista) sembra sul punto di andare in pezzi. Magaldi riconduce la questione nei termini più semplici: «Vorrebbero che diventasse normale lo spettacolo dei cittadini che piegano la testa, in silenzio, vedendosi confiscare la libertà e assistendo impotenti alla distruzione della loro economia. Ma non accadrà: sarà proprio la durezza della crisi nella quale stiamo precipitando ad aprire finalmente gli occhi ai dormienti, spingendoli a combattere per riconquistare la democrazia perduta e il diritto a una vita dignitosa, non più vessata dalla barbarie artificiosa dell’austerity».Siete pronti? Prima ancora della terrificante Seconda Ondata del SarsCov2, potrebbe essere in arrivo l’epatite E, in regalo – tramite zoonosi – direttamente dai topastri cinesi di Hong Kong. Un mondo distopico, d’ora in poi completamente in mano ai gestori tecno-politici e mediatici della paura, sotto forma di batteri, virus e diavolerie pestilenziali? Sarebbe il paradiso dei farabutti, e in parte lo è già. Questo, secondo Gioele Magaldi, è il vero pericolo che abbiamo di fronte: un’epidemia all’anno, quanto basta per spaventare e chiudere in casa miliardi di persone, consentendo ai nuovi golpisti bianchi di fare quello che vogliono, di noi, fino a calpestare la libertà di tutti (e nel caso dell’Italia, affondando l’economia in modo catastrofico). Vietato illudersi: «Nessuno si lasci incantare dalle indecorose pagliacciate di Conte, replicate anche con l’ultimo, strombazzatissimo decreto privo di investimenti e di visione: non risolverà nessuno dei drammatici problemi economici che stanno trasformando l’Italia in un cimitero economico». E la buona notizia, se così si può dire? Sarebbe questa: l’attacco mondiale partito da Wuhan non è l’inizio della fine, per il mondo libero. Al contrario: è l’ultima mossa, disperata, di un potere oscuro che ormai sente di avere le ore contate, anche se ci farà penare ancora, e non poco.
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De Donno, le fake news di regime e il bullismo contro Feltri
Cerebrolessi o teppistelli? Analfabeti democratici? Come definire i buontemponi che ancora si divertono a manganellare squadristicamente Vittorio Feltri e il suo giornale, più volte messo all’indice come indegno di appartenere all’eletta schiera della sacra stampa nazionale? Beati e felici di militare nel branco indiscutibile dei migliori, ignorano sistematicamente le nefandezze quotidiane commesse dai principi dell’informazione padronale, cartacea e radiotelevisiva. Tutti campioni rispettati e amati dall’erede del fascistissimo Ordine dei Giornalisti, residuato cenozoico solo italiano, fondato – si può immaginare con quale intento – dall’onorevole cavalier Benito Mussolini nel 1925, e da allora mummificato in vita a beneficio del sonno eterno dell’opinione pubblica benpensante e conformista, allineata al non-pensiero unico. Uno di questi fuoriclasse, Massimo Giannini (allevato da “Repubblica” e dalla televisione, prima di approdare ora alla “Stampa”), osa proporre ai lettori – il 6 maggio 2020 – la seguente titolazione: “Coronavirus, Salizzoni contro le fake-news sul plasma miracoloso: chi le diffonde è un lestofante”.Fake news?! Ebbene, sì: “fake news” le guarigioni – vere, purtroppo per i detrattori – ottenute a Mantova e Pavia. L’intento, in questo caso: colpire la reputazione – pericolosamente in ascesa – del professor Giuseppe De Donno, primario mantovano di pneumologia, colpevole di aver salvato il 100% dei pazienti dal micidiale, spaventoso, apocalittico coronavirus. Come? Nel modo più semplice: iniettando nei malati il plasma estratto dai pazienti guariti, pieno di anticorpi. Costo, irrisorio: una vita umana, in questo caso, vale solo 160 euro. Troppo poco, per gli ambigui “impresari” del Covid? Troppo banale? E poi, se davvero fosse finita qui, la Grande Paura – se davvero si guarisse in modo ormai sistematico – a che scopo imporre ancora l’infame Distanziamento Sociale? Perché insistere con l’attesa messianica di un improbabilissimo vaccino? E perché infliggere il cataclisma economico firmato Conte, se dovesse emergere che ormai dal Covid-19 si guarisce in 48 ore? E allora, tutti zitti: De Donno? Non ci risulta.E’ stato il web a rendere onore a questo medico italiano. Non certo una star: uno scienziato serio e schivo, composto, defilato. Unica missione: trovare il modo di salvare vite umane, mettendo fine alla leggenda del Male Incurabile (che intanto ha falciato anche medici e infermieri). Silenti, come i giornaloni, anche i militi delle squadracce nere dei detrattori di Feltri: sordomuti, di fronte al silenzio dei grandi media. Afoni, gli haters del direttore di “Libero”, anche di fronte allo sconcio del potere Rai (servizio pubblico) che – senza aver mai parlato di De Donno, in nessun telegiornale – impone a Fabio Fabio di intervistare per la centesima volta il profeta Burioni, quello che a febbraio assicurava il “rischio zero” per l’Italia, impegnato stavolta a mettere in dubbio l’efficacia, la sicurezza e la praticabilità della sieroterapia sperimentata a Mantova. E dov’era, nel frattempo, il mitico Ordine dei Giornalisti ripetutamente invitato ad espellere Feltri? Stava in Corea del Nord, a prendere lezioni di libertà di stampa?Ha del vomitevole, questo mediocre regime di piccoli censori pidocchiosi: un umile documentario indipendente come quello di Massimo Mazzucco sulla possibile origine manipolata del virus ha registrato in un battibaleno due milioni di visualizzazioni, senza che i talksow nazionali avessero trovato un briciolo di dignità per indagare su giallo-Wuhan, che non è solo cinese, e su cui oggi (in modo ovviamente unilaterale) si abbattono gli strali dell’amministrazione Trump. Dormono, i morti viventi, quando si tratta di difendere la libertà di essere informati. Si svegliano, ma solo per insultare, non appena Feltri “sbraca” con un uno dei suoi titoli balordi e provocatori, indigesti, discutibili. Si strugge, il branco dei censori, se Feltri usa l’espressione “terroni”, o se parla di “sostituzione etnica” abusando della polemica sulla speculazione, tutta italiana, che trasforma in business ipocrita l’immigrazione clandestina. Naturalmente non c’è pericolo che i bulletti ostili a Feltri si accorgano dell’unica, vistosa grande pecca – questa sì, davvero grave – che caratterizza l’anziano giornalista: in tanti anni di gloriosa carriera, quasi sempre vissuti controcorrente, Feltri non sembra aver trovato il tempo di rettificare vecchie idee, sbagliate, sull’origine del debito pubblico e sul suo vero significato.Spesso, il direttore di “Libero” sembra accodarsi alla vecchia vulgata (menzognera) del mainstream neoliberista, che fabbrica del Balpaese un’immagine comodissima e criminalizzante, facendone la patria delle cicale irresponsabili, su cui è ovvio poi che cadano le tegole, i tagli, i “niet” di Berlino e di Bruxelles. E’ la canzone – stonata, fuorviante, pericolosa – che hanno ripetuto per anni i vari Travaglio, mai “accortisi” che forse c’era un problemino, a monte, chiamato Unione Europea. Ma non lo vedono, il guaio, neppure i soavi insultatori: a loro basta ragliare (da soli, in coro) contro il cattivone Feltri che ce l’ha coi migranti, che fa il razzista, e che per giunta tiene bordone a quell’infame di Salvini (altro essere sub-umano che andrebbe possibilmente fucilato o almeno radiato dall’Ordine dei Politici, se solo esistesse). A questo, siamo. Sicché, gli asfaltatori di De Donno – il medico che salva gli italiani dal coronavirus – procedono in carrozza, senza che i Conte-boys, le sentinelle della carcerazione universale, trovino nulla da ridire.Ho pianto, ha detto il primario mantovano, quando m’hanno chiamato il responsabile della sanità dell’Onu e poi vari governi, incluso il ministero della salute degli Stati Uniti. Muto invece l’Istituto Superiore della Sanità di Roma: dà così fastidio, alle autorità governative momentaneamente commissariate dall’Oms, avere a Mantova un medico che il mondo ci invidia? Muto infatti anche il ministero di Speranza, che non si è precipitato a Mantova – come chiunque altro avrebbe fatto, al posto suo – per sincerarsi dell’efficacia di una cura che potrebbe metter fine al potere spaventoso del virus che tiene in ostaggio il mondo. Del resto, si sa: il problema dell’Italia si chiama Vittorio Feltri. E chissà se l’immanente, metafisico Ordine dei Giornalisti si è accorto che il quotidiano torinese diretto da Massimo Giannini chiama “fake news” le notizie provenienti da Mantova, e “lestofanti” chi le diffonde. Lo fa prendendo a prestito un medico, uno dei tanti che non apprezzano De Donno. La domanda dovrebbe essere: su che pianeta siamo finiti?Le televisioni, a reti unificate, si arrogano il diritto di svolgere sfacciatamente la funzione di Grande Fratello. Messaggi martellanti: non avrete altra verità fuorché la nostra, tutto il resto è fake. C’è anche una commissione governativa appositamente istituita per vigilare sulle notizie da somministrare al popolo bue: e anche qui, non un fiato (né dall’Ordine dei Giornalisti, né dai bullizzatori di Feltri, figurarsi). Muti, tutti quanti, anche di fronte alla notizia che ha cambiato l’assetto di potere dell’editoria giornalistica nazionale, con l’acquisto di “Repubblica” ed “Espresso” da parte di John Elkann, l’imprenditore che ha traslocato l’ex Fiat in Olanda, il paradiso fiscale che massacra l’Italia. Ma certo, è tutto normale, va bene così: è persino divertente, abitare la follia. E magari chiamare impunemente “fake news” le uniche, vere buone notizie in tema di coronavirus, da tre mesi a questa parte, in un’Italia ridotta in mutande – come mai prima, dal 1945 – da un premier-fantasma, mai eletto, e il cui nome fino a ieri non diceva niente a nessuno. Tu chiamale, se vuoi, allucinazioni.(Giorgio Cattaneo, “De Donno, le fake news della Stampa e il bullismo contro Feltri”, dalò blog del Movimento Roosevelt del 9 maggio 2020).Cerebrolessi o teppistelli? Analfabeti democratici? Come definire i buontemponi che ancora si divertono a manganellare squadristicamente Vittorio Feltri e il suo giornale, più volte messo all’indice come indegno di appartenere all’eletta schiera della sacra stampa nazionale? Beati e felici di militare nel branco indiscutibile dei migliori, ignorano sistematicamente le nefandezze quotidiane commesse dai principi dell’informazione padronale, cartacea e radiotelevisiva. Tutti campioni rispettati e amati dall’erede del fascistissimo Ordine dei Giornalisti, residuato cenozoico solo italiano, fondato – si può immaginare con quale intento – dall’onorevole cavalier Benito Mussolini nel 1925, e da allora mummificato in vita a beneficio del sonno eterno dell’opinione pubblica benpensante e conformista, allineata al non-pensiero unico. Uno di questi fuoriclasse, Massimo Giannini (allevato da “Repubblica” e dalla televisione, prima di approdare ora alla “Stampa”), osa proporre ai lettori – il 6 maggio 2020 – la seguente titolazione: “Coronavirus, Salizzoni contro le fake-news sul plasma miracoloso: chi le diffonde è un lestofante”.
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De Donno: guariamo dal Covid. Tutti ci chiamano, l’Italia no
Il direttore della pneumologia dell’ospedale Poma di Mantova, Giuseppe De Donno, che sta sperimentando, sembra con risultati incoraggianti, la terapia sui pazienti Covid col plasma dei pazienti guariti, oggi ha rilasciato un’intervista a “Radio Bruno” in cui è tornato sulle polemiche dei giorni scorsi. In particolare, ha commentato le parole di Roberto Burioni che ospite di “Che tempo che fa” aveva affermato: «La plasmaterapia è una tecnica già in uso, si vedrà nelle prossime settimane se funziona. Ha dei limiti, perché serve molto plasma di persone guarite e ce ne sono poche. Questi plasmi non sono la soluzione ideale, sono costosissimi e difficilissimi da preparare, si basano sulla disponibilità di persone guarite che non sono tantissime, è un approccio di emergenza, se si dimostra che gli anticorpi funzionano possiamo riprodurli artificialmente in laboratorio». De Donno, stamattina in radio, si è sfogato con una certa amarezza: «La plasmaterapia è l’unica terapia specifica per il coronavirus, si destina il plasma solo a pazienti che non abbiano storie di insufficienza respiratoria per più di 10 giorni. Oggi noi a Mantova abbiamo il maggior numero di pazienti nell’ambito di questo protocollo e nella nostra sperimentazione non abbiamo avuto alcun decesso tra 48 pazienti con polmoniti».E poi: «Leggo corbellerie immani sulla plasmaterapia, oggi ho letto di chissà quali indagini che vanno fatte e di una terapia costosa, noi non abbiamo avuto reazioni avverse e gli indici di infiammazione si sono ridotti, per cui oggi quei 48 pazienti sono tutti a casa con le loro famiglie. Riguardo i costi, tenendo conto di tutti gli elementi, dalla sacca al personale alla macchina e ai reagenti, ogni sacca da 600 ml costa 164 euro. Per un paziente la usiamo da 300 ml, vuol dire che ne costa 82 a terapia, più o meno quanto gli integratori per la palestra. Se sono tanti per salvare una vita non ho capito nulla della medicina». Il professor De Donno ha poi commentato l’interesse internazionale su questa sperimentazione: «Mi stanno chiamando tutti, ieri il console del Messico, l’Onu, il consigliere del ministro della salute americana, abbiamo avuto proposte di lavoro nei centri di ricerca stranieri. Ogni volta che mi chiama un istituto straniero e non mi chiama mai il nostro Istituto superiore di sanità o non sento il nostro ministro della salute sono grandi dolori per un ricercatore come me, che fa il medico ospedaliero e che si è speso, che è stato in prima fila nell’emergenza Covid lavorando di notte in pronto soccorso».De Donno non nasconde l’amarezza: «Quando mi ha telefonato l’alto funzionario dell’Onu ho pianto dalla commozione, finita la telefonata, però, ho provato un grande senso di amarezza perché questa sperimentazione è una chance che stiamo dando al nostro paese e lo dico a prescindere dal risultato finale, perché magari questa sperimentazione dirà che mi sto sbagliando e nel caso lo ammetterò, ma non credo. Però abbiamo in mano una sperimentazione terapeutica che può cambiare la sorte di questa epidemia e dei pazienti, l’amarezza resta». Infine, commenta le dichiarazioni di Roberto Burioni sui costi alti e le difficoltà di reperimento del plasma: «Questa per me è la cosa più grave e mi ha fatto più male perché mettere in dubbio la rete trasfusionale italiana, il fatto che il plasma possa essere insicuro e trasmettere malattie mette una grossa ombra rispetto al nostro sistema trasfusionale che è uno dei più sicuri del mondo. È inaccettabile che il presidente di Avis nazionale non sia intervenuto su questo ma sia intervenuto mettendo in dubbio la nostra sperimentazione che è stata fatta con grande serietà e con criteri di arruolamento specifici e stringenti pubblicati per dirimere ogni dubbio».(Selvaggia Lucarelli, “De Donno, il prof della plasmaterapia: Mi ha chiamato l’Onu, ho pianto”, da “Tpi” del 6 maggio 2020).Il direttore della pneumologia dell’ospedale Poma di Mantova, Giuseppe De Donno, che sta sperimentando, sembra con risultati incoraggianti, la terapia sui pazienti Covid col plasma dei pazienti guariti, oggi ha rilasciato un’intervista a “Radio Bruno” in cui è tornato sulle polemiche dei giorni scorsi. In particolare, ha commentato le parole di Roberto Burioni che ospite di “Che tempo che fa” aveva affermato: «La plasmaterapia è una tecnica già in uso, si vedrà nelle prossime settimane se funziona. Ha dei limiti, perché serve molto plasma di persone guarite e ce ne sono poche. Questi plasmi non sono la soluzione ideale, sono costosissimi e difficilissimi da preparare, si basano sulla disponibilità di persone guarite che non sono tantissime, è un approccio di emergenza, se si dimostra che gli anticorpi funzionano possiamo riprodurli artificialmente in laboratorio». De Donno, stamattina in radio, si è sfogato con una certa amarezza: «La plasmaterapia è l’unica terapia specifica per il coronavirus, si destina il plasma solo a pazienti che non abbiano storie di insufficienza respiratoria per più di 10 giorni. Oggi noi a Mantova abbiamo il maggior numero di pazienti nell’ambito di questo protocollo e nella nostra sperimentazione non abbiamo avuto alcun decesso tra 48 pazienti con polmoniti».
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“Sì, voglio essere vaccinato e spiato (dopo di voi, s’intende)”
Caro Premier e cari politici, io sono un complottista, ma sono diverso dagli altri. Non temo il controllo, i vaccini, il 5G, i droni quando vado a correre, in realtà non temo nulla. E voglio tutto questo, vaccini, 5G, controllo totale. Voglio essere controllato anche dai droni, non solo quando corro, ma anche quando dormo e anche quando trombo. Vi capisco. E’ per la nostra sicurezza. Ma ovviamente voglio pensare – perché è logico pensarlo – che questi droni saranno usati anche per andare a controllare le ville isolate in mezzo al nulla, quelle dove spesso i potenti fanno le loro riunioni; perché vede, non so se lei lo sa, ma ogni anno spariscono migliaia di bambini, in Europa, e fanno una fine terribile. E se si usassero questi droni per questi motivi forse molti non sparirebbero più. Pensi, Presidente, anche Trump ha capito che quella dei bambini scomparsi è una piaga per la nostra società, tanto da aver dichiarato il problema della pedofilia un problema di sicurezza nazionale. Nell’Ardèche, una provincia francese, scompaiono un numero di bambini impressionante, ad esempio; spero che il presidente francese usi i droni per andare a controllare minuto per minuto quello che succede in ogni istante in certe ville sperdute.Voglio essere controllato in ogni momento della mia vita, non solo dalla App Immuni, ma anche da altre. Voglio rendere conto di ogni minimo gesto che faccio, e anche quando sono in intimità. Lo trovo giustissimo, anche perché non credo che freghi molto a qualcuno se talvolta guardo Youporn o tradisco mia moglie con la vicina di casa. A questo punto, però, essendo possibile tracciare tutti i cittadini in questo modo, credo sia possibile tracciare anche i politici, in ogni momento. E, in nome di quel principio di imparzialità della PA che sta anche nella nostra Costituzione (articolo 97), e del principio di trasparenza che sta nella Legge 241/1990, vorrei poter sapere, in ogni momento, dove va lei, con chi si incontra, e che tipo di vita fa. Non dovrebbe essere difficile. Basterebbe mettere on line i profili di tutti i cittadini italiani, e far sì che chiunque, cliccando su un nome, possa sapere esattamente dove va e con chi sta il suo politico preferito. Perché, vede, se siete solo voi a controllare noi, e noi non possiamo fare altrettanto, allora scatta la nostra paranoia complottista e possiamo anche pensare che tale controllo possa servire ad altro.In questo modo, poi, ad esempio, potremmo sapere se il magistrato che giudica sull’affidamento di alcuni bambini ha o non ha compartecipazioni tramite i familiari proprio con quegli istituti in cui il bambino sarà rinchiuso. Va benissimo il provvedimento di un sindaco sardo, il quale ha dichiarato che se un minorenne viene trovato fuori casa possono scattare sanzioni anche a carico dei genitori e possa venir informata la procura per togliere i figli ai genitori. Legittimo. Legittimissimo. A questo punto vorrei essere però informato, tramite le app di tracciamento di cui sopra, di tutti gli spostamenti dei vari politici e delle relazioni che questi intrattengono con eventuali minori; perché, vede Presidente, l’inchiesta sul caso Marcinelle, in Belgio, portò a capire che i pedofili arrestati, Dutroux e la moglie, lavoravano per conto di altri personaggi più potenti. Vorrei sapere chi erano questi personaggi, e chi avevano incontrato. E vorrei anche sapere dove si trova adesso la moglie di Dutroux; le cronache avevano detto che era stata trasferita in Toscana, ma nessuno sa perché e dove. E ci piacerebbe saperlo. E con una app apposita io credo che chiunque abbia possibilità e diritto di saperlo.Va benissimo la vaccinazione obbligatoria. Pazienza se ci sono dubbi sulla continua mutazione del ceppo, e quindi molti illustri virologi dicono che non serve a una mazza, e pazienza se dicono che col caldo il virus muore. Tanto questa storia del vaccino è diventata come la fede. Si è pro o contro a prescindere. E allora facciamo finta che abbiate ragione voi. Mi sembra ovvio però che i primi a testarlo sarete voi e i vostri figli; ovverosia voi, Burioni, e la task force che lei ha nominato e tutti quelli che eventualmente approveranno la legge sulla vaccinazione obbligatoria. E’ semplicemente una questione di dare il buon esempio. Va benissimo anche installare il 5G ovunque. Ci mancherebbe. Il 5G sicuramente serve al progresso e aumenterà l’efficienza della nostra società. Ma ci sembrerebbe un’idea sana quella di sperimentarlo prima installandolo nel Parlamento, nei palazzi del potere, e vicino alle vostre abitazioni, giusto per vedere l’effetto che fa. Perché sa, tra noi complottisti gira la voce che sia dannoso, e uno dei primi effetti che si vedono è che muoiono insetti e uccelli che si avvicinano troppo alle centraline.Allora direi che se prima lo provate voi per qualche anno, e poi ci rassicurate che state bene, dopo esservi pure vaccinati, poi potremmo stare più tranquilli anche noi. Ovviamente, confido che i primi che lo proveranno saranno gli Ad delle compagnie telefoniche, i sindaci che ne magnificano le doti, ecc., i quali si renderanno disponibili per impiantare i primi tralicci proprio davanti a casa loro. Va benissimo che distruggete le piccole aziende riducendole in povertà per proteggerci dall’influenza. So che lo fate per noi, e non dia retta a quei paranoici complottisti che pensano che tutto questo sia stato fatto per distruggere l’economia e ridisegnare la socio-economia mondiale, rendendo alcuni ricchi ancora più ricchi e i poveri ancora più poveri. Ma in nome di quel controllo da voi auspicato per proteggerci dall’influenza, vogliamo sperare che ci proteggiate anche da manovre speculative di aziende e gruppi economici italiani e stranieri, rendendo pubblici i bilanci e le proprietà di tutte le aziende che operano sul territorio nazionale.Faccio un esempio: siccome la App Immuni pare sia di un’azienda che ha come partecipanti la famiglia Berlusconi, i Benetton, un gruppo cinese, vari gruppi ricollegati a banche e finanziarie, ecc., tanto che la cosa ha allarmato pure i nostri servizi segreti e il Copasir vuol approfondire la questione, mi pare sensato che tutte queste informazioni possano essere rese pubbliche su un grande portale ministeriale in cui il cittadino possa essere sempre informato di ciò che succede e dei vari collegamenti societari. Anche perché io non credo, come dicono moti paranoici complottisti, che tutto questo sia un vero colpo di Stato e che sia soppressa la democrazia. No. Credo che tutti questi controlli rendano più efficace la democrazia. La democrazia, per essere reale, presuppone però che il cittadino sia informato di ciò che avviene nelle stanze del potere, e sia in grado di capire chi agisce, perché, e con che strumenti. Cioè la democrazia, per essere tale, ha bisogno che voi ci controlliate, ma che anche noi possiamo controllare voi.Ps. Ah dimenticavo… negli anni della nostra Repubblica abbiamo avuto circa una cinquantina di stragi. Tutte rimaste impunite, senza mai trovare i colpevoli. Questo perché ancora non c’erano strumenti di indagine sofisticati come oggi. Auspichiamo che con questo controllo globale di tutti a vicenda, non ci saranno più stragi, gli omicidi verranno risolti in pochissimo tempo, e la mafia scomparirà. E nessun minore sparirà più nel nulla. Neanche quelli che sono ospitati presso centri appositi, che si “allontanano” a decine, ogni anno, sparendo nel nulla e che non vengono neanche conteggiati nel numero degli scomparsi, perché la voce “allontanato” è diversa. Sarebbe una bella società, quella dove tutti sanno tutto di tutti, in trasparenza. Rinuncio volentieri alla mia privacy, di cui non me frega nulla, e che per me è un concetto che dovrebbe essere abolito, se in cambio non vedrò più bambini scomparire, se potrò sempre sapere se la ditta da cui compro è collegata o meno con grandi gruppi finanziari di cui non approvo la politica, e se potrò sapere i nomi dei 300 esperti inseriti nella sua task force, per poter controllare che interessi hanno in varie società, il loro curriculum, ecc. Perché questa cosa della mancanza di privacy deve valere anche per voi.(Paolo Franceschetti, “Caro premier, voglio essere controllato e vaccinato”, dal blog “Petali di Loto” del 25 aprile 2020).Caro Premier e cari politici, io sono un complottista, ma sono diverso dagli altri. Non temo il controllo, i vaccini, il 5G, i droni quando vado a correre, in realtà non temo nulla. E voglio tutto questo, vaccini, 5G, controllo totale. Voglio essere controllato anche dai droni, non solo quando corro, ma anche quando dormo e anche quando trombo. Vi capisco. E’ per la nostra sicurezza. Ma ovviamente voglio pensare – perché è logico pensarlo – che questi droni saranno usati anche per andare a controllare le ville isolate in mezzo al nulla, quelle dove spesso i potenti fanno le loro riunioni; perché vede, non so se lei lo sa, ma ogni anno spariscono migliaia di bambini, in Europa, e fanno una fine terribile. E se si usassero questi droni per questi motivi forse molti non sparirebbero più. Pensi, Presidente, anche Trump ha capito che quella dei bambini scomparsi è una piaga per la nostra società, tanto da aver dichiarato il problema della pedofilia un problema di sicurezza nazionale. Nell’Ardèche, una provincia francese, scompaiono un numero di bambini impressionante, ad esempio; spero che il presidente francese usi i droni per andare a controllare minuto per minuto quello che succede in ogni istante in certe ville sperdute.
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La prima regola: mai lasciarsi imporre l’agenda del nemico
La prima regola per difendere la propria libertà, probabilmente, sta nel cercare di non farsi imporre l’altrui agenda. Nel libro-capolavoro “La guerra dei poveri” (Einaudi), Nuto Revelli traduce il concetto declinandolo nel contesto storico dell’estrema precarietà della guerra partigiana: mai accettare lo scontro, men che meno in campo aperto. Al rastrellamento non ci si oppone: ci si sottrae, dileguandosi sui monti. Per colpirla, una soverchiante forza di occupazione, non c’è che una strada: tendere agguati, con iniziative inattese e rapidissime, senza lasciare all’avversario il tempo di reagire. La tattica della guerriglia non pretende certo di ottenere la sconfitta militare del nemico; però contribuisce a innervosirlo, destabilizzarlo e infine fiaccarlo. Presuppone una strategia lucidamente pianificata, e il concorso sincronizzato di svariate unità, ben addestrate e distribuite sul territorio. Armi leggere, o leggerissime, contro carri armati e obici: ha senso? La risposta è sì, conferma lo storico Alessandro Barbero: i comandi alleati si complimentarono con il comandante Revelli per essere riuscito a rallentare per 10 lunghissimi giorni l’avanzata, sulle Alpi cuneesi, di una potente divisione corazzata nazista, diretta in Provenza attraverso il Colle della Maddalena per ostacolare gli angloamericani appena sbarcati fra Tolone e Cannes.La chiave di quel successo tattico? Rinunciare alle artigliere partigiane schierate in linea e optare per agili azioni di commando sui fianchi della vallata, con solo qualche mortaio e poche mitragliatrici. In altre parole: sfuggire all’agenda imposta del nemico. Ora, occorre un discreto “salto quantico” per lasciare di colpo l’agosto del 1944 e piombare nella fatale primavera 2020. Domanda a bruciapelo: quand’è l’ultima volta che abbiamo rifiutato l’agenda altrui, cioè la logica dello scontro? Certo, fortunatamente oggi non siamo in guerra; ma l’inaudito stato d’assedio “cinese” imposto all’Italia in nome del coronavirus, il quasi-coprifuoco dello stato d’emergenza, ha fatto sobbalzare più d’un costituzionalista. Come se il maledetto Covid-19, tuttora ampiamente misterioso, avesse finito per rendere drammaticamente evidente, esplosivo (e pure luttuoso) un male che in realtà si era insinuato da lunghissimo tempo, nella nostra società: l’eterodirezione, palese e occulta, degli stati d’animo connessi con la vita sociale e politica. Vecchia storia, probabilmente, cominciata in tempo di guerra con l’infernale propaganda hitleriana (”tutta colpa degli ebrei”) e proseguita in tempo di pace coi giochetti del mago Edward Bernays, nipote di Freud, per lanciare anche tra le donne il consumo di sigarette. Psicologia, innanzitutto: è l’arma vincente di qualsiasi agenda ostile, pericolosa per la salute della democrazia.Magie: il complottismo (quello vero, affidato ai Travaglio, agli Scanzi) oggi difende a spada tratta l’increscioso Conte, l’ex Signor Nessuno che – da semplice comparsa – è riuscito a diventare protagonista assoluto, primattore della più grave catastrofe socio-economica che abbia travolto l’Italia dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Il complottismo di regime aveva frastornato il pubblico, per decenni, elencando i presunti grandi mali nazionali, in quest’ordine: Berlusconi, corruzione, evasione fiscale, mafia. Erano gli anni d’oro di Di Pietro e dei girotondi, poi di Grillo. Non una parola – mai – sulla natura pericolosamente oligarchica della governance europea, sempre sorretta dall’establishment nazionale che vede nel Pd il suo stabile riferimento strumentale operativo. La consegna è sempre la stessa: lasciare in mano alla finanza speculativa le grandi decisioni, semplicemente ratificate dalla politica. Stesero il tappeto rosso, i cantori del rigore, ai piedi del commissario Monti che provvide immediatamente a disabilitare l’economia italiana e neutralizzare (col pareggio di bilancio in Costituzione) le residue possibilità finanziarie, ancorché virtuali, di uno Stato comunque intrappolato da Maastricht e Lisbona, reso incapace di intervenire in modo immediato (oggi lo si vede benissimo) persino se si tratta di salvare vite umane e famiglie ridotte sul lastrico. La barzelletta dei 600 euro a scoppio ritardato, con tanto di default del server dell’Inps, ha fatto il giro del mondo, in paesi che invece hanno subito accreditato mensilità direttamente sui conti correnti dei cittadini costretti a restare a casa.La politica come semplice paravento pubblico dell’establishment privatistico ha assunto toni ulteriormente spettacolari con la meteora Renzi e il suo vaniloquio immaginifico, per poi cedere il testimone al suo alter ego populista, il grillismo (che oggi infatti è al governo proprio con Renzi). Specularità assoluta: abissale distanza tra le parole e i fatti, e senza mai affrontare il vero problema – quello che oggi il funesto Covid mette in mostra impietosamente: a causa dell’euro-sistema non si mette mano al denaro, centinaia di miliardi, indispensabile per fronteggiare la catastrofe. Altra presenza poco più che meteorica, lo stesso Salvini: per oltre un anno, dopo aver incassato il “niet” dell’Ue sul deficit, il leader della Lega ha raccontato agli italiani che il loro vero problema erano gli sbarchi dei migranti. Salvini però – prima di venir costretto a gettare la spugna – è stato letteralmente surclassato dal chiasso degli avversari: sono riusciti a dargli persino del nazista, raccontando a loro volta agli italiani l’ennesima fiaba, e cioè che il vero problema nazionale fosse proprio lui, la Bestia. Tutto questo, mentre la narrazione della tragedia del surriscaldamento climatico terrestre era affidata alla sedicenne Greta, e mentre le eroiche Sardine prodiane formulavano la loro ricetta per la democrazia italiana: impedire ai ministri di esprimersi liberamente, sui social.Questa nuova moda della censura, in realtà antichissima, sta letteralmente tracimando: l’Agcom raccomanda di diffondere solo notizie “accreditate” (non si sa da chi), e lo stesso governo addirittura mette in campo una task force per imbavagliare il web (istituita da Andrea Martella – Pd, ovviamente), mentre si continua a dare la parola, a reti unificate, a un signore come il virologo Roberto Burioni, che si è permesso – nell’Italia nel 2020 – di chiedere alla magistratura di spegnere “ByoBlu”, il video-blog più seguito dagli italiani, cioè il popolo che Conte non ha protetto tempestivamente dalla pandemia, salvo poi chiuderlo in casa (e senza neppure uno straccio di assistenza economica). Tutto questo è semplicemente esorbitante, anomalo, mostruoso quanto le previsioni di economisti e sociologi: il paese rischia letteralmente di crollare, con conseguenze incalcolabili, anche grazie all’inerzia del suo non-governo scandaloso, imbelle ma improvvisamente autoritario. Nel frattempo, il cielo è scosso dal rombo di temporali vicini e lontani: Trump taglia i fondi all’Oms, accusandola di essere complice della diffusione del virus, mentre il figlio di Bob Kennedy accusa Bill Gates (grande sponsor della stessa Oms) di voler imporre il suo vaccino anti-coronavirus, probabilmente inutile e forse rischioso.Alla stragrande maggioranza degli italiani, stanchi di cantare l’inno nazionale dai balconi, sempre il coronavirus oggi consente finalmente di vedere di che pasta è fatta questa sedicente Unione Europea, convalidata pochi mesi fa dal solito Pd con l’aggiunta dell’ormai altrettanto impresentabile Movimento 5 Stelle, recentissimo interprete (con la sua sub-agenda locale) della grande agenda neoliberista, quella che dal 1971 con il Memorandum Powell si diede una vera e propria road map per la riduzione progressiva della democrazia. Tappa fondamentale, il golpe cileno del 1973 che segnò l’avvento del neoliberismo al potere. Due anni dopo, il manifesto “La crisi della democrazia” (commissionato dalla Trilaterale) preparò la capitolazione dell’economia sociale europea, sinistramente sigillata nel sangue nel 1986 con l’omicidio del premier socialista svedese Olof Palme, campione del welfare, fino poi all’estinzione della sinistra italiana. L’agenda ostile ha lavorato in modo perfetto per destrutturare minuziosamente qualsiasi difesa, usando i media come armi letali e riducendo l’offerta politica a puro folkore. Se si scorrono i nomi dei cosiddetti leader a disposizione degli italiani, si capisce al volo il boom storico dell’astensionismo (che lascia comunque campo libero ai veri decisori, quelli che scelgono chi farà il ministro e con quali compiti).Pur nel devastante caos planetario che ha causato, incrinando le certezze commerciali della globalizzazione, il micidiale Covid mette a fuoco un altro punto cardinale dell’agenda ostile: la scelta, dolorosa, tra sicurezza e libertà. Da una parte svetta il modulo-Wuhan raccomandato dall’Oms e prontamente adottato dall’Italia, dall’altra si registra l’insofferenza della Casa Bianca (che, tra le righe, sospetta l’Oms di essere il vero strumento dell’agenda-Covid, interpretata come piano di dominazione, affidato alla nuovissima polizia sanitaria capace di dettare lo stato d’emergenza sostituendosi ai governi). Niente sarà più come prima, ripetono tutti, ripiegando sull’incerta protezione delle mascherine. Una certezza negativa riguarda l’Italia: il nostro paese – crocevia strategico tra Usa e Cina, Mediterraneo e Ue – sta subendo danni incalcolabili, da cui non si sa come potrà risollevarsi, in che tempi e con quali costi sociali. Gli ottimisti invitano a riflettere sulle opportunità che il coprifuoco starebbe offrendo: cioè la riscoperta dell’autenticità dei valori umani. Per la riscoperta dei valori politici, invece, quanto ancora bisognerà attendere? O meglio: quali vettori impiegare, per tradurre sul piano pubblico le migliori istanze individuali?In un regime come l’attuale, sostanzialmente post-democratico e sempre meno libero, la domanda non è oziosa. La drammatica criticità della situazione sociale ripropone in modo automatico la consueta logica, perdente, dello scontro frontale. E’ forse il massimo risultato dell’agenda ostile: coltivare l’odio per il presunto nemico di turno. E’ il modo migliore per cancellare la buona politica, senza che nessuno se ne accorga, se il pubblico è impegnato a tifare solo e sempre “contro”, a fischiare qualcuno, a maledire qualcosa. Tutte battaglie di carta, fuochi di paglia. Cade il nemico apparente, ma ce n’è già pronto un altro. L’avversario vero – non altrettanto visibile – pare si diverta, a far combattere i suoi galletti, senza che nessuno di loro abbia mai la minima possibilità di cambiare veramente qualcosa. Se non teme i leader di cartone (promossi e bocciati a comando) cosa teme, davvero, l’agenda ostile? Il pensiero? La libertà? La capacità di strutturare proposte serie? A questo è servito, l’effimero leaderismo mediatico degli ultimi decenni: a far sparire i programmi, rottamati insieme ai diritti sociali, a partire dalla grande privatizzazione universale degli anni Novanta, affidata in Italia a Romano Prodi, Mario Draghi, Massimo D’Alema. A seguire, vent’anni di stupidaggini assordanti, fino alla demolizione di Berlusconi via gossip a mano armata, con tanto di spread.Una delle qualità che alla Resistenza gli storici riconobbero in modo unanime fu la sua capacità sinergica, trasversale, di unire forze eterogenee: comunisti, socialisti, azionisti, cattolici, liberali, persino monarchici. Le lezione: smettere di ragionare per schemi, in modo etnico, e ridiventare laici, riconoscendo pari dignità a chiunque (qualunque errore possa aver commesso, in passato). Ieri, il patto era basato sull’opposizione patriottica di fronte alla spaventosa calamità dell’occupazione nazista, esito finale di una dittatura che aveva risolto subito, a modo suo, la dicotomia sicurezza-libertà, e senza nemmeno bisogno di mascherine. Nel 1943, sul piano militare, il nemico era pressoché inaffrontabile. Lo si poteva solo infastidire seriamente, in attesa dell’arrivo decisivo degli alleati (che esistono sempre, e hanno sempre bisogno di partigiani intelligenti). Nell’agosto del 1944, Nuto Revelli cominciò la sua battaglia in Valle Stura rimuovendo i suoi cannoni controcarro schierati a Vinadio, in campo aperto: non sarebbero mai riusciti a fermare i panzer. Fucile in spalla, diresse i suoi verso le alture. Seguirono giorni difficilissimi, nei quali però la divisione tedesca rimaste ferma, imbottigliata nel fondovalle a fare da bersaglio.Gli alleati di allora, intanto, stavano finendo di sbarcare in Costa Azzurra. Quelli di oggi dove sono? Meglio: chi sono? Si nascondono dietro al ciuffo di Trump, che ha promesso di impedire il collasso socio-economico dell’Italia, contrastando sia l’Europa “matrigna” che il “partito cinese” che collega Wuhan a personaggi come Bill Gates, attraverso network opachi come l’Oms? Anche fosse, dove sarebbero i “partigiani” italiani? Forse affilano le armi ultraleggere del web, non a caso preso di mira dai nuovi censori? Domina il caos, in ogni caso: alle gravissime reticenze del mainstream, i social rispondono con un festival parossistico in cui si può leggere di tutto, solenni verità e bufale spaziali, grandi quanto quelle dei virologi televisivi. Servirebbe una piattaforma autorevole e plurale, inclusiva, per coordinare idee traducibili e spendibili. Primo passo: costruire finalmente un’agenda autonoma, alternativa a quella ostile, a disposizione della politica (nessuno escluso). Secondo step, appunto: smettere di spararsi addosso a vicenda, mettere da parte il tifo e imporsi un pensiero costruttivo. Volendo, l’occasione è ghiotta: mai, prima d’ora, la governance eurocratica (vera responsabile del declino italiano, ben prima dell’esplosione pandemica) aveva mostrato il suo vero volto.In frangenti come quello presente, forse, l’autentico eroismo consiste nella capacità di cambiare idea, riconoscendo i propri errori. E’ spesso citato ad esempio il caso, più unico che raro, del Sudafrica. Rovesciato l’apartheid, anziché procedere con operazioni di giustizia sommaria, Nelson Mandela preferì offrire agli ex aguzzini bianchi una possibilità di riabilitazione, consentendo anche ai peggiori di chiedere perdono ai familiari delle loro vittime. Tanti anni prima, fu capace di cambiare idea lo stesso Nuto Revelli, ufficiale degli alpini imbevuto di militarismo fascista. Spettacolare, la sua trasformazione – lacerante, dolorosissima – cominciata proprio sul fronte russo, in prima linea. Non difettava di coraggio, Nuto Revelli: fu l’ultimo uomo a chiudere la sterminata colonna in ritirata, nel ‘43. Dietro di lui, c’era solo il Don. E oltre il Don, l’Armata Rossa. Una volta a Udine, attraversato l’inferno bianco dello sfacelo dell’Armir, si spedì a casa i suoi mitra: sentiva che, di lì a poco, gli sarebbero serviti. Dopo aver fatto a pezzi il suo fascismo giovanile, si sarebbe deciso a sparare direttamente ai fascisti. Quanto è difficile, oggi, saper cambiare idea? Quanto è tenace, l’invisibile “psico-dittatura” del neoliberismo? Se a imporsi sarà sempre il consueto tifo contrapposto e televisivo, tra opzioni irrisorie, allora addio: ancora una volta, a vincere sarà l’agenda ostile.(Giorgio Cattaneo, “Prima regola, mai farsi imporre l’agenda del nemico”, dal blog del Movimento Roosevelt del 18 aprile 2020).La prima regola per difendere la propria libertà, probabilmente, sta nel cercare di non farsi imporre l’altrui agenda. Nel libro-capolavoro “La guerra dei poveri” (Einaudi), Nuto Revelli traduce il concetto declinandolo nel contesto storico dell’estrema precarietà della guerra partigiana: mai accettare lo scontro, men che meno in campo aperto. Al rastrellamento non ci si oppone: ci si sottrae, dileguandosi sui monti. Per colpirla, una soverchiante forza di occupazione, non c’è che una strada: tendere agguati, con iniziative inattese e rapidissime, senza lasciare all’avversario il tempo di reagire. La tattica della guerriglia non pretende certo di ottenere la sconfitta militare del nemico; però contribuisce a innervosirlo, destabilizzarlo e infine fiaccarlo. Presuppone una strategia lucidamente pianificata, e il concorso sincronizzato di svariate unità, ben addestrate e distribuite sul territorio. Armi leggere, o leggerissime, contro carri armati e obici: ha senso? La risposta è sì, conferma lo storico Alessandro Barbero: i comandi alleati si complimentarono con il comandante Revelli per essere riuscito a rallentare per 10 lunghissimi giorni l’avanzata, sulle Alpi cuneesi, di una potente divisione corazzata nazista, diretta in Provenza attraverso il Colle della Maddalena per ostacolare gli angloamericani appena sbarcati fra Tolone e Cannes.
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Jean: allarme Covid, Conte ha agito con due mesi di ritardo
È molto strano: se avevano un piano che contemplava potenzialmente 100mila morti, la prima cosa da fare era comprare mascherine, tamponi, preparare il sistema sanitario fin da gennaio. Non è stato fatto. Chi ha sottovalutato l’emergenza? Molto probabilmente quel piano non è stato letto dai decisori politici, altrimenti non si spiega l’inerzia che è seguita. «Già dal 20 gennaio avevamo pronto un piano, e quel piano abbiamo seguito” ha detto al “Corriere della Sera” Andrea Urbani, direttore generale della programmazione sanitaria del ministero della salute: «Con il senno di poi, sarebbe stato meglio un lockdown immediato». Invece venne ordinato dal governo solo il 9 marzo, dopo avere chiuso la Lombardia il giorno prima. L’emergenza è stata fronteggiata con due mesi di ritardo. Il piano è di gennaio. Roberto Burioni, per esempio, che molto probabilmente era a conoscenza o aveva sentito qualcosa del piano, l’8 gennaio lanciò l’allarme sui casi sospetti di polmonite in Cina. Le sue previsioni si sono avverate. Il presidente del Consiglio ha firmato la dichiarazione dello stato di emergenza il 31 gennaio: lo si è saputo solo un mese e mezzo dopo. Perché alla proclamazione dello stato di emergenza non sono seguite vere misure di emergenza?La responsabilità è delle massime cariche di governo. E poi di chi si è messo a giocare con aperitivi, ristoranti cinesi, magliette. Come può un simile piano di emergenza venire ignorato così? Dev’essersi trattato del lavoro fatto da qualche esperto che qualcuno ha sfogliato, ma che essendo così pauroso, ha ritenuto fosse una balla e che il suo posto fosse nel cassetto o nel cestino. Forse non è neppure arrivato in mano al ministro della salute. Dal “Corriere” sappiamo che lo scenario contenuto nel piano ha indotto Speranza a secretarlo e a mettere in campo una task force? È difficile gestire i guai quando si hanno come consulenti persone che twittano video con pupazzi di Trump presi a calci. Mi pare strano che una persona tutto sommato con i piedi per terra come il ministro Speranza possa avere sottovalutato un documento come quello. Quindi a mio avviso non lo ha visto per niente. Il governo ora dice di non avere divulgato il piano, ma di avere agito ugualmente. Ma agito come? Facendo un comitato, invece di fornire dispositivi di sicurezza e ventilatori?È fuori da ogni credibilità. In questa vicenda dell’epidemia intravedo altre smagliature nell’apparato del governo e dello Stato. Le smagliature sono dovute al fatto che esistono delle responsabilità concorrenti tra Stato e Regioni. Il governo, coerentemente con lo stato di emergenza, doveva assumere tutti i poteri, da esercitare consultando i presidenti delle Regioni e collaborando con esse. Invece, il presidente del Consiglio non ha fatto altro che lo scaricabarile. Non credo che sia per i buoni rapporti con la Cina che uno sottovaluta una cosa del genere. Può farlo Di Maio, ma Conte no. Conosceremo mai la storia vera del coronavirus? Ne dubito. C’è solo una possibilità: che gli Stati Uniti abbiano in mano la testimonianza di qualcuno che lavorava nel Wuhan Institute of Virology e che possa dire quello che è successo. Il resto è guerra di informazione.(Carlo Jean, dichiarazioni rilasciate a Federico Ferraù per l’intervista “Piano di emergenza pronto da gennaio, il problema è negli uffici di Speranza”, pubblicata dal “Sussidiario” il 22 aprile 2020. Esperto di strategia, docente e opinionista, il generale Jean è stato consigliere militare del presidente della Repubblica Francesco Cossiga e presidente della Sogin. Il 21 aprile, “Corriere” e “Repubblica” hanno rivelato che dal 20 gennaio il ministero della salute aveva pronto un “piano nazionale di emergenza” per far fronte al coronavirus. Non sarebbe stato divulgato perché lo scenario previsto era altamente drammatico. Nell’ipotesi peggiore – scrive “Repubblica” – si prevedeva il picco dopo un anno dal primo caso (quello ufficiale si sarebbe verificato a Codogno il 21 febbraio), con mille pazienti ricoverati dopo 5 mesi e il 75% delle terapie intensive occupate dopo 243 giorni. In due anni – così il piano – si sarebbe arrivati a 646.000 contagi, dei quali 133.000 avrebbero richiesto il ricovero in terapia intensiva. Previsioni, quelle relative ai contagi, ampiamente surclassate dalla realtà).È molto strano: se avevano un piano che contemplava potenzialmente 100mila morti, la prima cosa da fare era comprare mascherine, tamponi, preparare il sistema sanitario fin da gennaio. Non è stato fatto. Chi ha sottovalutato l’emergenza? Molto probabilmente quel piano non è stato letto dai decisori politici, altrimenti non si spiega l’inerzia che è seguita. «Già dal 20 gennaio avevamo pronto un piano, e quel piano abbiamo seguito», ha detto al “Corriere della Sera” Andrea Urbani, direttore generale della programmazione sanitaria del ministero della salute: «Con il senno di poi, sarebbe stato meglio un lockdown immediato». Invece venne ordinato dal governo solo il 9 marzo, dopo avere chiuso la Lombardia il giorno prima. L’emergenza è stata fronteggiata con due mesi di ritardo. Il piano è di gennaio. Roberto Burioni, per esempio, che molto probabilmente era a conoscenza o aveva sentito qualcosa del piano, l’8 gennaio lanciò l’allarme sui casi sospetti di polmonite in Cina. Le sue previsioni si sono avverate. Il presidente del Consiglio ha firmato la dichiarazione dello stato di emergenza il 31 gennaio: lo si è saputo solo un mese e mezzo dopo. Perché alla proclamazione dello stato di emergenza non sono seguite vere misure di emergenza?
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Giulio Tarro: follia aspettare il vaccino per tornare a vivere
Chiariamo subito una questione. In Italia, i contagiati da Covid-19 non sono i 175.000 conteggiati oggi dalla Protezione civile, basandosi solo sui pochi tamponi diagnostici effettuati dalle Regioni. Assolutamente no. Le stime più attendibili prospettano, al pari delle periodiche epidemie influenzali, dai sei a dieci milioni di contagiati da Covid-19 in Italia. Parlo di stime (basate sulla velocità di trasmissione del contagio registrata in altre nazioni o di quanto registrato sulla nave Diamond Princess), poichè soddisfacenti indagini epidemiologiche (basate su analisi sierologiche e su campioni statisticamente validi di popolazione) in Italia, incredibilmente, non sono state ancora fatte. E a tal riguardo, non so proprio su quali indagini il professor Brusaferro, presidente dell’Istituto Superiore della Sanità, abbia ricavato il numero dei contagiati in Italia per arrivare a sconsigliare, addirittura, di prendere il sole sulle spiagge. Quindi che si dovrebbe fare, oggi? Con la percentuale di contagiati evidenziata dalle stime, si può dedurre che, in Italia, tutto quello che avrebbe potuto fare il Covid-19 (in termini di guariti, immuni, deceduti) lo ha già fatto.Quindi, a mio parere, l’attuale obiettivo non dovrebbe essere quello di arginare un indiscriminato contagio ma, ad esempio, proteggere gli anziani, ripristinare la rete di terapia intensiva (compromessa dai tagli al nostro sistema sanitario) e, soprattutto, strutturare una indagine siero-epidemiologica nazionale (attualmente è in cantiere solo quella della Regione Toscana) che ci permetta di tenere sotto controllo la situazione. Il vaccino? Il mio maestro, che addirittura mi considerava il suo “pupillo”, è stato Albert Sabin, l’inventore del vaccino antipolio. Figuriamoci, quindi, se sottovaluto l’importanza dei vaccini. Ma per alcuni virus – come credo sia per il Covid-19 – il vaccino potrebbe rivelarsi una chimera. Come è stato per il vaccino contro l’Aids, presentato come “imminente” da quasi quarant’anni. E fanno cascare le braccia dichiarazioni come quelle del viceministro della salute, secondo il quale «o continuiamo a stare fermi e chiusi in casa o ci vacciniamo tutti e ci riprendiamo le nostre vite». O la sconcertante iniziativa del governatore Zingaretti, visto che il vaccino per il Covid-19 non c’è, di obbligare tutti gli anziani del Lazio (pena la loro esclusione da eventi pubblici) e tutto il personale sanitario (pena il loro licenziamento) a vaccinarsi contro… l’influenza.Tra l’altro, va detto che questa del Covid-19 non è una condanna biblica, ma una delle tantissime epidemie che sono servite a fortificare il nostro sistema immunitario; il quale, sia detto per inciso, va a pezzi se, come delle larve, stiamo rintanati a casa e, per di più a tremare di paura per le apocalittiche sciocchezze che ci raccontano in Tv. C’è poi chi teme una micidiale trasmutazione del Covid. Ma, praticamente, tutti i virus mutano; e non, inevitabilmente, in peggio per noi. Il coronavirus responsabile della famigerata epidemia Sars del 2002-2003, ad esempio, si direbbe scomparso dalla scena. Non vedo perché la stessa cosa non potrebbe succedere per il Covid-19. Sarebbe quindi il caso di affrettarci a ripristinare i ritmi della nostra vita con quelli antecedenti all’emergenza Covid-19; soprattutto per evitare che la situazione economica conseguente a questa emergenza non ci condanni a morire di fame.Questo non significa, certo, dimenticarsi le follie che hanno costellato, in Italia, questa emergenza. Prima tra tutte una terroristica campagna informativa – che ha finito per istituzionalizzare per il Covid-19 uno sbalorditivo indice di letalità (per capirci, 28 volte quello della Germania) – che ha costretto, sì, la popolazione a barricarsi in casa ma che, scatenando il panico, ha impedito ai medici di base di recarsi a casa dei pazienti; pazienti i quali, perciò, spesso indiscriminatamente, sono stati trasportati in sempre più affollati reparti a morire per infezioni ospedaliere. Che già, in Italia, si portano via 50.000 persone all’anno. Quanto a Roberto Burioni, che mi ha attaccato… be’, veramente avrei ben poco da dire a un personaggio che il 2 febbraio, mentre i governi (tranne quello italiano) si preparavano ad affrontare i Covid-19, alla Rai affermava che in Italia il rischio era zero.(Giulio Tarro, dichiarazioni rilasciate a Francesco Santoianni per l’intervista “Una follia aspettare il vaccino per tornare ad una vita normale”, pubblicata da “L’Antidiplomatico” il 19 aprile 2020. Virologo di fama mondiale, il professor Tarro è stato “figlio” scientifico di Albert Sabin, l’inventore del vaccino contro la poliomielite).Chiariamo subito una questione. In Italia, i contagiati da Covid-19 non sono i 175.000 conteggiati oggi dalla Protezione civile, basandosi solo sui pochi tamponi diagnostici effettuati dalle Regioni. Assolutamente no. Le stime più attendibili prospettano, al pari delle periodiche epidemie influenzali, dai sei a dieci milioni di contagiati da Covid-19 in Italia. Parlo di stime (basate sulla velocità di trasmissione del contagio registrata in altre nazioni o di quanto registrato sulla nave Diamond Princess), poichè soddisfacenti indagini epidemiologiche (basate su analisi sierologiche e su campioni statisticamente validi di popolazione) in Italia, incredibilmente, non sono state ancora fatte. E a tal riguardo, non so proprio su quali indagini il professor Brusaferro, presidente dell’Istituto Superiore della Sanità, abbia ricavato il numero dei contagiati in Italia per arrivare a sconsigliare, addirittura, di prendere il sole sulle spiagge. Quindi che si dovrebbe fare, oggi? Con la percentuale di contagiati evidenziata dalle stime, si può dedurre che, in Italia, tutto quello che avrebbe potuto fare il Covid-19 (in termini di guariti, immuni, deceduti) lo ha già fatto.
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Pd nel panico: calunnia Mazzucco, con fake news ridicole
Sta messo così male, il partito di Zingaretti, da “manganellare” un blogger come Massimo Mazzucco, calunniandolo in modo plateale? Sembrerebbe proprio di sì, vista la dose di olio di ricino (mediatico) somministrata – sulla pagina Facebook del partito, nientemeno – all’autore del video “Il ministero della verità“, diffuso l’11 aprile e vicino al milione di visualizzazioni, su vari account YouTube. Nel mirino di Mazzucco, il doppio attacco in corso: da un lato i media mainstream che raccontano solo mezze verità, e dall’altro il governo Conte che minaccia di imbavagliare il web indipendente. Da qui però a scatenare l’anatema del Pd attraverso i canali ufficiali del partito, ne corre. «Mi hanno diffamato», protesta Mazzucco in web-streaming su YouTube con Fabio Frabetti di “Border Nights”: «La pagina ufficiale del Pd non può permettersi una cosa del genere, quindi riceveranno la giusta richiesta di correzione, al più presto». Sottinteso: nel caso, poi, ci si vede in tribunale. L’esordio del post targato Pd è un capolavoro comico: «Sempre loro, i bufalari No-vax». Va bene che la nuova Inquisizione si arroga il diritto di stabilire quali sono le fake news e quali invece le verità (rivelate da Dio, direttamente a Zingaretti). Ma definire “no-vax” un classico “free-vax” come Mazzucco è decisamente ridicolo.