Archivio del Tag ‘’
-
Orlandi, stragi, Brenda: l’Italia è un romanzo criminale
«Ci sono giorni in cui una persona normale apre il giornale e ha tutto il diritto di chiedersi: ma in che razza di Paese viviamo?». Se lo domanda lo scrittore Giancarlo De Cataldo, autore del bestseller “Romanzo criminale”, mettendo in fila «la probabile identificazione del presunto rapitore di Emanuela Orlandi», forse legato ad un boss della Banda della Magliana, le rivelazioni del pentito Gaspare Spatuzza con la ricostruzione dei possibili retroscena delle stragi «ufficialmente mafiose» del ‘92-’93 e infine il rinvenimento del corpo carbonizzato del trans “Brenda”, super-teste nel caso Marrazzo.
-
Fini ai giovani migranti: chi vi insulta è uno stronzo
«Chi dice che siete diversi è uno stronzo». Parola di Gianfranco Fini, presidente della Camera, in visita il 21 novembre al centro “Semina” dell’associazione “Nessun luogo è lontano” al quartiere Casilino di Roma, periferia popolare e multietnica. Un incontro informale, con giovani stranieri e figli di immigrati, alcuni dei quali già nati in Italia, come quelli della “generazione Balotelli”, «molto più italiani del nipote di un italiano che è nato e cresciuto in un altro paese e che magari non sa nemmeno una parola della nostra lingua». Qualcuno osa discriminarli per la loro origine? E’ uno «stronzo», proclama Fini, ricorrendo senza remore al turpiloquio.
-
Lucarelli: basta misteri, siamo tutti familiari delle vittime
La transessuale Brenda, testimone del più recente dei nostri scandali nazionali, assassinata – è l’omicidio l’ipotesi dei magistrati – nella notte: due valigie pronte accanto alla porta d’ingresso, il computer nel lavandino. Ecco, un nuovo «mistero italiano». Che comincia proprio quando – è ancora notizia di ieri – un altro dei nostri misteri, la scomparsa di Emanuela Orlandi, sembra giunto, ventisei anni dopo, a una svolta. Un mistero che comincia, un mistero che forse finirà.
-
Lerner: quando anch’io sognavo la cittadinanza italiana
Quanti pensieri può ispirare il gioco dei passaporti, intorno a una tavola imbandita di mezzeh libanesi, gli antipasti più buoni del mondo, e di pesce fresco». Soprattutto a chi, come Gad Lerner, ancora a vent’anni, nel lontano 1974, era uno spaesato giovanotto del tutto «privo di cittadinanza». E che solo recentemente è tornato nella sua Beirut – la città dove è nato il 7 dicembre 1954 – per recuperare anche una copia del suo certificato di nascita: «Fu un vera noia – ammette adesso – non poterne disporre ogni volta che mi toccava rinnovare il permesso di soggiorno
-
Scrittori liberi, Le Monde difende Tabucchi da Schifani
Le democrazie vive hanno bisogno di individui liberi. Di individui coraggiosi, indipendenti, indisciplinati, che osino, che provochino, che disturbino. È così per quegli scrittori per cui la libertà di penna è indissociabile dall’idea stessa di democrazia. Da Voltaire e Victor Hugo a Camus e Sartre, passando per Zola e Mauriac, la Francia e le sue libertà sanno quanto tali libertà debbono al libero esercizio del diritto di osservare e del dovere di dare l’allarme di fronte all’opacità, le menzogne e le imposture di ogni tipo di potere. E l’Europa democratica, da quando è in costruzione, non ha mai cessato di irrobustire la libertà degli scrittori
-
Maggiani: il mio anno di scuola nel regno del carcere
Ho passato l’anno scolastico 1975-76 nel carcere circondariale di Spezia. La cosiddetta “Carbona”, ancor più confidenzialmente “la Villa”. Ho vissuto un’esperienza molto formativa, certamente indimenticabile. Mi era stata assegnata una supplenza annuale nella sezione multi classe della scuola elementare interna. A quel tempo si stimava che almeno un quarto della popolazione carceraria era analfabeta, e lo Stato si impegnava all’alfabetizzazione generale del Paese, compresa quella dei carcerati. Questa era la legge, ma la prima cosa che ho imparato prendendo servizio, è che il carcere era un regno indipendente e sovrano.
-
Bianco Natale, via gli stranieri: ennesima trovata leghista
L’ultima boutade della Lega Nord ha per lo meno il beneficio della sincerità: «Forse è una scelta infelice». E, se lo dicono loro stessi, significa che l’idea di cacciare gli immigrati nel giorno di Natale da un anonimo paesino del bresciano di nome Coccaglio con un’operazione chiamata per giunta “White Christmas” è – per usare un eufemismo – un’offesa al gusto e alla sensibilità dei cristiani. Ma soprattutto un’insopportabile speculazione sul significato del Natale. Anche quello declinato laicamente.
-
Assassinati per venderne il grasso all’industria cosmetica
Dalla temuta leggenda, all’agghiacciante realtà. Da circa trent’anni, in Perù una banda di killer seriali avrebbe ucciso almeno 60 contadini delle regioni di Huanuco e Pasco, a 450 chilometri al nord est di Lima, per estrarre dai loro corpi grasso da vendere, a 15.000 dollari al litro, ad aziende europee che lo utilizzavano per fabbricare prodotti cosmetici. Lo hanno sostenuto, nella loro confessione, quattro arrestati. Due, si è appreso solo ora, erano stati bloccati il 3 novembre scorso mentre si apprestavano a ritirare alla Posta un involucro di plastica con dentro il grasso di un contadino assassinato lo scorso settembre.
-
Punire Ruffini, è lui il vero scandalo della Tv italiana
Lo scandalo è Ruffini. Non è la tivù dei cuochi e delle ricette, delle vite in diretta, delle feste italiane ed italiote, delle eredità, dei pacchi, delle fiction all’ingrosso, degli aspiranti famosi isolati o intonati, dei grandi fratelli, dei marzulli, dei magalli, dei d’urso e giletti perfetti per telesiparietti con sgarbi, meluzzi, mussolini e parietti su trans e vizietti, seni intatti o rifatti, crocifissi rimossi o rimessi, padri pii e miracoli annessi, devozioni da vip e promozioni degli stessi, dei pareri berciati da autorevoli inesperti
-
Acqua privata, Parigi ci ripensa: meglio pubblica
Aumento dei prezzi non accompagnato da un miglioramento dei servizi, abusi, prezzi gonfiati, corruzione, servizi obsoleti e totale mancanza di trasparenza contabile; queste alcune delle motivazioni alla base di un trend: la ri-municipalizzazione, nella gestione dell’acqua in Francia. A partire dalla capitale, Parigi, che di fronte alla crescita dei costi e all’inefficienza del servizio ha deciso di riappropriarsi della propria acqua, puntando così ad ottenere un risparmio netto di 30 milioni di euro l’anno, stabilizzando le tariffe per l’erogazione dell’acqua potabile.
-
Rumiz: silenzio sull’acqua, super-business per far cassa
«La storia dell’umanità lo dice chiaro. Chi governa l’acqua, comanda. Le prime forme di compartecipazione democratica dal basso sono nate in Italia attorno all’uso delle sorgenti». Lo scontro dunque non è tra pubblico e privato, ma tra controllo delle risorse dal basso e delega totale dei servizi, con conseguente, lucroso monopolio di alcuni. «Oggi potremmo dover rinunciare a un pezzo della nostra sovranità», scrive Paolo Rumiz su “Repubblica” il 18 novembre, data d’inizio della discussione alla Camera del decreto Ronchi che sancisce la privatizzazione delle risorse idriche, affidate alle aziende multi-utility.
-
Processo breve, l’appello di Saviano trascina la protesta
«Signor Presidente del Consiglio, io non rappresento altro che me stesso, la mia parola, il mio mestiere di scrittore. Sono un cittadino. Le chiedo: ritiri la legge sul “processo breve” e lo faccia in nome della salvaguardia del diritto». Ha superato in pochi giorni le 230.000 adesioni l’appello con il quale, rivolgendosi direttamente al premier, Silvio Berlusconi, lo scrittore Roberto Saviano chiede il ritiro della “norma del privilegio”. Nelle ultime ore l’appello è stato sottoscritto anche da registi come Giuliano Montaldo, dall’attore Toni Servillo e dal giallista Andrea Camilleri.