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La Bolivia mette al bando la Coca-Cola, simbolo del Male
C’è chi sostiene che finirà il mondo, chi annuncia l’invasione degli alieni, chi predice sciagure e cataclismi. Per adesso, l’unico effetto concreto della fine del calendario Maya è stato tutt’altro che pernicioso. Almeno per i boliviani. Il presidente indigeno Evo Morales ha infatti annunciato che a partire dal 21 dicembre 2012 la Coca-Cola sarà bandita dal paese. La multinazionale statunitense segue così a ruota le sorti toccate al connazionale McDonald’s, costretto a chiudere i battenti in Bolivia lo scorso gennaio a causa dello scarso successo dei suoi prodotti. In Sud America – come d’altronde in gran parte del mondo – la Coca-Cola ha una lunga storia di sfruttamento, inquinamento, condizionamenti politici. Emblematico è il caso della Colombia. Qui l’azienda, per mano della sua filiale Panamco S.A., sfrutta da oltre vent’anni la corruzione del governo nazionale e la tensione sociale del paese per imporre condizioni inumane ai propri lavoratori e attuare strategie di repressione verso le organizzazioni sindacali.
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Ceronetti con la Decrescita: e si scordino il Tav in val Susa
«Dove tutto è visto come puramente relativo e dissacrabile, ha senso assolutizzare il Pil, le cifre aziendali, le pensioni, le tasse, i conti della spesa, la Crescita di merci che non portano per niente a diminuzioni di infelicità o a più ricchezza nei rapporti umani? Emendate il linguaggio e avrete trovato una chiave. Liberate la mente da una formica di falso e vi toglierete dallo stomaco il peso di un elefante». Sembra di sentire Guido Ceronetti, solitario intellettuale tragicista. E infatti è proprio Guido Ceronetti: sono parole raccomandate ai lettori d’agosto della “Stampa”. Titolo: decrescita felice e socialismo utopistico. Visione: nell’idea della decrescita vivono «le grandi ombre premarxiane dei Thoreau, dei Fourier, dei Saint-Simon, dei Gandhi, della società fabiana, dei Malthus, dei Tolstoij, che tuttora indicano altri cammini, altre vie».
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Pallante: come tagliare il debito senza far soffrire nessuno
Uscire dalla crisi? La soluzione ci sarebbe: tagliare gli sprechi, quelli veri. Non certo la spesa sociale, che i tecno-devastatori stanno minando dalle fondamenta col risultato di far crollare la sicurezza quotidiana degli italiani, impoverendo il paese. Gli sprechi da tagliare – vere fabbriche di debito – sono le grandi opere inutili, l’immensa dispersione di energia e la peste chimica dell’agricoltura industriale, quella della grande distribuzione che oggi ci alimenta. Maurizio Pallante, fondatore del Movimento per la Decrescita Felice, ha le idee chiare: si può creare nuova occupazione senza fare nuovo debito, ma addirittura tagliandolo. Lo dimostra uno studio pubblicato dal “Sole 24 Ore” il 13 febbraio: per ogni 10 miliardi di euro investiti nella riduzione degli sprechi si possono ricavare 130.000 posti di lavoro di buona qualità, mentre investendo la stessa cifra in grandi opere si darebbe lavoro al massimo a 7.300 persone.
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Facciamo come la Danimarca, l’equità conviene a tutti
Cattiva distribuzione dei redditi, debolezza delle imprese, fragilità del sistema bancario e pessima bilancia commerciale. Senza contare «la povertà del pensiero degli economisti». Questa la diagnosi della “grande crisi” del 1929 secondo John Kenneth Galbraith. Quasi un secolo dopo, ci risiamo: «Il capitalismo finanziario sregolato e ipertrofico produce disoccupazione e povertà, mentre arricchisce indecentemente i suoi protagonisti». Chi dice che il capitalismo è morto, e chi ripete che questo è l’unico sistema possibile. Sbagliato: se volessimo, anche noi potremmo imitare la Danimarca, un paese dove i poveri riescono a diventare ricchi e dove il benessere diffuso conviene a tutti. Lo sostiene Davide Reina nel blog “Cado in piedi”: il cambio di paradigma consiste nel passare dal “capitalismo esclusivo”, che tesaurizza la ricchezza a beneficio dei super-potenti, al “capitalismo inclusivo” che costruisce futuro per tutti in regime di equità.
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E il Qatar si compra l’Europa, colpita dalla grande crisi
Con oltre 3,4 miliardi di euro spesi in meno di un anno nell’acquisto di società, industrie, beni di lusso e squadre di calcio, il Qatar è il primo investitore nei Paesi dell’Unione Europea. Fra le spese più recenti spicca la partecipazione alla costruzione del villaggio olimpico di Londra e un centro commerciale di lusso sugli Champs Elysées a Parigi. Lo rivela una ricerca della Real Capital Analytics (Rca), agenzia internazionale specializzata in analisi economiche. Secondo la Rca, l’ammontare investito dalla Qatar Investment Authority (Qia) è solo una “briciola” della reale potenzialità economica del principale esportatore di gas naturale liquido al mondo. La cifra spesa in 12 mesi equivale a un ricavo di sei settimane nel settore energetico. Nel 2011 le esportazioni di gas hanno portato nelle casse dell’emirato circa 30 miliardi di euro, in uno Stato con una popolazione residente di 250.000 persone, a cui si aggiungono circa 1,2 milioni di lavoratori migranti.
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Sos Terra, fra mezzo secolo ci serviranno due pianeti
Era solo il 22 agosto, e la Terra aveva già “bruciato” le riserve per tutto l’anno. Di questo passo, fra mezzo secolo ci serviranno due pianeti. Abbiamo già consumato i beni naturali che il pianeta è in grado di rigenerare in un anno intero. E dire che appena 25 anni fa, nel 1987, la data fatidica dell’“Overshoot Day” era il 19 dicembre. «Per sostenere i nostri elevati consumi, abbiamo liquidato le riserve di risorse e abbiamo permesso che la Co2 si accumulasse nell’atmosfera», avverte il Global Footprint Network di Londra, che da un quarto di secolo calcola il deficit ecologico planetario. Atteggiamento miope e pericoloso, segnalano gli scienziati, che non tiene conto di un aspetto fondamentale: «Mentre le economie, la popolazione e la domanda di risorse crescono, le dimensioni del nostro pianeta rimangono le stesse».
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Luca Abbà: non riusciranno a imporre la Torino-Lione
Il percorso di questa lotta offrirà ancora nei prossimi tempi senz’altro sorprese e altri momenti entusiasmanti, tristi e forse drammatici. Le forze in campo dispiegate dalla lobby trasversale degli affari sono notevolmente superiori dal punto di vista economico, militare e mediatico rispetto ai mezzi che i comitati e il movimento nel suo insieme sono in grado di contrapporre. Nonostante ciò io sono convinto che alla fine dei conti la val Susa ce l’avrà vinta nei confronti della piovra dalle mille brame, in poche parole perché non ha altra scelta. Il Tav non lo vedremo mai costruito e noi valsusini ci troviamo quasi obbligati a vincere, per come si sono messe le cose. A dar forza a queste mie certezze c’è il fatto che un progetto così assurdo quale è la Torino-Lione contiene in sé aspetti realizzativi talmente complessi e costosi, che lo scenario morfologico-sociale presente in val Susa non consente la costruzione di questa ferrovia nei tempi ipotizzati.
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Ciellini e coop rosse, l’alleanza trasversale degli affari
Chi ricorda più queste parole? «Se vuole rifondarsi, la sinistra deve partire dal retroterra di Cl. La vera sinistra non nasce dal bolscevismo, ma dalle cooperative bianche dell’800, il partito socialista arriva dopo, il partito comunista dopo ancora. E i movimenti del Sessantotto sono tutti morti, solo l’ideale lanciato da Cl negli anni Settanta è rimasto vivo, perché è quello più vicino alla base popolare, è lo stesso ideale che è alla base delle cooperative, un dare per educare». A parlare così è Pierluigi Bersani. È l’agosto del 2003, quando l’attuale segretario del Pd è responsabile economico dei Ds e viene accolto con scrosci d’applausi dal popolo di Cl al Meeting di Rimini.
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Manipolare il clima: ecco la super-bomba del futuro
Estati torride di terra secca e assetata, primavere scosse da nubifragi e alluvioni. Che il clima stia cambiando sotto ai nostri occhi è ormai accettato da tutti. E’ solo frutto del nostro stile di vita o dipende anche da altri fattori, che non siamo in grado di controllare? Ovvero: quanto influiscono sul meteo i sempre più numerosi esperimenti di manipolazione climatica? E a che scopo vengono effettuati? Per combattere il surriscaldamento globale oppure per accelerarlo? L’allarme è rilanciato dagli ambientalisti, concentrati sulla riduzione delle emissioni nocive, ma anche dai “complottisti”, convinti dell’esistenza di un vero e proprio “crimine climatico”, una manipolazione planetaria per colpire a comando la popolazione e l’economia di svariate aree del pianeta: molti esperimenti studiano come modificare artificiosamente il clima, causare pioggia o siccità, innescare tornado e nubifragi.
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Ortaggi km-zero dai contadini, vola la spesa alternativa
Dalle vendite “porta a porta” ai gruppi di acquisto solidale (Gas) fino alla spesa a chilometri zero, direttamente dal produttore. Con la crisi, vola la spesa alternativa: in netta controtendenza rispetto a quella tradizionale. È quanto emerge da una analisi della Coldiretti dalla quale si evidenzia che parallelamente agli acquisti a domicilio aumenta anche chi preferisce fare la spesa direttamente dai produttori nelle aziende agricole o nei mercati di “Campagna amica” dove hanno fatto la spesa oltre 9 milioni di italiani. Una tendenza positiva – sottolinea la Coldiretti – come quella registrata dalla vendita del cibo a domicilio, che ha chiuso il 2011 con un aumento del giro d’affari del 3,4% rispetto al 2010, assestandosi sugli oltre 223 milioni di euro.
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Matrimoni da film: “Nozze d’agosto”, alla faccia della crisi
Si conoscono in spiaggia, si danno appuntamento in campagna. Il primo bacio, le scorribande in Vespa. E’ tutto vero, si chiama: amore. Ma i due non sono soli. Fuori campo, li spiano le telecamere della troupe di Mauro, regista pirotecnico di film matrimoniali. E alle spalle di Mauro, altre telecamere: quelle dirette da Andrea Parena, che a sua volta filma l’uomo che filma il matrimonio. E’ il copione di “Nozze d’agosto”, documentario che la Mostra del Cinema di Venezia definisce “tenero e buffo”, presentandolo alle Giornate degli Autori, “Venice Days”. Un tuffo al cuore, letteralmente: «Venezia ha apprezzato il nostro lavoro – dice Andrea – pur avendo ricevuto solo una copia provvisoria appena montata, in formato dvd, senza ancora neppure il mix audio e la correzione-colore. Hanno capito lo spirito del film, la sua intenzione: esplorare un mondo con ironia affettuosa, senza scadere nel facile folklore, nel trash dei matrimoni organizzati».
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Rivolte, Popovic: primo errore, demonizzare la polizia
Spesso il solo campo in cui un movimento civico non può vincere è quello militare: affrontare il potere su quell’arena è come fare a pugni con Mike Tyson. Fu l’errore del movimento contro l’apartheid in Sudafrica prima della svolta nonviolenta. Le campagne nonviolente hanno successo nel 53 per cento dei casi, quelle violente nella metà: 26. La posta in gioco nella Prima guerra mondiale era il territorio: vecchi imperi e Stati nascenti in cerca di spazio. Il risultato non fu che un’effimera ridistribuzione delle colonie. L’esito della Seconda, che opponeva le grandi ideologie, fu la Guerra fredda. La lotta di Gandhi, invece, fu l’inizio della fine del colonialismo. Il Black Power ha creato le premesse per un mondo governato anche da neri. Solidarnosc ha scatenato l’effetto domino che ha portato al crollo dell’Urss. Gli effetti delle strategie non violente sono più concreti sul lungo periodo: producono cambiamenti di civiltà.