Archivio del Tag ‘statistica’
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Lockdown, medioevo nel 2021: i terrapiattisti del Covid
Uscire dal medioevo: lo chiedeva (in modo “gridato”) un giornalista come Paolo Barnard, co-fondatore di “Report”, almeno dieci anni fa. Nel saggio “Il più grande crimine”, denunciava il carattere neo-feudale dell’élite eurocratica ordoliberista, capace di coniugare neoliberismo economico e autoritarismo politico-sociale nell’adesione fanatica al dogma mercantilista dell’economia “neoclassica”, tra i fantasmi settecenteschi di David Ricardo (prima produco, poi risparmio: senza possibilità di investire a monte, scommettendo sull’economia), come se il denaro fosse ancora un bene materiale e limitato, paragonabile alle materie prime e ai prodotti agricoli come il grano. Al centro della polemica innescata da Barnard campeggiava la grande menzogna sulla “scarsità di moneta”, utilizzata (ormai in tempi di valuta “fiat”, virtualmente illimitata e a costo zero) da un oligopolio privatistico, pronto a imporre l’austerity per ottenere la più grande retrocessione sociale di massa della storia moderna: il debito pubblico come colpa e come handicap, non più interpretato in modo keynesiano come leva strategica destinata a produrre benessere diffuso attraverso investimenti lungimiranti.
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Garavelli: vaccini e lockdown, tutto inutile. Curare a casa
Mai vaccinare in piena pandemia: il virus salterà l’ostacolo generando varianti. Altro errore, le restrizioni e i lockdown: possono frenare il contagio nel caso di patologie da contatto, come l’Ebola, ma non certo l’espansione di un fenomeno virale che si trasmette ovunque, attraverso il fiato. Lo sostiene l’infettivologo Pietro Luigi Garavelli, primario della divisione malattie infettive all’Ospedale Maggiore di Novara. Tra i primi in Italia ad affrontare il Covid con successo nel suo reparto, Garavelli – sempre misurato, nonché convinto pro-vax – in questo caso esce dal coro. Di recente, sui giornali, ha rilanciato il tema fondamentale: perché intasare ancora gli ospedali, dopo un anno, anziché predisporre un serio protocollo terapeutico nazionale per cure precoci domiciliari? In altre parole: perché il ministero della sanità non ha ancora predisposto opportune linee-guida destinate ai medici di famiglia? Ormai è noto: se si interviene subito e coi farmaci giusti (antinfiammatori, idrossiclorochina, colchicina e antibiotici) il Covid in molti casi si ferma ai primi sintomi, senza degenerare. Se non lo si fronteggia in modo immediato, invece, all’ospedale rischiano di finire pazienti in condizioni ormai gravi.Nei giorni scorsi, in piena isteria vaccinale dopo il caso AstraZeneca e le prime allarmanti notizie sulle reazioni avverse (stranamente evidenziate dai grandi media), Garavelli è tornato a far sentire la sua voce. «È dimostrato che ormai il Sars-Cov-2 è presente nella popolazione tutto l’anno», ha premesso, in una lunga intervista ad “Affari Italiani”, ripresa da “Libero”. Un virus ormai endemico: «I portatori sani sono milioni di italiani», asintomatici. «Per cui assistiamo a brevi ondate epidemiche a scadenza di mesi le une dalle altre, come è normale che avvenga». Così come è normale che in giro ci siano migliaia di varianti. Semai, «a non essere normale, in questa situazione, è una cosa che si impara al primo anno di specializzazione». Ovvero: «Non si vaccina mai durante una epidemia, perché il virus reagirà mutando, producendo varianti, e sarà sempre più veloce di noi». Con un virus Rna, spiega il professore, bisognerebbe «trovare un denominatore comune su cui montare il vaccino». Così, invece, «facendo vaccini contro le spike che mutano, non hai speranza di arrivare prima di lui».In sostanza «lo rincorreremo sempre, proprio perché tende a mutare velocemente». “Libero” definisce l’uscita di Garavelli «un vero e proprio fulmine a ciel sereno, che rischia di ribaltare le credenze sul coronavirus e non solo». Il primario novarese si muove controcorrente anche sul lockdown. Nelle settimane in cui la maggior parte del paese si trova a fare i conti con la zona rossa, verso la serrata totale per le festività di Pasqua, l’esperto avverte: «Il lockdown è una misura di isolamento che serve per patologie da contatto, come l’Ebola». A suo dire, dunque, la chiusura totale con l’azzeramento delle relazioni sociali è controproducente: «Allo stato attuale delle cose, quando il virus è ormai endemico – scandisce Garavelli – un lockdown funzionerebbe se ad esempio avvenisse nello stesso lasso temporale in tutto il mondo e si vaccinassero contestualmente le persone con un vaccino risolutivo». Anche se muta costantemente, verso un’auspicabile evoluzione che lo renda gradualmente innocuo, questo virus – annota il medico – non ha ancora ridotto la sua virulenza.«In pratica, dobbiamo conviverci», cioè «rispettare le misure prudenziali e, oserei dire, curare a casa», conclude Garavelli: «Chiudere a intermittenza la società (e la vita) non ha davvero senso», perché il Covid «è una patologia respiratoria di una certa importanza, ma non si discosta da certe influenze». Parole pesanti: l’Italia (e non solo) è stata messa in croce per una sindrome simil-influenzale. Un fatto senza precedenti, nella storia: nel primo trimestre del 2017, ricordano le fonti ufficiali statistiche, l’influenza stagionale fece praticamente le stesse vittime, senza che i media ne parlassero. Ora, tutto si è capovolto: si è scelta la tattica del lockdown, che allontana l’immunità di gregge senza peraltro alleviare il bilancio sanitario (distruggendo l’economia, in compenso), e si punta solo sui vaccini, che Garavelli sconsiglia. Grande assente – ancora, dopo un anno – la soluzione terapetica sistematica: cure efficaci, da somministrare a casa, che farebbero crollare i numeri dell’emergenza, ininterrottamente esibiti da virologi, politici e media.Mai vaccinare in piena pandemia: il virus salterà l’ostacolo generando varianti. Altro errore, le restrizioni e i lockdown: possono frenare il contagio nel caso di patologie da contatto, come l’Ebola, ma non certo l’espansione di un fenomeno virale che si trasmette ovunque, attraverso il fiato. Lo sostiene l’infettivologo Pietro Luigi Garavelli, primario della divisione malattie infettive all’Ospedale Maggiore di Novara. Tra i primi in Italia ad affrontare il Covid con successo nel suo reparto, Garavelli – sempre misurato, nonché convinto pro-vax – in questo caso esce dal coro. Di recente, sui giornali, ha rilanciato il tema fondamentale: perché intasare ancora gli ospedali, dopo un anno, anziché predisporre un serio protocollo terapeutico nazionale per cure precoci domiciliari? In altre parole: perché il ministero della sanità non ha ancora predisposto opportune linee-guida destinate ai medici di famiglia? Ormai è noto: se si interviene subito e coi farmaci giusti (antinfiammatori, idrossiclorochina, colchicina e antibiotici) il Covid in molti casi si ferma ai primi sintomi, senza degenerare. Se non lo si fronteggia in modo immediato, invece, all’ospedale rischiano di finire pazienti in condizioni ormai gravi.
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Il Virus del Terrore e il sottile alchimista Mario Draghi
Il Virus del Terrore ha le settimane contate? E’ quello che si augurano tutti: sia la maggioranza dei cittadini, ipnotizzati per un anno dalla sovragestione del panico, sia la vasta minoranza vigile che non ha smesso di porsi domande, ascoltando i medici indipendenti (quelli che al Covid hanno preso le misure a partire dall’aprile 2020, con farmaci in grado di disinnescarne l’evoluzione peggiore). Generalmente, dalle catastrofi si può uscire in due modi: con un Processo di Norimberga che metta alla sbarra i protagonisti delle scelte più sciagurate, oppure optando per un risanamento silenzioso e pragmatico, che faccia a meno della vendetta politica e affidi semmai alla storia il giudizio sugli errori commessi. Evidente la natura della scelta adottata da Mario Draghi: amnistiare i partiti che hanno partecipato al disastro direttamente, dai banchi del governo Conte, o anche indirettamente, attraverso Regioni che non si sono mai discostate dal delirio fobico-mediatico nazionale, basato sui numeri “impazziti” della pandemia e su una imbarazzante impreparazione del sistema sanitario, colonizzato da Big Pharma (a partire dalla ricerca scientifica) e falcidiato da decenni di tagli selvaggi e sconsiderati.A scagliare la pietra dello scandalo sono i sanitari estranei al circo televisivo del mainstream: medici in prima linea negli ospedali e, prima ancora, impegnati sul territorio nei loro ambulatori. La loro denuncia si basa ormai anche su evidenze statistiche: è rarissimo che possa incorrere in seri pericoli chi viene curato a casa in modo tempestivo, ai primi sintomi, ricorrendo a farmaci appropriati (di uso comune, collaudati, sicuri). La strage – dicono i sanitari, come quelli riuniti in modo volontaristico in associazioni come “Ippocrate” – sarebbe stata determinata proprio dalla rinuncia alle cure tempestive, domiciliari: gli ospedali, incluse le terapie intensive, sarebbero stati intasati da malati abbandonati a se stessi per giorni, lasciati a casa senza terapie, dando tempo al Covid di sviluppare le conseguenze più gravi. Questo, dicono, spiegherebbe anche l’elevata percentuale di insuccessi, nei centri ospedalieri, troppo spesso costretti ad assistere pazienti ormai gravemente compromessi.Devastante, in questo, l’assenza dello Stato: si commenta da sola la scelta, da parte di molti medici, di condividere un loro efficace protocollo terapeutico, da utilizzare per trattare i pazienti: l’invito, se si vuole guarire, è a saltare i passaggi ordinari (medico di famiglia, pronto soccorso) rivolgendosi direttamente a loro, i medici che sanno come guarire dal Covid. Medici – altro aspetto increscioso – che prestano la propria opera in modo gratuito, assistendo pazienti a cui il sistema sanitario, troppe volte, non offre risposte efficaci, cioè appropriate e tempestive. Di sfuggita, lo stesso Draghi ne ha accennato nel suo discorso al Senato, quando ha sottolineato l’assoluta necessità di riabilitare innanzitutto la medicina territoriale, lasciando agli ospedali solo i casi più gravi. Non una parola, in questo senso, si era sentita in tutto il 2020, quando l’unica preoccupazione di Conte e dei suoi tecnici sembrava quella di terrorizzare la popolazione, rinchiusa in casa a colpi di Dpcm, mentre il ministro della sanità – anziché mettersi al lavoro per proteggere gli italiani in vista dell’autunno – perdeva l’estate a scrivere un libro surreale sui suoi “successi”, che poi non ha neppure osato distribuire nelle librerie.Ogni Norimberga – la spada simbolica della giustizia – necessita di un esercito nettamente vincitore. Non è il nostro caso: nessuno, dei partiti italiani, può dirsi innocente. Tutti hanno ceduto alla tentazione della paura, collaborando in vario modo (sia pure con gradazioni diverse) alla Legge del Terrore, che – con Conte – ha messo l’Italia sul binario morto della depressione: sanitaria, sociale, economica e psicologica. A essere defunto è il peggior governo possibile, non contrastato da un’opposizione degna (capace cioè di avanzare proposte radicalmente alternative, anche sulla gestione della pandemia). E’ per questo, probabilmente, che tutti i partiti neo-governativi – nessuno escluso – oggi sono ricoverati in terapia intensiva, nello strano ospedale del dottor Draghi, sperando che l’illustre clinico li possa miracolare. Cosa che, evidentemente, non succederà: almeno, non nei termini auspicati dalle attuali, incolori dirigenze, tutte largamente impresentabili. La fedina in discussione non è penale, ma politica: non hanno saputo leggere il mondo, e tradurre i bisogni in risposte.Tra gli ousider, poi, non manca chi paventa – con Draghi – l’avvento di una sorta di sottomissione definitiva, post-democratica, all’insegna del cosiddetto post-umanesimo vaticinato dalle élite di Davos, quelle del Grande Reset: una riconversione globale (ecologistica ma anti-sociale), capace di rendere permanente la mutazione anche antropologica della società che l’irruzione del virus ha indotto, distanziando le persone e costringendole a un auto-isolamento infinito: a scuola, al lavoro, in ognuno dei luoghi in cui fino a ieri si esprimeva liberamente la socialità. Un incubo distopico, figlio – ancora e sempre – della paura: in questo, il coronavirus (presentato come minaccia invincibile) ha rimpiazzato ottimamente le fobie di ieri, scatenate con le crisi finanziarie e con il ricorso al terrorismo. Il virus è un nemico ancora più subdolo: può sempre colpire chiunque, ovunque. Per soccombere, basta fingere di non sapere che le cure esistono (e funzionano), rendendo quindi sostanzialmente superflua la stessa vaccinazione, presentata invece come unica possibile salvezza.Sembra la storiella dell’alleanza clandestina tra il vetraio e il monello con la fionda, se poi si scopre che i profeti della vaccinazione universale sono i medesimi soggetti che hanno a lungo maneggiato i virus, nei loro laboratori. L’enormità degli accadimenti del 2020 – lo scontro epocale con la Cina, la manipolazione delle presidenziali negli Usa – è stata in qualche modo preparata anche da fenomeni mediatici come la bolla-Greta, sostenuta da precisi settori della grande finanza mondiale per deformare la realtà e convincere miliardi di persone che le alterazioni del clima (sempre avvenute, e oggi gravi) dipendano dall’attività antropica. I creatori di Greta sono gli stessi protagonisti dell’inquinamento terrestre, che oggi hanno imposto la loro agenda “green” basata su suggestive interpretazioni (industriali, finanziarie) della pretesa riconversione ecologica del sistema, partendo dalla colpevolizzazione del singolo, mortificato nelle sue capacità di consumo anche “grazie” agli effetti devastanti della sovragestione terroristica della crisi epidemica, con la brutale imposizione degli inutili, disastrosi lockdown.E’ soverchiante, la narrazione (disonesta) che è stata imposta dal pensiero unico, nella sua dimensione inevitabilmente mondiale, sorretta dal grande potere onnipervasivo che nei decenni precedenti – anche a suon di ricatti e guerre – ha attuato una rivoluzione violenta, imposta dall’alto, come la globalizzazione finanziaria, sottomettendo interi popoli attraverso il regime dell’emissione monetaria “privatizzata”, che trasforma il debito in schiavitù. Sono bastate le mediocri fanterie giornalistiche, nei singoli paesi, a sbaragliare i cosiddetti sovranismi politici, intimiditi e neutralizzati con pochissima fatica, mentre si lascia volentieri al complottismo chiassoso il ruolo di opposizione solo virtuale, cioè verbosa e sostanzialmente innocua, nell’immensa deriva di società un tempo vitali e democratiche, oggi narcotizzate dalla digitalizzazione che trasforma l’individuo in uno spettatore apatico, ormai indifferente persino alle più feroci limitazioni della libertà personale.La verità è che nessun soggetto politico, in questi anni, ha saputo organizzare una risposta all’altezza dei pericoli, dopo aver elaborato un’analisi dei problemi. Ogni denuncia è rimasta circoscritta nel perimetro ristretto di sparuti gruppuscoli, di fronte alla storica diserzione di intellettuali, artisti e pensatori. Gli stessi partiti si sono ridotti a comitati elettorali, affidati a piccoli leader acefali e, di conseguenza, pronti a eseguire semplicemente direttive calate dall’alto, in un pianeta in cui tutti i grandi agglomerati – Big Tech, Big Money – sono riconducibili al controllo esercitato da una manciata di persone, sempre le stesse, che siedono a turno nei consigli di amministrazione dei tre maggiori fondi d’investimento (State Street, Vanguard e BlackRock) che dominano banche e multinazionali in ogni angolo della Terra.E’ questo, il pianeta in cui si muovono determinate élite che hanno cominciato in vario modo a mostrarsi dissonanti, rispetto alla narrazione corrente: per esempio, quelle che nel 2016 sostennero l’eretico tentativo di Donald Trump: proteggere la comunità nazionale dagli effetti più deteriori del globalismo. Già dopo le proteste di Occupy Wall Street, alcune voci autorevoli – Premi Nobel come Paul Krugman – iniziarono a denunciare il carattere calamitoso del capitalismo finanziarizzato. Oggi, con l’alibi del Covid e grazie a Christine Lagarde, la Bce si è trasformata in una vera banca centrale, teoricamente pronta a sostenere l’economia in misura virtualmente illimitata. In questo percorso fatto di autorevolissime voci di dissenso si è fatta notare quella di Mario Draghi: ieri spietato architetto dell’austerity, e oggi profeta di una possibile conversione post-keynesiana dell’economia, sia pure tenendo conto (inevitabilmente) delle disastrose condizioni di partenza, quelle di un pianeta che si è lasciato ipnotizzare dagli stregoni del virus, dopo aver tolto la parola persino al presidente degli Stati Uniti, mettendolo al bando, per mano di poteri oligarchci che pretendono di plasmare le vostre vite al punto da imporre un’unica verità, la loro.Non essendo ancora stata smantellata la democrazia formale, ed essendo lo Stato (o quel che ne rimane) l’unità-base su cui si articola l’esercizio del potere, pare evidente la necessità di calarsi nella dimensione politica, parlamentare e governativa, se si vuole agire direttamente nella materia, per provare a trasformarla. La fisionomia del governo Draghi – affollato di zombie e superstiti grotteschi – sembra dimostrare la volontà di intraprendere un procedimento tipicamente alchemico, partendo cioè dalla “nigredo” della putrefazione, la decadenza fisiologica di partiti-fantasma, nel tentativo di trasmutarne l’essenza attraverso un percorso virtuoso che possa portare un giorno all’oro filosofale, dopo una dolorosa e incessante revisione delle proprie devastanti manchevolezze. Se il sistema unico mondiale prescrive i vaccini per fermare il Covid, è scontato che Draghi si concentri nell’immediato proprio su quelli (garantendo però che vengano finalmente somministrati in tempi velocissimi), ma è fondamentale che non si fermi alla sola campagna vaccinale, sia pure depurata dalle impressionanti cialtronerie della gestione Conte.Nel neonato esecutivo sembra di poter ravvisare una notevole specularità, pratica e simbolica: al “nuovo” Mario Draghi, distanziatosi da un passato prestigioso ma funestato da immani, colpevoli tragedie (le privatizzazioni, l’euro-rigore finanziario) corrisponde, a vista, una pletora di parlamentari e di partiti che, in quasi trent’anni, non hanno saputo far altro che piegarsi ai diktat del potere sovranazionale ultra-privatizzatore, e che da oggi possono cogliere la prima vera occasione per emendare se stessi, verso una rigenerazione culturale e democratica da cui non si può prescindere, se si vuole uscire dall’autismo neoliberista del “non ci sono alternative”, pur in un mondo dominato dall’istinto totalitario di forze potentemente distruttrici, mimetiche e manipolatrici, veri e propri lupi travestiti da agnelli. In piccolo, sarà dirimente la stessa “prova del Covid”: rassicurati gli atterriti (e placata la bulimia di Big Pharma), dopo l’overdose vaccinale non ci saranno più alibi. Riuscirà il governo a resuscitare la sanità, mettendo i medici in condizione di intervenire tempestivamente, contro il Covid e qualsiasi altra minaccia? E soprattutto: riuscirà il sottile alchimista Mario Draghi a inaugurare una diplomazia della lungimiranza, che permetta all’Italia di distinguersi e tornare nella storia, come protagonista di una politica non-orwelliana, in questo fatidico millennio aperto da menzogne sanguinose, come quelle esplose insieme alle Torri Gemelle?Il Virus del Terrore ha le settimane contate? E’ quello che si augurano tutti: sia la maggioranza dei cittadini, ipnotizzati per un anno dalla sovragestione del panico, sia la vasta minoranza vigile che non ha smesso di porsi domande, ascoltando i medici indipendenti (quelli che al Covid hanno preso le misure a partire dall’aprile 2020, con farmaci in grado di disinnescarne l’evoluzione peggiore). Generalmente, dalle catastrofi si può uscire in due modi: con un Processo di Norimberga che metta alla sbarra i protagonisti delle scelte più sciagurate, oppure optando per un risanamento silenzioso e pragmatico, che faccia a meno della vendetta politica e affidi semmai alla storia il giudizio sugli errori commessi. Evidente la natura della scelta adottata da Mario Draghi: amnistiare i partiti che hanno partecipato al disastro direttamente, dai banchi del governo Conte, o anche indirettamente, attraverso Regioni che non si sono mai discostate dal delirio fobico-mediatico nazionale, basato sui numeri “impazziti” della pandemia e su una imbarazzante impreparazione del sistema sanitario, colonizzato da Big Pharma (a partire dalla ricerca scientifica) e falcidiato da decenni di tagli selvaggi e sconsiderati.
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Sono senza Speranza. Magaldi: nasce la Grande Opera
Qualcuno spieghi a quella nullità di Roberto Speranza che non è più il ministro della salute del governo Conte. Avanti così, e potrebbe non esserlo più nemmeno del governo Draghi: al premier non ha dato manco il tempo di presentare il suo programma alle Camere e incassare la fiducia. Tra i piedi gli ha subito gettato una mina, la non-apertura dello sci (a tradimento, senza preavviso), facendo imbestialire tutti, aziende e lavoratori, inclusi i politici: dai leghisti al presidente della conferenza delle Regioni, l’emiliano Stefano Bonaccini, Pd. «E’ talmente piccino, Speranza, da non aver capito la ratio del suggerimento che ha ricevuto: mettere in difficoltà Mario Draghi, i cui nemici (tanti) non vedono l’ora di vederlo annaspare, avendo compreso le sue vere intenzioni». Che sono formidabili: salvare l’Italia, facendo fare a tutti (tecnici e politici) «il contrario di quello che avevano fatto fino a ieri, quando servivano interessi stranieri o cedevano ai dikat di Bruxelles». E attenti: insieme a Speranza rischiano il posto lo stesso Walter Ricciardi, il commissario Domenico Arcuri e i grigi burocrati del Cts, tutti profeti del lockdown e delle zone rosse.L’avviso è circolare, ribadisce Gioele Magaldi: la parola d’ordine è cambiata. Non più chiudere, ma riaprire. Smettere di gridare, incarcerando gli italiani e colando a picco l’economia, e cominciare a contrastare davvero il maledetto virus (che Conte ha utilizzato per un anno, in modo cinico, per restare in sella a tutti i costi). Poi cos’è successo? Quel birbante incorreggibile di Renzi non ha resistito alla tentazione di sgambettare “Giuseppi” per antipatia personale, e magari per allungare le grinfie sul bottino del Recovery? Questa è la versione per bambini, a cui persino i media hanno finto di credere. Poi c’è l’altra spiegazione, quella credibile: si sono attivate le alte sfere. Obiettivo: mettere fine al peggio, una volta per tutte, e non solo archiviando il piccolo regno del terrore e della depressione orchestrato dai manovratori di Conte, al servizio di poteri imperiali anti-italiani, anche cinesi, mercantili e neo-feudali.La caduta dell’ex “avvocato del popolo” era solo il primo passo, innescato dalla ribellione tattica renziana, d’intesa con gli ispiratori massonico-progressisti. La strategia ha a che fare con l’orizzonte storico: la fine dell’austeriy come religione, il tramonto del neoliberismo come dogma. E dunque: l’Italia come piattaforma, mondiale, del cambio di paradigma. Se non si afferra questo, ribadisce il leader “rooseveltiano” del Grande Oriente Democratico, non si capisce il senso di quanto sta avvenendo: l’ex principe europeo del rigore, Mario Draghi, si appresta a guidare un esperimento rivoluzionario, post-keynesiano, fondato sul ritorno alla sovranità democratica, lontano dai ricatti della finanza-canaglia (di cui proprio l’ex capo della Bce è stato uno dei massimi esponenti, dopo aver brutalmente privatizzato l’Italia). Sfoderando il lessico dell’alchimia, Magaldi definisce “grande opera” la raffinata impresa massonica in corso: trasmutare il piombo (di ieri e di oggi) nell’oro di domani, dando modo a chiunque di trasfomare se stesso.Il primo a farlo è stato proprio Mario Draghi, passato dalle superlogge reazionarie a quelle progressiste, per emendarsi da trent’anni di abusi ed entrare nella storia come salvatore, intanto dell’Italia ma poi anche della stessa prospettiva europea, cui imporre una governance finalmente democratica e ispirata alla giustizia sociale. Non se ne parla, ufficialmente? Ovvio: il sistema mainstream non ha “visto” nemmeno la sovragestione autoritaria della pandemia, mentre il complottismo non sa discernere tra il Draghi del Britannia e quello di Palazzo Chigi. Nessuno ha notato le svolte epocali già compiute: nel 2019 l’evocazione della ultra-progressista Mmt (teoria economica che predica il deficit illimitato, a costo zero) per demolire il ricatto dello spread, e nel 2020 – in piena pandemia – l’appello sul “Financial Times” per uscire dalla crisi come si fa in tempo di guerra, cioè inondando l’economia di aiuti strategici a fondo perduto, non destinati a trasformarsi in debito. Sta succedendo qualcosa, lassù: il vertice del mondo (che è massonico) sta vivendo l’inizio di una “guerra intestina” destinata a cambiare volto al futuro del pianeta.Entrambe le fazioni della grande piramide sono decise a sfruttare il Covid, come occasione epocale: da una parte gli oligarchi, gli strateghi del terrore sanitario utilizzato per ridurre la libertà, e dall’altra i democratici, determinati a riformare in senso liberal-socialista il capitalismo finanziario globalizzato, ripristinando democrazia e diritti. L’Italia è il “forno alchemico” in cui la trasformazione dovrebbe avvenire: lo è persino lo stranissimo governo Draghi, coi suoi tecnici (fino a ieri neoliberisti) e i suoi politici non esattamente impeccabili, con tutti gli inevitabili compromessi del caso. Gli esempi non mancano. Di Maio agli esteri? Resterà irrilevante, dice Magaldi: la politica estera (oggi affidata a Eni, Enel e Leonardo) se la intesterà Draghi. Ma la conferma di Di Maio, «ansioso di entrare nel nuovo governo, e tra i più pronti a silurare Conte», era il solo modo per ottenere il supporto dei grillini, oggi lacerati e quasi disperati («a cominciare dai peones, che si sono preclusi il ritorno in Parlamento votando il demenziale taglio dei parlamentari»).Magaldi non è ingeneroso, coi 5 Stelle: è vero, sono crollati per colpa della loro stessa inconsistenza disastrosa, «ma almeno hanno riaperto i giochi infrangendo l’ipocrisia della finta contrapposizione “tribale” tra centrodestra e centrosinistra, incarnata da governi in realtà sempre allineati alla logica del rigore». Inevitabile poi che Draghi prendesse a bordo il Pd, storico custode del potere eurocratico. Ma, di nuovo: «Franceschini resterà alla cultura, cedendo però il turismo – oggi più che mai strategico – al leghista Garavaglia. E alla difesa resterà l’altrettanto ininfluente Guerini: era trumpiano con Trump, ora è bideniano con Biden». Forza Italia? «Berlusconi avrebbe voluto altri ministri. Invece nella squadra sono entrati quelli che per primi si erano mossi nella direzione di un governo Draghi, come Mara Carfagna. La Gelmini? Agli affari regionali farà meno danni di Boccia. Quanto a Brunetta, che a molti è indigesto anche per via di certe sue uscite discutibili, va detto che si tratta di una persona capace: e un mastino come lui sarà utile, per frenare appetiti indebiti in tempi di vacche grasse, davanti ai miliardi del Recovery».Le parole del presidente del Movimento Roosevelt sembrano provenire direttamente dalla cabina di regia, massonico-progressista, dell’esperimento guidato da Super-Mario. «Un esecutivo squisitamente tecnico, benché fatto di eccellenze e orientato in modo opposto rispetto al governo Monti, non sarebbe servito alla causa: che è anche la rigenerazione democratica della politica. Per questo è stata evitata una “maggioranza Ursula”, che avrebbe escluso la Lega e mancato il vero obiettivo: l’unità nazionale, con l’impegno – di ciascuna forza politica – a rivedere radicalmente il proprio orizzonte, archiviando slogan inutili e contrapposizioni di cartapesta fondate sull’ipocrisia, dai tempi in cui destra e sinistra obbedivano agli stessi ispiratori, operando le medesime scelte anti-popolari». Tutti a scuola da Draghi? In un certo senso, è così. «Vale anche per i tecnici ultra-liberisti fino a ieri, come Colao: prepariamoci a vederli all’opera in una direzione radicalmente diversa, rispetto a quella finora seguita».Logico che le leve di comando siano saldamente nelle mani del premier e dei Draghi-boys come i fedelissimi Roberto Garofoli e Daniele Franco, pronti a seguire il loro “capitano” in questa nuova avventura post-keynesiana. «Tra parentesi: con Franco, per la prima volta dopo tanti anni, avremo all’economia un super-ministro che non rema contro l’Italia, come invece avevano regolarmente fatto tutti i titolari di quel dicastero strategico, incluso il Padoan che frenava puntualmente ogni tentativo, da parte di Renzi, di ritagliarsi qualche spazio autonomo di spesa». Questa è la posta in gioco: in prima battuta tamponare il disastro-Covid amplificato dal catastrofico Conte, e introdurre una vera risposta sanitaria (magari curando i pazienti a casa, in modo tempestivo, come finora non è stato fatto: ancora non esiste un protocollo terapeutico nazionale adeguato, e così si finisce all’ospedale ormai in gravi condizioni).Nel frattempo, c’è da redigere finalmente un Recovery Plan che sappia rilanciare il sistema-paese. «Si parla di 209 miliardi: cifra che sarebbe servita già prima del Covid, per rimediare ai guasti. Figurarsi adesso, con la devastazione provocata dai lockdown». Numeri spietati: il Pil in picchiata, 160 miliardi perduti nel 2020, quasi un milione di disoccupati e oltre 400.000 aziende chiuse. Questo sì, è un Grande Reset: in pericolo è la sopravvivenza dell’Italia come sistema sociale. E come si è arrivati così in basso? Semplice: rinunciando alla politica. Fallito il tentativo gialloverde nato nel 2018, l’anno seguente si è abborracciato il Conte-bis solo per fermare Salvini. Il governo sarebbe caduto quasi subito, essendo diviso su tutto (non ultimo il tema-giustizia, ora affidato a Marta Cartabia «che certamente starà ben lontana dalle pulsioni “manettare” incarnate dal grillino Bonafede»). Chi ha salvato Conte? Ovvio: il Covid. Senza l’emergenza, “Giuseppi” sarebbe politicamente defunto almeno un anno fa.Magaldi gli imputa colpe gravissime: pur di restare a Palazzo Chigi, a colpi di Dpcm ha calpestato la Costituzione e rovinato la vita agli italiani, senza nemmeno riuscire a migliorare la situazione sanitaria. Punta di lancia di questa non-politica, appaltata ai burocrati del Cts, il prode Roberto Speranza (l’omino che non ha ancora capito che non è più Conte, il primo ministro). A proposito: era proprio necessario, tenersi il tragicomico Speranza? Gioele Magaldi ne parla come di un caso umano: «La sua conferma è stata un fatto di carità, cristiana e massonica». Risvolto politico: «Si è data a tutti i partiti l’opportunità di partecipare alle larghe intese, e Leu ha riproposto Speranza: si presumeva che avesse capito di dover cambiare completamente rotta, invece di insistere in modo ottuso e pericoloso con l’inutile strage economica dei lockdown».Inferisce Magaldi: «Era considerata innocua, la riconferma di Speranza, visto il suo carattere politicamente servile: è uno che lega l’asino dove vuole il padrone». Ora è avvisato: «Gli si metta la museruola, proibendogli di dire altre stupidaggini, o sarà accompagnato alla porta insieme a Walter Ricciardi (che fa solo terrorismo psicologico) e allo stesso Arcuri, che ci deve qualche spiegazione su come ha speso tutti quei soldi per le forniture, come quelle delle mascherine». Insomma, cartellino giallo: ultimo avviso. «Fuor di metafora: nessuno era contento di Speranza: né Draghi, né gli uomini di Draghi, né i principali fautori politici del governo Draghi. E quindi stia in campana, Speranza: è stato lasciato al suo posto solo per non umiliare Leu. Ma che succede se il suo partitino (destinato all’estinzione) ora si permette anche il lusso di spaccarsi, sulla fiducia a Draghi?».Per Magaldi, «hanno fatto il loro tempo anche i tecnici del Cts, confusionari e spesso incoerenti». In sintesi: «Dategli qualche settimana di tempo, e sarà Mario Draghi a prendere le misure a tutti questi cialtroni, che non hanno finora combinato nulla di buono, limitandosi a terrorizzare gli italiani». Magaldi cita Paolo Becchi e Giovanni Zibordi: dati alla mano, rilevano che il computo dei decessi a gennaio 2021 è inferiore alla media degli anni precedenti: «Ma non dovevamo avere più morti, a causa del Covid?». Non solo: «Lo stesso Matteo Bassetti, noto infettivologo, ha riconosciuto che tra i morti per Covid sono stati conteggiati anche pazienti morti d’infarto o per altre patologie». Accusa esplicita: «Qui abbiamo dato i numeri al lotto, continuiamo a farlo anche oggi, e questi si permettono di continuare a terrorizzare un paese in ginocchio, che invece deve rialzarsi, reiterando minacce di nuovi lockdown? Ma stiamo scherzando?».Tanto per ribadire il concetto, mercoledì 17 febbraio il Movimento Roosevelt schiererà la sua Milizia Rooseveltiana a Roma in pieno centro, violando il coprifuoco: un sit-in che promette di far parlare di sé, simbolicamente convocato in piazza Campo dei Fiori sotto la statua di Giordano Bruno, eroe ribelle, martire della libertà di pensiero e di azione. E l’adunata notturna (ore 22.45, l’inizio) sarà il culmine di un’intera giornata di disobbedienza civile: «Prima ci sarà un’assemblea del Movimento Roosevelt, che di per sé costituirà un primo assembramento, e poi proseguiremo con una bella cena, in un ristorante che dovrebbe restare chiuso, in virtù delle misure illegittime del governo Conte. Norme che al muovo esecutivo chiediamo di eliminare di corsa, in quanto incostituzionali, inutili sul piano sanitario e disastrose per l’economia».Gioele Magaldi non ha dubbi: archiviata la tragica pantomima del Covid, per un anno affidata alle maschere televisive di Conte, Ricciardi e Speranza, ora c’è da rimettere in piedi l’Italia. Come? Ripartendo dalla politica, quella vera: letteralmente svuotata dagli anni ‘90, con l’avvento del neoliberismo post-democratico che ha prodotto le finte alternanze, per mascherare la legge unica del “pilota automatico”, al di sopra delle elezioni. Che a guidare l’operazione-verità sia lo stesso inventore di quel famigerato dirigismo finanziario, rende il senso della missione: capovolgere tutto, allineando Salvini e Zingaretti, Grillo e Renzi. Tema: smettere di dividersi sulle stupidaggini, e ripensare il futuro del post-Covid, che poi è il presente. Un’altra Italia, una vera Europa. Un orizzonte finalmente aperto sul terzo millennio, seppellito il capitolo infame della paura (dello spread, del terrorismo, dei virus). Non c’è alternativa, disse la Thatcher. Ebbene, Mario Draghi è qui a provare che non è vero: tutti hanno sempre una seconda possibilità. E il tempo di dimostrarlo è adesso.Qualcuno spieghi a quella nullità di Roberto Speranza che non è più il ministro della salute del governo Conte. Avanti così, e potrebbe non esserlo più nemmeno del governo Draghi: al premier non ha dato manco il tempo di presentare il suo programma alle Camere e incassare la fiducia. Tra i piedi gli ha subito gettato una mina, la non-apertura dello sci (a tradimento, senza preavviso), facendo imbestialire tutti, aziende e lavoratori, inclusi i politici: dai leghisti al presidente della conferenza delle Regioni, l’emiliano Stefano Bonaccini, Pd. «E’ talmente piccino, Speranza, da non aver capito la ratio del suggerimento che ha ricevuto: mettere in difficoltà Mario Draghi, i cui nemici (tanti) non vedono l’ora di vederlo annaspare, avendo compreso le sue vere intenzioni». Che sono formidabili: salvare l’Italia, facendo fare a tutti (tecnici e politici) «il contrario di quello che avevano fatto fino a ieri, quando servivano interessi stranieri o cedevano ai dikat di Bruxelles». E attenti: insieme a Speranza rischiano il posto lo stesso Walter Ricciardi, il commissario Domenico Arcuri e i grigi burocrati del Cts, tutti profeti del lockdown e delle zone rosse.
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Eversione incompleta: niente impeachment a Trump
Battuto col favore delle tenebre dall’oceano di voti postali riconteggiati dai computer Dominion: schede arrivate anche fuori tempo massimo e grazie a regole elettorali cambiate all’ultimo minuto, in barba alla Costituzione di alcuni Stati-chiave. Ora lo ammettono, su “Time”, i manovratori a lungo rimasti nell’ombra come Mike Podhorzer, dirigente sindacale Afl-Cio. Potenti “illusionisti”, finanziati con mezzi larghissimi: rivendicano di aver congegnato una vasta “operazione” per escludere Donald Trump e insediare alla Casa Bianca l’esile Joe Biden, eletto in anticipo dagli stessi media che avevano tolto il diritto di parola al presidente degli Stati Uniti, per la prima volta nella storia. Il partito repubblicano, complice della manovra, sa che Trump – poi massacrato per lo sgangherato assalto a Capitol Hill, largamente infiltrato – potrebbe scalare il Gop o addirittura svuotarlo, cambiando per sempre il tradizionale bipolarismo americano, avendo con sé almeno 75 milioni di elettori che si sentono defraudati da un voto percepito come non trasparente.I repubblicani però non hanno osato tradire Trump al punto da sostenere l’impeachment promosso dai baroni finto-progressisti come Nancy Pelosi. Così il Senato ha respinto l’ultima congiura contro l’uomo che, intanto, in Florida ha aperto l’Ufficio dell’Ex Presidente, non avendo mai ammesso la regolarità del risultato attribuito a Biden. Così ora The Donald festeggia: «La mia avventura politica è appena iniziata», avverte. Se fosse passato l’impeachment, il secondo che ha dovuto subire (caso unico, nella storia), non avrebbe potuto ricandidarsi nel 2024. Secondo tutti i sondaggi, la maggioranza degli americani è convinta che il risultato delle presidenziali sia stato tutt’altro che nitido: lo ammette anche una percentuale di elettori “dem”, ostili a Trump e insofferenti di fronte alla sua retorica. Nessuno infatti dimentica le immagini della campagna elettorale: folle straripanti ai comizi di Trump. Deserti invece i raduni del fantasmatico Biden, che peraltro – stando ai conteggi, stranamente sospesi nella notte – avrebbe poi colto un quasi-plebiscito, surclassando addirittura la popstar Obama.Al netto dei molti errori che Trump ha commesso nell’ultimo anno, resta in bocca il sapore amaro di una frode concepita da un Deep State eversivo, deciso a cancellare la libertà democratica sequestrando le elezioni. Trump ha sicuramente sottovalutato l’emergenza-Covid, lasciando che la sua gestione securitaria e psico-terroristica restasse nelle mani di personaggi come Anthony Fauci, sommo sacerdote di Big Pharma, alleato dei più acerrimi nemici di Trump, dall’iper-vaccinista Bill Gates a George Soros, grande vecchio della manipolazione politically correct. Prima ancora, Trump si era mostrato troppo timido di fronte agli abusi razzisti della polizia (che hanno armato la speculazione neofascista di Antifa, poi trasformatasi in violentissima strategia della tensione, con morti e feriti nelle strade). Accanto a sé, Trump ha tollerato la presenza dei gruppuscoli del suprematismo bianco, che hanno allarmato i moderati, così come gli appelli dell’ultra-tradizionalista monsignor Viganò (accorati, ma “medievali” nel loro millenarismo manicheo e reazionario) gli hanno alienato il voto dei cattolici progressisti.C’è chi valuta Donald Trump come uno dei migliori presidenti della storia statunitense, se si guarda al bilancio del suo quadriennio: ha azzerato la disoccupazione ricorrendo al deficit e tagliando le tasse, ha fatto letteralmente volare l’economia, ha risollevato lavoratori e classe media con misure quasi “socialiste”, di stampo keynesiano. Altro dato statistico, clamoroso: non ha avviato nessuna nuova guerra (vero record, per un presidente americano). Nonostante cio – o forse, proprio per questo – è stato letteralmente fatto a pezzi dal sistema mediatico, dominato dalla finanza che controlla Big Tech. Un ostracismo indegno di una democrazia, culminato con la censura spudoratamente imposta da televisioni e social media. Il grande merito di Trump, al di là della sua ruvida oratoria nazional-populista, sta nell’aver reso manifesto – e dalla Casa Bianca, addirittura – il male oscuro che minaccia il pianeta, ora anche manipolando l’epidemia di Wuhan nel modo indicato dagli oligarchi che a Davos hanno disegnato il loro ideale Great Reset, basato sulla retrocessione del cittadino al rango di suddito, senza più libertà.Si sottolinea, tra i meriti storici di Trump, quello di aver imposto l’alt alla dilagante egemonia dell’impero mercantile cinese, sdoganato dal gruppo di Kissinger già negli anni Settanta come possibile modello alternativo all’Occidente: massima efficienza economica, ma senza diritti democratici. Oggi, la sovragestione dell’amministrazione Biden conferma in modo bipartisan la politica strategica di Trump: non è più pensabile lasciare libertà di azione al regime di Pechino, l’unico che ha tratto enormi vantaggi (anche economici) dalla crisi pandemica, orchestrata da un’Oms filo-cinese. Per contro, il team che utilizza Biden come “presidente eletto” sta già esasperando le tensioni con la Russia, anche manovrando l’ex quasi-neonazista Navalny, secondo il collaudato modello-Ucraina, quello della “rivoluzione colorata” che ha arricchito la famiglia Biden con operazioni di estremo squallore, a cominciare dall’impero petrolifero Burisma affidato all’inquietante Hunter Biden.In un mondo letteralmente sfigurato dall’opaca gestione di un virus dall’origine misteriosa, al quale si pretende di rispondere solo con campagne vaccinali a tappeto (basate non su veri vaccini, ma su vettori genetici sperimentali e poco rassicuranti), ci si domanda quale ruolo potrà assumere, il grande perseguitato Donald Trump, a cui – si scopre – guardano con grandi aspettative ingenti masse di popolazione, non solo statunitensi. Con modalità forse anche ingenue, ci si attende una sorta di rigenerazione generale del pianeta, su base democratica, mettendo fine allo strapotere della menzogna mediatica che ha pervertito la realtà in stile orwelliano. Lascerà il segno, il fatto che a “picconare” il sistema sia stato il presidente degli Stati Uniti, trattato come un criminale dalle facce di bronzo che, quand’erano al governo, fingevano di non vedere le imprese mediorientali dell’Isis. Già, perché – come sa bene chi osserva le cronache – con l’avvento di Trump, il terrorismo “islamico” si era praticamente estinto, anche in Europa.L’apoteosi è stata raggiunta con la monumentale frode elettorale delle presidenziali 2020: centinaia di migliaia di schede-fantasma avrebbero costruito il “successo” di Biden, tale da certificare la fine della giustizia e della democrazia elettorale negli Stati Uniti. Scandalosi anche i dinieghi della Corte Suprema, che non ha mai accettato di pronunciarsi nel merito delle contestazioni: i ricorsi sono stati tutti respinti solo sulla base di rilievi procedurali. Per seppellire lo scandalo “occorreva” un contro-choc, come appunto l’assalto al Parlamento, utilizzato per tentare di cancellare Trump dall’anagrafe politica americana. L’operazione però è fallita, nonostante il tentativo – vagamente totalitario – di negare a Trump e ai suoi supporter anche il diritto alla rabbia, per la frode subita. Tutto il resto, naturalmente, rimane sul tappeto: se il gruppo che utilizza Biden come “presidente eletto” continuerà a cancellare i caposaldi dell’azione di Trump, a cominciare dalla politica fiscale, l’America dei dimenticati (maggioritaria, a quanto pare) tornerà prestissimo a far sentire la sua voce.Battuto col favore delle tenebre dall’oceano di voti postali riconteggiati dai computer Dominion: schede arrivate anche fuori tempo massimo e grazie a regole elettorali cambiate all’ultimo minuto, in barba alla Costituzione di alcuni Stati-chiave. Ora lo ammettono, su “Time”, i manovratori a lungo rimasti nell’ombra come Mike Podhorzer, dirigente sindacale Afl-Cio. Potenti “illusionisti”, finanziati con mezzi larghissimi: rivendicano di aver congegnato una vasta “operazione” per escludere Donald Trump e insediare alla Casa Bianca l’esile Joe Biden, “eletto” in anticipo dagli stessi media che avevano tolto il diritto di parola al presidente degli Stati Uniti, per la prima volta nella storia. Il partito repubblicano, complice della manovra, sa che Trump – poi massacrato per lo sgangherato assalto a Capitol Hill, largamente infiltrato – potrebbe scalare il Gop o addirittura svuotarlo, cambiando per sempre il tradizionale bipolarismo americano, avendo con sé almeno 75 milioni di elettori che si sentono defraudati da un voto percepito come non trasparente.
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“Il lockdown uccide: avremo 1,3 milioni di morti in più”
Il lockdown uccide: ce ne accorgeremo nei prossimi anni. Lo dicono studiosi di tutto il mondo, a cominciare da quelli della Duke, di Harvard e della Johns Hopkins. Potrebbero esserci circa un milione di morti in più, nei prossimi due decenni, a causa dei lockdown. Lo scrive Steve Watson su “Summit News”, in un reportage panoranico (ripreso da “Come Don Chisciotte”) che monitora i tanti segnali di allarme lanciati da scienziati: si calcola che il crollo economico devasti l’aspettativa di vita, facendo schizzare in alto i tassi di mortalità. Si parla di 1,37 milioni di morti in più, nei prossimi 15-20 anni, secondo Francesco Bianchi, economista della Duke University, autore di uno studio realizzato insieme a Giada Bianchi, medico della Harvard Medical School, e Dongho Song, economista della Johns Hopkins University. Lo studio su come la disoccupazione influenzi la mortalità e l’aspettativa di vita è stato incentrato su 67 anni di dati statistici ufficiali su disoccupazione, aspettativa di vita e tassi di mortalità. I decessi causati dal declino economico e sociale come risultato dei lockdown possono «superare di gran lunga» quelli direttamente legati alla malattia critica acuta Covid-19.«La recessione causata dalla pandemia può mettere in pericolo la salute della popolazione per i prossimi due decenni», aggiungono gli studiosi, analizzando le componenti della società statunitense. «Sulla base dei dati emergenti – affermano i ricercatori – è probabile che l’accesso limitato all’assistenza sanitaria durante il lockdown, la sospensione temporanea degli interventi di assistenza preventiva, la perdita massiccia della copertura assicurativa sanitaria fornita dai datori di lavoro nonché la costante preoccupazione della popolazione nel cercare cure mediche per non contrarre il Covid-19 avranno un impatto ancora più grave sul tasso di mortalità e sull’aspettativa di vita». E avvertono: «Noi interpretiamo questi risultati come una chiara indicazione per i responsabili politici a considerare le gravi implicazioni a lungo termine di tale recessione economica sulla vita delle persone quando deliberano sulle misure di ripresa e di contenimento del Covid». I risultati si aggiungono alle numerose ricerche già esistenti, che suggeriscono che “la cura è peggiore del male”.In ottobre, il direttore regionale per l’Europa dell’Oms, Hans Kluge, ha detto che i governi dovrebbero smettere di imporre chiusure, se non come «ultima risorsa», perché l’impatto su altre aree della salute e del benessere mentale è più dannoso. Il monito di Kluge corrisponde a quello dell’inviato speciale dell’Oms per il Covid, il dottor David Nabarro, che in un’intervista di “The Spectator” ha detto che i leader mondiali dovrebbero smettere di imporre lockdown come reazione di risposta, perché «stanno rendendo i poveri sempre più poveri». Insomma, il lockdown uccide più del virus: «Avvertimento finora ignorato dai governi», sintetizza Steve Watson nella sua ricognizione giornalistica. Eppure, le voci fuori dal coro non mancano: per il ministro tedesco per la cooperazione economica e lo sviluppo, Gerd Müller , i lockdown anti-Covid provocheranno «una delle più grandi crisi di fame e povertà della storia». Dati espliciti: «Ci aspettiamo 400.000 morti in più per malaria e Hiv, quest’anno, nel solo continente africano, e mezzo milione in più morirà di tubercolosi».I commenti di Müller – ricorda Watson – sono arrivati mesi dopo che uno studio trapelato dal ministero dell’interno tedesco ha rivelato che «l’impatto del lockdown nel paese potrebbe finire per uccidere più persone del coronavirus, a causa della mancata cura di altre gravi malattie». Un altro studio ha rilevato che i lockdown «distruggeranno almeno sette volte più anni di vite umane» (stima conservativa) di quante ne potranno salvare. Per il professor Richard Sullivan, nel Regno Unito ci saranno più morti per cancro che morti totali per coronavirus, proprio a causa dell’accesso limitato agli screening e alle cure per via del lockdown. I suoi commenti sono stati ripresi da Peter Nilsson, un professore svedese di medicina interna ed epidemiologia dell’Università di Lund: «È importante capire che le morti dovute al Covid-19 saranno molto inferiori a quelle causate dall’isolamento della società quando l’economia sarà rovinata», ha sottolineato Nilsson.Secondo il professor Karol Sikora, consulente oncologo del servizio sanitario inglese, in Gran Bretagna ci potrebbero essere 50.000 morti in più per il cancro, come conseguenza della sospensione degli screening di routine durante il lockdown. Un’analisi del “Guardian” ha rilevato che ci sono stati migliaia di morti in casa in più, sempre nel Regno Unito, proprio a causa del lockdown. Non solo: il professor Mark Woolhouse dell’Università di Edimbirgo, esperto in malattie infettive, ha ammesso che la decisione di bloccare il Regno Unito lo scorso marzo è stata «una misura rozza», attuata perché «non siamo riusciti a pensare a niente di meglio». Woolhouse ha detto che l’isolamento è stata «una misura dettata dal panico», rivelatasi «un errore monumentale su scala globale». Conseguenze: «Il danno che il lockdown sta facendo alla nostra istruzione, all’accesso all’assistenza sanitaria e agli aspetti più ampi della nostra economia e società si rivelerà almeno altrettanto grande quanto quello causato dal Covid-19».Bilancio analogo dal Sudafrica, dove un consorzio di analisti ha scoperto che le conseguenze economiche dell’isolamento del paese porteranno a 29 volte più morti del coronavirus stesso. Gli esperti – aggiunge sempre Watson, su “Summit News” – hanno anche avvertito che ci saranno 1,4 milioni di morti a livello globale per infezioni da Tbc non curate a causa del lockdown. La stessa rivista medica “The Lancet” sottolinea, in un recente studio, che «il distanziamento fisico, la chiusura delle scuole, le limitazioni commerciali e l’isolamento dei paesi stanno peggiorando la malnutrizione infantile a livello mondiale». Insomma, migliaia di medici e scienziati si oppongono alle misure di lockdown, e avvertono: causeranno più morti del coronavirus stesso. Ne sanno qualcosa gli svizzeri, che – attivando la loro democrazia diretta – a giugno sfideranno il governo di Berna con un referendum: la Svizzera sarà il primo paese al mondo a chiamare gli elettori a pronunciarsi sull’opportunità di ricorrere ai lockdown.Il lockdown uccide: ce ne accorgeremo nei prossimi anni. Lo dicono studiosi di tutto il mondo, a cominciare da quelli della Duke, di Harvard e della Johns Hopkins. Potrebbero esserci circa un milione di morti in più, nei prossimi due decenni, a causa dei lockdown. Lo scrive Steve Watson su “Summit News”, in un reportage panoramico (ripreso da “Come Don Chisciotte“) che monitora i tanti segnali di allarme lanciati da scienziati: si calcola che il crollo economico devasti l’aspettativa di vita, facendo schizzare in alto i tassi di mortalità. Si parla di 1,37 milioni di morti in più, nei prossimi 15-20 anni, secondo Francesco Bianchi, economista della Duke University, autore di uno studio realizzato insieme a Giada Bianchi, medico della Harvard Medical School, e Dongho Song, economista della Johns Hopkins University. Lo studio su come la disoccupazione influenzi la mortalità e l’aspettativa di vita è stato incentrato su 67 anni di dati statistici ufficiali su disoccupazione, aspettativa di vita e tassi di mortalità. I decessi causati dal declino economico e sociale come risultato dei lockdown possono «superare di gran lunga» quelli direttamente legati alla malattia critica acuta Covid-19.
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Lagarde: Italia, ti salvo io. La Bce sfida il club del rigore Ue
Altri 500 miliardi di euro, di cui 80 destinati all’Italia: aumenta così in modo esponenziale la “potenza di fuoco” del programma di acquisto di titoli per l’emergenza pandemica: il “Pepp”, voluto da Christine Lagarde per rilevare titoli di Stato, sale così a 1.850 miliardi. «Non siamo qui per calmare gli spread», esordì la Lagarde la scorsa primavera, alle prime avvisaglie della crisi Covid. «Una mossa volutamente impopolare e sapientemente calcolata, proprio per suscitare unanimi reazioni contrarie e mettere fine all’incubo del rigore», ricorda Gioele Magaldi, che spiega: «Insieme a Mario Draghi, la neo-presidente della Bce ha abbandonato i suoi tradizionali sodali, cioè i circuiti della massoneria neoaristocratica (quella che ha progettato e gestito l’austerity europea) per abbracciare la causa della massoneria progressista». Lo stesso Magaldi, autore del bestseller “Massoni” (Chiarelettere, 2014), è il frontman italiano del circuito massonico sovranazionale di ispirazione democratica, impegnato in una dura battaglia – sotterranea e non – per ripristinare la sovranità popolare, sostanzialmente soppressa negli ultimi anni con il ricorso al dogma neoliberista e all’artificio della “scarsità di moneta”. «In realtà la moneta la si può emettere in modo virtualmente illimitato, e a costo zero: ed è quello che la “sorella” Christine Lagarde sta dimostrando».Gli acquisti della Bce dureranno almeno fino a marzo 2022: sei mesi in più, rispetto a quanto programmato finora. «La decisione era attesa dai mercati, che nei giorni scorsi si sono “posizionati” provocando una discesa dei rendimenti dei titolo di Stato in tutta l’area euro», scrive il “Fatto Quotidiano”. «Se aumentano gli acquisti il valore sale, e quindi l’interesse pagato scende». I rendimenti dei Btp italiani «sono ormai in negativo per scadenze fino a 5 anni, prossime allo zero sui 7 anni e positivi dello 0,4% sui decennali, la durata più rappresentativa». Anche stavolta, la banca centrale europea ha lasciato i tassi d’interesse invariati, e quello principale rimane a zero. «Ha inoltre annunciato che verranno condotte altre tre operazioni Tltro». In sostanza: «Soldi erogati alle banche, con un pagamento di interessi a favore di chi li prende in prestito» (con l’impegno, almeno in teoria, di usarli per erogare crediti all’economia reale). Con il programma di acquisti di debito per l’emergenza pandemica, Christine Lagarde ha annunciato che la Bce acquisterà «con flessibilità, indirizzando le operazioni in maniera finalizzata su classi di titoli, sulla tempistica e sui paesi emittenti». Invariata la motivazione: puntellare l’economia, in un’Europa messa in ginocchio dalle restrizioni varate con il Covid.In sostanza, la Bce sta dimostrando la possibilità concreta di emettere denaro dal nulla, a interesse zero: quello stesso denaro (negato, allora) al quale fu “impiccata” la Grecia, ma anche l’Italia all’epoca in cui – proprio col pretesto pilotato dello spread – fu abbattuto Berlusconi per insediare l’uomo dei poteri oligarchici europei, il massone reazionario Mario Monti. Quegli stessi poteri, premendo su Mattarella, tuonarono nel 2018 per bocca del tedesco Günther Oettinger, secondo cui sarebbero stati “i mercati” a insegnare agli italiani come votare. Proprio l’evocazione dei “mercati” spinse il Quirinale a bocciare Paolo Savona come ministro dell’economia: sarebbe stato il “cervello” del neonato governo gialloverde, in una possibile partita con Bruxelles per ridisegnare quote di sovranità partendo esattamente dal ricorso al deficit per rianimare l’economia. Quello che sta accadendo oggi grazie alla Bce sarebbe stato impossibile ieri. Il grande alibi è ovviamente il collasso del Pil, causato dalla gestione pandemica improntata al massimo rigore (con poche eccezioni virtuose, come la Svezia). Il primo a segnalare la necessità di uno storico cambio di passo era stato lo stesso Mario Draghi: sul “Financial Times”, a marzo, aveva enunciato la necessità di tornare a una politica economica keynesiana, fondata sul massiccio sostegno pubblico.Dobbiamo agire «come in tempo di guerra», ha ribadito Draghi, smentendo la sua stessa storia di arcigno guardiano dell’austerity. Lo stesso dicasi per Christine Lagarde: inflessibile dama del rigore quand’era a capo del Fmi, e ora pronta a trasformare la Bce in una specie di bancomat, mentre l’inguardabile Unione Europea – al termine dell’orribile anno che va chiudendosi, in modo disastroso – ancora non ha deciso come e quando distribuire le sue elemosine apparenti, nascoste tra le pieghe del Recovery Fund e insidiosamente presenti tra le pieghe del Mes. Un ente anomalo, quest’ultimo, i cui gestori – cominciando dal presidente, il tedesco Klaus Regling – sono protetti anche dall’immunità giudiziaria. E hanno il potere di agire come monarchi indiscutibili, fino a imporre la “ristrutturazione” del debito pubblico a paesi come l’Italia, il cui deficit nel 2020 sta battendo ogni record: un “piano di rientro” che sarebbe sanguinoso, un vero e proprio massacro sociale. Esattamente quello che Draghi raccomandava di evitare, proponendo l’erogazione di centinaia di miliardi a fondo perduto, non destinati a trasformarsi in debito. Libertà o schiavitù: questo è il bivio che l’umanità sembra avere di fronte, oggi più che mai, in un pianeta letteralmente devastato, prima ancora che dal virus “cinese”, dalle drastiche politiche adottate con l’intenzione dichiarata di arginarlo.Suona tutto stonato, se non falso: «E prima o poi dovranno essere tribunali speciali – dice Magaldi – a processare chi ha imposto “leggi di guerra” in tempo di pace». Uno schema inquietante: prima la diffusione del coronavirus e l’assenza di risposte tempestive grazie all’ambiguità dell’Oms, poi la catastrofe sanitaria aggravata dal “terrorismo” mediatico che ha diffuso il panico, come se il Covid fosse l’Ebola. Nessuna trasparenza: né sui dati reali (letalità bassa, attorno allo 0,3%), né sulle terapie nel frattempo collaudate. Unico orizzonte proposto: quello del vaccino, ancora inaffidabile secondo molti scienziati. Vaccino da imporre, con le buone o con le cattive, pena l’esclusione dalla vita sociale. E tutto questo, mentre il maggior oppositore mondiale alla politica del Covid – Donald Trump – veniva travolto dai brogli che hanno gravemente inquinato le presidenziali americane: il vantaggio apparente di Joe Biden sembra far felice la Cina, la cui egemonia proprio Trump aveva provato a fermare (prima di essere fermato lui stesso, dall’epidemia: senza il Covid e il crollo economico indotto anche negli Usa dall’emergenza sanitaria, la rielezione di Trump era data universalmente per scontata).La situazione è incerta, caotica e scivolosa. In Italia, si fa sempre più precaria l’autocrazia emergenziale di Conte, cara ai poteri forti europei. E se il paese evita di collassare, intanto, lo deve essenzialmente alla “sorella” Lagarde, per dirla con Magaldi: cioè alla rete massonica progressista a cui fa capo, oggi, la presidente della Bce. Il problema semmai è un altro: la remissività degli italiani. «Credono ancora che il vero problema sia il coronavirus, e che per vederlo dissolversi basti aspettare ancora un po’, continuando a sottomettersi ai diktat del governo: non hanno capito che quello è solo il pretesto per attuare un piano di dominio, su scala mondiale». Magaldi è severo, con i connazionali: «Chi è fobico, al punto che vorrebbe chiudersi in casa per sempre, non si rende conto del danno che fa agli altri: il suo conformismo impaurito incoraggia i gestori della crisi a essere ancora più duri, con chi invece vorrebbe riprendere a vivere». E’ come se avessimo oltrepassato, giorno per giorno, la soglia di una sottile follia collettiva: «E’ pazzesco che milioni di persone accettino l’idea di questa nuova aberrante normalità: senza capire che non era mai successo, nella storia umana, che il mondo si fermasse per un virus influenzale. E’ questa, la prassi? D’ora in poi ci chiuderemo in casa al primo virus che passa di qui? Dico, siamo impazziti?».Forse sì, siamo impazziti: è il capolavoro della paura. «Barattare la perdita certa della libertà per la sicurezza sanitaria, che oltretutto è solo ipotetica, è davvero l’inizio della fine: per questa strada si smette di essere cittadini e si ridiventa sudditi, come quando la democrazia non esisteva ancora. Ed è esattamente lì che vogliono portarci, gli “apprendisti stregoni” del Covid, che usano il sistema-Cina per eliminare i diritti dall’Occidente. E ci stanno riuscendo, putroppo, grazie alla pavidità di chi trema di fronte a tutto, davanti al contagio di un’influenza (trattata come se fosse la peste bubbonica) e davanti al rischio di una semplice multa, tra l’altro impugnabile, dato il carattere non pienamente legittimo dei Dpcm». Magaldi fotografa con spietata lucidità la situazione italiana, simile a quella di altri paesi ma aggravata dall’inconsistenza della classe politica nazionale, telecomandata dai super-poteri che hanno gradualmente privatizzato il mondo e che ora vorrebbero far retrocedere l’umanità, in blocco, trattandola alla stregua di un gregge da spaventare, disinformare, impoverire e vaccinare. Il Grande Reset, lo chiamano: fine della libertà economica. Obiettivo: la sottomissione di plebi intimorite, da tenere in vita con un mini-reddito “universale” che metta i percettori in ginocchio, di fronte alla “divinità” zootecnica che eroga la dose quotidiana di mangime.Il pericolo è drammaticamente reale: è in corso una sfida planetaria, per il destino dell’umanità. I poteri oligarchici giocano sempre la carta della paura: prima il terrorismo, poi la crisi finanziaria indotta, ora un virus trasformato in un incubo. Faglie di resistenza si delineano in controluce: chi denuncia l’Oms come organismo “orwelliano”, chi segnala gli abusi dello strapotere cinese e la sua infiltrazione onnipervasiva, chi accusa Big Pharma di manipolare il business dei vaccini in modo anche spericolato, sdoganando molecole “clandestine” destinate potenzialmente a incidere sullo stesso Dna, per la prima volta nella storia. Sarà proprio la durezza delle imposizioni – immagina Magaldi – a provocare una rivolta civile: a patto però che riaffiori, nelle persone, il coraggio elementare della dignità. Si prevedono anni tempestosi, attraverso i quali sarà fatalmente riscritta anche la grammatica della politica. Di fronte alla scelta fondamentale – libertà o asservimento, democrazia o dittatura – crolleranno miti ed etichette museali, come “destra” e “sinistra”. Crollerà anche il dogma secolare più falso e rovinoso, quello della scarsità di moneta: sta cominciando a sbriciolarlo, in modo spettacolare, la stessa Christine Lagarde.Altri 500 miliardi di euro, di cui 80 destinati all’Italia: aumenta così in modo esponenziale la “potenza di fuoco” del programma di acquisto di titoli per l’emergenza pandemica: il “Pepp”, voluto da Christine Lagarde per rilevare titoli di Stato, sale così a 1.850 miliardi. «Non siamo qui per calmare gli spread», esordì la Lagarde la scorsa primavera, alle prime avvisaglie della crisi Covid. «Una mossa volutamente impopolare e sapientemente calcolata, proprio per suscitare unanimi reazioni contrarie e mettere fine all’incubo del rigore», ricorda Gioele Magaldi, che spiega: «Insieme a Mario Draghi, la neo-presidente della Bce ha abbandonato i suoi tradizionali sodali, cioè i circuiti della massoneria neoaristocratica (quella che ha progettato e gestito l’austerity europea) per abbracciare la causa della massoneria progressista». Lo stesso Magaldi, autore del bestseller “Massoni” (Chiarelettere, 2014), è il frontman italiano del circuito massonico sovranazionale di ispirazione democratica, impegnato in una dura battaglia – sotterranea e non – per ripristinare la sovranità popolare, sostanzialmente soppressa negli ultimi anni con il ricorso al dogma neoliberista e all’artificio della “scarsità di moneta”. «In realtà la moneta la si può emettere in modo virtualmente illimitato, e a costo zero: ed è quello che la “sorella” Christine Lagarde sta dimostrando».
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Usa, rivoluzione colorata: così Cadavere imbrogliò Buffone
Indiscrezioni su un’esercitazione per una Rivoluzione Colorata perfetta e autoctona, nome in codice Blu, sono trapelate da un importante think tank che ha la propria sede nelle stesse contrade imperiali che, per prime, avevano concepito l’idea di Rivoluzione Colorata. Non tutte le informazioni che divulgheremo sul’esercitazione Blu sono state declassificate. Questo potrebbe suscitare una dura risposta da parte del Deep State, anche se uno scenario simile era già stato esplorato da un’organizzazione chiamata Transition Integrity Project. Entrambi gli scenari dovrebbero essere considerati una sorta programmazione predittiva, con il Deep State che prepara in anticipo l’opinione pubblica su come andranno esattamente le cose. Le regole standard del manuale della perfetta Rivoluzione Colorata, di solito, la fanno iniziare nella capitale dello Stato-nazione X, durante una tornata elettorale, con i “ribelli” che combattono per la libertà e che godono del pieno sostegno dei media nazionali ed internazionali. Blu riguarda un’elezione presidenziale nel regno dell’Egemone. Nella simulazione, il presidente in carica, nome in codice Buffone, è di colore rosso. Lo sfidante, nome in codice Cadavere, è di colore blu.Blu, la simulazione, è stata di un livello superiore, perché, a differenza di quelle passate, il punto di partenza non è stata una semplice insurrezione, ma una pandemia. E non una pandemia qualsiasi, ma una pandemia globale, veramente cattiva, con un esplosivo tasso di mortalità inferiore all’1%. Per una fortunata coincidenza, questa letale pandemia ha permesso agli operatori di Blu di promuovere il voto per corrispondenza come procedura elettorale sicura e socialmente distanziante. Il tutto poi collegato ad una serie di sondaggi, che prevedevano una quasi inevitabile vittoria elettorale di Blu, magari anche un’Onda Blu. La premessa è semplice: abbattere l’economia e fare le scarpe presidente in carica, la cui missione dichiarata è portare l’economia ad una forte espansione. Allo stesso tempo, convincere l’opinione pubblica che andare di persona alle urne è un pericolo per la salute. Il comitato di produzione di Blu non ha corso rischi, annunciando pubblicamente che avrebbe contestato qualsiasi esito che osasse contraddire il risultato preconfezionato: la vittoria finale di Blu in un organo democratico bizzarro, anacronistico e contorto chiamato “collegio elettorale”.Se dovesse in qualche modo vincere Rosso, Blu aspetterebbe fino a quando ogni singolo voto non sarà stato contato e debitamente contestato ad ogni livello di giurisdizione. Facendo affidamento sull’enorme supporto dei media e sul marketing dei social media spinto al parossismo, Blu proclama che “in nessun caso” sarebbe consentito a Rosso di dichiarare vittoria. Arriva il giorno delle elezioni. La verifica dei voti procede senza intoppi, il conteggio delle schede arrivate per posta, il conteggio di quelle di giornata, conteggi aggiornati al minuto, però soprattutto a favore di Rosso, specialmente nei tre Stati da sempre essenziali per la conquista della presidenza. Rosso è in testa anche in quelli che vengono definiti “swing States”, gli “Stati incerti.” Ma, proprio mentre una rete televisiva annuncia prematuramente la vittoria di Blu in uno Stato che, presumibilmente, avrebbe dovuto essere di Rosso, prima della mezzanotte il conteggio dei voti viene fermato nelle principali aree urbane dei principali Stati incerti con governatori Blu, ma con Rosso in vantaggio.Gli scrutatori Blu smettono di contare, per verificare se sia plausibile lo scenario di una vittoria blu senza dover visionare le schede arrivate per posta. Il loro meccanismo preferito è manipolare la “volontà del popolo”, mantenendo un’illusione di equità. In ogni caso, possono sempre fare affidamento, come Piano B, su schede postali a volontà, calde e fredde, fino a quando Blu non riesce ad intrufolarsi in due Stati incerti particolarmente importanti, stati che Rosso si era già aggiudicato in una precedente elezione. Ecco cosa succede. A partire dalle 2 del mattino, e più tardi nella notte, pacchi di voti “magici” arrivano in questi due Stati chiave. L’improvviso “aggiustamento” verso l’alto include il caso di un lotto di oltre 130.000 voti, tutti da una singola contea, pro-Blu e senza neanche un voto per il Rosso, un miracolo statistico grande come lo Spirito Santo. Ingolfare le urne è la tipica truffa messa in atto nella Rivoluzione Multicolorata di questa Repubblica delle Banane.Gli scrutatori di Blu utilizzano il collaudato metodo che viene utilizzato nei mercato dei futures sull’oro, quando con un improvviso calo dei naked shorts si fa scendere il prezzo dell’oro, proteggendo così il dollaro Usa. Gli scrutatori di Blu giocano sul fatto che la compiacente alleanza fra media mainstream e Big Tech non metterà in dubbio che, beh, all’improvviso, il voto si è spostato verso il blu con un margine di 2 a 3 o di 3 a 4. Scommettono che non verranno poste domande su come mai, in alcuni stati, una previsione di voto dal 2% al 5% a favore di Rosso si sia trasformata in una tendenza dallo 0,5% all’1,4% a favore di Blu, intorno alle 4 del mattino. E sul perché questa discrepanza si sia verifica quasi simultaneamente in due Stati incerti. E sul perché alcune circoscrizioni abbiano generato più voti di quanti fossero i votanti. E su come mai negli Stati incerti, il numero di questi ultramisteriosi voti per Blu supera di gran lunga i voti espressi per i candidati al Senato di questi Stati, quando è noto che il totale dei votanti nelle elezioni per Camera/Senato è tradizionalmente paragonabile a quello delle votazioni presidenziali. E l’affluenza alle urne in uno di questi Stati sarebbe stata dell’89,25%.Il giorno dopo a quello delle elezioni sono apparse vaghe spiegazioni sul fatto che uno dei possibili scarichi di voti postali [ballot dump] sia stato solo un “errore materiale”, mentre in un altro stato conteso non è stata data alcuna giustificazione per l’accettazione di schede senza timbro postale. Gli operatori di Blu si rilassano, visto che l’alleanza tra media mainstream e Big Tech spazza via ogni lamentela, definendola una “teoria del complotto”. Non si può dire che i due candidati alla presidenza facciano tutto il possibile per perorare la propria causa. Nome in codice Cadavere, in un lapsus freudiano, aveva rivelato che il suo partito aveva messo in piedi il progetto di frode più ampio e “diversificato” mai realizzato. Non solo Cadavere sta per essere indagato per una losca truffa di tipo informatico. È un paziente con demenza di stadio 2, con una personalità in rapido disfacimento, mantenuto a malapena funzionale dai farmaci, che però non possono impedire alla sua mente di spegnersi lentamente. Nome in codice Buffone, fedele al suo istinto, ha messo le mani avanti, dichiarando che l’intera votazione è una frode, ma senza offrire la prova decisiva. Così viene continuamente smentito dall’alleanza media mainstream/Big Tech e accusato di diffondere “false affermazioni”.Tutto questo mentre un’astuta, vecchia e amareggiata maneggiona non solo aveva dichiarato che l’unico scenario ammissibile era una vittoria di Blu, ma si era anche già posizionata per un incarico della massima importanza. Blu prevede anche che Rosso intraprenda immediatamente un’azione risoluta: arruolare di un esercito di avvocati che chiedano la verifica di tutti i registri elettorali per spulciare, rivedere e verificare ogni singola scheda elettorale per corrispondenza, un vero e proprio processo di analisi forense. In ogni caso, Blu non può prevedere quante false schede verranno smascherate dai riconteggi. Mentre Cadavere è pronto a cantar vittoria, Buffone pensa al gioco lungo ed è disposto ad andare fino alla Corte Suprema. Lo schieramento di Rosso aveva già previsto tutto, poiché conosceva perfettamente quali sarebbero state le mosse di Blu. La Controrivoluzione Rossa ha il potenziale di dare scacco matto strategico a Blu. Si tratta di un attacco su tre fronti, perchè Rosso può avvalersi della Commissione Giustizia, del Senato e del Procuratore Generale, tutti sotto l’autorità di nome in codice Buffone fino al giorno dell’insediamento.Lo scopo del gioco, dopo una feroce battaglia legale, è rovesciare Blu. I migliori strateghi di Rosso hanno la possibilità, su richiesta della Commissione Giustizia, di istituire una Commissione Senatoriale, o richiedere un Consigliere Speciale, che sarà nominato dal Dipartimento di Giustizia, per indagare su Cadavere. Nel frattempo, per certificare il vincitore delle presidenziali, sono necessari due voti del collegio elettorale, ad un mese di distanza. Queste votazioni avverranno nel mezzo di una o forse due indagini incentrate su Cadavere. Qualsiasi Stato rappresentato al collegio elettorale può opporsi all’investitura di un Cadavere sotto inchiesta; in questo caso sarebbe illegale per quello stato consentire ai suoi grandi elettori di certificare i risultati presidenziali dello Stato. Cadavere potrebbe anche essere messo sotto impeachment dal suo stesso partito, in base al 25° Emendamento, a causa del suo irreversibile declino mentale. Il caos risultante dovrebbe essere risolto da una Corte Suprema di tendenza Rossa. Non esattamente il risultato sperato da Blu.Il nocciolo della questione è che questo gioco di think-tank trascende sia Rosso che Blu. Riguarda il gioco finale del Deep State. Non c’è niente come una massiccia operazione psicologica in un’arena del Wrestling sotto il segno del divide et impera per scatenare una guerra dei poveri, con metà della folla che si ribella contro quello che percepisce come un governo illegittimo. Lo 0,00001% intanto osserva comodamente dall’alto una carneficina non solo metaforica. Anche se il Deep State, usando i seguaci di Blu, non avrebbe mai permesso a nome in codice Buffone di prevalere, ancora una volta, il divide et impera potrebbe essere visto come il risultato meno disastroso per il resto del mondo. In teoria, un contesto di guerra civile distrarrebbe lo Stato Profondo dal bombardare altri paesi nel Sud del mondo, vista la distopica farsa di “democrazia” che sta mettendo in atto. Oppure, un blocco all’interno dell’Impero del Caos potrebbe incoraggiare ancora più avventure all’estero, come indispensabile diversivo, necessario per mandare avanti la baracca.(Pepe Escobar, “Banana Follies: la madre di tutte le Rivoluzioni Colorate”, da “Unz.com” del 6 novembre 2020, articolo tradotto da Markus per “Come Don Chisciotte”).Indiscrezioni su un’esercitazione per una Rivoluzione Colorata perfetta e autoctona, nome in codice Blu, sono trapelate da un importante think tank che ha la propria sede nelle stesse contrade imperiali che, per prime, avevano concepito l’idea di Rivoluzione Colorata. Non tutte le informazioni che divulgheremo sul’esercitazione Blu sono state declassificate. Questo potrebbe suscitare una dura risposta da parte del Deep State, anche se uno scenario simile era già stato esplorato da un’organizzazione chiamata Transition Integrity Project. Entrambi gli scenari dovrebbero essere considerati una sorta programmazione predittiva, con il Deep State che prepara in anticipo l’opinione pubblica su come andranno esattamente le cose. Le regole standard del manuale della perfetta Rivoluzione Colorata, di solito, la fanno iniziare nella capitale dello Stato-nazione X, durante una tornata elettorale, con i “ribelli” che combattono per la libertà e che godono del pieno sostegno dei media nazionali ed internazionali. Blu riguarda un’elezione presidenziale nel regno dell’Egemone. Nella simulazione, il presidente in carica, nome in codice Buffone, è di colore rosso. Lo sfidante, nome in codice Cadavere, è di colore blu.
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Influenza, no al vaccino obbligatorio: il Tar ferma Zingaretti
Il Tar del Lazio sbatte la porta in faccia a Zingaretti: può scordarsi di imporre il vaccino antinfluenzale agli over-65 e, peggio ancora, a medici e infermieri. Sarebbe stato un vero e proprio trattamento sanitario obbligatorio, per il quale (specie in materia vaccinale) la competenza non è regionale, ma statale. Una sentenza, quella del Tar – emessa il 2 ottobre – che fa eco a quella del tribunale amministrativo della Calabria, che nei giorni scorsi aveva bloccato un’analoga disposizione. Ha del clamoroso, comunque, il “no” incassato dal segretario del Pd, che tiene in piedi il governo Conte insieme ai 5 Stelle: la Regione Lazio, di cui è presidente, aveva appena “strombazzato” l’acquisto, con largo anticipo, delle dosi di vaccino che contava di somministrare obbligatoriamente ad anziani, medici e paramedici. Contrordine: il Tso vaccinale non ci sarà (a meno che a imporlo non sia Conte: a tutti gli italiani, non solo ai laziali). Zingaretti, peraltro – sempre in tema di Covid – era già salito agli onori della cronaca: prima per gli aperitivi a Milano sui Navigli, quando ancora negava la pericolosità dell’epidemia, e poi facendo spendere alla Regione Lazio qualcosa come 14 milioni di euro per una maxi-fornitura di mascherine, in realtà mai arrivate a destinazione.Più che controverso, sul piano medico, il ricorso al vaccino antinfluenzale: non a caso, molte associazioni di medici laziali avevano fatto ricorso al Tar contro l’ordinanza di Zingaretti. La teoria dei vaccinisti era la seguente: se si è immunizzati dall’influenza stagionale tramite il vaccino, è più facile – di fronte a determinati sintomi – diagnosticare il Covid. Sbagliato, protestano i medici, accampando svariate ragioni. La prima: il vaccino antinfluenzale è sviluppato in base a ceppi virali precedenti, ed è scarsamente efficace (lo dicono le statistiche). Quindi: anche se si è stati vaccinati, non si può escludere che – di fronte all’insorgenza dei sintomi – si tratti di normale influenza, anziché di Covid. E inoltre: le autorità sanitarie di paesi come il Regno Unito raccomandano caldamente la quarantena, alle persone che si vaccinano contro l’influenza: questa vaccinazione, infatti, per effetto del fenomeno noto come “interferenza virale”, le esporrebbe a maggiori rischi di contrarre il Covid. Impensabile, quindi, che medici e infermieri del Lazio potessero essere messi in quarantena preventiva, dopo aver ricevuto il vaccino.Questo tipo di problema si rifletterebbe su tutti i medici italiani, nel caso – malaugurato – in cui la lobby farmaceutica o l’Oms “raccomandassero” a Conte di rendere nazionale l’obbligo. «Data la scarsissima percentuale di sanitari disposti a vaccinarsi (e c’è da chiedersi perché), è immaginabile che la categoria medica si opporrebbe in modo energico a livello nazionale, di fronte all’obbligo di assumere il vaccino antinfluenzale», dice un reporter come Massimo Mazzucco, in prima linea nella difesa dei diritti democratici. «Insieme all’insensato obbligo di indossare ovunque la mascherina, comparso in Regioni come la Campania e la Sicilia – afferma Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt – la fuga in avanti della Calabria e del Lazio verso il Tso vaccinale contro l’influenza denota una tendenza preoccupante, che potrebbe essere estesa a tutta l’Italia». Il Movimento Roosevelt è tra i soggetti che hanno fermato, con il ricorso al Tar, l’ordinanza di Zingaretti. Avverte Magaldi: teniamo alta la guardia, perché le forze che controllano il governo intendono manipolare l’emergenza sanitaria per conculcare libertà e diritti.Il Tar del Lazio sbatte la porta in faccia a Zingaretti: può scordarsi di imporre il vaccino antinfluenzale agli over-65 e, peggio ancora, a medici e infermieri. Sarebbe stato un vero e proprio trattamento sanitario obbligatorio, per il quale (specie in materia vaccinale) la competenza non è regionale, ma statale. Una sentenza, quella del Tar – emessa il 2 ottobre – che fa eco a quella del tribunale amministrativo della Calabria, che nei giorni scorsi aveva bloccato un’analoga disposizione. Ha del clamoroso, comunque, il “no” incassato dal segretario del Pd, che tiene in piedi il governo Conte insieme ai 5 Stelle: la Regione Lazio, di cui è presidente, aveva appena “strombazzato” l’acquisto, con largo anticipo, delle dosi di vaccino che contava di somministrare obbligatoriamente ad anziani, medici e paramedici. Contrordine: il Tso vaccinale non ci sarà (a meno che a imporlo non sia Conte: a tutti gli italiani, non solo ai laziali). Zingaretti, peraltro – sempre in tema di Covid – era già salito agli onori della cronaca: prima per gli aperitivi a Milano sui Navigli, quando ancora negava la pericolosità dell’epidemia, e poi facendo spendere alla Regione Lazio qualcosa come 14 milioni di euro per una maxi-fornitura di mascherine, in realtà mai arrivate a destinazione.
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Londra: per ogni 3 morti di Covid, altri 2 uccisi dal lockdown
Covid: per ogni tre morti a causa del virus, il lockdown potrebbe averne causato altri due, per via del panico generale che avrebbe mandato in tilt la macchina dei soccorsi e la possibilità di assistere altri malati. Lo afferma uno studio governativo britannico, presentato già a luglio dal Sage (Scientific Advisory Group for Emergencies) ma diffuso soltanto ad agosto inoltrato. Per ogni tre decessi causati dal coronavirus – riassume Tom Rayner, giornalista di “Sky News” – ce ne sono stati altri due causati dall’impatto del blocco. Secondo gli analisti del governo inglese, «il blocco nazionale potrebbe aver causato indirettamente 16.000 morti in eccesso in due mesi». Nel dossier si spiega così l’iniziale riluttanza di Boris Johnson si fronte alla scelta del blocco totale, modello Cina: a Londra, già temevano che il lockdown non avrebbe solo aggravato il bilancio economico, ma anche quello sanitario. «I risultati – scrive Rayner – forniscono una possibile spiegazione per la recente affermazione del primo ministro, secondo cui un altro blocco nazionale completo sarebbe considerato solo come una “opzione nucleare”».Le stime, eseguite dall’Ons (Office for National Statistics) insieme agli analisti di diversi dipartimenti governativi, suggeriscono che la Gran Bretagna abbia pagato un prezzo eccessivo, di fronte alla crisi epidemica che l’Oms ha classificato come pandemica. Tra marzo e maggio il Regno Unito ha contato 38.500 morti, in vario modo collegati alla diffusione del Covid-19. «Tuttavia, il rapporto conclude che il 41% di questi decessi è stato il risultato della mancata assistenza medica, piuttosto che del virus stesso», scrive sempre Rayner. Tra questi, poi, ci sono quei 16.000 decessi in più, che secondo gli studiosi inglesi sarebbero da imputare proprio al lockdown: almeno 6.000 vittime sarebbero il risultato di una «significativa riduzione delle presenze di pronto soccorso e dei ricoveri di emergenza». Si afferma: «Alcune di queste sono esigenze insoddisfatte, probabilmente a causa della riluttanza dei pazienti a cercare cure mediche o altre modifiche ai protocolli».Il rapporto – continua “Sky News” – sostiene che le altre 10.000 morti in eccesso probabilmente si sono verificate in strutture come le case di cura, a causa di pazienti dimessi dagli ospedali o che non volevano essere trasferiti in ospedale. Ma il dramma non è finito, secondo il dossier governativo inglese: «Sebbene i calcoli abbiano rilevato che 2.500 vite potrebbero essere state salvate da persone che hanno adottato stili di vita più sani durante il blocco, il modello suggerisce che potrebbero esserci ulteriori 26.000 morti in eccesso entro marzo 2021 a causa delle restrizioni in corso alle cure mediche». Complessivamente, conclude Rayner, l’analisi stima che nei prossimi anni «ci potrebbero essere un totale di 81.500 decessi in eccesso, non correlati al coronavirus», a causa di tempi di attesa più lunghi per cure non urgenti. La proiezione, che prolunga il suo sguardo sui prossimi decenni, segnala anche «un aumento della privazione, derivante da una profonda recessione». Tradotto: meno cure e meno assistenza sanitaria, a causa della crisi economica scatenata proprio dal lockdown.Covid: per ogni tre morti a causa del virus, il lockdown potrebbe averne causato altri due, per via del panico generale che avrebbe mandato in tilt la macchina dei soccorsi e la possibilità di assistere adeguatamente gli altri malati. Lo afferma uno studio governativo britannico, presentato già a luglio dal Sage (Scientific Advisory Group for Emergencies) ma diffuso soltanto ad agosto inoltrato. Per ogni tre decessi causati dal coronavirus – riassume Tom Rayner, giornalista di “Sky News” – ce ne sono stati altri due causati dall’impatto del blocco. Secondo gli analisti del governo inglese, «il blocco nazionale potrebbe aver causato indirettamente 16.000 morti in eccesso in due mesi». Nel dossier si spiega così l’iniziale riluttanza di Boris Johnson di fronte alla scelta del blocco totale, modello Cina: a Londra, già temevano che il lockdown non avrebbe solo aggravato il bilancio economico, ma anche quello sanitario. «I risultati – scrive Rayner – forniscono una possibile spiegazione per la recente affermazione del primo ministro, secondo cui un altro blocco nazionale completo sarebbe considerato solo come una “opzione nucleare”».
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Fallimento Immuni: gli italiani sono meno fessi del previsto
E’ ufficiale: l’App Immuni è un flop. Dopo mille polemiche, problemi e ritardi, l’applicazione governativa anti-Covid per tracciare le persone è stata respinta dagli italiani: è stata scaricata da appena 4 milioni di utenti, nonostante i piccoli focolai estivi che fanno ancora parlare del virus grazie al quale si è “imprigionato” il paese, decretandone il disastro economico. Tutto questo, senza neppure riuscire a minimizzare l’impatto della patologia: statistiche alla mano, ricorda Marcello Veneziani, l’Italia registra – per ora – la peggior performance al mondo: 35.000 morti, su 60 milioni di abitanti. L’App Immuni, scrive “Money.it“, è stata scaricata solamente da 8 italiani su 100. Di fatto, non ha convinto: «Oltre a non poter essere scaricata da 1 persona su 4, dal momento che non è supportata da smartphone datati, molti italiani ancora non si fidano a rilasciare i propri dati». Sfiducia ben motivata, secondo un hacker come Max Uggeri: «Chi gestisce il database, ovvero Sogei, su questo fronte ha già fatto figure non proprio bellissime, in passato. Il primo rischio è quello che qualche malintenzionato lo attacchi per generare dei falsi positivi». Non confortano le notizie provenienti da Israele: ben 12.000 “falsi positivi” costretti alla quarantena per un banale errore dell’applicazione, gemella di quella italiana.
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Medico: miserabili, hanno trasformato il Covid in catastrofe
«Sono questi vuoti d’aria. Questi vuoti di felicità. Queste assurde convinzioni. Tutte queste distrazioni. A farci perdere. Sono come buchi neri. Questi buchi nei pensieri. Si fa finta di niente. Lo facciamo da sempre. Ci si dimentica. Che ognuno ha la sua parte in questa grande scena. Ognuno ha i suoi diritti. Ognuno ha la sua schiena. Per sopportare il peso di ogni scelta. Il peso di ogni passo. Il peso del coraggio…» (“Il peso del coraggio” Fiorella Mannoia). Spesso gli artisti dipingono la realtà molto meglio degli scienziati. Credevo fino a poco tempo fa che tra un obbligo vaccinale a scopo diagnostico, un limite di 15 minuti per un rapporto sessuale, l’obbligo di mascherine antisalutari all’aperto, guanti che trasportano infezioni, proposte di apertura delle scuole alle 7.00, le parole di Ennio Flaiano sulla situazione politica italiana “grave ma non seria”, fossero appropiate. Purtroppo ora assistiamo a qualcosa di mostruosamente spaventoso; parole che non avrei mai pensato di commentare. Lo scorso 5 luglio, il nostro pallido, improvvido e impreparato ministro della salute rilascia la seguente dichiarazione: «Sto pensando a un Trattamento Sanitario Obbligatorio per delimitare il contagio». Luca Zaia ha affermato, per poi parzialmente ritrattare l’indomani, che «è fondamentale che ci sia un Tso obbligatorio qualora si rifiuti un ricovero»; tutto questo per 5 nuovi contagi ma nessuna vittima in Veneto per il coronavirus nelle ultime 24 ore.