Archivio del Tag ‘stragi’
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Borsellino, l’ultima vittima della Notte della Repubblica
In tutti questi anni c’è un dubbio che non ha mai smesso di tormentarmi e che si riaccende ogni volta che penso alla disperata rassegnazione di Paolo Borsellino. Perché lui si convinse che nessuno poteva fermare la mano dei suoi carnefici? Perché si sentì tradito al punto di avere una crisi di pianto? Perché lo Stato questa volta non poteva, o peggio non voleva proteggerlo? Perché disse a sua moglie: mi ucciderà la mafia ma saranno altri a volermi uccidere? Chi erano questi che lo volevano morto? Troppi interrogativi, che a mio parere non trovano ancora risposte plausibili. Troppe anomalie, troppi fatti inquietanti, che non trovano spiegazione neppure con la cosiddetta trattativa. E il nodo della riflessione che dobbiamo fare non può che essere lo Stato.
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Stato-mafia, intercettazioni: Napolitano frena i magistrati
Stoppare i magistrati solo perché nella rete delle intercettazioni è finito il Quirinale? Roba da monarchia, più che da repubblica: all’epoca di Vittorio Emanuele III, scrive su “Micromega” il giurista Domenico Gallo, ne sarebbe nato uno scandalo. E il pm, che allora si chiamava Procuratore del Re, sarebbe stato destituito su due piedi, in base allo Statuto Albertino che considerava “sacra e inviolabile” la persona del sovrano. Oggi è Napolitano ad opporsi ai giudici, che hanno catturato la sua voce per puro caso, intercettando il telefono dell’ex ministro Nicola Mancino, allarmato per le voci sul suo ipotetico ruolo nella presunta “trattativa Stato-mafia” che, secondo le indagini di Palermo, potrebbe aver provocato la morte di Paolo Borsellino. E Sonia Alfano, europarlamentare dell’Idv in prima linea contro la mafia, auspica l’impeachment per l’uomo del Colle.
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Il ritorno di Berlusconi: nel 2013 sarà l’ago della bilancia
Non occorreva grande perspicacia per sapere con certezza che il Cainano sarebbe tornato anche ufficialmente a capo del Pdl. Bastava conoscere un po’ la sua indole, ma soprattutto guardare la faccia di Alfano e leggere le firme dei cervelloni che ne magnificavano le doti di leader, l’irresistibile ascesa, lo smarcamento da B., il programma anzi l’“agenda” per un “nuovo centrodestra” moderno, liberale, europeo, moderato, finalmente scevro da conflitti d’interessi, e vaticinavano per il Cavaliere un ruolo da “padre nobile”. Era chiaro a tutti, fuorché ad Alfano e ai laudatores di corte, che mai, per quanto acciaccato e bollito, il Cainano avrebbe consentito che quella nullità ambulante dilapidasse quel poco che resta del suo bottino elettorale. E che, al momento buono, sarebbe tornato in prima linea.
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Organizzare la speranza, oltre il massacro che sta arrivando
La prima notizia è che le cose vanno di male in peggio: si profila il taglio epocale del sistema di welfare sul quale si sono basati decenni di progresso e pace sociale. Decenni turbati da crisi profonde, ma con sempre una luce in fondo al tunnel: un sistema di diritti e di solidarietà garantite, nonché la fiducia in un avvenire migliore, per sé e per i propri figli. La seconda notizia forse è ancora più preoccupante: la società civile non reagisce e, per ora, si limita a subire in silenzio le spietate punizioni di massa che gli scienziati europei del “rigore” hanno commissionato a Mario Monti. Dietro la maschera del saggio guaritore incaricato di organizzare la “ripresa” mediante le più drastiche “riforme strutturali”, medicina amara ma necessaria, il tecnocrate del Bilderberg e della Goldman Sachs, esponente dell’élite finanziaria mondiale, sta inoculando nel sangue italiano tossine mortali, in grado di stroncare per decenni qualsiasi economia.
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Bufera-Napolitano: anche lui teme la verità su Borsellino?
«Credo che in via D’Amelio ci fosse qualcuno già pronto a prelevare la sua agenda: uccidere Paolo senza farla sparire non sarebbe servito a niente». Motivo: il 25 giugno, a meno di un mese dalla sua tragica fine, nell’ultima uscita pubblica Borsellino aveva detto di «aspettare di essere chiamato per raccontare quello che aveva scoperto su Capaci», dice il fratello Salvatore, che si schiera con Sonia Alfano: sì, Giorgio Napolitano «merita l’impeachment», per aver cercato di ostacolare le indagini sulla trattativa Stato-mafia avviata nel ’92 dopo l’omicidio di Falcone. Ne parlò Massimo Ciancimino: «Mio padre fu contattato dal capitano De Donno del Ros». Claudio Martelli, allora ministro della giustizia, conferma: furono cercati contatti con Vito Ciancimino e ne fu informato Nicola Mancino, allora ministro dell’interno. Mancino però nega. E non ricorda di aver mai incontrato Borsellino, che invece riferì dell’incontro. E Napolitano?
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Video-choc: lo stragista di Tolosa era una pedina degli 007
«Va’ all’inferno, traditore. Mi hai mandato in Iraq, Pakistan e Siria per aiutare i musulmani. E ora ti riveli essere un criminale e un capitano dei servizi francesi. Non lo avrei mai creduto». A parlare è Mohammed Merah, lo stragista franco-algerino di Al Qaeda poi ucciso a Tolosa dalla polizia, nell’alloggio in cui si era asserragliato dopo aver commesso l’ennesimo attentato. Merah parla in un video e accusa il suo migliore amico, Zouheir: «Mi ucciderete senza un motivo», dice, ma «siete voi che mi avete messo in questa situazione». Merah si congeda drammaticamente da Zouheir: «Non ti perdonerò mai». Il giovane attentatore, scrisse il “Foglio” già il 22 marzo «grazie a fonti dei servizi», era nientemeno che «un’operazione dell’intelligence francese finita male». Un infiltrato “inconsapevole”, incaricato di organizzare stragi da attribuire poi a paesi come la Siria, accusati di ospitare terroristi.
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Amoroso: la volpe a guardia del pollaio ci trascina in guerra
Attenti, stiamo entrando in guerra: e sarà una nuova, terribile guerra fredda. Provate a pensarci: perché gli architetti dell’Eurozona vogliono indebolirci, massacrando l’Europa del Sud? Perché confina col Mediterraneo, l’Africa e il Medio Oriente, cioè il forziere energetico del mondo. Oltre la frontiera nevralgica dell’Iran, avanza l’impero della Cina, che “ragiona” come gli altri paesi emergenti: non tollera più il monopolio privilegiato degli Stati Uniti. L’Europa meridionale? Pericolosa e “inaffidabile”, come l’Italia: meglio tenerci sotto controllo, con l’acqua alla gola, commissariati e stretti nella morsa della crisi e del debito artificiale, creato apposta dalla mafia della finanza criminale. Aprite gli occhi: è proprio per questo che hanno messo “la volpe a guardia del pollaio”. Draghi alla Bce, al servizio dello strapotere della Germania: funziona, per impedire all’Europa di smarcarsi e sviluppare una sua politica economica democratica, aperta al futuro.
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Il futuro delle stragi: la mafia si compra l’Italia, legalmente
Sono passati vent’anni dalle stragi di Capaci e di Via D’Amelio. Vent’anni dopo credo che l’urgenza sia capire se quelle bombe scoppiano ancora, cosa hanno prodotto, cosa ci hanno insegnato e cos’è la mafia adesso. In questi venti anni ci hanno fornito i colpevoli perfetti. Come si fa a non odiare i visi di Provenzano, di Riina, di Bagarella? Come si fa a non tirare un sospiro di sollievo a vederli dietro le sbarre e ad autoconvincersi che sono stati loro, e solo loro, a seminare morte e terrore. Come se questi signori fossero stati soltanto dei tumori in un corpo sano, come dei malvagi alieni scesi sulla terra, mostri inumani e geneticamente diversi da noi. Perfetti capri espiatori per farci vivere meglio, anestetizzati. Mettere in piazza quelle facce ed accollare a loro, e solo a loro, la violenza è servito. E’ servito a schermare una verità di fondo: evitare di farci vedere quanto incapaci e criminali sono state le nostre classi dirigenti.
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Traditi da Giuda: il cattivo allievo, non il cattivo maestro
Sui “cattivi maestri” il giornalismo nostrano si è a lungo esercitato, spesso alimentato dalle penne dei mercenari della politica e del giornalismo. La denuncia di cento anni di solitudine, la rabbia contro ingiustizie antiche e recenti, contro anni di manipolazione e di retorica sullo sviluppo e la democrazia, contro i massacri di Stato sia dei servizi segreti sia dei nostri eserciti, della quale da sempre si fanno portatori i giovani in Italia come altrove, viene bollata come opera di “cattivi maestri”. Di cattivi maestri, purtroppo se ne trovano pochi, e quello che li distingue è l’impotenza di fronte alla violenza del potere. “Cattivi maestri” furono anche Gesù, San Francesco, le migliaia di operatori laici e religiosi che ai drammatici problemi prodotti dai poteri dominanti hanno cercato e cercano di dare risposte piccole e grandi.
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Elezioni: da dove cominciare a cambiare il mondo
«Ho sempre sognato di cambiare il mondo; adesso ho capito da che parte cominciare». Trentanove anni, manager bancario appassionato di informatica. Finalmente, un italiano normale: dal 21 maggio 2012 è il nuovo sindaco di Parma. Al ballottaggio, ha clamorosamente stracciato il potente Pd emiliano grazie al pieno sostegno della città, stremata dalle malversazioni di una “casta” il cui disonore ha finito per travolgere, al di là dei suoi meriti, lo stesso antagonista, Bernazzoli, volto pulito della politica, esponente di spicco del Pd, sostenuto direttamente da Bersani. Il neo-sindaco “grillino” Federico Pizzarotti esordisce con un gesto perentorio: fermare il maxi-inceneritore già progettato, per dimostrare che cambiare tutto è davvero possibile, persino in un’Italia in cui l’arbitro supremo interviene a gamba tesa per tentare di squalificare un concorrente, truccare la gara e provare a salvare il carrozzone di una nomenklatura detestata, che ha consegnato il paese ai gelidi “macellai” di Bruxelles.
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Ci risiamo: bombe, per congelare la protesta democratica
Prima lo strano agguato contro il manager genovese dell’Ansaldo, seguito da un’altrettanto strana rivendicazione “anarchica”, nonostante lo stile brigatista della “gambizzazione” di Roberto Adinolfi. E ora la furia cieca dell’esplosivo stragista, davanti all’istituto scolastico di Brindisi intitolato a Francesca Morvillo Falcone: una studentessa dilaniata dalle bombe e un’altra in condizioni gravissime. «Il dolore atroce che si rovescia sulla vita civile del nostro Paese, nel giorno dell’attentato che ha profanato la gioventù di Brindisi, è ancora una volta l’ingrediente sanguinario che puntualmente si inserisce dall’ombra nei momenti cruciali della storia nazionale», dice Giulietto Chiesa: «Le bombe che scoppiano fra la gente hanno sempre favorito lo stesso obiettivo: convalidare un restringimento della libertà in nome della sicurezza e disinnescare le possibilità di cambiamento democratico mentre si approntano nuovi equilibri».
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La guerra democratica: noi ipocriti, i peggiori assassini
Con un profetico bestseller, Giulietto Chiesa la battezzò “la guerra infinita”: era l’incubo che doveva metter fine al breve sogno della pacificazione globale, dopo il lungo inverno della guerra fredda. I Grandi si promisero una pace duratura, ma mentivano: appena l’Urss abbassò le armi, l’America ne approfittò per assediarla e conquistare posizioni in tutto il mondo. «Da quando è crollato il contraltare sovietico – dice oggi Massimo Fini – le democrazie occidentali, Stati Uniti in testa, hanno inanellato otto guerre in vent’anni». Così, la “guerra asimmetrica” di cui parlava Giulietto Chiesa – potenti eserciti super-tecnologici contro sparute armate di miliziani irregolari e vaste stragi di civili – è ora la “guerra democratica”, nella traduzione di Massimo Fini: oggi il boia siamo noi, l’Occidente “umanitario” e ipocrita, che uccide a distanza, rifiutandosi di guardare in faccia le vittime dilaniate, a migliaia, da missili-killer che cadono lontano dalle nostre case.