Archivio del Tag ‘testimoni’
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Bibbia, Uap e alieni: Avi Loeb (Harvard) con Biglino
Uno cerca gli alieni nel futuro (o meglio ancora, nel presente), mentre l’altro li cerca nel passato. Ha qualcosa di veramente spettacolare, l’incontro a distanza tra Mauro Biglino e il professor Avi Loeb di Harvard, uno dei massimi astronomi viventi: col suo nuovissimo Progetto Galileo, Loeb è intenzionato a scovare tracce di vita extraterrestre attorno al nostro sistema solare. O addirittura al suo interno: come nel caso di Oumuamua, lo strano oggetto volante avvistato quattro anni fa, che potrebbe essere un “relitto tecnologico” di civilità evolutissime. Loeb e Biglino hanno un’altra caratteristica, in comune: la cultura mainstream li osteggia, perché teorizzano la possibilità di una realtà inaccettabile. Ovvero: non siamo soli, nello spazio, e i testi antichi (Bibbia inclusa) pullulano di Ufo e presenze extraterrestri. Di seguito, i passaggi salienti del dialogo tra Loeb e Biglino, coordinato da Davide Bolognesi, PhD e alumnus della Columbia University, nonché ideatore del canale YouTube “Starviews”. Messaggio chiave: non smettere mai di porsi domande, proprio come fanno i bambini, perché di questo vive (o meglio, dovrebbe vivere) la stessa scienza.
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Jodorowsky: la nostra paura è “cibo” per chi ci terrorizza
Il loro errore più grande. Sapevano che il collettivo umano stava raggiungendo una vibrazione molto elevata. Ma non erano consapevoli della quantità di anime sveglie. Si sono accorti dell’errore di valutazione. E si sono spaventati. Ora non si nascondono più. Ora hanno fretta di lanciare ufficialmente un “nuovo ordine mondiale”. Ora i loro attacchi sono diretti e frontali. E gli attacchi aumenteranno. Cercheranno con tutti i mezzi di far sì che la gente non si svegli. Cercheranno con tutti i mezzi che gli “svegli” non possano comunicare per non svegliare gli altri. Cercheranno con tutti i mezzi che i risvegliati vengano visti come pazzi o delinquenti. Qualunque cosa facciano, non importa. Il salto quantico si è già verificato. È inarrestabile. L’umanità già contempla piante ed animali come anime che li animano. L’umanità già rispetta la madre terra. L’umanità già capisce che non c’è separazione. Le anime che ora si incarnano arrivano già come insegnanti. Non più a sperimentare. Si incarnano solo per insegnare ad amare.Potremmo essere testimoni del cambiamento totale o meno. La transizione potrebbe durare una settimana o 300 anni. Ma è inarrestabile. Qualunque cosa accada durante la transizione, ricordatevi una cosa: siete stati voi ad esservi offerti. Per stare qui e ora. Qualunque cosa accada. Qualunque cosa vediate. Siete voi i motori del cambiamento. Vi viene richiesta una sola cosa. Solo una. Non siate “cibo”. È l’unica cosa che dovete fare. Una cosa semplice. Non siate cibo. L’essere umano è uno dei generatori più potenti che esistano. Siamo vortici. A seconda della polarità verso cui ti allinei, crei alte o basse frequenze. Queste entità scure si nutrono di basse frequenze, le abbiamo nutrite per millenni. Il risveglio dell’umanità ha inclinato il vortice collettivo verso le alte frequenze. Per questo loro stanno attaccando con tale ferocia. Stanno morendo di fame.Connettiti con la tua anima. E osservati. Se la tua anima risuona a queste parole, non dare più un secondo della tua esistenza per essere cibo. Elimina le basse passioni della tua vita. Odio, rancore, invidia, paura, vizi, alimenti spazzatura, bugie, ambizione. Egoismo, tristezza, sfiducia. Tutto questo genera energia densa. Cibo per gli oscuri. Sii consapevole delle tue emozioni. Mettiti in ascolto. Di te. E se in qualche occasione ti senti in qualunque di queste basse vibrazioni, cambia ipso facto la tua energia. Metti una musica che ti sollevi. Canta. Balla. Respira. Accendi un incenso. Abbraccia i tuoi gatti. Abbraccia un amico. Abbraccia il tuo cane. Abbraccia tua mamma. Abbraccia la tua famiglia animale. Vai a passeggiare per la natura. Medita. Fai esercizio fisico. Fai tutto il necessario. Ma cambia immediatamente quell’energia. Perché stai servendo da cibo.Sii sempre consapevole. E l’unica cosa che ti viene chiesta è di non nutrire le orde oscure. Nutri la tua anima con tutto ciò che ti aiuta ad alzarti. Se ti abitui a vivere nella frequenza dell’amore, la tua realtà cambierà alla tua volontà senza sforzo. Sei un essere potente. Sei inarrestabile. Non temere nulla. Libera la tua mente dalla “matrix”. Focalizza la tua attenzione su ciò che desideri. Ma soprattutto, divertiti, sii felice, sorridi, canta, balla. Ama. Noi siamo vivi amando il tutto. E tu ne fai parte. Insieme alle stelle e al sole. E a tutti le galassie dell’universo. Tu sei amore.(Alejandro Jodorowski, “Ci sottovalutano”, messaggio lanciato su Facebook e ripreso in modo virale, sul web. Drammaturgo, regista, attore, compositore e scrittore cileno naturalizzato francese, Jodorowski – maestro massone e studioso dei tarocchi – è considerato un grande esperto di esoterismo).Il loro errore più grande. Sapevano che il collettivo umano stava raggiungendo una vibrazione molto elevata. Ma non erano consapevoli della quantità di anime sveglie. Si sono accorti dell’errore di valutazione. E si sono spaventati. Ora non si nascondono più. Ora hanno fretta di lanciare ufficialmente un “nuovo ordine mondiale”. Ora i loro attacchi sono diretti e frontali. E gli attacchi aumenteranno. Cercheranno con tutti i mezzi di far sì che la gente non si svegli. Cercheranno con tutti i mezzi che gli “svegli” non possano comunicare per non svegliare gli altri. Cercheranno con tutti i mezzi che i risvegliati vengano visti come pazzi o delinquenti. Qualunque cosa facciano, non importa. Il salto quantico si è già verificato. È inarrestabile. L’umanità già contempla piante ed animali come anime che li animano. L’umanità già rispetta la madre terra. L’umanità già capisce che non c’è separazione. Le anime che ora si incarnano arrivano già come insegnanti. Non più a sperimentare. Si incarnano solo per insegnare ad amare.
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Giganti in Sardegna: scheletri di 4 metri spariti nel nulla
«Venivano qui a giocare con lo scheletro, che era mummificato: ossa, nervi e pelle. Afferravamo il braccio, tiravamo un nervo e gli facevamo muovere le dita della mano. Era un gioco, ma durò poco: 5-6 mesi, poi lo presero». A parlare è Luigi Muscas, figlio di pastori, oggi scultore e scrittore. E’ autore di libri come “Il popolo dei giganti figli delle stelle”, edito nel 2008 da La Riflessione. Un evento: l’inizio della riscoperta dei giganti, nel cuore della Sardegna. Una specie di grande segreto, sistematicamente occultato. Qualcosa che ricorda la denuncia del professor Gaetano Ranieri, dell’università di Cagliari, scopritore – mezzo secolo fa – di 38 “giganti di pietra” a Mont’e Prama, nel Sinis, appartenenti a una civiltà sconosciuta. Secondo Ranieri, il georadar rivela la presenza sotterranea di una città estesa su 16 ettari. Ma l’archeologia esita: non vuole scavare. Per paura di trovare altri giganti, ma in carne e ossa, come quello in cui si imbatté nel 1972 nelle campagne di Pauli Arbarei l’allora giovane Luigi Muscas, che all’epoca aveva appena dieci anni?«Nella grotta del gigante ero finito per ripararami da un acquazzone», racconta Muscas, in un reportage trasmesso nel 2009 da “Cinque Stelle Tv”, storica emittente locale di Olbia. «Quel giorno scappai in paese col gregge e raccontai tutto a mio nonno. E il nonno mi disse: ora ti spiego dove sono sepolti tutti gli altri». Il giovane Muscas allora si fece coraggio e tornò in quella grotta, con i suoi amici, a “giocare” con il gigante. «Non era l’unico: altri scheletri emersero dalle campagne, dove cominciavano a essere impiegati potenti aratri, trainati da trattori cingolati, macchine capaci di scavare il terreno in profondità». Ricorda il video-reportage della televisione di Olbia: Pauli Arbarei (Sud Sardegna, 50 chilometri a nord di Cagliari) è al centro della Marmilla, area in cui sopravvive la tradizione della cosiddetta Città Perduta. «Una leggenda – racconta un anziano del paese – dice che qui c’era una cittadina di diecimila abitanti, almeno 10-12.000 anni fa, con un lago, nel quale era solito pescare un gigante solitario». La storia del gigante pescatore la racconta anche Raffaele Cau, pastore di Pauli Arbarei: «Un nostro terreno di famiglia è chiamato la Terra della Pietra del Gigante, perché ha l’impronta delle natiche dell’essere gigantesco che pescava nel lago».Non solo solo suggestioni: «Grandi ossa sono state portate alla luce dagli aratri dei nuovi trattori cingolati», conferma Cau, la cui testimonianza è tra quelle raccolte da Luigi Muscas nel suo libro. L’autore – spiega “Cinque Stelle Tv” – si appassionò al mistero dei giganti sardi scoprendo che Platone, quando parla di quegli esseri colossali, li descrive come di casa in luoghi molto simili alla Sardegna. L’uscita in libreria de “Il popolo dei giganti figli delle stelle” scatenò una vera e propria operazione-memoria: «Tanti testimoni raggiunsero Muscas per raccontargli di analoghi ritrovamenti vicino ai loro paesi, ma poi tutto sparì nel nulla senza lasciare traccia», dice la Tv di Olbia, che ha comunque raccolto alcune testimonianze dirette. «Nella primavera del 1962, ad aprile o maggio – racconta un uomo di Pauli Arbarei – il trattore smosse il terreno e portò allo scoperto un teschio gigante e poi l’intero scheletro, lungo quasi 3 metri». Un caso isolato? Nemmeno per idea: ne saltarono fuori a decine, nel cantiere archeologico (nuragico) di Sant’Anastasia, nel centro storico di Sardara, a due passi da Pauli Arbarei.In quel cantiere, fra pozzi sacri e tombe, l’operaio Giuseppe Serra lavorò dal 1973 al 1996. «Fra il 1982 e il 1983 – racconta – trovammo più di 40 scheletri, alcuni con anelli al dito». La loro lunghezza? Imbarazzante: 4 metri e 20, 4 metri e 80, anche 5 metri e 10. «Il più piccolo era alto 2 metri e 40 centimetri», dice Serra, alla troupe televisiva. «Erano proporzionati. In alcuni, la testa era grande come la ruota di un’auto». Un collega conferma: «A metà degli anni ‘80, alcuni scheletri erano stati deposti in scatole di cartone dietro l’altare della chiesa, che era sconsacrata: c’erano femori lunghi un metro. Fuori, trovammo scheletri sepolti anche l’uno sopra l’altro». E dove sono finiti? «Non si sa». Conferma Giuseppe Serra: «Le ossa erano state raccolte in sacchi e deposte all’interno della chiesa. Poi sono venuti a rititrarle e non si sa dove siano andate a finire». Dice Luigi Muscas: «Non si da chi li prendesse, quegli scheletri. Ma lì poteva entrare solo chi comandava».Nel 2008, ricorda “Cinque Stelle Tv”, il sindaco di Sardara scrisse alla Soprintendenza Archeologica di Cagliari per chiedere un confronto tra i suoi compaesani, testimoni dei ritrovamenti, e gli archeologi che avevano lavorato nel cantiere di Sant’Anastasia. Il primo cittadino rivoleva indietro i “suoi” reperti, ma l’appello non ricevette nessuna risposta (se non la richiesta, ufficiosa, di lasciar perdere). «Ma Muscas è testardo, e non si è mai fermato: non ha mai cessato di cercare testimoni». Giganti? Certo: ne parla anche la Bibbia, li chiama Nephilim. Uno di loro era Golia, avversario di Davide. Altri giganti, “colleghi” di Golia, abitavano le città filistee (palestinesi) come Gaza. La letteratura ebraica considera i giganti come figli dell’unione impropria tra “figli dei dèi” e “figlie degli uomini”. Secondo Zecharia Sitchin, invece, nelle tavolette sumere è scritto che il “popolo dei giganti”, progenitori dell’umanità come gli Anunnaki, proveniva dal pianeta Nibiru. Le testimonianze letterarie sugli esseri giganteschi sono innumerevoli, ma l’archeologia sembra non volersene occupare: come spiegare quelle inquientanti presenze ossee?L’ultima ipotetica scoperta – scrive “L’Unione Sarda” – è molto recente: un femore fuori misura sarebbe stato ritrovato a Mont’e Prama (la terra delle statue giganti) il 15 ottobre 2015. “Spunta uno scheletro gigante ed è subito silenzio”, titola il sito “Sardegna Sotterranea”, facendo notare però che, dopo le iniziali ammissioni di Nello Cappai, sindaco di Guamaggiore, sul caso sarebbe stata fatta calare la solita coltre di riserbo. Per dare un’occhiata a qualche reperto osseo fotografato o filmato vale la pena di visionare il reportage di “Cinque Stelle Tv”, che riporta anche una impressionante selezione delle testimonianze raccolte da Luigi Muscas nel suo famoso libro sul “popolo dei giganti figli delle stelle”. Racconta un uomo di Pauli Arbarei: «Un giorno, mia figlia piccola rincasò spaventata per aver visto degli scheletri giganti», in un cantiere nuragico. «Il capo degli archeologi aveva rimproverato i bambini, intimando loro di non guardarli, perché erano “i diavoli”. Andammo al nuraghe e vidi anch’io gli scheletri». Aggiunge l’uomo: «Ne avevo visti già nel 1958 in Costa Smeralda, ai cantieri dei primi impianti turistici».«Rientrando dalla campagna – ricorda Giorgina Medda, sempre di Pauli Arbarei – mio padre Raimondo (classe 1874) diceva: anche oggi ho trovato un osso di un gigante». Aggiunge la donna: «In un nostro terreno c’era una tomba: da una fessura di notava il luccichio di metalli». Giganti misteriosi anche nell’esperienza di Angelo Ibba, agricoltore di Sardara: «Mi è capitato di vedere un gigante nel 1938. L’aratro si incastrò in una lastra di pietra, che aveva dei fori disposti in modo tale da rappresentare un disegno. Nella buca c’era un teschio enorme. Ricoprimmo tutto: quelle ossa sono ancora là». A volte, le ossa gigantesche vengono allo scoperto nei cantieri edili. Virgilio Saiu, muratore di Pauli Arbarei (classe 1915), racconta: «Nel 1950, nel fare le fondamenta per la casa di Francesco Lai, dietro la chiesa di Sant’Agostino, io e altri trovammo una tomba enorme, grande tre volte me. Rimosso il coperchio di pietra, apparve uno scheletro gigantesco. Aveva sicuramente un vestito: un mantello nero di stoffa, che al contatto con l’aria si deteriorò. Nella tomba, c’erano anche tre monete d’oro. In paese la voce si sparse, arrivò il prete e ritirò lui le monete: disse che le avrebbe consegnate a chi di dovere».Si tratta di un ricordo preciso: «Quelle monete erano d’oro massiccio, lucenti, di dimensioni paragonabili a quelle delle vecchie 100 lire». E le ossa? «Erano grandi: la testa enorme, le narici grandi quanto il mio pugno. La dentatura ancora perfetta, i denti lunghi quanto le dita delle mie mani. Tutte le articolazioni erano ancora intatte. E le dita delle mani erano grosse e lunghe 20 centimetri». Si rammarica, Virgilio Saiu: «Purtroppo, non comprendendone l’importanza, lasciammo le ossa sepolte nella fondazione della casa. E sono ancora lì». Il muratore assicura poi di aver visto altri scheletri, «in località Nuragi De Passeri, nel terreno di Natale Pusceddu, durante i lavori per piantare una vigna». Precisa: «Insieme a me c’erano Candido Toco, Luigi Noaruffu, Sperandiu Scanu e suo fratello, e Angelo Mandis». Le vanghe portarono alla luce 20 lastre di pietra. «Nelle tombe c’erano scheletri enormi, lunghi più di 3 metri, qualcuno anche 4. Il proprietario ci chiese di non dire niente a nessuno, perché altrimenti avrebbero fermato i lavori. E così anche quegli scheletri furono rotti e lasciati nella vigna».Il gigante poteva spuntare anche nel giardino di casa. Lo spiega Eugenio Concu, di Ussaramanna. «Quando avevo 10 anni, nel 1971, facemmo gli scavi per il pozzo nero. E a 50 centimetri di profondità iniziammo a intravedere quattro grosse teste, cinque volte più grandi delle nostre. Scavando, scoprimmo quattro grandi scheletri: erano seppelliti a forma di croce. Erano molto lunghi, avevano mani grandissime e la testa allungata. I denti erano tutti intatti e bianchissimi, lunghi 5-6 centimetri. Ne sono sicuro, perché li lavammo e li misurammo». Aggiunge Eugenio: «Avvisammo il parroco di Ussaramanna: ci disse che gli scheletri erano cartaginesi, e ci chiese di gettarli nella discarica». Detto fatto: «Con l’aiuto dei miei fratelli li facemmo a pezzi e li caricammo nella carriola. E dopo 4-5 viaggi ce ne sbarazzammo. Sfortunatamente, ignoravamo cosa fossero: altrimenti avremmo potuto tenerne almeno uno».Tra le tante storie raccolte da Luigi Muscas, forse la più sconcertante è quella di Salvatore Pilloni, di Gonnoscodina. «Alle elementari – racconta – i maestri scoperchiavano le tombe. Ci portavano con pale e picconi nel Campo degli Aztechi per andare a scavare le tombe. Alcune erano normali, altre gigantesche (oltre i 4 metri: i maestri le misuravano con il metro). Uno scheletro era lungo 3 metri e 86 centimetri, i piedi erano lunghi 60 centimetri, e il femore ben 1 metro e 43 centimetri. La testa era grande quanto quella di un cavallo, solo che le fattezze erano umane». Dice Salvatore: «Avevo solo 9 anni, ma ricordo bene che le ossa erano rivestite da una pellicina, come se fossero mummificate. Infatti avevano tutti i tendini ancora intatti. E quando venivano sollevati, gli scheletri si muovevano come marionette». Che ne fu, di quei resti? «Alla fine li presero i nostri maestri», di cui Pilloni fa anche i nomi. Ufficialmente, i giganti non sono mai esistiti. E i debunker liquidano la faccenda nel solito modo: bufale. Davvero? E perché mai tante persone ormai anziane dovrebbero raccontare frottole così ben documentate? Sugli Ufo, il “cover-up” è finito. A quando, dunque, la verità sui giganti? Tanto per cominciare: dove sono finiti, i maxi-scheletri di Sardara e Pauli Arbarei?«Venivamo qui a giocare con lo scheletro, che era mummificato: ossa, nervi e pelle. Afferravamo il braccio, tiravamo un nervo e gli facevamo muovere le dita della mano. Era un gioco, ma durò poco: 5-6 mesi, poi lo presero». A parlare è Luigi Muscas, figlio di pastori, oggi scultore e scrittore. E’ autore di libri come “Il popolo dei giganti figli delle stelle“, edito nel 2008 da La Riflessione. Un evento: l’inizio della riscoperta dei giganti, nel cuore della Sardegna. Una specie di grande segreto, sistematicamente occultato. Qualcosa che ricorda la denuncia del professor Gaetano Ranieri, dell’università di Cagliari, scopritore – mezzo secolo fa – di 38 “giganti di pietra” a Mont’e Prama, nel Sinis, appartenenti a una civiltà sconosciuta. Secondo Ranieri, il georadar rivela la presenza sotterranea di una città estesa su 16 ettari. Ma l’archeologia esita: non vuole scavare. Per paura di trovare altri giganti, ma in carne e ossa, come quello in cui si imbatté nel 1972 nelle campagne di Pauli Arbarei l’allora giovane Luigi Muscas, che all’epoca aveva appena dieci anni?
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Biglino: Ufo ieri e oggi, il Truman Show dura da secoli
Riguardo al dossier Ufo (o Uap, come si dice oggi) sappiamo che il prossimo 25 giugno non tutto sarà reso pubblico: ci sarà comunque un capitolo che rimarrà “classificato”, quindi ci saranno delle cose che non ci diranno. Intanto, quello che sta avvenendo è già di una importanza fondamentale. Siamo davvero di fronte a uno spartiacque: fino a ieri ci si poteva domandare se “credere” o meno, all’esistenza di oggetti volanti non identificati, e la risposta “sì, ci credo” veniva accolta con un certo sarcasmo, perché gli avvistamenti degli Ufo venivano tutti apparentemente spiegati, anche con una certa faciloneria. Adesso non è più così: oggi, le fonti ufficiali ci dicono che questi oggetti volanti restano “non spiegati”: non si sa come facciano a muoversi nel cielo in quel modo, e non risultano appartenere a flotte terrestri. Ufficialmente, le cose che al momento si sanno sono queste: esistono, ma non sappiamo cosa sono, non sappiamo come funzionano e non sappiamo da dove arrivano.Ora che è assodato che questi oggetti esistano, le domande sono necessariamente altre. Che cosa sono? Chi li fabbrica? Chi li fa funzionare così, cioè in un modo che sembra violare le leggi della fisica? Tutte le facili spiegazioni di ieri vanno cestinate, se è vero degli Ufo non è chiaro niente. Restiamo dunque con la mente aperta, nell’attesa (e nella speranza) di saperne di più. Questo fenomeno però riguarda anche il passato: e se prima certi racconti contenuti nei testi antichi potevano essere derubricati con estrema facilità a racconti leggendari, miti, favole e invenzioni, adesso – a maggior ragione – abbiamo il diritto di domandarci se fossero veridici, quei racconti, visto che ormai “sappiamo” che quegli oggetti esistono. Finora, quei racconti dell’antichità venivano spiegati con un termine elegante: “paradossografia”. Cioè un canone letterario, destinato a indicare i fenomeni prodigiosi, fuori dall’ordinario. Il termine è stato usato in modo improprio: definire “paradossografico” un racconto significava classificarlo “falso”, facendolo diventare una favola.La definizione filologica di “paradossografia” si riferisce invece a “racconti che destano stupore, che suscitano meraviglia”: non a racconti “falsi”. Le favole di Esopo, con tutti quegli animali che parlano, non sono “racconti paradossografici”: sono favole, tant’è che nessuno si meraviglia nel leggere che la volpe e il corvo parlano (sappiamo che sono favole, un canone letteraro diverso). “Paradossografico”, semmai, è raccontare che esiste un pinguino rosa: ed è un racconto “paradossografico” autentico, perché poi si è scoperta una intera colonia, nella Georgia del Sud, con una livrea che ricorda il colore della pelle umana. Ecco un racconto “paradossografico”: quel pinguino desta meraviglia, ma esiste davvero. E se sfogliamo i classici, ci troviamo di fronte a situazioni simili. Nel libro “La guerra giudaica”, lo storico ebreo-romano Giuseppe Flavio offre il seguente racconto “paradossografico”, parlando degli anni in cui i Romani stavano arrivando a Gerusalemme: «Apparve una visione miracolosa, cui si stenterebbe a prestar fede», e infatti «potrebbe apparire una favola, se non avesse da una parte il sostegno dei testimoni oculari, e dall’altra la conferma delle sventure che seguirono».Quello che segue è un racconto che desta una tale meraviglia, che quasi non ci si può credere: però ha dei testimoni. Questa è la “paradossografia”. «Prima che il sole tramontasse – scrive Giuseppe Flavio – si videro in cielo, su tutta la regione, carri da guerra e schiere di armati che sbucavano dalle nuvole e circondavano le città». Lo stesso evento è riferito dallo storico romano Tacito, nelle sue “Historiae”: «Si videro nel cielo scontrarsi eserciti, rosseggiare spade, e il tempio risplendere di subitanei bagliori. Le porte del santuario si spalancarono d’un tratto, e una voce sovrumana esclamò che gli dèi fuggivano». Lo stesso Giuseppe Favio ci informa che i sacerdoti, entranti nella parte interna del tempio per celebrarvi i consueti riti, «riferirono di aver prima sentito una scossa e un colpo, e poi un insieme di voci che dicevano: da questo luogo, noi ce ne andiamo». Pare quindi di assistere alla partenza delle cosiddette divinità, che lasciano quel territorio quando arrivano i Romani, accompagnati (ipotizziamo) dalle loro divinità: una sorta di passaggio di consegne.Restando tra i testi antichi, nella sua “Naturalis Historia”, Plino il Vecchio ci racconta che, al tempo delle Guerre Cimbriche, accadde questo: «Clangore d’armi e squilli di tromba furono uditi nel cielo». Nel terzo consolato di Mario, «quelli di Amelia a Todi scorsero armi nel cielo scontrarsi fra loro, venendo da oriente e occidente, e furono sconfitte quelle che venivano da occidente». Aggiunge Plinio: «Che persino il cielo si infiammi non ha nulla di stupefacente, e in effetti lo si è visto spesso». Sono tutti racconti “paradossografici”. Ce n’è un’intera raccolta in un volume, “Il libro dei prodigi” (cioè il “Liber prodigiorum” di Giulio Ossequente), che offre un’esposizione ampia di eventi prodigiosi che vanno dal 190 all’11 avanti Cristo. Secondo la curatrice, docente universitaria, non ci sono dubbi sul fatto che, alla base, ci sia la monumentale opera di opera di Tito Livio: il confronto con l’originale liviano «permette di giungere alla conclusione che i fatti prodigiosi siano tratti direttamente dalla fonte», cioè il maggiore storico romano, autore di “Ab Urbe condita”.Riprendendo quindi ciò che aveva scritto Tito Livio, Giulio Ossequente riporta diversi fatti prodigiosi. Nel 166 avanti Cristo, per esempio, «a Cassino il sole fu visto per alcune ore della notte», e possiamo immaginare che cosa potesse essere. «Nel 163, a Formia, furono visti durante il giorno due soli, e il cielo si infiammò». Nel 154 avanti Cristo, «furono viste armi volteggiare in cielo», come nel caso dell’evento citato da Plinio il Vecchio. Ancora: nel 147 avanti Cristo, «di notte il cielo fu visto infiammarsi». Potrebbero anche essere fenomeni naturali, ci mancherebbe. Però dobbiamo anche prendere atto, per esempio, che nel 134 avanti Cristo «di notte, ad Amiterno, fu visto il sole, e la sua luce durò a lungo». Sempre in ordine cronologico: «Nel 122 avanti Cristo, in Gallia, furono visti tre soli e tre lune». Anche Plinio, nelle sue “Storie”, parla di tre lune: esattamente lo stesso fenomeno. Nell’antichità, gli avvistamenti sono veramente tantissimi, proprio come quelli odierni (che oggi siamo ufficialmente “autorizzati” a considerare veri: non possiamo più tentare di spiegarli con troppa faciloneria).Nel 106 avanti Cristo, a Roma, «fu udito un fragore in cielo e furono visti cadere dall’alto astri», e sempre in pieno giorno «fu visto un bagliore che attraversava il cielo», scrive Ossequente, citando Tito Livio. Ancora: «A Todi e Armeria furono viste armi combattere in cielo da oriente e da occidente, ed essere sconfitte da occidente». E’ lo stesso episodio citato da Plino il Vecchio, nella sua “Storia naturale”. Ancora: «Nel territorio di Bolsena, una fiamma si sollevò da terra e fu vista toccare il cielo» (chissà cos’era partito, quel giorno, da Bolsena: forse non lo sapremo mai, ma certo si trattò di un prodigio). «A Tarquinia, nel 100 avanti Cristo, al tramonto, un oggetto rotondo simile a uno scudo fu visto attraversare il cielo da occidente a oriente, e si udì anche un frastuono di armi sotterranee». Sfogliando sempre le pagine di Ossequente: nel territorio dei Vestini, cioè nel Sannio, «in una tenuta di campagna piovvero pietre, e in cielo apparve un bagliore e tutto il cielo sembrò infiammarsi».Di nuovo a Bolsena: nel 93 avanti Cristo, «all’alba una fiamma fu vista risplendere in cielo: dopo essersi raccolta in un punto, la fiamma mostrò una bocca del colore del ferro, il cielo sembrò aprirsi e colonne di fuoco apparvero attraverso questa fenditura». Nel 92 avanti Cristo, a Fiesole, «in cielo fu visto un fascio di luce». Nel 91, ancora in Toscana, all’alba, «una sfera di fuoco apparve con grande fragore». Nella regione di Spoleto, «una sfera di fuoco del colore dell’oro cadde a terra e, divenuta più grande, fu vista essere trasportata da terra verso oriente, e coprì la grandezza del sole». Nella Bibbia, Zaccaria vede arrivare un Efà volante (una sfera) in cui, una volta a terra, si apre uno sportello mostrando al suo interno una donna. Poi arrivano in volo altri due esseri femminili, e questo oggetto viene preso e aviotrasportato verso oriente fino alla Terra di Shinar, cioè la Terra di Sumer, dove – dice la Bibbia – gli stanno costruendo una piattaforma. Un evento molto simile a quello ambientato in Umbria.«A Rodi, in un accampamento – scrive ancora Ossequente – un corpo di grandi dimensioni cadde dal cielo. Una figura dall’aspetto di Iside fu vista colpire con il fulmine una macchina da assedio. Fu sentita una grande risata, senza vedere di chi fosse». Nel 63 avanti Cristo, a Pompei, «una fiaccola ardente si estese in lunghezza verso il cielo a partire da occidente» (e in nota, si riportano conferme di fenomeni celesti date addirittura da Cicerone). Questo, per darvi un’idea della vastità di testimonianze su questi avvistamenti, anche nel mondo classico, di cui si tende a non parlare (salvo invocare la “paradossografia”, trentando con questo di far intendere che quei racconti fossero necessariamente inventati). Ora non è più così: adesso possiamo “fare finta” che quei fenomeni fossero reali. Nel 44 avanti Cristo, a Roma, «brillarono tre soli, e intorno al sole più basso una corona come di spighe sfavillò, assumendo la forma di un disco, e in seguito – ritornato il sole a un’unica orbita – per molti mesi vi fu una pallida luce». E così via.Come vedete, anche nel mondo degli storici romani – Tito Livio, Plinio, Tacito – i racconti dei prodigi sono numerosissimi. Torniamo quindi ai ragionamenti che oggi, finalmente, siamo “autorizzati” a fare: ci dicono che questi fenomeni esistono, ma ci dicono anche che non ne sanno nulla. Siamo di fronte a due possibilità. La prima: è vero, che non ne sanno nulla. Se è così, vuol dire che c’è qualcuno che ne sa più di loro: più degli americani, più dei cinesi, più dei russi. Qualcuno che – non sappiamo dove, né come – fabbrica quelle “cose” lì, le fa volare, e fa compiere a quelle “cose” delle manovre che il resto dell’umanità dice di non saper fare. Poi c’è una seconda possibilità: e cioè che questa affermazione (”non sappiamo cosa siano”) sia falsa. Cioè: la possibilità che loro sappiano. Il 25 giugno, un capitolo del dossier Ufo-Uap resterà comunque chiuso, inaccessibile al pubblico. Quindi siamo autorizzati a pensare che la loro affermazione (”non ne sappiamo nulla”) non sia sincera, cioè che loro ne sappiano molto di più.E allora viene da pensare che viviamo all’interno di una specie di Truman Show: ci raccontano solo ciò che vogliono. E ci raccontano da sempre solo ciò che vogliono, anche sulla storia dell’umanità: lo fanno per tenerci rinchiusi dentro precisi recinti, all’interno dei quali vengono distribuite delle verità. Ovvero: i “pastori” (non a caso le religioni usano questo termine) dicono a noi, “pecorelle”, quale erba dobbiamo brucare, tenendo la testa bassa e accontentandoci di quell’erba lì, perché altra non ce ne danno. Se ci accorgiamo di questo, ci rendiamo conto di essere dentro un Truman Show. E come nel film, alla fine – dopo questa tempesta di informazioni che ci viene data – anche noi potremmo arrivare a toccare la parete di questo grande teatro, nel quale siamo tenuti. Potremmo cominciare a salire i gradini della consapevolezza, che conducono verso quella porta di fronte alla quale anche noi – nel momento in cui scopriamo che, ancora una volta, non ci stanno dicendo il vero, e ci tengono nascosta la storia e l’attualità delle vicende che riguardano l’umanità – a quel punto, chissà, magari anche noi apriremo gli occhi: faremo anche noi il nostro bell’inchino, apriremo quella porta e usciremo finalmente da questo teatro, nel quale ci fanno vivere da secoli.(Mauro Biglino, estratti dal video “Dal Pentagono a Tito Livio e oltre”, pubblicato il 12 giugno 2021 sul canale YouTube “Il vero Mauro Biglino”).Riguardo al dossier Ufo (o Uap, come si dice oggi) sappiamo che il prossimo 25 giugno non tutto sarà reso pubblico: ci sarà comunque un capitolo che rimarrà “classificato”, quindi ci saranno delle cose che non ci diranno. Intanto, quello che sta avvenendo è già di una importanza fondamentale. Siamo davvero di fronte a uno spartiacque: fino a ieri ci si poteva domandare se “credere” o meno, all’esistenza di oggetti volanti non identificati, e la risposta “sì, ci credo” veniva accolta con un certo sarcasmo, perché gli avvistamenti degli Ufo venivano tutti apparentemente spiegati, anche con una certa faciloneria. Adesso non è più così: oggi, le fonti ufficiali ci dicono che questi oggetti volanti restano “non spiegati”: non si sa come facciano a muoversi nel cielo in quel modo, e non risultano appartenere a flotte terrestri. Ufficialmente, le cose che al momento si sanno sono queste: esistono, ma non sappiamo cosa sono, non sappiamo come funzionano e non sappiamo da dove arrivano.
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Alieni, Covid, Atlantide: è la “resurrezione” della verità?
Ora non potranno più raccontarci la solita favoletta: l’ammissione della Us Navy ha la portata storica e definitiva di un cambio d’epoca, preceduta di pochissimo dall’annuncio – da parte di Donald Trump – della creazione di una Space Force, unità militare per la difesa aerospaziale. Roberto Pinotti è uno degli ufologi più prestigiosi che esistano: ha collaborato con autorità militari e, negli Usa, ha partecipato al grande progetto internazionale Seti, che ricerca le eventuali “intelligenze non terrestri”. Ha scritto libri tradotti in tutto il mondo, ha fondato e diretto il Cun (centro ufologico nazionale) che ha spesso cooperato con l’aeronautica militare italiana. Quando si parla di Ufo, Pinotti finisce spesso in televisione: nel 2019, ospite della Rai, ha sottolineato il carattere inequivocabile delle esternazioni della Us Navy sugli incontri (frequenti) con oggetti volanti non identificati. Affermazioni poi confermate ufficialmente dal Pentagono nel 2020, mentre il mondo era già intrappolato nel disastro globale chiamato Covid.
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Imbarazzante: Biden “eletto” col favore delle tenebre
E’ pensabile che si possa vivere nella vergogna, cioè all’ombra del Presunto Presidente Eletto? L’autorità giudiziaria statunitense si è finora categoricamente rifiutata di esaminare l’oceano di prove a supporto del presunto maxi-broglio che avrebbe decretato la “magica” vittoria dell’ectoplasmatico Joe Biden, mentre un ex dirigente della Cia come Bradley Johnson sostiene che il trionfo elettorale di Trump sia stato così enorme da spiazzare i bari, costretti nella notte a sospendere lo spoglio dei voti e potenziare l’algoritmo-truffa, che avrebbe definitivamente frodato gli elettori americani “restituendo” le schede (taroccate) alle macchine digitali di Dominion, addirittura via satellite, dall’Italia. La sede operativa della truffa, affidata a esecutori dell’intelligence inglese, sarebbe stata l’ambasciata statunitense di Roma: avrebbe utilizzato la tecnologia satellitare di Leonardo, sotto il controllo degli 007 di “Giuseppi”. Tutto da provare, certo. Ma intanto: non è scandaloso, il rifiuto sistematico di analizzare indizi, sospetti ed evidenze? La difesa legale di Trump ha inutilmente presentato oltre 1.000 testimoni, disposti a giurare di aver assistito ad ogni sorta di irregolarità.Si parla di voti attribuiti a morti, a elettori non registrati e non residenti negli Stati dove hanno votato. In alcuni Stati si calcola che abbiano votato anche 2-300.000 persone in più, rispetto a quelle previste, e con modalità improvvisate all’ultimo minuto, violando le disposizioni costituzionali in materia elettorale. Negli Stati-chiave si parla anche di pacchi di 50 schede, sempre le stesse, fatte conteggiare – fino a 8 volte consecutive – dagli scanner di Dominion. Accadde in quell’inspiegabile blackout notturno: due ore, in capo alle quali il trionfatore Trump (che stava dilagando, ovunque) si scoprì sconfitto grazie a centinaia di migliaia di voti prodigiosamente arrivati, in ritardo e tutti insieme, per Sleepy Joe. «Sarà l’imbroglio più colossale della storia», si lasciò scappare in un lapsus, alla vigilia, il Presidente-Fantasma, del cui declino mentale sono in pochi a dubitare. Si può lasciar cadere tutto questo nel nulla? Certo, che si può. Si può anche fingere di non vedere che la sgangherata invasione del Congresso, il 6 gennaio, era speculare allo sgangheratissimo election-day: la rabbia popolare contro il Falso Tempio della Democrazia, per rispondere simbolicamente alle False Elezioni.Sangue e fake: il drammatico epilogo (la dimostrante inerme, colpita a morte) sembra la bara politica perfetta, in cui inchiodare il Trump che aveva osato sfidare l’establishment neoliberista, il Covid, la Cina e il Vaticano, il Deep State terroristico in quota “dem” e il globalismo-canaglia delle Ong di Soros. Delenda Carthago: la damnatio memoriae è giunta all’atto finale, col presidente degli Stati Uniti insultato dai media, espulso dalla televisione, oscurato dai social (privati) come se si trattasse di un teppista criminale. Gli si è tolta la parola, per paura che dicesse la sua, come si fa in Cina e in Corea del Nord, calpestando anche i diritti degli 80 milioni di americani che hanno votato per lui. Non un riflesso di giornalismo, di sincerità, di verità: il mascalzone deve sparire, e nessuno deve sognarsi di riparire il dossier delle presidenziali, scoprendo cos’è accaduto davvero – all’America e al mondo – il 3 novembre 2021, quando Joe Biden è stato dichiarato vincitore col favore delle tenebre. Come se si pensasse davvero, per i prossimi anni, di poter vivere senza onore: nell’impunità, nella menzogna e nella vergogna.E’ pensabile che si possa vivere nell’imbarazzo, cioè all’ombra del Presunto Presidente Eletto? L’autorità giudiziaria statunitense si è finora categoricamente rifiutata di esaminare l’oceano di prove a supporto del presunto maxi-broglio che avrebbe decretato la “magica” vittoria dell’ectoplasmatico Joe Biden, mentre un ex dirigente della Cia come Bradley Johnson sostiene che il trionfo elettorale di Trump sia stato così enorme da spiazzare i bari, costretti nella notte a sospendere lo spoglio dei voti e potenziare l’algoritmo-truffa, che avrebbe definitivamente frodato gli elettori americani “restituendo” le schede (taroccate) alle macchine digitali di Dominion, addirittura via satellite, forse dall’Italia. La sede operativa della truffa, affidata a esecutori dell’intelligence inglese, sarebbe stata l’ambasciata statunitense di Roma: avrebbe utilizzato la tecnologia satellitare di Leonardo? Tutto da provare, certo. Ma intanto: non è scandaloso, il rifiuto sistematico di analizzare indizi, sospetti ed evidenze? La difesa legale di Trump ha inutilmente presentato oltre 1.000 testimoni, disposti a giurare di aver assistito ad ogni sorta di irregolarità.
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Ex Cia: brogli via Italia, spiazzati dal trionfo di Trump
«I due 007 che hanno manipolato i voti delle presidenziali americane ora sono in pericolo di vita: saranno uccisi, perché in questi casi è così, che funziona». L’appello arriva da un ex dirigente della Cia, Bradley Johnson, che ai due operatori dell’intelligence rivolge un pressante appello: «Affrettatevi ad autodenunciarvi e mettetevi al riparo presso le uniche autorità che possono proteggervi, cioè il Dipartimento di Giustizia». I due, sostiene Johnson in una video-intervista a “Detoxed.info”, sono due agenti dell’Mi6, il servizio segreto inglese. «Non li abbiamo ancora identificati, ma è solo questione di tempo: una foto li ritrae davanti all’ambasciata americana di Roma, nei giorni delle presidenziali Usa». Proprio la sede diplomatica statunitense nella capitale italiana, secondo Bradley, sarebbe stata la centrale operativa dei maxi-brogli “invisibili” con cui sarebbe stata costruita, a tavolino, la falsa vittoria di Joe Biden. Una frode che, per le sue dimensioni, sembra non avere precedenti nella storia delle elezioni americane: «Sono stati truccati, per via digitale, i risultati delle elezioni nei 6 Stati che per ore sono stati considerati “in bilico”, ma dove in realtà Donald Trump era da subito apparso il notevole vantaggio, con un distacco incolmabile per Biden».«Proprio l’entità della vittoria a valanga di Trump – afferma Johnson – ha costretto i manipolatori a rivedere precipitosamente l’algoritmo che era stato inizialmente programmato per far vincere Biden: non bastava più, a causa dell’enorme vantaggio di Trump, non previsto in quella misura». E’ per questo, aggiunge l’ex capostazione Cia, che nella notte dello spoglio le operazioni di scrutinio sono state misteriosamente interrotte, per due ore: «Ai manipolatori serviva tempo per riprogrammare l’algoritmo che avrebbe spostato i voti da Trump a Biden». L’ex dirigente dei servizi segreti statunitensi ricostruisce la filiera della frode: i dati elettorali affluivano in tempo reale via web a un server a Francoforte, visto che le macchine elettorali di Dominion erano effettivamente connesse in Rete. Dalla Germania i dati finivano all’ambasciata americana di Roma, dove venivano manipolati da agenti britannici: anche per questo, il governo di Boris Johnson potrebbe essere travolto dallo scandalo. Ultimo passaggio: i dati (truccati) venivano re-immessi nelle macchine elettorali di Dominion, cioè nei seggi americani, attraverso un satellite militare criptato dell’azienda Leonardo, strettamente controllata dal governo italiano.«Non giurerei sulla sopravvivenza politica di Giuseppe Conte», dice Bradley Johnson: «Trump lo aveva chiamato già prima delle elezioni, dopo aver avuto sentore del fatto che l’Italia poteva essere coinvolta in qualcosa di poco chiaro, rispetto alle elezioni». Non solo: «Sappiamo – dice Johnson – che i servizi segreti italiani (che rispondono a Conte) non hanno puntualmente avvisato le autorità Usa delle attività in corso, da parte degli agenti inglesi, che i colleghi italiani stavano certamente monitorando». Imbarazzante, poi, la concessione del satellite di Leonardo per la trasmissione in America dei dati truccati. Emergerà qualcosa, di tutto questo? Johnson non sa cosa rispondere, vista la cortina di silenzio che avvolge la scandalosa manipolazione delle elezioni americane. Si è parlato a vanvera dell’ipotetico raid per sequestrare i server di Francoforte, ma era una falsa pista: «Quei server sono stati sequestrati, ma senza nessun blitz. Inoltre, hanno solo registrato un’altissima intensità di trasmissione di dati, ma non contengono prove». Un depistaggio, per proteggere gli inglesi e gli italiani? Nel dubbio, Johnson insiste: chiede ai due agenti britannici di consegnarsi, onde evitare che possano essere uccisi per cancellare i testimoni e qundi le prove dell’ipotetico, epocale misfatto.«I due 007 che hanno manipolato i voti delle presidenziali americane ora sono in pericolo di vita: saranno uccisi, perché in questi casi è così, che funziona». L’appello arriva da un ex dirigente della Cia, Bradley Johnson, che ai due operatori dell’intelligence rivolge un pressante appello: «Affrettatevi ad autodenunciarvi e mettetevi al riparo presso le uniche autorità che possono proteggervi, cioè il Dipartimento di Giustizia». I due, sostiene Johnson in una video-intervista a “Detoxed.info“, sono due agenti dell’Mi6, il servizio segreto inglese. «Non li abbiamo ancora identificati, ma è solo questione di tempo: una foto li ritrae davanti all’ambasciata americana di Roma, nei giorni delle presidenziali Usa». Proprio la sede diplomatica statunitense nella capitale italiana, secondo Bradley, sarebbe stata la centrale operativa dei maxi-brogli “invisibili” con cui sarebbe stata costruita, a tavolino, la falsa vittoria di Joe Biden. Una frode che, per le sue dimensioni, sembra non avere precedenti nella storia delle elezioni americane: «Sono stati truccati, per via digitale, i risultati delle elezioni nei 6 Stati che per ore sono stati considerati “in bilico”, ma dove in realtà Donald Trump era da subito apparso il notevole vantaggio, con un distacco incolmabile per Biden».
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Usa, elezioni rubate: ‘perdonati’ i brogli, decisivi per Biden?
Hanno vinto i brogli: i più colossali della storia americana. Salvo sorprese, lunedì 14 dicembre 2020 i grandi elettori decreteranno ufficialmente l’affermazione di Joe Biden, che il prossimo 20 gennaio si insedierebbe come 46esimo presidente degli Stati Uniti. La Corte Suprema ha infatti rigettato l’ultimo ricorso, presentato dai 18 Stati (guidati dal Texas) che contestano la trasparenza delle elezioni, manipolate con regole imposte all’ultimo minuto e poi neppure rispettate, a urne aperte. «Il Texas sostiene che le violazioni della legge elettorale abbiano creato un ambiente favorevole (eufemismo) ai brogli elettorali, che molto probabilmente si sono verificati», scrive Robert Madsen su “The American Thinker”, in un’accurata analisi ripresa da “Mitt Dolcino”. Ne emerge un quadro avvilente: la superpotenza si appresterebbe a insediare un presidente debolissimo, eletto solo grazie all’estesa frode organizzata col voto postale in alcuni Stati-chiave. In altre parole: alla Casa Bianca finirebbe il candidato che gli americani non hanno votato. Un gigantesco “furto” ai danni degli elettori statunitensi: un insulto alla democrazia.La causa intentata dal Texas, riassume Madsen, elenca con precisione le tante “violazioni della legge” in ciascuno degli Stati citati: Pennsylvania, Georgia, Michigan e Wisconsin. L’accusa fornisce le prove dei brogli (ovvero il numero di schede elettorali gestite in modo incostituzionale) in ciascuno degli Stati, sufficienti a modificare in modo determinante l’esito del conteggio dei voti. In Pennsylvania, Biden avrebbe ottenuto 81.000 voti più di Trump. Le schede per corrispondenza (largamente richieste dagli elettori democratici) sono passate dalle 266.000 del 2016 ad oltre 3 milioni nel 2020. Tante le violazioni contestate. Il Segretario di Stato della Pennsylvania, per esempio, ha abrogato unilateralmente i requisiti di verifica delle firme per le schede elettorali arrivate per posta. La Corte Suprema dello Stato, inoltre, ha modificato il termine per la ricezione delle schede, accettando anche quelle arrivatte tre giorni dopo il giorno dell’elezione. Non solo: i funzionari elettorali di due contee decisive (Philadelphia e Allegheny) non hanno seguito la legge statale, che consente la presenza di osservatori elettorali per l’apertura, il conteggio e la registrazione delle schede elettorali.Il Segretario di Stato della Pennsylvania ha anche ordinato ai funzionari elettorali di rimuovere le schede prima delle 7 del giorno delle elezioni, in modo da “aggiustare” quelle difettose, ma solo nelle contee a maggioranza democratica. Infine: i funzionari elettorali non hanno separato dalle altre le schede ricevute dopo le ore 20 del giorno delle elezioni, contrariamente all’ordine ricevuto dalla Corte Suprema federale, rendendone così impossibile l’identificazione e la rimozione. Non è finita: si contano 9.000 schede senza data di spedizione (nessuna prova, quindi, che siano stati inviate a un effettivo elettore) e ben 58.000 schede consegnate alla data della spedizione, o addirittura prima. Poi ci sono 51.000 schede consegnate il giorno dopo la data di spedizione. Il 2 novembre, vigilia delle elezioni, lo Stato ha riferito di aver spedito 2,7 milioni di schede. Due giorni dopo, il 4 novembre, il numero era invece salito a 3,1 milioni: «Un aumento di 400.000 unità, senza che ci fosse alcuna ragionevole possibilità che fossero state utilizzate dai legittimi elettori», sottolinea Madsen.Ancora più paradossale la situazione in Georgia, dove Biden avrebbe superato Trump per soli 12.670 voti, grazie a un incremento massiccio del voto postale (sei volte tanto, rispetto a quattro anni fa). Infinite le violazioni: abrogate le verifiche delle firme per le schede arrivate per corrispondenza, aperte e scrutinate anche tre settimane prima dell’election-day. Se il “tasso di rifiuto” delle schede non conformi (arrivate per corrispondenza) fosse rimasto quello del 2016, osserva Madsen, Trump avrebbe ottenuto un guadagno netto di 25.587 voti: il doppio di quelli necessari per superare Biden. Analoghe, schiaccianti contestazioni per i risultati del Michigan, dove Biden avrebbe sopravanzato Trump di 146.000 voti, anche qui grazie al boom del voto postale al quale avrebbero fatto ricorso 3,2 milioni di elettori (contro il mezzo milione del 2016).Anche in Michigan si è sono abrogati unilateralmente i requisiti di verifica delle firme per le schede elettorali arrivate per corrispondenza. «Il Segretario di Stato – sostiene l’accusa – ha inviato le schede elettorali a tutti i 7,7 milioni di “elettori registrati”, in violazione della legge elettorale che impone all’elettore di richiedere espressamente la scheda per corrispondenza attraverso un processo che include una firma da abbinare alla registrazione». Lo Stato «ha inoltre consentito che le schede per corrispondenza fossero richieste online senza verifica della firma». I funzionari elettorali della contea di Wayne (contenente 322.925 voti in più per Biden rispetto Trump) hanno aperto ed elaborato le schede senza la presenza degli osservatori elettorali. Hanno anche «ignorato i severi requisiti della legge elettorale, che prevedono l’apposizione di una dichiarazione scritta o di un timbro su ogni busta elettorale come prova che la firma degli elettori sia stata effettivamente controllata, confrontandola con quella archiviata presso lo Stato». Risultato: ben 174.384 schede, nella contea di Wayne, non avevano un numero di registrazione valido. «Il che, probabilmente, è il risultato dell’aver fatto passare più volte le stesse schede attraverso il tabellone».Non solo: «Il 71% delle schede elettorali relative agli elettori assenti della contea di Wayne era sbilanciato: il numero di persone che hanno effettuato il check-in non corrisponde al numero di schede votate». Infine il caso del Wisconsin, dove il ricorso postale è pressoché decuplicato (risultato apparente: 20.000 voti di vantaggio per Biden). «La commissione elettorale del Wisconsin ha posizionato centinaia di “caselle di consegna” illegali, ovvero non presidiate, per raccogliere le schede per corrispondenza», segnala l’accusa. Il problema è evidente: secondo la legge, «i voti espressi in violazione delle procedure non possono essere inclusi nel risultato certificato di qualsiasi elezione». Inoltre, il Wisconsin «ha incoraggiato gli elettori a dichiararsi illegalmente “confinati a tempo indeterminato”, per evitare misure di sicurezza come ad esempio la verifica delle firme e i requisiti di identificazione attraverso le foto». Grazie al distanziamento-Covid, «quasi 216.000 elettori hanno dichiarato di essere “confinati a tempo indeterminato” nelle elezioni del 2020, quasi il quadruplo rispetto al 2016». Non solo: «Sono state ignorate o aggirate anche le leggi, molto rigide, che richiedono agli “elettori per posta” di certificare la scheda elettorale con la loro firma, compresa quella di un testimone adulto».Insomma: “valeva tutto”, par di capire. In Wisconsin, «si suppone che 100.000 schede fossero mancanti e destinate ad essere “trovate” solo dopo il giorno delle elezioni». Ovvie le conclusioni, da parte dell’accusa: «Le significative violazioni della legge elettorale, concepita come protezione dai brogli, sono sufficienti a invalidare i risultati delle elezioni a prescindere da qualsiasi prova che possa essere raccolta, in così breve tempo, per mostrare il numero effettivo delle “schede elettorali fraudolente”». La ragione, conferma Madsen, indicherebbe l’esistenza di un numero elevato di “schede elettorali fraudolente” impossibili da identificare. La verità è amara: «Non esiste alcun rimedio per correggere le elezioni del 3 novembre, perché le schede che non hanno rispettato la legge elettorale non possono essere identificate e separate da quelle regolari. Non è possibile, di conseguenza, effettuare un conteggio accurato delle schede legali». Secondo la causa intentata dal Texas, con l’appoggio di altri 17 Stati, la probabilità che Biden possa aver davvero superato Trump e aver vinto in uno degli Stati citati è di «una su un quadrilione». In altre parole: verrebbe decretato vincitore un candidato i cui brogli si vedono dalla Luna: senza quelle frodi, Biden non avrebbe mai potuto battere Trump.Hanno vinto i brogli? Sono i più colossali della storia americana. Salvo sorprese, lunedì 14 dicembre 2020 i grandi elettori decreteranno ufficialmente l’affermazione di Joe Biden, che il prossimo 20 gennaio si insedierebbe come 46esimo presidente degli Stati Uniti. La Corte Suprema ha infatti rigettato l’ultimo ricorso, presentato dai 18 Stati (guidati dal Texas) che contestano la trasparenza delle elezioni, manipolate con regole imposte all’ultimo minuto e poi neppure rispettate, a urne aperte (la Corte non si è pronunciata sui brogli, ma – appunto – solo sulla contestazione procedurale). «Il Texas sostiene che le violazioni della legge elettorale abbiano creato un ambiente favorevole (eufemismo) ai brogli elettorali, che molto probabilmente si sono verificati», scrive Robert Madsen su “The American Thinker”, in un’accurata analisi ripresa da “Mitt Dolcino“. Ne emerge un quadro avvilente: la superpotenza si appresterebbe a insediare un presidente debolissimo, eletto solo grazie all’estesa frode organizzata col voto postale in alcuni Stati-chiave. In altre parole: alla Casa Bianca finirebbe il candidato che gli americani non hanno votato. Un gigantesco “furto” ai danni degli elettori statunitensi: un insulto alla democrazia.
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Pieni poteri, ma per il nostro bene: la dittatura più ipocrita
Nel governo che tentò di aumentare il margine operativo per l’Italia (deficit) e provò a varare un abbozzo di welfare aggiuntivo (reddito di cittadinanza), Matteo Salvini – il Mostro, l’Uomo Nero – promosse la mini-riforma delle pensioni (Quota 100) e caldeggiò il taglio drastico del carico fiscale (Flat Tax), dopo aver costretto l’Europa a farsi carico degli sbarchi dei migranti, respinti da ogni altro paese e convogliati tutti verso l’Italia. Ostacolato in ogni modo, in un esecutivo inceppato fin dall’inizio per volere dei poteri forti che impedirono a Paolo Savona di coordinare la politica economica, lo stesso Salvini – sull’onda del grande consenso raccolto – osò pronunciare l’espressione alla quale fu prontamente crocifisso: “pieni poteri”. Era un modo, improvvido, per chiedere di poter passare dalle parole ai fatti, con il conforto democratico del suffragio popolare. Errore catastrofico: gli chiusero ogni spiraglio, costringendolo alla resa anche mediante il consueto assedio giudiziario all’italiana. Contro di lui – solo per cancellarlo – fu messo in piedi il nuovo governo. I 5 Stelle arrivarono a rinnegare se stessi, alleandosi con i loro nemici storici: il “Partito di Bibbiano” e persino l’odiato Matteo Renzi.Dettaglio: il premier rimase lo stesso di prima, quello che collaborava amabilmente col vicepremier Salvini, approvando anche il blocco delle navi cariche di migranti. Non solo: i famosi “pieni poteri” invocati da Salvini sono ora esercitati – e nel modo che vediamo – dall’oscuro Giuseppe Conte, mai eletto e mai votato da nessuno. Agli italiani, nel giro di pochi mesi, “l’avvocato del popolo” è arrivato a infliggere l’impensabile. Serviva un pretesto coi fiocchi, ed è prontamente arrivato: si chiama Covid. Quanto sia grande, la voglia di “pieni poteri”, lo dimostra – in piccolo – l’infimo Nicola Zingaretti, presidente del Lazio e segretario del partito che tiene in piedi il governo nato unicamente per espellere Salvini. Poche ore dopo aver subito la sentenza del Tar laziale, che gli impedisce di imporre l’obbligo vaccinale per l’influenza, Zingaretti ha sfoderato un’altra imposizione: l’obbligo di indossare la mascherina ovunque, nel Lazio, anche all’aperto, come già avviene in Campania (centrosinistra) e in Sicilia (centrodestra). Avvertiva Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt: queste misure vessatorie pensate a livello regionale – l’inutile Tso vaccinale per l’influenza e l’obbligo di mascherina in strada – sono solo l’antipasto per un ulteriore giro di vite nazionale.Detto fatto: dopo aver terrorizzato i cittadini a mezzo stampa, scambiando i contagi per ricoveri, ora il Governo dei Pieni Poteri – unico in Europa a prorogare lo stato d’emergenza – medita apertamente di imporre la “museruola” a tutti gli italiani, ovunque si trovino: come se il coronavirus fosse ancora una grave minaccia per la quale non esistono cure, e come se la mascherina fosse davvero un efficace strumento di limitazione del contagio. Da più parti, nel mondo, si levano proteste contro il “partito dei pieni poteri”: in Belgio, i medici denunciano la gestione autoritaria dell’emergenza, raccomandata dall’Oms, con prescrizioni giudicate gratuite, inutili, pericolose per la salute, disastrose per l’economia e gravemente incostituzionali, contrarie alle libertà democratiche. Un dialogo tra sordi: i sanitari spiegano che il Covid ormai è curabile, visto che i rimedi sono stati messi a punto e la mortalità del morbo è praticamente irrisoria; ma questo non basta a convincere i decisori, affezionati come sono ai “pieni poteri” che il coronavirus ha loro regalato. L’Italia, poi, vince in solitaria la gara: in nessun altro paese europeo il lockdown è stato così prolungato, così rigido e così privo di contromisure sociali, al punto che l’economia è in ginocchio.L’altra notizia – ferale – è che molti italiani credono ancora alla televisione, cioè ai bollettini di Conte e alle funeree previsioni degli esperti di corte, inutilmente smentiti dai medici a cui il governo impedisce in ogni modo – anche censurando il web – di parlare ai cittadini. A completare la catastrofe politica, si segnala la resa dell’opposizione: Matteo Salvini (insieme alla Meloni) si è arreso ai “pieni poteri”. Lega e Fratelli d’Italia non hanno reagito, alle imposizioni di quella che i detrattori chiamano “dittatura sanitaria”. Non hanno chiamato gli italiani in piazza, non hanno lanciato raccolte di firme, non hanno promosso azioni dimostrative: hanno evitato persino di dar vita a una protesta, a oltranza, nelle aule del Parlamento (appena amputato, via referendum, su invito dei massimi esponenti mondiali del “partito dei pieni poteri”). Salvini e Meloni si sono anzi impegnati – come se fossimo in tempo di pace – nella campagna elettorale per le regionali, nei giorni in cui studenti e insegnanti venivano costretti a vivere una sorta di allucinazione collettiva, quella della scuola ai tempi del Covid.«Salvini sugli sbarchi ha ragione, non ha violato nessuna legge: ma dobbiamo incastrarlo lo stesso». Le scandalose intercettazioni che imbarazzano settori della magistratura sono state portate alla luce dal processo a Luca Palamara, il presidente dell’Anm che ha ammesso di aver svolto, per anni, la funzione di “accomodatore”, per conto delle correnti politiche che “governano” le toghe, condizionando la giustizia. Ma, con un colpo di spugna – il divieto di citare come testimoni ben 126 colleghi magistrati – ecco che anche i “panni sporchi” della magistratura si apprestano ad essere lavati in casa, nel silenzio del Quirinale. Del resto, non sono questioni che possano interessare la maggioranza degli italiani, calamitata da ben altre attrazioni: il campionato di calcio, ma soprattutto i bollettini quotidiani sui contagi. Non stupisce: l’opinione pubblica è manipolata da molto tempo. Agli spettatori, negli ultimi tempi, erano stati proposti efficaci film dell’orrore: prima l’Isis, poi Greta. L’Isis, cioè: una banda di feroci tagliagole (fanatici isolati e pazzi, senza amici nel partito dei “pieni poteri”) che poteva scorrazzare impunemente in tutta Europa, seminando strage. Non un arresto, un interrogatorio, una confessione, una vera indagine. Mai nulla: solo l’uccisione dei killer, muti per sempre.Variante drammaturgica dell’Isis, la piccola Greta: ovvero il mutamento climatico (sempre avvenuto) spacciato come problema di oggi, causato dall’attività umana. Traduzione: la colpa è nostra. Corollario: il vero problema – l’inquinamento – passa in secondo piano. Verità nascosta: i grandi inquinatori, sempre loro, sono gli sponsor occulti della piccola fiammiferaia svedese, e per noi hanno in mente il grandioso business della riconversione “green” della finanza, col pretesto di qualche pennellata “verde” da dare all’economia. Di Green Deal parla anche il Governo dei Pieni Poteri, quello italiano. Le sue indicazioni per il Recovery Fund sono fuori dalla portata di qualunque genio letterario. Per risollevare l’Italia dal disastro causato dal lockdown “cinese”, modello Wuhan, i signori che dettano le parole al ventriloquo Conte hanno escogitato le seguenti trovate: tracciamento universale del cittadino, guerra al denaro contante, invio in orbita di una “costellazione” di satelliti 5G. Il tempo stringe, e assomiglia a un cappio: vaccinazioni obbligatorie, mascherine obbligatorie.I signori cittadini sono invitati (anzi, costretti) a dimenticarsi di tutte le loro vite precedenti, quelle in cui potevano dire la loro. Il Governo dei Pieni Poteri – unico, anche qui – ha persino varato un’istituzione di sapore staliniano come il “Ministero della Verità”, per eliminare dal web le voci più scomode. Se qualcuno pensa che tutto questo sia in qualche modo normale, è fuori strada: deve aver capito male. Non è normale nemmeno che l’inviato della Casa Bianca si scomodi per venire in Italia ad accusare il Papa di aver stretto una sorta di “patto col diavolo”, concedendo al regime cinese qualcosa che la Chiesa non aveva mai accordato a nessun governo: il potere di nomina dei vescovi. Non è normale neppure questo, infatti: non è normale che sia il partito comunista di Xi Jinping a stabilire chi e come amministrerà i cattolici in Cina, cioè la patria mondiale dei Pieni Poteri, il grande paese dove è nato il problema che oggi sta letteralmente devastando e ricattando il pianeta con l’arma della paura. Non c’è niente di normale, in tutto quello che sta succedendo.Anni fa, il grande Primo Levi ricorse a un apologo letterario per descrivere le modalità psicologiche attraverso cui il cittadino si può trasformare gradualmente in prigioniero, dapprima inconsapevole: vede che qualcuno sta costruendo un recinto, ma non sospetta che – un brutto giorno – quel filo spinato diventerà il perimetro, chiuso e invalicabile, della nuova prigione di massa. E’ notorio che proprio gli ebrei, nella Germania nazista, furono gli ultimi ad aprire gli occhi sulla sorte che li attendeva. «Non può essere vero»: è sempre il pensiero ricorrente, al primo impatto con un possibile abominio. E’ naturale, umanissimo. E lo sanno bene gli autori della narrazione pubblica, i cosiddetti “padroni del discorso”. Mai far vedere il recinto, tutto insieme: meglio un tratto di filo spinato, uno soltanto, e naturalmente “per il nostro bene”, per la nostra sicurezza (sanitaria, magari). Non lo vedete? Persino lo scettico Donald Trump, il “mandante” dell’uomo che ha osato rimproverare il Papa, ora è ricoverato per Covid, proprio all’indomani della missione romana di Pompeo. E quindi: oggi, vaccini e mascherine (e domani, chissà). Ma la domanda è sempre la stessa: fino a che punto l’ex cittadino, ora trattato come suddito, accetterà di subire i Pieni Poteri?(Giorgio Cattaneo, “Pieni poteri, per il nostro bene: la dittatura più bella del mondo”, dal blog del Movimento Roosevelt del 3 ottobre 2020).Nel governo che tentò di aumentare il margine operativo per l’Italia (deficit) e provò a varare un abbozzo di welfare aggiuntivo (reddito di cittadinanza), Matteo Salvini – il Mostro, l’Uomo Nero – promosse la mini-riforma delle pensioni (Quota 100) e caldeggiò il taglio drastico della pressione fiscale (Flat Tax), dopo aver costretto l’Europa a farsi carico degli sbarchi dei migranti, respinti da ogni altro paese e convogliati tutti verso l’Italia. Ostacolato in ogni modo, in un esecutivo inceppato fin dall’inizio per volere dei poteri forti che impedirono a Paolo Savona di coordinare la politica economica, lo stesso Salvini – sull’onda del grande consenso raccolto – osò pronunciare l’espressione alla quale fu prontamente crocifisso: “pieni poteri”. Era un modo, improvvido, per chiedere di poter passare dalle parole ai fatti, con il conforto democratico del suffragio popolare. Errore catastrofico: gli chiusero ogni spiraglio, costringendolo alla resa anche mediante il consueto assedio giudiziario all’italiana. Contro di lui – solo per cancellarlo – fu messo in piedi il nuovo governo. I 5 Stelle arrivarono a rinnegare se stessi, alleandosi con i loro nemici storici: il “Partito di Bibbiano” e persino l’odiato Matteo Renzi.
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Niente processo alle toghe: seppellite le verità di Palamara
La Procura generale della Cassazione è intervenuta pesantemente nel processo del Csm a Luca Palamara e ha chiesto che siano tagliati via 127 testimoni della difesa su 133. Comunque che non sia chiamato a testimoniare nemmeno un magistrato. Eppure tutta la difesa di Luca Palamara, si sa, consiste nel far raccontare ai suoi colleghi come funzionavano le nomine e il controllo della magistratura da parte delle correnti e del partito dei Pm. È chiaro che queste cose non possono raccontarle i cinque ufficiali della Finanza ammessi al banco dei testimoni. Non possono perché loro non sanno niente di come si nomina un procuratore, o un aggiunto, o un presidente di tribunale, ed eventualmente di come si patteggia una sentenza favorevole al Pm in cambio della nomina di un giudice. La Procura generale ha chiesto al Csm di affermare un principio che resti saldo come il cemento. Il principio che nessuno può processare la magistratura, nemmeno la magistratura.
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Tacito, Seneca e Giuseppe Flavio: gli Ufo nell’antica Roma
Cari negazionisti, rassegnatevi all’evidenza: gli Ufo esistono. Parola di Joe Gradisher, il portavoce dell’Us Navy, che il 18 settembre 2019 – per la prima volta nella storia – ha ammesso che i piloti militari osservano continuamente astronavi e velivoli non terrestri, ribattezzati Uap (Unidentified Areial Phenomena). A parlare sono le immagini: foto e video ufficiali, realizzati dalle telecamere dei caccia dell’aviazione navale americana. Proprio alla vigilia della pandemia di coronavirus che ha paralizzato il mondo, viene così a cadere il più longevo dei “segreti di Pulcinella”, custodito dai tempi di Roswell, quando – il 2 luglio 1947 – fu visto un disco volante (incendiato) precipitare nelle campagne del New Mexico. Le autorità si affrettarono a depistare i testimoni, esibendo i rottami di un pallone sonda, ma – una volta in congedo – un ufficiale come Jesse Marcel ammise di esser stato costretto a mentire, dai superiori, per nascondere la verità sulla piccola nave spaziale piovuta dal cielo. Settant’anni di silenzi, reticenze e bugie ufficiali. E ora, la confessione: gli Ufo esistono, eccome. Uno smacco, per i tanti affabulatori televisivi (su tutti, in Italia, Piero Angela) che hanno sempre negato l’esistenza di avvistamenti non spiegabili come terrestri, ignorando peraltro le tracce inequivocabili degli Ufo presenti già nella letteratura latina.
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Il silenzio dell’outsider, di fronte all’apocalisse in corso
A volte succede di essere stanchi. Dopo un po’, anche i megafoni si stancano. Anche i veggenti, o anche i solo i testimoni oculari. Va così: è in arrivo un cataclisma, e i pochi che lo sanno in anticipo – magari perché ne sono coinvolti, in modo diretto o indiretto – si guardano bene dal dirlo. Qualche outsider se ne accorge, o almeno sospetta che stia avvenendo qualcosa di strano, e così comincia ad annunciarlo ad alta voce. Gli allarmi dell’outsider non è detto che siano precisi e attendibili, è sempre possibile prendere cantonate. Subito, però, la platea si divide. I detentori ufficiali della verità tacciono la notizia. La maggioranza ignora l’outsider o lo considera un pazzo, un esibizionista, non immaginando che l’outsider è il primo a sperare in cuor suo di essersi sbagliato: se ha parlato, l’ha fatto d’istinto; il suo non era nemmeno altruismo, era solo un riflesso di conservazione della specie – la necessità fisiologica di condividere una certa preoccupazione per un possibile pericolo. A quel punto, quando ormai i ruoli sono definiti, i detentori della parola ufficiale cominciano a menzionarlo, l’outsider, con un atteggiamento di sufficienza irridente: a che punto siamo arrivati, se ci sono in giro squilibrati di questa fatta?