Archivio del Tag ‘Twitter’
-
Euro-rancore: la Germania che non perdona gli ebrei
È una messa in scena che sta iniziando a diventare vecchia: quando Thilo Sarrazin, un provocatore di tutta la vita che da un paio d’anni si è trasformato in un autore di successo, presenta una sua nuova teoria, in Germania inizia una discussione che assomiglia a uno spettacolo teatrale con personaggi e parti fisse: lo spettro politico condanna compatto, il coro degli intellettuali avverte del pericolo, arriva precisa l’accusa di “agitatore” e puntuali le proteste a tutte le sue presentazioni e conferenze stampa con i cartelli “chiudi la bocca!”. Parallelamente poco a poco compaiono sui forum di internet anche i fan, forti dell’argomento: «Finalmente qualcuno osa dire le cose come stanno!».
-
Barnard: attenti, non c’è la Fed dietro all’euro-golpe
Non è stata la Federal Reserve, direttamente, a mettere in ginocchio l’Europa attraverso le super-banche di Wall Street spingendole a comprare i 641 miliardi del nostro debito e fidando nel fatto che poi le avremmo ripagate a suon di euro grazie al provvidenziale intervento della Bce. La manovra è stata più aggirante e raffinata: la super-finanza americana, certamente salvata dalla Fed con 29 trilioni di dollari, ha “inguaiato” le banche francesi e tedesche: sono state loro ad accollarsi il grosso del nostro debito, proprio grazie al sostegno arrivato da Wall Street. La finanza Usa non ha scommesso sull’euro, moneta zoppicante, ma sul tasso di interesse: i finanzieri americani hanno emesso a loro volta titoli di debito, i cui proventi hanno prestato a francesi e tedeschi, “sapendo” che ne avrebbero ricavato tassi maggiori.
-
Sfascisti codardi e perdenti, non spegnerete la nostra voce
«Hanno violentato la legittima protesta degli “indignati”», scrive Gad Lerner all’indomani del disastro della manifestazione romana del 15 ottobre, nella quale alcune centinaia di teppisti hanno rovinato l’I-Day, il corteo pacifico di duecentomola dimostranti contro la “dittatura” della finanza mondiale che taglia il welfare con la scusa del debito gonfiato dalla speculazione. «Di fronte a quegli scalmanati in nero che hanno umiliato e nascosto le nostre legittime incazzature – rincara la dose Ennio Remondino, valoroso inviato di guerra della Rai – l’espressione più diretta che mi viene sarà forse rozza, ma sincera: bastardi, brutti bastardi. Codardi, aggiungo, col vostro mascherarvi alle spalle di chi quell’enorme corteo pacifico lo stava vivendo come momento di grande democrazia.
-
Se i soliti violenti oscurano la protesta degli Indignati
Ancora una volta, poche centinaia di violenti alla fine ce l’hanno fatta: hanno completamente oscurato la protesta di duecentomila “indignados”, trasformando Roma in un campo di battaglia: 70 feriti, una ventina di fermi e 12 arresti è il bilancio della manifestazione del 15 ottobre, l’I-Day contro la “dittatura mondiale della finanza” che stritola il welfare col ricatto del debito. Una catastrofe, a cui migliaia di manifestanti pacifici hanno cercato a lungo di opporsi, facendo scudo alla polizia e intimando ai “black bloc” di allontanarsi; i manifestanti hanno anche attaccato i teppisti, arrivando a consegnarne tre alle forze dell’ordine. Il tutto, in una vigilia “aperta” dall’irridente dichiarazione di Mario Draghi: il futuro presidente della Bce, che impone all’Italia di tagliare il proprio avvenire, sostiene che i ragazzi che protestano hanno ragione.
-
Catastrofe 2012: lo dice il boom dei social network
L’economia dei paesi occidentali non si è ancora risollevata dalla crisi generata dai mutui subprime degli Stati Uniti e già ci sono segnali di un’altra probabile batosta. E chi pagherà il prezzo più alto? Come al solito “quelli che stanno in basso”. Il mercato finanziario sta preparando una nuova bolla speculativa. E quando scoppierà saranno guai anche (meglio dire soprattutto) per chi non opera in Borsa. Cioè la stragrande maggioranza della popolazione mondiale. E forse in pochi si sono accorti che il nostro futuro economico (e non solo) dipende anche (ma in buona misura) dagli Etf. Gli Exchange traded funds, i cosiddetti fondi replicanti perché seguono l’andamento di un determinato indice finanziario, sono stati accusati, a ragione, di “tossicità”. La stessa accusa che venne fatta nel 2008 ai mutui subprime negli Stati Uniti. E che hanno provocato, con reazione a catena, la crisi economica da cui non si è ancora usciti.
-
Dalla Libia al Sudan un unico obiettivo: fermare la Cina
Prima la Tunisia, frontiera ovest. Poi l’Egitto, frontiera est. Restava un ultimo ostacolo: Gheddafi. Non solo per mettere le mani sul petrolio libico, ma anche e soprattutto per tagliare la strada alla Cina, che era riuscita a inserire nel proprio network energetico persino il poverissimo Ciad, ai confini meridionali della Libia, mentre appena più a ovest la secessione del Sud Sudan, preparata da Washington, ha sottratto al controllo africano, e quindi cinese, le maggiori risorse del sottosuolo sudanese. L’analisi, dedicata agli entusiasti che in questi mesi hanno fatto il tifo per le “Twitter revolutions”, è firmata da William Engdahl del “Global Research Institute” canadese diretto da Michel Chossudovsky. Aprite gli occhi, avverte Engdahl: il regista del Risiko africano è il Pentagono.
-
Il contagio: dalla crisi una rivolta che cambierà il mondo
Dagli indignados di Madrid e Barcellona alle “primavere” di piazza Tahrir al Cairo e della kasbah di Tunisi fino al movimento che in Italia ha portato alla vittoria dei Sì ai referendum di giugno. C’è un filo rosso che collega l’ondata di proteste che ha coinvolto le giovani generazioni delle due sponde del Mediterraneo: un rinnovato impegno civile e la critica radicale alle leadership, democratiche e non, al potere in quei paesi. Ne è convinta Loretta Napoleoni, saggista, docente ed esperta di economia, che in questi giorni torna in libreria con “Il Contagio. Perché la crisi economica rivoluzionerà le nostre economie”. Secondo la scrittrice, la miccia che ha acceso le recenti sollevazioni popolari è proprio la crisi.
-
Scandalo Facebook: paghiamo chi parla male di Google
Altro che la lotta per la poltrona di primo cittadino di Milano, con il suo codazzo di squallore e piccinerie. Quando si tratta di colpi bassi, le grandi società della Silicon Valley non sono seconde a nessuno. Una notizia così clamorosa come quella emersa in queste ore però è qualcosa di inedito anche per il settore It: Facebook, secondo quanto riporta il magazine The Daily Beast, avrebbe assoldato la celebre agenzia di Pr Burson-Marsteller per denigrare il grande rivale Google. Burson Marsteller sarebbe stata incaricata di mettere a libro paga dei blogger particolarmente noti, proponendo loro di firmare dei pezzi “a tema” riguardanti presunte minacce procurate dalla Grande G alla privacy dei propri utenti.
-
Cairo: rivoluzione web, wiki-hacker contro la censura
E’ iniziato tutto con l’hashtag (vuol dire ‘cancelletto’ in inglese ed è il modo per fare ricerche su Twitter) #Jan25. È stata quella la parola d’ordine sotto la quale la rivolta dei giovani egiziani ha iniziato a ripercorrere le orme di quella dei cugini tunisini. #Jan25 stava per gennaio 25, giorno della prima manifestazione di piazza in Egitto, poi è arrivato #Jan28. Sotto quel segno la protesta si è diffusa e si sta ancora diffondendo fino ad incendiare le principali città del paese nordafricano. Twitt dopo twitt, messaggio dopo messaggio, l’aggiornamento delle proteste, dei morti per strada e dell’ingrossarsi dei cortei, sta assumendo le sembianze di un’onda crescente che punta a travolgere l’Egitto e forse non solo.
-
Per favore, non applaudite Rania di Giordania
Se siete coerenti non applauditela. Non sorridete. E nemmeno trattatela con la sufficienza dedicata a una qualche vip esotica. Non chiamatela meravigliosa, come se fosse un’attrice qualsiasi. Non raccontatene la sua modernità: lo shopping, twitter, il tubino di seta, l’amore per l’arte. Non mischiatela alle notizie di un qualsiasi gossip. E non parlate del suo fascino. Se siete coerenti rimanete in silenzio di fronte alla regina Rania di Giordania.
-
Crisi senza precedenti, giornali verso l’estinzione?
Il disastro è smisurato. Decine di quotidiani stanno fallendo. Negli Stati uniti sono state chiuse già circa centoventi testate; adesso lo tsunami colpisce l’Europa. Non si salvano neppure quelli che in altri tempi erano considerati “i giornali di riferimento”: El País in Spagna, Le Monde in Francia, The Times e The Independent nel Regno Unito, il Corriere della Sera e La Repubblica in Italia, ecc. Tutti accusano forti perdite economiche, la crisi della diffusione e il crollo della pubblicità.