Archivio del Tag ‘ufologia’
-
Tacito, Seneca e Giuseppe Flavio: gli Ufo nell’antica Roma
Cari negazionisti, rassegnatevi all’evidenza: gli Ufo esistono. Parola di Joe Gradisher, il portavoce dell’Us Navy, che il 18 settembre 2019 – per la prima volta nella storia – ha ammesso che i piloti militari osservano continuamente astronavi e velivoli non terrestri, ribattezzati Uap (Unidentified Areial Phenomena). A parlare sono le immagini: foto e video ufficiali, realizzati dalle telecamere dei caccia dell’aviazione navale americana. Proprio alla vigilia della pandemia di coronavirus che ha paralizzato il mondo, viene così a cadere il più longevo dei “segreti di Pulcinella”, custodito dai tempi di Roswell, quando – il 2 luglio 1947 – fu visto un disco volante (incendiato) precipitare nelle campagne del New Mexico. Le autorità si affrettarono a depistare i testimoni, esibendo i rottami di un pallone sonda, ma – una volta in congedo – un ufficiale come Jesse Marcel ammise di esser stato costretto a mentire, dai superiori, per nascondere la verità sulla piccola nave spaziale piovuta dal cielo. Settant’anni di silenzi, reticenze e bugie ufficiali. E ora, la confessione: gli Ufo esistono, eccome. Uno smacco, per i tanti affabulatori televisivi (su tutti, in Italia, Piero Angela) che hanno sempre negato l’esistenza di avvistamenti non spiegabili come terrestri, ignorando peraltro le tracce inequivocabili degli Ufo presenti già nella letteratura latina.
-
Pinotti: siamo controllati da alieni, i governi lo ammettano
«Se si ammettesse che il potere terrestre discende da quello extraterrestre, tutti i governi del pianeta crollerebbero: non avrebbero più ragion d’essere». Lo sostiene Roberto Pinotti, uno degli ufologi più famosi al mondo, fondatore dell’italiano Centro Ufologico Nazionale. Giornalista scientifico, Pinotti vanta un curriculum invidiabile: è stato collaboratore dell’aeronautica militare, dei carabinieri e dei servizi segreti italiani, che lo ingaggiarono per analizzare gli “incontri ravvicinati del terzo tipo”, mantenuti top secret, tra esseri umani e alieni sbarcati in Italia alla fine degli anni Settanta. Autore di besteller tradotti in tutto il mondo, Pinotti ha avuto l’onore di partecipare ai lavori del celebre programma americano Seti, che ricerca l’intelligenza extraterrestre, tracciando un suggestivo parallelo tra gli Ufo e i Vimana, cioè le “antiche astronavi” descritte nella letteratura tradizionale indiana del primo millennio avanti Cristo. «Siamo di fronte a evidenze che non si possono più eludere», ha ripetuto. La verità di Pinotti, contrastata per mezzo secolo dal mainstream e dai più ostinati “negazionisti” (su tutti Piero Angela, in Italia), è stata clamorosamente confermata nell’autunno 2019 dalla Us Navy e poi dal Pentagono: «Gli Ufo esistono, e i nostri piloti li avvistano continuamente». Manca solo l’ammissione finale, la cosiddetta “disclosure”: i poteri al di sopra dei governi sono in contatto, da sempre, con forze extraterrestri?Proprio per richiedere ufficialmente questa ammissione definitiva, è stato appena creato un comitato internazionale di specialisti: Pinotti, che ne è il presidente, lo ha annunciato il 1° agosto in una video-chat su Facebook con Giorgio Di Salvo, sul gruppo “Life New”. Il pensiero di Pinotti è riassunto nel volume “I signori del mondo”, uscito nel 2018 per Verdechiaro con la collaborazione di Nexus. «Due editori minori – spiega Pinotti – ai quali mi sono rivolto dopo che i grandi editori che hanno sempre pubblicato i miei libri, a partire da Mondadori, mi avevano gentilmente “suggerito”, per la prima volta, di attenuare alcuni contenuti, considerati imbarazzanti». Il libro illustra una sorta di confronto silenzioso fra due fronti opposti di extraterrestri: i “buoni”, tesi ad elevare e a far progredire in positivo l’umanità, e quelli che invece hanno cercato (e tuttora cercano) di dominare e sfruttare sistematicamente il “gregge umano”. «Oggi – si legge in una nota editoriale – la scienza ci conferma che sulla Terra il fenomeno “vita” è stato “importato” dallo spazio cosmico, ma da tempo si ipotizza che la nascita dell’homo sapiens non sia dovuta solo a una naturale “mutazione” genetica di una qualche specie di ominidi, bensì ad una ibridazione mirata e indotta». Provocata da chi?«Tradizioni e mitologie – spiega Pinotti – ci parlano di superiori esseri “divini” provenienti dal cielo, interagenti con i nostri progenitori fino al punto di copulare con le femmine umane». È la “teogamia”, dai miti greci alla tradizione veterotestamentaria giudaico-cristiana relativa agli “angeli caduti”: quei “figli di Dio” ribelli, a cui le “figlie degli uomini” avrebbero dato una discendenza destinata a dominare l’umanità con la sopraffazione: e la loro nefasta influenza perdurerebbe tuttora. Gli dei e gli “angeli” protagonisti della biblica e cosmica “Grande Guerra nel Cielo” sono gli extraterrestri di oggi? Sono sempre loro, a manifestarsi, monitorandoci dalle astronavi senza però interferire nella nostra evoluzione? Se è così, la domanda è: «Quanti oggi negano e occultano tale scomoda e destabilizzante ma liberatoria realtà, dividendosi situazioni e ruoli di potere nel mondo per dominare il “gregge umano”, sono da collegarsi agli sconfitti e angelici “caduti” e alla loro progenie, che ieri come oggi (silenziosamente, e con una segreta linea di sangue) perseguirebbe lucidamente lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo?». Forse, scrive Pinotti, dietro l’odierno progetto di Nuovo Ordine Mondiale si cela un remoto e ancora attuale conflitto fra Cielo e Terra.“I signori del mondo” esplora anche agli enigmi e gli anacronismi storico-archeologici del passato, che alimentano la teoria della “paleoastronautica”. Contestando «il fallace mito di una globalizzazione forsennata e iniqua», l’autore si interroga «sulle possibili origini remote della logica dello sfruttamento del “gregge umano”». In altre parole: la Terra sarebbe una sorta di pianeta-carcere, nel quale sarebbero stati confinati gli “angeli” sconfitti. «Ne parla anche l’Apocalisse di Giovanni, alludendo alla popolazione celeste battuta dallo schieramento capeggiato dall’arcangelo Michele». Se un autore come Mauro Biglino – a lungo traduttore della Bibbia per le vaticane Edizioni San Paolo – è spesso contestato per aver evidenziato le tracce di quegli “antichi astronauti” persino nell’Antico Testamento, Pinotti taglia corto: il racconto biblico è semplicemente allienato a tutte le altre tradizioni e letterature antiche, spesso considerate “sacre”, che rievocano invariabilmente la stessa vicenda. Ovvero: la colonizzazione dalla Terra da parte di forze extraterrestri, poi chiamate “divinità”, e la sostanziale “fabbricazione” per via genetica dell’homo sapiens, attraverso un’improvvisa accelerazione non spiegabile con l’evoluzionismo darwiniano.Se la “paleoastronautica” è un terreno oggi felicemente battuto dalla ricerca scientifica più coraggiosa, a caccia di conferme nonostante il muro di silenzio finora opposto dall’ufficialità (parlano da soli saggi come “Scoperte archeologiche non autorizzate” dell’italiano Marco Pizzuti, già ufficiale dell’esercito), è come se l’ufologia – di cui Pinotti è stato un pioniere riconosciuto a livello internazionale – si fosse assunta il compito di “unire i puntini”, svelando che gli “alieni” odierni non sono altro che gli “dei” antichi: entità che, come allora, condizionano il “gregge umano”. «Per essere efficamente esercitato – sostiene Pinotti – il loro potere non può basarsi sulla sola obbedienza dei vari governi, perché i politici restano in carica per pochi anni». L’ufologo punta quindi il dito sul cosiddetto Deep State, cioè la “sovragestione” che coordina i cosiddetti “poteri forti”, economico-finanziari ma anche militari e tecnocratici, a partire dalle longeve burocrazie statali. Un network internazionale, capace di imporre qualsiasi volere: lo si vede benissimo oggi, con i governi rassegnati a eseguire le direttive sanitarie prescritte per il coronavirus. La scommessa – di Pinotti, e non solo – è che crolli quella che viene descritta come una secolare, millenaria cortina di silenzio sul fenomeno da cui avrebbe origine la stessa umanità, e che le religioni hanno velato con i loro contenuti mistici. Siamo dunque a un passo dalla “disclosure”? Sarebbe una rivelazione più che sconvolgente, in grado di destabilizzare qualsiasi potere terrestre, screditandolo e delegittimandolo: è questo, che teme, l’opaco network mondiale che oggi sembra fare di tutto per incatenare l’umanità alla paura del virus?«Se si ammettesse che il potere terrestre discende da quello extraterrestre, tutti i governi del pianeta crollerebbero: non avrebbero più ragion d’essere». Lo sostiene Roberto Pinotti, uno degli ufologi più famosi al mondo, fondatore dell’italiano Centro Ufologico Nazionale. Giornalista scientifico, Pinotti vanta un curriculum invidiabile: è stato collaboratore dell’aeronautica militare, dei carabinieri e dei servizi segreti italiani, che lo ingaggiarono per analizzare gli “incontri ravvicinati del terzo tipo”, mantenuti top secret, tra esseri umani e alieni sbarcati in Italia alla fine degli anni Settanta. Autore di besteller tradotti in tutto il mondo, Pinotti ha avuto l’onore di partecipare ai lavori del celebre programma americano Seti, che ricerca l’intelligenza extraterrestre, tracciando un suggestivo parallelo tra gli Ufo e i Vimana, cioè le “antiche astronavi” descritte nella letteratura tradizionale indiana del primo millennio avanti Cristo. «Siamo di fronte a evidenze che non si possono più eludere», ha ripetuto. La verità di Pinotti, contrastata per mezzo secolo dal mainstream e dai più ostinati “negazionisti” (su tutti Piero Angela, in Italia), è stata clamorosamente confermata nell’autunno 2019 dalla Us Navy e poi dal Pentagono: «Gli Ufo esistono, e i nostri piloti li avvistano continuamente». Manca solo l’ammissione finale, la cosiddetta “disclosure”: i poteri al di sopra dei governi sono in contatto, da sempre, con forze extraterrestri?
-
Della Luna: dal Messia a Q-Anon, le profezie consolatorie
Il 29 maggio 2020 è passato senza che avverassero le profezie di Q-Anon per questa data, che doveva vedere il completamento della liberazione del mondo annunciata da Q-Anon, anche per bocca di un misterioso “colonnello Gregory Lane” della Usaf, di stanza ad Aviano, il quale – si dice – via Twitter aveva preannunciato per il 27 maggio la notizia del secolo, che puntualmente non c’è stata. E aveva dichiarato, il 26 maggio, che fosse stato disattivato il server dell’applicazione di tracciamento Immuni – cosa mai avvenuta. Q-Anon prediceva che Trump, assieme a una falange di militari e altri soggetti, con l’aiuto di Putin, servendosi principalmente dei marines e della Us Navy, avrebbe sgominato, appunto entro ieri, la cupola mondiale di satanisti-pedofili-schiavisti-omicidi-usurai, succhiatori di adenocromo prelevato dai bambini rapiti e rinchiusi sottoterra – mostri legati all’area liberal dei Democrats. Molte persone in tutto il mondo – anche diversi miei amici – hanno creduto in questa ‘profezia’: seguivano le riferite imprese dei marines nei tunnel sotterranei dei mostri (che però nessuno vedeva), e continuavano a credere in essa anche dopo il mancato avverarsi di altre sue precedenti predizioni, come i tre giorni di oscuramento elettrico o del web in periodo pasquale (un triduo durante cui Trump e i marines dovevano arrestare tutti i malfattori, iniziando da Bill Gates).La psiche umana si è sempre fabbricata, nel corso della storia, simili miti consolatori, che le hanno consentito di sopportare le condizioni presenti e di andare avanti verso il futuro anche quando il volto di questo appariva, come appare oggi, buio e minaccioso; e anche quando, come pure accade oggi, l’uomo si sente impotente dinnanzi a tremendi mali che incombono e che colpiscono la capacità di vivere e di sperare. Gli ebrei, per esempio, vivevano (e molti di loro ancora vivono) nell’aspettazione del Messia, un re della stirpe di Davide, che li dovrebbe liberare dall’oppressione straniera, riportandoli alla potenza tra le genti. Gesù, cioè Joshua, fu creduto il Messia per un certo tempo; poi, siccome non si comportava come un condottiero, deluse gli ebrei e successe ciò che sappiamo. I suoi discepoli credevano che suo Padre sarebbe intervenuto all’ultimo momento per salvarlo dalla morte. Gesù annunciava che «non passerà questa generazione che avverranno queste cose», cioè il suo ritorno in gloria e il giudizio universale di Dio in terra (che era l’aspettativa tradizionale degli ebrei).Quando i cristiani videro che gli ultimi di quella generazione stavano morendo e la profezia non si avverava, si inventarono che il giudizio sarebbe stato non in terra ma in cielo: ognuno, alla morte, nell’Aldilà, sarebbe stato sottoposto a un giudizio particolare; e poi, alla fine dei tempi, ci sarebbe stata una resurrezione di tutti i morti per il giudizio universale. E’ così che si forma gran parte della cervellotica teologia cristiana. I Testimoni di Geova profetizzavano che il giudizio e l’Apocalisse sarebbero avvenuti nel 1914; quando il 1914 fu trascorso senza che avvenissero, si inventarono che nel 1914 fosse avvenuta l’intronazione di Cristo sulla Terra, e che il giudizio-apocalisse sarebbe avvenuto “presto”, ma in un tempo indefinito. Sono passati, da allora, 106 anni. Presumo che il terzo segreto di Fatima sia tenuto nascosto dalla Chiesa perché probabilmente contiene una profezia con una data, e la Chiesa giustamente teme che, se la divulga e poi il fatto predetto non si avvera, un grande ridicolo e discredito ricada su di essa e sulla fede. Vari culti ufologici hanno formulato profezie sull’avvento degli alieni per salvare o punire gli uomini a seconda dei loro meriti, fissando date precise, che ovviamente non hanno visto materializzarsi la profezia.Anche il marxismo esprimeva una profezia consolatoria: il capitalismo crollerà per le sue contraddizioni interne e lascerà il campo al socialismo. Al contrario, il capitalismo si adatta, scarica le proprie contraddizioni sulla società e, anziché avverarsi il motto “proletari di tutto il mondo, unitevi!”, si sono uniti i capitalisti di tutto il mondo e hanno diviso i proletari gli uni contro gli altri. In Germania si formò la leggenda di Federico Barbarossa, che, sebbene morto annegato, in realtà aspetterebbe, nella torre di un castello, un segnale per ritornare e guidare i germani alla riscossa. In Messico, dopo la sua uccisione, si formò il mito di Pancho Villa, che non sarebbe morto ma si preparerebbe a ritornare, in sella al suo destriero, per guidare il suo popolo alla lotta per la libertà e la giustizia sociale. Insomma, la profezia consolatoria è una struttura immanente della psiche umana, che sempre si riattiva dopo ogni smentita; e gli uomini non imparano dalla storia delle sue smentite, oppure non vogliono imparare o non possono sopportare di capire questa realtà e di non credere più.(Marco Della Luna, “Dal Messia a Q-Anon, le profezie consolatorie”, dal blog di Della Luna del 30 maggio 2020).Il 29 maggio 2020 è passato senza che avverassero le profezie di Q-Anon per questa data, che doveva vedere il completamento della liberazione del mondo annunciata da Q-Anon, anche per bocca di un misterioso “colonnello Gregory Lane” della Usaf, di stanza ad Aviano, il quale – si dice – via Twitter aveva preannunciato per il 27 maggio la notizia del secolo, che puntualmente non c’è stata. E aveva dichiarato, il 26 maggio, che fosse stato disattivato il server dell’applicazione di tracciamento Immuni – cosa mai avvenuta. Q-Anon prediceva che Trump, assieme a una falange di militari e altri soggetti, con l’aiuto di Putin, servendosi principalmente dei marines e della Us Navy, avrebbe sgominato, appunto entro ieri, la cupola mondiale di satanisti-pedofili-schiavisti-omicidi-usurai, succhiatori di adenocromo prelevato dai bambini rapiti e rinchiusi sottoterra – mostri legati all’area liberal dei Democrats. Molte persone in tutto il mondo – anche diversi miei amici – hanno creduto in questa ‘profezia’: seguivano le riferite imprese dei marines nei tunnel sotterranei dei mostri (che però nessuno vedeva), e continuavano a credere in essa anche dopo il mancato avverarsi di altre sue precedenti predizioni, come i tre giorni di oscuramento elettrico o del web in periodo pasquale (un triduo durante cui Trump e i marines dovevano arrestare tutti i malfattori, iniziando da Bill Gates).
-
Cina: primi ibridi scimmia-uomo, Ogm. La storia si ripete?
La Cina esibisce scimmie modificate con geni umani: macachi super-intelligenti. La storia si ripete? Secondo i sumeri, i misteriosi Anunnaki venuti dallo spazio ottennero l’homo sapiens clonando gli ominidi. La tesi, avanzata da Zecharia Zitchin, è stata richiamata dal biblista Mauro Biglino, secondo cui la Genesi svela che gli altrettanto misteriosi Elohim, come Yahwè (trasformati poi nel Dio unico del monoteismo) fabbricarono gli Adamiti geneticamente, impiantando sugli uomini primitivi il loro Tselem (Dna). Si sarebbe trattato, in sostanza, di una potente “accelerazione evolutiva”, oggi ritenuta teoricamente possibile da biologi molecolari come Pietro Buffa, già in forza al King’s College di Londra. A far discutere è un nuovo esperimento, che la “Stampa” definisce «ben oltre i limiti dell’etica, tanto per cambiare effettuato in Cina». I ricercatori del Kunming Institute of Zoology hanno annunciato di aver ottenuto delle scimmie transgeniche, nel cui Dna sono stati trasferiti geni che controllano lo sviluppo del cervello umano. Gli animali, riporta la rivista del “Mit Technology Review”, hanno riportato risultati brillanti in alcuni test. L’esperimento, che ha già suscitato diversi dubbi etici, è stato descritto sulla rivista cinese “National Science Review” e sui media locali. Secondo i ricercatori cinesi, i macachi modificati hanno eseguito test cognitivi di memoria con risultati superiori alla media delle scimmie non transgeniche.I loro cervelli si sono sviluppati in tempi più lunghi, raggiungendo però le stesse dimensioni delle scimmie non-Ogm, contrariamente alle previsioni dei ricercatori che pensavano che sarebbero stati più grandi. Per il genetista che ha eseguito l’esperimento, il dottor Bing Su, «questo è stato il primo tentativo di capire l’evoluzione della cognizione umana con un modello di scimmia transgenica». Lo studio è stato però criticato in Occidente, dove gli esperimenti sui primati sono sempre più difficili da condurre per motivi etici. «L’uso di scimmie transgeniche per studiare i geni umani è una strada rischiosa da prendere: è la classica china scivolosa», afferma il genetista James Sikela, dell’Università del Colorado. Attualmente – ricorda sempre la “Stampa” – solo la Cina ha ottenuto scimmie transgeniche, utilizzando la tecnica Crispr che “copia e incolla” il Dna. Lo scorso gennaio un altro istituto cinese aveva annunciato di aver prodotto alcuni cloni di scimmia con un gene che nell’uomo è legato all’autismo. Questi esperimenti, sottolinea Carlo Alberto Redi, genetista dell’Università di Pavia, sono vietati in tutto il mondo occidentale. Redi li considera «esperimenti che qui sono inaccettabili dal punto di vista etico», visto che «non si possono umanizzare i primati». E se invece la scienza occidentale usasse proprio la Cina per aggirare le nostre barriere etiche?E’ quello che hanno fatto scienziati spagnoli: hanno confermato di avere collaborato alla creazione in un laboratorio cinese del primo ibrido umano-scimmia, nell’ambito di una ricerca il cui scopo è quello di realizzare organi umani adatti al trapianto. Lo scrive, sempre sulla “Stampa”, Vittorio Sabadin. «Gli scienziati guidati dal professor Juan Carlos Izpisúa hanno disattivato da embrioni di scimmia i geni essenziali per la formazione di organi, iniettandovi poi cellule staminali umane in grado di creare qualsiasi tipo di tessuto». L’esperimento, promosso dalla Universidad Catòlica San Antonio de Murcia, è nato «da una collaborazione tra il Salk Institute americano», ed è stato condotto in Cina «per evitare complicazioni legali». I risultati sono molto promettenti, ha detto a “El Pais” Estrella Núñez, biologa che ha partecipato alla ricerca, senza fornire altri dettagli in attesa della pubblicazione del lavoro su una rivista scientifica internazionale. «Nell’Ucam e al Salk Institute stiamo provando non solo a sperimentare l’unione di cellule umane con cellule di roditori e suini, ma anche con primati non umani», ha aggiunto Izpisúa. «Il nostro paese è un pioniere e un leader mondiale in queste indagini».Già nel 2017 – ricorda Sabadin – il team di Izpisúa aveva condotto un esperimento per la creazione di “chimere” umane e suine che non aveva avuto successo. Con i primati, il cui Dna è molto più vicino a quello degli esseri umani, l’innesto sembra invece riuscito.La creazione di chimere uomo-animale pone problemi etici sui quali la comunità scientifica si interroga da tempo. «Cosa succede se le cellule staminali sfuggono al controllo e formano neuroni umani nel cervello dell’animale?», si domanda Ángel Raya, direttore del Centro di medicina rigenerativa di Barcellona: «L’animale avrebbe coscienza? E cosa succede se queste cellule staminali si trasformano in spermatozoi»? Estrella Núñez assicura che il team di ricerca di Izpisuá ha creato meccanismi di controllo tali che, se le cellule umane migrano nel cervello, si autodistruggono. «L’embrione cinese sarebbe stato comunque soppresso – scrive “La Stampa” – seguendo la regola imposta dalla comunità scientifica che nessuna chimera può sopravvivere per più di 14 giorni, il tempo necessario a sviluppare un primo sistema nervoso». Il timore di molti scienziati, osserva Sabadin, è che invece queste regole «non vengano seguite in laboratori situati in paesi che sfuggono a ogni controllo, come ad esempio quelli della Cina e della Corea del Nord».La Chimera, ricorda Sabadin, era un animale mitologico presente nella tradizione di molte civiltà, da quella greca e romana a quella hittita, etrusca ed egizia. Nell’Iliade, Omero la descrive in questo modo: “Era il mostro di origine divina, leone la testa, il petto capra, e drago la coda; e dalla bocca orrende vampe vomitava di foco”. «Gli uomini ne avevano terrore, e ora che hanno imparato a crearla – chiosa Sabadin – dovrebbero temerla ancora di più». E se fossimo noi, in realtà, la prima “chimera” apparsa sul pianeta? Secondo alcuni traduttori dei testi antichi, il sapiens potrebbe essere a sua volta una specie di Ogm, un organismo geneticamente modificato. Magari ottenuto clonando ominidi come l’homo habilis, evolutivamente assai progredito, apparso nel Pleistocene quasi due milioni e mezzo di anni fa. Se in Germania è stato appena scoperto lo scheletro del Danuvius Guggenmosi, ipotetico uomo-scimmia forse progenitore dei primissimi ominidi come l’australopiteco, il vero “salto quantico” (il famoso “missing link”) si sarebbe verificato successivamente: a causa di un intervento esterno, e magari non terrestre? E nel caso, operato da chi?Suggestioni: la Us Navy ha appena ammesso l’esistenza degli Uap, Unidentified Aerial Phenomena. Ma attenzione, i “fenomeni aerei non identificati” sono sempre loro, i cari vecchi Ufo, Unidentified Flying Objects. Curiosità: il Vaticano ha da poco aggiornato il suo vocabolario latino introducendo un curioso neologismo, Rex Inxeplicata Volans. Secondo l’astrofisico Josè Gabriel Funes, gesuita argentino come Papa Francesco, è sciocco pensare di essere soli, nello spazio. Per anni, padre Funes ha diretto la Specola Vaticana, avveniristico osservatorio astronomico sul Mount Grahanm, in Arizona, vocato allo studio dell’esobiologia, cioè la vita extraterrestre. Il suo successore, Guy Consolmagno, ha dichiarato che troverebbe perfettamente normale veder “battezzare”, un giorno, eventuali “fratelli dello spazio”. Quelli che oggi il neo-latino ecclesiastico chiama “oggetti volanti inesplicati”, lo storico greco-romano Giuseppe Flavio li definiva “carri celesti”, esattamente come nell’Antico Testamento il Libro di Ezechiele. Giuseppe Flavio descrive il cielo di Gerusalemme affollato di “carri volanti” quando in Palestina irruppero le truppe del generale Tito, di lì a poco imperatore. E Plino il Vecchio parla di una “battaglia di carri volanti” nei cieli dell’Umbria. Chi c’era, a bordo di quegli Uap-Ufo-Rev? Gli antenati dei misteriosi personaggi che fecero allora quello che oggi si tenta di ripetere in Cina, tra la riprovazione dell’Occidente, salvo quella degli scienziati occidentali che usano proprio la Cina per i loro esperimenti?La Cina esibisce scimmie modificate con geni umani: macachi super-intelligenti. La storia si ripete? Secondo i sumeri, i misteriosi Anunnaki venuti dallo spazio ottennero l’homo sapiens clonando gli ominidi. La tesi, avanzata da Zecharia Zitchin, è stata richiamata dal biblista Mauro Biglino, secondo cui la Genesi svela che gli altrettanto misteriosi Elohim, come Yahwè (trasformati poi nel Dio unico del monoteismo) fabbricarono gli Adamiti geneticamente, impiantando sugli uomini primitivi il loro Tselem (Dna). Si sarebbe trattato, in sostanza, di una potente “accelerazione evolutiva”, oggi ritenuta teoricamente possibile da biologi molecolari come Pietro Buffa, già in forza al King’s College di Londra. A far discutere è un nuovo esperimento, che la “Stampa” definisce «ben oltre i limiti dell’etica, tanto per cambiare effettuato in Cina». I ricercatori del Kunming Institute of Zoology hanno annunciato di aver ottenuto delle scimmie transgeniche, nel cui Dna sono stati trasferiti geni che controllano lo sviluppo del cervello umano. Gli animali, riporta la rivista del “Mit Technology Review”, hanno riportato risultati brillanti in alcuni test. L’esperimento, che ha già suscitato diversi dubbi etici, è stato descritto sulla rivista cinese “National Science Review” e sui media locali. Secondo i ricercatori cinesi, i macachi modificati hanno eseguito test cognitivi di memoria con risultati superiori alla media delle scimmie non transgeniche.
-
Tellinger: noi, specie schiava degli Dei venuti dallo spazio
«Siamo stati creati o ci siamo evoluti? La verità sta probabilmente nel mezzo, ed è sconvolgente». Lo afferma UnoEditori, nell’annunciare l’uscita per l’Italia del libro di Michael Tellinger “Specie Schiava degli Dei” (titolo originale: “Slave Species of the Gods”) con la prefazione di Mauro Biglino. «Tellinger ci dimostra come l’uomo sia frutto di una manipolazione genetica effettuata da una specie aliena, gli Anunnaki, per realizzare la loro missione sulla Terra». Lo confermerebbero scoperte spiazzanti, come i fossili di “umanoidi”: quel che resta degli antichi Figli delle Stelle? Attraverso un’analisi meticolosa e comparativa di testi antichi (sumeri e biblici) con moderne conoscenze, secondo l’editore «emerge un affresco storico che ricostruisce l’epopea dell’uomo, la sua relazione di schiavitù con gli “dèi” e la sua possibile riscossa e liberazione». La deduzione è drastica: «La storia ufficiale è una menzogna necessaria a far sì che l’umanità rimanga nell’ignoranza per continuare a servire i creatori». Secondo Tellinger, la specie umana è il risultato di una manipolazione genetica: l’Homo Sapiens sarebbe un ibrido ottenuto dall’incrocio tra Anunnaki e Homo Erectus. Esiste una radice comune all’origine di tutte le civiltà della Terra, e i miti – è la tesi del libro – sono di fatto il riflesso archetipico di realtà storiche, di eventi realmente verificatisi. Quanto al denaro, «è stato inventato dagli Anunnaki come strumento di controllo della razza umana».
-
Parla il maggiore Filer: la notte che uccidemmo un alieno
Sembra la trama di una puntata di X-File: un’astronave sorvola una base militare americana, uno dei suoi occupanti – ovviamente, un alieno – scende e va in esplorazione, ma viene intercettato e una guardia in preda al panico gli spara, uccidendolo. Poi, l’intera vicenda viene messa a tacere, coperta dal massimo segreto, fino a quando un ex ufficiale dell’Usaf non spiffera tutto. Fantascienza? Secondo la fonte di questo incredibile episodio, no: sarebbe la pura verità. La vicenda è riportata in un libro da poco pubblicato negli Stati Uniti, scritto dal giornalista John L. Guerra, il cui titolo tradotto in italiano suona più o meno “Uno strano velivolo: La vera storia della vita con gli Ufo di un ufficiale dell’intelligence dell’aeronautica militare”. Il protagonista è il maggiore George Filer III: oggi è in pensione, ma 40 anni fa era in forza al 21esimo Military Airlift Command di stanza nella base aerea McGuire, adiacente a Fort Dix, teatro della stupefacente sparatoria avvenuta nel New Jersey. Una storia, va detto, già nota, visto che gira da parecchio. A raccontarla più volte, lo stesso Filler, che ora l’ha riportata alla ribalta grazie a questo nuovo libro.Torniamo allora indietro nel tempo, a quella buia e gelida notte del 18 gennaio 1978, quando una creatura che camminava eretta su due gambe, alta circa 4 piedi (dunque, 120 centimetri), di color grigio scuro, con una testa larga, braccia lunghe e corporatura smilza, venne abbattuta con cinque colpi di pistola calibro 45 da un soldato del servizio di sicurezza di Fort Dix. L’uomo, a bordo di un camioncino della polizia militare, era partito alla ricerca di uno strano aereo avvistato a bassa quota mentre, verso le 2, entrava nello spazio aereo vietato della base. Dopo un’ora che girava in macchina nell’area più esterna dell’istallazione militare, si rese conto con orrore che quel velivolo se ne stava sospeso proprio sopra di lui e non era affatto un aereo: aveva una forma ovale ed emanava un inquietante bagliore bluastro. Fu in quel momento che l’essere misterioso emerse dall’ombra, stagliandosi nella luce proiettata dai fanali della vettura. Terrorizzato, l’agente gli ordinò di restare immobile e poi aprì il fuoco, freddandolo. Secondo la versione dell’ex maggiore, infatti, l’alieno morì all’istante e dal suo corpo si diffuse un pungente e sgradevole odore di ammoniaca. E che fine avrebbe fatto il cadavere dello sfortunato “grigio”?Sarebbe stato recuperato in gran fretta da una squadra di specialisti avvezzi a trattare quel genere di problemi, inviati direttamente dalla base aerea di Wright-Patterson, in Ohio. La stessa in cui si troverebbe il famigerato Hangar 18, ricettacolo dei più indicibili segreti dell’ufologia “made in Usa”, da Roswell in poi. Ovviamente, i responsabili della struttura militare, contattati dall’“Asbury Park Press” che ha scritto un articolo sulla vicenda, non hanno neppure risposto alla richiesta di chiarimenti. Filer, nel libro, ammette di non aver visto di persona il corpo dell’alieno, ma assicura di non avere dubbi che la storia sia vera, perché quel giorno c’era anche lui e ha redatto un rapporto top-secret. Non solo, come fa intendere il titolo stesso, sostiene di aver avuto incontri con gli Ufo per tutta la sua lunga vita – ora ha 84 anni – fin da quando un disco volante apparve davanti alla sua casa d’infanzia in Illinois. E ha poi continuato ad interessarsi dell’argomento, visto che ha anche ricoperto il ruolo di direttore locale del Mufon, la principale organizzazione ufologica degli Stati Uniti.La mattina del 18 gennaio 1978, dunque, l’allora ufficiale dell’intelligence arrivò alla base prima dell’alba, per preparare entro le 8 un’informativa strettamente riservata sulla vicenda per i suoi superiori. Trovò la sicurezza rafforzata, intervistò i testimoni, ma non gli fu permesso né di fare un sopralluogo, né di vedere le foto scattate alla strana creatura. Filer parlò con il sergente di turno, un uomo distrutto, dal volto pallido e con gli occhi sbarrati, che gli disse una frase rimasta scolpita nella sua memoria. «Hanno sparato ad un alieno a Fort Dix e lo hanno trovato alla fine della nostra pista, nella base McGuire», furono le sue parole. «Con alieno intende dire uno straniero?», gli domandò il maggiore. «No, intendo un alieno che arriva dallo spazio. Ci sono degli Ufo che ronzano sopra di noi all’impazzata».Filler ricorda poi che i vertici dell’aeronautica imposero il massimo riserbo sull’intera vicenda, vincolando al silenzio tutti i testimoni, anche minacciando pesanti ritorsioni. Una consegna mantenuta da tutti, tranne che da Filer che invece ne ha parlato in varie occasioni. Come dicevamo, grazie a lui da quasi quarant’anni a questa parte la voce circola tra gli appassionati della materia. Il primo giornale a pubblicarne i dettagli, però, è stato nel 2007 “The Trentonian”, il quotidiano di Trenton, in New Jersey. E all’epoca, i vertici dell’aeronautica, rispondendo ai reporter che chiedevano un commento sulla clamorosa rivelazione, dissero che si trattava solo di una bufala già ampiamente smentita. Di tutt’altra opinione Filer: a suo dire, quello che per tutti questi anni è stata ritenuta una mera leggenda metropolitana è invece un fatto assolutamente reale.(Sabrina Pieragostini, “La notte in cui spararono a un alieno”, da “Extremamente” del 10 settembre 2019. Giornalista televisiva in forza a Mediaset, la Pieragostini è caporedattrice di “Studio Aperto”, il telegiornale di “Italia 1”. Laureata in lettere antiche, si interessa da anni di misteri, Ufo e fenomeni inspiegati. Su questi argomenti “di confine” ha curato alcuni speciali Tv, ha collaborato con la trasmissione “Mistero”, sempre su “Italia 1”, ha pubblicato libri come “Misteri”, edito da Mondadori e “Inchiesta Ufo, quello che i governi non dicono”, scritto con Paolo Ayo per Mursia).Sembra la trama di una puntata di X-File: un’astronave sorvola una base militare americana, uno dei suoi occupanti – ovviamente, un alieno – scende e va in esplorazione, ma viene intercettato e una guardia in preda al panico gli spara, uccidendolo. Poi, l’intera vicenda viene messa a tacere, coperta dal massimo segreto, fino a quando un ex ufficiale dell’Usaf non spiffera tutto. Fantascienza? Secondo la fonte di questo incredibile episodio, no: sarebbe la pura verità. La vicenda è riportata in un libro da poco pubblicato negli Stati Uniti, scritto dal giornalista John L. Guerra, il cui titolo tradotto in italiano suona più o meno “Uno strano velivolo: La vera storia della vita con gli Ufo di un ufficiale dell’intelligence dell’aeronautica militare”. Il protagonista è il maggiore George Filer III: oggi è in pensione, ma 40 anni fa era in forza al 21esimo Military Airlift Command di stanza nella base aerea McGuire, adiacente a Fort Dix, teatro della stupefacente sparatoria avvenuta nel New Jersey. Una storia, va detto, già nota, visto che gira da parecchio. A raccontarla più volte, lo stesso Filler, che ora l’ha riportata alla ribalta grazie a questo nuovo libro.
-
Militari Usa: tecnologie aliene dal 1947. Nexus: grazie, Ufo
La Us Navy avrebbe scoperto solo oggi, nel 2019, che gli Ufo esistono? «Ma mi faccia il piacere!», avrebbe detto Totò. «Benvenuti tra noi», si limita a commentare sarcasticamente il saggista Gianfranco Carpeoro, che invita a fare una piccola ricerca: «Date un’occhiata a quanti brevetti sono stati improvvisamente depositati, negli Usa, all’indomani dell’evento di Roswell». Era la notte del 3 luglio 1947: testimoni oculari dichiararono di aver avvistato un disco volante. L’astronave era in fiamme e stava precipitando nel deserto del New Mexico. Un contadino mostrò allo sceriffo alcuni rottami, probabilmente volati via dopo l’impatto. Poco dopo, intervennero le autorità per negare tutto: era solo un pallone sonda in avaria. Trent’anni dopo, il maggiore Jesse Marcel (l’inventore della storia del pallone sonda) ammise: la nostra era una bugia, per insabbiare la verità. Oggi, all’indomani del “coming out” del Pentagono a reti unificate, la rivista “Nexus” rilancia: poco prima del duemila, l’allora numero due dell’intelligence militare Usa ammise che gli alti comandi seguono da decenni gli Ufo e studiano i rottami dei dischi volanti caduti a terra. Punto di svolta, il libro “Il giorno dopo Roswell” pubblicato nel 1997 dal colonnello Philip Corso: moltissime delle nostre attuali tecnologie – dice Corso – sono di derivazione aliena, nate dal contatto con extraterrestri.
-
I militari Usa: è vero, gli Ufo esistono. Cosa non ci dicono?
New York, 20 settembre 2019: nel mirino dei caccia F-18 Usa sembrano oggetti lunghi e velocissimi che cambiano improvvisamente direzione con un’accelerazione fortissima. «Nei filmati che i top gun americani sono riusciti a catturare e che adesso anche la Us Navy ha reso pubblici togliendo il segreto militare, sembrano dei grandi ragni supersonici dalla forma indefinita che vorrebbero quasi danzare con i cacciabombardieri Usa, prima di sparire nel nulla». Se non sono Ufo cosa sono? «Il Pentagono – scrive “Quotidiano.net” – non li chiama con questo nome ma si sta interrogando, da anni e in segreto, su questo Unidentified Aerial Phenomena che, più che incuriosire, ormai turba i voli dei pattugliatori dei cieli, i quali non sanno come comportarsi, non essendo né droni né missili». La messa in rete, inoltre, di tre filmati girati tra il 2017 e il 2018 e la comparazione con un altro video del 2014 sta scatenando adesso un nuovo dibattito proprio nel momento in cui i cieli diventano sempre più affollati. Che ci fanno tutti quei “dischi volanti” lassù, sopra le nostre teste, a poca distanza dai jet militari?Joe Gradisher, il portavoce della marina statunitense, sostiene che i filmati girati da militari Usa sono autentici e che i fenomeni sono reali. Aggiunge: gli avvistamenti sono tutt’altro che inusuali e rari. E incoraggia tutti i piloti a riportarne la durata e l’esatta posizione in cui avvengono per creare una vera e propria mappatura degli oggetti misteriosi. «Abbiamo notato incursioni frequenti nei nostri campi di addestramento – spiega Gradisher – e questo rischia di mettere in pericolo l’incolumità dei piloti. Per lungo tempo – aggiunge – ci siamo anche accorti che molti di loro non li riportavano la notizia degli avvistamenti per paura di venir ridicolizzati, ma adesso siamo ad incoraggiare i top gun affinché siano tempestivi nelle segnalazioni, per poter studiare in profondità il fenomeno». Dichiarazioni piuttosto clamorose, da parte del funzionario militare: come se l’amministrazione volesse preparare il pubblico a imminenti rivelazioni? Fino a ieri, il tema Ufo era relegato alla fantascienza, o poco più. Ora è un continuo rincorrersi di voci. Compresa quest’ultima, dove addirittura si dichiara alla stampa che i piloti militari vengono “incoraggiati a riferire”, in modo da poter “studiare meglio il fenomeno”.«C’è chi pensa che la minaccia non appartenga al mondo della fantasia, ma possa diventare reale se non si riuscirà a stabilirne l’origine», scrive “Quotidiano.net”. «Anche se tra le grandi potenze c’è una sorta accordo non scritto che bandisce per ora la militarizzazione dello spazio, la comparsa di questi “Uap”, oggetti non identificati, sembra andare nella direzione opposta». In realtà, c’è il fondato sospetto che le autorità – non solo statunitensi – si stiano preparando ad ammettere di essere giunte ben oltre la semplice osservazione del fenomeno. Roberto Pinotti, autorevole presidente del Cun (Centro Ufologico Nazionale) e storico collaboratore dell’aeronautica italiana, ricorda che sono ormai oltre un milione gli avvistamenti registrati, di cui il 40% convalidati da militari. Secondo Pinotti, il vero problema – ormai alle porte – sarebbe di portata epocale: e cioè ammettere l’imminenza del “contatto” con entità aliene, non terrestri, che la fantascienza ci ha lentamente abituato a prendere ormai in considerazione come un evento ineluttabile e probabilmente già accaduto, ovviamente a nostra insaputa. «Storicamente – dice Pinotti – nell’incontro tra civiltà diverse, quella meno evoluta ha sempre avuto la peggio».Gli scienziati ammettono che tutto è teoricamente possibile: «Certo non siamo soli, nello spazio», ha detto il grande fisico Stephen Hawking. I militari confemano: il cielo è pieno di velivoli sconosciuti (o almeno, così definiti dai piloti). Padre Josè Gabriel Funes, gesuita argentino come Papa Francesco e direttore della Specola Vaticana, osservatorio astronomico di Mount Graham in Arizona vocato allo studio dell’esobiologia (vita extraterrestre), si è premurato di farci sapere che non esiterebbe a battezzare eventuali “fratelli dello spazio”. L’ex candidato democratico alle primarie americane, Bernie Sanders, ha appena dichiarato che, se venisse eletto presidente, andrebbe a scartabellare tra i dossier sugli Ufo per poi informare la popolazione. In realtà gli alieni sono già tra noi, ebbe a dire – un po’ scherzando e un po’ no – l’allora premier russo Dmitrij Medvedev. Non ha per niente scherzato, invece, il canadese Paul Hellyer, già ministro della difesa, secondo cui «alcuni alieni siedono addirittura nel Congresso Usa». Secondo il biblista Mauro Biglino, l’Antico Testamento racconta in realtà le gesta di “antichi astronauti”, come Yahwè, poi interpretato come “Dio” dalle successive religioni.«Nella misteriosa “Area 51”, considerata una delle più segrete basi di addestramento per l’aeronautica militare americana che sorge in Nevada, da anni i ricercatori stanno approfondendo la presenza in cielo di corpi estranei», scrive “Quotidiano.net”, a corredo delle clamorose rivelazioni della Us Navy. «I piccoli filmati rilasciati in questi giorni hanno riaperto la finestra sugli Ufo con l’intenzione di non chiuderla tanto presto», aggiunge il newsmagazine. Nel frattempo, la zona chiamata “Area 51” sembra diventata sempre più off-limits, da tenere al riparo da sguardi indiscreti. «La no-fly zone è totale e sia militari che civili non possono attraversarla». Una specie di “invasione pacifica” di cittadini curiosi, annunciata via Internet, è stata rimandata. Ma la vera domanda è: quante altre Aree 51 esistono nel mondo, dall’Antartide alla Russia? «Se un giorno si scoprisse che gli “alieni” come Yahwè sono ancora qui e dominano la Terra attraverso i loro rappresentanti, non me ne stupirei», dice Biglino. Già: ma in quel caso il potere terrestre, se si rivelasse affidato a semplici prestanome, come se la caverebbe? Molte voci, sul web, cestinano l’argomento: tutte chiacchiere, per depistare l’attenzione dalle vere responsabilità dei nostri cattivi governanti. A smentire gli scettici, però, ora si aggiungono i militari americani, con i loro sconcertanti video mostrati al pubblico.New York, 20 settembre 2019: nel mirino dei caccia F-18 Usa sembrano oggetti lunghi e velocissimi che cambiano improvvisamente direzione con un’accelerazione fortissima. «Nei filmati che i top gun americani sono riusciti a catturare e che adesso anche la Us Navy ha reso pubblici togliendo il segreto militare, sembrano dei grandi ragni supersonici dalla forma indefinita che vorrebbero quasi danzare con i cacciabombardieri Usa, prima di sparire nel nulla». Se non sono Ufo cosa sono? «Il Pentagono – scrive “Quotidiano.net” – non li chiama con questo nome ma si sta interrogando, da anni e in segreto, su questi Unidentified Aerial Phenomena che, più che incuriosire, ormai turbano i voli dei pattugliatori dei cieli, i quali non sanno come comportarsi, non essendo né droni né missili». La messa in rete, inoltre, di tre filmati girati tra il 2017 e il 2018 e la comparazione con un altro video del 2014 sta scatenando adesso un nuovo dibattito proprio nel momento in cui i cieli diventano sempre più affollati. Che ci fanno tutti quei “dischi volanti” lassù, sopra le nostre teste, a poca distanza dai jet militari?
-
Noi, fabbricati dagli alieni: Barbara Negri e il vita-forming
Non siamo soli, nello spazio? Contro-domanda: e come potremmo esserlo, se fossimo noi stessi il prodotto di una “creazione aliena”, cioè di un esperimento di “vita forming”? Lo ha affermato, clamorosamente, una scienziata come Barbara Negri, dirigente dell’Asi, l’agenzia spaziale italiana. Secondo Mauro Biglino, che ha tradotto 19 libri biblici per le Edizioni San Paolo, la Genesi lo racconterebbe chiaramente: l’homo sapiens sarebbe un prodotto genetico ricavato dalla clonazione degli ominidi, su cui sarebbe stato innestato il Dna dei misteriosi Elohim, gli individui come Yahvè (la Bibbia ne cita una ventina, chiamandoli per nome) che “fabbricarono” gli adamiti nel Gan, centro sperimentale per l’agricoltura e l’allevamento impiantato nella regione di Eden, fra la Turchia e il Mar Caspio. Da dove venivano, gli Elohim come Yahvè? «Ci sono forme di vita intelligenti, là fuori. E dobbiamo essere cauti nel riferirne, se non altro fino a quando non ne sapremo di più». Lo disse nientemeno che Stephen Hawking, cioè il fisico teorico, cosmologo, fisico matematico e astrofisico più importante dell’ultimo secolo. Si moltiplicano segnali inquietanti, come per prepararci a qualcosa che ricorda i fantascientifici “incontri ravvicinati”: non esiteremmo a battezzare gli eventuali “fratelli dello spazio”, dicono i gesuiti, che gestiscono sul Mount Graham in Arizona un potente centro di osservazione astronomica vocato all’indagine sull’esobiologia, cioè la vita extraterrestre.«Tra le varie tesi per spiegare l’origine e la provenienza degli Ufo, nel caso in cui si accertasse in modo inequivocabile la loro matrice extraterrestre intelligente e tecnologica», scrive “Blasting News”, gli ufologi hanno da sempre sostenuto che la specie umana «sia stata creata da creature provenienti da “altrove”, in grado di manipolare il Dna e capaci di “giocare” facilmente con la genetica, sperimentando nuove specie intelligenti e, quanto meno, simili ai loro “creatori”». Lo scopo, da parte di questi esseri ipoteticamente extraterrestri, sarebbe quello di «produrre manovalanza su vari corpi celesti, con obiettivi al momento ignoti». Lo racconta, in dettaglio, la mitologia dei Sumeri: gli Anunnaki (cioè gli equivalenti degli Elohim biblici) dovettero fronteggiare una pericolosa rivolta da parte dei loro lavoratori, costretti a faticare nelle miniere d’oro. A uno di loro venne in mente c’era una soluzione: per sostituire i lavoratori Anunna non restava che “fabbricare” lavoratori terrestri, ibridando gli ominidi (homo erectus, homo habilis) mediante l’innesto di Dna alieno. Sono dunque loro i nostri veri “fabbricatori”?«Si tratta ovviamente di tesi non comprovate – aggiunge “Blasting News” – ma che hanno avuto, col tempo, lo scopo di provare ad abbattere quel muro di scetticismo che ancora vige all’interno della comunità scientifica nazionale e internazionale nel campo delle origini della vita e, in special modo, in quello dell’apparizione “improvvisa” della specie umana sulla Terra». E a quanto pare, finalmente, quell’abbattimento è accaduto per davvero. La “rivelazione”, se così dobbiamo definirla, è stata fatta in diretta nel corso di una puntata della trasmissione televisiva “C’è Spazio”, andata in onda il 23 marzo 2017 su “Tv2000”, il canale televisivo dei vescovi italiani. Nella puntata intitolata “Primo Contatto”, condotta da Letizia Davoli (astrofisica, oltre che giornalista), Barbara Negri si è espressa in modo inconsueto, sulla possibilità di incontrare vita extraterrestre. Responsabile dell’unità dell’Asi che si occupa di esplorazione e osservazione dell’universo, la dirigente dell’Agenzia Spaziale Italiana ha risposto in questo modo: più che fare incontri sorprendenti, potremmo semplicemente accorgerci, un giorno, di essere stati “originati”, come homo sapiens, da esseri non terrestri. In termini scientifici: «Potremmo essere un esperimento di “vita-forming” di qualcun altro».E’ una delle ipotesi, precisa Barbara Negri, che invita a osservare lo sviluppo dell’uomo: la nostra capacità anche intellettuale, cerebrale, è “esplosa” in brevissimo tempo, quasi di colpo, «quasi come se ci fosse stata, diciamo, una “programmazione” a questa evoluzione, che sta veramente procedendo in maniera veloce». Quindi, insiste la Negri, secondo questa teoria «potremmo essere stati un esperimento di civiltà superiori, che hanno impiantato sulla Terra, proprio perché c’erano delle condizioni ambientali particolari, l’Esperimento Uomo». E quindi, «prima o poi potremmo essere anche visitati, per vedere a che punto è la nostra evoluzione». Fantascienza? «È una teoria», ribadisce la scienziata. La stessa Letizia Davoli aggiunge che, del resto, «la scienza non esclude niente». Tutto questo, conclude “Blasting News”, conferma che, da qualche tempo, «è in atto nell’ambiente scientifico un “cambio di paradigma” che ci porterà, probabilmente tra qualche decennio, a rispondere a quella domanda», ovvero: non siamo soli, nell’universo? Civiltà extraterrestri intelligenti e tecnologiche ci visitano? Ci hanno visitato anche nel passato storico? E addirittura hanno influito, in un modo o nell’altro, sull’evoluzione biologica e intellettuale della specie umana?Non siamo soli, nello spazio? Contro-domanda: e come potremmo esserlo, se fossimo noi stessi il prodotto di una “creazione aliena”, cioè di un esperimento di “vita forming”? Lo ha affermato, clamorosamente, una scienziata come Barbara Negri, dirigente dell’Asi, l’agenzia spaziale italiana. Secondo Mauro Biglino, che ha tradotto 19 libri biblici per le Edizioni San Paolo, la Genesi lo racconterebbe chiaramente: l’homo sapiens sarebbe un prodotto genetico ricavato dalla clonazione degli ominidi, su cui sarebbe stato innestato il Dna dei misteriosi Elohim, gli individui come Yahvè (la Bibbia ne cita una ventina, chiamandoli per nome) che “fabbricarono” gli adamiti nel Gan, centro sperimentale per l’agricoltura e l’allevamento impiantato nella regione di Eden, fra la Turchia e il Mar Caspio. Da dove venivano, gli Elohim come Yahvè? «Ci sono forme di vita intelligenti, là fuori. E dobbiamo essere cauti nel riferirne, se non altro fino a quando non ne sapremo di più». Lo disse nientemeno che Stephen Hawking, cioè il fisico teorico, cosmologo, fisico matematico e astrofisico più importante dell’ultimo secolo. Si moltiplicano segnali inquietanti, come per prepararci a qualcosa che ricorda i fantascientifici “incontri ravvicinati”: non esiteremmo a battezzare gli eventuali “fratelli dello spazio”, dicono i gesuiti, che gestiscono sul Mount Graham in Arizona un potente centro di osservazione astronomica vocato all’indagine sull’esobiologia, cioè la vita extraterrestre.
-
Hellyer: “L’alieno è tra noi” (e lo dicono anche i testi ’sacri’)
L’alieno è fra noi, e ci protegge: lavora segretamente per evitare che l’uomo distrugga la Terra, impiegando le armi atomiche. E’ la tesi rilanciata dall’ingegner Paul Hellyer, già vicepremier e ministro della difesa del Canada, perfettamente al corrente – quand’era in carica – dei segreti strategici del Norad, la difesa missilistica nordamericana. Clamorose le sue prime esternazioni, nel 2005 all’università di Toronto: gli extraterrestri sono tra noi da sempre e si sono installati nel Nevada (Area 51) dopo le atomiche di Hiroshima e Nagasaki. Obbiettivo: dialogare con gli Usa e convincerli a non ripetere l’esperimento. «Il loro aspetto umanoide li rende simili a noi, e ben 6 di loro siedono nel Congresso statunitense». Temono che l’umanità possa annientarsi, distruggere la Terra e creare ripercussioni nel cosmo. Nel 2004, aggiunse Hellyer, il presidente Bush chiese alla Nasa di creare una base avanzata sulla Luna entro il 2020: vero obiettivo, monitorare il traffico alieno e intercettare minacce dallo spazio, da parte di entità ostili. Tesi rilanciate nel 2014 in un’intervista a “Rt”: sarebbero almeno 80 le specie extraterrestri, anche “residenti” nel sistema solare, e alcune di queste collaborano con le autorità terrestri da mezzo secolo: dobbiamo a loro l’introduzione delle luci a led, dei microchip e di materiali come il kevlar. Ma in realtà, sottolinea l’ex ministro canadese, gli alieni sono tra noi da migliaia di anni.A dire il vero sarebbero i nostri effettivi “genitori”: lo sostiene Zecharia Sitchin, lo studioso azero naturalizzato statunitense, secondo cui gli antichi testi sumeri raccontano la “fabbricazione” dell’homo sapiens da parte degli Anunnaki, gli “dei” venuti dallo spazio. Secondo Mauro Biglino, a lungo traduttore ufficiale della Bibbia per le Edizioni San Paolo, l’Antico Testamento riproduce fedelmente i testi sumeri: la Genesi racconta la clonazione del maschio (l’Adàm) per dare origine alla femmina (Hawà, Eva). Figli delle Stelle, Anunna o Elohim biblici? Erano sempre loro: i testi antichi, poi trasformati in “libri sacri” con la successiva divinizzazione dei “theoi” operata dal pensiero greco-ellenistico, non fanno che parlare di loro. Le grandi religioni? «Sono nate, tutte insieme e in tutto il mondo, attorno al V secolo avanti Cristo, cioè quando questi personaggi – prima visibili, come Yahvè che parlava “faccia a faccia” con Mosè – sono improvvisamente scomparsi dalla circolazione». Biglino cita un padre della Chiesa vissuto nel III secolo, Eusebio di Cesarea. Nella sua “Praeparatio Evangelica”, Eusebio attinge al greco Filone di Biblos, che a sua volta riprende gli studi di Sanchuniaton, sacerdote fenicio del 1200 avanti Cristo. Il fenicio racconta di aver rinvenuto, in un tempio egizio dedicato ad Amon-Ra, un memoriale sconcertante, secondo cui gli “dei” antichi – poi trasformati in oggetto di culto – erano in realtà individui in carne e ossa.Uno di loro, il babilonese Nergal, si narra che sganciò dal cielo armi micidiali, annientando intere città e provocando l’improvvisa desertificazione della Mesopotamia. Anche in questo caso la Bibbia fornisce una sorta di “fotocopia”, narrando la distruzione, mediante l’impiego dell’“arma del terrore”, di Sodoma, Gomorra e le altre città della Pentapoli sulle rive del Mar Morto. Armi in realtà descritte con precisione nei Veda indiani: Enrico Baccarini, appassionato ricercatore, rivela che le “tejas astras” (armi a energia) fuorono impiegate dai Deva (i “theoi” asiatici) nelle loro guerre stellari combattute anche sulla Terra. Un bombardamento di quel genere avrebbe raso al suolo la grande citttà di Mohenjo Daro, nella valle dell’Indo, scoperta dagli inglesi solo a metà dell’800. L’intera civiltà Arappa, spiega Baccarini, costringe gli archeologi a riconsiderare datazioni e sequenze storiche: fiorì infatti 11.000 anni fa. E rivela indizi che portano alla misteriosa presenza di paleo-astronauti. Per la verità, gli stessi Veda sostengono che l’universo sia abitato da 400.000 specie umanoidi. C’è da credere, a quegli antichi testi in sanscrito? Sulle “istruzuioni” dei Veda si sono basati scienziati aerospaziali indiani per realizzare un modellino di astronave (curiosamente, a forma di pagoda). E sempre i Veda, scritti migliaia di anni fa, indicano – con sconcertante precisione – la misura della circonferenza terrestre e la stessa velocità della luce.Ha ragione il fenicio Sanchuniaton, secondo cui il pensiero magico-religioso non sarebbe stato che un colossale depistaggio, organizzato dalla casta sacerdotale per tentare di mantenere i propri antichi privilegi? Ex dignitari di corte si trasformarono in clero, sostituendo (con l’adorazione di “divinità” invisibili) l’antica obbedienza a “theoi” un tempo visibilissimi, e tutti giunti sulla Terra – pare – dalle Pleiadi e dalla costellazione di Orione? Suggestioni sempre più insistenti, man mano che le istituzioni cominciano ad ammettere la possibilità di forme di vita extraterrestre. Roberto Pinotti (fondatore del Cun, centro ufologico nazionale) è uno degli ufologi più importanti al mondo, storico collaboratore dell’aeronautica militare italiana. Sostiene che gli avvistamenti anomali registrati negli ultimi decenni sono stati un milione, di cui il 40% (ben 400.000) classificati dalle autorità come “non terrestri”. Sembra che da più parti si stia lavorando per preparare l’umanità a rivelazioni clamorose riguardo ai “fratelli dello spazio”, come li chiama il gesuita Gabriel José Funes, argentino come Papa Francesco.Padre Funes è il direttore del potente osservatorio astronomico installato dalla Compagnia di Gesù sul Mount Graham in Arizona. A che serve, ai gesuiti, un centro astrofisico come quello? Dichiaratamente: a indagare proprio sull’esobiologia, cioè sulla “vita extraterrestre”, a quanto pare sempre meno ipotetica: per il canadese Hellyer, a nostra insaputa, vivremmo già in compagnia dei “biondi nordici” (o anche “bianchi alti”), da non confondere con i “bassi grigi”, alti appena un metro e 20 – più o meno come la creatura che si racconta sia apparsa nel 1858 nella grotta di Lourdes alla giovanissima Bernadette Soubirous, che la chiamava “aquerò” (in occitano, “quella là”). «Se vedeste un grigio, vi rendereste subito conto di vedere qualcosa che non avete mai visto prima», dice Hellyer. «Se invece vedeste una delle “bionde nordiche”, allora potreste pensare di aver incontrato una donna della Danimarca». I “grigi”, aggiunge l’ex vicepremier canadese, sono piccini. Hanno braccia e gambe sottili, testa grossa e grandi occhi marroni. «Sono quelli che si vedono nella maggior parte dei film». A proposito: sicuri che la fantascienza non contenga precisi messaggi, come per abituarci progressivamente all’idea degli inevitabili incontri ravvicinati?Biglino ricorda che erano ebrei gli ideatori di un supereroe dei fumetti come Flash Gordon, proveniente dal pianeta Krypton (nascosto). Creato negli anni Trenta, Flash Gordon è l’antenato di Superman. Nome originario, in ebraico: Kal-El, cioè “El rapido e leggero”. La presunta “divinità” con la quale viene in contatto Abramo si presenta con il nome di El Shaddai. La traduzione in italiano (“Dio l’onnipotente”) è totalmente inventata: lo dice la Bibbia di Gerusalemme curata dagli autorevoli biblisti domenicani, secondo cui “El Shaddai” vuol dire, semplicemente, “signore della steppa”, laddove “El” è la radice di Elohim, vocabolo convenzionalmente tradotto con “Dio” ma in modo arbitrario, «visto che nessun traduttore al mondo – sottolinea Biglino – è tuttora in grado di spiegare il significato della parola “Elohim”». La Bibbia? Dibattito infinito: bisogna però sapere, ribadisce Biglino, che quell’insieme di testi è stato incessantemente manipolato a partire dal II secolo avanti Cristo, e la manipolazione è terminata solo con la vocalizzazione introdotta dai Masoreti. Un lavoro di revisione proseguito fino all’epoca di Carlomagno. Risultato: dall’Antico Testamento “masoretico” sono spariti 11 libri, ripetutamente citati in vari passi della Bibbia stessa. Uno di questi riguarda “le guerre di Yahvè”.Il teologo cattolico Ermis Segatti conferma che la Bibbia non racconta la “creazione” dell’uomo: dice solo che «siamo stati fatti», cioè “fabbricati”, utilizzando materia preesistente. Corrado Malanga, ricercatore universitario a Pisa, sottolinea l’abisso che separa l’australopiteco dagli ominidi successivi: gli stessi genetisti, oggi, convergono sull’opportunità di riconsiderare i testi antichi come “libri di storia” ante litteram, capaci di spiegare il “missing link” tra uomo e scimmia. Un analogo “anello mancante” differenzia la patata commestibile dal tubero suo progenitore, e lo stesso grano dal farro selvatico: tutte specie comparse sulla Terra all’improvviso, grossomodo nel periodo che la Genesi indica come quello in cui erano in corso le sperimentazioni genetiche del Gan, in “giardino protetto e recintato” posto nella regione geografica di Eden, fra Turchia e Mar Caspio. In antica lingua persiana, è il termine “pairidaēza” a indicare il giardino recintato (da cui il greco “parádeisos”, fino al nostro “paradiso”). Se il pensiero “essoterico” ha fondato religioni, quello esoterico tende a fidarsi solo dei simboli: conterrebbero le tracce degli archetipi, cioè gli “eventi, materiali e immateriali” all’origine della nostra storia. Un corpus sapienziale che gli esoteristi riconducono a quella che chiamano “tradizione unica primordiale”. La sua provenienza? Ignota.Nel libro “L’altra Europa”, Paolo Rumor (nipote del più volte premier Mariano Rumor) racconta di un’unica dinastia di potere che reggerebbe il mondo da 12.000 anni. Sarebbe nata in Mesopotamia per poi trasferirsi in Egitto, quindi in Grecia e nel resto del Mediterraneo, dando vita a tutte le civiltà di cui si occupano gli storici. La chiama, semplicemente, “la Struttura”. Fonte: i diari del padre, Giacomo Rumor, che nel dopoguerra fu messo a parte di questo ipotetico grande segreto dall’esoterista francese Maurice Schumann, tra i fondatori del gollismo. Mesopotamia, Anunnaki: chi erano, in realtà, i Sumeri? Possibile che tuttora non si conoscano le origini di una fiorentissima civiltà nata dal nulla ma in possesso di conoscenze avanzatissime – agricoltura, architettura, diritto, astronomia – proprio sulle rive dell’Eufrate, cioè non lontano da quel Gan-Eden da cui, secondo la Genesi, fu cacciato Caino? Lo scozzese Graham Hancock suggerisce di rileggerle con occhi nuovi, le “impronte degli dei”, perché potrebbero riservarci grosse sorprese. Lo stanno già facendo: le piramidi scoperte a Visoko, in Bosnia, hanno 28.000 anni. E l’ipotetica metropoli appena rinvenuta in Sudafrica, a due passi dalle più antiche miniere d’oro del pianeta, ne avrebbe addirittura 160.000. Notizie, spunti, segnalazioni e ricerche al cui confronto, forse, rimpiccioliscono un po’ anche gli alieni di canedesi di Paul Hellyer.L’alieno è fra noi, e ci protegge: lavora segretamente per evitare che l’uomo distrugga la Terra, impiegando le armi atomiche. E’ la tesi rilanciata dall’ingegner Paul Hellyer, già vicepremier e ministro della difesa del Canada, perfettamente al corrente – quand’era in carica – dei segreti strategici del Norad, la difesa missilistica nordamericana. Clamorose le sue prime esternazioni, nel 2005 all’università di Toronto: gli extraterrestri sono con noi da sempre e si sono installati nel Nevada (Area 51) dopo le atomiche di Hiroshima e Nagasaki. Obbiettivo: dialogare con gli Usa e convincerli a non ripetere l’esperimento. «Il loro aspetto umanoide li rende simili a noi, e ben 6 di loro siedono nel Congresso statunitense». Temono che l’umanità possa annientarsi, distruggere la Terra e creare ripercussioni nel cosmo. Nel 2004, aggiunse Hellyer, il presidente Bush chiese alla Nasa di creare una base avanzata sulla Luna entro il 2020: vero obiettivo, monitorare il traffico alieno e intercettare minacce dallo spazio, da parte di entità ostili. Tesi rilanciate nel 2014 in un’intervista a “Rt”: sarebbero almeno 80 le specie extraterrestri, anche “residenti” nel sistema solare, e alcune di queste collaborano con le autorità terrestri da mezzo secolo: dobbiamo a loro l’introduzione delle luci a led, dei microchip e di materiali come il kevlar. Ma in realtà, sottolinea l’ex ministro canadese, gli alieni sono tra noi da migliaia di anni.
-
Tutta la verità, sempre. Grazie a Mazzucco, giornalista vero
«Ragazzi, ricordarvi di dare fastidio, sempre, a chi comanda». Furono le ultime parole che lo scrittore Nuto Revelli rivolse agli studenti delle scuole che spesso visitava. Autore di memorabili libri-denuncia come “La guerra del poveri” sulla ritirata di Russia e “Il mondo del vinti” sull’agonia delle valli alpini spopolate dall’era industriale, Revelli rappresentò una voce importante (e scomoda, quindi isolata) nella coscienza italiana del dopoguerra. Il suo lascito: cercare la verità, ad ogni costo. Quello che, in teoria, dovrebbe fare ogni giornalista degno di questo nome. Quanti ce ne sono, oggi, in circolazione? Pochissimi, secondo il Premio Pulitzer americano Seymour Hersh: «Se i reporter avessero fatto il loro dovere, in questi decenni, avremmo avuto meno guerre e meno stragi, perché il potere non avrebbe osato mentire così spudoratamente all’opinione pubblica». La madre di tutte le stragi, quella dell’11 settembre 2001, colse il milanese Massimo Mazzucco nella sua abitazione di Los Angeles, dove lavorava come sceneggiatore per la Dino De Laurentiis, dopo aver fatto la sua brava gavetta in Italia in qualità di fotografo, assistente di Oliviero Toscani. Quel giorno, Massimo vide – come tutto il resto del mondo – l’impatto del primo aereo. E vide che trascorse un intervallo interminabile prima che avvenisse l’urto del secondo velivolo, senza che nel frattempo si fosse levato in volo un solo caccia a presidiare i cieli.Quella mattina, infatti, l’intera difesa aerea degli Stati Uniti sulla costa orientale era affidata a due soli intercettori armati di missili e pronti a decollare, più altri due di riserva. Tutti gli altri – centinaia – erano impegnati in esercitazioni concomitanti in Canada, Alaska e California: fatto fino ad allora mai verificatosi, nella storia degli Usa, né più ripetutosi in seguito. Il cielo della superpotenza mondiale era più sguarnito di quello del Burkina Faso. Questo (e molto altro) ha messo insieme, Massimo Mazzucco, dopo anni di impegno ininiterrotto alla ricerca della verità. A partire dal primo documentario, “Inganno globale”, mandato in onda da Mentana a “Matrix” su Canale 5 in prima serata, nel 2006, di fronte a milioni di attoniti telespettatori, il video-reporter più scomodo d’Italia ha dedicato alla truffa dell’11 Settembre anche il maxi-documentario del 2013, “11 Settembre, la nuova Pearl Harbor”, raccogliendo prove e testimonianze che smentiscono la versione ufficiale sull’attentato alle Torri Gemelle. Tante le teorie: le Twin Towers abbattute da armi speciali ad energia, demolite con la nano-termite, incenerite con mini-atomiche? Mazzucco non sposa nessuna tesi: «Non spetta a me stabilire cosa sia stato usato per far crollare le Torri, a me basta dimostrare che non possono esser stati quegli aerei», ha ripetuto, anche in web-streaming su YouTube il sabato mattina con Fabio Frabetti di “Border Nights”.Anzi, aggiunge: «Il parteggiare per una tesi o per l’altra finisce per produrre contraddizioni tecniche utili solo a chi vuol farla dimenticare, quella storia, squalificando di fronte all’opinione pubblica chi ricerca la verità con serietà e impegno, come i tremila architetti e ingegneri americani che, mettendo a repentaglio il proprio posto di lavoro, sono riusciti a dimostrare in modo definitivo la “demolizione controllata” delle Torri Gemelle». Cercare la verità, appunto, senza trarre conclusioni affrettate: nel suo ultimo lavoro, “American Moon”, Mazzucco si avvale dei maggiori fotografi internazionali per dimostrare che le immagini del mitico allunaggio del ‘69 non sono state realizzate sulla Luna, ma in studio. «Il che non significa che non siamo mai stati sulla Luna: significa che le immagini mostrate al mondo erano false». Il potere statunitense è finito nel mirino di Mazzucco in svariate occasioni: nel 2007 ha firmato il documentario “L’altra Dallas – Chi ha ucciso Robert Kennedy?”. Un giallo tutt’altro che chiuso, quello che circonda la morte del fratello di Jfk, assassinato il 6 giugno 1968 nelle cucine dell’Hotel Ambassador di Los Angeles per fermare la sua corsa alla Casa Bianca: «Nonostante vi siano almeno venti persone che hanno visto Sirhan Sirhan sparare a Kennedy, sono emersi nel corso del tempo svariati elementi che tendono decisamente a scagionarlo».Lo chiamano Deep State, ed è qualcosa che affonda le sue radici nella nebulosa che tiene insieme esponenti della supermassoneria sovranazionale neo-oligarchica messa a nudo da Gioele Magaldi nel bestseller “Massoni”, con propaggini nella Cia e nell’Fbi, al Pentagono, alla Casa Bianca, in centri di comando assoluti come il Council on Foreign Relations. Da quegli ambienti scaturì il Pnac, Piano per il Nuovo Secolo Americano, attraverso cui i neocon – i Bush e Cheney, Wolfowitz, la Rice, Donald Rumsfeld – pianificarono apertamente la “guerra infinita” a cui il maxi-attentato dell’11 Settembre avrebbe spianato la strada. Massimo Maazzucco ne parla nel documentario “Il nuovo secolo americano”, uscito nel 2008 per illuminare «tutti i retroscena storici, politici, economici e filosofici che avrebbero portato agli attentati dell’11 Settembre per vie ben diverse da quelle che ci sono state raccontate». Non è possibile, infatti, comprendere gli attacchi alle Torri «se non si conosce la storia che c’è alle loro spalle». Ma lo sguardo di Mazzucco – giornalista vero – si estende anche oltre l’agenda geopolitica: nel video “I padroni del mondo”, uscito sempre nel 2008, esplora il territorio misteriosamente ibrido che comprende avvistamenti Ufo, ruolo dei militari e pericolo atomico.“I padroni del mondo”, spiega, non è un classico film sugli Ufo, ma «un film che cerca di comprendere il motivo per cui tutte le informazioni raccolte fino ad oggi sugli Ufo ci vengano tenute nascoste dai militari del Pentagono». E’ forse trovando questa risposta, ipotizza il video-reporter milanese, che si può scoprire qualcosa anche sull’esistenza di «esseri provenienti da altri pianeti, e sulle loro eventuali intenzioni». Tanto per essere espliciti: l’ufologo Roberto Pinotti, da decenni in contatto l’aeronautica militare italiana, ricorda che i gesuiti hanno speso milioni di dollari per allestire sul Mount Graham, in Arizona, un potente osservatorio astronomico dedicato allo studio dell’esobiologia, cioè la vita aliena. “L’extraterrestre è mio fratello”, titolò clamorosamente “L’Osservatore Romano” intervistando padre José Gabriel Funes, astronomo e gesuita, direttore della Specola Vaticana: un centro «che possiede anche un telescopio ad alta tecnologia e vanta un team di scienziati che fa invidia a quello della Nasa», ricorda Agnese Pellegrini su “Famiglia Cristiana”. Ma se padre Funes scruta il cielo in attesa dello sbarco dei “fratelli dello spazio”, Massimo Mazzucco – al solito – scava dietro le verità ufficiali, prendendo per le corna il toro del potere: perché i militari non ci raccontano tutto quello che sanno?Inutile sperare che sui giornali si riscontri altrettanto impegno, nella ricerca delle notizie che contano, anche – per dire – in un settore delicatissimo come quello della salute. E’ del 2009 la dirompente indagine sulle cure alternative per il tumore (“Cancro, le cure proibite”), nel quale Mazzucco mette a nudo il silenzio assordante che copre i clamorosi risultati già ottenuti da decine di medici, in tutto il mondo, per i quali il cancro non è più una malattia incurabile. Negli ultimi 100 anni, riassume il trailer del documentario, dozzine di scienziati, medici e ricercatori hanno trovato diverse cure valide per il cancro, spesso supportate anche da migliaia di testimonianze di pazienti guariti – ma noi non lo abbiamo mai saputo: perché? Statistiche: cent’anni fa si ammalava di cancro solo una persona su 20, oggi invece una su 3 (e negli Usa, un individuo su 4 muore di cancro). Chi sopravvive, viene semi-distrutto dalla chemio: dolori, gonfiore, febbre, nausea, vomito e svenimenti, senza contare l’abbattimento delle difese immunitarie e quindi il rischio elevatissimo di contrarre altri tumori, di cui l’organismo ormai indifeso diviene facile preda. Quando mai se ne parla, sui giornali, di cure di successo contro lo stramaledetto cancro?«Da cent’anni – dichiara Mazzucco – la medicina ufficiale nega che esista una cura risolutiva». Il video mostra sanitari come Max Gerson, che guarisce pazienti considerati “terminali”, così come il collega Harry Hoxsey. Medici per i quali il cancro non è più invincibile: da Tullio Simoncini a René Caisse. Racconta un anziano paziente: «Mi avevano detto che sarei morto in 24 ore, e invece eccomi qua». L’elenco di medici anti-cancro è lungo quasi quanto il Novecento: Chas Ozina e Josef Issels, Emanuel Revici, Royal Rife. E poi Gaston Naessens e Linus Pauling, senza contare Wilhelm Reich e Ryke Hamer. «Perché tutti coloro che hanno proposto una nuova cura, negli ultimi cento anni, sono stati sistematicamente ignorati, derisi, combattuti e spesso anche messi in prigione?». Nel video, rispondono operatori della sanità: «Il cancro è un grosso affare, uno dei più grandi che ci siano». Nel solo 2004, Big Pharma ha fatturato oltre mezzo “biliardo” (“550 billion”, cioè 550 miliardi di dollari). I medici intervistati da Mazzucco parlano di «inviti a pranzo, cene gratis, Champagne». Scandisce il norvegese Per Lonning, dell’Haukeland Hospital di Bergen: «Arriveremo a trovare la cura? La questione non è “se”, ma “quando”». Solo questione di volontà politica, in altre parole. E di soldi, tanto per cambiare.Dice Mark Abadi, psicologo: «La farmaceutica è l’industria di maggior successo nel mondo. Quello che non vogliono è che tu guarisca». Chiosa un’anziana, fissando la telecamera: «Se i medici sanno che c’è una cura, eppure mandano i pazienti a casa a morire, quella è un’atrocità peggiore dell’Olocausto». Tra i rimedi anti-cancro recentemente ammessi c’è anche la marijuana, le cui infiorescenze sono ricchissime di Tch, un principio attivo (già usato da Big Pharma in modo non dichiarato) che in molti casi distrugge le cellule tumorali, oltre ad alleviare le sofferenze dei pazienti. Mazzucco ne parla nel documentario “La vera storia della marijuana”, uscito nel 2010. Domanda: «Che cosa si nasconde dietro alla ossessiva, incessante e terrificante guerra alla droga?». La realtà che si cela sotto la proibizione di questa pianta è «qualcosa di assolutamente impressionante e sconvolgente, con una portata storica che condiziona in modo determinante la vita quotidiana di tutti noi, compreso chi non ha mai visto da vicino nemmeno uno spinello». Tanto per dire, in tutte le civiltà, la marijuana è stata la pianta più utile per l’intera umanità: se ne ricavano carta e tessuti per abiti, olio, corde, medicine. Dalla canapa è possibile produrre anche un’ottima plastica naturale. Ecco il punto: il boom della cannabis avrebbe tagliato le gambe all’industria (sanguinosa) del petrolio.La cannabis, aggiunge Mazzucco nel suo video, è stata usata fin dall’antichità per combattere malaria, reumatismi e dolori mestruali, epilessia, coliche e anche gastriti, anoressia e tifo. Non ci credete? Il medico personale della regina Vittoria, Sir John Russell Reynolds, nel 1890 la definì «una delle medicine più importanti a disposizione dell’uomo». Poi, da un giorno all’altro, questa pianta miracolosa è diventata il frutto proibito, la radice di ogni male: fonte di peccato, perversione e immoralità. Una pericolosa scorciatoia verso la devianza e la follia. Una demonizzazione devastante, improvvisa e sospetta, proprio in prossimità del boom del petrolio. Mazzucco ricorda che Harry Anslinger, del Federal Bureau of Narcotics, fece proibire la marijuana in tutto il mondo: chi lo finanziava? Lo spiega il suo filmato, ora proposto anche come strenna – in cofanetto – insieme a tutti gli altri: un’ottima occasione per fare scorta di informazioni serie, comprovate da documentazioni a prova di bomba.A Mazzucco, naturalmente, il mainstream dà del complottista: un modo facilotto per tentare di sbarazzarsene. Se c’è una dote nella quale l’autore eccelle è proprio la prudenza. Regola numero uno: verificare le notizie in modo da avere sempre almeno 3-4 conferme incrociate. Cosa che i giornalisti hanno smesso di fare da secoli, limitandosi per lo più a passare veline governative. A lettori e telespettatori rifilano quasi solo robaccia, semplice gossip politico, guardandosi bene dall’impensierire il potere. Mazzucco rimpiange il Mentana dei bei tempi, che a suo modo era coraggioso. «Poi, col tempo, si è integrato nel sistema. Arrivato a La7, poteva diventare “il primo degli ultimi”. Invece, si è accontentato di essere “l’ultimo dei primi”». A chi ha fame di notizie vere, naturalmente, resta il web: «Oggi sulla Rete troviamo informazioni impensabili, dieci anni fa, grazie al lavoro tenace e paziente di migliaia di attivisti». Lavoro che “dà fastidio”, come auspicava l’anziano Nuto Revelli, tant’è vero che la politica – italiana, europea – continua a tentare di imbavagliare i blog. E i giornalisti? Silenti, su tutta la linea. Si consolino: se vogliono scoprire come sono andate davvero le cose, in molti tornanti dell’attualità, possono sempre guardarsi i dvd di Massimo Mazzucco. Vere e proprie miniere di notizie.(Tutti i dvd ideati, prodotti e diretti da Massimo Mazzucco sono acquistabili singolarmente, on-line, attraverso il sito “Luogo Comune”. Per il Natale 2018, è anche possibile acquistarli in un’unica soluzione – versione cofanetto – al prezzo scontato di 49 euro).«Ragazzi, ricordatevi di dare fastidio, sempre, a chi comanda». Furono le ultime parole che lo scrittore Nuto Revelli rivolse agli studenti delle scuole che spesso visitava. Autore di memorabili libri-denuncia come “La guerra del poveri” sulla ritirata di Russia e “Il mondo del vinti” sull’agonia delle valli alpine spopolate dall’era industriale, Revelli rappresentò una voce importante (e scomoda, quindi isolata) nella coscienza italiana del dopoguerra. Il suo lascito: cercare la verità, ad ogni costo. Quello che, in teoria, dovrebbe fare ogni giornalista degno di questo nome. Quanti ce ne sono, oggi, in circolazione? Pochissimi, secondo il Premio Pulitzer americano Seymour Hersh: «Se i reporter avessero fatto il loro dovere, in questi decenni, avremmo avuto meno guerre e meno stragi, perché il potere non avrebbe osato mentire così spudoratamente all’opinione pubblica». La madre di tutte le stragi, quella dell’11 settembre 2001, colse il milanese Massimo Mazzucco nella sua abitazione di Los Angeles, dove lavorava come sceneggiatore per la Dino De Laurentiis, dopo aver fatto la sua brava gavetta in Italia in qualità di fotografo, assistente di Oliviero Toscani. Quel giorno, Massimo vide – come tutto il resto del mondo – l’impatto del primo aereo. E vide che trascorse un intervallo interminabile prima che avvenisse l’urto del secondo velivolo, senza che nel frattempo si fosse levato in volo un solo caccia a presidiare i cieli.
-
Border Nights, dove sono di casa le domande più scomode
«Se non ci foste, bisognerebbe inventarvi». Che faccia farebbero, al Tg1, se ricevessero un messaggio simile? Qualcuno ha mai scritto, a Mentana, qualcosa come «grazie di esistere»? Quello, semmai, è il tenore delle comunicazioni rivolte, in modo sistematico, a “Border Nights”, trasmissione web-radio in live streaming su “Web Radio Network” ogni martedì sera da ormai otto anni. E’ seguita da migliaia di appassionati ascoltatori, fedelissimi di lunga data o fan più recenti, che poi scrivono: «M’è capitato una volta di sentirvi e, da allora, non mi perdo una puntata». Fabio Frabetti, il giovane conduttore – affiancato da Paolo Franceschetti per la consueta mezz’ora “a ruota libera”, spesso condita di autorionia esilarante – si avvale anche delle interviste di Stefania Nicoletti su temi di scottante attualità, mentre una vera signora della radiofonia, Barbara Marchand (Radio Montecarlo, RadioRai), ha licenza di curiosare tra libri e film, giganti del pensiero e follie contemporanee. Nell’assortimento della “notte ai confini” ci sono anche lo stile genuinamente complottistico del “Maestro di Dietrologia”, le divagazioni esoteriche di Federica Francesconi, i singolari profili astrologici con i quali Germana Accorsi tratteggia politici, star e protagonisti della cronaca. Cuore di ogni puntata: grandi ospiti, presenti in diretta, coi i quali gli ascoltatori possono interagire in tempo reale inviando messaggi, via email e in chat.Tra le ultime voci intervenute, quelle di Giovanni Fasanella (il caso Moro) e Gioele Magaldi (elezioni), lo scomodo reporter Gianni Lannes, il regista Massimo Mazzucco (“American Moon”, l’uomo sulla Luna secondo Washington), che si aggiungono a quelle dei vari Giulietto Chiesa, Marcello Foa, Claudio Messora di “ByoBlu”. Geopolitica e temi spinosi, spesso dribblati dal mainstream, che invece a “Border Nights” trovano piena cittadinanza: dalle strane morti per doping ai misteriosi delitti rituali, passando per le scie chimiche e i gialli irrisolti della storia italiana. Vicende come il delitto di Pasolini e la morte di Rino Gaetano ricostruita dall’avvocato Bruno Mautone, fenomeni come il satanismo e la saga horror del Mostro di Firenze (secondo Carmelo Carlizzi e il pm perugino Giuliano Mignini). “Verità cercasi”, fino alla recente sentenza che condanna il ministero della difesa per il silenzio sul sequestro di Davide Cervia, specialista elettronico della marina militare italiana rapito sulla porta di casa e sparito nel nulla 28 anni fa. Dalla tragedia di Ustica a quella della Costa Concordia, passando per gli attentati firmati Isis, si cerca sempre una lettura diversa – anche simbolica – sulle tracce di possibili indizi.“Border Nights” è anche una finestra sui “saperi altri”, come la spettacolare lettura simbologica offerta da Michele Proclamato, tra Cartesio e Arcimboldo, Vitruvio e i “cerchi nel grano”. E poi la lettura “spirituale” proposta da Fausto Carotenuto, la lezione di Steiner secondo Piero Cammerinesi, le vie “alternative” alla conoscenza (Ambra Guerrucci, Stefano Mayorca, Manuela Pompas) e la medicina reinterpretata da Gabriella Mereu (approccio psicologico) e Marcello Pamio (vaccini). C’è davvero di tutto, su “Border Nights”: la Bibbia riletta da Mauro Biglino, la scienza divenuta ultra-dogmatica per Enzo Pennetta, la “dittatura” tecnologica del mondo contemporaneo senza più diritti (Ugo Mattei). Una giovane ricercatrice come Enrica Perucchietti denuncia le menzogne orwelliane del mainstream, fra terrorismo “false flag” e psicosi “fake news”, mentre lo storico Enrico Montermini svela il rapporto tra Mussolini e i circoli massonici internazionali che favorirono l’avvento del fascismo. Lara Pavanetto illumina altre pagine inesplorate di storia, mentre Varo Venturi, Roberto Pinotti, Corrado Malanga e Massimo Barbetta si addentrano – in modi diversissimi – nel mondo dell’ufologia, cioè nell’universo “rivelato da Giordano Bruno”, come spiega l’astrofisica Giuliana Conforto.Sempre tra le stelle, il celebre astrologo Marco Pesatori si muove in modo del tutto inedito, quasi quanto il poetico Silvano Agosti nella vita quotidiana, sognando la sua “Kirghisia”, il mondo di armonia al quale abbiamo voltato le spalle. Last but not least, naturalmente, Gianfranco Carpeoro: avvocato e scrittore nonché colonna portante di “Border Nights”, il simbologo e gran maestro, cultore dei Rosacroce, offre spunti spiazzanti e memorabili la domenica mattina nella rubrica “Carpeoro Racconta”, in web-streaming su YouTube, appuntamento imperdibile per i fan della “notte ai confini”. «Viviamo, senza saperlo, immersi in un pensiero di tipo magico: tendiamo a chiederci sempre e solo “come” fare qualcosa, mai “perché”». La tesi di Carpeoro si traduce in una sorta di manifesto, che “Border Nights” fa proprio: offre spazi generosi a voci spesso isolate, autori poco noti, denunce inascoltate. Trasmissioni mai banali, sempre stimolanti – non è un caso, il “grazie di esistere” che la redazione si vede così spesso recapitare. E’ un nuovo modo di fare informazione: aperto e leale, rispettando e coinvolgendo il pubblico. Beninteso: la trasmissione si regge sul solo volontariato. Ai “follower” più affezionati, ora si propone una sorta di libera sottoscrizione, mediante crowdfunding, su “Produzioni dal basso”. «Ma in ogni caso – assicura Frabetti – noi continueremo come prima, offrendo il nostro lavoro settimanale gratuitamente, a tutti».«Se non ci foste, bisognerebbe inventarvi». Che faccia farebbero, al Tg1, se ricevessero un messaggio simile? Qualcuno ha mai scritto, a Mentana, qualcosa come «grazie di esistere»? Quello, semmai, è il tenore delle comunicazioni rivolte, in modo sistematico, a “Border Nights”, trasmissione web-radio in live streaming su “Web Radio Network” ogni martedì sera da ormai otto anni. E’ seguita da migliaia di appassionati ascoltatori, fedelissimi di lunga data o fan più recenti, che poi scrivono: «M’è capitato una volta di sentirvi e, da allora, non mi perdo una puntata». Fabio Frabetti, il giovane conduttore – affiancato da Paolo Franceschetti per la consueta mezz’ora “a ruota libera”, spesso condita di autorionia esilarante – si avvale anche delle interviste di Stefania Nicoletti su temi di scottante attualità, mentre una vera signora della radiofonia, Barbara Marchand (Radio Montecarlo, RadioRai), ha licenza di curiosare tra libri e film, giganti del pensiero e follie contemporanee. Nell’assortimento della “notte ai confini” ci sono anche lo stile genuinamente complottistico del “Maestro di Dietrologia”, le divagazioni esoteriche di Federica Francesconi, i singolari profili astrologici con i quali Germana Accorsi tratteggia politici, star e protagonisti della cronaca. Cuore di ogni puntata: grandi ospiti, presenti in diretta, coi i quali gli ascoltatori possono interagire in tempo reale inviando messaggi, via email e in chat.