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Bomba di Trump sull’Oms: via i fondi all’oscura rete Covid
La prima, vera mossa politica contro il coronavirus arriva da Washington: il presidente Donald Trump annuncia il taglio dei fondi statunitensi all’Organizzazione Mondiale della Sanità. L’accusa, formale: l’Oms sarebbe troppo filo-cinese. «La ritorsione era nell’aria da tempo», scrive Federico Rampini su “Repubblica”, «dopo che tra l’agenzia sanitaria collegata all’Onu e la Casa Bianca si erano moltiplicate le tensioni». Trump ha accusato l’Oms di una gestione «disastrosa» della pandemia. In particolare, specifica Rampini, non ha perdonato all’agenzia multilaterale di averlo attaccato quando vietò l’ingresso di viaggiatori provenienti dalla Cina. «Tutti sanno quello che sta succedendo là dentro», ha detto, riferendosi all’Oms e in particolare alla «disastrosa decisione di opporsi alle restrizioni di viaggio dalla Cina». Sotto accusa per le sue “sottovalutazioni” iniziali sulla pandemia, nonché «criticato da molti governatori di Stati Usa per le promesse di aiuti federali che non arrivano», Trump si è sempre vantato di aver agito prima di altri nel vietare gli sbarchi di viaggiatori dalla Cina. Anche l’Italia – ricorda sempe Rampini – fu tra i primi paesi a varare quel genere di restrizioni, e inizialmente venne criticata dall’Oms.I media americani, anche quelli più “progressisti” e critici nei confronti di Trump, non sono stati teneri nei confronti dell’Oms. «Più volte è stato sottolineato che l’organizzazione internazionale attese un mese prima di dichiarare una pandemia», annota “Repubblica”. E il suo direttore generale «si recò a Pechino ad omaggiare Xi Jinping, tacendo sui silenzi e le censure iniziali con cui il governo cinese nascose al mondo l’epidemia». E’ stato anche osservato come l’influenza cinese sia aumentata all’interno dell’Oms – e di altre agenzie Onu – benché gli Stati Uniti rimanessero il finanziatore numero uno. Tuttavia molti osservatori americani, per esempio il “filantropo” Bill Gates (ormai, fornitore di vaccini), sostengono che una delle lezioni di questa pandemia dovrebbe essere un rafforzamento della cooperazione internazionale. Già, ma a quali condizioni? Nel mirino di Trump è soprattutto il direttore dell’Oms, l’etiope Tedros Adhanom Ghebreyesus, passato «dal governo violento dell’Etiopia agli intrecci di favori con la Cina». Biologo e poi politico – ricorda Giusy Baioni, sul “Fatto Quotidiano” – il capo dell’Oms è stato «ministro del governo illiberale di Meles Zenawi». Poi la nomina all’Oms, quando presidente dell’Unione Africana – che lavorò per la sua elezione – era Robert Mugabe, dittatore dello Zimbabwe, che lo volle “ambasciatore di buona volontà”.«Dallo scoppio della pandemia – aggiunge il “Fatto” – Ghebreyesus ha elogiato Pechino», in modo plateale. Motivo: Xi Jinping «gli ha promesso il raddoppio dei finanziamenti». Ma non è tutto: «Il suo paese e la Cina sono legati a doppio filo da progetti economici e infrastrutturali per milioni di dollari». Proprio l’Etiopia è infatti considerata una “porta” strategica, per la penetrazione cinese nel continente nero. Geopolitica, dunque: ecco perché Trump (su cui imcombono le presidenziali di novembre) ora cerca di ostacolare l’Oms, vista come longa manus delle ambizioni “imperiali” della Cina in Africa, in aperta concorrenza – simmetrica – con l’imperialismo finanziario e commerciale statunitense. Ma c’è dell’altro, evidentemente. Quello di Trump è il primo atto politico – fortemente simbolico – che segna una clamorosa rottura dell’unanimismo mondiale imposto dalla pandemia. Una situazione più che anomala, nella quale l’Oms si è ritagliata un ruolo probabilmente abnorme, imponendo la ricetta-Wuhan (quarantena e coprifuoco) a tutti i governi travolti dal Covid-19. «Dovremo entrare nelle vostre case e portare via i contagiati», si è spinto a dichiarare Michael Ryan, direttore esecutivo dell’Oms, facendo inorridire mezzo mondo.La clamorosa rottura della “pax sanitaria”, imposta da Trump mettendo alla porta i tecnocrati dell’Oms, riaccende inevitabilmente i riflettori sui retroscena all’origine del disastro, con lo scambio di accuse tra Usa e Cina. Da una parte Pechino, che dipinge gli States come un possibile vettore del focolaio di Wuhan, grazie alla presenza (alle “olimpiadi militari” dello scorso autunno) di soldati Usa forse portatori inconsapevoli del virus. «Potrebbe essere stato l’esercito Usa ad aver portato l’epidemia a Wuhan», ha affermato il portavoce del ministero degli esteri cinese, Zhao Lijian, esibendo in video l’audizione al Congresso degli Stati Uniti in cui Robert Redfield, il direttore del Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie (l’Istituto Superiore di Sanità americano) ha riconosciuto che alcune persone, decedute negli Usa già nel 2019 a causa di una strana e violenta polmonite, sarebbero morte in seguito a un’esplosione, non diagnosticata per tempo, di Covid-19.In parallelo, pesano i sospetti (speculari) sul laboratorio cinese di Wuhan che gli Usa sospettano possa aver avuto un ruolo – forse accidentale, colposo – nella diffusione del nuovo coronavirus Sars-Cov-2. Laboratorio in realtà aperto con scienziati francesi e di altri paesi, tra cui gli Stati Uniti. Quanto alla possibile trasmissione del virus dal pipistrello all’uomo, è emerso uno studio prodotto con larghissimo anticipo dall’università californiana di Berkeley: studio finanziato dalla Darpa, l’agenzia del Pentagono che sviluppa armi sperimentali, anche biologiche e batteriologiche. Pur tra molte incertezze, la comunità scientifica sembra condividere una convinzione: se anche questo viurs è stato deliberatamente “ingegnerizzato” in laboratorio, modificando geneticamente l’Rna, è praticamente impossibile provarlo. In altre parole: se di crimine si trattasse, sarebbe un delitto perfetto. Ma ecco il punto: al di là dei singoli settori cinesi e occidentali coinvolti nella vicenda, dietro al velo rituale dei battibecchi diplomatici sembra emergere un possibile ruolo, proprio dell’Oms, attorno all’oscura origine del virus che può esplodere nella patologia Covid-19.E’ questo, a quanto pare, il vero obiettivo di Trump: denunciare eventuali intrecci oscuri – non solo cinesi – dietro alla potente organizzazione sanitaria delle Nazioni Unite. Il laboratorio di Wuhan operava infatti sotto la supervisione dell’Oms, che di lì a poco ha quasi “preso il potere” quasi ovunque, installando i suoi uomini nei governi e pilotando la gestione dell’emerenza in modo severissimo, fino a mettere in pericolo la sopravvivenza di intere economie, come quella italiana, con il rischio di un collasso anche sociale. Finora, i maggiori paesi travolti dalla pandemia hanno subito il modello-Wuhan (applicato in modo letteralmente “cinese”, in Italia), limitandosi a giocare di rimessa per limitare i danni economici. Spettacolare, in questo caso, l’ipocrisia dell’Ue: incapace – grazie all’élite finanziaria tedesca, che utilizza l’egoismo dell’Olanda – di uscire davvero dalla psicopatologia del rigore, persino di fronte a una vera e propria catastrofe umanitaria. E mentre da noi la discussione di avvita sulle giravolte autoritarie dell’inedito “stato d’eccezione” varato da Conte (premier mai eletto da nessuno), è Trump a sparigliare le carte: verrà il giorno – sembra dire – in cui faremo davvero i conti, con l’Oms. E quel giorno, l’Oms dovrà spiegare cos’è davvero diventata, e quali forze hanno investito su di essa per farne il nuovo, potenziale governo-ombra del pianeta. Un quasi-regime, pronto a confiscare libertà e democrazia sotto la guida di una “polizia sanitaria” non trasparente e per nulla rassicurante, in grado di imporre la sua agenda. Non a tutti, però: non agli Usa. Sembra essere questo, il vero segnale di Trump.La prima, vera mossa politica contro il coronavirus arriva da Washington: il presidente Donald Trump annuncia il taglio dei fondi statunitensi all’Organizzazione Mondiale della Sanità. L’accusa, formale: l’Oms sarebbe troppo filo-cinese. «La ritorsione era nell’aria da tempo», scrive Federico Rampini su “Repubblica“, «dopo che tra l’agenzia sanitaria collegata all’Onu e la Casa Bianca si erano moltiplicate le tensioni». Trump ha accusato l’Oms di una gestione «disastrosa» della pandemia. In particolare, specifica Rampini, non ha perdonato all’agenzia multilaterale di averlo attaccato quando vietò l’ingresso di viaggiatori provenienti dalla Cina. «Tutti sanno quello che sta succedendo là dentro», ha detto, riferendosi all’Oms e in particolare alla «disastrosa decisione di opporsi alle restrizioni di viaggio dalla Cina». Sotto accusa per le sue “sottovalutazioni” iniziali sulla pandemia, nonché «criticato da molti governatori di Stati Usa per le promesse di aiuti federali che non arrivano», Trump si è sempre vantato di aver agito prima di altri nel vietare gli sbarchi di viaggiatori dalla Cina. Anche l’Italia – ricorda sempre Rampini – fu tra i primi paesi a varare quel genere di restrizioni, e inizialmente venne criticata dall’Oms.
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Appello: ribelliamoci alla dittatura del Ministero della Verità
La tenaglia della censura sta per stringersi sulla Rete e sulle voci della libera informazione. I segnali ci sono già tutti. Questa voglia di censura si sta articolando su due fronti, precisi e distinti. Il primo ramo della tenaglia è la legittimazione del cosiddetto “giornalismo dei professionisti”, l’informazione mainstream, come unica fonte valida per ricevere informazioni affidabili. Il secondo ramo della tenaglia è la delegittimazione, uguale e contraria, delle voci della libera informazione. Noi siamo liberi, le grandi televisioni no: per vivere hanno bisogno degli sponsor pubblicitari. E se a uno sponsor un certo discorso non piace, quel discorso in Tv non viene fatto. Sulle televisioni nazionali non vedrete mai, ad esempio, una seria e approfondita discussione sulla sicurezza dei vaccini, perché le case farmaceutiche sono tra i maggiori sponsor delle televisioni, e alle case farmaceutiche non fa piacere che si metta in discussione la sicurezza dei vaccini. Ecco perché da Fazio vedrete sempre e solo Burioni che pontifica a senso unico, ma non vedrete mai nessuno che gli fa un serio contraddittorio. Né vedrete mai una seria discussione sulla potenziale pericolosità del 5G: perché tra gli altri grandi sponsor delle televisioni ci sono le multinazionali della telefonia, a cui non fa piacere che venga messa in discussione la sicurezza delle loro tecnologie.Attenzione: non sto dicendo necessariamente che i vaccini non siano sicuri, o che il 5G sia sicuramente dannoso per la salute; sto solo dicendo che discussioni vere, approfondite – con un vero contraddittorio, su questi argomenti importantissimi per la nostra salute – in televisione non le vedrete mai (perché le televisioni non sono libere, sono controllate dagli sponsor che gli pagano gli stipendi e i costi di produzione). Noi invece siamo liberi, possiamo fare tutte le interviste e i dibattiti che vogliamo: e questo naturalmente dà molto fastidio, a quelli che vorrebbero il controllo totale dell’informazione. E adesso che i nostri numeri stanno aumentando di parecchio, visto che ormai tutti insieme facciamo svariati milioni di visualizzazioni ogni mese, hanno deciso di partire al contrattacco. Questa è la premessa; vediamo adesso, più da vicino, i due rami di questa manovra a tenaglia che vorrebbe soffocarci tutti. Il primo ramo, come dicevo, è quello della auto-legittimazione: “Noi del mainstream siamo gli unici di cui potete fidarvi”. Chi lo dice? “Lo diciamo noi, del mainstream”. Autoreferenzialità, appunto. Mediaset: «Oggi più che mai, l’informazione influenza la nostra vita e la nostra sicurezza. Le notizie sono una cosa seria: fidati dei professionisti dell’informazione. Scegli gli editori reponsabili, gli editori veri. Scegli la serietà».“Scegli gli editori reponsabili, gli editori veri. Scegli la serietà”. Eccoli qui, gli editori responsabili: sono loro. La Rai, Mediaset e La7, più tutti i quotidiani più importanti. Peccato che, se vai poi a guardare più da vicino, i primi a raccontare “fake news” siano spesso proprio loro. Facciamo qualche esempio. Un classico, ormai passato alla storia, risale al 2014. Il ministro della salute Lorenzin va da Bruno Vespa e mette in atto una vera e propria azione di terrorismo mediatico, descrivendo una terribile epidemia di morbillo che sarebbe avvenuta a Londra l’anno precedente: «Sono morti 270 bambini». Poi qualcuno è andato a verificare sui siti del governo inglese, e ha scoperto che l’anno prima (il 2013) c’era stato un solo morto di morbillo – un adulto di 25 anni, fra l’altro, morto per una complicanza polmonare. La redazione di “Porta a porta” è stata travolta da una valanga di email di protesta – io stesso ne ho scritta una – chiedendo una correzione immediata della “fake news”. Ma non è successo niente: la correzione, da parte di Vespa, non c’è mai stata. Eppure il “codice deontologico del giornalista” dice chiaramente: «Il giornalista corregge senza ritardo errori e inesattezze».L’anno dopo, 2015, la Lorenzin ripete la stessa bugia nella trasmissione “Piazza pulita” di Corrado Formigli. «Di morbillo si muore, in Europa: in un’epidemia di morbillo a Londra, lo scorso anno, sono morti più di 200 bambini». Nuovo controllo: morti di morbillo a Londra nel 2015, cioè l’anno prima: zero. Nuova valanga di email di protesta, comprese le mie, con ripetute richieste di correzione. E nuovamente, nessuna correzione (in questo caso, da parte di Formigli). Eppure non c’è solo il codice deontologico, c’è anche il “testo unico dei doveri del giornalista” a ricordargli che «devono essere rettificate le notizie che risultino inesatte e riparati gli eventuali errori». Invece niente, nessuna correzione: la bugia passa tranquillamente sul mainstream, viene ripetuta, rimane impressa nella mente degli spettatori. E quelli che si sono resi responsabili di propaganda non la correggono, pur sapendo benissimo che era un “fake” (lo sanno, perché li abbiamo informati noi).Altro esempio: Giovanna Botteri, corrispondente da New York, distorce platealmente una deposizione di Tex Tillerson, futuro segretario di Stato americano, per farlo apparire un amico di Putin che condona, in qualche modo, i suoi presunti crimini di guerra in Siria (presunti da Marco Rubio, ovviamente, che lo sta interrogando). «Rex Tillerson, che della Russia è notoriamente un amico, al Congresso prende le distanze da Mosca, ma non da Putin: alla domanda del repubblicamo Rubio se lo considera un criminale di guerra, risponde “no”». Io mi sono stupito di una risposta del genere, da parte di Tillerson. Allora sono andato a cercare lo scambio originale con Marco Rubio, e ho scoperto che la risposta di Tillerson è stata completamente distorta dalla Botteri. Tillerson non ha mai detto «no, per me Putin non è un criminale», e quindi (sottinteso) «condono le sue azioni in Siria». Ma ha detto che lui non userebbe mai quel termine; che si tratta di un’accusa molto grave; e che, prima di fare un’affermazione del genere, avrebbe bisogno di molte più informazioni, rispetto a quelle disponibili. Ora, è un fatto molto grave, per una giornalista della Rai, distorcere in quel modo le parole del ministro degli esteri americano. Anche in questo caso, avevo scritto alla redazione del Tg chiedendo una correzione, e anche stavolta la correzione non c’è stata.Altro esempio, Enrico Mentana: prima dichiara di sostenere apertamente la posizione del Cicap sull’11 Settembre, cioè la versione ufficiale del governo americano, e poi manda in onda 16 “fake news” consecutive (16 di numero, una dietro l’altra), raccontate da Paolo Attivissimo in una sola trasmissione. Un record assoluto: credo che non verrà mai battuto, nella storia. Io faccio un video, dove dimostro – documenti alla mano – che tutte le affermazioni di Attivissimo sono false, dalla prima all’ultima, e lo segnalo alla redazione di Mentana per chiedere una correzione: siamo ancora qui ad apettare che arrivi. Evidentemente, per giornalisti come Vespa, Formigli, Botteri o Mentana, il “codice deontologico” è solo carta straccia. Un ultimo esempio, clamoroso, avvenuto lo scorso gennaio sempre su La7. Andrea Purgatori presenta uno speciale sulla morte di Soleimani. Su Twitter annuncia, con gran fanfara, «le immagini dell’uccisione del generale Soleimani». Sentite con quale enfasi drammatica Purgatori commenta le immagini: «Sono immagini drammatiche, anche se in bianco e nero. Come vedete c’è un convoglio, sentite le parole del pilota che sta manovrando il drone. Guardate come vengono colpiti, uno ad uno, tutti i convogli. Ora ci saranno dei puntini bianchi (guardate, sulla destra): sono uomini che cercano di scappare da questo attacco». Peccato che le immagini che sta mandando in onda siano quelle di un videogioco. Non solo non sono le immagini dell’attentato a Soleimani: non sono nemmeno immagini reali.Preso in castagna, non solo Purgatori si rifiuta di correggere l’errore, ma raddoppia addirittura la posta. Stuzzicato su Twitter nientemeno che da Paolo Attivissimo, Purgatori risponde: «Certo che è un videogioco, lo sapevo, ma rappresentava tecnicamente una perfetta dimostrazione di come colpisce un drone». Peccato che lui stesso, in trasmissione, ci abbia confermato che non fosse un videogioco. Sentite: «Vi faccio subito vedere una cosa: somiglia molto a un videogioco, ma non è un videogioco». Quindi cosa fa Purgatori? Ci rifila un “fake”, e nel frattempo ci assicura che non si tratta di un “fake”. Cioè: ci mente, sapendo di mentire. Questo è un caso talmente perverso che non penso sia nemmeno contemplato, nel famoso “codice deontologico” dei giornalisti. Quindi i Bruno Vespa, i Formigli, le Botteri, i Mentana, i Purgatori… sarebbero questi i famosi “professionisti dell’informazione” di cui dovremmo fidarci a scatola chiusa? Come direbbe Antonio Razzi, “questo non creto”. Ci sono certamente, in giro, degli ottimi giornalisti, che riescono a fare bene il loro lavoro nonostante le pastoie che gli impone il sistema – e a questi vanno tutte le lodi possibili. Ma ce ne sono anche tanti, come abbiamo visto, che fanno i furbini. E mentono, sapendo di mentire, pur di portare avanti la loro agenda politica o personale. Quindi, come in tutte le cose, si giudica caso per caso. Non si danno pass generalizzati a nessuno, qui: non si fanno sconti per comitive. Troppo comodo dire “noi siamo l’informazione ufficiale, fidatevi di noi”. La nostra fiducia ve la dovete guadagnare giorno per giorno, servizio per servizio, telegiornale per telegiornale.Veniamo adesso all’altro braccio della tenaglia: l’attacco, sempre più serrato, alla libera informazione. E’ un attacco che tende chiaramente a criminalizzarla, per avere la scusa per poi tapparci in qualche modo la bocca. Questo disegno ormai è evidente è ben coordinato e arriva chiaramente dall’alto, visto che ormai è a livello governativo. L’Ansa: “Martella, sottosegretario alla presidenza del Consiglio: creata unità contro fake news”. Naturalmente si usa la scusa del coronavirus: e così, nel frattempo, ci si vuole arrogare il diritto di decidere cosa sia falso e cosa no. Poi, una volta stabilito questo principio, sarà molto facile utilizzarlo ovunque torni comodo. Addirittura, qualche sera fa, Andrea Purgatori – proprio lui – ha dedicato una puntata di “Atlantide” alle “fake news”. Il servizio si intitolava “Fake Room, la Fabbrica delle Bugie”. Cioè, praticamente: quelli che ce le propinano impunemente, sono anche quelli che dicono di voler smascherare. Fantastico, no? Un totale capovolgimento dei ruoli, nella classica logica orwelliana. Io comunque, di fronte a un titolo così importante come “La Fabbrica delle Fake News”, mi sono seduto comodo in poltrona a guardare attentamente. E cos’ho visto? Il nulla più assoluto. Purgatori ha fatto il solito minestrone di cose che non c’entrano nulla l’una con l’altra. Ha messo insieme l’invasione dei marziani di Orson Welles, la storia del finto alieno di Roswell, le missioni lunari, la morte di Paul McCartney, il rapimento di Aldo Moro, l’11 Settembre, la fialetta di Colin Powell, Hitler scappato in Sudamerica, “Elvis Presley è vivo”; mancava solo la “Terra piatta”, e il menù era completo.Fra l’altro, ringrazio: Purgatori ha anche inserito lo spezzone di un mio video, dando così un po’ di visibilità al mio canale. Bene, dopo tutto questo minestrone, mi son detto: vediamo un po’ cosa farà, il nostro eroe. Visto che la trasmissione si chiama “La Fabbrica delle Fake News”, vediamo un po’ come si fabbricano, queste fake news. E invece, niente: dopo il minestrone, Purgatori ha intervistato quello che secondo lui era un epidemiologo, Enrico Bucci, dell’università di Filadelfia. Ma in realtà, Bucci si è rivelato non essere affatto un epidemiologo. Sentite che figura: «Per prima cosa, smonto una fake news prima che diventi importante: io non sono un epidemiologo, sono un biologo chimico e mi occupo di analisi di dati complessi in bio-medicina». Povero Purgatori, ne calpesta una dietro l’altra… Non sa nemmeno con chi sta parlando. Comunque, a parte questa gaffe, il succo è che, nella trasmissione, non ha minimamente affrontato l’argomento fake news. Dopo il biochimico, Purgatori ha intervistato un archeologo (Valerio Massimo Manfredi), che ci ha spiegato che la Donazione di Costantino era un falso – come se per scoprirlo avessimo bisogno di lui, fra l’altro. E poi ha intervistato uno psichiatra (Paolo Crepet), che ci ha fatto il preciso ritratto clinico del fabbricatore di fake news. Ascoltate: «Il fabbricatore di fake news è uno che si mette lì, alle undici di sera…». Purgatori: «E ne inventa una». Crepet: «Se ne inventa una, non so… Con tutto il rispetto, magari fa un lavoro qualsiasi…».Il fabbricatore di fake news “è uno che si mette lì, alle undici di sera, e magari ne inventa una”. E dopo questa approfondita e rigorosa analisi scientifica, praticamente, la trasmissione è finita lì. Cioè: il tentativo – ormai classico – di associare le idiozie più disparate ai temi più seri; e poi, il nulla più assoluto. Questo non è giornalismo: questo è impressionismo mediatico, una pennellata e via. E’ il mordi e fuggi di chi, in realtà, non ha niente da dire. Molto più feroce, invece (e molto più subdolo) è stato il tentativo di Mentana di attaccare la cosiddetta galassia complottista, nel suo insieme. Sulla sua rivista online, “Open”, Mentana ha pubblicato un lunghissimo articolo, intitolato: “Coronavirus. Le fonti del movimento sovversivo Nuova Resistenza Italiana, che incita a violare la quarantena”. L’autore dell’articolo è David Puente, un debunker dell’ultima generazione che è diventato lo scudiero preferito di Mentana, per questo tipo di operazioni. Che cosa hanno fatto, in sostanza, con questo articolo? Non potendo attaccare noi direttamente, sono andati a prendere questo gruppo Facebook chiamato “Nuova Resistenza Italiana” (che io, fra l’altro, non conoscevo nemmeno), e hanno detto: loro incitano a uscire di casa, quindi a violare la legge; andiamo un po’ a vedere chi sono le loro fonti, da dove prendono le loro informazioni.Hanno quindi tentato di fare un percorso all’indietro, per cercare di collegare anche noi a quelli che loro definiscono “un movimento sovversivo”. Gli americani hanno un’espressione molto bella, per questo meccanismo; si chiama “guilty by association”, colpevole per associazione. Non puoi attaccare qualcuno direttamente, e allora lo accusi in qualche modo di essere collegato a persone che tu definisci come sovversive. Ora, andiamo a vedere più da vicino chi sarebbero, i colpevoli di questa malfamata associazione a delinquere. Per farci capire meglio come stanno le cose, David Puente ha fatto addirittura ricorso a una specie di mappa del crimine – un po’ come quando in televisione ti fanno vedere la mappa delle famiglie mafiose, nei documenti delle forze dell’ordine. E il primo della lista, di questi mafiosi, ovviamente è Claudio Messora. Vediamo qual è la sua colpa: «”Byoblu” di Claudio Messora ospita spesso personaggi controversi che riportano una “informazione alternativa al mainstream”». Oddio, questo è veramente un peccato mortale… Roba da metterlo subito al rogo, senza nemmeno processarlo. In realtà, la vera colpa di Messora è stata quella di aver intervistato Stefano Montanari. Vediamo il capo d’accusa di Montanari: «Stefano Montanari ha definito il coronavirus un “virus fasullo” che risulta innocuo e che il vaccino sarà una truffa colossale per “iniettarci qualunque cosa”».Quindi, Montanari non ha violato nessuna legge: ha semplicemente espresso la sua opinione (con la quale, fra l’altro, nessuno è obbligato a essere d’accordo). Io stesso ho intervistato Montanari tre giorni dopo, e con me ha ripetuto praticamente gli stessi concetti. Io non ero d’accordo con lui, l’ho detto chiaramente, ma gli ho comunque permesso di parlare – perché lo scopo del dibattito è proprio questo: confrontare opinioni diverse. Invece, il Patto per la Scienza di Burioni ha fatto addirittura un esposto contro Montanari, e nel frattempo ne ha approfittato anche per chiedere l’oscuramento di “ByoBlu” – così, en passant: mentre cerchiamo di silenziare il messaggio, proviamo anche a dare una bella legnata al messaggero. Un altro colpevole di crimini efferati, poi, è Giulietto Chiesa: «”Pandora Tv” di Giulietto Chiesa ospita personaggi controversi e teorici del complotto». Mamma mia! E’ pazzesco, quello che fa Giulietto Chiesa: “ospita personaggi controversi”, mettiamo subito al rogo anche lui.Puente, forse te lo sei dimenticato. Ma l’articolo 21 della Costituzione dice: «Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”. Quindi, qui se c’è qualche sovversivo sei tu, Puente, nel senso che tu vorresti sovvertire la Costituzione, impedendo a queste persone di parlare. Andiamo adesso a vedere quali sono le colpe specifiche attribuite da Puente alle persone intervistate da “Pandora Tv”. «Manlio Dinucci, che scrive per il “Manifesto”, ha tirato in ballo l’esercitazione Nato nota come “Defender Europe 2020″ e i soldati americani “senza mascherina”». Signor Dinucci, ma cosa fa?! Tira in ballo i soldati americani senza mascherina?! E’ impazzito? Non lo sa che “tirare in ballo” è espressamente proibito dal codice penale? In realtà cos’ha fatto, Dinucci? Ha semplicemente citato un video ufficiale, del Pentagono, nel quale si vedono i soldati americani che atterrano in Europa per le esercitazioni Nato, e si salutano e si abbracciano tranquillamente, senza mascherina. Qual è il peccato di Dinucci? Aver commentato un video ufficiale del Pentagono. Tutto qua.Un altro criminale intervistato da “Pandora Tv” è Maurizio Martucci, «gestore di Oasisana.com e autore su “Il Fatto Quotidiano”», che «pone la teoria del rapporto tra 5G e il nuovo coronavirus». Oddio, Martucci ha addirittura “posto una teoria”… che eresia! Pensate, del 5G non sappiamo praticamente niente, perché nessuno ci dice niente, veramente; sappiamo ancora meno, del coronavirus, però David Puente ha già capito che non ci può essere nessuna correlazione fra le due cose, per cui si sente di mettere all’indice chi la suggerisce. Ma nemmeno ai tempi dell’Inquisizione, lavoravano così: almeno, gli inquisitori, una base teorica ce l’avevano. Poi ancora: «Marcello Pamio, gestore del sito Disinformazione.it, è un sostenitore della Medicina Tradizionale Cinese». Orrore… la medicina tradizionale cinese?! E’ lì da quattromila anni, a insegnarci come curarci in modo natuale e olistico, ma non lo si può sostenere – magari perché non vende i prodotti di Big Pharma? Sarà per quello che a Puente non piace, la medicina tradizionale cinese? E poi: «Secondo Pamio, la paura abbassa le difese immunitarie». No, Puente: non è “secondo Pamio”, è secondo tutti. Lo sanno anche i paracarri, che la paura abbassa le difese immunitarie: sta scritto persino sulle agenzie di stampa (AdnKronos: “Coronavirus: stress, paura e ansia riducono le difese immunitarie”). Ma questo, Pamio non lo può dire: perché Don Rodrigo Puente de Torquemada ha deciso che non si può.Ancora: «Francesco Oliviero, medico iscritto all’ordine che segue la Medicina Tradizionale Cinese e l’omeopatia, sostiene che il virus non si combatte stando a casa». Quindi «Vincenzo D’Anna, senatore e presidente dell’ordine dei biologi, sostiene che il Covid-19 sia poco più che un’influenza e che sia una grande cantonata politica». Nuovamente, Puente: sono opinioni (c’è scritto “sostiene”). Sono discutibili fin che vuoi, ma sono perfettamente legittime. Articolo 21 della Costituzione: non è così difficile da memorizzare, provaci. E poi naturalmente c’è una angolino anche per me, nella mappa del crimine: «Massimo Mazzucco, protagonista di diversi video di fantascienza complottista è autore del video che accusa gli americani dell’epidemia Covid-19». Per quanto riguarda la “fantascienza complottistica”, Puente, ti comunico che il mio film “11 Settembre, la nuova Pearl Harbor” è uscito già da sette anni, ed è ancora lì che aspetta qualcuno che lo smonti. Finora, nessuno ci ha mai nemmeno provato: i tuoi amici debunker se ne tengono saggiamente alla larga. Però, se tu vuoi confrontarti con me sull’11 Settembre, io sono a tua disposizione – così vediamo chi dei due racconta “fantascienza”. E poi, dai, Mazzucco sarebbe autore del video che accusa gli americani dell’epidemia Covid-19? Io non ho accusato nessuno: non sono così stupido da farlo.Nel mio famoso video “E’ stato il pipistrello”, ho semplicemente messo in fila i diversi elementi a sostegno di questa teoria, che fra l’altro è stata suggerita dallo stesso governo cinese. Ma io stesso ho detto, alla fine, che non posso esserne sicuro. Ascolta bene quello che dico, alla conclusione del video: «Ora, in posso sostenere che sia questa, per forza, la spiegazione di tutto quello che sta succedendo. Io ho solo messo in fila tutta una serie di elementi, che portano ad una conclusione sensata. Se ce ne sono altre, cari giornalisti, ben vengano: fatevi avanti». Quindi vedi, Puente? Dici pure le bugie, nel tuo articolo. Io non ho mai accusato nessuno. Tu distorci le frasi altrui e racconti fake news, proprio mentre sostieni di volerle combattere. In sintesi, qui abbiamo un intero articolo basato sul nulla più assoluto. Dov’è, tutto questo complottismo sovversivo? Niente, non c’è. Solo parole vuote, solo aria tiepida. Come dicevo prima, questo articolo è un po’ come un quadro impressionista, come il puninismo: visto da lontano sembra dare l’impressione di qualcosa. Ma poi, se ti avvicini, scopri che sono solo dei puntini colorati. Vedi la lontano questa mappa di presunti criminali; poi ti avvicini, e ti accorgi che siamo solo persone normali, che cercano di fare al meglio il loro lavoro, e che non hanno mai minimamente violato la legge. Con una differenza, però: i quadri impressionisti lasciano comunque nell’aria un senso di leggerezza e di allegria estetica; mentre questo articolo, caro Puente, lascia nell’aria un pessimo odore. E’ l’odore della diffamazione, l’odore del cattivo giornalismo, l’odore della censura travestita da finta indagine sociale.A questo punto, qualcuno dirà: va be’, chi se ne frega. Puente è solo un pessimo giornalista. In fondo ce ne sono tanti, in giro – uno più, uno meno, non è che faccia una gran differenza. No: non è così semplice. Perché il nostro caro David Puente, l’autore di questo articolo-spazzatura, è proprio una delle punte di diamante della tarsk force governativa contro le fake news. Avete capito, di che tipo di gente ci stiamo mettendo in mano? Questi sarebbero quelli che si arrogano il diritto di decidere cos’è falso e cosa no, e vorrebbero farlo addirittura a livello governativo. In conclusione: stiamo per uscire, tutti, dal tunnel del coronavirus, e stiamo andando incontro a un periodo estremamente difficile – cruciale, direi – per le nostre libertà. Finita questa pandemia, cercheranno di approfittare in tutti i modi della nostra debolezza, sia mentale che economica, per cercare di rendere permanenti alcune misure che ci avevano presentato come temporanee, e soprattutto per cercare di introdurne di nuove.Non stupitevi, se per caso – in autunno – vi ritrovate che, per andare allo stadio, oppure a un concerto, bisognerà prima aver fatto tutta una serie di vaccinazioni obbligatorie (altrimenti, tutti buoni e zitti, a casa a guardare le partite in televisione o ad ascoltare i concerti sul telefonino). Per è questa, la prima cosa che le società farmaceutiche cercheranno di ottenere, da tutto questo questo casino del coronavirus: cercheranno di far passare le vaccinazioni di massa, fino a farle diventare obbligatorie per tutti. Pensate che io sia paranoico? Guardate qua: “Zingaretti, vaccini obbligatori nel Lazio per 2,5 milioni e mezzo di persone” (”Il Messaggero”). «Stiamo valutando per il prossimo anno, nel Lazio, di rendere obbligatorio il vaccino contro l’influenza a tutti gli over 65, a chi lavora nella sanità e in altre categorie di lavoro più esposte e di attività essenzali». Quindi, siccome le “attività essenziali” le decidono loro, moltissima gente – se vorrà andare a lavorare – dovrà farsi il vaccino obbligatorio.E’ lì che vogliono arrivare, le case farmaceutiche. Per loro, questa del coronavirus è un’occasione d’oro, quasi irripetibile. E naturalmente utilizzeranno la televisione (che loro pagano profumatamente) per martellarci il cervello, in modo da arrivare prima o poi a vaccinarci tutti, obbligatoriamente, per qualunque cosa. Con buona pace della Costituzione, che (articolo 32) dice: «Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge», e aggiunge: «La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana». Invece, i limiti li violeranno eccome: grazie alle nostre paure e al nostro stato di confusione. Vedrete, con la scusa del coronavirus, quanti limiti cercheranno di violare. Cercheranno di introdurre, ad esempio, il tracciamento elettronico dei nostri movimenti col telefonino, esattamente come hanno fatto in Cina con i cittadini di Wuhan. Da noi non oseranno mai fare una cosa del genere, dite? L’Ansa: «Coronavirus: app in arrivo, volontaria e anonima. Il lavoro della task force istituita per studiare l’utilizzo di una app per il tracciamento dei contatti per evitare il diffondersi del coronavirus è alle fasi conclusive».Naturalmente, per ora ti dicono che è “volontaria e anonima”; però poi cosa ti succede, se un giorno scopri che – se tu non sei tracciato – magari non puoi salire sull’autobus, non puoi andare in biblioteca o non puoi entrare in un supermercato? O accetti la tracciatura, oppure te ne stai chiuso in casa a marcire, e al supermercato ci mandi tua cugina? Quindi sarà pure “volontario”, ma bisognerà vedere a quali ricatti saranno sottoposti, quelli che non vorranno accettare. Ricordate che una cosa è volontaria solo se uno può scegliere davvero liberamente, senza condizioni; altrimenti, si chiama ricatto. E il bello è che, con l’aiuto del mainstream, cercheranno di far passare questa schedatura di tipo poliziesco come una meravigliosa “opportunità”. Guardate: «La Ferrari userà app-tracciamento per dipendenti». Nella terza fase, dice l’articolo dell’Ansa, ci sarà «l’opportunità per ciascun collaboratore di servirsi di una app, con tracciamento dei contatti, per un supporto medico sanitario nel monitoraggio della sintomatologia del virus». L’opportunità… Dovremo anche ringraziarli, alla fine, questi angeli premurosi che ci vogliono seguire dappertutto. Naturalmente, «il piano è nato dalla collaborazione con un pool di virologi – tra cui il professor Roberto Burioni», il nostro benefattore universale.Ma non basta: con la scusa del coronavirus, presto troveranno anche il modo per entrarci in casa e portarsi via chi vogliono loro. Nuovamente: pensate che siano paranoie complottiste? Michael Ryan, direttore esecutivo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, lo scorso 23 marzo, durante una conferenza stampa ha detto: «Il contagio non è più nelle strade, ora è circoscritto ai gruppi familiari. Ora dobbiamo andare a guardare nelle famiglie, per trovare chi eventualmente è malato, per rimoverlo e isolarlo in un luogo sicuro e dignitoso». E questa è l’Organizzazione Mondiale della Sanità, che parla (non è la bocciofila di paese). Quindi, con la scusa del virus, vogliono poter entrare in casa vostra e portarvi via i fratelli, i genitori oppure i vostri figli, in modo “sicuro e dignitoso” (se lo riterranno opportuno). Poi tanti auguri, quando andate dal giudice per cercare di farveli restituire.Naturalmente, per arrivare a tutto questo hanno un bisogno assoluto di silenziare al più presto la libera informazione, altrimenti rischiano che ci siano troppe persone che protestano e si pongono delle domande – e questo non va bene. E non stiamo parlando solo del fronte sanitario, sia chiaro. Dopo il coronavirus, approfittando della confusione, ci sarà un tentativo globale di ridisegnare alla radice l’intera mappa del potere – naturalmente a favore delle élite e a discapito dei normali cittadini, su tutti i fronti. Ci installeranno il 5G dappertutto, senza nessun serio dibattito sulla sua pericolosità e senza nessuna garanzia scientifica sulla sua innocuità. E nuovamente, useranno le televisioni per invitare i loro esperti a raccontarci che non c’è nessun pericolo, e che il 5G è una manna perché aiuta i medici a comunicare meglio fra di loro (come se adesso i medici, per comunicare, usassero i segnali di fumo, e aspettassero con ansia l’arrivo del 5G). Ci seppelliranno sotto un debito di centinaia di miliardi, arrivati chissà da dove e con chissà quali clausole. E useranno le televisioni per raccontarci che va tutto bene e che dovremo essere felici, per tutti questi soldi che ci verranno prestati, salvo poi dover lavorare per i prossimi cinquant’anni per restituirli, ovviamente con interessi molto salati.E’ questa, la dittatura che ci aspetta nel prossimo futuro: la dittatura dell’informazione, che manda un messaggio unificato e non tollera nessun contraddittorio. In una democrazia, una voce alternativa all’informazione mainstream è assolutamente indispensabile. Le opinioni diverse sono il cuore stesso del progresso sociale. Senza quello, la democrazia muore. E si instaura la dittatura del pensiero unico. Non saremo più schiavizzati a livello fisico – come una volta, con le catene ai piedi – ma lo saremo a livello mentale, con le catene nel cervello (che è ancora peggio: perché, se controlli la mente delle persone, controlli molto più facilmente anche le loro azioni). Quindi, se noi verremo silenziati, non saremo più in grado di difendere voi, dalle restrizioni delle vostre libertà. E’ quindi fondamentale, in questo momento, far sapere che siamo in tanti e che simo tutti uniti. Dobbiamo mandare un messaggio, forte e chiaro: noi siamo uniti e compatti, e non siamo disposti a farci mettere la museruola da nessuno. Per questo, vi chiediamo di far circolare questo messaggio ovunque possibile. Non lasciate niente di intentato: non fermatevi, finché non avrete esaurito ogni possibile contatto, nella vostra agenda personale. Altrimenti, fra poco, verremo davvero tutti obbligati a inginocchiarci, senza più fiatare, di fronte al Ministero della Verità.(Massimo Mazzucco, video-appello trasmesso su “Contro Tv” e ripreso l’11 aprile 2020 su YouTube e su “Luogo Comune”. In coda, nel video l’appello è sottoscritto da Giulietto Chiesa, Marco Tosatti, Fulvio Grimaldi, Tiziana Alterio, Ivan Catalano, Fabio Frabetti, Raimondo Pische, Alessandra Devetag, Maurizio Blondet, Stefano Scoglio, Margherita Furlan, Davide Barillari, Patrizia Cecconi, Ugo Mattei, Marco Pizzuti, Corrado Malanga, Manlio Dinucci, Gustavo Alberto Palumbo, Marcello Pamio, Martino Chiorboli, Franco Fracassi, Leopoldo Salmaso, Gaia Pasi, Francesco Celani, Gabriele Sannino, Adriano Colafrancesco, Jeannie Toschi Marazzani Visconti, Enrica Perucchietti, Ugo Giannangeli, Roberto Germano, Tom Bosco, Lara Innocenzi, Roberto Quaglia, Giuseppe Turrisi. Tra i sottoscrittori del video-appello, Mauro Scardovelli afferma: «Stanno introducendo la censura, in Italia, che è vietatissima dall’articolo 21 della Costituzione. La censura infatti è tipica delle dittature: indica la fine della democrazia». Dal canto suo, Pietro Ratto propone «una task force uguale e contraria a quella istituita, per contrastare le fake news del sistema». Chiude la lista Claudio Messora, che definisce Mazzucco «uomo misurato, saggio, socratico: è il Socrate dell’informazione indipendente». Chiosa Messora: «Dato l’accerchiamento in atto, non è più il momento di essere tenui, cauti: è il momento di uscire allo scoperto e gridare forte che siamo liberi. Lo dice l’articolo 21, lo dice la Costituzione. E liberi vogliamo restare»).La tenaglia della censura sta per stringersi sulla Rete e sulle voci della libera informazione. I segnali ci sono già tutti. Questa voglia di censura si sta articolando su due fronti, precisi e distinti. Il primo ramo della tenaglia è la legittimazione del cosiddetto “giornalismo dei professionisti”, l’informazione mainstream, come unica fonte valida per ricevere informazioni affidabili. Il secondo ramo della tenaglia è la delegittimazione, uguale e contraria, delle voci della libera informazione. Noi siamo liberi, le grandi televisioni no: per vivere hanno bisogno degli sponsor pubblicitari. E se a uno sponsor un certo discorso non piace, quel discorso in Tv non viene fatto. Sulle televisioni nazionali non vedrete mai, ad esempio, una seria e approfondita discussione sulla sicurezza dei vaccini, perché le case farmaceutiche sono tra i maggiori sponsor delle televisioni, e alle case farmaceutiche non fa piacere che si metta in discussione la sicurezza dei vaccini. Ecco perché da Fazio vedrete sempre e solo Burioni che pontifica a senso unico, ma non vedrete mai nessuno che gli fa un serio contraddittorio. Né vedrete mai una seria discussione sulla potenziale pericolosità del 5G: perché tra gli altri grandi sponsor delle televisioni ci sono le multinazionali della telefonia, a cui non fa piacere che venga messa in discussione la sicurezza delle loro tecnologie.
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Magaldi: soldi a tutti, ma subito. Draghi saprebbe cosa fare
Giuseppe Conte ha chiuso gli italiani in casa, per giunta lasciandoli senza soldi e gettando tutti nell’angoscia, a partire dalle fasce sociali più fragili. Se ora non riesce a ottenere neppure gli eurobond, faccia un favore al paese: tolga finalmente il disturbo, visto che non ha la stoffa per gestire l’Italia. Si avvicina l’ora di Mario Draghi? Imbucato tra i 5 Stelle nel 2018, Comte era stato pescato come premier-ombra del governo gialloverde, “re travicello” quasi senza poteri, schiacciato tra Di Maio e Salvini. Poi, quasi di colpo, l’ex “avvocato del popolo” (vicinissimo al Vaticano, più che al popolo) si è trovato in mezzo alla tempesta del coronavirus, facendo solo disastri. Beninteso: nessuno se l’è cavata benissimo, nel mondo, alle prese con il tuttora misterioso Covid-19. Ma una cosa è certa: l’Italia – paradossalmente indicata come modello, dall’ambigua Oms – ha sbagliato tutto lo sbagliabile. Alla vigilia, spiccavano le “profezie” televisive dei vari Burioni: tranquilli, siamo in una botte di ferro. Poi, lo stranissimo focolaio lombardo nel Lodigiano, la cui esplosività resta tuttora inspiegata. Ma era ancora tempo di brindisi sui Navigli, con Sala e Zingaretti. Poco dopo, l’errore capitale: sprangare l’intera Lombardia, lasciando però il tempo – a decine di migliaia di potenziali “untori” – di lasciare Milano e contagiare l’intero Stivale, isole comprese. Salvo poi imporre il coprifuoco a tutto il paese, fuori tempo massimo, per giunta colpevolizzando i cittadini e vessandoli con la decretazione d’emergenza, che molti giuristi considerano incostituzionale.Poche settimane, e la catastrofe-Conte si è espressa in tutta la sua potenza: italiani costretti in casa, e senza ancora aver visto un soldo. Anche alle aziende, solo promesse o annunci demenziali: come l’offerta di indebitarsi in banca. E dopo cinque settimane di quarantena nazionale, con la previsione di non riaprire nulla se non a partire dal 4 maggio, oggi nessuno sa ancora cosa succederà: né sul versante della calamità sanitaria, né su quello della devastante crisi economica che potrebbe schiantare il paese e innescare pericolose rivolte sociali. Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt (che sta attrezzando sportelli legali per assistere cittadini colpiti da sanzioni impugnabili) è sempre stato contrario all’imposizione delle restrizioni: «C’era tutto il tempo per fare almeno due cose: potenziare le terapie intensive e raccomandare agli anziani di restare al riparo, e non si è fatta né l’una né l’altra». Terza mossa: investire sul fronte scientifico. «Occorreva finanziare con la massima urgenza il lavoro dei nostri laboratori di ricerca, per trovare cure efficaci: e non lo si è fatto». Meglio il vicolo cieco della clausura, di fronte alla disperazione dei medici assediati dai pazienti, e senza i necessari posti letto in rianimazione. Domanda: cosa succederà, con la riapertura? «Se i contagi riprendessero a crescere e il virus dovesse malauguratamente riesplodere – si chiede Magaldi – il governo che farà? Tornerà a rinchiuderci tutti in casa?».Il dramma, secondo il presidente del Movimento Roosevelt, è proprio la mancanza assoluta di visione prospettica: «Serve una capacità almeno decennale di previsione: nel mondo globalizzato dobbiamo rassegnarci a convivere, con i virus, ma non è pensabile che ogni volta scatti la follia della quarantena, o che le restrizioni alle libertà diventino permanenti, con una sorveglianza sociale orwelliana in stile cinese». Serve una strategia complessiva: «Investimenti sulla sanità, dopo i tagli sciagurati imposti dall’austerity neoliberista, dando a ciascuno la certezza di essere curato nel migliore dei modi. E chiedendo alla medicina di tornare a fare anche molta prevenzione: occorre coltivare la salute, non solo limitarsi a fronteggiare le patologie in atto». Per tutto questo, naturalmente, servono soldi: tantissimi. Dove trovarli? «Lo ha spiegato Draghi nella sua recente lettera al “Financial Times”: bisogna rispolverare Keynes e Roosevelt, e quindi emettere miliardi a costo zero, che non si trasformino in debito». Anche per questo, secondo Magaldi, i mitici eurobond evocati da Conte sarebbero solo una parte della soluzione. «Tanto per cominciare andavano varati nel 2010, per annullare lo spread. Ora certo andrebbero creati, meglio tardi che mai. Ma siamo sicuri che Conte riuscirà a imporli, a paesi come la Germania, notoriamente eterodiretti dall’oligarchia finanziaria neoliberista?».Ecco il punto: il capo del governo ne ha fatto una questione di principio, la sua linea del Piave, rispondendo a muso duro a Salvini e alla Meloni, che lo avevano accusato di aver già “svenduto” l’Italia, sottobanco, agli eurocrati del Mes. «Questo non è vero», chiarisce Magaldi: «Conte non ha ancora firmato alcun impegno vincolante o rischioso, per l’Italia». Per contro, non è ancora riuscito a portare a casa gli eurobond. «Se non ce la facesse, al prossimo vertice europeo – tra pochi giorni – dovrebbe concludere di non essere all’altezza, e quindi farsi finalmente da parte». E’ finito in un gioco più grande di lui? «Conte non sembra avere la statura necessaria: del resto, fin dall’inizio sembrava ambire a diventare un semplice “maggiordomo” delle tecnocrazie europee, come lo è il suo ministro Roberto Gualtieri – che lavora da sempre per il suoi “padroni”, non certo per il popolo italiano, e quindi andrebbe senz’altro licenziato». Un fuoriclasse come Mario Draghi, ovviamente, avrebbe ben altre capacità da mettere in campo. La prima: «Trovare il modo di assistere economicamente gli italiani in modo immediato, come ha chiarito nel suo intervento sul “Financial Temp”: non c’è più tempo, l’Italia sta per crollare e gli italiani sono sul punto di esplodere. Vanno aiutati subito, adesso. E Draghi, a differenza di Conte, saprebbe come farlo».Stiamo parlando del “nuovo” Draghi, il super-tecnocrate “pentito” della sua vita precedente, in cui è stato tra i massimi architetti del rigore finanziario europeo. Una svolta, la sua, che risale a quasi un anno fa: clamorose le riflessioni sulla possibilità di ricorrere anche al famoso “helicopter money”, moneta emessa alla bisogna (in modo virtualmente illimitato, e a costo zero), come consigliato dalla Modern Money Theory. In altre parole: capovolgere il dogma neoliberista della (falsa) “scarsità di moneta”, e tornare a impiegare lo Stato sovrano come leva strategica dell’economia privata. Era proprio necessario un cataclisma come il coronavirus, per far capire a tutti che un’Italia sull’orlo dell’abisso non può continuare a dipendere da prestiti concessi a carissimo prezzo? L’economista Nino Galloni, vicepresidente del Movimento Roosevelt e allievo dello stesso maestro di Draghi, Federico Caffè, ha una sua soluzione: moneta nazionale, “non a debito”, da stampare subito per rimettere in piedi l’Italia. «Lo stesso Draghi, poi – aggiunge Magaldi – parla addirittura della necessità di azzerare i debiti pregressi, pubblici e privati, come si fa in caso di guerra». Il povero Conte, nel suo piccolo, si limita a chiedere gli eurobond. Se però non li ottenesse, a fine aprile, il suo destino potrebbe essere segnato: addio Palazzo Chigi. Chiosa Magaldi: «Resistiamo, perché presto verranno tempi migliori: ma dovremo conquistarceli».Giuseppe Conte ha chiuso gli italiani in casa, per giunta lasciandoli senza soldi e gettando tutti nell’angoscia, a partire dalle fasce sociali più fragili. Se ora non riesce a ottenere neppure gli eurobond, faccia un favore al paese: tolga finalmente il disturbo, visto che non ha la stoffa per gestire l’Italia. Si avvicina l’ora di Mario Draghi? Imbucato tra i 5 Stelle nel 2018, Conte era stato pescato come premier-ombra del governo gialloverde, “re travicello” quasi senza poteri, schiacciato tra Di Maio e Salvini. Poi, quasi di colpo, l’ex “avvocato del popolo” (vicinissimo al Vaticano, più che al popolo) si è trovato in mezzo alla tempesta del coronavirus, facendo solo disastri. Beninteso: nessuno se l’è cavata benissimo, nel mondo, alle prese con il tuttora misterioso Covid-19. Ma una cosa è certa: l’Italia – paradossalmente indicata come modello, dall’ambigua Oms – ha sbagliato tutto lo sbagliabile. Alla vigilia, spiccavano le “profezie” televisive dei vari Burioni: tranquilli, siamo in una botte di ferro. Poi, lo stranissimo focolaio lombardo nel Lodigiano, la cui esplosività resta tuttora inspiegata. Ma era ancora tempo di brindisi sui Navigli, con Sala e Zingaretti. Poco dopo, l’errore capitale: sprangare l’intera Lombardia, lasciando però il tempo – a decine di migliaia di potenziali “untori” – di lasciare Milano e contagiare tutto lo Stivale, isole comprese. Salvo poi imporre il coprifuoco al paese, fuori tempo massimo, per giunta colpevolizzando i cittadini e vessandoli con la decretazione d’emergenza, che molti giuristi considerano incostituzionale.
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Usa, Russia e Cina: moneta mondiale, contro il coronavrius
Tenetevi forte: sta per cambiare il mondo? Ovvio: sta già cambiando, sotto la sferza del tremendo “lockdown” imposto con la pandemia (mai avvenuto niente del genere, prima d’ora). Ma la possibile, vera notizia è un’altra. Se confermata, sarebbe di portata storica: sarebbe in arrivo la fine dell’attuale sistema finanziario, fondato sulla creazione occulta di moneta affidata alle banche, tramite il credito. A sparare la “bomba” è il giornalista Marco Saba, economista specializzato in contabilità forense. «Trump, Putin e Xi Jinping hanno lanciato il progetto di una moneta unica globale, digitale e svincolata dal sistema bancario». Fonte, il sito “Medium.com“: «Nel mezzo della crisi del coronavirus Donald Trump, Vladimir Putin e Xi Jinping, leader di Usa, Russia e Cina, hanno sorprendentemente deciso di unire le forze in una “conference call” per sviluppare un nuovo sistema monetario mondiale basato sulla tecnologia blockchain e sostenuto dall’oro», scrive “Medium.com” il 5 aprile, riportando le parole di Trump: «Stiamo fronteggiando la più grande sfida economica globale che l’umanità abbia mai dovuto affrontare: solo agendo a livello globale possiamo impedire all’umanità di scivolare in una spirale inarrestabile verso il basso». Per lo scrittore Luca Monti, ospite di “Forme d’Onda” il 9 aprile con Nicola Bizzi e Paolo Franceschetti, è virtualmente arrivata la fine del mondo. O meglio: la fine di un sistema plurisecolare, quello finanziario, ora degenerato nel “ricatto” monetario (Europa docet: l’Italia ne sa qualcosa).
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Virus e paura: ecco la mutazione che sconvolgerà l’umanità
No, non sarà solo una grave crisi economica e sociale, non genererà solo miseria e volontà di ricostruzione, non cambierà solo gli assetti politici e il rapporto tra potere e cittadini; non inciderà solo sulle relazioni, i viaggi, la globalizzazione, il rapporto tra le generazioni. Dall’emergenza mondiale alle prese col mistero dei virus avverrà la Mutazione, qualcosa di profondo, globale, radicale. La Mutazione antropologica che sconvolgerà l’umanità, non solo nei comportamenti e nei consumi, ma anche nell’anima e nella visione della vita e della morte. L’espressione che più rende l’idea del tempo che verrà è Medioevo prossimo venturo, tratta dal libro famoso di un ingegnere-futurologo, Roberto Vacca, che nei primi anni Settanta prefigurò una grande crisi dello sviluppo e un ritorno a una specie di Medioevo. Un’utopia rovesciata, cioè una distopia, o piuttosto una previsione, se non una profezia. La Mutazione allinea una serie di elementi psicologici insorti in questi giorni: in primis la paura, il terrore del contagio e del mondo esterno; quindi il mistero, la percezione di trovarsi di fronte a un evento imponderabile, di cui ci sfugge l’essenziale, anche se sappiamo tutto intorno; poi l’isolamento radicale di massa come mai l’avevamo conosciuto, tutti soli, barricati in casa, a fronteggiare il male senza possibilità di contatti; quindi la prossimità del limite, inteso come misura, confine invalicabile, ma anche come vicinanza della morte, che avevamo rimosso; infine la noia della cattività, il vuoto dei giorni e della vita, l’assenza di impegni, se non l’appello biologico ad autoconservarsi, per sé e per gli altri.Incrociando questi fattori interiori con la situazione esterna, il collasso sociale, l’incertezza totale, il crollo del ciclo produzione-consumo, sorge la Mutazione, non solo di abitudini e aspettative, ma anche psichica, senza precedenti. Anzi usiamo la parola rimossa: spirituale. Non è forse un caso il nesso originario tra spirito e respiro, che hanno la medesima radice in spiritus e pneuma. Una società priva di spiritualità soffoca, non respira, come per il virus. Non sappiamo se a questa crisi spirituale risponderà, almeno in occidente, un risveglio del cristianesimo. Nei primi giorni dell’emergenza la fede e la Chiesa per la prima volta da secoli risultavano sparite davanti alla tragedia. Irrilevanti, defilate. Le chiese chiuse, il silenzio del papa barricato e solo, la stessa preghiera solitaria del vescovo di Milano alla Madonnina in cima al Duomo, confermavano l’idea che questa crisi nasceva senza i conforti religiosi. La religione regrediva, per ragioni di salute, a programma tv o social. Come in una forzata svolta protestante, nasceva la religione per individui soli, fuori dalla Chiesa, una religione bricolage domestico, faidate. Interiors. Poi non sono mancati esempi luminosi. Uno tra tutti: don Giuseppe Berardelli nella bergamasca, che capovolgendo il motto egoista mors tua vita mea ha ceduto il suo respiratore a un paziente più giovane, andando incontro alla morte. Con tanti eroi medici e infermieri, vanno onorati anche i sacerdoti martiri.Ma il tema in campo non è quello della religione umanitaria e pro-migranti dell’era Bergoglio: è la religione che risponde al bisogno di spiritualità, alla fame di senso e di sacro, al saper addomesticare la morte, accettare i limiti e il mistero. La religione dei simboli, dei riti, della liturgia e soprattutto alla preghiera. La religione del rosario, dei santi e dei martiri; la religione che consola per la morte e proietta nella resurrezione, nella beatitudine immortale. Non sappiamo se sarà la religione cristiana ad accompagnare la Mutazione o altre vie spirituali. Così come non sappiamo se sarà l’antico mondo nazional-conservatore, o il nuovo populismo sovranista, a rappresentare il bisogno di ordine e di comunità organica, di stato autorevole e decisore, che emerge nel mondo. L’esperienza del contagio ci riconduce a una visione della società come organismo: se una parte del corpo s’infetta contagia il resto. Siamo dunque consorti, comunità di destino. Tornano i valori? Torna piuttosto il terreno che li precede, su cui possono sorgere. L’idea stessa di libertà, dopo questa esperienza muterà radicalmente: non liberare all’infinito i propri desideri, non libertà come liberazione da ogni vincolo; ma libertà per qualcosa, in vista di qualcosa. Con senso della misura, responsabilità, in rapporto con l’autorità e con l’ordine.Si, la libertà come diritto alla differenza, libertà di opinione e di voto, libertà di movimento; ma la libertà come Diritto Assoluto, diritto di avere diritti, non può funzionare. Il bisogno che sorge in questa situazione è esistenziale e spirituale. Veniamo da una società benestante ma depressa, che usa farmaci e terapie, ricorre a guru e psicanalisti per tenere a bada il mostro dell’angoscia. Ora che l’età dell’ansia esplode sono possibili due ipotesi opposte ma non inconciliabili: che si entri in una depressione di massa senza precedenti o che si guarisca di fronte ai pericoli reali dai pericoli mentali. Mi sembra che le due ipotesi si sovrappongano. Ad entrambe la risposta non può essere solo una “disperata vitalità”, per dirla con Pasolini: ma un rinnovato senso spirituale, sorto dopo questa ascesi di massa nelle proprie case, nelle città morte che dovranno rinascere quando scenderanno dai loro rifugi milioni di eremiti di cui già parlava Montale mezzo secolo fa. Per ora la nostra salvezza è lo smartphone e i suoi parenti stretti. Ma quando torneremo guardinghi all’aria aperta, ci vorrà altro, non basterà internet. Ci vorrà eternet.(Marcello Veneziani, “La Mutazione che sconvolgerà l’umanità”, riflessione pubblicata da “Panorama” e ora ripresa dal blog di Veneziani).No, non sarà solo una grave crisi economica e sociale, non genererà solo miseria e volontà di ricostruzione, non cambierà solo gli assetti politici e il rapporto tra potere e cittadini; non inciderà solo sulle relazioni, i viaggi, la globalizzazione, il rapporto tra le generazioni. Dall’emergenza mondiale alle prese col mistero dei virus avverrà la Mutazione, qualcosa di profondo, globale, radicale. La Mutazione antropologica che sconvolgerà l’umanità, non solo nei comportamenti e nei consumi, ma anche nell’anima e nella visione della vita e della morte. L’espressione che più rende l’idea del tempo che verrà è Medioevo prossimo venturo, tratta dal libro famoso di un ingegnere-futurologo, Roberto Vacca, che nei primi anni Settanta prefigurò una grande crisi dello sviluppo e un ritorno a una specie di Medioevo. Un’utopia rovesciata, cioè una distopia, o piuttosto una previsione, se non una profezia. La Mutazione allinea una serie di elementi psicologici insorti in questi giorni: in primis la paura, il terrore del contagio e del mondo esterno; quindi il mistero, la percezione di trovarsi di fronte a un evento imponderabile, di cui ci sfugge l’essenziale, anche se sappiamo tutto intorno; poi l’isolamento radicale di massa come mai l’avevamo conosciuto, tutti soli, barricati in casa, a fronteggiare il male senza possibilità di contatti; quindi la prossimità del limite, inteso come misura, confine invalicabile, ma anche come vicinanza della morte, che avevamo rimosso; infine la noia della cattività, il vuoto dei giorni e della vita, l’assenza di impegni, se non l’appello biologico ad autoconservarsi, per sé e per gli altri.
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Grimaldi: virus e dittatura sanitaria, il vero sogno dell’élite
Non voglio dire che il Covid-19 sia il risultato di una pianificazione lucida e programmata, per quanto ci sarebbero elementi che lo farebbero pensare (perché c’è una storia di crimini programmati lucidamente, con provocazioni mondiali per raggiungere certi fini, a partire dall’11 settembre al Golfo del Tonchino). Non abbiamo la possibilità di dire al pubblico che c’è stato un criminale disegno. Però quando il coltello è capitato nelle mani di chi sa maneggiarlo, lo hanno sempre utilizzato per i propri scopi. Si dovrebbe parlare di un complotto che fa uso di un virus che sconvolga il mondo e che ridisegni l’assetto geopolitico nonché il quadro dei rapporti di classe. La storia ci dirà che questo coltello verrà utilizzato per degli scopi che si sono sempre ripromessi le élite, cioè arrivare ad un potere assoluto, totalitario. Ristabilire un nuovo paradigma sociale, che veda una riduzione dell’autonomia dell’autodeterminazione da parte delle masse, e una concentrazione di potere e di ricchezza al vertice. Al vertice vediamo nuovi protagonisti, tutti quelli che hanno il controllo della salute come l’Organizzazione Mondiale della Sanità, i medici, i ricercatori. Una categoria laica che sta scalando le posizioni del potere e del prestigio prendendo il posto della Chiesa, che si è sempre data per fine il controllo su vita, salute e morte delle persone.
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Garavelli, primario: la quarantena uccide l’Italia, non il virus
Quanto può durare, un paese bloccato in una quarantena? Colleghi psichiatri mi dicono che la gente comincia a soffrire. Forse, Covid farà più morti per le patologie psichiatriche (omicidi, litigi in famiglia e tra vicini) e per la crisi sociale e la fame che indurrà, che di per se stesso. Dobbiamo affrontare il toro per le corna: se le misure quarantenarie non dimostrano di funzionare, e se il virus non finisce la sua corsa per ragioni climatiche, allora bisogna pensare a qualcos’altro. Non bisogna bloccare il paese: abbiamo strumenti di chemioterapia e di chemioprofilassi analoghi a quelli a disposizione dell’India per contrastare la malaria. Abbiamo un farmaco come il Plaquenil (l’idrossiclorochina) che si sta dimostrando assolutamente efficace, e non solo per il trattamento delle forme acute in fase iniziale, determinando nella maggior parte dei casi lo sfebbramento in terza giornata e soprattutto riducendo il Covid e quindi la pressione sugli ospedali. Soprattutto: essendo un farmaco di lunga durata (22 giorni), che si concentra nelle cellule dell’alveo respiratorio, e che ha una larga tradizione d’impiego nella profilassi della malaria, con il Plaquenil potremmo anche fare una politica “coloniale”, come quella inaugurata in India dagli inglesi nei confronti della malaria. Abbiamo il coraggio di fare queste scelte?
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Radio, radar, satelliti e 5G: e arriva, puntuale, la pandemia
Nel 1918, dopo l’enorme pandemia dell’influenza Spagnola, hanno chiesto a Rudolf Steiner a cosa fosse dovuta. Lui rispose: i virus sono semplicemente le escrezioni di una cellula avvelenata. I virus sono delle parti di Dna o Rna, o di qualche altra proteina, che vengono espulse dalla cellula. Si formano quando la cellula è avvelenata, non sono la causa di niente. Oggi, improvvisamente, scopriamo che nel circolo polare artico i delfini stanno morendo: per un contagio, o magari per qualche schifezza finita in mare, come il greggio della super-petroliera Exxon Valdez? Se date un’occhiata alle teorie correnti sui virus, l’ultima conferenza del Nih (il Dipartimento della salute degli Usa) parla della complessità dei virus, e vedrete che corrisponde esattamente alle teorie correnti su cosa sono realmente i virus. Ho un esempio drammatico di ciò, nella mia vita. Durante la mia infanzia, fuori da casa mia c’erano degli acquitrini. Erano pieni di rane, che mi svegliavano di notte. Col tempo tutte le rane sono sparite. Quanti di voi pensano che le rane avessero una malattia genetica? Quanti pensano che le rane avessero un virus? Quanti pensano che qualcuno abbia sversato del Ddt nell’acqua? Questo è infatti quello che è successo.Ogni pandemia, negli ultimi 150 anni, corrisponde a un salto di qualità nell’elettrificazione della Terra. Come si spiega l’epidemia di Spagnola nel 1918? Alla fine dell’autunno del 1917 c’era stata l’introduzione delle onde radio, intorno al mondo. Quando esponete un qualsiasi essere vivente a un nuovo campo elettromagnetico, lo avvelenate: qualcuno ne viene ucciso, e gli altri entrano in una specie di ibernazione; vivono un po’ di più, e più malati. Con la Seconda Guerra Mondiale è iniziata una nuova pandemia, a causa dell’introduzione dei radar su tutta la Terra, improvvisamente ricoperta dai nuovi campi magnetici emessi dai radar. Era la prima volta che gli esseri umani subivano quel tipo di esposizione. Nel 1968, poi, c’è stata l’influenza di Hong Kong: è stata la prima volta che, nella fascia protettiva della cintura di Van Allen – il cui ruolo principale è quello di incorporare i raggi cosmici provenienti dal Sole, dalla Luna, da Giove, e distribuirli a tutti gli esseri viventi terrestri – sono stati posti dei satelliti che emettono delle frequenze radioattive. In sei mesi c’è stata una nuova epidemia “virale”. In realtà, la gente è stata avvelenata, anche se pensava di subire un’epidemia influenzale.Nel 1918, la sanità di Boston deciss di analizzare la caratteristica contagiosa di una epidemia: che lo crediate o no, hanno preso centinaia di persone che avevano l’influenza, hanno prelevato ciò che avevano nel naso e l’hanno iniettato in soggetti sani, che non avevano l’influenza. Neanche una volta sono riusciti a far ammalare qualcuno. L’hanno ripetuto più e più volte, e non sono riusciti a dimostrare il contagio. L’hanno fatto pure con dei cavalli, che sembrava avessero preso l’influenza Spagnola; gli hanno messo dei sacchi sulle teste: il cavallo starnutiva dentro il sacco, e poi infilavano il sacco attorno alla testa del cavallo seguente. Nessun cavallo si è ammalato. Potete leggere tutto ciò in un libro che si chiama “L’arcobaleno invisibile”, di Arthur Firstenberg. Ad ogni stadio di elettrificazione della Terra ha corriposto, entro sei mesi, una nuova pandemia influenzale. Non ci sono altre spiegazioni, per la Spagnola. Come ha potuto propagarsi, dal Kansas al Sudafrica in appena due settimane, in modo tale che il mondo intero manifestasse i medesimi sintomi nello stesso momento, nonostante i mezzi di trasporto dell’epoca fossero la nave e il cavallo? Non ci sono spiegazioni, per questo. Infatti ammettono: non sappiamo come sia successo.Riflettete: tutte queste onde radio e altre frequenze, che avete in tasca o tra le mani, vi permettono di inviare un segnale in Giappone, e arriva all’istante. Voi magari non credete che esista, un campo elettromagnetico capace di comunicare a livello mondiale nel giro di qualche secondo: semplicemente, non ci prestate attenzione. Aggiungo che c’è stato un salto di qualità drammatico, durante gli ultimi sei mesi, per quel che riguarda l’elettrificazione della Terra. Sono certo che molti di voi sanno di cosa si tratta. Si chiama 5G. Ora ci sono 20.000 satelliti che emettono radiazioni, proprio come quelle emesse nella vostra tasca o nella vostra mano, dai dispositivi elettronici che usate continuamente. Tutto questo – mi spiace doverlo dire – non è compatibile con la salute. Le frequenze dei dispositivi che usiamo destrutturano l’acqua presente nel nostro corpo. Finisco con un indovinello: qual è la prima città al mondo interamente coperta dal 5G? Whuan, esatto.Quindi cominciamo a pensarci: siamo in una crisi esistenziale di un’ampiezza tale, che gli esseri umani non hanno mai visto. Non gioco a fare il profeta del Vecchio Testamento: è davvero qualcosa che non ha precedenti, la messa in orbita di centinaia di migliaia di satelliti nella fascia protettrice della Terra. In effetti, ciò non ha a che vedere con la questione dei vaccini. Un anno fa ho avuto un paziente che era in piena forma, che faceva surf. Era elettricista, installava dei sistemi Wi-Fi per delle persone molto ricche. Gli elettricisti hanno un tasso di mortalità molto elevato, ma lui stava bene. Poi si ruppe un braccio e gli hanno messo una placca metallica nell’arto. Tre mesi più tardi non poteva più scendere dal letto, aveva un’aritmia cardiaca. Fu il crollo totale. La sensibilità dipende dalla quantità di metallo che avete in corpo, come anche dalla qualità dell’acqua nelle vostre cellule. Quindi, quando si inizia ad iniettare dell’alluminio nel corpo, le persone diventano dei ricettori per assorbire maggiormente i campi elettromagnetici. E questa è una “tempesta perfetta”, visto il tipo di danni di cui sta facendo esperienza tutta la nostra specie, adesso.(Thomas Cowan, estratto del video “Rudolf Steiner, i virus e l’elettrificazione della Terra”, pubblicato il 19 marzo 2020 sul canale YouTube “L’Ortolana” e ripreso da “La Voce del Trentino”. Per avere un’idea della preoccupazione che il filmato sta suscitando, basta dare un’occhiata alle moltissime pagine web che, scagliandosi contro il medico statunitense, alimentano la disinformazione quotidiana, promossa dalla crociata neo-medievale contro il pluralismo scientifico. Illuminanti, in questo senso, gli attacchi pubblicati da siti umoristici come “Butac” e lo spassoso “Open”, diretto da Enrico Mentana, che arriva a definire “guru” il fondatore dell’antroposofia, presentando Steiner come “ispiratore del nazismo magico”. Ai burloni di “Butac”, “Open” e colleghi, forse vale ricordare la recente sentenza della magistratura italiana che, sulla scorta di evidenze medico-scientifiche, ufficializza la correlazione tra salute – tumori, addirittura – ed esposizione a radiofrequenze elettroniche, anche solo quelle dei comuni smartphone 4G).Nel 1918, dopo l’enorme pandemia dell’influenza Spagnola, hanno chiesto a Rudolf Steiner a cosa fosse dovuta. Lui rispose: i virus sono semplicemente le escrezioni di una cellula avvelenata. I virus sono delle parti di Dna o Rna, o di qualche altra proteina, che vengono espulse dalla cellula. Si formano quando la cellula è avvelenata, non sono la causa di niente. Oggi, improvvisamente, scopriamo che nel circolo polare artico i delfini stanno morendo: per un contagio, o magari per qualche schifezza finita in mare, come il greggio della super-petroliera Exxon Valdez? Se date un’occhiata alle teorie correnti sui virus, l’ultima conferenza del Nih (il Dipartimento della salute degli Usa) parla della complessità dei virus, e vedrete che corrisponde esattamente alle teorie correnti su cosa sono realmente i virus. Ho un esempio drammatico di ciò, nella mia vita. Durante la mia infanzia, fuori da casa mia c’erano degli acquitrini. Erano pieni di rane, che mi svegliavano di notte. Col tempo tutte le rane sono sparite. Quanti di voi pensano che le rane avessero una malattia genetica? Quanti pensano che le rane avessero un virus? Quanti pensano che qualcuno abbia sversato del Ddt nell’acqua? Questo è infatti quello che è successo.
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Lutto in casa Kennedy, e va a fuoco la casa di Mario Draghi
Draghi e Kennedy: due nomi ora anche nelle pagine di cronaca nera, pochi giorni dopo l’uscita mondiale del brano “Murder Most Foul”, in cui Bob Dylan rievoca il complotto del Deep State costato la vita a John Kennedy, ucciso a Dallas nel 1963, mettendolo in qualche modo in relazione con l’attuale emergenza coronavirus. Una denuncia clamorosa, quella di Dylan, in contemporanea con quella di Mario Draghi sulle pagine del “Financial Times”, in cui l’ex presidente della Bce – richiamandosi al New Deal di Roosevelt – invoca la fine del rigore finanziario, se si vuole ricostruire l’economia disastrata dalla pandemia. Pochi giorni dopo le esternazioni di Dylan e Draghi, è scomparsa nel nulla Maeve Kennedy Townsend McKean, nipote quarantenne di Bob Kennedy, fratello di John, a sua volta assassinato (a Los Angeles, nel 1968). A una settimana dalla scomparsa – in mare – Maeve Kennedy è stata quindi ritrovata cadavere il 7 aprile, lungo le coste del Maryland. E in serata, a migliaia di chilometri di distanza – a Città della Pieve – i vigili del fuoco sono dovuti accorrere per spegnere lo strano incendio innescatosi nella residenza italiana di Mario Draghi. Le fiamme hanno intaccato il tetto dell’abitazione (sempre il tetto era stato incenerito dal rogo della cattedrale parigina di Notre-Dame, esattamente un anno fa, dando il destro a suggestive interpretazioni simbologiche tra chi sospetta l’origine dolosa del disastro).Secondo il “Corriere dell’Umbria”, i pompieri intervenuti a Città della Pieve, al confine con la Toscana, avrebbero rilevato nella canna fumaria l’origine dell’incendio che ha poi attaccato il tetto della casa italiana di Draghi. L’ex presidente della Banca Centrale Europea, ricorda il giornale, è anche «il potenziale candidato alla presidenza del Consiglio nella successione a Giuseppe Conte in caso di governo di unità nazionale». Secondo Gioele Magaldi, massone progressista e presidente del Movimento Roosevelt (nonché autore del saggio “Massoni”), Mario Draghi – fino a ieri militante nell’ala più reazionaria della massoneria sovranazionale, responsabile dell’austerity europea che ha sabotato l’economia – si sarebbe avvicinato al circuito della massoneria progressista, del quale (assicura Magaldi) fa parte lo stesso Bob Dylan, la cui canzone kennedyana – pubblicata non a caso in piena emergenza coronavirus – richiama l’attenzione su John Kennedy per ricordare la fine violenta delle speranze in un mondo migliore, imposta da un attentato particolarmente infame, che vide coinvolti la Cia, l’Fbi e tre diversi futuri presidenti americani (Johnson, Nixon e Bush senior).Sempre secondo Magaldi, Draghi sarebbe ora sceso in campo per sostenere la “controffensiva democratica” delle forze che – in tutto il mondo, in modo trasversale – tentano di opporsi alla “politica del coronavirus”, che in base al modello cinese sperimentato a Wuhan con la benedizione dell’Oms impone severe restrizioni alle libertà personali, che qualcuno spera diventino permanenti. Magaldi denuncia la “filiera del rigore” inaugurata nel 1975 dal manifesto “La crisi della democrazia” sollecitato dalla Commissione Trilaterale dominata da Kissinger, il potente “massone neoaristocratico” che per primo sdoganò la Cina con l’intento di farne un modello anche per un futuro Occidente post-democratico, quello che si intravede oggi sotto le legislazioni speciali introdotte grazie alla paura del virus. Nel suo lavoro editoriale, Magaldi fa risalire proprio all’uccisione di John Kennedy (seguita a ruota da quelle di Bob Kennedy e Martin Luther King) la fine della speranza in un Occidente migliore, prospero e libero dall’angoscia, patria dei diritti sociali e civili. Dopo di allora, a partire dal golpe cileno del 1973, il neoliberismo è andato direttamente al governo, fino a produrre in Europa la catastrofe socio-economica che ha schiantato l’Italia, fermandone la corsa (il Belpaese era la quinta potenza industriale del mondo, prima che Mani Pulite rottamasse la classe politica della Prima Repubblica).Fa impressione, intanto, l’ennesimo lutto in casa Kennedy ad appena una settimana di distanza dall’omaggio di Dylan a Jfk (oltre 2 milioni e mezzo di visualizzazioni su YouTube, in pochi giorni, per “Murder Most Foul”). Il corpo senza vita di Maeve Kennedy Townsend McKean è stato ritrovato in mare nella Baia di Chesapeake. Il cadavere di Maeve è stato localizzato a sette metri di profondità, quattro chilometri più a sud rispetto alla casa di sua madre a Shady Side, nel Maryland, dove giovedì sera la donna era uscita in canoa insieme al figlio Gideon, di 8 anni, che risulta ancora disperso. Madre e figlio sarebbero stati visti per l’ultima volta allontanarsi a bordo di un kajak: secondo fonti di stampa «stavano cercando di recuperare una palla, ma a causa della corrente non erano più riusciti a tornare a riva». Maeve è la figlia di Kathleen Kennedy Townsend, vice-governatrice del Maryland, a sua volta figlia di Robert Kennedy, fratello di John. Era sposata con David McKean, avvocato di diritti civili a Washington, ed era madre di quattro figli. Lavorava come dirigente alla Georgetown University di Washington, dove risiedeva con la famiglia.Inevitabilmente, i giornali riparlano della “maledizione” della famiglia Kennedy, dopo le perdite di John e Bob. Qualche mese fa era morta un’altra nipote di Robert Kennedy, Saoirse Hill, deceduta a 22 anni «in seguito a un mix letale di droga e farmaci». Un altro fratello di John e Bob, Joseph Kennedy, era morto nel ’44 durante la Seconda Guerra Mondiale, mentre una sorella, Kathleen, aveva perso la vita nel ’48 in un incidente aereo. Risale al 1984 la morte di David Kennedy, figlio di Robert, ucciso «da un’overdose di farmaci», mentre nel ’97 è scomparso un altro dei figli, Michael, in un incidente sulle piste di sci. Ancora: nel ‘99 aveva perso la vita uno dei figli di Jfk, John, insieme alla moglie e alla cognata, in un incidente aereo lungo la costa di Martha’s Vineyard, in Massachusetts. Nel 2011, infine, ancora una morte prematura: quella di Kara, figlia di Edward Kennedy, «stroncata da un infarto». Lo stesso anno si sarebbe suicidata Mary Richardson, moglie di Robert Kennedy jr., notissimo avvocato, in prima linea – insieme all’attore Robert De Niro – contro gli abusi delle campagne vaccinali e la correlazione tra vaccini e autismo. Robert junior è l’ennesimo Kennedy che dà fastidio al potere (in questo caso, sanitario: quello che si sta affermando a livello modiale, grazie alla gestione “cinese” del coronavirus raccomandata dall’Oms). Un contesto sinistro, che fa da contorno anche alla morte di Maeve Kennedy?Draghi e Kennedy: due nomi ora anche nelle pagine di cronaca nera, pochi giorni dopo l’uscita mondiale del brano “Murder Most Foul”, in cui Bob Dylan rievoca il complotto del Deep State costato la vita a John Kennedy, ucciso a Dallas nel 1963, mettendolo in qualche modo in relazione con l’attuale emergenza coronavirus. Una denuncia clamorosa, quella di Dylan, in contemporanea con quella di Mario Draghi sulle pagine del “Financial Times”, in cui l’ex presidente della Bce – richiamandosi al New Deal di Roosevelt – invoca la fine del rigore finanziario, se si vuole ricostruire l’economia disastrata dalla pandemia. Pochi giorni dopo le esternazioni di Dylan e Draghi, è scomparsa nel nulla Maeve Kennedy Townsend McKean, nipote quarantenne di Bob Kennedy, fratello di John, a sua volta assassinato (a Los Angeles, nel 1968). A una settimana dalla scomparsa – in mare – Maeve Kennedy è stata quindi ritrovata cadavere il 7 aprile, lungo le coste del Maryland. E in serata, a migliaia di chilometri di distanza – a Città della Pieve – i vigili del fuoco sono dovuti accorrere per spegnere lo strano incendio innescatosi nella residenza italiana di Mario Draghi, proprio mentre a Bruxelles era riunito l’Eurogruppo. Le fiamme hanno intaccato il tetto dell’abitazione (sempre il tetto era stato incenerito dal rogo della cattedrale parigina di Notre-Dame, esattamente un anno fa, dando il destro a suggestive interpretazioni simbologiche tra chi sospetta l’origine dolosa del disastro).
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Catastrofe Italia: stiamo perdendo milioni di posti di lavoro
Dopo il primo mese di chiusura delle attività incominciano a esserci prime valutazioni degli scenari che ci aspettano. Le prime stime dell’Organizzazione internazionale del lavoro prevedono la perdita di 25 milioni di posti di lavoro nel mondo. Purtroppo tale dato viene aggiornato al rialzo col passare dei giorni e con l’estendersi della pandemia a nuovi paesi. Basti rilevare che già nella prima settimana di impatto del virus, gli Usa hanno registrato 3 milioni di nuove richieste di indennità di disoccupazione. Per quanto riguarda il nostro paese abbiamo le prime proiezioni fatte sulla base di previsioni relative al calo di fatturato che sarà registrato dalle imprese. I dati più attendibili, frutto di una elaborazione di Unioncamere, tracciano due scenari, uno più positivo e uno pessimistico. Nel primo caso si registrerà una diminuzione del fatturato del 7% e si prevede che occorreranno due anni per tornare al livello pre-crisi. Nella proiezione pessimistica la perdita sarà del 18% e occorreranno quattro anni per recuperare le perdite. Sulla base di questi scenari si possono ipotizzare due valutazioni sull’impatto che vi sarà sull’occupazione.Nel primo caso si calcola che vi saranno 98.000 imprese che chiuderanno e si prevede una perdita di 2,2 milioni di posti di lavoro. Nel secondo caso avremo la chiusura di 176.000 imprese e la perdita di 3,8 milioni di posti di lavoro. Il tasso di occupazione potrebbe così passare dal 59% al 53% riportandoci ai minimi registrati negli anni della crisi economica post-2008. Ovviamente l’impatto non sarà identico per i diversi settori economici. Quelli con occupazione più flessibile – ospitalità, ristorazione, spettacoli e logistica – subiranno i cali più forti. Si prevede che la sola filiera turistica possa perdere 1,5 milioni di posti di lavoro. A conferma delle prime previsioni generali arrivano i dati elaborati dalle Agenzie del lavoro di Lombardia e Veneto sulla base delle comunicazioni obbligatorie. Il risultato relativo alle due settimane del mese di marzo porta a un aumento della disoccupazione di circa lo 0,6%. Significa quasi 50.000 posti di lavoro persi in 15 giorni nelle due regioni.Nelle due regioni più colpite dall’impatto dell’emergenza sanitaria sono attive oggi un po’ meno del 50% delle attività produttive che impegnano poco più del 50% del totale degli addetti con punte del 60% nelle aree urbane come quella di Milano. L’insieme dei dati di questo primo periodo di crisi ci prefigura una grave problematica occupazionale che esploderà in tutto il suo impatto quando si uscirà dalla quarantena. È adesso che si deve dar vita a un comitato capace di disegnare un grande piano per il lavoro per il momento della ripartenza. Non si potrà certo proseguire solo con redditi di sussistenza a carico della fiscalità, ma occorre mettere il lavoro al centro dei piani di ripresa. Grandi investimenti pubblici e privati per recuperare nel più breve tempo possibile il deficit che si è creato e un piano di servizi di politiche attive del lavoro che metta tutti all’opera per la ricostruzione di quanto è andato perduto.(Massimo Ferlini, estratto dall’intervento “Le vere previsioni sulle perdite dei posti di lavoro”, pubblicato dal “Sussidiario” il 6 aprile 2020).Dopo il primo mese di chiusura delle attività incominciano a esserci prime valutazioni degli scenari che ci aspettano. Le prime stime dell’Organizzazione internazionale del lavoro prevedono la perdita di 25 milioni di posti di lavoro nel mondo. Purtroppo tale dato viene aggiornato al rialzo col passare dei giorni e con l’estendersi della pandemia a nuovi paesi. Basti rilevare che già nella prima settimana di impatto del virus, gli Usa hanno registrato 3 milioni di nuove richieste di indennità di disoccupazione. Per quanto riguarda il nostro paese abbiamo le prime proiezioni fatte sulla base di previsioni relative al calo di fatturato che sarà registrato dalle imprese. I dati più attendibili, frutto di una elaborazione di Unioncamere, tracciano due scenari, uno più positivo e uno pessimistico. Nel primo caso si registrerà una diminuzione del fatturato del 7% e si prevede che occorreranno due anni per tornare al livello pre-crisi. Nella proiezione pessimistica la perdita sarà del 18% e occorreranno quattro anni per recuperare le perdite. Sulla base di questi scenari si possono ipotizzare due valutazioni sull’impatto che vi sarà sull’occupazione.
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Barnard: nessuna certezza da tamponi e test sierologici
Allora, facciamo “non-chiarezza” sui tamponi e sui test per il Cov-2. Non è una battuta, perché nella scienza c’è una confusione tremenda, su questi test, e voi cittadini dovete assolutamente sapere le cose, per essere informati su cosa vi fanno. Ho fatto una raccolta dei dati affidabili, nella più alta letteratura scientifica possibile (”New England Journal of Medicine”, “The Lancet”, “Science”, “Mit Technology Review”), e cerco si spiegarmi nella maniera più semplice. I test per rilevare il Cov-2 (che è il nome del virus) e la Covid-19 (che è il nome della malattia) sono due: il tampone, nasale o laringo-faringeo, e l’esame del siero sanguigno. I tamponi sono validi per trovare il Cov-2 attivo nella persona “adesso”; perché, sul tampone, viene fatto l’esame Rt-Pcr, che rileva i pezzi di Rna virale, specifici proprio del Cov-2; poi li amplifica, e li vede con una buona precisione, al netto di qualche possibile errore. Quindi, un tampone Rt-Pcr “positivo” ti dice che hai il virus “adesso”; ma se tu l’hai avuto in passato, la Rt-Pcr non lo vede più, e dà “negativo”. Può sembrare una buona notizia, ma invece c’è un grosso problema. Un soggetto che esce “negativo”, dal tampone, non sarà mai se, in passato, ha avuto il contagio, oppure no. Quindi non saprà mai se in questo momento è immune, o no. In soldoni, essere “negativi” all’Rt-Pcr ci dice per certo che non siamo spargitori di contagi “adesso”, a non ci assicura che domani non ci contageremo.Per capire se uno è mai stato contagiato, e se ha sviluppato la famosa immunità, va fatto l’esame sierologico (l’esame del sangue). Ma, anche qui, le cose non sono sicure – per niente. I test sierologici del momento, se l’esito è “positivo” rilevano di sicuro la presenza, nel soggetto, di anticorpi ai coronavirus – che sono una classe, una famiglia di virus molto noti, che possono procurare problemi che vanno dal semplice raffreddore alla Sars. Ma i test sierologici hanno difficoltà a rilevare con precisione proprio gli anticorpi specifici, relativi al solo Cov-2. E questo è il grande problema. C’è una gara frenetica, fra le “biotech corporations”, per produrre oggi un test sierologico che sia totalmente affidabile, in questo – cioè: che, di certo, risponda solo agli anticorpi del solo Cov-2. Infatti, nessuno dei test sierologici in circolazione dà questa certezza. Si parla di possibili errori: potrebbero dirti che sei “positivo al Cov-2″, mentre in realtà sei “positivo” a qualsiasi altro coronavirus. Nei test, si parla di errori in percentuali rilevanti, dal 20% in su. Il problema è quello della “cross reactivity”, cioè: nel coronavirus del raffreddore, in quello della Sars e in quello del Cov-2, gli aminoacidi delle “spike” che spuntano dai virus (la loro “corona”), sono identici al 60-70%, per cui il sistema immunitario si sbaglia facilmente.I problemi del test sierologico, poi, non finiscono qui. Se risulti “positivo” agli anticorpi ma stai bene, non sai se sei ancora infettivo o meno. Quindi è difficile dirti: «Tu non sei più un pericolo per gli altri, torna pure a lavorare». Né sai se sei “positivo” agli anticorpi, se per caso sei a poche ore dallo scoppio della malattia. Solo l’essere “positivo” al test sierologico e stare bene (ma da lungo tempo) ti dice che, probabilmente, sei diventato immune. Ma ancora non si sa quanto duri, un’immunità al Cov-2: in letteratura scientifica c’è chi dice che duri solo un mese, c’è chi dice di più (non si sa). Infine, se sei nei primi giorni del contagio – cioè: ti sei infettato ieri sera, e oggi pomeriggio fai l’esame sierologico – l’esame non vede ancora gli anticorpi, perché il sistema immunitario ci mette del tempo, a comparire sulla scena. Quale sarebbe, allora l’ideale? Sarebbe: risultare “positivi” al test sierologico, ma “negativi” al tampone Rt-Pcr. Spiego: col test sierologico “positivo” sai che sei stato esposto a un coronavirus (e speri che sia questo Cov-2, e non un altro), ma una Rt-Pcr “negativa” ti dice – di certo, o quasi – che non l’hai più. Al momento, purtroppo, le cose stanno così. Certezze assolute non ce ne sono: zero.Oggi, poi, c’è una corsa frenetica ad approvare dei test (sia tamponi, che esami sierologici) che vadano di fretta. Però, più vanno in fretta, e meno sono accurati – cioè: non c’è “validation”, come si dice in termini scientifici. Pensate che una Rt-Pcr fatta bene ci mette delle ore; e va ripetuta due volte, per avere due “positivi” (o due “negativi”) consecutivi. Quindi occorrono giorni, per avere il risultato. Quanto ai test sierologici, abbiamo visto i problemi che hanno. Quando vi dicono che stanno uscendo questi kit che in 5 minuti rivelano se hai il coronavirus o no, vi raccontano delle clamorose balle. Questi kit non sono affidabili, e non lo saranno fino a che la tecnologia non sarà andata molto avanti. Questo è lo stato delle cose, ora ne siete informati. Mi dispiace non potervi tranquillizzare di più, ma questa è la situazione.(Paolo Barnard, “Facciamo la non-chiarezza su tamponi e test Cov-2″, video pubblicato su YouTube il 5 aprile 2020 e ripreso da “Come Don Chisciotte”).Allora, facciamo “non-chiarezza” sui tamponi e sui test per il Cov-2. Non è una battuta, perché nella scienza c’è una confusione tremenda, su questi test, e voi cittadini dovete assolutamente sapere le cose, per essere informati su cosa vi fanno. Ho fatto una raccolta dei dati affidabili, nella più alta letteratura scientifica possibile (”New England Journal of Medicine”, “The Lancet”, “Science”, “Mit Technology Review”), e cerco si spiegarmi nella maniera più semplice. I test per rilevare il Cov-2 (che è il nome del virus) e la Covid-19 (che è il nome della malattia) sono due: il tampone, nasale o laringo-faringeo, e l’esame del siero sanguigno. I tamponi sono validi per trovare il Cov-2 attivo nella persona “adesso”; perché, sul tampone, viene fatto l’esame Rt-Pcr, che rileva i pezzi di Rna virale, specifici proprio del Cov-2; poi li amplifica, e li vede con una buona precisione, al netto di qualche possibile errore. Quindi, un tampone Rt-Pcr “positivo” ti dice che hai il virus “adesso”; ma se tu l’hai avuto in passato, la Rt-Pcr non lo vede più, e dà “negativo”. Può sembrare una buona notizia, ma invece c’è un grosso problema. Un soggetto che esce “negativo”, dal tampone, non sarà mai se, in passato, ha avuto il contagio, oppure no. Quindi non saprà mai se in questo momento è immune, o no. In soldoni, essere “negativi” all’Rt-Pcr ci dice per certo che non siamo spargitori di contagi “adesso”, a non ci assicura che domani non ci contageremo.
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Militari russi in Italia: perché sono qui e cosa fanno per noi
“Dalla Russia con amore” era soltanto un vecchio film di spionaggio. Ma dalla sera del 21 marzo, ovvero da quando Vladimir Putin telefona a Giuseppe Conte e concorda una missione russa di aiuti all’Italia – messa sotto scacco dal coronavirus – il titolo diventa qualcosa di nuovo e mai visto sul nostro territorio: 8 squadre mobili di virologi e medici militari russi, aerei carichi di autocarri verde scuro dall’inconfondibile targa nera, sistema di disinfezione aerosol, nonché attrezzature mediche, mascherine in grande quantità. Tutto diretto a Pratica di Mare, che per i russi non è semplicemente una base militare sul litorale romano, ma piuttosto il luogo di storici accordi e della mediazione italiana tra Usa e Russia. Inevitabilmente la scelta di Putin caduta sui militari ha scatenato e continua a scatenare polemiche nel nostro paese, benché fosse stata concordata al più alto livello bilaterale. Ma poco è stato spiegato. In primis non è stato detto che in Russia il top della sanità è proprio quella militare: un comparto con strutture ospedaliere separate, personale qualificatissimo e anche produzione di strumenti e apparecchi medicali.Sì, perché anche se l’industria della difesa russa ce la ricordiamo per il Kalashnikov, o per il carro armato T-34 contro i nazisti a Berlino, oggi fa anche altro. Compresi i respiratori o “dispositivi per la ventilazione meccanica”. Come gli Aventa-M, il cui disegno spiccava a marzo sulle scatole scaricate dagli aerei militari russi a Pratica di Mare. Top di gamma, valore di listino pari a 14.000 euro ciascuno prodotto da Upz-Ojsc Ural Instrument-Making Plant (parte della holding statale Rostec). Si tratta di dispositivi mobili che lavorano sull’inalazione-espirazione, dotati di un generatore di flusso integrato e un moderno controllo touch. In Russia ne vengono prodotte 600 unità al mese. E ancora mascherine antivirus Spiro-302, tute per la protezione totale e molto altro. Insomma la scelta di Putin, che ha fatto scandalizzare alcuni osservatori, equivale a dire: vi mando il meglio. E non solo in Italia, perché secondo la stampa russa, dozzine di Aventa sono stati mandati anche a New York.Il ministero della difesa russo all’inizio parlava di circa 100 persone pronte per l’Italia, con i principali specialisti nel campo della virologia e dell’epidemiologia. Le 8 squadre mediche e infermieristiche comprendono ciascuna un medico generico, un anestesista-rianimatore, un epidemiologo, un’infermiera anestesista e, inoltre, unità dotate di complessi ad alte prestazioni per la disinfezione di edifici e strade. La Regione Lombardia ha poi parlato di 150 persone destinate all’Ospedale degli Alpini a Bergamo. Da Pratica di Mare, infatti, dopo una serie di riunioni con rappresentanti della difesa e della Protezione civile italiana, la colonna dei russi, composta da 22 automezzi, scortata dai carabinieri e divisa in due parti, ha risalito il nostro stivale, passando per Firenze e Bologna, e arrivando a Bergamo. Da qui è partita anche un’azione di disinfezione delle strutture maggiormente interessate dall’epidemia. A partire dalla ben nota Martino Zanchi. Sinora sono stati disinfettati migliaia di metri quadrati di locali interni e strade di accesso.Aleksey Spirinchev, a capo del gruppo che si occupa della disinfezione, spiega che non si tratta di sostanze fortemente inquinanti, ma di alcool: «In tre settimane qui sono morte 20 persone, noi stiamo aiutando a debellare il virus dalle stanze. Tutti i locali vengono trattati con alcool al 70% che è abbastanza efficace, sia contro i virus che contro i batteri». I medici e i militari russi dopo il 26 marzo hanno visitato numerose strutture, compresi piccoli comuni, come Gromo, Cene, Brembate di Sopra, Clusone, Alzano Lombardo e anche Valbondione, piccolo Comune dell’alta Val Seriana, dove il sindaco Romina Riccardi aveva tolto la bandiera europea. Mosca aveva parlato inoltre di 1 milione di mascherine e 200.000 test per l’infezione da coronavirus donati dal famoso uomo d’affari cinese, Jack Ma, membro onorario della Russian Geographical Society, una specie di club esclusivo guidato da Putin. Ovviamente, più che l’opinione pubblica italiana, c’è per Putin quella russa, che inizia a conoscere solo ora il coronavirus. E che potrebbe vedere non di buon occhio tante elargizioni. Al di là della retorica, il ministero della difesa russo ha messo subito in chiaro: non si tratta soltanto di aiuto, ma anche di un’utile esercitazione. L’esperienza acquisita nell’eliminazione delle conseguenze del Covid-19 in Italia sarà «nell’interesse dello Stato» russo.(”Militari russi in Italia: perché sono qui e cosa fanno”, da “Analisi Difesa” del 5 aprile 2020).“Dalla Russia con amore” era soltanto un vecchio film di spionaggio. Ma dalla sera del 21 marzo, ovvero da quando Vladimir Putin telefona a Giuseppe Conte e concorda una missione russa di aiuti all’Italia – messa sotto scacco dal coronavirus – il titolo diventa qualcosa di nuovo e mai visto sul nostro territorio: 8 squadre mobili di virologi e medici militari russi, aerei carichi di autocarri verde scuro dall’inconfondibile targa nera, sistema di disinfezione aerosol, nonché attrezzature mediche, mascherine in grande quantità. Tutto diretto a Pratica di Mare, che per i russi non è semplicemente una base militare sul litorale romano, ma piuttosto il luogo di storici accordi e della mediazione italiana tra Usa e Russia. Inevitabilmente la scelta di Putin caduta sui militari ha scatenato e continua a scatenare polemiche nel nostro paese, benché fosse stata concordata al più alto livello bilaterale. Ma poco è stato spiegato. In primis non è stato detto che in Russia il top della sanità è proprio quella militare: un comparto con strutture ospedaliere separate, personale qualificatissimo e anche produzione di strumenti e apparecchi medicali.