Archivio del Tag ‘Gianfranco Fini’
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Ferrero: liberiamoci di Berlusconi, poi una Linke italiana
Riforma elettorale per metter fine al bipartitismo e legge sul conflitto d’interessi per neutralizzare il vantaggio mediatico di Berlusconi. All’indomani del voto tedesco, che ha liquidato la sinistra moderata rilanciando la Linke di Oskar Lafontaine, il segretario di Rifondazione comunista, Paolo Ferrero, si dichiara disponibile a sostenere, nel caso, un governo d’emergenza che in Italia riscriva le regole. «Sono pronto ad allearmi anche col diavolo». Persino con l’Udc di Cuffaro, gli domanda il “Riformista”? «Se c’è un problema di democrazia si fa un’alleanza per ripristinare le regole democratiche e poi si vota». Dopodiché, aggiunge Ferrero, serve una federazione di sinistra per archiviare il Pd.
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Marcegaglia: guerra totale contro il cancro della mafia
Guerra civile, anzi culturale. Contro chi? Contro la mafia. Un’impresa economica colossale, ramificata in tutto il mondo, e che in Italia rappresenta un’economia di enorme potenza d’impatto, annidata nel business. Emma Marcegaglia, presidente degli industriali, annuncia l’apertura di una mobilitazione senza precedenti: guerra totale, senza quartiere, al «cancro» che inquina la società italiana, malgrado l’attività incessante dell’antimafia, i giudici caduti sul campo e le denunce come quella di Roberto Saviano, costretto a vivere “blindato” dopo il successo del suo bestseller, “Gomorra”.
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Integrazione, unica soluzione: lo dicono i numeri
Nei prossimi anni, la strategia in materia d’immigrazione sarà al centro del dibattito politico, economico e sociale «quale che sarà il colore della maggioranza o dell’opposizione». Lo afferma l’economista Giuseppe Pennisi dal magazine della fondazione “Farefuturo” promossa da Gianfranco Fini, che al tema dedica speciale attenzione e tra circa un mese organizzerà un seminario congiunto con la fondazione “Italianieuropei” che fa riferimento a Massimo D’Alema. «La determinante principale del problema – chiarisce Pennisi – risiede nel fatto che l’Italia è passata (nel giro di pochi decenni) da paese d’emigrazione netta a paese d’immigrazione netta».
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Voto agli immigrati: l’integrazione aiuta l’economia
«La presenza degli immigrati sul territorio italiano rappresenta una straordinaria opportunità per ridare contenuti multiculturali a tutti i livelli, dalla scuola alla società». È l’analisi di Giorgio Alessandrini, presidente dell’organismo nazionale di coordinamento per le politiche di integrazione sociale del Cnel, commentando il Rapporto Ocse-Sopemi sulle prospettive delle migrazioni internazionali. Si calcola che entro il 2015 i lavoratori che andranno in pensione nei paesi Ocse saranno maggiori di quelli che entreranno nel mondo del lavoro. Lo rileva Francesco De Palo su “FF newsmagazine”, periodico della fondazione “Farefuturo” promossa da Gianfranco Fini.
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Fini: serve finanza etica, capitalismo democratico
Finanza etica, economia sociale di mercato. E’ la ricetta del presidente della Camera, Gianfranco Fini, formulata attraverso il webmagazine della fondazione “Farefuturo”. Una lunga riflessione, nella quale il fondatore di An mette a fuoco il rapporto tra capitalismo e società, alla luce della crisi globale. L’anello mancante? L’etica. Da ripristinare ad ogni costo, facendo tesoro della grande esperienza del welfare europeo, modello di mediazione tra profitto e garanzie sociali. Per Fini, si tratta di utilizzare la crisi per riscrivere le regole, abbandonare l’idologia della crescita illimitata e costruire un capitalismo più equo e democratico.
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Gli italiani: perché restare ancora in Afghanistan?
Non sono solo Bossi e Ferrero a chiedere il ritiro del contingente italiano da Kabul. Se il leader leghista auspica una rapida via d’uscita e il segretario di Rifondazione comunista ribadisce che occorre lasciare l’Afghanistan perché l’invasione è figlia della politica di Bush e non ha saputo garantire neppure elezioni libere da brogli, sono gli italiani – secondo i sondaggi – a pretendere che i soldati tornino a casa. Prima ancora dell’ultima strage di Kabul, il 17 settembre, costata la vita a 6 paracadustiti della Folgore, la maggioranza chiedeva il ritiro delle truppe: percentuale, ora, destinata a salire. Lo rivela il “Corriere della Sera”, che cita alcuni tra i maggiori istituti demoscopici.
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Già pronto il governo del dopo-Berlusconi?
Riforma del sistema politico, meno parlamentari, welfare più forte, nuovi contratti di lavoro, modifica della spesa investendo su scuola, ricerca e innovazione. Sono i cardini del “governo di salvezza nazionale” per il dopo-Berlusconi: grande alleanza nel 2013 o esecutivo d’emergenza, se il premier dovesse cadere? Ne starebbero ragionando, da settimane, quattro pesi massimi della politica italiana: Gianfranco Fini, Giulio Tremonti, Pierferdinando Casini e Massimo D’Alema. Berlusconi? «Le possibilità che il suo governo sopravviva sono al 50%», ha ipotizzato Emma Bonino.
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Vespa-Berlusconi flop, stampa cattolica in piazza
Gabriel Garko batte Silvio Berlusconi: negli ascolti, la fiction “L’onore e il rispetto” in onda il 15 settembre su Canale 5 ha avuto la meglio sulla puntata speciale di “Porta a Porta” con il premier: l’ammiraglia Mediaset ha ottenuto il 22,6% di share (quasi 6 milioni di spettatori) contro il 13,4% (poco più di tre milioni) del programma di Bruno Vespa. «Un flop clamoroso», dichiara a “Repubblica” il consigliere d’amministrazione Rai, Giorgio Van Straten: «Forse la peggiore performance di RaiUno nell’anno». E mentre Berlusconi definisce «farabutti» gli avversari, la stampa cattolica annuncia che il 19 settembre aderirà a Roma alla manifestazione per la libertà di stampa.
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Un presidente “abbronzato” anche in Italia?
Se un cittadino dalla pelle non perfettamente candida aspirasse a incarichi politici in Italia, sarà meglio che ci ripensi. “Non vorrei tra cinque anni e un mese trovarmi un presidente abbronzato”, ha dichiarato Roberto Calderoli l’altra sera a Treviso. Il ministro leghista si era già distinto per un’analoga sortita nei confronti della sua concittadina italiana Rula Jebreal. Imitato dal presidente del Consiglio che rivolse la stessa “carineria” a Barack Obama. Tali affermazioni desterebbero scandalo se pronunciate da uomini di governo in qualsiasi altro paese occidentale. E delineano, all’interno della maggioranza di centrodestra, una spaccatura su principi della massima rilevanza
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Casini: il dopo-Berlusconi è già cominciato
«Vogliamo costruire un’Italia diversa, perché è chiaro che il dopo-Berlusconi è già cominciato. Alla fine di questa legislatura capiremo se sarà possibile costruire una proposta di governo che si emendi dal populismo e dal radicalismo ideologico. Che finiscono, peraltro, per degenerare in fenomeni razzisti». Così Pier Ferdinando Casini, leader dell’Udc ed ex presidente della Camera, in un’intervista al settimanale cattolico “Famiglia Cristiana” si allinea con Gianfranco Fini, colpito dall’ennesimo attacco a mezzo stampa, firmato Vittorio Feltri, che lo accusa di contrastare Berlusconi.
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Contro Berlusconi, appello per la libertà di stampa
Ha raggiunto in poche ore le 220 mila firme l’appello dei giuristi Franco Cordero, Stefano Rodotà e Gustavo Zagrebelsky in favore della libertà di stampa e contro la reazione del premier Silvio Berlusconi alle “dieci domande” rivoltigli dal quotidiano “La Repubblica”: il giornale diretto da Ezio Mauro, protagonista di una campagna di stampa contro il premier per i presunti scandali sessuali che avrebbero coinvolto il profilo istituzionale del capo del governo, è stato citato per danni: mossa ritenuta intimidatoria, visto che «in una democrazia non si processano le domande». Stessa sorte per il quotidiano l’Unità, guidato da Conchita de Gregorio, cui il premier ha ora richiesto un risarcimento di 2 milioni di euro.
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Fini: migrazioni bibliche, no a politiche razziste
Il tema dell’immigrazione non deve essere piegato alla «propaganda quotidiana». Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, è intervenuto il 26 agosto alla Festa del Pd di Genova lanciando un severo monito al governo Berlusconi dopo le aspre polemiche degli ultimi giorni, come lo scontro che ha opposto Lega Nord e Vaticano sul “respingimento” in mare dei migranti, molti dei quali bisognosi di diritto d’asilo. «Affrontare un tema così grande, con un’ottica riduttiva, rischia di non portarci da nessun parte: l’approccio emotivo e fondato soltanto sulla questione della sicurezza dei cittadini italiani è miope e sbagliato».