Archivio del Tag ‘Gianfranco Fini’
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Feltri: vedrete, Berlusconi mollerà Fini per Casini
Ha fatto più clamore Pier Ferdinando Casini andando a cena una sera in casa di Bruno Vespa che Pier Luigi Bersani stando al vertice del Pd un anno e passa. Basta questa constatazione per capire due cose fondamentali dell’attuale politica italiana: primo, nella sua esiguità numerica, l’Udc è un peso massimo; secondo, nella sua imponenza, il Partito democratico è un peso piuma. E ciò spiega il fatto che Silvio Berlusconi sia più interessato a ingraziarsi Casini che a combattere Bersani, bravissimo a combattere se stesso.
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Pdl sordo sulla legalità? Granata: allora espelleteci tutti
Conoscete Mauro La Mantia? Io lo conosco da 16 anni. Lo ricordo adolescente, con il megafono, alla prima fiaccolata per Paolo Borsellino. Ne ho poi seguito le lotte studentesche e universitarie, la crescita politica fatta di sacrificio e militanza, fino al meritato riconoscimento del coordinamento dei nostri giovani in Sicilia, protagonista insieme a Carolina e tanti altri ragazzi siciliani di quella trama di lotte e memorie che ancora oggi ricorda ai palermitani che è meglio un giorno da Borsellino che cento da Ciancimino. Mauro non appartiene a Generazione Italia. Non è “finiano”… ma è bastata un parola di condanna e indignazione contro il nuovo processo di beatificazione del mafioso Mangano dal pulpito di una condanna a 7 anni per associazione mafiosa a farlo mettere in croce.
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Perché Fini non fa deragliare il treno della vergogna?
Siamo tra coloro che hanno sempre guradato con attenzione alle coraggiose prese di posizione di Fini e dei finiani in materia di legalità e di contrasto alle mafie. Non sono mancati neppure momenti nei quali comuni amici hanno coltivato l’illusione che Fini fosse l’unica vera opposizione, il suo dito puntato contro il sultano aveva suscitato tante illusioni. Sarà bene, per il futuro, essere è più cauti ed esercitare una laica prudenza. Quanto è accaduto sulla legge bavaglio rappresenta una sconfitta secca per le ambizioni e per i progetti futuri del presidente della Camera.
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Intercettazioni, Ilaria Cucchi a Fini: non frenate i giudici
Senza la diffusione stampa di quelle foto terribili, che documentano la straziante agonia di Stefano Cucchi, lasciato morire senza cure in un letto dell’ospedale giudiziario nonostante le violenze subite dopo l’arresto, non si ci si sarebbe mai avvicinati alla verità: ci si sarebbe fermati di fronte al primo, assurdo referto di “morte naturale”. Lo scrive Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, in una lettera aperta al presidente della Camera, Gianfranco Fini: lettera scritta affinché «ciò che è stato consentito fare a noi, non venga impedito ad altri», con la nuova legge che punisce la pubblicazione delle intercettazioni.
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Se Scandalopoli affonda Silvio, è già pronto Tremonti
Che cosa accadrà ora? Nulla. Ovvero, il peggio. Non ci saranno le strombazzate riforme, tantomeno l’agognato federalismo. Per fortuna. Con questa classe dirigente, il federalismo sarebbe soltanto la moltiplicazione dei pani e dei pesci della corruzione. Il governo andrà avanti ancora un po’, certo non fino al termine della legislatira. Forse nemmeno fino al panettone. L’inchiesta sulla cricca di Anemone e compagni rappresenta l’epifania e la fine della Seconda Repubblica, come Mani Pulite lo fu della prima.
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Rivolta-choc di Fini, Berlusconi: dimettiti
Ha fatto più opposizione Gianfranco Fini in mezza giornata che il centrosinistra in 15 anni, chiosa il blog di Beppe Grillo dopo la rissa Fini-Berlusconi che il 22 aprile ha chiuso l’infuocata direzione del Pdl, segnando la rottura definitiva tra i due leader: il primo a chiedere confronto interno, il secondo a subirlo. «E’ finita un’epoca», annota Massimo Franco sul “Corriere della Sera”: l’immagine di Fini e Berlusconi che si accusano in pubblico «archivia sedici anni di sodalizio politico» e inoltre «getta un’ombra sul futuro della maggioranza, del governo e della stessa legislatura», alla vigilia di una «guerriglia quotidiana, anche in Parlamento, capace di destabilizzare il Paese».
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Dignità politica: Fini-Berlusconi, il dado è tratto
Non sappiamo come andrà a finire lo scontro politico tra Gianfranco Fini e Silvio Berlusconi. E sinceramente poco ce ne importa. Poco ce ne importa perché, comunque vada a finire, sia che nascano i gruppi parlamentari di Pdl-Italia sia che il premier sappia rispondere alle questioni politiche poste dal presidente della Camera, il dado comunque è tratto. Al di là dei resoconti dei quotidiani, infatti, ieri non è andato in onda un ennesimo battibecco politico degno di una puntata di “Porta a Porta” o “Annozero”: quella è solo l’apparenza, descritta alla perfezione dai cronisti parlamentari.
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Ferrara: solo Fini può portare Berlusconi al Quirinale
Un patto con Gianfranco Fini conviene a Berlusconi e anche al Paese. Lo scrive Giuliano Ferrara su “Panorama”, interpretando le recenti tensioni tra premier e presidente della Camera e indicando al Cavaliere una soluzione politica, con due obiettivi: «Guidare la legislatura verso un esito di successo» e poi «puntare alla presidenza della Repubblica». Secondo Ferrara, «Fini è il migliore alleato possibile per Silvio Berlusconi», perché «è la chiave politica del successo», l’unico capace di «tesser la tela di riforme peraltro impossibili contro opposizione e Quirinale».
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Zingari e terroni, i giovani precari diventano razzisti
Che fine hanno fatto i giovani? Quelli aperti a ciò che è nuovo, diverso? Quelli che l’attrazione per le differenze, la curiosità di conoscere l’altro da sé è più forte della comodità di accontentarsi del già visto, del già dato, del comodo? Quelli che fanno migliaia di chilometri per conoscere l’esotico? Ora che tutto questo se lo ritrovano in casa gli sbattono la porta in faccia? Viene da pensarlo quando si scorrono i risultati di una ricerca condotta su duemila ragazzi, su iniziativa dell’Osservatorio della Camera sui fenomeni di xenofobia e razzismo.
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«Non fidarti di Fini», Craxi latitante avvertì Berlusconi
Raccontano le cronache politiche che il pranzo di giovedì tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini si è concluso con una “tregua armata”. Cioè, per uno come il premier, abituato a vedere il bicchiere mezzo pieno, male. Eppure doveva saperlo che l’attuale presidente della Camera è un osso duro. Glielo aveva preconizzato, fin dal ‘95, Bettino Craxi, di cui martedì 19 gennaio ricorre il decennale della morte. «Diffida di Fini», gli intimava l’ex segretario socialista, latitante ad Hammamet, in Tunisia. E lo aveva raccontato, nero su bianco, in tre paginette, trovate dalla Digos, durante un sequestro di documenti ordinato dal sostituto procuratore di Mani Pulite
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Moni Ovadia: diritti, le battaglie civili che ci attendono
«Papà, cos’è la felicità?», chiedevano le figlie a Karl Marx. E lui rispondeva: «Felicità per me è lottare». Con questo aneddoto Moni Ovadia, poliedrico artista col merito di aver portato nel nostro Paese la cultura klezmer, invita gli italiani a reagire allo squallore del panorama politico italiano: «E’ catastrofico, difficile immaginare qualcosa di peggio. La democrazia italiana è bloccata, c’è un’eccessiva concentrazione di potere nelle mani di una sola persona». Finché questa situazione perdura, non ci sono vie d’uscita.
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Spinelli: Napolitano e Fini fermeranno la tele-dittatura
Mentre le potenze europee si chiedevano ‘cosa avesse in mente Hitler’, Churchill nel 1936 affermò che era finito «il tempo delle mezze misure, degli espedienti, dei sedativi», ma si era già entrati «nel tempo delle conseguenze». Barbara Spinelli, tra le più riconosciute osservatrici dei fatti politici italiani, lancia un allarme esplicito: la crisi è acuta, ormai «è finito il tempo di chiedersi ‘cosa accadrà’», ci siamo tutti abituati «all’idea che avverrà qualcosa di ancora peggiore», viste di minacce di Berlusconi che non riconosce più Quirinale e Consulta. Unica uscita di sicurezza? Fini. Perché «il regime autoritario può essere scalzato soltanto dalla maggioranza».