Archivi degli autori 
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Crisi al buio: l’inizio della fine dell’egemonia anglosassone
Di recente un arco di riflessioni molto profonde è stato a più riprese pubblicato da Marino Badiale e Massimo Bontempelli. È uno dei tentativi più interessanti di costruire un pensiero politico all’altezza della grande crisi in corso. Possiamo dire prima di tutto che la vera faccia del capitalismo, non solo italiano, si palesava completamente già nell’arco di tempo ricompreso fra la metà degli anni settanta e la seconda metà degli anni novanta. Perché quel periodo è così importante? Dal punto di vista economico e sociale è proprio in quella fase che si è chiuso il ciclo aperto dalla seconda guerra mondiale.
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Sankara: le idee non si possono uccidere
«Sankara era ben cosciente di questo sistema, che oggi chiamiamo globalizzazione, che permette a poche famiglie, trecento o quattrocento, di controllare quasi tutto», afferma Alex Zanotelli, instancabile alfiere dei diritti dell’Africa, ricordando il sacrificio del leader popolare del Burkina Faso, assassinato nel 1987 pochi mesi dopo il celebre discorso alla conferenza di Addis Abeba per la cancellazione del debito del terzo mondo: «Se il Burkina Faso resterà solo in questa richiesta – disse – io l’anno prossimo non sarò qui più a questa conferenza». Lo aveva detto chiaramente: protesta non-violenta, altrimenti «ci elimineranno fisicamente». Così è stato, anche se Sankara non mai tradito la vocazione non-violenta della sua missione politica: liberare l’Africa dalla schiavitù del neo-colonialismo finanziario.
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Addio Elvira Sellerio: lanciò Sciascia, Bufalino e Camilleri
Tra gli ultimi libri pubblicati, “Chissà come chiameremo questi anni” di Giuliana Saladino, la grande giornalista de L’Ora. Una serie di articoli nell’arco di un trentennio siciliano dal sacco di Palermo ai primi scricchiolii del potere del mostro nato e cresciuto nella palude democristiana, mafiosa, conformista, criminale, ma anche povera e disperata. Quasi un cerchio che si chiude: da lì era partita Elvira Sellerio, dall’”Affaire Moro” di Sciascia, e lì era tornata. Un unico filo di tensione civile unito alla grazia e all’eleganza che solo i suoi libri sapevano avere. Belli, blu notte o color pastello, con un’illustrazione luminosa come madreperla.
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Petrolio Bp tra Libia e Sicilia, Mediterraneo a rischio?
Marea nera anche nel Mediterraneo? Impossibile escluderlo: se il Golfo del Messico è distante, stavolta anche gli osservatori meno attenti non potranno sottovalutare l’intenzione della British Petroleum di iniziare delle esplorazioni «al largo» del Golfo della Sirte, in Libia. Insomma, nuove trivellazioni nel Mediterraneo, a profondità pericolosa: 1.700 metri, ovvero con le modalità più rischiose in caso di incidente. Nel Mediterrano, il fondale che è oggetto delle perforazioni sarebbe dunque ancora più profondo di quello al largo della Louisiana, che ha messo in croce l’America nell’impossibilità di tappare la falla.
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Grillo avverte la Casta: farete i conti con noi anche a Roma
«Il “Movimento 5 Stelle” si presenterà alle elezioni politiche, che siano ora o nel 2013, e alle elezioni comunali del 2011 che riguardano molti capoluoghi di provincia come Milano, Torino, Bologna e Genova». L’annuncio, non del tutto inatteso e comunque clamoroso, arriva direttamente da Beppe Grillo attraverso il suo blog: sarà la crisi economica, in autunno, a far deragliare il governo Berlusconi, quando saranno esauriti gli ammortizzatori sociali. Si annuncia un salto nel buio. Il rimedio provvisorio? Un governo tecnico di larghe intese, ammette Grillo, per votare il più tardi possibile e con una nuova legge, più democratica. Ma se la situazione dovesse precipitare, avverte, i “grillini” sono già pronti a sfidare lo sbarramento del 4% per varcare la soglia del Parlamento.
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Statista del destino: il sogno infranto del Cavaliere
Quel che avrebbe potuto essere. C’è una sorta di tristezza nella foga con cui Silvio Berlusconi sta provando in queste ore a rassicurare tutti sulla tenuta del suo governo. Comprensibilmente. Qualunque sia l’analisi che se ne fa, e qualunque ne sarà lo sbocco, la rottura dentro il Pdl lascia come principale vittima sul terreno il sogno che il Premier aveva accarezzato nei primi mesi del suo terzo governo. Quello di divenire l’uomo che dopo aver spaccato l’Italia l’avrebbe ricostruita, trasfigurandosi da leader di parte in Statista. Quello che avrebbe potuto essere, appunto.
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Bologna, strage della verità: l’Italia della vergogna
Alle 10.25 del 2 agosto 1980, trent’anni fa, una valigia lasciata nella sala d’aspetto di seconda classe, contenente 20 chili di esplosivo militare gelatinoso, esplode sbriciolando la sala d’aspetto, sfondando quella di prima classe, due vagoni del treno Ancona-Basilea sventrati come il ristorante. In pochi secondi 85 morti e 205 feriti di cui 70 con invalidità permanente. La più grande strage italiana di terrorismo. In trent’anni sono stati condannati due manovali neo-fascisti, Francesca Mambro e Giusva Fioravanti, ma non conosciamo ancora i mandanti e i complici che lavorarono a un gigantesco depistaggio che non è ancora finito.
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Addio al regime, Fini ha stracciato il patto col diavolo
Un governo balneare, di fine regime: è tutto quello che resta della «grande illusione berlusconiana» che prometteva di cambiare l’Italia e durare per «almeno tre legislature». Dopo la rottura definitiva decretata ufficialmente da Fini, è quasi certo che il terzo esecutivo Berlusconi, nato due anni fa con la più schiacciante maggioranza parlamentare della storia repubblicana, «non arriverà a concludere nemmeno la sua prima legislatura». E attenzione, non tramonta solo un’illusione di governo: muore anche l’illusione di una nuova destra, moderna ed europea, «che in questo Paese, sotto le insegne del Cavaliere non ha e non avrà mai la possibilità di esistere».
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Crepuscolo solitario: Berlusconi travolto dalla crisi
“Futuro e libertà per l’Italia”: questa la sigla scelta da Gianfranco Fini per i due nuovi gruppi parlamentari coi quali, al Senato ma soprattutto alla Camera, il premier dovrà ora confrontarsi per sperare di restare in sella, dopo lo “schiaffo” inflitto all’ex leader di An, reo di aver di fatto neutralizzato la legge-bavaglio e denunciato il saldo negativo tra Pdl e legalità, dopo i casi Scajola, Brancher, Verdini e Cosentino. Messo fuori dal Pdl, Fini ha schierato le sue truppe in Parlamento: una dozzina di senatori e, a sorpresa, 34 deputati. Quanto basta per condizionare il futuro del governo in nome «dell’interesse generale», ovvero: giustizia sociale (stop alla guerra agli immigrati) e legalità politica (no alla corruzione del potere).
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Sangue italiano: perché siamo in guerra (a 65 milioni l’anno)
Ieri altri due italiani sono morti in Afghanistan. Saltati in aria mentre cercavano di disinnescare un ordigno esplosivo collocato ai bordi di una strada. Due giorni prima Wikileaks ha pubblicato un corposo dossier in cui, tra le altre cose, si dice (fonte Esercito degli Stati Uniti) che gran parte degli ordigni esplosivi usati dai talebani sono costruiti utilizzando delle mine anticarro di produzione italiana riadattate. Nessuno ci dirà mai se questi due ragazzi morti in Afghanistan (e gli altri uccisi negli anni scorsi) siano stati colpiti dal made in Italy. Da quanto si legge, almeno uno dei nostri Lince è stato colpito con mine italiane.
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Legalità e politica, il Pdl deflagra: Berlusconi caccia Fini
«Più che di un divorzio politico, ha l’aria di un licenziamento. Il modo brutale col quale Silvio Berlusconi espelle di fatto Gianfranco Fini dal Pdl riflette la concezione che il Cavaliere ha del partito; e la miscela di spavalderia, rabbia e ingenuità con la quale quattro mesi fa il presidente della Camera ha contestato in pubblico la leadership berlusconiana». Dal “Corriere della Sera”, Massimo Franco commenta così la rottura del 29 luglio con la quale l’ufficio di presidenza del Pdl ha “epurato” Gianfranco Fini: «Viene meno la fiducia nei confronti del ruolo di garanzia del presidente della Camera indicato dalla maggioranza uscita vittoriosa dalle elezioni». Invitato a farsi da parte, Fini replica: «La presidenza della Camera non è nelle disponibilità del presidente del Consiglio».
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Scandalo Afghanistan, l’ombra della Cia sul terrorismo
Centinaia di civili massacrati dalle forze di coalizione, un’unità segreta incaricata di “uccidere o fermare” qualsiasi leader talebano anche senza processo, l’aumento degli attacchi dei droni e la collaborazione tra i servizi segreti pakistani e i talebani. Questi i contenuti più scottanti dei file segreti del Pentagono sull’Afghanistan svelati dal portale “Wikileaks” e pubblicati dal “Guardian”, dal “New York Times” e dallo “Spiegel”. In tutto 92.000 documenti, che «forniscono un ritratto devastante della guerra in Afghanistan rivelando come le forze della coalizione abbiano ucciso centinaia di civili in incidenti non dichiarati», mentre aumentano gli attacchi dei talebani, alimentati da un ambiguo alleato: il Pakistan.