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Archivio della Categoria: ‘idee’

  • Le ipocrisie sulla Libia e il crimine dell’indifferenza

    Scritto il 23/3/11 • nella Categoria: idee • (2)

    Non è mai semplice giustificare una guerra, per chi è mandato al fronte ma anche per chi ha l’incarico di iniziarla, di deciderne i fini e la fine. Non è facile neanche per chi, sui giornali, cerca di dire la verità della guerra, le sue insidie. «La più grande tentazione è di rifugiarsi nei luoghi comuni, nelle frasi fatte, nelle menzogne. Frasi del tipo: nessuna guerra è buona; nessun politico ragionevole s’impantana in paesi lontani; nessuna guerra, infine, va chiamata guerra». Secondo Barbara Spinelli, «il governo italiano è specialista di quest’ultima menzogna: la più ipocrita. Né si limita a mentire: un presidente del Consiglio che si dice “addolorato per Gheddafi” senza sentir dolore per le sue vittime non sa la storia che fa, né perché la fa».

  • Petrolio, dollari e potere: così Gheddafi ha perso la Libia

    Scritto il 23/3/11 • nella Categoria: idee • (Commenti disabilitati)

    Buona parte della Libia si è rivoltata contro Gheddafi, cogliendo al volo il vento della Tunisia e quello dell’Egitto, quando il regime del raìs è entrato in crisi: avendo aperto la sua economia al capitalismo globalizzato, Tripoli ha accusato il colpo del crac finanziario mondiale del 2008, vedendo crollare i propri ricavi petroliferi. Ad aggiungere tensione sociale, l’enorme afflusso di lavoratori stranieri – forse due milioni – su una popolazione che raggiunge appena i sei milioni di abitanti. Questo lo scenario di crisi su cui ha avuto mano libera la rivolta, ispirata dalla Cirenaica e appoggiata dai clan tribali: l’occasione giusta per tentare di sbarazzarsi del Colonnello, protagonista di quarant’anni di feroce repressione, come del resto quasi tutti gli altri paesi petroliferi dell’area.

  • Fratelli d’Italia e di Gheddafi, il nostro eroe impresentabile

    Scritto il 22/3/11 • nella Categoria: idee • (3)

    L’unica cosa che sappiamo è che non sappiamo niente, non possiamo prevedere niente, non possiamo prevedere innanzitutto quanto durerà e soprattutto non possiamo prevedere cosa succederà dopo: tanto più oggi, dove siamo di fronte a una strana faccenda che non si riesce bene a distinguere tra guerra civile, rivolta per la libertà, rivoluzione, non si sa neanche come chiamarla, visto che manca una leadership, manca un’analisi seria sulla natura, sui componenti di questa ribellione che è in parte tribale, in parte sicuramente aspira a più libertà, in parte è islamica, non sappiamo quanto fondamentalista islamica e soprattutto non sappiamo quali saranno le possibili ritorsioni che ha in animo Gheddafi e che può permettersi Gheddafi nei confronti di chi lo ha attaccato.

  • Libia, Cecenia, Bosnia e Ruanda: non-ingerenza e genocidio

    Scritto il 22/3/11 • nella Categoria: idee • (Commenti disabilitati)

    Se c’è un posto in Italia in cui bisognerebbe portare gli studenti è il cimitero americano di Nettuno. Lì fra 7.862 lapidi è possibile leggere il nome del “private” Peter P. Di Benedetto arruolato nella 34th Infantry Division e caduto il 7/1/1944, o di Michael C. Anzalone arruolato come marinaio nella Us Navy “missing in action” o “sepolto in mare” il 11/7/1944, o di Biagio Caracciolo, arruolato nel 68mo reggimento di artiglieria costiera e morto il 5 aprile 1944, o di Michael J. Bellonio primo luogotenente dell’ 840mo squadrone di bombardieri dell’Us Air Force, ucciso il 15 luglio 1944….etc.etc.

  • Oltre le bombe: quello che ci chiede la gioventù araba

    Scritto il 20/3/11 • nella Categoria: idee • (Commenti disabilitati)

    Aiutare gli insorti, impedire che le milizie del raìs libico occupino Bengasi e Tobruk, soccorrere i profughi e arginare l’ondata dei migranti: tutti obiettivi largamente condivisi dalla comunità internazionale. Le divergenze investono invece il futuro di Gheddafi: arrestarlo per crimini di guerra, munirlo di un salvacondotto ed esiliarlo o larciargli una parvenza di potere in una sorta di libertà vigilata, disarmata e commissariata? Infine: bisogna mantenere l’unità della Libia o prendere atto che quell’unità è un’invenzione perché Tripolitania e Cirenaica sono realtà incompatibili e la loro fittizia unità è stata imposta dal colonialismo italiano prima e dalla dittatura di Gheddafi poi?

  • Voltafaccia all’italiana, la nostra specialità storica

    Scritto il 20/3/11 • nella Categoria: idee • (1)

    E’ significativo e appropriato che, nel momento delle celebrazioni dell’Unità d’Italia, gli italiani, o almeno i rappresentanti istituzionali da loro liberamente eletti, soffino sulle candeline della torta confermando una delle nostre doti più caratteristiche: la capacità di fare i peggiori voltafaccia a cuor sereno, adducendo le motivazioni più false. Il più vergognoso di questi voltafaccia è forse quello nei confronti di Gheddafi e della Libia. Un anno fa abbiamo dovuto assistere all’accoglienza da terzo mondo riservata al colonnello, col quale Berlusconi aveva addirittura firmato un trattato d’amicizia fra i popoli libico e italico. Durante lo scoppio della crisi, silenzio. E ora siamo pronti non solo ad assistere silenti all’invasione del paese, ma a parteciparvi attivamente, fornendo basi e truppe.

  • Trappola radioattiva: solo il referendum ci salverà

    Scritto il 16/3/11 • nella Categoria: idee • (5)

    Mentre il Giappone commuove il mondo lottando con la forza della disperazione contro i reattori “impazziti” di Fukushima e l’Unione Europea ormai parla apertamente di «rischio apocalisse», preparandosi a rivedere – e poi archiviare? – l’energia atomica sul vecchio continente, il governo italiano non fa una piega e insiste: vuole le nuove centrali, ripete, anche se in tre anni non è andato oltre i proclami e le stesse Regioni promettono barricate contro i futuri impianti. Una situazione paradossale, in un paese che si è già pronunciato contro l’energia dell’atomo. Ora il nuovo referendum – per bloccare il ritorno al nucleare – è l’ultima speranza: «Non votare sarebbe un suicidio», avverte Adriano Celentano, autore di un accorato appello sul “Corriere della Sera”.

  • Nucleare: l’inutile follia dell’uomo che si crede Dio

    Scritto il 14/3/11 • nella Categoria: idee • (Commenti disabilitati)

    Presidenti, capi di governo, ministri, parlamentari, capi delle multinazionali dell’energia, tecnici specializzati, ingegneri, scienziati, direttori di centrali: loro e le loro sicurezze, i loro calcoli, i loro studi, la loro tecnologia, la modernità, le magnifiche sorti e progressive. Eccolo il loro progresso, la loro modernità, i loro calcoli, la loro infallibilità: un mostro fuori controllo che tiene in sospeso ancora una volta il mondo intero. Ma non doveva essere un caso su milioni che si verificassero eventi del genere? Più che un caso su milioni, ormai siamo a casi ciclici e sempre più frequenti. Lo diciamo da sempre, il nucleare a livello mondiale produce così poca energia in percentuale che basterebbero pochi interventi di risparmio energetico per decretarne la fine immediata.

  • Energia fai da te: unica soluzione per un futuro sicuro

    Scritto il 14/3/11 • nella Categoria: idee • (3)

    Energie rinnovabili per archiviare nucleare e petrolio? Incentivi o meno, c’è un intoppo tra il dire e il fare: non ci sarà nessuna svolta verso l’energia pulita di massa se il potere economico continuerà a pensare la green economy come scelta strategica per far ripartire la crescita economica. Lo afferma Maurizio Pallante, teorico italiano della decrescita: inutile puntare sulle fonti rinnovabili, se le si pensa come un fattore di continuità e non di cambiamento rispetto a un sistema produttivo ormai al capolinea. La “rivoluzione” verde funzionerà solo se si avrà il coraggio di abbandonare l’attuale sistema. Serve una Perestrojka energetica: fine dei grandi monopoli, per lasciar spazio a migliaia di piccoli impianti autonomi, messi in rete fra loro, come Internet. Da consumatori dobbiamo diventare produttori: di energia a filiera corta. 

  • Fukushima, lo tsunami smaschera il “nucleare sicuro”

    Scritto il 12/3/11 • nella Categoria: idee • (1)

    «Terremoto in Giappone, scatta l’allarme nucleare. Evacuate 2000 persone residenti vicino alla centrale di Fukushima. Umberto Veronesi mette a disposizione il suo giardino». La fulminante battuta appare sul sito www.danieleluttazzi.it. Un terremoto terribile come quello giapponese, nel colpire al massimo grado un paese che porta in sé tutte le contraddizioni dello sviluppo più spinto, è un evento che parla a tutte le società e le fa riflettere sul loro futuro. Parla anche a noi in Italia. Il gravissimo incidente nucleare di Fukushima ci racconta ad esempio senza equivoci che la truffa del “nucleare sicuro” è una delle questioni più urgenti da smascherare. Con il referendum ne avremo l’occasione.

  • Il bunga bunga siamo noi: sudditi ciechi ridotti a merce

    Scritto il 07/3/11 • nella Categoria: idee • (Commenti disabilitati)

    La regina cattiva della favola di Biancaneve oggi direbbe: specchio, specchio delle mie brame, chi è il più ricco del reame? Il bunga bunga è l’estrema propaggine della mercificazione cui tutti siamo stati trascinati a viva forza. La società umana è da tempo divenuta mero accessorio del sistema economico, anzi, società e mercato sono ormai la stessa cosa. E poiché questo sistema è dominato dal denaro, ecco che ogni individuo, e gli individui tutti insieme, cioè la società, è ora funzione del denaro. Uomini e donne, donne e uomini, la natura intera, l’acqua, l’aria, sono diventati merce.

  • Tradito e abbandonato, il Mediterraneo invoca l’Europa

    Scritto il 07/3/11 • nella Categoria: idee • (Commenti disabilitati)

    Pane e speranza: l’Europa ha dimenticato il Mediterraneo? Ora è il Mediterraneo a ricordarsi dell’Europa, invocando aiuto. L’ondata dei profughi tunisini a Lampedusa? E’ soltanto l’inizio. «La rivolta che viviamo in questi giorni è solo una scintilla, nuovi fermenti ci sono anche nei Paesi dell’Est, in Russia, sino alla Cina. Il mondo sta per cambiare, forse si prepara una nuova era con le incognite che i mutamenti radicali portano con sé». Lo scrittore bosniaco Predrag Matvejevic, insigne linguista e autore di bestseller come “Breviario mediterraneo” e “Pane nostro”, non ha dubbi: la ribellione del Maghreb certifica il fallimento della politica europea verso la propria frontiera meridionale. Urge “ripensare il mondo”, a cominciare dal Mediterreano.

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