Archivio della Categoria: ‘idee’
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Sankara: rivoluzione, ribellarsi ai vampiri della crisi
Noi pensiamo che il debito si analizza prima di tutto dalla sua origine. Le origini del debito risalgono alle origini del colonialismo. Quelli che ci avevano prestato denaro sono gli stessi che ci avevano colonizzato. Sono gli stessi che gestivano i nostri Stati e le nostre economie. Sono i colonizzatori che indebitavano l’Africa coi finanziatori internazionali che erano i nostri fratelli e cugini. Noi non c’entravamo niente con questo debito, quindi non possiamo pagare. Il debito è ancora il neocolonialismo, con i colonizzatori trasformati in assistenti tecnici. Anzi, dovremmo dire: assassini tecnici.
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Maggiani: il successo per mio nipote, fan di Lady Gaga
Due volte alla settimana io e mio nipote Richi ceniamo assieme. Da soli, al ristorante o in casa. L’idea è quella di provare nuovi gusti e nuovi piatti che possano anche solo per una sera prendere il posto delle adorate cotolette fritte con patatine di cui sente di non poter fare a meno, e di parlare un po’ tra noi; tra noi uomini, per così dire. Richi ora va per i dodici anni e tende a farsi un pubere ombroso e indisponente, insofferente della disciplina, amante dei cattivi professori che lo lasciano sguazzare nel disordine e nell’ignoranza, avendo in somma sofferenza quelli bravi, che cercano indefessi di inculcargli un po’ di scienza e di coscienza. Nella norma dei suoi coetanei, direi.
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Robecchi: come far fessi gli italiani, per 150 anni
Con spirito pacato e sereno, nel rispetto che si deve alle istituzioni e alla storia nazionale, affermo che le solenni celebrazioni per il centocinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia hanno già rotto i coglioni. Sarà la retorica patriottica, saranno i roboanti toni da Risorgimento dei Puffi che si sentono in giro, ma temo che l’anno che verrà sarà pessimo, e che lo sventolare ipocrita di tricolori lo peggiorerà assai. Intendiamoci: riflettere sulla propria storia è cosa nobile e doverosa, così come lo è preservare la memoria. Ma so per certo che il ripasso dei nostri primi 150 anni non ci racconterà onestamente né da dove veniamo né dove andiamo. E questo perché già le premesse sono fallaci e truffaldine.
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Erdogan: la Turchia fermerà i crimini di Israele
Purtroppo, devo dirlo, l’incidente accaduto ieri, dal punto di vista della civilizzazione e della cultura globale dell’umanità, ha segnato un punto nerissimo. Dal punto di vista della storia dell’umanità, questa vicenda è stata registrata come una grave vergogna. Attaccare con armi navi cariche di aiuti umanitari, massacrare gente innocente, minacciare civili come fossero terroristi, è una grande sconfitta sotto questo aspetto. Un atto odiosamente feroce e vigliacco, frutto di sprezzante e sconsiderata presunzione.
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La fortezza della paranoia: addio al sogno di Rabin
L’assetto psicologico che caratterizza i leader dell’attuale governo israeliano è ben rappresentato da una sola frase che il suo ministro della difesa Ehud Barak, il soldato più decorato della storia di Israele, ha pronunciato in occasione del discorso di congratulazione agli uomini del commando che hanno bloccato la Freedom Flotilla con un massacro: «…qui (in Medio Oriente) non c’è pietà per i deboli e non si da una seconda chance a chi non si difende». Eccola qui la Israele-fortezza delle vittime che ha in mente un politico con questa terribile visione.
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Globalizzazione, tutti più poveri: ribellarsi, con S.Francesco
I milioni di italiani che in questi decenni hanno lavorato sodo, per salari e stipendi modesti, e che adesso si sentono intimare dal governo “è arrivata l’ora dei sacrifici duri” come se fossero loro i responsabili della crisi, si domandano come in una vecchia canzone dei Rokes: ma che colpa abbiamo noi? È tutta la vita che facciamo sacrifici, che cosa si pretende ancora da noi? Diteci chi sono i veri responsabili perché abbiamo il diritto di farli a pezzettini. E qui viene il difficile. Responsabile è l’attuale governo? È poco credibile perché, per quanto possa aver commesso errori, è alla guida del Paese da soli due anni.
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Attenti a Israele: una minaccia di portata storica
Il sangue dei pacifisti di Freedom Flotilla ci invia un messaggio tragico, che dobbiamo capire in tutta la sua portata storica. Questo aggettivo non deve essere considerato retorico. Il 31 maggio 2010 Israele ha dimostrato al mondo di essere divenuto il pericolo principale per la pace e la sicurezza del mondo. Guidato da un gruppo più che di criminali, di completi irresponsabili, questo paese dimostra di essere pronto a qualunque eccesso, a qualunque follia, in nome di un fondamentalismo religioso, aggressivo, in spregio a ogni norma e alla stessa idea del diritto.
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Vergogna Israele, drammatico naufragio nel disonore
Dalla spiaggia di Tel Aviv guardiamo il Mediterraneo incendiato dall’inconfondibile luce del Levante e proviamo un senso di vergogna, come di profanazione per quello che vi è accaduto nell’oscurità. Non si sono certo fatti onore i marinai d’Israele, protagonisti di un arrembaggio dilettantesco e cruento. Una delle pagine più oscure nella storia di Tzahal, tanto più che spezza inavvertitamente l’equilibrio strategico mediorientale in cui la Turchia rivestiva una preziosa funzione di stabilità, e coalizza una vasta ostilità internazionale contro lo Stato ebraico.
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Sangue e follia: Israele verso il suicidio
Era inevitabile che accadesse. L’insensato atto di pirateria militare israeliano contro il convoglio navale umanitario con la sua tragica messe di morti e di feriti non è un fatale incidente, è figlio di una cecità psicopatologica, della illogica assenza di iniziativa politica di un governo reazionario che sa solo peggiorare con accanimento l’iniquo devastante status quo. Di cosa parliamo? Dell’asfissia economica di Gaza e della ultraquarantennale occupazione militare delle terre palestinesi, segnata da una colonizzazione perversa ed espansiva che mira a sottrarre spazi esistenziali ad un popolo intero.
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L’Onu condanna Israele, Yeoshua: blitz stupido e feroce
«Un’azione stupida. Persino più stupida che feroce. Non avrei mai immaginato che potesse finire in un bagno di sangue». Il grande scrittore israeliano Abraham Yeoshua ha appreso attraverso i media, dalla sua casa di Haifa, del sanguinoso blitz con il quale le forze armate di Tel Aviv hanno fermato la “Freedom Flotilla” con gli aiuti umanitari per Gaza, aprendo il fuoco (dieci morti, decine di feriti) e arrestando 400 attivisti, tra cui cinque italiani. L’agguato alla “flotta di pace” ha provocato un terremoto internazionale: la condanna dell’Onu e il precipitare delle relazioni con la Turchia, determinanti per ammorbidire la crisi con l’Iran.
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Flotta di pace su Gaza: contro i cavernicoli sterminatori
Sta navigando verso l’epitome di tutti gli orrori, di tutti i dolori e di tutti gli onori del conflitto tra una élite di cavernicoli e il resto dell’umanità. Sta navigando verso Gaza la flottiglia di otto navi da cinque paesi europei, con 800 persone a bordo, tra cui – togliamoci il cappello – Angela Lano, direttrice del sito Infopal, Fernando Rossi, unico in parlamento con Turigliatto a trafiggere con il voto contro la guerra le vergogne dei sinistri. Sta navigando con aiuti a chi è vittima di un mostro che in sé riunisce tutto il male mai fatto o concepito: dallo stupro all’infanticidio, dal razzismo alla tortura, dal fanatismo teocratico alla pulizia etnica, dalla menzogna ontologica al genocidio strisciante.
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Lerner: il mio debito con Walter Tobagi
Ieri ho partecipato alla commemorazione di Walter Tobagi al “Corriere della Sera”, trent’anni dopo il suo omicidio. C’era tra noi una felice consuetudine, divenuta amicizia. Dal 1977 mi consultava sulle vicende del movimento, simpatizzava per la drammatica battaglia culturale che su Lotta Continua conducevamo contro il partito armato, e così fu tra coloro che mi fecero scegliere di diventare giornalista, mostrandomi il volto migliore di questa professione. Quanti pranzi gli ho scroccato, al tempo in cui ero povero in
canna!