Archivio del Tag ‘apartheid’
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La Cina contro l’apartheid globale: come evitare la guerra?
La Cina dimostra una grande saggezza nel gestire i processi di crescita della propria economia nelle fasi che tutti abbiamo conosciuto, e cioè di una crescita che si finanzia sull’utilizzo del basso costo della manodopera abbondante e sulle esportazioni per avere accesso alle valute necessarie per i rifornimenti energetici e delle tecnologie. Dopo aver attuato in circa 15 anni una trasformazione industriale e civile che ha richiesto in Occidente 150 anni, la Cina sta affrontando i problemi della coesione territoriale e sociale spostando l’asse della crescita dall’esportazione al consumo interno. La Cina sa anche molto bene che la sua collocazione dentro un orizzonte temporale di due decenni alla testa dell’economia mondiale costituisce l’incubo dei paesi occidentali, incapaci finora financo di pensare ad una propria ricollocazione dentro un sistema mondiale che li veda nel ruolo di partner di uno sviluppo la cui centralità risiede altrove.
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L’apartheid di Monti: basta posto fisso, tutti precari a vita
«Per fortuna c’è Mario Monti, a salvare noi giovani da una vita monotona», scrive Anna Lami su “Megachip”, facendo eco all’infelice battuta del primo ministro, secondo cui «i giovani devono abituarsi all’idea che non avranno un posto fisso per tutta la vita». E poi, diciamolo, «che monotonia!», sbotta il banchiere-premier: «E’ bello cambiare e accettare delle sfide», anche per «ridurre il terribile apartheid che esiste nel mercato del lavoro» tra lavoratori di serie A, col posto fisso, e giovani lavoratori di serie B, eternamente precari. E come ridurre l’apartheid: estendendo a tutti garanzie e tutele sociali? «Macchè, troppo banale», ironizza Anna Lami: «Meglio trasformare tutti in lavoratori di serie C».
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Il super-potere ci condanna: globalizza solo la povertà
«Il mondo è cambiato drammaticamente: la “globalizzazione della povertà” ha allungato le mani su tutte le principali regioni del pianeta, incluse l’Europa occidentale e il Nord America. Un “nuovo ordine mondiale” è stato instaurato, in deroga alla sovranità nazionale e ai diritti dei cittadini». Il nuovo potere mondiale «si alimenta della povertà umana e della distruzione dell’ambiente naturale, genera l’apartheid sociale, incoraggia il razzismo, lede i diritti delle donne e spesso fa precipitare le nazioni in distruttivi conflitti etnici». Michel Chossudovsky, economista di Ottawa e ispiratore del Global Research Institute, vede nero: «I debiti pubblici sono saliti a spirale, le istituzioni statali sono crollate e l’accumulazione di ricchezze private è aumentata incessantemente». Immense fortune in poche mani: abbiamo globalizzato soltanto la povertà.
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Israele, scuola di odio: oggi bimbi, domani killer in uniforme
Palestinesi? No, meglio: arabi. A meno che non ci sia di mezzo l’argomento principe: il terrorismo. Allora, come d’incanto, gli “arabi” che vivono tra Betlemme e Gaza diventano, magicamente, “palestinesi”. Per il resto, rimangono semplicemente “arabi”, magari a dorso di cammello, vestiti come Ali Babà. «Spregevoli, devianti e criminali, gente che non paga le tasse, che vive a spese dello Stato, che non vuole progredire». E’ quello che raccontano i libri di testo israeliani, che a partire dalla scuola elementare preparano i futuri soldati di leva a prendere a fucilate gli “arabi” dei Territori Occupati e magari qualche scomodo attivista loro amico, come l’americana Rachel Corrie o l’italiano Vittorio Arrigoni. Un’indecenza, alla quale ora si ribella una docente universitaria israeliana, Nurit Peled-Elhanan.
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Abbiamo ucciso 400.000 civili: scusate, chi è il terrorista?
L’Occidente si considera una “cultura superiore” (nuovo conio del razzismo, essendo diventato quello classico impresentabile dopo Hitler), ritiene di avere i valori migliori, anzi assoluti, e quindi il dovere morale di imporli, abbattendo dittature, autocrazie, teocrazie e quei Paesi, come l’Afghanistan talebano, dove si pratica l’intollerabile sharia (ma la sharia non c’è anche in Arabia Saudita? E che c’entra? Quelli sono alleati). E vediamola allora, a volo d’uccello, la storia della “cultura superiore”. Dal 1500 al 1700 portoghesi, spagnoli e inglesi si specializzarono nella tratta degli schiavi (la schiavitù era scomparsa da mille anni, col crollo dell’impero romano). Ma nel 1789 arrivò la Rivoluzione francese con i suoi sacri principi: libertè, egalitè, fraternitè. Peccato che l’800 sia stato il secolo del colonialismo sistematico europeo. I “sacri principi” non valevano per gli altri.
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Metrò solo per milanesi? Fini: sarebbe indegno
Durissima reazione del presidente della Camera, Gianfranco Fini, alla proposta dell’esponente leghista Matteo Salvini, che il 7 maggio aveva ventilato la possibilità di riservare «ai milanesi» posti sulla metropolitana: una proposta che, per Fini, «offende la Costituzione e la dignità». «Era solo una provocazione», si difende ora Salvini, dai microfoni di “Radio 24″ dopo le polemiche sollevate dalle sue dichiarazioni. Dario Franceschini, leader del Pd, ha parlato del rischio del ritorno, in Italia, di leggi razziali come quelle istituite nel ‘38 dal fascismo contro gli ebrei. Un allarme condiviso da Amos Luzzatto, storico presidente della comunità ebraica italiana.
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Moni Ovadia: fine del mito democratico di Israele
La brutale devastazione del ghetto palestinese di Gaza segna la fine del mito della diversità democratica di Israele. Lo afferma Moni Ovadia, artista e autorevole intellettuale ebreo, in un durissimo intervento pubblicato il 3 aprile su “L’Unità”, nel quale condanna l’esercito di Tel Aviv e la deriva autoritaria del governo israeliano, definito razzista e quindi non più democratico.
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Bianco, l’odore razzista della paura
Nella terra di un “dio senza perdono”, tutto può cambiare in una notte: in cui si trova il coraggio di affrontare un passato di odio, violenza e segregazione razziale, che gli occhi non avevano mai voluto vedere. E’ la chiave di “Bianco”, romanzo-rivelazione del giovane riminese Marco Missiroli. «Non sono un critico letterario – scrive Gad Lerner su “Vanity Fair” - ma credo di saper riconoscere una scrittura potente, capace di entrarmi dentro