Archivio del Tag ‘barbarie’
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Dall’11 Settembre, demolizione controllata dell’umanità
Te la ricordi, quella vecchia storia? Gli aerei che picchiano contro i palazzi? L’America indifesa, il mondo attonito. L’inferno del fumo, le vittime, i soccorritori intossicati e sepolti dalla cenere. Quanto tempo è passato, da allora? Vent’anni. Cioè niente, in teoria, per i tempi della storia. In questo caso, invece, vent’anni sono tutto. Perché ci sono eventi che forgiano il presente, lo rifondano. Sono avvenimenti esiziali, rispetto ai quali esiste un dopo e un prima. Come si viveva, prima? Si era relativamente liberi, mediamente infelici oppure allegri, spensierati, ordinariamente annoiati o magari indignati dalla contabilità delle ingiustizie. La sensazione era che ogni avversità fosse comunque affrontabile, ogni opinione esprimibile e ogni soluzione discutibile, e che le conseguenze non fossero immediatamente globali. Buoni e cattivi recitavano insieme, nell’avanspettacolo della geopolitica, cioè ai piani bassi dove conta davvero il soldo, la paga del mercenario, il cospicuo fatturato occulto dei mandanti.
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Siamo sotto attacco, perché il nostro risveglio è in atto
Noi siamo esseri solari in crescita, figli del sole: tutta la materia di cui siamo fatti (perfino il nostro spirito, la nostra anima) è composta da pezzi di sole. Tutto, anche la fisica di cui è fatta la Terra. Il sole è il logos degli antichi cristiani, è il creatore del sistema solare, della razza umana, di tutti gli esseri che abbiamo attorno. E secondo le grandi indicazioni iniziatiche, il sole è anche l’essere dell’amore: infatti emette raggi di luce e calore verso tutti, non guarda in faccia a nessuno. Ama tutti e, nel farlo, perde anche un po’ di pezzi di se stesso, senza avere nulla in cambio. E’ come dovremo imparare ad essere noi: ci vuole ancora un po’ di tempo, ma questa è la strada. Il sole, che è l’essere che presiede alla nostra evoluzione, nel momento in cui vede un’aggressione enorme alla nostra etica, ai nostri corpi (fisico e sottile) – un’aggressione che vuole indebolire le forze vitali di cui siamo fatti, che presiedono alle nostre forze fisiche – produce un’accelerazione delle forze vitali che a noi, come Terra, arrivano tutte dal sole, a cominciare dall’energia che fa crescere le piante.Il sole tiene in piedi anche noi: gli indiani lo chiamavano “prana”. E dato che i gruppi anti-sole (anti-amore) vogliono indebolire le nostre forze, il sole – per compensare questo – ci sta mandando più etere: è questo, il riscaldamento climatico. E’ chiaro che questa cosa non piace, ai vari Club di Roma e ai loro padroni, però è quello che sta succedendo. Ho controllato, sui grafici dei climatologi: ogni volta che la temperatura aumentava di parecchio, sulla Terra stava accadendo qualcosa di forte, spiritualmente. Per esempio: durante la vita del Cristo, la temperatura era più alta di adesso; dopo la sua morte, è sprofondata di diversi gradi al di sotto della temperatura attuale. Poi è risalita quando c’era il monachesimo illuminato, e anche all’epoca dei Templari, poi con i Medici, e ancora durante la Rivoluzione Francese; poi è crollata, per ricominciare a salire negli anni Sessanta, quando io dico che è cominciato l’attuale fenomeno del risveglio della nostra coscienza.Così si capiscono meglio anche i recenti esperimenti di geoingegneria per filtrare i raggi del sole: tutta la strategia nella quale siamo coinvolti è contro il sole, l’amore, l’essere che vuole svilupparsi dentro di noi facendo il bene. Dagli anni Sessanta, la gente si è data da fare nell’ecologia, ha cominciato ad amare gli animali e le piante, ha inziato a occuparsi di solidarietà (che prima non esisteva). E ha cominciato a farsi delle domande, a uscire un po’ alla volta dalle ideologie, dalle religioni: a cercare il bene vero, non quello che gli era stato presentato per secoli. E’ chiaro che questa, per i poteri abituati a dominare, è una situazione di emergenza da allarme rosso. E quindi se ne devono inventare di tutti i tipi, per bloccarci: per bloccare le forze d’amore, anche quelle che vengono dal cosmo. Solo che non sanno con chi hanno a che fare, non se ne rendono conto: né nel caso delle forze d’amore che sono nel cosmo, né nel caso di quelle che sono dentro di noi. Tant’è vero che, più ce ne fanno, più una parte di noi cresce e diventa consapevole: è quello che sta succedendo oggi.Quando facevo l’analista per panel internazionali, governativi (quei gruppi che si riuniscono per capire come stanno le cose, e dirlo ai governi), la mia specialità era il mondo islamico. E a un certo punto, nell’Islam, ho visto comparire un Islam che non c’era. E’ cominciato con Bin Laden: un Islam estremista, anomalo, cattivo, con la comparsa di strani abbigliamenti, turbanti neri, barbacce lunghe da ceffi da teatro. Nell’Islam non c’era, tutto questo. Qualcuno, quindi, li ha addestrati e gli ha detto: conciamoci così, perché così si vestivano ai tempi di Maometto (come se noi andassimo da loro vestiti da crociati). La sensibilità occidentale doveva essere messa in emergenza nel vedere quei ceffi, con le bandiere nere (che nell’Islam non ci sono: sarebbero verdi). Hanno ripreso costumi arcaici, che erano scomparsi: il taglio delle mani, le lapidazioni. Abitudini sopravvissute – guarda in po’ – soltanto in Arabia Saudita, dove ha sede la setta retriva dei wahhabiti, messi al potere dalla massoneria inglese. Quello è un Islam finto, però drammatico: armato, addestrato, istruito su come mettere in scena il teatro dell’orrore, le decapitazioni dei prigionieri vestiti di arancione.E’ un conflitto, scelto nella nostra epoca, per tenere in vita una malattia dell’umanità. Perché le guerre sono malattie: vengono fatte per creare vortici di odio e di violenza. Non le vince mai nessuno, le guerre. Il senso di quella dell’Afghanistan è palese: gli americani stanno per anni in un posto (e si trascinano dietro anche noi italiani) per perderla, la guerra, peggiorando ulteriormente lo scenario. Conquistano l’Iraq per destabilizzarlo. Poi l’Occidente detronizza Gheddafi per destabilizzare la Libia. E cosa ci guadagna? Niente: la destabilizzazione, e i morti. Perché una delle strategie di questi gruppi è quella di creare vortici di paura, nel mondo (vortici di violenza, di rabbia), che guastano il risveglio umano e arrivano fino a noi. Come? Col terrorismo, creando una guerra asimmetrica. Quando facevo l’analista, trent’anni fa, i satelliti permettevano di leggere tranquillamente anche le targhe delle auto. Adesso ti fanno anche le radiografie, però Bin Laden non lo trovavano mai. Basterebbe una settimana, per catturare tutti quei tragici figuranti. Ma non viene fatto: perché il terrore viene sfruttato, come emergenza.Così, i terroristi vengono inviati anche nelle nostre città, in Occidente: quando serve, qualcuno viene accoltellato, si fa esplodere una bomba, viene creato il fenomeno dell’immigrazione non controllata; la gente si spaventa, comincia a temere e odiare gli immigrati, e per giunta poi c’è anche qualche immigrato che veramente fa il male. E’ tutto combinato, tutto contro la nostra anima. Al tempo in cui lavoravo per quei panel, periodicamente si diceva: se non ci armiamo abbastanza (con missili, caccia, atomiche) i sovietici conquisteranno Parigi in tre giorni, e poi cosacchi faranno abbeverare i loro cavalli alle fontane di San Pietro. Ricordo l’imbarazzo degli esperti, chiamati periodicamente a valutare davvero la situazione: l’Urss non aveva la minima possibilità di sopraffare la Nato, data l’immesa disparità di forze. Ma questo, gli esperti non riuscivano mai a metterlo nero su bianco: era proibito dire la verità, altrimenti sarebbe venuta meno l’emergenza costruita sul pericolo russo.La stessa cosa si fa con le altre minacce: le si usa per terrorizzarci. Covid, Afghanistan, riscaldamento climatico, Greta (e tutto quello che vi pare). Fate caso alla attenta regia delle cose: il terrorismo “islamico” è sempre pronto, come conferma il ritorno dei Talebani. Lo stesso Isis non è sparito, l’Africa è piena di luoghi nelle mani di Al-Qaeda o dell’Isis. Sono sempre lì, pronti all’uso: ogni tanto qualcuno ammazza un prete o dà fuoco a una chiesa. Ma bisogna mettersi nei panni del regista cinematografico di tutte queste operazioni. Direbbe: in questa puntata c’è già la scena del Covid, quindi non mischiamo le cose. Appena il Covid cala, mandiamo avanti gli incendi estivi e l’Afghanistan. Qual è l’obiettivo di questa regia? L’anima delle persone. La nostra psiche è l’unico vero obiettivo: il terreno di conquista di queste guerre non sono le banche, i territori, le risorse. No, l’obiettivo siamo noi: la nostra anima, la psiche degli esseri umani (che è in fase di risveglio, e proprio per questo viene messa sotto attacco).Chi teme davvero il nostro risveglio? I personaggi sotto i riflettori, quelli che conosciamo, non sanno nulla. Pare che sappiano tutto loro: il grande leader, ma anche il “gran maestro” massone della superloggia quacquacquà. Rappresentano un livello basso: stanno lì in cambio di denari, di potere e di ambizione. In realtà, sono quelli che meno sanno. Quand’ero il consigliere di alte cariche, mi rendevo conto del fatto che più si saliva di livello, fino ai primi ministri, e meno ne sapevano. E quelli sopra di loro? Be’, quelli comandano davvero: e sono gente che fa il male per il male. Quanti sono? Quattro persone? Cinque? Dodici? Loro sì, hanno i loro addentellati: e, per conto dei loro capi spirituali, svolgono il compito di cercare di frenare lo sviluppo umano. Ma, più lo fanno, più la gente cresce: perché, sopra di loro, ci sono gli “esseri spirituali del bene”, quelli che vogliono la nostra evoluzione, che li stanno usando – da alcune migliaia di anni, non di più – per crearci un’opposizione, in modo che noi cresciamo, sviluppando il nostro vero Io.Uno spettacolo al quale stiamo assistendo, in questi giorni, è l’enfatizzazione mediatica degli incendi stagionali. Fa troppo caldo? Qualcuno sostiene che sia colpa nostra: lo dice la piccola Greta, poveretta, ma lo dice pure l’Ipcc Panel dell’Onu, proprio adesso, cavalcando con straordinario tempismo gli incendi, innescati in simultanea da centinaia, migliaia di piromani stranamente sincronizzati. I media ci dicono che i roghi sarebbero davvero ingigantiti dal “climate change”, anche se gli stessi scienziati pagati dall’Onu ammettono una variazione di appena un grado, in cento anni. Per fortuna, ora arriva l’epocale Green New Deal, cioè i miliardi stanziati (teoricamente) per l’emergenza sanitaria. Obiettivo: abbandonare il petrolio e passare all’elettrico. E dove mai lo si ricaverà, quell’immenso quantitativo di energia elettrica? Vuoi vedere che tra un po’ spunterà – altrettanto magicamente – il verdissimo “nucleare nuovo”, sul quale si è appena pronunciato Roberto Cingolani, ministro del governo Draghi, che qualcuno ha inserito tra le fila dei soliti 5 Stelle?Oggi, lo vediamo, aumentano in modo esponenziale le nostre difficoltà, specie da quando si è insediato Draghi a Palazzo Chigi. Ve lo confesso: sono proprio contento, che al governo ci sia Draghi. Tutto quello che ci sta imponendo – il vaccino-Covid, il “green pass” obbligatorio – rappresenta una cartina di tornasole: ti rendi conto di chi è chi. Certo, devono succedere cose, per capire chi sta con chi. Abbiamo capito che tutto l’arco costituzionale (o meglio, incostituzionale) dipendeva dai capi di Draghi già prima che arrivasse Draghi; solo, faceva finta che ci fosse la democrazia. Oggi, con la scusa dell’emergenza, si sono detti: be’, possiamo passarci sopra, alla democrazia; possiamo rispondere direttamente al padrone, che fa un governo nel quale i ruoli fondamentali sono del Club di Roma, dei finanzieri, dei mondialisti. Così, spudoratamente. Ecco: siamo in risveglio, e il risveglio è il momento di guardare chi è con chi. Anche nel mondo new age, alcuni “guretti” vari di sono scoperti. Bene: utile. Grazie a Draghi.(Fausto Carotenuto, dichiarazioni rilasciate a Fabio Frabetti nella diretta del 15 agosto 2021 sul canale YouTube di “Border Nights”. Già analista d’intelligence, Carotenuto ha fondato il network “Coscienze in Rete”, di ispirazione steineriana, e nel 2005 per UnoEditori ha pubblicato il saggio “Il mistero della situazione internazionale”, lettura in chiave spiritualistica della geopolitica e della stessa piramide invisibile dell’attuale potere mondiale).Noi siamo esseri solari in crescita, figli del sole: tutta la materia di cui siamo fatti (perfino il nostro spirito, la nostra anima) è composta da pezzi di sole. Tutto, anche la fisica di cui è fatta la Terra. Il sole è il logos degli antichi cristiani, è il creatore del sistema solare, della razza umana, di tutti gli esseri che abbiamo attorno. E secondo le grandi indicazioni iniziatiche, il sole è anche l’essere dell’amore: infatti emette raggi di luce e calore verso tutti, non guarda in faccia a nessuno. Ama tutti e, nel farlo, perde anche un po’ di pezzi di se stesso, senza avere nulla in cambio. E’ come dovremo imparare ad essere noi: ci vuole ancora un po’ di tempo, ma questa è la strada. Il sole, che è l’essere che presiede alla nostra evoluzione, nel momento in cui vede un’aggressione enorme alla nostra etica, ai nostri corpi (fisico e sottile) – un’aggressione che vuole indebolire le forze vitali di cui siamo fatti, che presiedono alle nostre forze fisiche – produce un’accelerazione delle forze vitali che a noi, come Terra, arrivano tutte dal sole, a cominciare dall’energia che fa crescere le piante.
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Ipnosi sociale Covid, l’eterna sindrome di Colin Powell
L’intera vicenda del Covid – qualunque cosa questa sigla significhi esattamente, sotto l’aspetto scientifico – ricorda in modo sinistro la storiella di Colin Powell alle Nazioni Unite: platea davanti a cui l’allora segretario di Stato agitò una fialetta, sostenendo che si trattasse di antrace. Un falso favoloso, ma inquietante: serviva a scatenare l’inferno della guerra in Iraq e a insanguinare la sospensione della democrazia occidentale all’alba del terzo millennio, e nel frattempo introduceva – come incubo – il fantasma della guerra biologica, incarnato da agenti tossici invisibili e inafferrabili quanto, secondo la narrazione dell’epoca, i terribili terroristi islamici, che poi si sarebbero reincarnati ininterrottamente fino ad assumere le sembianze dei barbarici tagliagole dell’Isis. A tracciare l’analogia tra il Covid e Colin Powell è Matt Martini, co-autore di “Operazione Corona” (Edizioni Aurora Boreale) nonché voce – con Tom Bosco e Nicola Bizzi – de “L’Orizzonte degli Eventi”, il giovedì sera sul canale YouTube di “Border Nights”.Comunque li si voglia leggere, i drammatici eventi che hanno travolto l’Occidente a partire dal 2020, emergono due dati sovrastanti: da un lato la totale intattendibilità delle fonti ufficiali, e dall’altro l’altrettanto sconfortante remissività della popolazione, che ha dimostrato ai manipolatori di essere pronta a subire qualunque vessazione, anche se non motivata da alcuna ragione credibile e seriamente presentata. A valle di questo doppio assunto, ogni altra considerazione si alleggerisce fatalmente di peso specifico, perdendo rilevanza. Se oggi il mainstream si divide, tra i falchi che vorrebbero proseguire in eterno con il delirio emergenziale e le colombe che hanno invece avviato una sostanziale de-escalation (fondata sull’imposizione propagandistica delle terapie geniche come unica possibile soluzione), dal canto loro i media continuano a recitare un copione surreale, mentre le voci indipendenti riescono a dividersi a loro volta, tra complotti ammissibili e cospirazioni immaginarie.L’enormità dell’accaduto – l’enfatizzazione allarmistica del pericolo, l’arresto dell’economia e della vita sociale, la sospensione delle libertà, l’imbuto stretto attraverso cui far passare la “ripartenza”, verso modelli socio-economici comunque inediti e disegnati dall’alto – non si vede come si possano coltivare qualche forma di ottimismo, quei (pochi) cittadini così ingenui da aver sperato di poter accedere in tempi ragionevoli a una qualche verità effettiva, conquistabile attraverso ordinari procedimenti politici orientati al raggiungimento di una giustizia condivisa, capace di mettere in ordine il prima e il dopo, il come e soprattutto il perché. Al massimo, sotto i riflettori finiranno capri espiatori, insieme alla sensazione – ormai solida – che almeno per il momento il cittadino comune non toccherà palla, essendo il suo destino (in un senso o nell’altro) interamente nelle mani di gestori sottili. Buoni o cattivi, nessuno di loro pare disposto a uscire allo scoperto, mettendo fine al genere di fitcion inaugurato nel 2003 dal vecchio Colin Powell.L’intera vicenda del Covid – qualunque cosa questa sigla significhi esattamente, sotto l’aspetto scientifico – ricorda in modo sinistro la storiella di Colin Powell alle Nazioni Unite: platea davanti a cui l’allora segretario di Stato agitò una fialetta, sostenendo che si trattasse di antrace. Un falso favoloso, ma inquietante: serviva a scatenare l’inferno della guerra in Iraq e a insanguinare la sospensione della democrazia occidentale all’alba del terzo millennio, e nel frattempo introduceva – come incubo – il fantasma della guerra biologica, incarnato da agenti tossici invisibili e inafferrabili quanto, secondo la narrazione dell’epoca, i terribili terroristi islamici, che poi si sarebbero reincarnati ininterrottamente fino ad assumere le sembianze dei barbarici tagliagole dell’Isis. A tracciare l’analogia tra il Covid e Colin Powell è Matt Martini, co-autore di “Operazione Corona” (Edizioni Aurora Boreale) nonché voce – con Tom Bosco e Nicola Bizzi – de “L’Orizzonte degli Eventi”, il giovedì sera sul canale YouTube di “Border Nights”.
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Vaccini, o niente libertà: perché vivere nella menzogna
Vivere nella menzogna quotidiana? Accade da sempre nelle dittature, di qualsiasi colore: la verità ufficiale è lontanissima da quella che i cittadini assaggiano, dal mattino alla sera, toccando con mano il fatto che non è affatto vero che un giorno “spezzeremo le reni alla Grecia”, o che “il partito, cioè il popolo”, lavori incessamente per la felicità di tutti. Provoca un leggero sconforto scoprire che le mitiche Riaperture del governo Draghi alle soglie dell’estate 2021 siano ancora più timide, deludenti e tardive di quelle concesse dalla graziosa signoria del Ceffo col Ciuffo, nel fatidico maggio 2020, quando il paese – ancora frastornato dal carosello delle bare di Bergamo – era appena uscito dall’ecatombe, aggravata dalle inaudite negligenze dei gestori dell’emergenza: il piano pandemico rimasto in un cassetto, le autopsie proibite, le terapie ospedaliere sbagliate, le misure di prevenzione e profilassi disincentivate. E poi le cure salva-vita: rapidamente scoperte e subito negate, in omaggio al grandioso copione della paura.Come ricorda l’esemplare reportage di Massimo Mazzucco sulle terapie “proibite”, sistematicamente boicottate dalla burocrazia sanitaria (per poter raccontare che non c’era alternativa al vaccino, che in presenza di farmaci efficaci non si sarebbe mai potuto autorizzare in tempi così brevi), l’aver privato migliaia di pazienti della possibilità di venir guariti in pochi giorni ne ha dilatato le sofferenze, e in molti casi ne ha probabilmente causato addirittura la morte. Tachipirina e vigile attesa? Il fatto che non si tratti di uno scherzo, o di un brutto sogno, lo conferma la permanenza – sulla sua poltrona – dello stesso ministro che per un anno intero ha remato contro la guarigione, con ogni mezzo, dando quasi l’impressione di divertirsi a opprimere la popolazione, soffocandola a colpi di divieti insensati. L’intera narrazione panica, prescritta a livello mondiale dalla Compagnia della Buona Morte – distanziamento e mascherine, lockdown e zone rosse – oggi emerge in tutta la sua maleodorante consistenza: una frode mostruosa, dolosamente riversata sulla nuda verità della strage.La truffa dei tamponi, la guerra all’idrossiclorochina basata sull’imbroglio: esalano miasmi irrespirabili, tra le macerie dell’impostura internazionale che nel 2020 scelse proprio l’Italia di Giuseppe Conte come paese ideale, per fare da apripista e sprofondare nel fango l’intero Occidente democratico. Nel mirino, le nazioni ancora dotate di libertà di voto e di parola, sia pure sapientemente pilotate da ombrose oligarchie in grado di decretare successi e fallimenti, crisi e catastrofi, ascese e cadute di questo o quel partito, anche attraverso la soffocante narrazione falsificata del Telegiornale Unico, megafono perfetto della Verità Unica della Scienza, vero e proprio mostriciattolo grottesco, utile per testare l’estinzione dell’opinione pubblica fondata sul pensiero critico. Nuova terribile religione, quella dello scientismo prezzolato, comparsa per la prima volta, nella storia moderna, con l’intenzione di restare qui a presidiare saldamente l’oggi e il domani, con i suoi dogmi da straccioni della conoscenza e la sua vocazione totalitaria, tendenzialmente terroristica.Nel 2020 seriva un valletto, per dirigere il coro e imporre tutto questo: era perfetto, l’infimo Conte venuto dal nulla, per ottenere l’impossibile a colpi di decreti, emanati col favore delle tenebre. Serviva un grande paese come l’Italia per dimostrare al resto dell’Europa che l’impensabile sarebbe stato praticabile, e che sarebbe stato addirittura agevole sospendere libertà e democrazia senza suscitare rivolte, e nemmeno proteste, vomitando una narrazione bugiarda destinata a produrre paura e rassegnazione, fino a trasformare i cittadini in pecorelle. Da qualche mese, alla guida dell’esecutivo non c’è più nessun valletto: l’attuale capo del governo – insediato improvvisamente in base a logiche imperscrutabili, attraverso un’operazione di palazzo – ha l’aria di muoversi come uno statista, anche sul piano internazionale, riuscendo a pronunciarsi sulla filosofia della governance europea e sulle spinose faccende del Mediterraneo. Utilizza il suo intatto prestigio per farsi ascoltare, riuscendovi, nel tentativo di sfrattare gradualmente l’autoritarismo per fare posto finalmente all’autorevolezza.Il salto è abissale, tra il piccolo valletto e il grande tecnocrate: voce ferma, anziché striduli annunci di promesse ridicole, mai mantenute, nell’ammorbante zona grigia infestata di figure impresentabili che adesso, una alla volta, il nuovo capo sta allontanando dal potere. La sensazione netta è che qualcuno, lassù, abbia giocato il tutto per tutto – puntando proprio sull’Italia massacrata dai mandanti di Conte – per provare a ribaltare il tavolo, cambiando prospettiva, nella speranza di invertire le sorti della guerra vera: quella contro il grande nemico, i signori dell’austerity, di cui la cosiddetta pandemia (la sua gestione tirannica) è solo l’ultimo capolavoro, il peggiore di tutti, dopo i golpe e gli attentati, le rivoluzioni colorate, la colonizzazione universale della scuola, dell’editoria, dei media, fino ad arrivare ai recentissimi terrorismi, quello finanziario e quello stragistico, in una cornice di conflitti scandalosamente attivi, permanenti, a disegnare un orizzonte di degrado e sofferenza spacciato per inevitabile, orrenda normalità.La morte lenta del pensiero politico, si dice, ha preceduto tutte le altre morti degli ultimi decenni, fino a piegare l’Occidente: se il paradigma-Covid doveva servire a metterlo in ginocchio definitamente, cominciando proprio dall’Italia, non si può fare a meno di notare che, sempre dal nostro paese, impegnando uno dei suoi pesi massimi, una parte del grande potere (quella non complice, rispetto all’Operazione Corona) abbia inteso affarmare l’intenzione di muovere guerra, alla lunga guerra contro i popoli condotta dall’oligarchia neoliberale. Queste, in teoria, le premesse sottostanti all’avvento governativo dell’ex capo della Bce, alle prese con una missione virtualmente epocale: rimediare al disastro provocato dalla banda-Covid, annullando i veri obiettivi dell’operazione. Che erano chiari: colpire l’economia in modo mortale, con i lockdown, e spezzare la resistenza democratica della società, terrorizzandola e sottoponendola a vessazioni medievali, per la prima volta imposte nell’era postmoderna.Viene da domandarsi per quali linee strategiche intenda muoversi, l’ipotetico Piano-B, e a quale prezzo, con quali potenti partner (non ancora pienamente manifesti, dietro le ambigue parole d’ordine come la “resilienza”, la palingenesi ultra-digitale del mondo post-industriale e per nulla piacevole che affiora dalle visioni offerte a Davos). Mentre ancora si finge di combattere il Covid con le restrizioni, non è nidito l’orizzonte nel quale si configurerà il Grande Reset, nella versione che Mario Draghi sembra apprestarsi a recitare. Non è chiaro a quali condizioni si vorrebbe traghettare l’Italia nel post-coronavirus, verso quale nuova organizzazione sociale, sia pure alimentata dalla nuova linfa di chi sembra deciso a chiudere per sempre l’oscura stagione del rigore, attraverso cui poche mani sapienti hanno riconfigurato l’identità stessa della società occidentale, togliendole il sorriso e la voglia di metter su famiglia. Di che pasta sia fatto, quel potere, lo dimostra oggi la barbarie di una Germania in cui Angela Merkel autorizza la polizia a entrare nelle case, senza un mandato, criminalizzando i sudditi come potenziali untori pandemici.L’unica sgradevole evidenza, per ora, riguarda il cedimento alla somma menzogna dei vaccini, spacciati come unico possibile elisir per riconquistare la perduta libertà, a fronte di una patologia facilissimamente curabile con svariate terapie dall’effetto praticamente immediato. Al fatale inoculo messianico, spiega Mazzucco, si doveva arrivare ad ogni costo, negando l’evidenza e mortificando i successi dei migliori medici. Se ora il vaccino diventa il lasciapassare ricattatorio per tornare in possesso dei propri diritti, la genuflessione pubblica alla falsa religione scientista – così come l’accondiscendenza di fronte alle bugie sanitarie alla base delle perduranti restrizioni – ha l’aria di essere un rischioso pedaggio, concordato: lo scotto da pagare per provare a uscire dalla Grande Guerra. L’ingiustizia sociale della politica in vigore – vaccini, o niente riaperture – offre la misura, probabilmente, delle difficoltà dell’impresa, data l’estrema pericolosità di un nemico che, nell’ultimo mezzo secolo, ha conquistato ogni spazio e piegato qualunque resistenza per affermare il suo progetto di dominio.Vivere nella menzogna quotidiana? Accade da sempre nelle dittature, di qualsiasi colore: la verità ufficiale è lontanissima da quella che i cittadini assaggiano, dal mattino alla sera, toccando con mano il fatto che non è affatto vero che un giorno “spezzeremo le reni alla Grecia”, o che “il partito, cioè il popolo”, lavori incessantemente per la felicità di tutti. Provoca un leggero sconforto scoprire che le mitiche Riaperture del governo Draghi alle soglie dell’estate 2021 siano ancora più timide, deludenti e tardive di quelle concesse dalla graziosa signoria del Ceffo col Ciuffo, nel fatidico maggio 2020, quando il paese – ancora frastornato dal carosello delle bare di Bergamo – era appena uscito dall’ecatombe, aggravata dalle inaudite negligenze dei gestori dell’emergenza: il piano pandemico rimasto in un cassetto, le autopsie proibite, le terapie ospedaliere sbagliate, le misure di prevenzione e profilassi disincentivate. E poi le cure salva-vita: rapidamente scoperte e subito negate, in omaggio al grandioso copione della paura.
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Bugie sul Covid: perché anche Draghi è imperdonabile
Mario Draghi ha già ampiamente fallito, nella sua ipotetica missione (salvare il paese da se stesso), se è vero che – dopo mesi, ormai – continua a non contrastare la Madre di tutte le Menzogne, ovvero la quasi-incurabilità del Covid. Il vero scandalo nazionale non sta tanto nei dati truccati sull’intera emergenza, nel piano pandemico invecchiato e comunque ignorato, nelle terapie ospedaliere tragicamente errate anche grazie ai divieto criminale di eseguire le autopsie, durante l’esplosione del fenomeno nella primavera 2020. Il vero sconcio non è neppure nella sorda repressione del cittadino, oppresso dai lockdown e dalle zone rosse, umiliato dal coprifuoco, colpito nella sua dignità di lavoratore, censurato se appena osa protestare, e magari ridotto sul lastrico dalla follia delirante delle Regioni “colorate” sulla base di indicatori ridicoli come l’indice Rt, misurati con strumenti altrettanto ridicoli come i test Pcr eseguiti con tamponi inattendibili in partenza e il più delle volte manipolati, aumentando a dismisura i “cicli di amplificazione” del materiale biologico estratto dal naso e dalla faringe.Lo scandalo non è nemmeno il tragico corollario italico rappresentato dal business degli sciacalli, le epiche “creste” sulle forniture (mascherine e ventilatori, banchi a rotelle, materiale sanitario). Il lato più vergognoso di tutta questa vicenda non è neppure rappresentato dall’abnorme business di Big Pharma alla voce vaccini, e più ancora (dieci volte tanto, si calcola) alla voce tamponi. E’ certo scandalosa l’esecuzione di Tso per zittire chi protesta, è scandalosa l’adozione di decreti che violano la Costituzione (quelli inerenti il coprifuoco, respinti da magistrati insieme alle sanzioni comminate per prescrizioni altrettanto illegali, come l’obbligo di indossare la mascherina all’aperto). E’ rivoltante che i media abbiano mentito ininterrottamente, per oltre un anno, sull’intera vicenda Covid, ed è altrettanto disgustoso il silenzio del governo di fronte alla brutale censura subita da “ByoBlu”, il mezzo di informazione indipendente più seguito dagli italiani, “espulso” da YouTube (che evidentemente abusa dello spazio pubblico che gli è concesso, calpestando norme e diritti).In attesa che una sorta di Processo di Norimberga possa un giorno portare finalmente alla sbarra registi, esecutori e complici di questa strage, una cosa Mario Draghi la doveva fare, da subito: promuovere le terapie domiciliari per il Covid, che funzionano e dimostrano che la patologia è curabilissima. Non farlo, per far credere che sia il vaccino l’unica via d’uscita, significa causare in modo indiretto anche la morte di molti pazienti, tuttora abbandonati a se stessi, con un protocollo che – dopo oltre un anno – ancora parla di “vigilante attesa e Tachipirina”. I preparati genici in distibuzione, impropriamente chiamati vaccini, sono farmaci ancora sperimentali, sulla cui innocuità a medio-lungo termine sono le stesse aziende produttrici a non pronunciarsi. Farmaci che, inoltre, non garantiscono né la completa immunità dal Covid, né che la persona vaccinata non sia più contagiosa. Nonostante questo, Mario Draghi ha obbligato il personale sanitario – violando la Costituzione – a subire una sorta di Tso con farmaci ancora sperimentali.Soprattutto, Draghi non ha finora osato dire la verità: e cioè che, se lo si curasse a casa con terapie tempestive, il Covid cesserebbe di essere un problema. E questo è sinceramente imperdonabile: una macchia indelebile, per un soggetto che ha lasciato credere di voler rigenerare la governance occidentale, italiana ed europea. Se davvero si vuole ristabilire la verità, archiviando la barbarie dell’austerity, non è possibile – oggi – mettere tra parentesi il dramma che ha trasformato la sanità in una tragedia nazionale, sulla base di menzogne di cui si sta finalmente occupando la magistratura. Non è possibile, cioè, non dire la verità agli italiani: non spiegare che il Covid non richiede l’ospedalizzazione, e lasciare che l’Ordine dei Medici prenda provvedimenti contro i sanitari che invece – ora supportati anche dal Senato – pretendono che sia impostato un protocollo di cure domiciliari tale, da solo, di azzerare i numeri dell’emergenza.Non si può prescindere dalla verità, se davvero si intende risanare una comunità nazionale. Uscire dall’ipnosi richiede coraggio, e Mario Draghi non l’ha avuto. Tanto per cambiare, a pagarne le conseguenze sono gli italiani: tuttora disinformati e rassegnati a rincorrere il miraggio di un “vaccino genico” che rappresenta un’incognita per salute, e nella migliore delle ipotesi – a detta di molti medici – sarà completamente inutile. Illustri clinici come Pietro Luigi Garavelli (primario a Novara) ricordano – citando Albert Sabin – quanto sia demenziale, condurre una campagna vaccinale mentre l’epidemia è ancora in corso. E i firmatari della Dichiarazione di Great Barrington, tra i più eminenti epidemiologi del mondo (già in prima linea contro l’Ebola) dicono che si è sbagliato tutto: occorreva “lasciar correre” il virus, aiutandolo a “spegnersi” velocemente, limitandosi a isolare e proteggere in modo selettivo solo gli anziani e i malati. Sarebbe stata una rivoluzione, certo: osteggiata dai poteri mondiali che hanno imposto il terrorismo del Covid. Attrezzare il paese per garantire cure precoci a domicilio, invece, non sarebbe stato uno sforzo eroico: era il minimo sindacale, e Mario Draghi – come Conte – ha mancato al suo dovere di sincerità. Quale rigenerazione ci si potrà mai aspettare, sulla base di questi presupposti?Mario Draghi ha già ampiamente fallito, nella sua ipotetica missione (salvare il paese da se stesso), se è vero che – dopo mesi, ormai – continua a non contrastare la Madre di tutte le Menzogne, ovvero la quasi-incurabilità del Covid. Il vero scandalo nazionale non sta tanto nei dati truccati sull’intera emergenza, nel piano pandemico invecchiato e comunque ignorato, nelle terapie ospedaliere tragicamente errate anche grazie al divieto criminale di eseguire le autopsie, durante l’esplosione del fenomeno nella primavera 2020. Il vero sconcio non è neppure nella sorda repressione del cittadino, oppresso dai lockdown e dalle zone rosse, umiliato dal coprifuoco, colpito nella sua dignità di lavoratore, censurato se appena osa protestare, e magari ridotto sul lastrico dalla follia delirante delle Regioni “colorate” sulla base di indicatori ridicoli come l’indice Rt, misurati con strumenti altrettanto ridicoli come i test Pcr eseguiti con tamponi inattendibili in partenza e il più delle volte manipolati, aumentando a dismisura i “cicli di amplificazione” del materiale biologico estratto dal naso e dalla faringe.
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Vilipendio, Toscano: la libertà sta diventando un reato?
«Eravamo cresciuti sapendo che la libertà di pensiero e di espressione era sacra: unico strumento certo, in grado di distinguere la civiltà dalla barbarie, la democrazia dalla dittatura». Così, Francesco Toscano (coordinatore di “Ancora Italia”, con Diego Fusaro) commenta su “Visione Tv” quelli che gli paiono segnali inquietanti, come l’indagine per “vilipendio all’onore e al prestigio del Capo dello Stato”, scattata nei confronti di personaggi come il progessor Marco Gervasoni, docente universitario in Molise, nonché il direttore di “Imola Oggi”, Armando Manocchia, e la giornalista Francesca Totolo. Vilipendio? «E’ un reato di origine monarchica», ricorda il saggista Enzo Pennetta, «pensato per il Re e poi rinforzato nel 1930 – dal Codice Rocco – in un periodo in cui Mussolini si preoccupava di “blindare” la sua stessa autorità». Altri tempi, dice Pennetta, quando presidenti come Leone e Cossiga accettavano critiche anche pesanti. «Poi le cose sono cambiate, con Napolitano». Ora, i media mainstream sparano nel mucchio: associano al professor Gervasoni anche ipotesi di reato come l’istigazione a delinquere, accostandolo a imprecisate frange estremistiche.«L’unico reato per cui sono indagato è vilipendio al presidente della Repubblica a mezzo social, su Twitter», precisa Gervasoni all’agenzia “AdnKronos”. «La cosa curiosa è che il mio profilo è pubblico: tutti possono andare a vedere cosa ho scritto, quindi non so perché ci sia stato bisogno di cercare altre prove scaricando tutti i miei materiali e portando via due pc». Il professore definisce «molto corretti, gentili e attenti» i carabinieri del Ros, senza nascondere il proprio stupore nel ricevere la visita mattuta di uomini che «normalmente si occupano di Totò Riina e dei jihadisti». Gervasoni ammette di aver apertamente biasimato Mattarella: «Però erano tweet di critica politica, assolutamente non minacce. E se diventa vilipendio la critica politica, allora vuol dire che siamo in regimi di altro tipo: fa effetto». Aggiunge lo storico: «Avevo 21.000 follower, e l’account mi è stato sequestrato: in questo modo la mia libertà di espressione è stata fortemente limitata». In ogni caso, aggiunge: «Io sono tranquillo: non troveranno nei miei dispositivi nessun contatto con ambienti eversivi. E i tweet sono pubblici, quindi non vedo che elementi di novità possano emergere dalle indagini, se non a mio discarico».Da storico, Marco Gervasoni evoca una sorta di “guerra” interna alla magistratura italiana (scossa dal caso Palamara e ora anche dal dossier sulla Loggia Ungheria). «Non è la prima volta che qualcuno viene indagato per vilipendio, è successo anche recentemente, ma si sta alzando il tiro colpendo figure più note e collocate in una certa area politica», afferma il professore, che charisce: «Io non sono di estrema destra: sono vicino a Fratelli d’Italia, quindi non ho nulla a che vedere con l’estremismo». Protesta il docente, sempre parlando con l’agenzia di stampa: «Alcuni giornali hanno sbattuto il mostro in prima pagina, scrivendo anche cose false: che sarei indagato per istigazione alla violenza o associazione per delinquere, e perfino che sarei antisemita: ma uno degli ultimi post che avevo fatto era pro-Israele». Secondo Gervasoni, c’è il tentativo di «deviare su altri problemi» la critica legittima alla gestione dell’emergenza Covid, e ci sarebbe anche il desiderio «di zittire, di impaurire: perché, com’è successo a me, può accadere ad altri. E quindi, prima di scrivere qualcosa contro il Capo dello Stato, la prossima volta ci si penserà due volte, anche perché si tratta di un reato che comporta in teoria fino a 5 anni di carcere».Poi c’è la questione politica che investe i partiti: «Sui social possono istigare alla violenza contro la Meloni e contro Salvini, e non succede niente. E’ vero che loro non sono il capo dello Stato, ma nessun magistrato se ne occupa. E invece si occupano della critica politica al presidente della Repubblica, come quella avanzata dal sottoscritto e dalla giornalista Francesca Totolo, ad esempio». Gervasoni intravede una deriva liberticida, in Italia e in tutti i paesi occidentali, che ora «sta interessando anche media e social, che fino a poco tempo fa erano uno strumento di libertà individuale e adesso sono censurati, sia dai propri ‘editori’ sia dalla magistratura». Verità e diritti a senso unico? L’economista Ilaria Bifarini, autrice del bestseller “Il Grande Reset”, è stata minacciata in modo esplicito: «So dove vivi, sei avvertita», recitava il messaggio ricevuto tempo fa, corredato con la foto di un coltello insanguinato. «Le minacce di morte valgono solo se rivolte a chi è allineato al potere?», si è domandata la vittima, che si rammarica che non abbia avuto alcun seguito la denuncia immediatamente presentata alla Polizia Postale.Francesco Toscano si fa portavoce delle inquietudini di una parte del paese: siamo ancora in una piena democrazia, o chi esprime dissenso politico deve cominciare a preoccuparsi? «Gli occidentali hanno passato gli ultimi trent’anni a fare la morale ai restanti paesi del mondo, nel nome di una supposta supremazia valoriale, garantita proprio dal rispetto dei diritti umani e della dignità della persona», ricorda Toscano. «I fautori dell’atlantismo più acritico hanno benedetto i continui bombardamenti “umanitari” in danno di paesi considerati oscurantisti e violenti, guidati da satrapi che godono nel sottomettere uomini ridotti al rango di sudditi». Adesso, però, «finita l’euforia attorno al mito della globalizzazione dei diritti», ecco che «scopriamo amaramente che le dittature ce le abbiamo in casa». Ovvero: «Coprifuoco, restrizioni, certificati per vivere e viaggiare, repressione del dissenso e divieto di manifestare (valido solo per gli oppositori politici) scandiscono una realtà divenuta improvvisamente pericolosa. Nel silenzio di una società intontita da un clima di emergenza permanente, stiamo scivolando verso una nuova forma di autoritarismo».Un clima come quello che stiamo vivendo oggi è purtroppo “nuovo”, ammette – sempre su “Visione Tv” – il prestigioso vaticanista Aldo Maria Valli: «Questa cappa di conformismo oggi è allarmante, perché è quasi inavvertita dall’opinione pubblica: e sappiamo che le dittature più pericolose sono proprio quelle “morbide”, nelle quali si casca con tutte le scarpe senza quasi averne la cognizione, e da un giorno all’altro ci si ritrova schiavi, senza nemmeno sapere come sia avvenuto». Aggiunge lo stesso Toscano: «Ho l’impressione che si stia scivolando verso un regime, dati i segni che si manifestano: attacco alla libertà di parola e di espressione, utilizzo della forza pubblica per reprimere condotte costituzionalmente tutelate, misure come il coprifuoco, demonizzazione dell’avversario politico (al quale viene impedito di manifestare». Paradossale, per Toscano, la lettura pubblica dell’emergenza sanitaria: «Il mainstream vuole per forza dividere il campo tra chi nega l’esistenza del virus e chi invece legittima l’adozione di misure assolutamente sproporzionate, rispetto al reale pericolo». Tutti i regimi, anche quelli del passato, chiosa Toscano, cavalcano sempre un problema, vero o presunto: «Lo ingigantiscono, per attuare una dittatura politica che viene legittimata proprio dalla strumentalizzazione del problema. Mi domando: dire questo, oggi, sta diventando un reato?».«Eravamo cresciuti sapendo che la libertà di pensiero e di espressione era sacra: unico strumento certo, in grado di distinguere la civiltà dalla barbarie, la democrazia dalla dittatura». Così, Francesco Toscano (coordinatore di “Ancora Italia”, con Diego Fusaro) commenta su “Visione Tv” quelli che gli paiono segnali inquietanti, come l’indagine per “vilipendio all’onore e al prestigio del Capo dello Stato”, scattata nei confronti di personaggi come il professor Marco Gervasoni, docente universitario in Molise, nonché il direttore di “Imola Oggi”, Armando Manocchia, e la giornalista Francesca Totolo. Vilipendio? «E’ un reato di origine monarchica», ricorda il saggista Enzo Pennetta, «pensato per il Re e poi rinforzato nel 1930 – dal Codice Rocco – in un periodo in cui Mussolini si preoccupava di “blindare” la sua stessa autorità». Altri tempi, dice Pennetta, quando presidenti come Leone e Cossiga accettavano critiche anche pesanti. «Poi le cose sono cambiate, con Napolitano». Ora, i media mainstream sparano nel mucchio: associano al professor Gervasoni anche ipotesi di reato come l’istigazione a delinquere, accostandolo a imprecisate frange estremistiche.
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Hanno spento ByoBlu: oscurato mezzo milione di italiani
Mezzo milione di lettori? Possono solo sognarseli, oggi, i grandi quotidiani: anche se occupano militarmente la televisione a reti unificate, coi loro giornalisti ospiti degli info-talk 24 ore su 24. Giornalisti scambiati per esperti e intervistati da colleghi, a chiudere il cerchio di un cortocircuito informativo, basato su una regola d’oro: non infrangere mai il dogma della verità ufficiale, quella ammissibile. Lo disse apertamente l’allora neo-direttore della “Stampa”, Massimo Giannini, a proposito della tempesta Covid: per ragioni di sicurezza è giusto perderla, una quota di libertà. Ed è esattamente per questo – la rinuncia collettiva a dire le cose come stanno – che il maggior video-blog italiano, “ByoBlu”, dall’inizio della crisi pandemica ha visto letteralmente esplodere i suoi numeri: tutti italiani ansiosi di avere informazioni finalmente attendibili, sull’emergenza in corso. Numeri enormi: 525.000 iscritti, che hanno garantito oltre 200 milioni di visualizzazioni ai duemila video pubblicati, nel corso di ormai 14 anni. Troppa gente, troppe spiegazioni: per questo, Google ha deciso di chiudere il canale YouTube di “ByoBlu”, il mezzo di informazione indipendente più seguito dagli italiani.In pratica, uno schiaffo a mezzo milione di cittadini. Un atto d’imperio che ricorda lo stile di governo dell’alto medioevo: il sovrano punisce chi vuole, senza legge e senza processo. Su “Visione Tv”, Enzo Pennetta sintetizza: ecco che cosa sono, davvero, questi nostri social. Servono a monitorare il dissenso, scoprendo l’identità di chi veicola informazioni scomode. A una condizione: che quella platea non cresca troppo, perché allora finisce per costituire una massa critica che può dare veramente fastidio. I conti sono presto fatti: oggi, da soli, gli iscritti di “ByoBlu” equivalgono alla somma dei lettori di tutti i quotidiani italiani, messi assieme. E quindi: muoia, Claudio Messora. Venga strangolato in silenzio, il suo newsmagazine, anche se nel frattempo è diventato una regolare testata giornalistica, con un direttore responsabile in grado di rispondere, per legge, di qualsiasi eventuale reato. Che equivoco: la legge – come nel far west – è ormai Big Tech a dettarla, scavalcando lo Stato nonostante l’oceanica elusione fiscale (enormi introiti pubblicitari intascati, a fronte di una tassazione letteralmente ridicola).Già, lo Stato: dov’è finito? Non avrebbe il diritto-dovere di esercitare almeno un’ombra di sovranità, tutelando le libertà fondamentali garantite dalla Costituzione? E’ informato, Mario Draghi, dello scempio condotto ai danni di mezzo milione di cittadini? Perché certo, la prima vittima della implacabile, medievale “ghigliottina” di YouTube è Messora, il fondatore di “ByoBlu”, insieme alla sua giovane redazione; ma le vere vittime sono i 525.000 italiani che, dal 30 marzo 2021, non potranno più informarsi attraverso la fonte in cui riponevano fiducia. In un solo istante, scrive Messora in un messaggio, sono stati rimossi 14 anni di contenuti, tra i quali molti di altissimo livello, realizzati insieme a magistrati, presidenti della Corte Costituzionale, intellettuali, filosofi, economisti, politici, avvocati, scienziati. Messora definisce l’operato di ByoBlu «una fotografia cangiante delle trasformazioni che si sono avvicendate nella società da 14 anni a questa parte, viste con gli occhi dei cittadini e non con quelli dei media», spesso reticenti e sempre docilissimi con il potere.Scandaloso, anche in questo caso, il silenzio di un organo come l’obsoleto, anacronistico Ordine dei Giornalisti, residuato storico corporativo risalente all’epoca fascista (un organismo che ormai esiste solo in Italia). Scandaloso il silenzio dei grandi media: zitti, di fronte al massacro della libertà d’informazione, anche quando il governo di Giuseppe Conte fece istituire a Palazzo Chigi (sotto la guida di Andrea Martella, Pd) una orwelliana “task force contro le fake news”, cioè una commissione in grado di “depurare” il web da qualsiasi notizia scomoda, per il nuovo regime psico-terroristico di stampo sanitario. Scandaloso, a maggior ragione, lo stesso silenzio dei 5 Stelle, di cui Messora era stato portavoce parlamentare: e proprio sul web (il blog di Grillo) era nato, letteralmente, il movimento che si era candidato a mettere fine agli abusi della “casta” autoreferenziale di un potere politico stagnante, sottomesso al vero potere, che è economico-finanziario. L’abuso contro “ByoBlu” (e il mezzo milione di italiani che lo seguivano) è incommentabile: un atto barbarico, degno dei fasti dell’Inquisizione, sinistro come un monito minaccioso verso qualsiasi altra voce libera. Chiaro il messaggio: se superate una certa soglia di audience, il vostro destino è già scritto.In che girone infernale siamo finiti? Sul tema, la più celebre delle Cassandre italiane – Giulietto Chiesa – aveva condotto battaglie profetiche: ci faranno a pezzi, ripeteva, se non ci doteremo di mezzi di autodifesa, a livello di informazione, visto che il mainstream ha spento il radar, smettendo di raccontare quel che succede davvero. Caccerei dalle redazioni 9 giornalisti su 10, ha detto un cavallo di razza come Seymour Hersh, vincitore del Premio Pulitzer, all’epoca in cui il giornalismo esisteva ancora. Oggi siamo nel pianeta in cui Twitter “spegne” il presidente degli Stati Uniti (Donald Trump, quand’era ancora in carica), esibendo la sua onnipotenza impunita, che sta al di sopra di qualsiasi diritto. E’ un potere sfrontato, quello della menzogna: e si avvale della piena complicità di milioni di cretini, politicamente decerebrati, che semplicemente non capiscono che le vere vittime sono loro. Oggi tocca a Messora, ma domani toccherà a chiunque altro proverà a dire la verità proprio ai neo-sudditi “mascherati” che si piegano a qualsiasi diktat, ignari della sorte che li attende.L’ultima sfida di Messora – riparare sul digitale terrestre, acquistando un canale televisivo per mettersi al riparo della censura – è insieme titanica e perdente. Eroica, per l’impegno economico e la mobilitazione popolare che presuppone: possibile che “ByoBlu” riesca nell’impresa, se il suo mezzo milione di italiani darà una mano, offrendo un obolo di anche solo un euro a testa. Al tempo stesso, la “fuga” nella televisione classica (cioè nell’informazione unilaterale, monodimensionale, senza più le interazioni delle chat) rappresenta una clamorosa sconfitta: la rivelazione della reale identità del sistema web per come è oggi, interamente dominato dai grandi gruppi che – attraverso la globalizzazione mercantilista – hanno schiacciato le economie locali e plasmato, anche con l’aiuto del panico da virus, la nuova antropologia post-umana delle cavie da laboratorio, terrorizzate e distanziate, condannate a rassegnarsi a discutibili trattamenti sanitari obbligatori e alle strettoie quotidiane di una non-vita che fa tanto comodo ai padroni del discorso.Massimo Mazzucco, altro pioniere italiano dell’informazione libera, ragiona in questi termini: la platea del dissenso che si esprime sul web era letteralmente irrisoria, qualche anno fa. Oggi, invece – pur restando minoritaria – è diventata una maxi-nicchia in forte crescita: in un certo senso, i colpi di mannaia della censura (che prima non c’erano) oltre che “medaglie al valore” rappresentano un successo: dimostrano che l’informazione – quella vera – riesce a disturbare il sistema dominante. E’ un fatto: milioni di cittadini, finalmente, dispongono di conoscenze preziose, offerte in tempo reale dalla rete indipendente, che dà la parola a voci autorevoli e ormai escluse dal mainstream. Manca il punto di approdo (una piattaforma politica, in grado di rappresentare certe istanze) e manca anche una piattaforma informativa unificata, che possa fungere da moltiplicatore, incrementando l’impatto della diffusione di verità autentiche. Certo, il bavaglio a “ByoBlu” è una cannonata contro l’ammiraglia italiana della libertà di informazione. E’ il segno che la “guerra” non è più fatta solo di minacce (sospensioni, demonetizzazioni), ma ormai usa le maniere forti, il metodo antico della sopraffazione più plateale.E’ qualcosa di estremamente pericoloso, e al tempo stesso ambivalente: il potere oggi ha paura, persino di “ByoBlu”? E’ un potere così fragile, quello mediatico, se non sa più tollerare nemmeno la presenza di una semplice voce dissonante? C’è un che di apocalittico, negli sviluppi dell’attualità mondiale, a partire dalla sordida congiura del silenzio che ha coperto le sconcertanti manomissioni del risultato elettorale americano. Falsità a catena, a cascata, anche nella psico-narrazione del mostro epidemico che si è letteralmente impossessato del pianeta: uno spettro utilizzato come clava per imporre il cambiamento epocale delle abitudini delle persone, ancora ignare – in maggioranza – della vera posta in gioco. Diceva Giulietto Chiesa: senza informazione, non ci può essere nemmeno democrazia. Cosa aspettarsi, di buono, se la gente non sa quello che sta succedendo, davvero, perché i media hanno smesso di raccontarlo? Che fine abbia fatto, la democrazia, lo spiega il burocratese dei Dpcm. Al resto provvedono gli algoritmi di Google e Twitter, le censure di Facebook, gli oscuramenti medievali imposti da YouTube. E siamo solo all’inizio, a quanto pare. Se non altro, il re è nudo: il nemico si è dichiarato. E’ in guerra, contro di noi.(Giorgio Cattaneo, “YouTube spegne ByoBlu: oscurato mezzo milione di italiani”, dal blog del Movimento Roosevelt del 31 marzo 2021).Mezzo milione di lettori? Possono solo sognarseli, oggi, i grandi quotidiani: anche se occupano militarmente la televisione a reti unificate, coi loro giornalisti ospiti degli info-talk 24 ore su 24. Giornalisti scambiati per esperti e intervistati da colleghi, a chiudere il cerchio di un cortocircuito informativo, basato su una regola d’oro: non infrangere mai il dogma della verità ufficiale, quella ammissibile. Lo disse apertamente l’allora neo-direttore della “Stampa”, Massimo Giannini, a proposito della tempesta Covid: per ragioni di sicurezza è giusto perderla, una quota di libertà. Ed è esattamente per questo – la rinuncia collettiva a dire le cose come stanno – che il maggior video-blog italiano, “ByoBlu”, dall’inizio della crisi pandemica ha visto letteralmente esplodere i suoi numeri: tutti italiani ansiosi di avere informazioni finalmente attendibili, sull’emergenza in corso. Numeri enormi: 525.000 iscritti, che hanno garantito oltre 200 milioni di visualizzazioni ai duemila video pubblicati, nel corso di ormai 14 anni. Troppa gente, troppe spiegazioni: per questo, Google ha deciso di chiudere il canale YouTube di “ByoBlu”, il mezzo di informazione indipendente più seguito dagli italiani.
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Lockdown, medioevo nel 2021: i terrapiattisti del Covid
Uscire dal medioevo: lo chiedeva (in modo “gridato”) un giornalista come Paolo Barnard, co-fondatore di “Report”, almeno dieci anni fa. Nel saggio “Il più grande crimine”, denunciava il carattere neo-feudale dell’élite eurocratica ordoliberista, capace di coniugare neoliberismo economico e autoritarismo politico-sociale nell’adesione fanatica al dogma mercantilista dell’economia “neoclassica”, tra i fantasmi settecenteschi di David Ricardo (prima produco, poi risparmio: senza possibilità di investire a monte, scommettendo sull’economia), come se il denaro fosse ancora un bene materiale e limitato, paragonabile alle materie prime e ai prodotti agricoli come il grano. Al centro della polemica innescata da Barnard campeggiava la grande menzogna sulla “scarsità di moneta”, utilizzata (ormai in tempi di valuta “fiat”, virtualmente illimitata e a costo zero) da un oligopolio privatistico, pronto a imporre l’austerity per ottenere la più grande retrocessione sociale di massa della storia moderna: il debito pubblico come colpa e come handicap, non più interpretato in modo keynesiano come leva strategica destinata a produrre benessere diffuso attraverso investimenti lungimiranti.
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Occhi bassi e faccia nel fango: come vorrebbero ridurci
Una delle leggende metropolitane più in voga da sempre vuole che il presidente degli Stati Uniti sia l’uomo più potente della Terra. L’ultimo, Donald Trump, è stato oscurato persino dai social, oltre che dai giornali e dalle televisioni: derubato della vittoria, attraverso un golpe elettorale di proporzioni orwelliane, viene semplicemente “spento” per paura che il popolo americano finisca di rendersi conto, fino in fondo, che la sua famosa democrazia è stata sequestrata da una banda di ladri. Chi sono? Gli stessi fenomeni che hanno fatto crollare torri, scatenato crisi finanziarie, armato e protetto tagliagole mediorientali. E infine, architettato il super-golpe mondiale, l’Operazione Covid: il mondo intero, per la prima volta nella storia, ipnotizzato e fatto prigioniero da un virus influenzale altamente contagioso ma dalla letalità bassissima. Lo show del 2020 ha esibito il potenziale mostruoso del piano, cioè il Grande Reset annuciato a Davos: economie tradizionali distrutte e Stati indebitati fino all’agonia. Parola d’ordine, verticalizzare: azzerare l’autonomia del singolo per renderlo insicuro e quindi sottomesso al super-potere, paternalistico e multinazionale.Il business epocale dei vaccini è solo un effetto collaterale, sia pure di smisurata vastità finanziaria. Il target siamo noi, il bersaglio grosso è il declassamento dell’umanità distanziata, atterrita, resa docile e ammaestrata da una lunga preparazione, come quella garantita da rinomati spaventapasseri del calibro di Greta Thunberg. I grandi burattinai non vengono quasi mai nominati: al massimo si evocano think-tanks, entità paramassoniche e banche d’affari. I più disattenti si fermano addirittura al livello più basso, quello dei meri esecutori politici (il teatrino italiano), ignorando che tre soggetti, da soli – i fondi d’investimento Vanguard, State Street e BlackRock, vicendevolmente soci – detengono quote di controllo dei maggiori gruppi industriali, finanziari e culturali del pianeta, dagli Usa alla Cina passando per l’Europa. Constatazione che, di per sé, evidenzia l’ingenuità di chi ancora si attarda a pretendere notizie dai giornali e dai telegiornali, controllati dalla Triade e finanziati con la pubblicità di colossi come Big Pharma, anch’essi dominati dalla Triade come anche Big Money, Big Tech e Big Web, le corporazioni che hanno organizzato l’imbroglio (americano, ma in realtà mondiale) per eliminare il loro maggiore avversario, Trump.Occhi bassi, e faccia nel fango: questo è stato chiesto, ai cittadini, nel 2020. E il peggio è che i cittadini hanno accettato, eccome, di tenere gli occhi bassi e la faccia nel fango. L’hanno fatto a causa di un virus influenzale: hanno accettato di rinunciare a vivere, non si sa bene fino a quando. Come polli d’allevamento, ora accettano di farsi somministrare vaccini sperimentali, di cui gli stessi scienziati (quelli non coinvolti nel business) hanno paura. Occhi bassi e faccia nel fango: in nome dell’ennesima invenzione terroristica, domani – dimenticata la libertà – accetteranno anche di denunciare e isolare i difformi, i dissidenti, così come già oggi non battono ciglio quando YouTube rimuove i loro video e Facebook cancella i loro post. Il Grande Reset galoppa grazie a questo: alla sovrana ignoranza delle pecore, all’egoismo miope degli imbecilli, alla vile complicità del gregge che sta andando al macello ma non se ne rende conto. Emerge la storica propensione dei prigionieri, come quelli della Caverna di Platone: non detestano i carcerieri, ma i compagni che evadono dal carcere e tentano inutilmente di liberarli.Faccia nel fango e occhi bassi, le pecore badano a serrare i ranghi. Per quanto, ancora? Per quanto tempo ci saranno abbastanza ciechi, in circolazione, da credere che sia un virus influenzale a minacciare la nostra sicurezza, e abbastanza folli da pensare che la stessa sicurezza sia barattabile con la cessione della libertà? La democrazia non ha nemmeno due secoli di vita: non è la regola, è un incidente della storia. L’Operazione Covid, da cui il Grande Reset, è la restaurazione: l’obiettivo è riportare indietro le lancette della storia, costringendoci gradualmente a subire lo stile di vita imposto dalla Cina: occhi bassi, e faccia nel fango. Distanziamento, mascherine, coprifuoco: niente sarà più come prima, gongolano i burattini della Triade. Già pregustano l’obbligo vaccinale, il pass sanitario (zootecnico) per “proteggere” il gregge, sottomettendolo definitivamente, in balia di un ricatto perpetuo dai risvolti inquietanti anche sul piano sanitario. La vera, cattiva notizia è la seguente: milioni di individui non l’hanno ancora compreso, a quanto pare. Letteralmente: non sanno in che mondo vivono. Non capiscono, non vedono chi prende le grandi decisioni, lassù, e in base a quale logica. I più sprovveduti, addirittura, sembrano proprio irrecuperabili: credono che i governi stiano facendo del loro meglio per tutelare i cittadini.Questa è la parte peggiore, a livello umano, dell’orrenda eredità del 2020: la scoperta di non poter più contare su una vasta fascia di popolazione. Persone per bene, abituate a lavorare, socialmente corrette e disciplinate, ma completamente cieche. Non ci saranno parole in grado di aprire loro gli occhi: ancora, preferiranno tenere lo sguardo basso e la faccia nel fango. Il rovescio della medaglia è la buona notizia: proprio quel fango – destinato a salire, di giorno in giorno, con la vera catastrofe in arrivo (quella economica) – attiverà il risveglio di milioni di ritardatari. Chissà, forse smetteranno di votare per i soliti ladruncoli e i soliti pagliacci. A milioni hanno già smesso di leggere i giornali, di ascoltare i telepredicatori della nuova religione. Le avanguardie sono in movimento: in massa stanno abbandonando i vecchi social, dominati dalla Triade, per passare a nuove piattaforme.Sembra che il 2021 abbia a che fare con una svolta precisa del destino: abbandonare la psicologia dell’odio, smettere di dare importanza al piccolo nemico di turno, prendere coscienza della propria sovranità di cittadini. E accettare la propria pienezza di esseri umani, non destinati a viver come bruti. Virtute e canoscenza: verità, finalmente. Nel 2020, la morte civile ha raggiunto il suo apice, l’apoteosi della menzogna (sanitaria, mediatica, elettorale). Il 2021 è già un’alba, per milioni di individui. La ferocia del 2020 non ammette esitazioni: o di qua, o di là. Vita o morte, civiltà o barbarie: uomini o topi, per dirla con Steinbeck. Che posto potrebbe esserci, nel futuro, per chi accettasse di tenere ancora gli occhi bassi e la faccia nel fango? Non sarebbe un futuro dignitoso: niente di desiderabile. “Io resto a casa”, belavano le pecore, sicure che il demonio sarebbe sparito da solo in 40 giorni, come promesso dal governo. Tra poco i giorni saranno 400, e il demonio – tu guarda, che caso – è ancora in circolazione.Lui non ci resta, a casa: vuole che siano le pecore, a essere rinchiuse. Ma la grande evasione, a quanto pare, è cominciata. Sarà dura, dicono i bene informati: ci sarà da combattere, per la libertà. Ma lo spietato 2020 ha regalato questa terribile certezza: faccia nel fango e occhi bassi non sono vita, sono soltanto il coma farmacologico del post-umano che qualcuno sogna. “Ciò che non siamo, ciò che non vogliamo”: così Montale definì il perimetro della dittatura. Ce lo ha spiegato benissimo, il 2020, quello che non siamo e quello che non vogliamo diventare. In questo, è stato un maestro formidabile: un dimostratore eccezionale, a partire dall’infame gestione italiana dell’emergenza, che nei paesi industriali vanta il bilancio peggiore, di gran lunga, in termini di vittime e tracolli economici. L’umanità è di fronte a un bivio drammatico, e un’accelerazione altrettanto traumatica. L’impensabile è avvenuto in pochi mesi, e sta continuando ad accadere. La cronaca ci prende a schiaffi: e nel 2021 ci costringerà a tenere la testa alta, lontano dal fango.(Giorgio Cattaneo, 1° gennaio 2021).Una delle leggende metropolitane più in voga da sempre vuole che il presidente degli Stati Uniti sia l’uomo più potente della Terra. L’ultimo, Donald Trump, è stato oscurato persino dai social, oltre che dai giornali e dalle televisioni: derubato della vittoria, attraverso un golpe elettorale di proporzioni orwelliane, viene semplicemente “spento” per paura che il popolo americano finisca di rendersi conto, fino in fondo, che la sua famosa democrazia è stata sequestrata da una banda di ladri. Chi sono? Gli stessi fenomeni che hanno fatto crollare torri, scatenato crisi finanziarie, armato e protetto tagliagole mediorientali. E infine, architettato il super-golpe mondiale, l’Operazione Covid: il mondo intero, per la prima volta nella storia, ipnotizzato e fatto prigioniero da un virus influenzale altamente contagioso ma dalla letalità bassissima. Lo show del 2020 ha esibito il potenziale mostruoso del piano, cioè il Grande Reset annunciato a Davos: economie tradizionali distrutte e Stati indebitati fino all’agonia. Parola d’ordine, verticalizzare: azzerare l’autonomia del singolo per renderlo insicuro e quindi sottomesso al super-potere, paternalistico e multinazionale.
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Mattarella convoca i militari: coprifuoco, paura per gli Usa?
Coprifuoco notturno come in Francia (con il pretesto del Covid) alla vigilia delle elezioni americane? La notizia rimbalza ovunque: Sergio Mattarella ha convocato per il 27 ottobre il Consiglio Supremo di Difesa. Ordine del giorno: «Conseguenze dell’emergenza sanitaria sugli equilibri strategici e di sicurezza globali, con particolare riferimento alla Nato e all’Unione Europea», nonché «aggiornamento sulle principali aree di instabilità e punto di situazione sul terrorismo transnazionale», e infine «prospettive di impiego delle forze armate nei diversi teatri operativi». Militari presto schierati in modo permanente nelle strade italiane? L’attenzione si sposta immediatamente negli Usa, dove si teme stia per accadere qualcosa di inaudito: voci insistenti danno per certo che il Pentagono sia pronto a vigilare sulle elezioni più drammatiche della storia, probabilmente con risvolti senza precedenti. Devastante la polemica agitata da Trump in queste ore: emergono le prove di finanziamenti indebiti che Joe Biden avrebbe ricevuto dalla Cina tramite il figlio, Hunter, già al centro di uno scandalo petrolifero in Ucraina. Molte città statunitensi sono state devastate dalle violenze di formazioni come “Antifa”, manipolate per creare caos dopo le indignate proteste iniziali per il razzismo della polizia. Le elezioni più blindate della storia finiranno in rissa? E’ per questo che anche l’Italia si prepara al peggio, cioè a una crisi mondiale di rilievo anche militare?Domande per ora senza risposta, alimentate da notizie necessariamente frammentarie. Il Consiglio Supremo di Difesa – si legge sul sito del Quirinale – è il principale strumento costituzionale attraverso cui il capo dello Stato acquisisce «circostanziate conoscenze degli orientamenti del governo in materia di sicurezza e difesa». In altri termini, «è strumento di dialogo e di confronto preventivo tra i responsabili dell’indirizzo politico in materia di difesa nazionale». I suoi componenti possono quindi «concorrere a definire criteri per il migliore esercizio delle rispettive singole competenze». Oltre al capo dello Stato ne fanno parte essenzialmente il premier, alcuni ministri-chiave (esteri, interno, economia, difesa) e naturalmente il capo di stato maggiore della difesa. «A seconda delle circostanze e della materia trattata», possono essere consultati anche i vertici delle singole forze armate (esercito, marina, aeronautica e carabinieri), nonché il presidente del Consiglio di Stato e ulteriori esperti di valore strategico. «I primi sessant’anni di attività del Csd sono stati avvolti da un impenetrabile alone di mistero, facendone l’organo meno conosciuto della Repubblica», ricorda Wikipedia. In pratica: l’Italia si sta preparando al peggio, di fronte all’ipotesi di un’esplosione mondiale innescata dalle tensioni tra Usa e Cina?Di per sé, la convocazione – pur degna del massimo rilievo – non implica necessariamente la presenza di circostanze straordinarie: il Consiglio Supremo di Difesa, ricorda sempre il Quirinale, viene convocato dal presidente della Repubblica almeno due volte l’anno, con un ordine del giorno che tiene conto anche delle indicazioni fornite dal presidente del Consiglio dei ministri. In questo caso, però, a fare notizia è la data: il summit delle massime autorità civili e militari è convocato a una settimana di distanza dalle presidenziali americane del 3 novembre 2020, valutate come un appuntamento epocale per il destino del pianeta. La nuda cronologia degli ultimi mesi mostra la successione di due eventi di portatata strategica: la clamorosa rottura geopolitica e commerciale tra Washington e Pechino, con l’imposizione di dazi da parte degli Usa per frenare l’export cinese, e l’immediata esplosione dell’epidemia di coronavirus. Contagio che da Wuhan si è poi esteso al resto del mondo, travolgendo letteralmente gli Stati Uniti, dove Trump era dato sicuramente vincente: merito della sua politica economica, che aveva ridotto a zero la disoccupazione. Con il Covid, tutto è crollato: America nel panico, e milioni di disoccupati.Ad aggravare il quadro, la guerriglia urbana scatenata da “Antifa”: le iniziali proteste di “Black Lives Matters” contro la polizia, dopo la barbara uccisione dell’afroamericano George Floyd, si sono trasformate in disordini gravissimi, con aggressioni ai supporter di Trump degenerate nel saccheggio indiscriminato di negozi e abitazioni. Allarme rilanciato nelle ultime ore anche dalla stampa italiana: migliaia di americani in coda davanti alle armerie, dove si stanno acquistando fucili, pistole e mitra. In arrivo elezioni armate, in un clima da guerra civile? Fonti autorevoli riferiscono che il Pentagono sarebbe pronto a intervenire: sia per garantire la regolarità del voto, che poi per gestire la sicurezza nei giorni seguenti, nel caso dovessero esplodere tumulti e turbolenze minacciose. I sostenitori di Trump ritengono che i militari verrebbero schierati a difesa del presidente uscente, mentre quelli di Biden scommettono che i generali garantiranno, anche con la forza, un regolare passaggio di consegne qualora le urne dovessero decretare la vittoria dei democratici. Si teme in ogni caso il manifestarsi di una situazione inedita e pericolosa, con i militari in primissimo piano, specie in quegli Stati in cui le operazioni di voto dovessero essere disturbate (o addirittura sabotate) da iniziative violente, magari intraprese da manifestanti armati.Ce n’è abbastanza, parrebbe, per convocare gli stati maggiori della Repubblica italiana, recentemente messa sull’avviso dalla strana visita del segretario di Stato di Trump, Mike Pompeo, che a Roma si è scagliato contro il Vaticano accusando Bergoglio di aver fatto pericolose concessioni ai cinesi: il governo di Pechino, infatti (caso unico al mondo) concorre alla nomina dei vescovi cattolici, in Cina. Lo stesso Pompeo avrebbe inoltre rivolto un severo monito al governo Conte, e in particolare al “partito cinese” che si muove dietro le quinte dell’esecutivo, attraverso potenti comitati d’affari nonché i terminali italiani dell’emergenza Covid, ispirati da un’Oms ormai controllata da Pechino dopo il ritiro degli Stati Uniti dall’organizzazione internazionale, accusata di promuovere il modello-Cina (autoritario) con l’alibi della sicurezza sanitaria. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: il lockdown imposto in Italia è stato il più severo, in Europa, e ha prodotto l’unico effetto di aggravare la crisi economica. Oggi l’Italia ha l’acqua alla gola: aiuti mai arrivati, aziende chiuse o in procinto di chiudere, cassa integrazione erogata col contagocce, interi settori (come il turismo) ridotti al lumicino. Allucinanti le proiezioni sul Pil, crollato di 18 punti.Scandalosamente, il governo Conte non ha fatto nulla – nei mesi della tregua estiva – per evitare la situazione che oggi viene rappresentata come esplosiva: i dispositivi sanitari non sono stati potenziati, e ai medici di base (tramite le Regioni) non è stata fornita una procedura per gestire i malati a casa, in sicurezza, evitando la corsa agli ospedali. Nonostante ciò, o forse proprio per questo, si tenta di colpevolizzare i cittadini (patetica la crociata contro la “movida”) per l’eventuale recrudescenza di un virus che, ormai lo si è visto, produce una larghissima maggioranza di contagiati asintomatici. Contagiati che oltretutto, secondo eminenti virologi (non quelli ospitati in televisione) non sono in grado di trasmettere il virus: gli asintomatici non sono contagiosi, ripetono alcuni tra i maggiori epidemiologi del mondo, come i firmatari della Dichiarazione di Great Barrington, ormai sottoscritta da 25.000 medici e scienziati. La loro ricetta: proteggere anziani e malati, lasciando però che il virus infetti la maggioranza della popolazione (immunità di gregge), in modo che si adatti rapidamente al nostro organismo e cessi di rappresentare un problema. Tesi scientifiche autorevoli ma bandite, nel paese dei Dpcm che sorvolano sulla Costituzione. In Italia, la parola d’ordine resta invariata: abbiate paura.Ancora una volta, dopo aver lasciato affondare il paese, Giuseppe Conte si aggrappa all’emergenza? Sfumati gli aiuti europei (Recovery Fund) nel pantano di una contesa infinita, sarà ora l’emergenza geopolitica innescata dalle presidenziali americane a tenere in piedi il governo più catastrofico del dopoguerra? Saranno cioè i militari nelle strade a “congelare” gli italiani, in crisi nera e spaventati a morte dalla propaganda psico-sanitaria dell’esecutivo? Domande appese a pochi indizi, in attesa del 3 novembre, nel dubbio (fondato) che alla narrazione odierna – dominata dal virus influenzale – possa sostituirsi una narrativa d’altro genere, affidata ai militari, a cominciare dall’altra sponda dell’Atlantico. Impossibile non ricordare che la flotta da guerra statunitense è schierata al largo della Cina, e che l’Italia – sempre strategica, a metà strada tra Europa, Africa e Medio Oriente – ospita in territorio europeo il maggior numero di basi militari statunitensi, alcune munite di considerevoli arsenali atomici.Coprifuoco notturno come in Francia (con il pretesto del Covid) alla vigilia delle elezioni americane? La notizia rimbalza ovunque: Sergio Mattarella ha convocato per il 27 ottobre il Consiglio Supremo di Difesa. Ordine del giorno: «Conseguenze dell’emergenza sanitaria sugli equilibri strategici e di sicurezza globali, con particolare riferimento alla Nato e all’Unione Europea», nonché «aggiornamento sulle principali aree di instabilità e punto di situazione sul terrorismo transnazionale», e infine «prospettive di impiego delle forze armate nei diversi teatri operativi». Militari presto schierati in modo permanente nelle strade italiane? L’attenzione si sposta immediatamente negli Usa, dove si teme stia per accadere qualcosa di inaudito: voci insistenti danno per certo che il Pentagono sia pronto a vigilare sulle elezioni più drammatiche della storia, probabilmente con risvolti senza precedenti. Devastante la polemica agitata da Trump in queste ore: emergono le prove di finanziamenti indebiti che Joe Biden avrebbe ricevuto dalla Cina tramite il figlio, Hunter, già al centro di uno scandalo petrolifero in Ucraina. Molte città statunitensi sono state devastate dalle violenze di formazioni come “Antifa”, manipolate per creare caos dopo le indignate proteste iniziali per il razzismo della polizia. Le elezioni più blindate della storia finiranno in rissa? E’ per questo che anche l’Italia si prepara al peggio, cioè a una crisi mondiale di rilievo anche militare?
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Covid: il silenzio dello spettacolo e la lezione di Montesano
«Adesso basta. Io non sono un negazionista, perché un negazionista è quello che nega l’Olocausto, e io all’Olocausto ci credo. E ogni volta che usano questo termine a sproposito, offendono tutti i morti che ci sono stati: ebrei, omosessuali, Rom, Sinti. Avessero più rispetto per questa parola, che ricorda una immane tragedia umana!». Così Enrico Montesano si ribella alla barbarie del maninstream, che ormai usa impunemente la parola “negazionista” per criminalizzare chiunque osi contestare le (disastrose) politiche adottate, in Italia e non solo, per contenere il Covid, su indicazione dell’Oms: lockdown, distanziamento indiscriminato e colpevolizzazione dei cittadini, fino all’assurdità estrema dell’imposizione delle mascherine anche all’aperto. Mattatore dello spettacolo italiano, showman televisivo e attore teatrale e cinematografico (63 film all’attivo), negli ultimi mesi Montesano si è distinto dai colleghi: è stato uno dei pochissimi a dire la sua, nel silenzio imbarazzante a cui si sono consegnati attori, registi e cantanti. «Lungi da me negare l’esistenza del Covid. Io sono critico, semmai: che è cosa molto diversa. E il diritto di esserlo non me lo toglieranno di certo».«Io non ho mai negato che esista il Sars-Cov-2, perché purtroppo c’è», dichiara Montesano all’agenzia “Adn Kronos” il 9 ottobre, alla vigilia della “Marcia della Liberazione” (a cui ha aderito) promossa per il 10 ottobre a Roma da Sara Cunial e associazioni come Alleanza Italiana Stop 5G e Movimento 3V. Montesano esprime la sua posizione in modo netto: «Mi metto la mascherina nei posti al chiuso e mantengo la distanza di sicurezza, ma so anche che ora i medici hanno molti strumenti in più, e che nonostante ciò lo Stato ci sta togliendo assurdamente alcune libertà fondamentali. La mia è disobbedienza civile, pacifica, la stessa che metteva in pratica Martin Luther King». Ecco il punto: a differenza della scorsa primavera, oggi i sanitari sanno come affrontare il virus, ma il governo Conte si comporta come se non lo sapessero. «Non ho mai messo in pericolo la sicurezza dello Stato, né la sicurezza dei cittadini italiani», assicura Montesano, che protesta: «Sono indignato: io non posso abbracciare una persona che conosco, non posso darle la mano, e la gente accetta questo passivamente». Altra verità desolante, infatti, la rassegnazione di milioni di italiani.«Dissentire da tutto questo non è né “di destra” né “di sinistra”, tantomeno “fascista”», insiste Montesano: «Basta, dividere gli italiani: ancora non hanno capito che la divisione non è “destra-sinistra”». La faccenda è serissima, infatti: «La divisione e longitudinale, orizzontale, tra chi sta sopra e chi sotto». Riflessione squisitamente intellettuale, politica, sul vero volto della realtà di oggi: ma perché i colleghi di Montesano continuano a tacere? Possibile che a sciorinare tante verità sia un grande attore di 75 anni, mentre moltissimi altri – giovani e meno giovani – non osano fiatare di fronte allo scempio quotidiano della disinformazione? «Ci sono tanti medici, esperti, da Montagnier alla dottoressa Gatti, a Tarro, a Citro, a Tirelli, che dicono che la mascherina all’aperto è inutile e dannosa», ribadisce Montesano. «E io ho più fiducia in questi professionisti, che non appaiono mai in televisione, piuttosto che nel virologo da Tv». Chiosa Montesano, sarcastico: «Questo posso dirlo, o se lo dico sono “fascio-negazionista”, e ora anche no-mask? Non c’è scampo».Quanto alla “marcia” indetta da Sara Cunial e dalle associazioni civiche (ribattezzate “negazioniste” dai disinformatori), Montesano spiega: «Ho detto che aderivo alla manifestazione perché concordo con molto dei punti per i quali si svolge». Puntualizza: «Aderire non vuol dire partecipare, e infatti non sarò presente». La spiegazione non tarda: «Non parteciperò perché queste manifestazioni di piazza, che nascono bene e con tutte le migliori intenzioni, poi non si sa come vanno a finire e da chi vengono prese in mano, e io non voglio condividere la mia presenza con gruppi che non mi piacciono». Peraltro, aggiunge, «aderisco anche a molti dei punti che ha enunciato Marco Rizzo del Partito Comunista alla manifestazione ai Santi Apostoli», sempre prevista per il 10 ottobre nella capitale. In sintesi, conclude l’attore, «credo di avere tutto il diritto di esprimere la mia opinione di dissenso su alcune cose». La generosità civile di Montesano è palesemente offerta agli italiani, specie ai “dormienti” che non hanno ancora ben capito cosa stia davvero succedendo, alla loro democrazia.«C’è modo e modo di imporre divieti», ha detto qualche sera fa in televisione il presidente della Regione Friuli, Massimiliano Fedriga, rispondendo al professor Massimo Galli dell’ospedale Sacco di Milano, protagonista di uno scontro polemico con Nicola Porro nella trasmissione “Stasera Italia” condotta da Barbara Palombelli su “Rete 4″. «Anch’io all’inizio dell’emergenza ho firmato ordinanze discutibili», ha ammesso Fedriga, leghista, «ma poi mi sono impegnato affinché lo sforzo di protezione dei cittadini fosse condiviso al massimo, da tutti». Morale: «Se guardate i dati del Friuli, scoprite che siamo tra le Regioni con meno problemi: ma il merito non è mio, è dei fiuliani». Politica, infatti: coinvolgere e spiegare, rinunciando a imporre in modo autoritario. Non si tratta di “negare” nulla, sostiene Fedriga, ma di trattare i cittadini per quello che sono: adulti responsabili, non bambini da spaventare. Verità semplicissima da afferrare (e da applicare), se vivessimo in un paese diverso. Avrebbe un forte impatto, sull’opinione pubblica, se a rilanciarla fossero gli artisti. Tacciono? A maggior ragione si staglia, nella desolazione del silenzio generale, tutto il valore del coraggio civile di Enrico Montesano.«Adesso basta. Io non sono un negazionista, perché un negazionista è quello che nega l’Olocausto, e io all’Olocausto ci credo. E ogni volta che usano questo termine a sproposito, offendono tutti i morti che ci sono stati: ebrei, omosessuali, Rom, Sinti. Avessero più rispetto per questa parola, che ricorda una immane tragedia umana!». Così Enrico Montesano si ribella alla barbarie del maninstream, che ormai usa impunemente la parola “negazionista” per criminalizzare chiunque osi contestare le (disastrose) politiche adottate, in Italia e non solo, per contenere il Covid, su indicazione dell’Oms: lockdown, distanziamento indiscriminato e colpevolizzazione dei cittadini, fino all’assurdità estrema dell’imposizione delle mascherine anche all’aperto. Mattatore dello spettacolo italiano, showman televisivo e attore teatrale e cinematografico (63 film all’attivo), negli ultimi mesi Montesano si è distinto dai colleghi: è stato uno dei pochissimi a dire la sua, nel silenzio imbarazzante a cui si sono consegnati attori, registi e cantanti. «Lungi da me negare l’esistenza del Covid. Io sono critico, semmai: che è cosa molto diversa. E il diritto di esserlo non me lo toglieranno di certo».
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Tso universale totalitario, la nuova normalità è psichiatrica
La gente vuole tornare alla “normalità”, dopo lunghi mesi di chiusura, depressione, distanziamento sociale, mascherine e paura. Accogliamo con sollievo la notizia, benché poco convinti della saggezza popolare al tempo della comunicazione di massa e della società-spettacolo, in cui le folle sono manovrate dall’alto con straordinaria facilità. La domanda, tuttavia, è un’altra: qual è la normalità nell’Occidente terminale degli anni Venti del secolo XXI? La questione è dirimente poiché tutto è stato capovolto, revocato in dubbio, sottoposto al giudizio impietoso della decostruzione, poiché la vita individuale e collettiva è tanto mutata in pochi anni, la nostra vita sottoposta a una serie di condizionamenti sempre più simili ad altrettante dittature: finanziaria, tecnologica, della sorveglianza, adesso anche sanitaria. Vogliamo fare qualche esempio della normalità a cui aspiriamo? Se un bimbo è attivo, vivace, è iperattivo o ipercinetico. Se, al contrario, è tranquillo e silenzioso, forse ha qualche sintomo di autismo. Se si annoia e si distrae a scuola è perché superdotato oppure ha un deficit di attenzione. Non è buono il generoso e malvagio il criminale: entrambi sono un po’ matti. Non siamo più tristi, ma depressi. Non siamo vigili, sempre all’erta, ma stressati.Se inventi una storia con l’immaginazione, non hai più fantasia di altri, ma deliri. Se per caso ti capita di pensare ad alta voce, hai una crisi psicotica. Se preghi, hai manie religiose. Se ti imponi con grande sforzo di sorridere dopo aver versato lacrime, sei bipolare. Le sofferenze sono traumi, le paure, fobie. Le abitudini sono compulsioni e i progetti, ossessioni. Usiamo a briglia sciolta il linguaggio della psichiatria: non se ne può concludere altro se non che viviamo in una società malata. E la malattia consiste precisamente nel fatto che abbiamo cessato di essere società, tanto meno comunità. Chiamiamo normalità, dopo il sinistro lockdown e il terrore distillato dal potere per i rischi di contagio, il ritorno alla condizione nevrotica cui ci eravamo assuefatti. Logico: siamo un aggregato casuale di bolle soggettive, aspiranti al reddito di cittadinanza, senza linguaggio né consistenza. Non sappiamo più che non si può condividere nulla senza un linguaggio comune, codici riconosciuti, sguardi che vanno nella stessa direzione.Ci fu bisogno di secoli di parole per consolidare il cristianesimo e decenni di libri ed enciclopedie per suscitare i Lumi. Adesso siamo invasi dai barbari, e conviene rammentare che il principale nemico dei barbari (in greco “coloro che balbettano”) è il linguaggio. Il nostro tallone d’Achille è la sensazione – infondata – di sicurezza e superiorità. Sono bastati meno di ottant’anni di relativa pace (pochi per una civiltà, solo la vita di un uomo, in fin dei conti), accompagnata dal progressivo disprezzo per la Storia, per dimenticare la linea, sempre troppo sottile, che separa la civilizzazione dalla barbarie. Distruggiamo le statue perché sono statue e stanno in piedi, erette, stabili. Se sono di santi, perché sono cristiani; se sono scrittori, perché furono uomini; se sono donne, perché sono bianche. Presto abbatteremo anche i lampioni, il cui torto è fare luce. La menzogna esiste dalla notte dei tempi, come scandalo e come contrasto alla verità. Ci hanno insegnato a riconoscerla, ma subito dopo a tollerarla. Ci siamo abituati e alla fine l’abbiamo trasformata in virtù. Siamo andati oltre: l’abbiamo abolita.Con la menzogna, abbiamo abrogato anche la verità: senza un linguaggio comune, sono indistinguibili entrambe. Avanziamo verso la decostruzione della stessa grammatica: già è considerato sospetto costruire una proposizione con soggetto, verbo e predicato. Asserire che due più due fa quattro è il segno sicuro di una mentalità reazionaria. Non abbiamo ritenuto sufficiente umiliare la semantica, abbiamo tagliato la testa alla grammatica e la esibiamo sulla punta della spada come prezioso trofeo. In nome di una nuova civilizzazione sempre più civilmente civilizzata, i barbari hanno preso il potere e hanno cominciato a dare un nuovo nome alle cose. Dopo la secolarizzazione, poteva arrivare solo la decostruzione e, finalmente, l’atto finale: il balbettio indistinto. Abbiamo ascoltato in un programma televisivo un uomo adulto bianco affermare di essere nero e una ragazza in gravidanza asseverare con inusitata serietà di sentirsi uomo. Tutti e due avevano l’apparenza di parlare, ma in realtà balbettavano.Se tutto è una costruzione sociale e più di ogni altra cosa lo è il linguaggio, si impone l’impresa di costruire un mondo nuovo sulla pura soggettività. Pochi, nel baccano indistinto di Babilonia, tentano invano di convincere che nel nuovo mondo nessuno sarà capace di capire alcunché per evidente, totale mancanza di codici comuni e significati accettati. La chiusura della mente va di pari passo con l’impossibilità di riconoscere spazi comuni e intendere linguaggi. In linguistica, una parola difficile pressoché sconosciuta, idioletto, indica l’insieme degli usi linguistici soggettivi, la particolare varietà del sistema linguistico propria di ogni singolo parlante. Ovviamente, milioni di idioletti individuali non costituiscono alcun alfabeto comune. Sappiamo di uomini che, sentendosi donne, pretendono di utilizzare le toilettes e gli spogliatoi femminili; non è lontano il momento in cui qualcuno pretenderà di essere capito parlando in aramaico.Dicono che Churchill fu colpevole di discriminazione e la regina Isabella di Castiglia ancor di più, nonostante abbia vietato la schiavitù: deserto, cancellazione della cultura. I barbari di ogni tempo amano il deserto, forse perché è piano. Impongono perciò la prassi rivoluzionaria-nichilista, innamorata della tabula rasa – di trasformare la civiltà in un immenso deserto. Se gliene hanno dedicate, siano abbattute le statue di Friedrich Nietzsche, che fece dire a Zarathustra: «Il deserto avanza. Guai a chi in sé cela deserti». Quando il deserto è grande come un’intera civilizzazione, quello è il tempo degli ultimi uomini. «Allora la terra si sarà rimpicciolita e su di essa andrà salticchiando l’ultimo uomo, colui che tutto rimpicciolisce. La sua schiatta è inestirpabile, come la pulce di terra; l’ultimo uomo è il più longevo. Abbiamo scoperto la felicità, dice ammiccando» (Friedrich Nietzsche, “Così parlò Zarathustra”). Una ben strana felicità, alla quale dobbiamo opporre la difficile arte di restare in piedi tra le rovine, sapendo che «è ritornato il tempo delle negazioni assolute e delle affermazioni sovrane» (Julius Evola, “Gli uomini e le rovine”).Il panorama è sconvolgente: uomini contro donne, femministe contro quelle che non lo sono in misura sufficiente, transessuali contro omosessuali e omosessuali contro eterosessuali. E tutti e tutte – peccato che nella lingua italiana manchi il genere neutro – contro il fantasma di una struttura razzista, maschilista, patriarcale e capitalista che, lo hanno finalmente scoperto, abita in ogni angolo del cervello dei bianchi. L’identitarismo soggettivo (!!!) è la forma patologica, sottilmente psichiatrica, per recuperare un senso di appartenenza che l’Occidente ha gettato dalla finestra da mezzo secolo. Agisce come elemento distruttivo che sprigiona una rabbia coltivata da tempo: da quando l’uomo europeo ha deciso che la miglior maniera di essere tale era smettere di esserlo. Dopotutto, Robespierre, Marx, Hitler, Lenin e Stalin erano di questa parte del mondo e ambivano – con notevole esito – a fare tabula rasa.Ciò che verrà dopo l’apoteosi iconoclasta sarà un totalitarismo narcotico diretto da un’Onu diffusa, dalle grandi Ong e da istituzioni dominate da privati straricchi come l’Organizzazione Mondiale della Sanità. I governi non saranno più che delegazioni consolari del potere e la popolazione mondiale, atomizzata e insieme omogeneizzata nei gusti, nelle idee e nell’aspetto, senza tradizioni né famiglia, si raggrupperà per autodifesa in identità artificiose, ostili, costantemente in lite tra loro. In nome del Bene Supremo Universale e della Pace Perpetua, si occuperà di soffocare i conflitti una fragile religione new age – liquida, estranea alla verità e aliena a qualsiasi intenzione di “tenere insieme”: religare, legare insieme, è la radice originaria della parola.La cultura odierna, che avvolta nei suoi stracci disprezza quanto ignora, è già ciò che aveva inteso Zarathustra: [gli uomini] «hanno qualcosa della quale vanno superbi. Come chiamano, però, ciò che li fa superbi? La chiamano cultura: essa li distingue dai pastori di capre». La filosofia – scienza della conoscenza, pensiero meditante – sarà tollerata solo come ancella della teologia dominante, climatica, animalista e Lgbt. Si provvederà a sfrattare definitivamente l’antropologia e la sociologia a favore della zoologia, mentre la storia sarà sostituita dall’isteria e la geografia gioiosamente abolita. Resisterà la psichiatria, scienza delle scienze nell’ardimentoso mondo nuovo. Aiuterà a sopportare tutto, tra pillole, dipendenze assortite e le etichette tassonomiche che ci raggrupperanno a seconda delle deviazioni indicate dalla Bibbia. Non quella di Gerusalemme, ma il Dsm, il manuale diagnostico statistico dei disturbi mentali, tanto caro all’industria farmaceutica. Non esisteranno più i fatti, ma le interpretazioni, con l’eccezione delle Verità imposte sul momento dal Progresso. Ex cathedra, ma nel nome del Bene, dell’Uguale e del Neutro.La civiltà occidentale sta civettando con la decostruzione dal secolo XVIII, con spettacolare intensificazione dalla seconda metà del XX. Il salto di qualità attuale è una fase consistente nel distruggere la semantica, ossia la scienza dei significati destinati a essere definiti e cristallizzati da parole significanti e dalle relazioni fra le espressioni linguistiche e il mondo che dovrebbero descrivere. Colpa di una cultura politica addormentata, corriva, interessata solo all’amministrazione economica, che ci ha lasciato alle prese con codici truffaldini imposti affinché il linguaggio non serva alla verità. Si imporrebbe un duro lavoro di ricostruzione delle menti a partire dal linguaggio, un’opera alla quale nessuno pare interessato. Finanche il virus è stato combattuto con le parole più che con atti concreti: pensiamo al sintagma obbligato del “distanziamento sociale”. Un codice perverso e acrobatico: in una comunità la distanza è per costituzione a-sociale o anti-sociale. E’ un autentico genio del male l’inventore linguistico del distanziamento sociale.Citiamo Wikipedia, vangelo digitale politicamente correttissimo: «Il distanziamento fisico o distanziamento personale, mal conosciuto anche come distanziamento sociale, consiste in una serie di misure non farmaceutiche di controllo delle infezioni, con l’obiettivo di bloccare o ritardare la propagazione di una malattia contagiosa». Qualcosa di estremo, provvisorio, finalizzato, sta diventando la bandiera di un mutamento sostanziale nei rapporti tra le persone. Si tratta di un controsenso, degno della normalità psichiatrica a cui ci stiamo assuefacendo. Indovinò Basaglia con l’anti psichiatria, per cui la pazzia non esiste poiché malata è la società intera? Come si può definire “sociale” interporre distanze all’atto più normale, comune e umano di tutti, quello di vivere con gli altri? Dovrebbe saltare agli occhi – se li usassimo per vedere anziché per essere spettatori passivi di futili frammenti imposti dal sistema di comunicazione – che siamo vittime di un esperimento di ingegneria sociale su carne viva. Torniamo all’inizio, alla nuova normalità medicalizzata, dolcemente psichiatrica. Non siamo più solo conformisti, ma disciplinati. Per paura, pendiamo dalle labbra di un potere protettivo.Nel Sessantotto avevano abolito l’autorità. Sotto forma di rassicurazione contro una paura largamente enfatizzata, l’autorità è tornata, più insidiosa, pervasiva e indiscutibile di prima. Ben ti sta, stupido uomo bianco occidentale senza Dio, senza padri, senza eredi, senza storia, senza passato, stolto imbrattatore di statue col paraocchi di Oggi e del Progresso, credulo adoratore degli “esperti”. Sei passato dall’Ipse dixit di Aristotele a quello dei professori in camice bianco, dei ciarlatani a reti unificate, dei tecnici, degli “influencer”, delle ragazzine ecologiste con turbe psichiche. Sì, la nuova normalità è un grande Tso universale, il trattamento sanitario obbligatorio praticato a un’umanità di servi tremebondi e balbuzienti. Una servitù volontaria su cui scrisse pagine indelebili Etienne de La Boètie: qualunque tiranno detiene il potere fintanto che i sudditi glielo concedono. La libertà umana originaria è stata abbandonata come rifiuto tossico da una società corrotta che preferisce la comoda servitù del cortigiano alla dura condizione dell’uomo libero che rifiuta di essere sottomesso. Per i più, meglio la rassicurante mascherina distribuita dal potere che il volto libero esposto al sole e alle intemperie. C’è un bando di arruolamento tra i ribelli?(Roberto Pecchioli, “La nuova normalità psichiatrica”, dal blog di Maurizio Blondet del 16 luglio 2020).La gente vuole tornare alla “normalità”, dopo lunghi mesi di chiusura, depressione, distanziamento sociale, mascherine e paura. Accogliamo con sollievo la notizia, benché poco convinti della saggezza popolare al tempo della comunicazione di massa e della società-spettacolo, in cui le folle sono manovrate dall’alto con straordinaria facilità. La domanda, tuttavia, è un’altra: qual è la normalità nell’Occidente terminale degli anni Venti del secolo XXI? La questione è dirimente poiché tutto è stato capovolto, revocato in dubbio, sottoposto al giudizio impietoso della decostruzione, poiché la vita individuale e collettiva è tanto mutata in pochi anni, la nostra vita sottoposta a una serie di condizionamenti sempre più simili ad altrettante dittature: finanziaria, tecnologica, della sorveglianza, adesso anche sanitaria. Vogliamo fare qualche esempio della normalità a cui aspiriamo? Se un bimbo è attivo, vivace, è iperattivo o ipercinetico. Se, al contrario, è tranquillo e silenzioso, forse ha qualche sintomo di autismo. Se si annoia e si distrae a scuola è perché superdotato oppure ha un deficit di attenzione. Non è buono il generoso e malvagio il criminale: entrambi sono un po’ matti. Non siamo più tristi, ma depressi. Non siamo vigili, sempre all’erta, ma stressati.