Archivio del Tag ‘Cile’
-
Massacro all’Isola di Pasqua, tesoro da privatizzare
Il Cile si tinge ancora del sangue dei popoli indigeni. Mentre la questione dei Mapuche è tutt’altro che conclusa, nell’Isola di Pasqua una retata della polizia ha lasciato uno strascico di sette detenuti, quattro minorenni feriti, vari adulti colpiti da pallottole di acciaio (le fotografie mostrano numerosi dimostranti con ferite drammatiche al centro della fronte) e un ferito grave che rischia di perdere un occhio. I fatti. All’alba del 3 dicembre le forze speciali presenti sull’isola hanno iniziato un’azione di sgombero di un terreno occupato dalla famiglia Tuko Tuki nel centro civico della città di Hanga Roa.
-
Sepùlveda: Cile ipocrita, pensi alla sicurezza dei minatori
«Quando ci colpisce un temporale o ci scuote un terremoto, quando il Cile non può più essere sicuro delle sue mappe, dico infuriato: viva il Cile, merda!». Cita queste parole del poeta Fernando Alegrìa lo scrittore Luìs Sepùlveda, per spiegare che il suo «è un paese che cresce nelle tragedie», salutando la liberazione dei 33 “mineros” estratti in salvo tutti quanti, dopo settanta giorni, dalla miniera San José nel deserto di Atacama. Autore di un intervento per il quotidiano “La Repubblica”, Sepulveda critica il trionfalismo del governo cileno: è il primo responsabile, accusa lo scrittore, del dramma che ha imprigionato in fondo al pozzo i minatori, costretti a lavorare senza le necessarie condizioni di sicurezza.
-
Minatori cileni: la salvezza e il fantasma di Allende
Il Cile e le sue miniere: ancora e sempre. Dopo oltre due mesi passati nelle viscere della terra, Florencio Avalos è tornato in superficie poco dopo la mezzanotte, fra il 12 e il 13 ottobre, gettandosi fra le braccia del figlio di otto anni. E’ stato il primo dei 33 minatori intrappolati dal 5 agosto nella miniera San Josè a entrare nella capsula Fenix, che ha impiegato un quarto d’ora a percorrere gli oltre 600 metri del tunnel della salvezza. Uno dopo l’altro, i minatori cileni stanno tornando alla luce: è la fine di un incubo, simile a quello che costò la vita, nel 2000, ai 118 marinai russi rimasti prigionieri nello scafo del sommergibile Kursk in fondo al Mare di Barents.
-
Crimini franchisti, la Spagna teme l’inchiesta di Garzón
Il vero e proprio ostracismo con cui «la parte antidemocratica della Spagna» vuole colpire il giudice Baltasar Garzón non è una questione interna spagnola, ma riguarda l’intera Europa e il suo futuro: se la prospettiva del vecchio continente sarà ancora di democrazia liberale, o se sulle macerie di una divisione dei poteri ormai invisa agli establishment si affermeranno sempre di più «le tentazioni di un modello neo-totalitario, alla Putin, alla Berlusconi». In gioco, nel “caso Garzón”, è infatti l’autonomia europea della magistratura e il suo futuro democratico.
-
Rubbia: addio nucleare, è il sole l’energia del futuro
Mentre l’Italia perde tempo a progettare reattori nucleari, il resto del mondo punta tutto sull’energia del sole. «L’unico dubbio ormai non è se l’energia solare si svilupperà, ma se a vincere la gara saranno cinesi o statunitensi». Lo afferma il premio Nobel per la fisica Carlo Rubbia, esplorando le nuove soluzioni energetiche per il pianeta: mentre il nucleare è ormai obsoleto e i combustibili fossili presentano un costo ambientale sempre meno sostenibile, il solare si sta imponendo come la risposta migliore per il futuro, visto che sta già crescendo del 40% ogni anno, ad eccezione dell’Italia.
-
Soldati di Pinochet: ordini disumani, noi le prime vittime
«Ci considerano assassini, ma eravamo soltanto giovani soldati di leva. Durante la dittatura di Pinochet, non eseguire un ordine poteva significare essere fucilati. Anche noi abbiamo subito la violenza di quel trauma». A vent’anni dal ritorno della democrazia in Cile, gli ex soldati del brutale regime di Santiago si dichiarano vittime di abusi durante la dittatura e di pesanti discriminazioni negli anni a seguire. Tanto da chiedere un indennizzo, per i presunti danni psicologici subiti, che avrebbero portato molti di loro alla dipendenza da alcol e droghe per tentare di dimenticare l’orrore di cui furono strumenti.
-
L’isola di Neruda, dove il mare inventa la poesia
Quando Neruda l’avvistò dal mare, in una gita da Santiago, la casetta era un’umile costruzione di legno di proprietà del marinaio Eladio Sobrino. Don Pablo la comprò pensando di rifugiarsi lì con le sue muse, lontano dalla baraonda che la sua poesia e la sua attività politica cominciavano a provocare. Siamo molto lontani dal premio Nobel, che arriverà nel 1971. E ad anni luce da quella casa che oggi è un raffinato museo visitato dai turisti di tutto il mondo, che hanno l’ impressione di non essere stati in Cile se non mettono piede nella dimora del poeta. A Isla Negra si arriva da Santiago percorrendo, in poco più di un’ ora, una comoda autostrada.