Archivio del Tag ‘Debora Billi’
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Vandana Shiva: i brevetti sui semi minacciano la libertà
«Vendete agli amici le sementi del pomodoro giallo salentino, che nessuno coltiva più da due secoli? Ronzate su Internet alla ricerca dell’introvabile seme di pera veneta rinascimentale per abbellire il vostro orto? Ebbene, siete da oggi tutti fuorilegge. Come i pirati che scaricano film coperti da copyright, come i ragazzini che trafficano con i Cd copiati dalla Rete». Così Debora Billi, all’indomani di una sentenza della Corte Europea che già nel 2012 prevedeva il divieto di vendere sementi non iscritte allo specifico albo certificato dell’Unione Europea, prima ancora che – nel 2013 – venisse formalmente proposto il “riordino” della materia, attraverso l’Agenzia delle Varietà Vegetali Europee, cui anche i piccoli produttori dovrebbero sottoporsi, per poter commercializzare i prodotti del loro orto. Super-burocrazia per scoraggiare le piccole coltivazioni? Di questo passo, avvertono l’inglese Ben Gabel del “Real Seed Catalogue” e lo scrittore Mike Adams, i divieti potrebbero insidiare persino gli orticoltori amatoriali.
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Chomsky: fermate la Germania, vuole solo depredarvi
E’ rimasto celeberrimo il momento in cui il presidente venezuelano Hugo Chávez, durante un discorso all’assemblea delle Nazioni Unite, mostrò al mondo il libro “Egemonia o sopravvivenza”. L’autore, Noam Chomsky, è considerato uno dei filosofi che hanno ispirato il movimento no-global nel 2000 e comunque uno dei più grandi portatori di una chiave interpretativa diversa del nostro momento storico. E infatti, scrive Debora Billi su “Crisis”, Chomsky non rinuncia ad esprimersi anche sulla crisi che sta imperversando in Europa, e la sua opinione è come sempre chiara e controcorrente: «Lo scopo ultimo delle richieste della Germania ad Atene, nella gestione della crisi del debito, è il depredare le risorse della Grecia. La Germania sta imponendo condizioni di schiavitù e pressione psicologica sulla Grecia».
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Crisi: ride solo la Germania, che sta sfasciando l’Europa
Così forte, così fragile. Corsi e ricorsi storici: la Germania è tanto aggressiva e intransigente perché basa la sua potenza sul più incerto e rischioso dei mercati, quello dell’export, che secondo gli economisti democratici della Modern Money Theory produce ricchezza volatile al prezzo di fortissime compressioni salariali. Un regime in bilico, dominato dall’ansia commerciale? Non solo. Secondo Aldo Giannuli, la vastità dell’area germanica, estensibile all’Est, contribuisce a rafforzare la percezione di stabilità del paese, in proiezione pluriennale, anche qualora le economie del Mediterraneo – i “compratori” che hanno favorito il recente boom industriale tedesco – dovessero collassare sotto il ricatto finanziario dell’euro-rigore voluto dalla Merkel. In ogni caso, annota Gad Lerner, dalla grande crisi la Germania continua a guadagnare: i suoi “bund” costano sempre meno. Ma attenzione, c’è il trucco: è rimasto pubblico il controllo del capitale delle grandi banche di Berlino, che accedono all’euro a costi agevolati e, per prima cosa, acquistano titoli di Stato tedeschi.
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Colpa degli stranieri: così i neonazisti salvano l’euro-casta
Qualcuno si è chiesto come nasce un fenomeno come quello di “Alba Dorata”, e di risposte ne sono state ipotizzate tante. Forse è l’ignoranza, forse è la Tv. Forse è la povertà, o l’intolleranza, o la guerra tra poveri, o la mentalità di taluni intrinsecamente fascista. Forse è l’esasperazione, o il non poterne più degli immigrati, o la crisi, o il degrado delle periferie. Forse sono le scarse opportunità dei giovani, o la voglia di rivalsa, o la morte dei valori e delle ideologie. O forse è la politica che crea “Alba Dorata”, deliberatamente. Può senza dubbio sembrare una teoria del complotto, ma come nella migliore tradizione dei blog, o è un complotto oppure “glielo ha detto il diavolo”: altrimenti non si spiega l’idiozia di politici di livello internazionale sulla scena europea che si abbandonano a dichiarazioni apertamente xenofobe, e vòlte ad infiammare gli animi contro gli immigrati.
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Clamoroso: la Russia cede alla Cina i diritti sull’Artico
Abbiamo parlato molte volte di petrolio (e gas) artico, delle prospettive per i nuovi giacimenti e delle battaglie per i diritti di sfruttamento tra i vari paesi del Nord, in particolare ora che con lo scioglimento dei ghiacci si aprono nuove possibilità. Ma non era mai accaduto finora che tali diritti diventassero oggetto di accordi internazionali sulle forniture di petrolio. La prima volta succede tra Russia e Cina, e questo è un segnale di come si stiano ridisegnando le mappe energetiche mondiali. L’accordo è stato firmato dal presidente cinese Xi Jinping in Russia, e prevede che la Cina raddoppi le importazioni di petrolio dalla Rosneft a 620 mila barili al giorno, sfidando la Germania come principale acquirente dei russi. Inoltre, si stabilisce anche la costruzione di un gasdotto sempre tra Russia e Cina.
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Europa e Russia in gara per il gas-fantasma di Cipro
«Quelli che prestano denaro a Cipro, ossia l’Unione Europea e il Fondo Monetario, cercano di mettere le mani sui depositi di gas naturale che sono stati recentemente scoperti a sud di Cipro nel Mediterraneo. Ma non li otterranno». Lo affermava già un mese fa l’arcivescovo cipriota Chrysostomos: ancora oggi, segnala Debora Billi sul blog “Petrolio”, si continua a parlare molto poco dell’alternativa russa per Cipro, secondo cui si ipotizza che il colosso Gazprom, in cambio di un salvataggio in extremis, chieda accesso ai giacimenti. Proprio Gazprom avrebbe offerto il “bailout” alle banche cipriote: rifinanziamento e ricapitalizzazione, in cambio dei diritti di prospezione. Ma a quanto ammonterebbero questi giacimenti offshore così appetibili da rischiare uscite dall’euro e guerre mondiali?
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Vogliono i nostri soldi: loro hanno un piano, noi non ancora
Esplode la voglia di fuggire dall’Europa, adesso che i suoi padroni aizzano i cani della crisi contro i popoli. I proprietari universali hanno fatto alcuni esperimenti da Shock Economy per vedere se gli azzannati riuscivano a difendersi. Volevano collaudare – su scala ridotta, ma non troppo – il modo in cui una società potrebbe essere annichilita da una burocrazia ottusa e feroce e trovarsi impedita se vuole rovesciare la politica dominante. La Grecia avrebbe potuto riassorbire la fase acuta della crisi in pochi mesi, e invece le sono state somministrate per anni ricette economiche prive di qualsiasi apparente logica. Mentre si licenziavano centinaia di migliaia di lavoratori, a quelli che conservavano il posto si imponevano stipendi decurtati e orari ben oltre le 40 ore settimanali. E ora siamo giunti al test di Cipro, non ancora concluso, eppure già adottato dagli eurocrati che gongolano perché lo vogliono ripetere su larga scala.
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Marò, gaffe mondiale: l’ultima infamia del governo tecnico
Mezza Italia si scandalizza per la vicenda dei marò. Invece non dovremmo stupircene, proprio per nulla. Il governo che sarà in piedi ancora per poco (salvo prorogatio per la quotidiana amministrazione), era un governo tecnico. Il che non significava, come hanno cercato di farci credere, “governo di persone specializzate e competenti ai posti giusti, invece di politici ignoranti”, ma ben altro: significava “governo incaricato esclusivamente di ottemperare alle richieste economico-finanziarie di organismi sovranazionali”. Questo, e basta. Non era un governo che doveva governare: e infatti ha trascurato gli affari interni, le questioni sociali, la sorte di terremotati e suicidi, e per finire non ha avuto alcuna attività in politica estera.
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Cipro, assalto alle banche: allo sportello col bulldozer
Brutta storia quella che sta accadendo a Cipro. Avrebbe meritato titoloni ma la nostra imparziale stampa (quella delle “domande scomode”) ha preferito mettere la solita sordina. Forse avete sentito qualcosa: il governo cipriota ha annunciato un prelievo forzoso sui conti correnti dei cittadini, pari a circa 10% per chi ha un saldo superiore ai 100 mila euro e quasi il 7% per chi ha un saldo inferiore. Tutto ciò è frutto di un accordo dei soliti generosi ministri delle finanze Ue, che prestano 10 miliardi a patto che i ciprioti ne regalino, nolenti, altri 5. Ciprioti, e non solo: nelle banche di Cipro giacciono un sacco di soldi russi, ed è proprio a loro che pare indirizzata la parte più sostanziosa dello scherzetto.
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Crisi alimentare, per costringerci ad accettare gli Ogm
Jack Bobo, il consigliere capo di Hillary Clinton per quanto riguarda le biotecnologie, durante una recente conferenza a Londra ha affermato che la moratoria dell’Unione Europea sulle coltivazioni Ogm è stata un vero disastro per il commercio. Ha anche incoraggiato i paesi europei a prendere le decisioni riguardanti la tecnologia basandosi sulla scienza e non sulla politica. Quando gli è stato poi chiesto cosa servirebbe perché i paesi come la Francia cambino la loro posizione negativa verso gli Ogm, ha risposto: «Temo che servirà una crisi. Succederà solo quando tutti vedranno e sentiranno la sofferenza di non avere la biotecnologia, e allora la richiederanno».
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Il tramonto degli smacchiatori e dei loro guru televisivi
«L’unica promessa attendibile del Pd per due mesi è stata: “Votate per noi, altrimenti ritorna Berlusconi”. Molti cittadini hanno capito: “Se votate per noi, ritorna Monti”. E sono corsi a votare i 5 Stelle. Tutti gli altri hanno detto: “Ah sì? Non avete altro da offrirci? Beh, almeno il nano ci toglie l’Imu”. E hanno votato Berlusconi». Un capolavoro di strategia elettorale, ironizza Debora Billi il giorno dopo il voto: nessun complotto, per carità, ma «una totale idiozia in perfetta buona fede: francamente, confesso che avrei preferito il complotto». In fondo, la frana comincia a fine 2011: «Il grande partito della sinistra, caduto Berlusconi, invece di correre alle urne e stravincere ci ha inflitto il peggior governo di destra che la storia repubblicana ricordi. Un’orda di professori ricchi sfondati e senza alcun rilievo accademico, che hanno pedissequamente messo in pratica in Italia i dettami del più bieco neoliberismo».
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Grillo, la paura paralizza la Tv che l’ha sempre oscurato
Cacciato dalla televisione lottizzata e poi oscurato per anni, silenziato da una censura bulgara all’epoca delle denunce sui crac Cirio e Parmalat, e ancora ignorato ora che è a capo del “Movimento 5 Stelle”. Non pago, il mainstream arriva ad accusare Grillo di rifiutare un passaggio pre-elettorale in televisione. Una “fuga” dalla tivù, nel 2013 – dopo decenni di esilio – e magari per paura delle domande dei formidabili giornalisti italiani? «Che risate!», si sfoga Debora Billi: «Perché, a voi è mai capitato di ascoltare domande scomode durante le interviste ai leader politici? Avete per caso sentito Lilli Gruber crocifiggere Mario Monti sulla sua appartenenza a Bilderberg e Trilaterali, o Floris mettere in seria difficoltà Bersani pressandolo sul Monte dei Paschi, o Vespa chiudere all’angolo Berlusconi sul conflitto di interessi?». Grillo che “non va più in tivù”? Ma Grillo chi, scusate? Quello di cui vi siete sempre rifiutati di parlare? «Un po’ come se titolassero: “La Juventus eliminata dalla finale”. Quale finale, di cosa? Non si sa, si erano scordati di annunciarla».