Archivio del Tag ‘disinformazione’
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Bizzi: la farsa-Covid è finita, grazie a Putin e ai Rothschild
Qualcosa è cambiato, dopo un anno di bugie e sofferenze? Sembrerebbe di sì: persino il massimo portavoce degli spaventapasseri-Covid, cioè il catastrofico Roberto Speranza, ha stranamente annunciato l’imminente uscita graduale dal tunnel, nel corso della primavera, in vista di un’estate finalmente quasi normale. Facile la spiegazione di comodo offerta dal ministro-carceriere: i vaccini garantiranno l’immunità di massa, dopo che i lockdown hanno limitato i danni. Falsità visibili dalla Luna: l’Italia delle zone rosse ha collezionato centomila morti (dichiarati, almeno). E gli attuali non-vaccini (cioè i preparati genici che inseguono le varianti del coronavirus) non riusciranno mai – secondo autorevoli infettivologi come Pietro Luigi Garavelli, primario a Novara – a proteggere davvero la popolazione, perché il virus (mutante) sarà sempre più veloce di loro. Come se ne esce? Lo spiegano i medici che guariscono i pazienti: le cure precoci, prescritte ai primi sintomi, molto spesso permettono di curarsi da casa, evitando il ricovero.Così si sgonfiano i numeri dell’emergenza: ci crede il Piemonte, prima Regione italiana ad adottare il protocollo-base che il ministero della sanità si è finora rifiutato di fornire ai medici di famiglia. Niente più panico, dunque. I primi a raccomandare l’opposto della linea adottata dai governi occidentali erano stati i luminari che un anno fa sottoscrissero la Dichiarazione di Great Barrington, negli Usa: bisogna lasciarlo correre, il virus, per raggiungere in fretta l’immunità di gregge, stando pronti a usare i farmaci giusti per curare (a casa, presto e bene) chi si ammala. I vaccini? Non indispensabili. Parola dei maggiori epidemiologi del mondo, quelli che per primi affrontarono l’Ebola. Unica accortezza: proteggere anziani e malati, tenendoli isolati (loro sì), ma evitando assolutamente i lockdown e ogni forma di distanziamento, pena il trascinarsi del Covid per anni. Recenti studi pubblicati da “Science” e “Nature” lo confermano: se ci si contagia a milioni, il Sars-Cov-2 diventa progressivamente innocuo, come un banale raffreddore.Se è così, perché mai abbiamo sbagliato tutto – distanziando, chiudendo, ospedalizzando – per un anno intero? «Non è stato affatto un errore, ma una scelta deliberata». Lo sostiene Nicola Bizzi, storico ed editore di Aurola Boreale, co-autore del saggio “Operazione Corona, colpo di Stato globale”. Nella trasmissione web-streaming “L’orizzonte degli eventi”, condotta sul canale YouTube di “Border Nights” insieme a Tom Bosco e Matt Martini, Bizzi sintetizza: l’anonimo “sequestro” del pianeta, in virtù di una semplice sindrome influenzale (sia pure pericolosa, se non curata tempestivamente) faceva parte di un piano preciso, coltivato da élite oscure. L’altra notizia è che questo piano mostruoso è tecnicamente fallito: già a novembre, dice Bizzi, i “golpisti” hanno trattato la resa, accettando un esito diverso: la “pandemia” sarebbe terminata a fine aprile. Ultima concessione, il lauto business dei vaccini. Poi, la ritirata: cioè l’annuncio che il virus sarebbe stato sconfitto. «L’alternativa sarebbe stata un Processo di Norimberga, per crimini contro l’umanità».In altre parole: sbrigatevi a vendere i vostri inutili vaccini, ancora per qualche mese, e poi toglietevi di torno. Credibile? Per Bizzi, assolutamente sì: «Fate caso ai segnali che provengono dal mondo che conta, quello della finanza: stranamente, da settimane, le agenzie di rating prevedono la fine della pandemia entro aprile e il grande rilancio di settori come il turismo e l’immobiliare». Eppure, per i media, siamo ancora alle prese con il peggio. «Appunto: i media si adegueranno rapidamente». Non potendo ammettere che i numeri dell’emergenza erano gonfiati, oltre che propiziati dal pazzesco rifiuto di curare i pazienti in modo tempestivo, a casa, ora parleranno dell’effetto miracoloso dei vaccini. «Una recita, ampiamente prevista e concordata coi vincitori». Chi sono? «Una parte dell’élite mondiale, che non ha mai approvato il Grande Reset disegnato a Davos, il progetto di schiavizzazione dell’umanità». Nomi? Uno, enorme: «I Rothschild: hanno contrastato la cordata di Bill Gates e Fauci, della Cina, dell’Oms. Evidentemente, quel tipo di Great Reset contrastava coi loro interessi».Non solo: Bizzi – che vanta importanti relazioni col mondo dell’intelligence – parla di una storica “guerra” all’interno della stessa, potente massoneria sovranazionale: una fazione importante si sarebbe opposta con ogni mezzo al “totalitarismo sanitario”, che secondo i “falchi” «doveva durare fino a tutto il 2023, cancellando per sempre diritti, libertà e democrazia». Se quel piano è fallito – sottolinea Bizzi – lo dobbiamo in gran parte alla Russia di Vladimir Putin: «Col suo vaccino Sputnik, che è sostanzialmente un antinfluenzale, si è portata dietro tre quarti del mondo, dall’India al Sudamerica». Abile, Putin: «Ha usato la Bielorussia come apripista. Ricordate? Il presidente Lukashenko – immediatamente aggredito con la solita “rivoluzione colorata” finanziata da Soros – denunciò il tentativo di corruzione da parte di Oms e Fmi: avrebbero coperto di soldi la Bielorussia, se avesse accettato di attuare il lockdown “come l’Italia”. Una denuncia che non è rimasta inascoltata».Putin, il presidente che Joe Biden ha appena definito «un assassino», ha messo fine per primo allo stato d’emergenza, abolendo ogni forma di distanziamento: «La scorsa settimana ha celebrato a furor di popolo la riunificazione con la Crimea: nel più grande stadio di Mosca c’erano duecentomila persone strette l’una all’altra, mano nella mano, e senza mascherina». Messaggi eloquenti, in mondovisione: «E’ il segnale: l’incubo ha le settimane contate, ormai, anche in Occidente, che – attenzione – resta di gran lunga l’area del mondo più colpita: sia in termini sanitari che in termini economici. E non credo proprio sia un caso». Alla luce del Bizzi-pensiero, le traduzioni nostrane sembrano più agevoli: Mario Draghi, che ha adottato la sottigliezza del soft-power, ha pubblicamente elogiato lo stesso Speranza (la maschera del rigore) irritando moltissimi italiani, ormai insofferenti di fronte al “regime” sanitario delle restrizioni. Ma ecco che, in capo a pochi giorni, proprio Speranza comincia a intonare la nuova canzone (”ne usciremo presto”) che, secondo Bizzi, era stata concordata già a novembre, nelle segrete stanze del grande potere: quello che poi, a cascata, spiega anche ai Roberto Speranza cosa dire, e quando.Qualcosa è cambiato, dopo un anno di bugie e sofferenze? Sembrerebbe di sì: persino il massimo portavoce degli spaventapasseri-Covid, cioè il catastrofico Roberto Speranza, ha stranamente annunciato l’imminente uscita graduale dal tunnel, nel corso della primavera, in vista di un’estate finalmente quasi normale. Facile la spiegazione di comodo offerta dal ministro-carceriere: i vaccini garantiranno l’immunità di massa, dopo che i lockdown hanno limitato i danni. Falsità visibili dalla Luna: l’Italia delle zone rosse ha collezionato centomila morti (dichiarati, almeno). E gli attuali non-vaccini (cioè i preparati genici che inseguono le varianti del coronavirus) non riusciranno mai – secondo autorevoli infettivologi come Pietro Luigi Garavelli, primario a Novara – a proteggere davvero la popolazione, perché il virus (mutante) sarà sempre più veloce di loro. Come se ne esce? Lo spiegano i medici che guariscono i pazienti: le cure precoci, prescritte ai primi sintomi, molto spesso permettono di curarsi da casa, evitando il ricovero.
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Garavelli: vaccini e lockdown, tutto inutile. Curare a casa
Mai vaccinare in piena pandemia: il virus salterà l’ostacolo generando varianti. Altro errore, le restrizioni e i lockdown: possono frenare il contagio nel caso di patologie da contatto, come l’Ebola, ma non certo l’espansione di un fenomeno virale che si trasmette ovunque, attraverso il fiato. Lo sostiene l’infettivologo Pietro Luigi Garavelli, primario della divisione malattie infettive all’Ospedale Maggiore di Novara. Tra i primi in Italia ad affrontare il Covid con successo nel suo reparto, Garavelli – sempre misurato, nonché convinto pro-vax – in questo caso esce dal coro. Di recente, sui giornali, ha rilanciato il tema fondamentale: perché intasare ancora gli ospedali, dopo un anno, anziché predisporre un serio protocollo terapeutico nazionale per cure precoci domiciliari? In altre parole: perché il ministero della sanità non ha ancora predisposto opportune linee-guida destinate ai medici di famiglia? Ormai è noto: se si interviene subito e coi farmaci giusti (antinfiammatori, idrossiclorochina, colchicina e antibiotici) il Covid in molti casi si ferma ai primi sintomi, senza degenerare. Se non lo si fronteggia in modo immediato, invece, all’ospedale rischiano di finire pazienti in condizioni ormai gravi.Nei giorni scorsi, in piena isteria vaccinale dopo il caso AstraZeneca e le prime allarmanti notizie sulle reazioni avverse (stranamente evidenziate dai grandi media), Garavelli è tornato a far sentire la sua voce. «È dimostrato che ormai il Sars-Cov-2 è presente nella popolazione tutto l’anno», ha premesso, in una lunga intervista ad “Affari Italiani”, ripresa da “Libero”. Un virus ormai endemico: «I portatori sani sono milioni di italiani», asintomatici. «Per cui assistiamo a brevi ondate epidemiche a scadenza di mesi le une dalle altre, come è normale che avvenga». Così come è normale che in giro ci siano migliaia di varianti. Semai, «a non essere normale, in questa situazione, è una cosa che si impara al primo anno di specializzazione». Ovvero: «Non si vaccina mai durante una epidemia, perché il virus reagirà mutando, producendo varianti, e sarà sempre più veloce di noi». Con un virus Rna, spiega il professore, bisognerebbe «trovare un denominatore comune su cui montare il vaccino». Così, invece, «facendo vaccini contro le spike che mutano, non hai speranza di arrivare prima di lui».In sostanza «lo rincorreremo sempre, proprio perché tende a mutare velocemente». “Libero” definisce l’uscita di Garavelli «un vero e proprio fulmine a ciel sereno, che rischia di ribaltare le credenze sul coronavirus e non solo». Il primario novarese si muove controcorrente anche sul lockdown. Nelle settimane in cui la maggior parte del paese si trova a fare i conti con la zona rossa, verso la serrata totale per le festività di Pasqua, l’esperto avverte: «Il lockdown è una misura di isolamento che serve per patologie da contatto, come l’Ebola». A suo dire, dunque, la chiusura totale con l’azzeramento delle relazioni sociali è controproducente: «Allo stato attuale delle cose, quando il virus è ormai endemico – scandisce Garavelli – un lockdown funzionerebbe se ad esempio avvenisse nello stesso lasso temporale in tutto il mondo e si vaccinassero contestualmente le persone con un vaccino risolutivo». Anche se muta costantemente, verso un’auspicabile evoluzione che lo renda gradualmente innocuo, questo virus – annota il medico – non ha ancora ridotto la sua virulenza.«In pratica, dobbiamo conviverci», cioè «rispettare le misure prudenziali e, oserei dire, curare a casa», conclude Garavelli: «Chiudere a intermittenza la società (e la vita) non ha davvero senso», perché il Covid «è una patologia respiratoria di una certa importanza, ma non si discosta da certe influenze». Parole pesanti: l’Italia (e non solo) è stata messa in croce per una sindrome simil-influenzale. Un fatto senza precedenti, nella storia: nel primo trimestre del 2017, ricordano le fonti ufficiali statistiche, l’influenza stagionale fece praticamente le stesse vittime, senza che i media ne parlassero. Ora, tutto si è capovolto: si è scelta la tattica del lockdown, che allontana l’immunità di gregge senza peraltro alleviare il bilancio sanitario (distruggendo l’economia, in compenso), e si punta solo sui vaccini, che Garavelli sconsiglia. Grande assente – ancora, dopo un anno – la soluzione terapetica sistematica: cure efficaci, da somministrare a casa, che farebbero crollare i numeri dell’emergenza, ininterrottamente esibiti da virologi, politici e media.Mai vaccinare in piena pandemia: il virus salterà l’ostacolo generando varianti. Altro errore, le restrizioni e i lockdown: possono frenare il contagio nel caso di patologie da contatto, come l’Ebola, ma non certo l’espansione di un fenomeno virale che si trasmette ovunque, attraverso il fiato. Lo sostiene l’infettivologo Pietro Luigi Garavelli, primario della divisione malattie infettive all’Ospedale Maggiore di Novara. Tra i primi in Italia ad affrontare il Covid con successo nel suo reparto, Garavelli – sempre misurato, nonché convinto pro-vax – in questo caso esce dal coro. Di recente, sui giornali, ha rilanciato il tema fondamentale: perché intasare ancora gli ospedali, dopo un anno, anziché predisporre un serio protocollo terapeutico nazionale per cure precoci domiciliari? In altre parole: perché il ministero della sanità non ha ancora predisposto opportune linee-guida destinate ai medici di famiglia? Ormai è noto: se si interviene subito e coi farmaci giusti (antinfiammatori, idrossiclorochina, colchicina e antibiotici) il Covid in molti casi si ferma ai primi sintomi, senza degenerare. Se non lo si fronteggia in modo immediato, invece, all’ospedale rischiano di finire pazienti in condizioni ormai gravi.
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Magaldi: liberi tutti, oppure avremo 10 anni di lockdown
«Chi oggi vorrebbe l’ennesimo lockdown, che è una falsa soluzione, usa il pretesto del Covid per assestare l’ultimo colpo alla nostra libertà: è l’ennesima battaglia, nella lunga guerra scatenata contro la democrazia dagli anni ‘60, a partire dagli omicidi dei Kennedy e di Martin Luther King». Gioele Magaldi, autore del saggio “Massoni” e presidente del Movimento Roosevelt, è allarmato dalla possibile, nuova stretta anti-Covid. «Il lockdown è una falsa soluzione, ora lo dicono anche gli scienziati, in studi come quelli appena pubblicati sulla rivista “Science”». Un avvertimento che, tanto per cambiare, è stato sottovalutato dai media: «Oltre a non poter estinguere il virus – sottolinea Magaldi – il distanziamento è deleterio: impedisce infatti al nostro organismo di sviluppare i necessari anticorpi». La soluzione? «Semplice: fare esattamente il contrario di quanto si è fatto finora. E cioè: contagiarci tutti, dopo aver messo in sicurezza (isolandoli o vaccinandoli) i soggetti fragili, malati e anziani. Solo così si raggiunge l’immunità di gregge, cioè la soluzione definitiva al problema».
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Bizzi: fine del Covid entro aprile, il golpe mondiale è fallito
Da circa due settimane ci sono ripetuti segnali, da parte delle agenzie di rating, addirittura della Jp Morgan (che ha rilasciato un comunicato in tal senso), e anche dal settore turistico e da quello immobiliare: i segnali dicono sostanzialmente la stessa cosa, come un mantra. E cioè: la pandemia finirà ad aprile. Si tratta di comunicati tecnici, rivolti agli investitori, che le agenzie di rating diramano. Cerchiamo di capire: cosa significa, il fatto che dicano che la pandemia finirà ad aprile? Posso dare una mia interpretazione, non ho la verità in tasca. Ma credo significhi che, molto probabilmente, c’è stata una trattativa, ai vertici. Già, perché piani di certe élite erano decisamente peggiori, di quelli che abbiamo visto finora. Alcuni piani, addirittura, nei mesi scorsi sono stati pubblicati e comunque resi noti, anche se la gente non li vuole vedere e non li vuole capire. Ma la situazione doveva essere ben peggiore, di quella che è adesso.Evidentemente c’è stata una trattativa ai vertici, perché quando c’è una guerra – e qui ci troviamo nel bel mezzo di una gerra, parliamoci chiaro – c’è sempre una controparte: la guerra non è mai unilaterale, la fa una parte contro un’altra parte. E’ vero che questa è una guerra contro l’umanità; ma ci sono delle fazioni, ai vertici del potere, che non sono anti-umane: sostanzialmente, difendono i diritti civili e l’umanità stessa. Quindi c’è una guerra e, se c’è stata veramente una trattativa, a quanto pare, hanno dato a certe élite di potere una scadenza, per la fine di aprile. Come a dire: avete tempo fino ad allora, al massimo, per uscirne puliti. Vi diamo due mesi: in questi due mesi fate il vostro gioco. E infatti stanno facendo una corsa a monetizzare, cioè a fare più tamponi possibili, a fare più vaccini possibili (e questo è un problema). Ma due terzi del mondo si sono già svincolati, da questa pagliacciata: l’India è stata soltanto l’ultimo anello della catena, e così il Sudafrica.Ora, quando la maggior parte del mondo si dissocia, l’Europa non può andare avanti all’infinito. Tant’è che nella stessa Gran Bretagna, che i giornali italiani ci presentano come una nazione in perene lockdown, in perenne stato d’emergenza, abbiamo ormai un terzo dei parlamentari che si è pienamente rivoltato, e che ha detto: adesso basta, chiudete questa pagliacciata, perché non ne possiamo più. Pare quindi che ci sia davvero stata, una trattativa ai vertici: volete uscirne puliti, evitando una nuova Norimberga? Bene, allora chiudete la faccenda entro aprile. E ripeto, certi segnali che arrivano dalle agenzie di rating, dal settore turistico e dal settore immobiliare farebbero propendere per questa ipotesi. Io chiaramente non mi fido di niente e di nessuno, e finché le cose non le vedo concretizzarsi non mi sbilancio più di tanto. Però, a quanto pare, stiamo forse assistendo all’epilogo di questo colpo di Stato globale, che a tutti gli effetti pare essere fallito.(Nicola Bizzi, dichiarazioni rilasciate il 4 marzo 2021 nella trasmissione web-streaming “L’orizzonte degli eventi”, condotta su YouTube con Tom Bosco e Matt Martini. Storico e editore di Aurora Boreale, Bizzi ha curato con Martini il libro-denuncia “Operazione Corona, colpo di Stato globale”, pubblicato da Aurora Boreale).Da circa due settimane ci sono ripetuti segnali, da parte delle agenzie di rating, addirittura della Jp Morgan (che ha rilasciato un comunicato in tal senso), e anche dal settore turistico e da quello immobiliare: i segnali dicono sostanzialmente la stessa cosa, come un mantra. E cioè: la pandemia finirà ad aprile. Si tratta di comunicati tecnici, rivolti agli investitori, che le agenzie di rating diramano. Cerchiamo di capire: cosa significa, il fatto che dicano che la pandemia finirà ad aprile? Posso dare una mia interpretazione, non ho la verità in tasca. Ma credo significhi che, molto probabilmente, c’è stata una trattativa, ai vertici. Già, perché piani di certe élite erano decisamente peggiori, di quelli che abbiamo visto finora. Alcuni piani, addirittura, nei mesi scorsi sono stati pubblicati e comunque resi noti, anche se la gente non li vuole vedere e non li vuole capire. Ma la situazione doveva essere ben peggiore, di quella che è adesso.
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Kadosh, messaggio templare: Draghi abbatta le colonne
Qualcuno intravede nell’11 Settembre l’abbattimento di due colonne: hanno cercato di fare tabula rasa di un sistema? Appunto: possiamo dire che quello dell’11 Settembre è “l’abbattimento delle colonne” in chiave contro-iniziatica. Chi ha operato in quel modo ha lanciato un messaggio massonico che soltanto gli imbecilli, che sono tantissimi, non hannocompreso (o non hanno voluto comprendere: il sistema mediatico mainstream non è fatto di imbecilli; è popolato per lo più di servi, che rispondono a gente che non è affatto imbecille, e che vuole che il racconto sulle cose rimanga in una dialettica tra il complottismo più becero e il pastone mainstream più insignificante e conformista). Chi ha operato in quel modo sapeva di avere a che fare con il simbolismo massonico. Ma, in chiave contro-iniziatica, non ha “abbattuto le colonne” per perseguire giustizia e libertà. Ha abbattuto le colonne per compiere un’opera inversa, di costrizione: non è un caso che, da quell’evento, siano nati dei pacchetti legislativi (negli Usa, il Patriot Act) che andavano nel senso della restrizione della libertà e della somma ingiustizia, in danno dei cittadini.Il massone iniziato al 30° grado viene messo nelle condizioni di “abbattere le colonne” del Tempio. La massoneria ha questa enfasi, sulla costruzione: l’iniziato è un costruttore, come ricordato nella ritualità. Nella sua “cassetta degli attrezzi”, sapienziali e pratici, c’è l’idea del costruire, che si tratti di costruzioni materiali o spirituali, sociali, intellettuali. La sua opera frena le pulsioni distruttive. Eppure, in questo grado viene chiamato a compiere la “distruzione delle colonne”. L’abbattimento delle colonne è un librarsi verso la trascendenza, è la messa in discussione di qualunque costrutto umano. Ecco il paradosso: i liberi muratori sono costruttori, eppure il cavaliere Kadosh sa che qualunque costruzione umana, persino i costrutti più sublimi della stessa massoneria, a un certo punto vanno abbattuti: perché quella libertà, nell’immanenza (sociale, politica) può essere figlia soltanto della liberazione nella trascendenza, cioè nell’affrancamento da tutti i vincoli e i limiti della vita immanente. Significa essere proiettati verso l’assoluto, che però finisce a sua volta per essere relativo: la trascendenza non può che avere a che fare con un rapporto diverso con l’immanenza.Per agire bene nell’immanenza occorre trascenderla: ed ecco perché occorre “abbattere le colonne” del Tempio. Quindi, sì: i cavalieri templari sanno essere distruttori, e una delle loro funzioni, talvolta, consiste nel fare tabula rasa di qualsiasi cosa impedisca la fruizione di quella giustizia e quella libertà a cui si sono votati. Sul piano numerologico, nel 30° grado massonico viene svelato il “mistero del settenario”, nella connessione al serpente (il potere del serpente, la conoscenza del serpente) e al numero 14: la scala dei 7 gradini che compare in questo grado è sia ascendente che discendente. E il 14 rinvia a uno degli arcani maggiori al libro sacro al dio Toth, cioè i Tarocchi: l’Arte. E’ la capacità di trasformare. E’ quell’insieme di sapienza, potenza e amore che conferisce all’uomo la capacità di “essere dio della Terra”, ovvero di accedere a conoscenze e poteri trascendenti per plasmare di nuovo l’immanenza. E a livello globale, questo è un periodo nel quale proprio i temi del 30° grado massonico sono quasi incarnati nei pensieri, nelle aspirazioni, nelle problematiche di miliardi di persone.C’è un equilibrio che si è rotto: viviamo in una svolta epocale. Questa svolta evoca scenari da incubo, delle distopie. Ne parla un bel libro, “Il grande reset”, dell’amica Ilaria Bifarini. Il tema nasce dalle dichiarazioni di Klaus Schwab (ispiratore del World Economic Forum di Davos), da alcuni visto come un incubo: questa grande crisi sarebbe il preludio non già di una rigenerazione possibile dell’economia, della società, dei rapporti umani (usciti più saldi dalla terribile esperienza che stiamo tuttora vivendo); sarebbe invece il preludio di uno scenario da incubo, il cui il distanziamento sociale diventerebbe stabile, in cui certi mestieri morirebbero, e in cui alcuni – già oggi – stanno certamente lucrando molto: da un lato c’è la morte per asfissia di interi segmenti produttivi, ma altri stanno facendo soldi a palate (e si preparerebbero a farne altrettanti, nel nuovo corso delle cose, dove la pandemia diventerebbe permanente, periodica). Quindi dovremmo abituarci, secondo questo scenario distopico, a un’umanità che va peggiorando il suo percorso di civiltà.Questo non può non avere a che fare con il ruolo, i doveri e anche i diritti dei cavalieri Kadosh. Chi sono? Sono quegli iniziati che, nella vita reale, vogliono realizzare lo spirito di questo grado massonico. Ogni autentico cavaliere Kadosh, in questa epoca, non potrà che aver pronta la mano alla spada: per capire se quello che ci attende è un mondo di giustizia e libertà, oppure un mondo di nuove e più pesanti oppressioni. Oggi abbiamo a Palazzo Chigi un illustre rappresentante del mondo supermassonico: un uomo, un iniziato, un “fratello” che per lunghi anni ha interpretato da par suo, ma da contro-iniziato, l’ideologia neoaristocratica e neoliberista (in Europa, declinata nel senso dell’ordoliberismo), e un bel giorno ha rivelato ai confratelli progressisti di voler passare dall’altra parte, la loro. Io stesso mi sono esposto, nell’avvalorare questo cambio di casacca, di intendimenti. Cosa che confermo: i passi che il “fratello” Mario Draghi sta compiendo, nel suo difficile ruolo di governo, sono perfettamente intonati ad una strategia sottile.Altri, però, guardano con attenzione a ciò che sta accadendo in Italia, e cercheranno di impedire che le cose vadano in una certa direzione. E c’è sempre il dubbio che, a un certo punto, Draghi o altri possano cedere, sotto il peso di determinate pressioni. Ecco allora che il ruolo del cavaliere templare è importante, da ricordare: sia per Mario Draghi che per gli altri fratelli coinvolti in importanti ruoli, intorno a Palazzo Chigi, in questo tempo. E’ importante ricordare che le spade dei cavalieri templari sono lì, pronte a difendere (e a spiegare, combattendo cioè anche con la penna) i valori per cui devono battersi. Questa traiettoria del 30° grado, che è graduale e sapiente, gnostica e sottile, sarà accompagnata. Però, chi dovesse avere dei tentennamenti, fino magari a pensare di doversi arrestare, di fronte alle “colonne da abbattere”, sappia che invece le colonne vanno abbattute. Questa traiettoria (del fratello Draghi e di altri, che non si ferma a Palazzo Chigi: deve andare oltre) dev’essere quella di chi abbatte le colonne, senza alcun ripensamento. E chi vuol capire, capisca.Mario Draghi non è venuto certamente ad abbattere il capitalismo: da social-liberale, quale si è infine ricordato di voler essere, non prevede l’abbattimento delle multinazionali, cioè dell’idea di società che operano a livello sovranazionale. Ma, specie per l’Italia, è importantela difesa delle piccole e medie imprese. Soprattutto le piccole imprese, infatti, sono l’asse portante di questo paese. L’attuale presidente di Confindustria ne ha appena svilito il ruolo, affermando che “piccolo non è bello”, sbagliando clamorosamente. Oltretutto, con una cattiva scelta di tempi ha fatto l’encomio di Conte, salvo – l’indomani – genuflettersi di fronte all’arrivo di Draghi (e ha fatto bene, ma c’è ancora molta confusione). A livello mondiale, la convivenza di multinazionali e di piccole e medie imprese significa “glocalismo”, cioè coniugare l’aspetto “gobal” con l’aspetto “local”.Perché mai, una società che operasse in regime di libero mercato (senza monopoli, senza oligopoli) non dovrebbe potersi proiettare in un orizzonte globale, offrendo ottimi servizi su scala planetaria? Le multinazionali, semmai, devono essere al servizio di un’economia globale più giusta, più rispettosa di un presente e di un futuro in cui i paesi che devono svilupparsi abbiano garanzie e protezioni per quello sviluppo endogeno, che non dev’essere soffocato dalla rapacità di alcune multinazionali, cui vanno tagliate le unghie. Altre multinazionali vanno ricondotte a una condizione che non sia oligopolistica. Altre ancora, probabilmente, pagheranno per esser state il braccio armato di gruppi oligarchici che si muovono su un piano che va oltre quello economico.“Abbattere le colonne”, per questo governo, significa abbattere le colonne di una falsa Europa, di una falsa idea di economia sociale e di mercato ispirata all’ordoliberismo, e riadattare al XXI secolo alcuni caposaldi dell’ideologia social-liberale, keynesiana, rooseveltiana e rosselliana, e puntare decisamente verso un’Europa fondata politicamente. Abbattere le colonne del Tempio significa fare strage di tutti quegli interessi oligarchici che hanno impedito all’Europa di diventare un soggetto davvero integrato, capace di collocarsi nelle dialettiche geopolitiche più importanti. E significa ridare all’Italia uno slancio che ha perso da tanto tempo. Fare questo è un’opera erculea, titanica. Serviranno anni e anni. E occorre pazienza, perché di mezzo c’è anche una pandemia (che Draghi non ha potuto gestire dall’inizio, e che è stata affrontata malissimo nello scorso anno).Nel 30° grado, “abbattere le colonne” significa liberarsi di ogni costruzione, anche la più sublime (persino del simbolo del Grande Architetto, della dualità, dei più importanti archetipi massonici iniziatici) per librarsi davvero verso la trascendenza. Abbattere le colonne significa ricordarsi che il fondamento della libertà sta nella trascendenza rispetto a ogni forma. E così, il templare snuda la spada. Ed è pronto a colpire anche il “fratello” che abbia tradito gli intendimenti che, come templare, sarebbe stato tenuto a osservare. Quindi, i cavalieri templari che svolgeranno il loro ruolo con onore e abbatteranno le colonne del Tempio (che vanno abbattute) saranno supportate dai “fratelli”. Gli altri invece saranno “passati a fil di spada”, nauralmente in senso metaforico.(Gioele Magaldi, dichiarazioni rilasciate nell’ambito della trasmissione web-streaming “Massoneria On Air” condotta il 4 marzo 2021 da Fabio Frabetti di “Border Nights”, con la partecipazione di Sergio Magaldi e Gianfranco Carpeoro, che hanno chiarito la natura del 30° grado massonico del Rito Scozzese e la “missione” del cavaliere Kadosh, ispirato all’élite esoterica dei Templari, impegnata a battersi per “giustizia e libertà”, in difesa degli oppressi. «Questa puntata – ha annunciato Gioele Magaldi, in apertura – sarà guardata anche dal “fratello” Mario Draghi, che è un appassionato di scozzesismo». Autore del saggio “Massoni” e presidente del Movimento Roosevelt, Magaldi – leader del Grande Oriente Democratico ed esponente italiano del circuito massonico progressista mondiale – interpreta la missione di Draghi nel segno della discontinuità rispetto ai decenni precedenti, verso una riconversione democratica della politica, italiana e internazionale).Qualcuno intravede nell’11 Settembre l’abbattimento di due colonne: hanno cercato di fare tabula rasa di un sistema? Appunto: possiamo dire che quello dell’11 Settembre è “l’abbattimento delle colonne” in chiave contro-iniziatica. Chi ha operato in quel modo ha lanciato un messaggio massonico che soltanto gli imbecilli, che sono tantissimi, non hanno compreso (o non hanno voluto comprendere: il sistema mediatico mainstream non è fatto di imbecilli; è popolato per lo più di servi, che rispondono a gente che non è affatto imbecille, e che vuole che il racconto sulle cose rimanga in una dialettica tra il complottismo più becero e il pastone mainstream più insignificante e conformista). Chi ha operato in quel modo sapeva di avere a che fare con il simbolismo massonico. Ma, in chiave contro-iniziatica, non ha “abbattuto le colonne” per perseguire giustizia e libertà. Ha abbattuto le colonne per compiere un’opera inversa, di costrizione: non è un caso che, da quell’evento, siano nati dei pacchetti legislativi (negli Usa, il Patriot Act) che andavano nel senso della restrizione della libertà e della somma ingiustizia, in danno dei cittadini.
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Cure precoci: la svolta, malgrado il ministro Speranza
Le prossime settimane non saranno facili, avverte Roberto Speranza, dopo 365 giorni e 52 settimane tutt’altro che allegre, per gli italiani. Sarebbe bello, aggiunge, poter annunciare il ritorno alla vita, e invece tocca rassegnarsi (ancora) alla clausura. No, signor ministro: non ci siamo. Sarebbe bello, semmai, poter finalmente dire – sia pure con almeno sei mesi di ritardo – che ormai abbiamo trovato il modo di uscire dai guai. Sarebbe splendido poter comunicare agli italiani che ora siamo attrezzati, meglio tardi che mai, di fronte alla calamità Covid. Come? Nel modo più semplice: abilitando i medici di base a intervenire subito sui pazienti, ai primissimi sintomi, senza cioè aspettare che si aggravino, al punto da dover ricorrere alla respirazione assistita, in ospedale. E’ francamente sconcertante che i medici del territorio non siano ancora stati istruiti su come procedere, mediante un opportuno protocollo. Ed è surreale che il ministro della salute – dopo un anno intero trascorso a fare non si sa bene cosa – abbia il cattivo gusto di ripresentarsi in pubblico, con la stessa faccia, a ripetere quello che diceva esattamente un anno fa.Si chiama coazione a ripetere: è qualcosa che presuppone, se si è in buona fede, una specie di cortocircuito cognitivo, intellettuale. E’ in buona fede, l’infelice Speranza? Sembrerebbe di sì, visto che ha speso l’estate 2020 a scrivere un libro auto-celebrativo, anziché degnarsi almeno di rispondere ai (tanti) medici italiani che gli si erano rivolti, nei mesi precedenti, per segnalargli terapie efficaci – in fase precoce – nel frattempo sperimentate con successo. Farmaci in grado di “spegnere” l’incendio Covid nei primi giorni, quando il paziente è ancora a casa. La cura quindi non prevede il ricovero: dunque, nessuno stress emergenziale su una struttura ospedaliera resa fragile da decenni di tagli scellerati. Clamoroso il caso dei 30 specialisti italiani che già ad aprile scrissero inutilmente a Speranza per avvisarlo dell’efficacia dei cortisonici: il pupillo di Bersani non si curò nemmeno di rispondere “grazie, leggerò”. Due mesi dopo, i sanitari inglesi raggiunsero le stesse conclusioni: i cortisonici funzionano. E in quel caso il governo di Londra li ascoltò, eccome. Così, riscossero persino il plauso – non scontato – dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.Sono questi gli Oscar, i Nobel che Roberto Speranza ha collezionato, dopo un anno trascorso al ministero della sanità: basterebbero a suggerirgli di rassegnare dignitosamente le dimissioni. Per un presumibile scrupolo morale, nei mesi scorsi fece ritirare dalle librerie il suo libro “Perché guariremo”, immaginabile summa clinico-politica su come uscire indenni dalle pandemie, dall’alto dello scranno ministeriale di un paese che vanta centomila vittime e il record europeo di danni socio-economici da Covid. Alcuni medici in prima linea, come quelli di associazioni come “Ippocrate”, si sono rassegnati a curare i pazienti in modo gratuito e volontaristico, vista la latitanza delle istituzioni sanitarie. E oggi ribadiscono: è essenziale intervenire subito, evitando di abbandonare i pazienti per giorni nelle loro case, perché il Covid può evolvere velocemente facendo danni spesso irreparabili. Lo si è visto negli ospedali: i migliori rianimatori non sono sempre riusciti a utilizzare l’elevato potenziale delle terapie intensive per salvare soggetti, anziani e non solo, ricoverati in condizioni ormai gravemente compromesse.Fare presto: questa, dicono i sanitari, è la chiave vincente. Non per far sparire il Covid dalla circolazione: nessuno maneggia la bacchetta magica. Si tratta però di statistica: avremmo evitato almeno il 60% dei ricoveri. Cifre mostruose: se confermate, basterebbero a cancellare il grande terrore alimentato per un anno intero da cattivi politici e cattivi giornalisti, sempre disattenti di fronte alle notizie positive provenienti dal mondo medico, a sua volta mandato troppo spesso allo sbaraglio, senza mezzi adeguati, di fronte all’invasione dei pronto soccorso. A sottolineare l’importanza decisiva della tempestività è anche un luminare come Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto Mario Negri di Milano: ha messo a punto una sorta di protocollo che garantisce di ridurre radicalmente il problema, con la semplice somministrazione domiciliare – purché precoce – di normali farmaci antinfiammatori. La grande notizia è che il nuovo governo, guidato da Mario Draghi, sembra intenzionato a percorrere finalmente la strada giusta, cioè questa: predisporre un protocollo nazionale basato sulle cure precoci da prescrivere a casa. Obiettivo garantito: tagliare di netto la pressione sugli ospedali e trasformare il Covid in quello che è, cioè una malattia il più delle volte regolarmente curabile, se affrontata per tempo.Non è più di moda, la canzone funebre intonata ininterrottamente, per un anno, dagli spaventapasseri di Giuseppe Conte, impegnati a recitare ogni sera la medesima litania tombale destinata ai telespettatori ipnotizzati dalla paura. I medici che hanno imparato a guarire dal Covid ammettono che un anno fa l’esecutivo può esser stato colto di sorpresa, ma aggiungono che – se si fosse fatto tesoro delle scoperte maturate sul campo, in poche settimane – oggi conteremmo decine di migliaia di vittime in meno. Il Sars-Cov-2 è un virus mutante e altamente contagioso: si spera che, nell’immediato, i vaccini “genici” in circolazione possano almeno frenarlo, consentendo di allentare la stretta sociale e rianimare l’economia, di cui interi settori (come il turismo, la cultura, la ristorazione) sono letteralmente allo stremo. Allo scopo, lo stesso Draghi ha appena licenziato uno degli uomini-simbolo del disastro italiano, Domenico Arcuri, ricorrendo addirittura a un militare, il generale Figliuolo, per rimediare almeno alla catastrofica inefficienza del piano vaccinale di Conte, allineando cioè acquisizioni di scorte e somministrazioni celeri.Se ora Draghi recluterà Remuzzi (o qualcuno della sua scuola), in attesa di poter quantificare alla distanza l’effettiva efficacia della copertura vaccinale, si presume che accadrà questo: nel frattempo, i pazienti Covid saranno finalmente curati subito, e la maggior parte di loro guarirà in pochi giorni restando a casa. A quel punto, riascoltare Roberto Speranza nell’edizione marzo 2021 (rassegnarsi al lockdown, ancora) sarà come rivedere un film dell’orrore, pieno di farneticazioni minacciose e inconcludenti come le ciance inutilmente spese, per un anno intero, al capezzale dell’Italia, trasformata in malato terminale. “Così guariremo” sarebbe il titolo (corretto) del libro che Speranza non ha saputo scrivere: guariremo – non è più un mistero, ormai – con i farmaci giusti prescritti nelle prime ore, restando a casa e mettendo fine all’incubo. E magari tornando anche in montagna a sciare: ma solo tra un anno, visto lo scherzetto che il Ministro della Paura ha combinato alle aziende del turismo invernale, bloccate a poche ore dalla riapertura promessa. L’arcano, semmai, riguarda il luogo segreto al quale Roberto Speranza attinge per trovare il coraggio di ripresentarsi in televisione, oggi, a ripetere che non c’è niente da fare, che dobbiamo continuare a soffrire. Senza speranza, appunto.(Giorgio Cattaneo, “Cure precoci: la svolta, malgrado il ministro senza speranza”, dal blog del Movimento Roosevelt del 2 marzo 2021).Le prossime settimane non saranno facili, avverte Roberto Speranza, dopo 365 giorni e 52 settimane tutt’altro che allegre, per gli italiani. Sarebbe bello, aggiunge, poter annunciare il ritorno alla vita, e invece tocca rassegnarsi (ancora) alla clausura. No, signor ministro: non ci siamo. Sarebbe bello, semmai, poter finalmente dire – sia pure con almeno sei mesi di ritardo – che ormai abbiamo trovato il modo di uscire dai guai. Sarebbe splendido poter comunicare agli italiani che ora siamo attrezzati, meglio tardi che mai, di fronte alla calamità Covid. Come? Nel modo più semplice: abilitando i medici di base a intervenire subito sui pazienti, ai primissimi sintomi, senza cioè aspettare che si aggravino, al punto da dover ricorrere alla respirazione assistita, in ospedale. E’ francamente sconcertante che i medici del territorio non siano ancora stati istruiti su come procedere, mediante un opportuno protocollo. Ed è surreale che il ministro della salute – dopo un anno intero trascorso a fare non si sa bene cosa – abbia il cattivo gusto di ripresentarsi in pubblico, con la stessa faccia, a ripetere quello che diceva esattamente un anno fa.
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Vaccini e mascherine, vietato parlare dei tanti flop-Covid
L’altra sera Lilli Gruber se n’è uscita dicendo che le dispiaceva del fallimento dell’Europa sui vaccini perché la cosa avrebbe alimentato le ragioni degli euroscettici e dei sovranisti. Ovviamente si tratta di una frase intrisa non solo di cieco fanatismo ma anche di una certa stupidità giornalistica, in quanto la notizia si piega all’opinione. E la propaganda prevale sulla verità. Non è la prima volta. L’Europa non soltanto ha fallito sul piano vaccinale, ma ha fallito su tutta l’emergenza Covid, dai suoi primi allarmi ad un protocollo comune. Non è una novità che Bruxelles fallisca sulle emergenze (l’immigrazione è l’esempio più noto, per quanto anche sulle vicende bancarie abbiamo visto le differenze di trattamento). Il fanatismo che avvolge in una pellicola protettiva ciò che non si può criticare a prescindere è un caposaldo della retorica dei Buoni e dei Giusti: guai a soffermarsi troppo sugli errori di quel che dev’essere preservato nella sua sacralità. L’Europa non ha fallito sui vaccini per una miopia, ma perché l’errore si è avvitato nel peccato originale del progetto stesso, ovvero favorire le lobby, le multinazionali, la finanza.La negoziazione con le multinazionali del farmaco era stata protetta dal segreto e la firma sui contratti manda ogni critica alle ortiche: il potere di Big Pharma è nero su bianco, persino nella sua asimmetria. Fatto sta che, nell’emergenza, ora bisogna arrangiarsi con l’aiuto della comunicazione mainstream: il vaccino diventa efficace dopo la sola prima dose; il vaccino preserva l’efficacia anche a fronte delle varianti; le dosi prevalgono sulle fiale e così via. Di balla in balla. Il paradosso di tutta questa vicenda è che la Gran Bretagna ha fatto meglio di tutti i paesi dell’Eurozona, superando magnificamente il primo esame del post-Brexit. All’Europa pertanto non resta che mettere le toppe e scaricare sui governi e sui cittadini ogni responsabilità, come quella del passaporto vaccinale (corbelleria giuridica, visto che in assenza di obbligatorietà vaccinale viene meno il principio della libera circolazione dentro l’Unione Europea).Di conseguenza, invece di ammettere che l’Unione non è affatto attrezzata ad essere nemmeno lontanamente alla stregua degli Stati Uniti d’Europa, si procede con la propaganda. Una tattica analoga si sta seguendo in Italia su tutta la linea. Dei vaccini abbiamo già detto: siamo indietro rispetto alle richieste, mancano le fiale, le strutture e il personale medico-infermieristico. Per fortuna le “primule” pensate da Boeri e immediatamente fatte proprie dall’aquila Arcuri sono state mandate in soffitta; ma i buchi restano. E non mancheremo di conoscere tutte le falle dell’operazione vaccini non appena la magistratura ci metterà il naso. Per il momento, quel che sta trapelando è legato alle mascherine. In questi giorni non solo assistiamo all’ennesimo passaggio sulle colorazioni delle regioni e pure di qualche provincia, ma ci toccano pure i soliti pistolotti sugli assembramenti e sui cosiddetti atteggiamenti irresponsabili dei cittadini, in pieno spirito “blame the victim” ossia “colpevolizza la vittima”.La propaganda cela che, se c’è una responsabilità in corso, non è quella dei cittadini (i quali escono perché possono farlo), bensì di un sistema che da un anno reitera gli stessi errori e le stesse falsità. La faccio breve: la gente esce perché può uscire; ed esce con le mascherine indosso. Eppure nessuno da un anno dice che quelle mascherine, per buona parte, sono il prodotto di “autocertificazioni” garantite dalle case di produzione come se fossimo ancora nella fase emergenziale, quando non si trovavano mascherine. Ecco, dopo un anno non è cambiato nulla. Non c’è un format di requisiti comune a tutte le mascherine divise per “tipologia”, non ci sono standard che consentano una omologazione a livello europeo (tipo i caschi, per esempio: i caschi non omologati non possono essere messi in commercio): pertanto ci stiamo “proteggendo” con delle mascherine la cui efficacia non è affatto certa, tant’è che prove di laboratorio evidenziano quanto sto dicendo.“Striscia la Notizia” per esempio aveva “smascherato” l’efficacia delle mascherine realizzate da Fca per conto della Presidenza del Consiglio. E lo stesso sta accadendo per le mascherine Ffp2. Per amor di patria, taccio (ma solo in questo articolo) sulle inchieste in corso che riguardano l’import di mascherine dalla Cina. Ora, mentre il dito dei media è puntato sugli assembramenti e sulle colorazioni, dopo un anno, gli italiani non sanno la verità sul mercato redditizio dei cosiddetti sistemi di protezione. Eppure la retorica è tutta concentrata sulla irresponsabilità delle persone. Giusto per chiudere, informo che il ministro Speranza da mesi ha alcune mie interrogazioni su questi argomenti e non si degna di rispondere. Forse perché teme di dover raccontare agli italiani che lui è il primo a non sapere quanto siano efficaci queste miracolose mascherine. E che le stiamo indossando soltanto perché non abbiamo voglia di rotture di scatole.(Gianluigi Paragone, “Vaccini, l’Ue fa flop ma è vietato parlare in Tv”, da “Il Tempo” del 1° marzo 2021).L’altra sera Lilli Gruber se n’è uscita dicendo che le dispiaceva del fallimento dell’Europa sui vaccini perché la cosa avrebbe alimentato le ragioni degli euroscettici e dei sovranisti. Ovviamente si tratta di una frase intrisa non solo di cieco fanatismo ma anche di una certa stupidità giornalistica, in quanto la notizia si piega all’opinione. E la propaganda prevale sulla verità. Non è la prima volta. L’Europa non soltanto ha fallito sul piano vaccinale, ma ha fallito su tutta l’emergenza Covid, dai suoi primi allarmi ad un protocollo comune. Non è una novità che Bruxelles fallisca sulle emergenze (l’immigrazione è l’esempio più noto, per quanto anche sulle vicende bancarie abbiamo visto le differenze di trattamento). Il fanatismo che avvolge in una pellicola protettiva ciò che non si può criticare a prescindere è un caposaldo della retorica dei Buoni e dei Giusti: guai a soffermarsi troppo sugli errori di quel che dev’essere preservato nella sua sacralità. L’Europa non ha fallito sui vaccini per una miopia, ma perché l’errore si è avvitato nel peccato originale del progetto stesso, ovvero favorire le lobby, le multinazionali, la finanza.
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Magaldi: è finita la pacchia, per i terroristi del lockdown
«La pacchia dell’emergenza è finita: sia per i media sensazionalisti che per i “terroristi del lockdown”, che nei giorni scorsi avevano inutilmente invocato il ritorno delle chiusure totali». Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt, segue con apprezzamento le prime mosse del governo Draghi. «E’ ingiusto imputare al nuovo premier un’eccessiva prudenza, perché bisogna tenere conto della disastrosa situazione ereditata: per un anno, i pazienti affetti da Covid sono stati curati solo all’ospedale, cioè molto spesso quand’era ormai troppo tardi». Magaldi segnala la svolta in arrivo, cioè «la scelta del primo ministro di avvalersi di un super-consulente destinato a capovolgere la filosofia sanitaria, imponendo cure precoci, domiciliari, a base di antinfiammatori». Nei giorni scorsi era circolato il nome di Giuseppe Remuzzi, presidente dell’Istituto Mario Negri di Milano, autore di un “protocollo” terapeutico basato su farmaci in grado di “spegnere” finalmente il Covid ai primi sintomi, da casa, senza ricorrere all’ospedale. «Il nome non lo indico», dice Magaldi, evitando di citare Remuzzi, «ma ribadisco: la linea espressa sarà quella, a prescindere dalla persona che poi sarà chiamata a interpretarla».Per Magaldi, quella della filosofia-Remuzzi (raccomandata per la verità da molti medici, finora ignorati dal ministero della salute) sarebbe una vera e propria rivoluzione, in grado di far letteralmente crollare il numero dei ricoveri e quindi la stessa percezione del disastro pandemico, ridimensionando sensibilmente il significato del balletto giornaliero e settimanale di «numeri giocati al lotto, spesso poco significativi e mai davvero verificati». Magaldi spiega che il metodo “soft” adottato da Mario Draghi implica alcune flessibilità di natura tattica. «Avremmo avuto una marcia più spedita con un governo squisitamente tecnico, intenzionato a imporsi. Si è scelta invece la via della mediazione parlamentare, anche per permettere ai partiti di rimediare ai loro errori: per un anno non hanno fatto assolutamente nulla di utile e di sensato, contro il Covid, lasciando che la situazione esplodesse». E dato il precario quadro politico-parlamentare, «è ovvia una certa cautela da parte del premier, che giustamente punta anche sui vaccini, nella speranza che contribuiscano a dissolvere la paura che in questi mesi è stata gonfiata oltre misura dalla disinformazione martellante».Intanto però Magaldi registra svariati indizi eloquenti: «La figura di Arcuri è già stata ridimensionata». E così quella di Speranza, che di fatto verrebbe clamorosamente scavalcato da Remuzzi, o comunque dallo stratega incaricato di “domare” una buona volta il Covid. «Del resto, il modestissimo Speranza si limita a fare da portavoce dei vari Ricciardi e Crisanti, i profeti dell’emergenza infinita: volevano il ritorno del lockdown e non l’hanno ottenuto, nonostante paesi importanti come la Germania oggi siano sostanzialmente in lockdown». Lo stesso infettivologo Massimo Galli, altro arcigno catastrofista oggi pronto a terrorizzare la popolazione evocando in modo allarmistico le “varianti” del virus, «è stato seccamente smentito dal suo stesso ospedale, il Sacco di Milano: e questo non sarebbe mai accaduto, prima. La novità è che, con Draghi, è “cambiata l’aria”». In altre parole: «E’ vero che il governo continua a subire pressioni, soprattutto internazionali, per richiudere il paese. Ma è altrettanto vero che, sia pure con inevitabile lentezza, Draghi sta operando per cambiare paradigma, rispetto all’approccio con cui affrontare il Covid».In tanti si lamentano della permanenza (molesta) della “filiera della paura”, incarnata da Roberto Speranza al ministero della sanità? Magaldi invita a guardare il bicchiere mezzo pieno: «Speranza e Ricciardi sono stati sconfitti: nessun lockdown-bis. Peccato sia rimasto il coprifuoco, ma sparirà anche quello. Spiace che Draghi ricorra ai Dpcm, come Conte? Ragionate: il Dpcm è uno strumento solo amministrativo ed emergenziale, che non ha forza di legge: pertanto è più facile da impugnare, perché sia rigettato, se contiene qualche aspetto inaccettabile». Sui vaccini, Magaldi resta laicamente prudente: «Rappresentano una scommessa, e c’è da augurarsi che siano efficaci e sicuri. Ne vedremo gli effetti nei prossimi mesi, sapendo però – ribadisce il presidente “rooseveltiano” – che la vera carta del governo Draghi, superate le ultime settimane di emergenza stagionale, consisterà proprio nelle cure territoriali non ospedaliere: guarire i pazienti a casa, in modo sistematico (senza più intasare gli ospedali di casi ormai gravi) metterà la parola fine alla stagione del “terrorismo sanitario” targato Covid». Fine del tunnel? «Stiamo ai fatti: le indicazioni finora pervenute incoraggiano un certo ottimismo. E’ lecito aspettarsi che, da maggio, potremo tutti riprendere una vita più normale, senza più lasciarci terrorizzare dal Covid».«La pacchia dell’emergenza è finita: sia per i media sensazionalisti che per i “terroristi del lockdown”, che nei giorni scorsi avevano inutilmente invocato il ritorno delle chiusure totali». Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt, segue con apprezzamento le prime mosse del governo Draghi. «E’ ingiusto imputare al nuovo premier un’eccessiva prudenza, perché bisogna tenere conto della disastrosa situazione ereditata: per un anno, i pazienti affetti da Covid sono stati curati solo all’ospedale, cioè molto spesso quand’era ormai troppo tardi». Magaldi segnala la svolta in arrivo, cioè «la scelta del primo ministro di avvalersi di un super-consulente destinato a capovolgere la filosofia sanitaria, imponendo cure precoci, domiciliari, a base di antinfiammatori». Nei giorni scorsi era circolato il nome di Giuseppe Remuzzi, presidente dell’Istituto Mario Negri di Milano, autore di un “protocollo” terapeutico basato su farmaci in grado di “spegnere” finalmente il Covid ai primi sintomi, da casa, senza ricorrere all’ospedale. «Il nome non lo indico», dice Magaldi, evitando di citare Remuzzi, «ma ribadisco: la linea espressa sarà quella, a prescindere dalla persona che poi sarà chiamata a interpretarla».
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Ma al potere c’è ancora lo Spettro dell’Impero Romano
Quello che si vuole fare è magnetizzare la Terra, meccanizzare il mondo, digitalizzare tutto: con migliaia di satelliti e milioni di antennine, che ci scoveranno dappertutto. Su quelle onde passeranno messaggi binari digitali, che agiranno per ridurre la nostra mente a una struttura binaria, fatta solo di sì-no. Noi invece siamo composti di tre elementi: un’anima che sente, un’anima che ragiona e un’anima cosciente. L’operazione in corso consiste proprio nel tentare di bloccare lo sviluppo della coscienza: tutto quello che sta avvenendo è chiaramente in funzione anti-coscienza. Solo così si capisce il senso di tutte le “agende”, e si comprende quali enormi poteri stanno dietro all’operazione. Per converso, proprio l’aggressione in corso sta producendo risvegli: crescono le reazioni all’uso manipolatorio che si fa del Covid, dei vaccini, della falsa ecologia. C’è sempre più gente, che si sveglia. I grandi poteri non vogliono certo cambiarlo in meglio, il mondo: ma proprio ostacolandoci, aiuteranno le coscienze a svegliarsi e reagire. Basta non farsi spaventare. Ognuno di noi ha le forze per uscire vincitore, da questa storia.Ora stanno cercando di sfruttare e amplificare l’emergenza Covid per indebolire l’umanità, fisicamente e moralmente, per poi passare a un Great Reset – come lo chiamano loro – nel quale un’umanità con forze vitali e di pensiero ridotte sia immersa in una civiltà meccanico-consumistica, dai gusti oscuri, dalla cultura e dall’arte legate al brutto, al dissonante, spesso al satanico. Un’umanità – quella che vogliono loro – sempre semi-ammalata e dipendente da medicine di sintesi, da cure Ogm, da alterazioni genetiche disumanizzanti, con le parti più elevate della coscienza (che sono ternarie) che vorrebbero sostituire col sistema binario indotto dalla digitalizzazione forzata. Vorrebbero un blocco forzato della coscienza, ma glielo impediremo: facendo il bene attorno a noi. Io dico: ritroviamo il Mondo delle Idee di Platone, i sentimenti elevati. Insisto: portiamo il cielo in Terra, attraverso le nostre azioni. Ora, certo, stanno coprendo questa spinta disumanizzante, che mira alla meccanizzazione degli esseri umani, truccandola da “svolta verde”, da “transizione ecologica”.Cosa vogliono fare? Rimuovere un po’ di anidride carbonica (forse) e sostituirla con qualcosa di molto peggiore. Ovvero: una vera e propria gabbia elettromagnetica, nella quale far circolare segnali solo binari, e avere macchine elettroniche dappertutto. Nel celebrare come meravigliosa questa “svolta verde”, supportati anche da Papa Francesco (che ne ha fatto pure un’enciclica), siamo al di là dell’ipocrisia del vecchio “green washing”, con cui si dipingevano di verde le operazioni commerciali. Qui siamo al centro di una enorme menzogna: coperta da tutti i partiti, da tutti i media, dall’intera cultura dominante. Il mondialismo spinto oggi viene portato avanti attraverso lo sfruttamento del surriscaldamento climatico (che esiste, ma dipende solo in minima parte dalle attività umane). Anziché spendere soldi per ridurre le emissioni di anidride carbonica, bisognebbe semmai investire per adattare le strutture umane, di fronte a un riscaldamento naturale che non fermeremo mai.I tempi per questa grande svolta sono arrivati perché la gente ormai era cotta, pronta a ingoiare nuovi passi verso la schiavizzazione. Era pronta, perché il Covid ci ha fatto a pezzi: un caos pazzesco e voluto, in modo che non ci curassimo bene. E la maggioranza disorientata (che dorme, ed è manipolabile) viene usata come clava contro chi è più libero e più sveglio. Era tutto pronto, anche in Italia: la situazione generata dall’emergenza pandemica aveva creato un condizione tale, per cui si poteva esercitare una pressione molto forte, sui partiti, e guadagnare una sorta di unanimità. Ognuno ha rinunciato alle sue posizioni di partenza (grilline, sovraniste), che erano evidentemente solo strumentati. Questa unanimità dimostra che chi ha mosso tutto, scegliendo Draghi e costringendo tutti gli altri a tacere e addirittura ad allearsi, ha un potere enorme. I politici sono solo terze e quarte file. Sopra di loro ci sono poteri che sono massonici, di ordini religiosi, e poteri finanziari sovrastanti. Ma sopra i poteri finanziari ci sono poteri spirituali oscuri, anti-coscienza.Oggi, in Italia, tutti sono con Draghi: partiti che solo fino a ieri si combattevano tra loro, e politici che avevano sempre diffidato di Draghi. Questo rende evidente che, dietro, c’è un potere enorme. E’ un potere che può scavalcare la politica, e può mostrare a tutti che il gioco democratico lo si lascia fare solo come teatrino, per illudere la gente che la libertà e la democrazia esistano davvero. La democrazia è un raffinato strumento di manipolazione. Perché è stato introdotto? Perché la coscienza umana cresceva, con le spinte libertarie della Rivolzione Francese, e quindi le monarchie autoritarie non potevano più bastare. Occorreva andare incontro alle esigenze della gente, e concedere alcune libertà. E quindi si è inventato il meccanismo democratico, che però è saldamente controllato da questi poteri, anche se fanno finta di essere in balia del gioco elettorale. Divide et impera: crei delle fazioni, le fai litigare tra loro, così la gente di schiera con una parte o con l’altra. Tutti si credono liberi, mentre l’agenda fondamentale resta quella del potere.Guardate Grillo: era sul Britannia con Draghi, e oggi è riuscito – con i suoi imbrogli – a riportare in quel sistema i giovani e gli insoddisfatti che aveva illuso. Poi ci sono dei momenti in cui il potere non ha più bisogno del teatrino democratico. Quando deve fare qualcosa di davvero importante, crea delle situazioni nelle quali si possono eliminare le pastoie della falsa democrazia, che sono faticose e dispersive. Nel momento in cui deve fare un grande passo in avanti, il potere agisce sempre nello stesso modo: scatena una crisi. La crisi consente di giustificare l’accantonamento (persino umiliante) dei soliti vecchi attori, che sembravano comandare. Qui si vede benissimo che non comandano proprio niente. E le crisi vengono cavalcate per fare entrare in scena, alla fine, dei personaggi più capaci di portare avanti l’agenda del potere, senza più intermediazioni politiche. A quell’agenda tutti obbediscono, destra e sinistra. Chi vota contro (l’estrema destra, l’estrema sinistra) sa benissimo che sarà ininfluente: il suo ruolo consiste semplicemente nel far credere al pubblico che la democrazia esista.Chi comanda, nel mondo, è ancora una forza spirituale – una sorta di eggregora – che Rudolf Steiner chiamava lo Spettro dell’Impero Romano. Non perché ci sia ancora l’Impero Romano coi centurioni e gli imperatori, ma il gruppo che stava dietro all’Impero Romano è ancora dominante, così come le sue forme-pensiero: il fine che giustifica i mezzi, il principio di autorità, il divide et impera, l’uso della propaganda. Lo Spettro dell’Impero Romano ha usato poi altri imperi: quello francese, quello inglese, poi i nazisti, più di recente gli americani come forza di manovra, quindi l’Unione Europea (come in questo momento) e infine la Cina del futuro. Questo potere ha sempre bisogno di truppe mercenarie: ma è sempre lo stesso “spettro”, la stessa eggregora, coi medesimi metodi di funzionamento. Se devo far accettare la mia agenda, che il popolo non vuole, allora creo delle crisi anche forti: guerre, divisioni e conflitti. Tra chi? Tra gli stessi politici che sono dipendenti dal potere oscuro. E quindi si scatenano forti crisi belliche, finanziarie e anche sanitarie.Il risultato non cambia: la gente è immersa nella paura e nella disperazione, provocate e ulteriormente amplificate da quegli stessi poteri (la vicenda del Covid insegna). Così, quando la gente è cotta a puntino, si presenta il salvatore della patria, subito santificato dai media, ormai ridicoli e tutti prezzolati. Quante crisi sono state provocate per far avanzare l’agenda dei poteri anti-umani? Tantissime, nella storia. In epoca recente, consideriamo le due guerre mondiali, l’esplosione della bomba atomica, poi l’11 Settembre, le false primavere arabe fatte dai servizi segreti. Prima ancora, la falsa caduta del Muro di Berlino: il comunismo non esisteva già più, ma i servizi segreti di quei paesi (dalla Russia alla Romania) hanno organizzato dei colpi di Stato sostenuti dai poteri oscuri, e quindi i capi di quei servizi segreti sono tutti diventati capitalisti, o capi di Stato. E’ con le crisi, che si cambia sistema: dall’omicidio di Moro al vero e proprio golpe di Tangentopoli. Per non parlare delle varie crisi economiche, delle speculazioni sulla lira (che dopo Mani Pulite aprirono le porte a Ciampi e ai cosiddetti Ciampi-Boys, tra cui appunto Mario Draghi). Sta a noi, quindi, smascherare la truffa in corso.(Fausto Carotenuto, estretti dal video-intervento “Un governo di draghi” pubblicato su YouTube e su “Coscienze in Rete” il 19 febbraio 2021).Quello che si vuole fare è magnetizzare la Terra, meccanizzare il mondo, digitalizzare tutto: con migliaia di satelliti e milioni di antennine, che ci scoveranno dappertutto. Su quelle onde passeranno messaggi binari digitali, che agiranno per ridurre la nostra mente a una struttura binaria, fatta solo di sì-no. Noi invece siamo composti di tre elementi: un’anima che sente, un’anima che ragiona e un’anima cosciente. L’operazione in corso consiste proprio nel tentare di bloccare lo sviluppo della coscienza: tutto quello che sta avvenendo è chiaramente in funzione anti-coscienza. Solo così si capisce il senso di tutte le “agende”, e si comprende quali enormi poteri stanno dietro all’operazione. Per converso, proprio l’aggressione in corso sta producendo risvegli: crescono le reazioni all’uso manipolatorio che si fa del Covid, dei vaccini, della falsa ecologia. C’è sempre più gente, che si sveglia. I grandi poteri non vogliono certo cambiarlo in meglio, il mondo: ma proprio ostacolandoci, aiuteranno le coscienze a svegliarsi e reagire. Basta non farsi spaventare. Ognuno di noi ha le forze per uscire vincitore, da questa storia.
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Non è stato un incidente: avanza un’agenda inesorabile
Un temporale fa dei gesti grigi, racconta Paolo Conte in una bella canzone di qualche anno fa, quando ancora le persone circolavano libere e a viso scoperto, sapendo di non dover temere niente più di quanto gli ordinari programmi dell’universo avessero in cantiere, quanto a imprevisti e inconvenienti. Le agende dell’epoca non avevano raggiunto il grado totalitario, elettromagnetico e satellitare della cyber-zootecnia di oggi: esistevano ancora menti pensanti e dissonanti, zone-rifugio, individui non armati di smartphone e non schedati sui social. Poi crollarono imperi e torri, terrorismi e guerre sbriciolarono le ultime sicurezze insieme alle cosiddette crisi finanziarie. E infine – come da copione – arrivò la grande peste, lungamente annunciata. Irruppe al momento giusto, su uno scenario sbilanciato: la narrazione totalmente ipnotica della leggenda climatica, la santificazione dell’esodo umano sui barconi come destino inevitabile e persino desiderabile, e poi il feudo atlantico momentaneamente fuori controllo, e il marchesato cinese ansioso di servire da clava, nella guerra santa del globalismo mercantile fatto solo di numeri e obbiedenza cieca.Il grande strappo era necessario, per l’agenda dei sommi pianificatori, che a loro volta hanno l’aria di essere meri esecutori, sia pure dotati di formidabile talento per la zootecnia antropologica. Non è stato un incidente, il vortice che ha spalancato il baratro del 2020. Non è stato un incidente, si suppone, nemmeno la disavventura in cui è incorso Boris Johnson, l’uomo che si era schierato contro la follia dei lockdown. Ad avanzare sospetti è Gioele Magaldi: ne parlerà nel suo prossimo libro, in uscita a ottobre, con risvolti allucinanti sulla genesi del grande strappo. Il premier inglese sarebbe stato prima spaventato a morte e quasi ucciso, e poi blandito con sapienza, perché non si sognasse di fare del Regno Unito un cattivo esempio, cioè un paese che esce dalla peste col minimo di vittime, senza devastare l’economia e l’esistenza stessa di milioni di persone. Qualcosa del genere, in piccolo, dice sempre Magaldi, era avvenuto nella Francia sconvolta dagli attentati terroristici: si trattava di piegare François Hollande, investito come leader anti-rigore (in opposizione alla nefasta leadership della Merkel) e poi ricondotto alla ragione, tra minacce e promesse.Piccolezze, forse, di fronte alla magnitudo planetaria del grande strappo in corso, il cui copione prevede l’attesa messianica di un vaccino anomalo, un preparato genico che agisce direttamente sul Dna, senza che si conoscano gli effetti dell’innesto, per poi passare – progettandola da subito – a una sorta di riconversione universale del vivere, pensata dall’alto, sulla base di calcoli riservati e proiezioni inconfessabili, fidando come sempre nella docilità della politica, ormai ridotta a intrattenimento imbarazzante, e nella lingua biforcuta della narrazione, parole e voci a cui la maggioranza dormiente non sa ancora staccare la spina. Le acuminate analisi dei non pochi eretici si spingono tra le nubi a bassa quota, nei cieli intermedi dove i globocrati esercitano il loro imperio incontrastato, affidato a volti rassicuranti che declinano parole d’ordine soavemente decantate a reti unificate. Rasoterra c’è chi ancora guarda alle scimmiette dei partiti; qualcuno riconosce addirittura gli ordini degli invisibili manovratori, ma poi non indovina da dove vengano, a loro volta, gli ordini che anche costoro ricevono. E intanto il temporale avanza, come ricorda Paolo Conte, e fa i suoi gesti grigi.Un temporale fa dei gesti grigi, racconta Paolo Conte in una bella canzone di qualche anno fa, quando ancora le persone circolavano libere e a viso scoperto, sapendo di non dover temere niente più di quanto gli ordinari programmi dell’universo avessero in cantiere, quanto a imprevisti e inconvenienti. Le agende dell’epoca non avevano raggiunto il grado totalitario, elettromagnetico e satellitare della cyber-zootecnia di oggi: esistevano ancora menti pensanti e dissonanti, zone-rifugio, individui non armati di smartphone e non schedati sui social. Poi crollarono imperi e torri, mentre terrorismi e guerre sbriciolarono le ultime sicurezze, con l’aiuto delle cosiddette crisi finanziarie. E infine – come da copione – arrivò la grande peste, lungamente annunciata. Irruppe al momento giusto, su uno scenario sbilanciato: la narrazione totalmente ipnotica della leggenda climatica, la santificazione dell’esodo umano sui barconi come destino inevitabile e persino desiderabile. E poi il feudo atlantico momentaneamente fuori controllo, e il marchesato cinese ansioso di servire da clava, nella guerra santa del globalismo mercantile fatto solo di numeri e obbedienza cieca.
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Rivoluzione: guarire, da casa. Draghi punta su Remuzzi
Smontare il Covid? Possibile: basta agire per tempo, sapendo quali farmaci usare. Non c’è bisogno dell’ospedale: ci si cura a casa, con potenti dosi di antinfiammatori. In questo modo, si impedisce alla patologia di esplodere e la si “spegne” sul nascere. Lo afferma il professor Giuseppe Remuzzi, direttore dell’istituto farmacologico Mario Negri di Milano. La notizia? Mario Draghi ha intenzione di “arruolarlo” come suo consulente speciale, facendone il Fauci italiano: uno stratega, in grado di spezzare l’incantesimo del Covid, finora rivelatosi un disastro per l’Italia (niente cure precoci, e corsa all’ospedale quando ormai è tardi, in molti casi). Il primo a rivelare il piano-Draghi è stato il “Foglio”, sottolineando la scelta di utilizzare Remuzzi. Attenzione: nei mesi scorsi, il professore (insieme a Fredy Suter, a lungo primario di malattie infettive all’ospedale di Bergamo) ha diffuso una sorta di protocollo per le cure precoci, destinato a istruire i medici di famiglia, mettendoli finalmente nelle condizioni di trasformare il Covid in un problema affrontabile da casa, in pochi giorni. Istruzioni finora mai recepite dal ministero della sanità.L’attuale protocollo-Covid è ancora «grottesco», come lo definisce il professor Pietro Luigi Garavelli, infettivologo e primario a Novara: le cure efficaci esistono (idrossiclorochina e colchicina, più eventualmente eparina), ma non sono state recepite dai gestori nazionali della sanità. «Ai pazienti alle prese coi primi sintomi si prescrive ancora l’inutile Tachipirina, lasciandoli in attesa a “friggere” nella loro febbre: in questo modo, non si fa nulla per contrastare il peggioramento, che poi gonfia i numeri dei ricoveri in emergenza», dicono i sanitari che assistono gratis i pazienti, attraverso associazioni come “Ippocrate”, che vantano il 100% di successi: tutte guarigioni ottenute senza bisogno di ospedalizzare nessuno. La terapia di Remuzzi è ancora più semplice: tanta vitamina D, e soprattutto antinfiammatori come il Nimesulide. Ma persino l’Aspirina (in dosi elevate) può bloccare l’evoluzione del Covid, scongiurando il pericolo. Sta dunque per cambiare la narrazione dell’emergenza, se Mario Draghi punta sul presidente dell’istituto Mario Negri? Sarà sfatato il tabù che ha finora impedito ai media di raccontare l’esistenza di terapie efficaci?Proprio l’adozione di un protocollo nazionale per le cure precoci domiciliari (finora clamorosamente mancato) potrebbe essere l’arma vincente per uscire dall’incubo. Certo, a pesare come un macigno sono i 12 mesi di ritardo accumulati dal governo Conte, grazie alla sciagurata gestione dell’emergenza affidata al ministro Speranza e al suo consulente Walter Ricciardi. Occorre altro tempo, per mettere a punto la contromossa definitiva? Per questo, probabilmente, lo stesso Draghi convalida la colorazione di arancione di molte Regioni, per il prossimo mese. Primo obiettivo, transitorio: limitare i contagi, trovando il modo (intanto) di arginare il problema con i vaccini, cioè reperendo milioni di dosi e reclutando personale sanitario e siti per le vaccinazioni in ogni angolo d’Italia. Insomma: fine delle storielle imbarazzanti, come le costosissime “primule” di Arcuri. La risposta vaccinale è quella che va per la maggiore, nel mondo: si spera che i “vaccini” mRna («che non sono veri vaccini, ma terapie geniche», precisa Garavelli) possano funzionare, almeno per qualche mese.Molti i dubbi, ovviamente: si teme che un innesto genetico come quello oggi in distribuzione (ancora sperimentale, e con grandi incognite sugli effetti collaterali a medio e lungo termine) possa rappersentare una soluzione solo momentaea, dovendo “inseguire” un virus Rna velocemente mutante. Strategica, invece, la risposta dei sanitari che hanno imparato a guarire i pazienti: vaccino o non vaccino, l’essenziale è sapere come fermare l’infiammazione in modo tempestivo. Se il governo Draghi adotterà questo approccio, raccomandando dai migliori medici italiani, è facile immaginare che il problema Covid sarà destinato a sparire dai titoli d’apertura dei telegiornali. L’importante è che il governo metta finalmente tutti i medici nelle condizioni di intervenire in modo risolutivo. Come? «Se abbiamo qualche sintomo che potrebbe essere riconducibile al Covid, non c’è tempo da perdere», premette “Qui Finanza”, citando un’intervista che Remuzzi ha rilasciato mesi fa a “Repubblica”. «Nessun falso allarmismo, ma soltanto buonsenso. Perché con questo virus non si scherza, e il tempo è una variante assolutamente determinante».Remuzzi e Suter hanno firmato lo scorso dicembre un documento indirizzato ai medici di famiglia: fondamentale per curarsi a casa in sicurezza «anche prima di avere la conferma, tramite tampone, che si tratti proprio di coronavirus». Il protocollo si basa sulla letteratura scientifica e sull’esperienza clinica matirata sul campo, in tutto il mondo: «Strumenti essenziali e semplici, alla portata di tutti, per spiegare come vengono curati i pazienti Covid a casa loro, minimizzando il rischio di ricovero in ospedale». La parola d’ordine è tempestività. «Prima agisci, più hai successo nell’evitare il ricovero», ha spiegato Remuzzi a “Repubblica”. «Moltissimi italiani che si curano a casa ci telefonano perché hanno problemi di assistenza, che poi li inducono a rivolgersi al pronto soccorso. Però non ci vanno subito, ma solo quando si è già instaurata una fase iper-infiammatoria, e allora magari la malattia evolve negativamente».Nei primi 2-3 giorni, quando la malattia è in fase di incubazione e si è presintomatici, inizia ad esserci una carica virale che sale, riassume “Qui Finanza”, sulla base del report di Remuzzi. Nei 4-7 giorni successivi, iniziano febbre e tosse e la carica virale diventa altissima. «Quello è il momento cruciale, ma è anche il momento in cui di solito non si fa niente, perché magari ci si limita a prendere l’antipiretico aspettando il tampone». Così, si può arrivare rapidamente al periodo di infiammazione eccessiva, quella che gli inglesi chiamano “hyper inflammation”, con sindrome respiratoria acuta: «E’ questa che mette le basi perché il virus arrivi ai polmoni, e lì si crei quella che gli immunologi chiamano “tempesta di citochine”, ovvero una reazione eccessiva del sistema immunitario che danneggia l’organismo». Un dramma che si può benissimo evitare, sostiene Remuzzi, se il medico di base sa come agire, da subito. Prevenire la fase di iper-infiammazione, dice Remuzzi, «è la cosa più importante in assoluto, per scongiurare un’evoluzione negativa della malattia».Ovviamente non si tratta di una “cura fai da te”: è una strategia da seguire a casa sotto controllo medico (a patto che il medico, appunto, sia stato finalmente ragguagliato sui farmaci da somministrare). Prima ancora, il professor Remuzzi raccomanda l’assunzione di vitamina D, a scopo preventivo: alza le difese immunitarie, e quindi riduce di molto la possibilità di inconvenienti seri. Quando invece la malattia dovesse manifestarsi, secondo Remuzzi il medico di famiglia dovrebbe visitare il paziente, a casa, almeno una prima volta, per impostare la terapia (per seguire l’evoluzione, basteranno contatti solo telefonici). Prima mossa: «Appena si avvertono i primi sintomi, occorre suggerire subito l’antinfiammatorio, mentre il paziente aspetta il tampone». Remuzzi spiega anche cosa non fare. E cioè: «Non seguire la solita trafila ma chiamare subito il medico, non prendere la Tachipirina mentre si aspetta il tampone, non aspettare altri giorni per i risultati del tampone».Quello che raccomandano Remuzzi e i suoi colleghi, aggiunge “Qui Finanza”, è di prendere vantaggio sul virus non appena si può. «Appena si avvertono i primissimi sintomi – come tosse, febbre, spossatezza, mal di testa, dolori ossei e muscolari – bisogna iniziare subito il trattamento, senza aspettare i risultati del tampone». Alle prime avvisaglie, «non bisogna assumere un antipiretico (come la Tachipirina) ma un farmaco antinfiammatorio, così da limitare la risposta infiammatoria dell’organismo all’infezione virale». Quali farmaci si possono prendere a casa, dietro prescrizione medica, prima dell’esito del tampone? «Quando la febbre supera i 37,3 gradi o se ci sono mialgie, dolori articolari o altri sintomi dolorosi, si possono assumere farmaci antinfiammatori chiamati “inibitori della ciclo-ossigenasi 2” (o Cox-2 inibitori), come il Celecoxib. Il medico può prescriverne, ovviamente se per quel paziente non ci sono controindicazioni, una dose iniziale di 400 milligrammi seguita da una di 200 nel primo giorno di terapia, e poi un massimo di 400 milligrammi per giorno nei giorni successivi, se necessario».Un altro farmaco Cox-2 inibitore, utile a prevenire l’infiammazione eccessiva, è il Nimesulide, il più famoso dei quali è l’Aulin. «In questo caso la dose consigliata è di 100 milligrammi due volte al giorno, dopo i pasti, per un massimo di 12 giorni». Se invece ci sono problemi o controindicazioni per il Celecoxib e il Nimesulide, «si può anche ricorrere all’Aspirina, anch’essa in grado di inibire Cox-2». La semplice Aspirina? Sì, certo: in dosi da 500 milligrammi, due volte al giorno, dopo i pasti. Poi: «Se c’è febbre persistente, dolori muscoloscheletrici o altri segnali di infiammazione, il dottore può prescrivere anche un corticosteroide, come il Desametasone: i corticosteroidi inibiscono molti geni pro-infiammatori che producono citochine». Uno studio sul Nimesulide, pubblicato sull’”International Journal of Infective Diseases”, dimostra che riduce le componenti della famosa “tempesta di citochine”.Un altro studio, pubblicato su “Anesthesia and Analgesia” rivela che «l’uso dell’Aspirina si associa a minor bisogno di ventilazione meccanica, minore necessità di essere ammessi in terapia intensiva e minore mortalità del paziente». Attenti, soprattutto, a non usare la Tachipirina: «La Società di Farmacologia francese ha trovato che l’utilizzo di paracetamolo, in persone che hanno forme avanzate della malattia, potrebbe persino nuocere, perché sottrae glutatione, antiossidante naturale prodotto dal fegato, sostanza importante per la capacità di difenderci dalle infezioni virali». Tutte notizie “lunari”, per il pubblico italiano, a cui giornali e televisioni – per un anno – hanno raccontato che dal Covid ci si “salva” solo all’ospedale, o ricorrendo al vaccino. Introdurre finalmente terapie precoci, gestibili da casa, significa compiere una sorta di “rivoluzione copernicana”, trasformando il Sars-Cov-2 (incluse le sue ovvie e continue “varianti”, essendo un virus Rna) in una patologia normalmente affrontabile, come tantissime altre. Il che permetterebbe di uscire davvero dall’incubo, mettendo fine all’allucinazione collettiva del panico e del distanziamento: se la malattia diventa curabile (e lo è già, come confermano Remuzzi e colleghi) l’emergenza non ha più ragione di esistere.https://quifinanza.it/info-utili/video/covid-antinfiammatori-ricovero-remuzzi/444694/Smontare il Covid? Possibile: basta agire per tempo, sapendo quali farmaci usare. Non c’è bisogno dell’ospedale: ci si cura a casa, con potenti dosi di antinfiammatori. In questo modo, si impedisce alla patologia di esplodere e la si “spegne” sul nascere. Lo afferma il professor Giuseppe Remuzzi, direttore dell’istituto farmacologico Mario Negri di Milano. La notizia? Mario Draghi ha intenzione di “arruolarlo” come suo consulente speciale, facendone il Fauci italiano: uno stratega, in grado di spezzare l’incantesimo del Covid, finora rivelatosi un disastro per l’Italia (niente cure precoci, e corsa all’ospedale quando ormai è tardi, in molti casi). Il primo a rivelare il piano-Draghi è stato il “Foglio”, sottolineando la scelta di utilizzare Remuzzi. Attenzione: nei mesi scorsi, il professore (insieme a Fredy Suter, a lungo primario di malattie infettive all’ospedale di Bergamo) ha diffuso una sorta di protocollo per le cure precoci, destinato a istruire i medici di famiglia, mettendoli finalmente nelle condizioni di trasformare il Covid in un problema affrontabile da casa, in pochi giorni. Istruzioni finora mai recepite dal ministero della sanità.
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Garavelli: non sono vaccini. Meglio le cure precoci, a casa
Per favore, non chiamateli vaccini: sono terapie geniche sperimentali, e non è detto che bastino a neutralizzare un virus Rna, difficilissimo da “inseguire” proprio perché mutante. Ma soprattutto: perché dannarsi tanto per questi controversi non-vaccini, quando ormai è assodato che per ridurre la minaccia Covid sono più che sufficienti le cure precoci da somministrare ai primi sintomi, lasciando i pazienti a casa ed evitando quindi la corsa agli ospedali? A uscire dal coro è il professor Pietro Luigi Garavelli, che dirige il reparto malattie infettive dell’Ospedale Maggiore di Novara, centro sanitario universitario. Che si arrivasse ai vaccini «era prevedibile, ma non in questo modo», protesta Garavelli, da sempre favorevole alle vaccinazioni ma più che perplesso su quelle progettate per il coronavirus. «Purtroppo, dovendo fare di necessità virtù e ritenendo di non avere altro in mano (le cure precoci domiciliari) la politica ha puntato tutto sulla vaccinazione». Un rimprovero preciso: se un anno fa si poteva comprendere lo sbandamento generale di fronte a un virus “nuovo”, «ora è imperdonabile» il caos che continua a regnare, tra i gestori dell’emergenza.Ormai, «del Sars-Cov-2 si conosce quasi tutto», inclusa «l’inefficacia dei lockdown». E i vaccini? Se non vengono rapidamente somministrati fanno presto a risultare inutili, secondo Garavelli, «perché il virus si replica e muta». Il professore giudica inammissibile che la politica trascuri l’importanza strategica delle terapie precoci, alcune con farmaci “aspecifici” come idrossiclorochina, ivermectina e colchicina, e altre con l’impiego di medicinali mirati come gli anticorpi monoclonali. Tutte terapie salva-vita, finora incredibilmente «soppiantate dalla grottesca indicazione a dare la Tachipirina», completamente inutile in caso di Covid. La battaglia – ribadisce Garavelli – non la si può vincere negli ospedali, dove i malati arrivano in condizioni già gravi. La vera trincea resta il territorio, finora gravemente trascurato: serve «la possibilità di fare diagnosi rapide negli studi medici e nelle farmacie». La verità è che, dopo un anno, l’Italia sembra rimasta all’età della pietra. Le cure esistono e funzionano, ma la politica le ignora. In compenso punta tutto sui nuovi vaccini sperimentali, che veri vaccini non sono.Quelli ora disponibili per tentare di immunizzarsi dal Covid, dice Garavelli, sono tutti a base di mRna: «Difficile definirli vaccini: forse è più corretto denominarli “terapie geniche”». Interessanti? Sì: «Sono totalmente innovativi, nella filosofia di immunizzazione». Ma attenzione: «In altri momenti sarebbero stati immessi con prudenza», cioè secondo il “principio di precauzione”, per scoprire se funzionano davvero e se non rappresentano un pericolo per le persone vaccinate. Ora, invece, «dopo un breve periodo di sperimentazione su categorie selezionate», questi non-vaccini sono stati utilizzati su larga scala, «ed è accaduto quello che poteva essere previsto». Ovvero: «In tutto il mondo, tranne che dai “giornaloni”, sono segnalati tutta una serie di effetti collaterali precoci, che ha portato in alcune situazioni al blocco della campagna vaccinale stessa». A questo dato, prosegue l’infettivologo, si aggiunga «la mancata conoscenza» di troppi elementi, per esempio «gli effetti collaterali a breve e lungo termine». Inoltre, non si sa «quanta parte della popolazione sarà immunizzata, e quanto a lungo».Secondo il professor Garavelli, non si conosce ancora «la reale efficacia nel prevenire l’infezione e la malattia, che sono cose diverse», visto che la maggior parte dei contagiati è asintomatica. Non solo: la comparsa di vari ceppi virali, sotto la pressione anche degli stessi vaccini, potrebbe rendere «poco utili» questi farmaci, la cui produzione peraltro procede a rilento, così come la loro distribuzione in Italia. Uno spiraglio forse si avrà nei prossimi mesi: «A breve arriveranno vaccini più classici, costruiti con le metodiche tradizionali, più rassicuranti per un vecchio infettivologo come me, convinto pro-vax», dice Garavelli. Ma intanto, «dato che la vaccinazione procede lentamente, escludendo larghe fasce di popolazione (quelle socialmente attive e produttive), da cittadino e da medico mi chiedo perché si debba fare il piano vaccinale imposto dalle autorità, direi il “vaccino di Stato”, e non consentirne invece la libera scelta, sotto la guida di medici esperti, magari con un acquisto in proprio. In fin dei conti, è in gioco la salute. E in questo campo si deve poter volere ciò che si ritiene il meglio».Pochi segreti, ormai, sul Sars-Cov-2: è un virus Rna estremamente mutevole, che può eludere il nostro sistema immunitario (grazie alle sue continue “varianti”, note da subito), causando «reinfezioni, riattivazioni e forme croniche», e capace anche di «rendere inefficaci i vaccini, a meno che questi vengano rapidamente aggiornati». In ogni caso, sottolinea il professor Garavelli, il nostro sistema immunitario «si trova a combattere una battaglia estremamente difficile e complessa, dall’esito incerto». Secondo il medico, «l’immunità di gregge, naturale o post-vaccinale, non sarà in grado di contenere la pandemia». E quindi, «prima di trovarsi con un pugno di mosche in mano e la gente disillusa e inferocita, urge sempre più pensare ad un approccio combinato di tipo comportamentale e di terapie precoci a domicilio, essendoci la disponibilità di farmaci, ora arricchitasi coi monoclonali». Domanda retorica: «Dato che le nozioni sopra riportate sono ben note agli specializzandi di malattie infettive, perché questo settore è silenzioso?».«Mi è stato detto che sono pessimista», si sfoga Garavelli su Facebook. «Semplicemente, mi sono rotto: oltre che fisicamente, anche moralmente». La situazione non è allegra: «Si “colorano” le Regioni, mentre forse agli italioti farebbe bene un po’ di educazione sanitaria, affinché non sembrino pecore al pascolo quando viene concesso il quarto d’ora d’aria». Per fortuna, aggiunge l’infettivologo, si sta avvicinando la bella stagione: «Col caldo, il Sars-Cov-2 ridurrà la sua capacità di trasmissione: alla faccia di lockdown e vaccini». Con il prossimo autunno scomparirà? «E’ scarsamente probabile», visto che si tratta di una patologia «divenuta endemica, da ceppi virali mutanti e subentranti con periodiche riaccensioni epidemiche». Conclude Garavelli: «Mi auguro che per allora accada un miracolo, cioè che si diventi più pragmatici si accetti il Covid-19 una infezione con mediocre mortalità e cure sempre più efficaci. Altrimenti, leggere sempre le stesse cose senza risolvere nulla è veramente fonte di rottura morale, tale da invidiare gli eremiti che nulla hanno a che fare con la pazza folla».Per favore, non chiamateli vaccini: sono terapie geniche sperimentali, e non è detto che bastino a neutralizzare un virus Rna, difficilissimo da “inseguire” proprio perché mutante. Ma soprattutto: perché dannarsi tanto per questi controversi non-vaccini, quando ormai è assodato che per ridurre la minaccia Covid sono più che sufficienti le cure precoci da somministrare ai primi sintomi, lasciando i pazienti a casa ed evitando quindi la corsa agli ospedali? A uscire dal coro è il professor Pietro Luigi Garavelli, che dirige il reparto malattie infettive dell’Ospedale Maggiore di Novara, centro sanitario universitario. Che si arrivasse ai vaccini «era prevedibile, ma non in questo modo», protesta Garavelli, da sempre favorevole alle vaccinazioni ma più che perplesso su quelle progettate per il coronavirus. «Purtroppo, dovendo fare di necessità virtù e ritenendo di non avere altro in mano (le cure precoci domiciliari) la politica ha puntato tutto sulla vaccinazione». Un rimprovero preciso: se un anno fa si poteva comprendere lo sbandamento generale di fronte a un virus “nuovo”, «ora è imperdonabile» il caos che continua a regnare, tra i gestori dell’emergenza.