Archivio del Tag ‘Francia’
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Torino-Lione, sorpresa: la Savoia non ci crede più
La Torino-Lione non è più un tabù: il progetto ha smesso di essere “intoccabile”, perlomeno in Francia, dove ambientalisti e partiti ormai contestano apertamente la super-linea ferroviaria contro cui si batte strenuamente la valle di Susa, ritenendola un salasso finanziario devastante per l’ambiente e soprattutto inutile, come confermato dai 400 docenti universitari che hanno sottoscritto l’appello rivolto a Mario Monti, promosso da Luca Mercalli e Sergio Ulgiati. Ora il “fronte critico” si allarga alla Savoia, dove ormai si oppongono al progetto sia le maggiori associazioni ecologiste, sia l’Ump, il partito di Sarkozy. Sigle come Fapna e Fne, cartelli ecologisti fino a ieri favorevoli al progetto, hanno cambiato idea: colpa delle «rilevanti carenze» del dossier, su temi come sostenibilità ambientale e redditività di una infrastruttura faraonica, destinata all’improbabile trasporto merci Italia-Francia, ormai in declino.
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No-Tav, diritti in gioco: si scrive val Susa, si legge Italia
E’ necessaria l’alta velocità? Risposta: no. Motivo: la Tav «danneggia l’ambiente, ci sono altre soluzioni alternative». E’ un coro, quello del sondaggio realizzato dal magazine online “Torino Oggi”, instant-poll al quale hanno rapidamente aderito quasi duemila lettori. Il 75% non ha dubbi: la Torino-Lione è un’avventura finanziaria senza senso e un disastro ambientale annunciato, oltre che una tortura per la valle di Susa, che sabato 25 febbraio “risponde” con una manifestazione popolare che si annuncia imponente, con pullman da tutta Italia e adesioni autorevoli, dall’Arci ad Emergency. Antipasto della marcia Bussoleno-Susa, il corteo di Milano che il 18 febbraio ha raccolto oltre tremila persone, invocando “libertà per i No-Tav” arrestati a fine gennaio per resistenza e presunte “lesioni” inferte ai poliziotti. Manette scattate oltre 7 mesi dopo gli scontri del 3 luglio 2011 a Chiomonte.
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Europei, sveglia: referendum, per fermare il massacro
La Grecia brucia, ma è solo il primo incendio: quello che sta accadendo in Grecia è soltanto il prologo di quello che sta per avvenire nel resto d’Europa. Anzi, mi auguro che avvenga nel resto d’Europa, perché stanno direttamente attaccando il patto sociale su cui 400 milioni di persone hanno vissuto negli ultimi 70 anni. Stanno letteralmente demolendo l’intera struttura economico-sociale alla quale tutti noi siamo non solo abituati, ma a cui abbiamo anche diritto perché le nostre Costituzioni ce lo garantiscono. Quindi, alla Grecia è toccato per prima, ma credo che la Grecia stia dando un segnale di grande resistenza: il popolo greco non accetta le decisioni dei propri rappresentanti. Situazione molto simile a quella italiana, dove i rappresentanti del popolo non rappresentano più il popolo.
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Theodorakis: la Grecia ha aperto la porta al suo assassino
Esiste un complotto internazionale che ha l’obiettivo di cancellare il mio paese. E’ iniziato nel 1975 opponendosi alla civiltà neo-greca, è continuato con la distorsione sistematica della nostra storia contemporanea e della nostra identità culturale e adesso sta cercando di cancellarci anche materialmente con la mancanza di lavoro, la fame e la miseria. Se il popolo greco non prende la situazione in mano per ostacolarlo, il pericolo della sparizione della Grecia è reale. Io lo colloco entro i prossimi 10 anni. Di noi, resterà solo la memoria della nostra civiltà e delle nostre battaglie per la libertà.
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Pietà per l’orso: una nuova religione che salvi noi cannibali
Quando Berlusconi è caduto, sotto il Quirinale suonava l’orchestra della Resistenza Musicale Permanente, uno dei tanti movimenti antiberlusconiani, il cui coro ha cantato l’Alleluia di Händel. Poi Monti è stato accolto col consenso quasi generale della popolazione, senza che si conoscesse il suo programma: lui, del resto, era il salvatore. «L’accoglienza che gli è stata fatta – scrive il poeta Carlo Bordini – mi ha fatto pensare all’accoglienza che fece Roma a Hitler nel 1938», riservando «un entusiasmo delirante» al messia del nazismo. Ammettiamolo: il mondo è a pezzi. La soluzione? Semplice: abolire la proprietà privata. Mission impossibile, naturalmente, per colpa del socialismo storico: l’orrore scatenato dal totalitarismo sovietico ha frenato ogni possibile evoluzione libertaria, lasciando campo libero alla ferocia schiavistica del capitalismo.
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Forze inglesi a Damasco, non è Assad a massacrare i siriani
Stanno macellando la Siria, a cannonate: non i presunti “boia” del regime di Assad, ma i brutali miliziani armati dall’Occidente. «Sono loro che ci terrorizzano», dichiara un testimone in una drammatica intervista realizzata a Homs dalla prestigiosa giornalista indipendente Silvia Cattori: «Ci minacciano se solo mettiamo il naso fuori di casa, siamo noi a chiamare l’esercito in nostro aiuto». E la versione dei media, che propongono una rivolta popolare contro l’oppressione della dittatura? Un diluvio di menzogne, senza uno straccio di prova. Per questo, Russia e Cina hanno posto il veto all’Onu contro una risoluzione anti-Assad. Ma c’è di peggio: oltre alla “legione libica” proveniente da Bengasi, in Siria – contro l’esercito di Damasco – sarebbero in azione reparti scelti del Qatar e addirittura forze speciali inglesi.
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Bruxelles non ci lascia scampo: il nostro nemico è l’euro
Oramai è tutto chiaro: per salvare l’euro è necessario ridurre il gap di competitività fra i paesi dell’Eurozona, allineandosi all’istante con la Germania. Mission impossible: Berlino ha impiegato dieci anni per ridurre il costo del lavoro preservando il welfare, mentre all’Europa del Sud si chiede un salto nel vuoto, senza paracadute e senza la minima possibilità di successo. «L’unica speranza di salvezza, per i ceti popolari e medi, è la fuoriuscita immediata dall’Eurozona e dall’Unione Europea», dice esplicitamente Fabrizio Tringali, di “Alternativa”. «Senza la consapevolezza di questo, ogni battaglia di resistenza alle misure imposte dalla tecnocrazia europea si sconterà contro il ricatto della necessità di tali misure per salvare l’euro e l’unità dell’Unione».
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Frecce Tricolori: piloti uccisi perché tacessero su Ustica?
Ramstein, 29 agosto 1988: collisione in volo tra due aerei delle “frecce tricolori”. Una strage: muoiono tre piloti e 67 spettatori. Forse non è stato un incidente: due dei piloti rimasti uccisi, Ivo Nutarelli e Mario Naldini, pochi giorni dopo avrebbero dovuto testimoniare su un’altra tragedia, quella di Ustica. La fatidica sera del 27 giugno 1980, in cui esplose in volo il Dc-9 Itavia con a bordo quattro membri dell’equipaggio e 77 passeggeri, tra cui 13 bambini, Nutarelli e Naldini erano anch’essi in volo, non lontano dalla rotta del velivolo di linea abbattuto, e avrebbero lanciato via radio un allarme aereo generale. Otto anni dopo, il disastro di Ramstein. E oggi, un dettaglio inquietante: il jet acrobatico di Nutarelli aveva il carrello inspiegabilmente aperto, così come il freno aerodinamico anteriore. I comandi erano stati manomessi?
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Crisi e guerra: contro la Cina, la geopolitica del caos
«È proprio vero il detto che chi non conosce la storia è condannato a ripeterla. Sembra d’assistere ad una riedizione degli eventi post-1929. E vogliamo dirla tutta? Il 1929 sfociò alfine nella Seconda Guerra Mondiale». Parola di Daniele Scalea, condirettore della rivista “Geopolitica”, che lancia uno sguardo ai pesanti rivolgimenti che hanno segnato il 2011: la Cina che cresce, l’Europa che vacilla, gli Usa che destabilizzano le aree-cerniera come l’Africa e il Mediterraneo, senza però un disegno chiaro: è la “geopolitica del caos” che, dalla Libia alla Siria, punta a generare conflitti regionali, per rallentare l’ascesa di Pechino e prendere tempo, in attesa che il petrolio del Medio Oriente diventi sempre meno strategico.
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Tagliatori di teste: Monti e il governo-ombra del mondo
Come dono emblematico della rinnovata “amicizia italo-libica”, ad opera dei nuovi governi dei due paesi, il premier Mario Monti ha riportato in Libia la testa di Domitilla, che qualcuno aveva rubato vent’anni fa decapitando un’antica statua. Di teste tagliate, Monti in effetti se ne intende. Prima di ricevere l’investitura dal presidente Napolitano, ha fatto parte per anni della banca statunitense Goldman Sachs, le cui speculazioni (tra cui la truffa dei mutui subprime) hanno provocato tagli di posti di lavoro e di vite umane (con l’aumento dei prezzi dei cereali). Come consulente, scrive “Le Monde”, egli aveva «l’incarico di apritore di porte, per sostenere gli interessi della Goldman Sachs nei corridoi del potere in Europa».
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Ciao euro, la Sardegna ora scommette sul Sardex
Se pensate che non si possa vivere senza l’euro, andate in Sardegna e provate a dire in giro che pagherete in Sardex. A parte benzina, farmaci ed energia elettrica, potrete comprare tutto, sia beni che servizi. E quindi alberghi, dentisti, falegnami, elettricisti, meccanici, consulenti di marketing. Ma anche sale congressi, corsi di lingua inglese, pubblicità sui giornali locali. E poi vestiti, mobili, ristoranti e persino la connessione Internet. Oltre a cibo, vino e carni, tutto rigorosamente sardo. Il Sardex è la “moneta a chilometro zero”. Solo che non è una moneta, nel senso che fisicamente non esiste. Non ne hanno stampato nemmeno una banconota: esiste solo su Internet.
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Decrescita è democrazia, contro la dittatura che ci assedia
«La decrescita è il riflusso di un torrente straripato: siccome il fiume dell’economia è uscito dagli argini, è quanto mai auspicabile che vi rientri». Si intitola “Per un’abbondanza frugale” l’ultimo saggio dell’eco-intellettuale francese Serge Latouche, che insiste ancora, innanzitutto, sul concetto di decrescita come via d’uscita dalla crisi: per Latouche si tratta di un “orizzonte di senso” per abbandonare la società dei consumi, ma anche un obiettivo politico a breve termine, «da opporre alle pseudoterapie neoliberali o keynesiane nella situazione attuale di depressione repressiva», osserva Luca Barbirati nella sua recensione. La ricetta? Economia locale a filiera corta, lavori socialmente utili e orario ridotto: anche solo 4 ore al giorno.