Archivio del Tag ‘futuro’
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Per favore, spegnete il porno-feticcio: l’Italia è in agonia
A ondate successive, anno dopo anno, si riesce a parlare del nulla per evitare di parlare del tutto. E’ una ripetizione di D’Addario, Papi, Bunga Bunga, Villa Certosa, Cognato di Fini e Topolanek con il pisello di fuori. Questo non è giornalismo e neppure politica. E’ informazione dal buco della serratura, dalla tazza del cesso, da giornalismo diventato reality show. Duale, nel silenzio sui temi importanti, della politica mafiosa degli ultimi vent’anni. Siamo seri, sono più importanti le rivolte di Tunisi e di Tirana, la disoccupazione, il debito pubblico che si avvia alla cifra folle di 2.000 miliardi o le tette al vento di alcune ragazze ospiti di Berlusconi?
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Il Pd si decida: senza Marchionne non ci sarebbe più la Fiat
Se malauguratamente a Mirafiori vincesse il no, il governo dovrebbe convocare un tavolo per trovare un rimedio. Anche se sarebbe molto difficile farlo. Come ha ben spiegato Marchionne, le auto che vanno vendute sulla “piazza” internazionale hanno bisogno di essere prodotte con modalità e tempi coerenti con la domanda dei mercati. A Torino la gente è infastidita dal tentativo di politicizzare una questione sindacale, economica e sociale. E soprattutto la città sa che Marchionne è stato l’uomo che ha salvato il Gruppo Fiat e che, insieme agli enti locali, ha impedito la chiusura di Mirafiori. Nel 2003-2004 Mirafiori era praticamente chiusa. Al punto che c’erano già alcune proposte per riconvertire quell’area persino in un mastodontico parco divertimenti. Una specie di Gardaland di Torino, non so se mi spiego. Quanto a Marchionne, rimane l’uomo che ha preso quella macchina ingrippata che era diventata la Fiat e l’ha salvata.
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Ragazzi, questo mondo fa schifo: indignatevi!
Doveva essere l’ultimo libro di Michel Houellebecq, vincitore del premio Goncourt, a primeggiare nelle vendite natalizie in Francia. E invece è stato battuto da un outsider sorprendente, assai improbabile. Si chiama Stéphane Hessel e ha 93 anni. Partecipò alla Resistenza durante la seconda guerra mondiale. Ed è stato subito dopo uno dei redattori della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. Niente di glamour, insomma. Hessel è un vecchio signore, dall’apparenza (solo quella) stanca e desueta. Ebbene, nei mesi scorsi ha preso carta e penna e ha scritto un opuscolo di 32 pagine dal titolo «Indignez-vous!». Come dire: indignatevi! Abbiate la forza di arrabbiarvi.
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Allegri, l’Italia è in sfacelo ma gli italiani non ancora
Non spaventatevi per il domani, l’italiano non teme nulla. Il debito pubblico da 1.900 miliardi, la disoccupazione al 14 per cento reale, un debito privato di 20.000 euro per famiglia, milioni di precari, mezzo milione di cassintegrati che diventeranno disoccupati nel 2011 con l’esaurimento dei fondi per la cassa integrazione, le banche che falliscono come il Banco Emiliano Romagnolo non possono preoccuparlo. Se ci sarà un crack i mezzi per pagarlo ci sono tutti e sono i suoi. Il patrimonio degli italiani, esclusi gli immobili, che valgono sempre meno, è di 4.300 miliardi. Nel 2011 arriveremo a 2.000 miliardi di euro di debito pubblico. Possiamo pagarli senza problemi con i nostri depositi e i nostri conti correnti e in più ci rimarrà qualcosa in tasca.
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Agricoltura di filiera: il vero futuro su cui puntare
A fine novembre, nella totale indifferenza della classe politica italiana, la Commissione europea ha pubblicato un documento dal titolo “La Pac verso il 2020: rispondere alle future sfide dell’alimentazione, delle risorse naturali e del territorio”. Pac sta per Politica agricola comunitaria. È uno dei capitoli più importanti della politica europea, anche dal punto di vista del bilancio. All’agricoltura è infatti destinato il 34% del bilancio complessivo dell´Unione, da sommare ad un ulteriore 11% destinato allo sviluppo rurale. Quarant’anni fa l’agricoltura assorbiva ben il 70% del bilancio comunitario, ma per una volta possiamo salutare questa inversione di tendenza con favore, perché, sia pure nella drastica riduzione dei fondi disponibili, sta cambiando in meglio sia il modo di utilizzarli, sia la visione complessiva di cui il comparto è oggetto.
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Illusi e traditi: ecco perché gli studenti fanno paura
Questo movimento degli studenti fa paura a tutti. Lo si capisce molto bene dalle reazioni immediate ai poli opposti delle appartenenze e dell’opinione: da Saviano a Gasparri. Questi studenti fanno paura tanto a chi auspicava la protesta quanto a chi pensa che non abbia ragione di esistere. Il dibattito sui moti del 14 dicembre è stato monopolizzato da due parole: disagio e violenza. Intellettuali, giornalisti, scrittori, politici non hanno parlato che di disagio e di violenza. E si tratta di due parole assolutamente vuote. Il disagio è evidente ed è di tutti. Quanto alla violenza di piazza, i poliziotti sono pagati per fare un mestiere (come un insegnante o un operaio) e chi va in manifestazione per picchiare o spaccare sa benissimo che compie un atto illegale.
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Criminalità: così il Tg nasconde la paura vera, il futuro
La paura vera? E’ quella di perdere il posto di lavoro, o di non trovarlo mai. Stando ai telegiornali, invece, gli italiani sarebbero terrorizzati dalla criminalità: neppure quella realmente pericolosa, cioè di origine mafiosa, ma quella ordinaria, la piccola criminalità di strada, magari con delitto familiare. Lo rivela l’ultimo rapporto dell’Osservatorio Europeo sulla Sicurezza: a tenere in ansia i cittadini sono essenzialmente due voci, la disoccupazione e la caduta del welfare in termini di servizi sociali, ma per l’informazione Rai e Mediaset sembra che la prima emergenza nazionale consista nell’arginare la criminalità. I tg italiani sono zeppi di notizie “usa e getta” di cronaca nera, oltre che di “pastoni” politici dal palazzo, anch’essi invariabilemte uguali a se stessi, giorno per giorno.
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Non è facile essere giovani in un mondo vecchio
Provate, se avete più di quarant’anni, a far parte di una generazione che si è sempre sentita dire che è fortunata perché ha avuto tutto. Provate ad immaginare, per una volta, che cosa voglia dire davvero avere tutto. O pensare di averlo, almeno. Credete che sia facile dare un senso alla propria vita? Provate a vivere in un mondo in cui tutto è già stato detto, o fatto, o scoperto, o inventato, o addirittura vissuto. Un mondo in cui i vostri padri possono vantarsi di aver costruito tutto da soli. Immaginate di non trovarvi sempre e comunque a vostro agio, in questo mondo costruito “per voi”, soprattutto quando ne avete molte ragioni per farlo.
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Pallante: ma la crescita non è il rimedio, è il male
Se il mondo sta franando, è perché ha preteso di crescere in modo folle. La grande crisi? E’ quella della crescita. Finisce un ciclo di 250 anni, quello dell’industria. La politica? Si è limitata a servire l’economia della crescita esponenziale. E adesso che la crescita è finita, perché stanno finendo le risorse planetarie, ecco lo spettacolo del collasso globale: crisi economica, sociale, ecologica, morale. Il denaro come unico valore, la guerra come unica soluzione. La società occidentale sbanda, si disintegra, senza che l’economia riesca a trovare vie d’uscita. Siamo alla vigilia di una catastrofe? Forse. A meno che non si capovolga lo scenario: la crisi è un’occasione d’oro per la rivoluzione culturale di cui il mondo ha bisogno.
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Generazione tradita dalla grande menzogna sul futuro
Trovo insopportabile il modo in cui in questi giorni si è discusso del movimento degli studenti e delle varie forme di insorgenza che si stanno manifestando. Tutti pronti a scandalizzarsi per il minimo gesto di devianza come se ci muovessimo in un ambiente politico-istituzionale perfetto, corretto, eticamente inappuntabile Non ci sto a buttare la croce addosso agli studenti. Trovo che sia un movimento post-politico. Ci sono anche i migranti che salgono sulle gru o gli operai di Pomigliano che si ribellano ai ricatti. E’ un pezzo di società che fa da sé, che ha staccato la spina, che ha capito che le dinamiche politico-istituzionali e la propria vita sono due mondi separati.
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«Ci avete rubato tutto, ieri i soldi e oggi la speranza»
«Che cosa diavolo è successo alla Harry Potter generation?», si chiede l’Inghilterra per bene sorpresa dall’esplosione di una rabbia giovanile che non si vedeva da decenni. «Chi semina vento raccoglie tempesta», risponde Jonas, un ragazzo di 17 anni che studia in un college di Hackney nella zona est di Londra. «Che cosa si aspettavano da ragazzi che stanno condannando ad una vita senza futuro?». Una generazione disillusa e arrabbiata, politicizzata ma poco ideologica che sembra trovare nella violenza di piazza l’unico mezzo per esprimere il proprio dissenso contro la politica lacrime e sangue proposta dal governo del Tory Cameron e del Libdem Clegg.
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Diritto al futuro: la rivolta degli studenti scuote l’Italia
Tagliate tutto, ma non il futuro: perché l’Italia rischia di uscire di scena. Lo gridano gli studenti saliti sui luoghi simbolo della penisola, dal Colosseo alla Torre di Pisa, per protestare contro la riforma dell’università. Tensioni a Firenze e Milano, atenei “occupati” e sit-in nelle stazioni ferroviarie, studenti anche sulla Mole Antonelliana a Torino. Sui tetti gli stessi politici: Bersani, Di Pietro e Vendola insieme ai precari romani. Il giorno dopo l’assedio simbolico al Parlamento, il 25 novembre la spettacolare protesta studentesca ha scosso l’Italia, mentre alla Camera il governo è stato battuto su un emendamento di “Futuro e Libertà”. Voto finale rinviato a martedì 30: «Se la riforma non passa, mi dimetto», ha annunciato Mariastella Gelmini.