Archivio del Tag ‘guerra civile’
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Gazprom Nation, il regime di Putin ha salvato la Russia
Il sistema Putin è quello che ha riportato Mosca protagonista sulla scena internazionale e dato una svolta decisa a un paese che sotto Eltsin era finito al collasso. È la reazione al sistema caotico, oligarchico e pseudo-democratico di Eltsin. La stragrande maggioranza dei russi lo condivide: perché ha portato ordine, stabilità e grandi miglioramenti. Nessuno dice che sia un sistema perfetto, ma Putin ha dato una nuova prospettiva al paese: ripristinando il ruolo dello Stato, il presidente-premier ha costretto i “robber barons”, gli oligarchi eltisiniani, ad occuparsi solo di affari e non di politica.
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Karadzic, processo all’orrore nel cuore dell’Europa
Crimini di guerra e crimini contro l’umanità, dall’inizio del conflitto in Bosnia fino alla strage di Srebrenica, nel luglio 1995, pochi mesi prima delle ostilità, nella quale furono massacrate 8.000 persone. Uccisioni, stupri, torture. Brutalità commesse in 19 municipalità bosniache, senza contare l’agonia di Sarajevo, città-martire, sopravvissuta a un feroce assedio durato 44 mesi. Un dossier schiacciante: 530 testimoni, un milione di pagine. Questi i capi di imputazione che il 16 ottobre attendono l’ex leader dei serbi di Bosnia, Radovan Karadzic, davanti al tribunale dell’Aja, istituito per i crimini commessi nell’ex Jugoslavia negli anni ’90.
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Weil: progresso, superstizione che disonora il bene
Il titolo originale di quest’opera è “L’enracinement”, ma si tratta del titolo editoriale con cui l’opera uscì nel 1949, alcuni anni dopo la morte della pensatrice/attivista, probabilmente dovuta ad una scelta volontaria, come “sacrificatio” per la guerra che stava devastando il mondo. Franco Fortini non tradusse “sradicamento”, ma utilizzò un meraviglioso lemma dantesco, “La prima radice”, forte delle suggestioni mistiche presenti nell’opera. Il titolo dato dalla Weil al saggio era, invece, “Preludio ad una dichiarazione dei doveri verso l’essere umano”, tutto carico della polemica antilluminista della pensatrice (ma anche antihegeliana).
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I morti e la pietà, ogni guerra è una guerra civile
Ho visto i morti sconosciuti, i morti repubblichini. Sono questi che mi hanno svegliato. Se un ignoto, un nemico, diventa morendo una cosa simile, se ci si arresta e si ha paura a scavalcarlo, vuol dire che anche vinto il nemico è qualcuno, che dopo averne sparso il sangue bisogna placarlo, dare una voce a questo sangue, giustificare chi l’ha sparso. Guardare certi morti è umiliante. Non sono più faccenda altrui; non ci si sente capitati sul posto per caso. Si ha l’impressione che lo stesso destino che ha messo a terra quei corpi, tenga noialtri inchiodati a vedere, a riempircene gli occhi.
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Mini: le nostre truppe senza strategia dal 2002
L’attentato di Kabul «aggiunge altra nebbia al ruolo italiano». Lo afferma il generale Fabio Mini, intervistato da Alfonso Desiderio per “Limes”. «In termini più crudi – aggiunge Mini – sorge la prima domanda: che ci stiamo a fare? Oppure, come qualcuno già si chiede, quanti morti vale l’Afghanistan?». E’ duro il giudizio del generale, già comandante delle forze Nato in Kosovo, secondo cui dal 2002 non è più chiara la funzione della presenza italiana a Kabul, dopo che la Nato ha assunto la guida della missione. Rivelatasi disastrosa (e sanguinosa) la strategia di Bush, ora si attende l’unica soluzione possibile: che dovrà essere indicata da Barack Obama.
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Eugenio Allegri e la commedia dell’arte, nuovo workshop
Nuovo workshop diretto da Eugenio Allegri sulla commedia dell’arte dal 27 febbraio al 1° marzo ad Avigliana, Torino.