Archivio del Tag ‘infamia’
-
Punire i migranti, legge infame: e il M5S boccia Grillo
«Siamo diventati oltre sette miliardi, e siamo tutti su un pianerottolo. Grillo e Casaleggio pensano davvero che il problema si risolverà cacciando via i sei miliardi che stanno arrivando? Se lo pensano vuol dire che pensano di farlo con la forza. Il fatto è che, ogni giorno che passa, anche quelli stanno diventando sempre più forti. E tra un po’ potremmo essere noi a dover scendere dal pianerottolo». Giulietto Chiesa, che ha sempre sostenuto con entusiasmo la capacità di mobilitazione civica espressa dal “Movimento 5 Stelle” contro gli abusi antidemocratici della casta, quella dei grandi partiti ridotti al ruolo di semplici “maggiordomi” dei poteri forti, ora si schiera senza riserve coi parlamentari grillini, “fulminati” dal tandem Grillo-Casaleggio per aver promosso l’emendamento sull’abolizione del reato di clandestinità all’indomani della strage di Lampedusa. Catastrofe umanitaria che ha costretto persino l’Unione Europea di Barroso – fischiato dagli abitanti dell’isola – ad ammettere che non è più possibile continuare a trincerarsi nell’ipocrisia della “Fortezza Europa”, prima responsabile della disperazione dei profughi per lo storico sfruttamento dei loro paesi.«Non entro nel merito degli argomenti che riguardano i metodi interni del M5S: non mi riguardano, ciascuno sceglie i criteri di disciplina interna che ritiene opportuni, e se ne assume la responsabilità», premette Chiesa, che tuttavia aggiunge: identificare il Movimento 5 Stelle coi milioni di italiani che l’hanno votato «è una evidente sciocchezza»: basta leggere l’ondata di proteste piovute sul blog di Grillo. Pretendere che il vertice abbia sempre ragione, dice Chiesa in un intervento su “Megachip”, «a me fa venire in mente “l’unità indistruttibile di partito e popolo” di sovietica memoria: sappiamo com’è andata a finire». Parole come “opinione pubblica” e “volontà popolare” sono da maneggiare con cura, specie in una società manipolata: Grillo e Casaleggio pensano forse che la grande massa di cittadini elettori sia già bell’e pronta ad affrontare le drammatiche trasformazioni della loro vita che questa crisi comporta e comporterà?«Peggio ancora là dove si ammette che una norma gravemente illegale, anticostituzionale, antiumana, irrazionale e controproducente viene considerata – da Grillo e Casaleggio – utile a prendere voti», continua Chiesa, presidente del laboratorio politico “Alternativa”. «Pensare poi – e scriverlo – che i disgraziati che salgono sui barconi lo facciano dopo avere studiato il nostro sistema giuridico e, dunque, concludere che togliere il reato di clandestinità equivalga a un invito ai candidati migranti a imbarcarsi per l’Italia, significa non rendersi conto di una elementare realtà: l’ondata migratoria ha cause ben più profonde, non esorcizzabili da una legge italiana, per quanto feroce essa sia». Quando nel 2009 «quella legge infame era ancora in discussione», giuristi come Rodotà e Zagrebelski fecero presente che l’introduzione di quel reato avrebbe paralizzato il sistema penale, citando la Corte Costituzionale: la crisi produce emarginazione, “nasconde” la miseria e tende a criminalizzare le persone in condizione di povertà come pericolose e colpevoli. Grillo e Casaleggio vanno oltre queste tentazioni: «Le impugnano come armi in difesa degli italiani poveri, in base alla logica dei polli a testa in giù nelle mani di Renzo», conclude Chiesa. «Non si va lontano con queste idee, purtroppo, e ce ne dispiace».«Siamo diventati oltre sette miliardi, e siamo tutti su un pianerottolo. Grillo e Casaleggio pensano davvero che il problema si risolverà cacciando via i sei miliardi che stanno arrivando? Se lo pensano vuol dire che pensano di farlo con la forza. Il fatto è che, ogni giorno che passa, anche quelli stanno diventando sempre più forti. E tra un po’ potremmo essere noi a dover scendere dal pianerottolo». Giulietto Chiesa, che ha sempre sostenuto con entusiasmo la capacità di mobilitazione civica espressa dal “Movimento 5 Stelle” contro gli abusi antidemocratici della casta, quella dei grandi partiti ridotti al ruolo di semplici “maggiordomi” dei poteri forti, ora si schiera senza riserve coi parlamentari grillini, “fulminati” dal tandem Grillo-Casaleggio per aver promosso l’emendamento sull’abolizione del reato di clandestinità all’indomani della strage di Lampedusa. Catastrofe umanitaria che ha costretto persino l’Unione Europea di Barroso – fischiato dagli abitanti dell’isola – ad ammettere che non è più possibile continuare a trincerarsi nell’ipocrisia della “Fortezza Europa”, prima responsabile della disperazione dei profughi per lo storico sfruttamento dei loro paesi.
-
I morti di Lampedusa e la festa dei politici mascalzoni
Nel Canale di Sicilia centinaia di migranti «sono morti affogati dalla legge Bossi-Fini e da una classe politica di mascalzoni», accusa Franco “Bifo” Berardi. Coincidenze: Lampedusa precipita l’Italia nel lutto proprio mentre «Letta, Alfano e Napolitano festeggiano la sconfitta di Berlusconi». Ma quei politici dimenticando un particolare: «Il programma con cui Berlusconi venne sulla scena politica nel 1993 si è integralmente realizzato». Il Cavaliere «voleva che dopo Tangentopoli i democristiani continuassero a governare» e, non trovando un “moderato” capace di realizzare il suo progetto, se ne dovette occupare personalmente. Missione compiuta: vent’anni dopo, sulla scena politica sono rimasti solo democristiani. «Ma soprattutto l’uomo di Mediaset e della P2 voleva distruggere la forza dei lavoratori, ridurre i salari alla metà e costringere i lavoratori a sottomettersi al ricatto infinito della precarietà».Obiettivo pienamente raggiunto, sostiene Berardi su “Micromega”, «grazie ai governi di centrosinistra e a quelli di centrodestra che si sono succeduti in perfetta coerenza e continuità». L’analista traccia un drammatrico parallelo tra Lampedusa e il resto d’Italia: «Nel Canale di Sicilia c’è una fossa comune nella quale per sempre giacciono migliaia di uomini, donne e bambini che le guerre armate dalla follia economica e religiosa cacciano dalle loro case a cercare lavoro e a trovare morte», mentre nelle varie regioni della penisola «decine di migliaia di migranti soffrono in campi di concentramento nazisti inventati dai democratici Turco e Napolitano e rinforzati dai non meno democratici Bossi e Fini con l’istigazione all’omicidio che si chiama “respingimento”». La caduta del Cavaliere sfidato da Alfano? «Un giorno di festa per una classe politica di mascalzoni e di servi».Per Berardi, gli inaffondabili esponenti del Palazzo «festeggiano la ritrovata forza di governo che permetterà loro di distruggere definitivamente la società italiana e di generalizzare a tutta la forza lavoro il decreto schiavista firmato per i lavoratori dell’Expo, che prevede l’imposizione di lavoro gratuito. Festeggiano l’unità che permetterà loro di eseguire i dettati degli speculatori che hanno sottomesso il progetto europeo agli interessi delle grandi banche, e passo passo stanno conducendo l’Europa verso la guerra civile». Intanto, dalle acque di Lampedusa si ripescano cadaveri, che finiscono dentro buste di plastica azzurra. «Quanti altri migranti devono uccidere ancora gli assassini in festa – conclude Berardi – prima che qualcuno cancelli l’infamia della loro legge?Nel Canale di Sicilia centinaia di migranti «sono morti affogati dalla legge Bossi-Fini e da una classe politica di mascalzoni», accusa Franco “Bifo” Berardi. Coincidenze: Lampedusa precipita l’Italia nel lutto proprio mentre «Letta, Alfano e Napolitano festeggiano la sconfitta di Berlusconi». Ma quei politici dimenticando un particolare: «Il programma con cui Berlusconi venne sulla scena politica nel 1993 si è integralmente realizzato». Il Cavaliere «voleva che dopo Tangentopoli i democristiani continuassero a governare» e, non trovando un “moderato” capace di realizzare il suo progetto, se ne dovette occupare personalmente. Missione compiuta: vent’anni dopo, sulla scena politica sono rimasti solo democristiani. «Ma soprattutto l’uomo di Mediaset e della P2 voleva distruggere la forza dei lavoratori, ridurre i salari alla metà e costringere i lavoratori a sottomettersi al ricatto infinito della precarietà».
-
Lampedusa, l’Europa di Schengen e l’Italia di Alfano
Ancora una volta, di fronte all’ennesima strage del proibizionismo, questa volta di proporzioni agghiaccianti, si prova ad additare come unici responsabili gli “scafisti”. Arrestare qualche povero disgraziato, di solito egli stesso esule o migrante, vale a tacitare le nerissime coscienze dei tanti che concorrono a perpetuare e moltiplicare l’ecatombe mediterranea. Serve ad additare un capro espiatorio per occultare le responsabilità dei decisori europei e dei ceti politici nostrani, di ogni tendenza, che del proibizionismo e della politica dei “respingimenti” hanno fatto un dogma da rispettare ad ogni costo umano. Solo una quindicina di giorni fa Angelino Alfano, feroce “colomba”, dichiarava che «va potenziata la frontiera europea nel Mediterraneo e il ruolo di Frontex, anche perché in questi flussi si annidano cellule terroristiche».
-
Missili? No, grazie. L’opinione pubblica boccia la guerra
La rottura ormai consumata tra governi e governati dell’Occidente non potrebbe essere più netta di così: dopo sette giorni di intensissima indignazione mondiale a comando – con ogni tipo di media – per “l’esecrabile infamia” attribuita a Bashar el Assad, le percentuali di cittadini contrari all’intervento militare punitivo in Siria non sono cambiate: negli Stati Uniti i contrari sono il 70% (Pew research) e in Francia il 59% (Ifop). I dati italiani e inglesi non sono stati divulgati. L’assalto dei presidenti-sceriffi al necessario consenso delle rispettive opinioni pubbliche è fallito. L’opzione militare diventa politicamente impraticabile, oltre che strategicamente pericolosa, tatticamente inutile, umanamente crudele e giuridicamente precipitosa e infondata. La credibilità degli apparati di comunicazione e costruzione del consenso dei governi occidentali è ormai vicina allo zero.
-
Tutti spiati, da anni: l’impero ci controlla perché ci teme
Ci spiano da anni, a tappeto, perché hanno paura di noi. Guerra infinita asimmetrica, disinformazione martellante, crisi economica della globalizzazione e ingiustizie planetarie, dagli schiavi del Bangladesh che lavorano a un dollaro al giorno per le multinazionali occidentali, fino all’infamia catastrofica dell’austerity europea, organizzata a tavolino dai boss della finanza. Se mai qualcuno dovesse davvero provare a ribellarsi, “loro” ne sarebbero informati per tempo: controllano ogni telefonata, ogni e-mail, tutte le chat sui social network, persino le semplici ricerche su Internet. Ovviamente, mentono: «Non si può avere il 100% della sicurezza e il 100% della privacy», bela il presidente Obama, colto con le mani nel sacco dall’ex analista della Cia, Edward Snowden, la “talpa” che ha messo in piazza lo scandalo. «Quando ti rendi conto che il mondo che hai aiutato a creare sarà peggiore per la prossima generazione e per le successive, e si allargano le capacità di questa architettura di oppressione – ha detto Snowden – capisci che è necessario accettare qualsiasi rischio. Senza curarti delle conseguenze».
-
Ert, l’onnipotente: ecco chi ha deciso la nostra fine
Perché loro lavorano come demoni. Gli italiani fanno pagliacciate con Grillo, la Casta. Perché loro sono intelligenti. Gli italiani no. Perché loro sanno tutto. Gli italiani digeriscono col cervello. Compact, ne arriva un altro, e questo è la morte del lavoro, dopo quella dello Stato. Corporate Europe Observatory trova documenti dell’incontro fra Merkel, Hollande e Barroso (presidente Commissione Ue) e la European Roundtable of Industrialists (Ert) del 18 marzo, dove i tre colossi politici ricevono, e concordano su, le istruzioni della più potente lobby di Big Business del mondo. Si tratta, come chi mi legge sa, di una mia vecchia conoscenza. Sono quelli che hanno scritto il Fiscal Compact nero su bianco e lo hanno sbattutto sulla scrivania della Bce e della Commissione. Ora di Compact ne hanno sfornato un altro. Il Consiglio Europeo del perfido Von Rompuy lo dovrà approvare a giugno.
-
L’inferno neoliberale: la peggior colpa del genocida Videla
Jorge Rafael Videla, il dittatore argentino dei 30.000 desaparecidos, muore in carcere da sconfitto, da ergastolano, da genocida. Come ha detto Estela Carlotto, la leader delle nonne di Plaza de Mayo, «era un uomo disumanizzato» ed è fin troppo semplice applicare a lui la categoria arendtiana di “banalità del male” di chi mise metodicamente in atto un sistematico piano genocidiario, tendente al sequestro di persona di massa, al furto di ogni bene mobile e immobile delle sue vittime, all’assassinio e alla sparizione di persone. Lasciò i figli senza genitori e i genitori senza figli. Ciò succede in molte guerre di sterminio, ma a Videla e ai suoi non bastava. Perciò, peculiarità creola dell’orrore, volle che i morti restassero senza nome, i desaparecidos, e i vivi – i figli di questi, spesso appena neonati – restassero senza identità. Le puerpere venivano lasciate in vita solo fino al parto e centinaia di bambini furono smistati a caso «per salvare la società occidentale e cristiana».
-
Afghanistan, sotto la Nato l’eroina è aumentata di 40 volte
Via dall’Afghanistan, la più infame delle guerre. Lo chiedono i grillini in Parlamento, invocando il ritiro immediato delle nostre truppe. «A Kabul spendiamo circa 800 milioni l’anno, ma probabilmente i soldi sono molti di più, perché dubito che vengano registrati quelli che diamo ai talebani perché non ci attacchino», polemizza Massimo Fini. «Con un miliardo non si risana un’economia, però qualche problemino potrebbe essere risolto, poniamo quello degli esodati». Strana guerra, ufficialmente nata per cacciare i talebani, armati dallo stesso Occidente per sfrattare l’Armata Rossa, mentre Osama Bin Laden «se ne stava al calduccio nella sua villa pakistana premurosamente assistito dai servizi segreti di Islamabad». Se il terrorismo fu l’alibi dell’invasione, la parola-chiave in Afghanistan è un’altra: droga. Da quando al posto dei “cattivi” talebani ci sono i soldati Nato, la produzione di eroina è aumentata di 40 volte.
-
Italia, ancora più rigore: Bruxelles ordina, Monti esegue
Torna a farsi sentire la frusta della Troika, preoccupata per l’inconsistenza provinciale della politica italiana ancora in stallo, ma i poteri forti sanno di poter contare sul loro uomo: Mario Monti. Che, «con la sua squadretta di demolitori», ha appena partorito il Def, documento di economia e finanza, primo passo dell’iter della “legge di stabilità”, erede della vecchia “finanziaria”. Obiettivo di Bruxelles: fare pressione per condizionare l’assetto del paese, gli orientamenti della spesa pubblica, i rapporti tra imprese e lavoro, il carico fiscale. «La Commissione Europea – scrive il blog “Contropiano” – ha “riscoperto” che l’Italia presenta molte “debolezze”: perdita di competitività dell’economia, forte indebitamento dello Stato, fragilità del settore bancario». Il tutto è contenuto in un rapporto sugli squilibri macroeconomici nell’Unione, che contiene anche un giudizio negativo sulle possibilità di evoluzione della situazione.
-
Massacro a orologeria, per noi euro-prigionieri della Troika
Tutto il mondo politico italiano rappresentato nel nuovo Parlamento, compreso il “Movimento 5 Stelle”, vive in una nuvola lontana anni luce dalle drammatiche scadenze della crisi economica e dai vincoli europei. Pare che tutte le principali forze abbiano dimenticato le politiche di austerità che ci hanno portato ai confini della catastrofe sociale in cui già è sprofondata la Grecia e in cui stanno scivolando Portogallo e Spagna, in un terribile contagio destinato ad estendersi. Così si ignora che il prossimo governo, ammesso che se ne faccia uno, ha già i compiti e le decisioni assegnate dagli impegni assunti dal governo Monti e approvati quasi alla unanimità dal precedente Parlamento. Questi impegni sono stati furbescamente ignorati in una campagna elettorale concentrata sul ruolo dei partiti. La crisi economica è diventata così quasi una derivata della crisi di questi ultimi. Troppo facile, purtroppo.
-
Appelli a Grillo su Repubblica, il coraggio del giorno dopo
«Caro Beppe Grillo, cari amici del Movimento 5 Stelle». Ebbene sì: c’è voluto lo “tsunami” elettorale di febbraio, ed ecco che i teppisti dell’antipolitica di ieri sono diventati nientemeno che “cari amici”, perlomeno per Barbara Spinelli, il filosofo cagliaritano Remo Bodei, l’accademica Roberta De Monticelli, gli storici dell’arte Tomaso Montanari e Salvatore Settis nonché il giurista Antonio Padoa-Schioppa, fratello di Tommaso, super-tecnocrate tra i massimi sostenitori dell’euro e dell’indecente regime di Bruxelles. Lui, lo spietato fustigatore dei “bamboccioni” italiani. «Pagare le tasse è bellissimo», disse, mentre Barbara Spinelli, co-fondatrice di “Repubblica”, tesseva le lodi dell’Unione Europea come frontiera di pace e civiltà, individuando un unico supremo ostacolo all’affermazione del paradiso europeo in terra: Silvio Berlusconi. Incredibile ma vero, il 9 marzo 2013 Spinelli e colleghi sostengono che, col trionfo elettorale di Grillo, si apre «una grande occasione» per «cambiare dalle fondamenta il sistema politico in Italia e anche in Europa».
-
Servi e padroni dello spread: ora mettiamoli in minoranza
Si apprende che i fondi e le agenzie della speculazione finanziaria internazionale stanno sondando l’Italia per sapere che fare dopo il voto, se far salire lo spread, o lucrare sulla fuga di capitali, o altro ancora. Questo perché, anche se la campagna elettorale ha fatto finta di dimenticarsene, il nostro paese fa sempre parte della schiera dei paesi debitori del sud Europa, precipitati in una depressione senza fine per colpa delle politiche di austerità e rigore. Paesi tra i quali spicca ancora la Grecia, nella quale nulla è migliorato e che si prepara ad un nuovo sciopero generale contro il massacro sociale in corso senza interruzione da tre anni. Massacro che è stato voluto e amministrato da governi che hanno deciso di obbedire ai diktat di quegli stessi signori che ora stanno testando il nostro voto.