Archivio del Tag ‘Kgb’
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Il boss mafioso Khodorkovsky e i predatori della Russia
Non mi straccio le vesti sul caso Khodorkovsky, e chi lo considera un martire delle libertà è vittima di una disinformazione clamorosa. E di una Babele politico-mediatica che finisce col rendere tutti più ignoranti. Sakineh, Battisti, Khodorkovsky: che differenza c’è? Credo di saper riconoscere un mafioso, e posso affermare che Khodorkovsky è stato un mafioso tra i più pericolosi. Che invece di pentirsi, restituire il bottino nascosto nei paradisi fiscali e chiedere perdono alle sue vittime, finanzia campagne di pubbliche relazioni che hanno raggiunto il surreale, accostandolo a Sacharov, Gandhi, e tra un po’ anche a Gesù Cristo. Quando si tratta, al massimo, di un oligarca sconfitto in una guerra di potere, e imprigionato con procedure discutibili.
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Russia, tutti spiati: torna l’impero del Kgb
La risposta del Cremlino ai recenti attacchi del fondamentalismo islamico nel Caucaso passa attraverso due provvedimenti legislativi che estenderanno i poteri dei servizi segreti, consentendo all’Fsb di usare la mano pesante non solo contro gli accusati di terrorismo, ma anche contro attivisti e parlamentari di partiti dell’opposizione. La nuova legislazione mette anche in discussione l’operato di Medvedev, che dal momento della sue elezione, nel 2008, ha lavorato per attuare una politica liberale e più tollerante nei confronti soprattutto dei membri dell’opposizione.
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Maledizione siberiana: Lilin attaccato al Chiambretti show
Maledizione siberiana. Ovvero: il prezzo (tutto italiano) del successo. Protagonista: Nicolai Lilin, 29 anni, narratore per vocazione e scrittore per l’Einaudi, che ha rapidamente sfondato il tetto delle 50.000 copie vendute con l’opera prima, “Educazione siberiana”, romanzo autobiografico sulla pericolosa adolescenza vissuta nel ghetto criminale di Bender, in Transnistria, al crepuscolo dell’Urss, tra carcere minorile, baby-gang e sbirri del Kgb. Successo fulminante, anche grazie alla generosa presentazione di Roberto Saviano su “Repubblica”, tanto benevola da irritare i detrattori di Saviano
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Lukashenko apre a Berlusconi gli archivi del Kgb
L’amore del popolo bielorusso per il presidente Aleksandr Lukashenko si vede «dai risultati elettorali che sono sotto gli occhi di tutti». Così il premier italiano Silvio Berlusconi, primo leader occidentale a metter piede a Minsk negli ultimi 12 anni, ha ringraziato il Capo di Stato bielorusso, per anni isolato dalla comunità internazionale anche per il sospetto di brogli nelle elezioni. «Grazie anche alla sua gente, che so che la ama: e questo è dimostrato dai risultati delle elezioni che sono sotto gli occhi di tutti», ha detto Berlusconi rivolgendosi al leader bielorusso in conferenza stampa.
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Camilleri: rimpiango Sciascia e il suo coraggio della verità
«Saviano è riuscito a dimostrare che si può scrivere un libro – non un romanzo perché è una cosa diversa – e mostrare la camorra per quello che è. Ma è un caso isolato». Parola di Andrea Camilleri, intervistato da “Il Fatto Quotidiano” in occasione del ventesimo anniversario della scomparsa di Leonardo Sciascia, autore del bestseller “Il giorno della civetta”, da cui il celebre film che la La7 trasmette il 22 novembre in prima serata. «Quello è un libro che Sciascia non avrebbe dovuto scrivere», dice Camilleri, rammaricandosi della simpatia che suscita l’eroe negativo della storia, il boss mafioso “don” Mariano Arena.
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Putin: mentre cadeva il Muro, difesi il Kgb con le armi
Mentre il Muro cadeva e la vita dei tedeschi dell’Est cambiava per sempre, Vladimir Putin era occupato notte e giorno a distruggere dossier, a cancellare le tracce di tutte le comunicazioni, a bruciare documenti nella sede del Kgb di Dresda. «Avevamo talmente tanta roba da mettere nel fuoco che a un certo punto la stufa scoppiò», ha raccontato lui stesso in una lunga intervista che il canale televisivo Ntv manderà in onda questa sera. Poi, dopo l’assalto agli uffici locali della Stasi, venne il turno della sede del Kgb. Una folla enorme si assiepò davanti alla palazzina che ospitava i sovietici
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Gazprom Nation, il regime di Putin ha salvato la Russia
Il sistema Putin è quello che ha riportato Mosca protagonista sulla scena internazionale e dato una svolta decisa a un paese che sotto Eltsin era finito al collasso. È la reazione al sistema caotico, oligarchico e pseudo-democratico di Eltsin. La stragrande maggioranza dei russi lo condivide: perché ha portato ordine, stabilità e grandi miglioramenti. Nessuno dice che sia un sistema perfetto, ma Putin ha dato una nuova prospettiva al paese: ripristinando il ruolo dello Stato, il presidente-premier ha costretto i “robber barons”, gli oligarchi eltisiniani, ad occuparsi solo di affari e non di politica.
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Dragosei: l’Occidente deve temere la nuova Russia?
Dal comunismo al consumismo (degli oligarchi), passando attraverso l’ex Kgb e i suoi “silòviki”, gli uomini forti che hanno sorretto Vladimir Putin nella campagna intrapresa per riprendere il controllo del paese dopo l’ambigua e caotica stagione inaugurata da Boris Eltsin sulle ceneri dell’Urss, impero ereditato dalla generosa perestrojka di Mikhail Gorbaciov e poi minacciato dall’intraprendenza della Nato alle sue frontiere. Ora tutto è cambiato, ancora una volta: l’Occidente deve quindi temere la nuova Russia? E’ la domanda a cui tenta di rispondere Fabrizio Dragosei, corrispondente del “Corriere della Sera” da Mosca, autore del volume “Le stelle del Cremlino”.
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Lituania, il ghetto nascosto dell’Olocausto rimosso
Ci sono luoghi speciali che la storia ha prescelto come laboratorio dei suoi esperimenti fallimentari. Luoghi in cui una parola banale come “convivenza” può suonare minacciosa al comune sentire del popolo. Nazioni civili stufe di “convivere”. E allora sembrerà assurdo ma è quassù, nel gelo baltico di una Lituania repubblica democratica indipendente da quindici anni, che ho percepito il potenziale contagioso della propaganda contro il “mito” del “presunto” olocausto ebraico scatenata nel 2006 da un leader lontanissimo, abile nel padroneggiare i media, come l’iraniano Mahmud Ahmadinejad.
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Assassinata Natalia Estemirova, erede della Politkovskaja
Un’altra vittima della guerra sporca che da oltre un decennio devasta la Cecenia: la giornalista Natalia Estemirova, 50 anni, erede di Anna Politkovskaja, è stata uccisa dopo esser stata rapita nella capitale, Grozny, il 15 luglio. Il corpo è stato rinvenuto in Inguscezia, crivellato di colpi. La donna, attiva nell’organizzazione per i diritti umani “Memorial”, indagava sugli abusi del governo filo-russo guidato da Ramzan Kadyrov, dal quale aveva ricevuto minacce. La Estemirova, che vinse il premio Anna Politkovskaya e il Nobel Women’s Initiative, istituito dalle donne vincitrici del Nobel per la Pace, stava lavorando ad una storia di violazioni dei diritti umani in Cecenia.
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Faccia di Mitra, a teatro la Cecenia di Nicolai Lilin
Va in scena il 2 giugno alla Festa dei Popoli di Casale Monferrato lo spettacolo “Faccia di mitra”, di Franco Collimato, scritto qualche anno fa dopo l’incontro con Nicolai Lilin (”Educazione siberiana”, Einaudi) prima ancora che Lilin scrivesse l’opera prima, autobiografica, presentata il 3 aprile da Roberto Saviano su “Repubblica”. Se nel libro la Cecenia è solo sfiorata, il monologo teatrale di Collimato, attore e regista, è interamente incentrato sull’esperienza bellica vissuta dal giovane scrittore russo di origine siberiana: un incubo, anche per un ragazzo proveniente dal clan fuorilegge di Bender, dove fu educato per diventare un “criminale onesto”.
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Nicolai Lilin: l’eresia criminale siberiana
Un grande fiume russo, un quartiere siberiano e un impero, quello sovietico, ormai in agonia. E’ lo scenario nel quale Nicolai Lilin ambienta la narrazione autobiografica di “Educazione Siberiana”, straordinario romanzo d’esordio articolato in racconti, che Einaudi sta ridistribuendo nelle librerie dopo il bruciante “sold out” delle prime 24 ore, nelle quali il libro è andato esaurito anche grazie alla dirompente presentazione di Roberto Saviano