Archivio del Tag ‘letteratura’
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Sì alla Torino-Lione: dietro l’accordo, l’uomo del Bilderberg
Il gruppo Bilderberg, cupola finanziaria mondiale che ha piazzato a Bruxelles l’euro-presidente Van Rompuy e a Palazzo Chigi il professor Monti, sembra aver “commissariato” anche la valle di Susa per la realizzazione della linea Tav Torino-Lione: l’olandese Jan Brinkhorst, coordinatore per la politica europea dei trasporti ferroviari e membro del più esclusivo club mondiale dell’oligarchia finanziaria, farà parte del nuovo organismo italo-francese che il 20 dicembre i governi di Roma e Parigi hanno stabilito di costituire per realizzare entro dieci anni, a partire dal 2012, la tratta ferroviaria più controversa del pianeta. Vano l’appello di 150 docenti universitari italiani al presidente Napolitano: la Torino-Lione si farà, anche se finora i promotori non ne hanno mai dimostrato l’utilità. E i lavori di Chiomonte saranno affidati alla Cmc di Ravenna, coop “rossa” considerata storicamente vicina al leader del Pd, Pierluigi Bersani.
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Dylan, il visionario che ha provato a cambiare il mondo
E’ stato un musicista che ha scritto pagine leggendarie della storia della musica popolare contemporanea, è ancora una leggenda vivente che, anche se con lunghi silenzi, produce ancora dischi che vale la pena ascoltare. E come uomo? Ė stato un marito infedele, un padre affettuoso e un figlio devoto; è un uomo che ha bisogno di un Dio, ma di quale non sa; è un poeta ribelle, che però ama premi e onorificenze; è un cantante inquieto, per la strada da quasi tre lustri in un forsennato “NeverEnding Tour” sui palcoscenici del mondo.
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Nobel a Vargas Llosa: povera Italia, corrotta da Gomorra
L’Accademia di Svezia lo ha premiato per “la sua cartografia delle strutture del potere e per le acute immagini della resistenza, rivolta e sconfitta dell’individuo”. Una bella frase, ma una motivazione niente affatto esaustiva: Mario Vargas Llosa è certamente uno dei più grandi scrittori viventi e, come spesso capita a molte grandi firme della letteratura mondiale, soffre decisamente ad essere rinchiuso in una breve, per quanto laudatoria, definizione. Il narratore peruviano è il più noto Premio Nobel degli ultimi anni. Più conosciuto di Imre Kertész, più rinomato di Elfriede Jelinek, più famoso di Herta Müller. Eppure, non è certamente uno degli autori stranieri più venduti in Italia.
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Pennacchi: ai vincitori la storia, agli sconfitti la poesia
«Un urrà per il “fasciocomunista”! Sì, siamo davvero contenti per la vittoria di Antonio Pennacchi al premio Strega 2010». Così il web magazine della fondazione FareFuturo saluta il successo di “Canale Mussolini”, romanzo epico sulla bonifica delle Paludi Pontine, dove protagonista assoluto è il popolo dei semplici lavoratori. «Questa vittoria – scrive Antonio Rapisarda – testimonia che nel nostro Paese, e proprio nel settore della cultura che è giudicato (a torto) quello più militarizzato dall’istinto delle fazioni, è possibile che una storia “altra” (scritta da un autore che è “altro” rispetto alla storia che scrive) vinca uno dei più importanti riconoscimenti della cultura italiana», senza fischi né contestazioni.
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Erri De Luca: in montagna, per staccarmi dal suolo
Che ci fa uno di Napoli in montagna? Be’, ci aggiunge la sua porzione di eredità. Ho avuto questa dote, delle montagne, da mio padre – anche lui napoletano, arruolato nel corpo degli alpini. E durante la guerra ha passato il tempo della malora in montagna, sulle montagne dell’Albania. Non ha portato indietro niente, di quei racconti; non ha potuto raccontare niente; ma le montagne, quelle montagne sì, le ha potute raccontare: quelle montagne gli hanno salvato il tempo della malora.
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Mafia e grandi opere, Carlotto in valle di Susa
La ragazza, Margherita, ha solo 25 anni. Lui la scopre già esanime in un lago di sangue, uccisa a coltellate. Corre dai carabinieri in cerca di aiuto, ma finisce in manette. Non è un giallo, o meglio: è il noir di tutta una vita, che diverrà un caso italiano e poi internazionale. Era il 1976 e lui aveva appena diciott’anni. Ne ha impiegati altrettanti, tra galera, latitanza e processi, per venirne fuori innocente. E’ la storia, purtroppo vera, di Massimo Carlotto: che dopo Erri De Luca e Giorgio Diritti incontrerà la popolazione della valle di Susa il 20 marzo, al Valsusa Filmfest.
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Ribelle senza rivoluzione: Holden e la paura del futuro
Il tipo, il catcher, è davvero insopportabile. È tutto quello che pensi dopo che hai passato con lui una settimana inutile. Sta lì, parla, girovaga, va a puttane ma poi si pente, gira per New York in cerca di non si sa che cosa, incontra vecchi professori, prende per i fondelli lo psicologo, cerca di liberarsi della sorella che ha già pronta la valigia e ti racconta una vagonata di storie di cui, sinceramente, non sai che fartene. La cosa che più ti manda in bestia è che ha sempre diciassette anni. E tutti continuano a chiamarlo il giovane Holden.
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Moby Dick, il giovane Holden e il vecchio Hemingway
Cent’anni di letteratura e cinquanta di silenzio, in mezzo a tanta America. Un grande scrittore desaparecido e un grande scrittore a caccia di scrittura, in mezzo a tutti i suoi fantasmi. Herman Melville aveva 32 anni quando licenziò la ciurma terribile del Pequod con a bordo il delirio di Ahab. Cent’anni di inutile caccia lungo le rotte di tutti gli oceani, cent’anni di inutile attesa: il vecchio Santiago che rientra in porto coi resti dell’ultima possibile incarnazione di Moby Dick, proprio mentre il giovane Holden, anche lui creato da un paroliere di 32 anni, vagabonda per New York interrogandosi sulla sorte delle anatre di Central Park
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Nicolai Lilin torna in tv, ospite di “Chiambretti Night”
Nicolai Lilin sarà ospite di Piero Chiambretti martedì 26 gennaio: l’autore di “Educazione siberiana” ha accettato di sedere sulla (scomoda) poltrona di “Chiambretti Night”, in seconda serata su Italia Uno, affrontando l’inevitabile intervista semiseria del più tagliente e imprevedibile showman della televisione italiana. Di origine russa, tatuatore formatosi in Transnistria alla scuola del “tatuaggio criminale siberiano”, Lilin ha trasferito la sua drammatica esperienza, compreso il carcere minorile, nelle pagine del fortunato romanzo d’esordio.
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Caro Berlusconi, scrivere di mafia non è sputtanare l’Italia
La mafia? Non esiste. E’ un’invenzione letteraria. Il Padrino? Scarface? Letteratura cinematografica, come potrebbero testimoniare Bob De Niro, Marlon Brando e Al Pacino. Chissà cosa ne penserebbe Leonardo Sciascia, se fosse ancora vivo, dell’ultima sortita del premier, Silvio Berlusconi. Esasperato dalle indiscrizioni di stampa (smentite dai magistrati fiorentini) su presunte collusioni mafiose, il 28 novembre il Cavaliere s’è sfogato coi giovani del Pdl a Olbia: «Se trovo chi ha scritto “La Piovra”, lo strozzo». Secondo il premier, libri e film sulla mafia danneggiano l’immagine dell’Italia.
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Bukowski: il potere non è la cura, rovesciarlo non serve
«La maggior parte degli scrittori scriveva delle esperienze delle classi medio-alte. Avevo bisogno di leggere qualcosa che mi facesse sopravvivere alle mie giornate, alla strada, qualcosa a cui appigliarmi. Avevo bisogno di ubriacarmi di parole…». Così intendeva la letteratura quell’americano dal cuore europeo di Charles Bukowski. E così scriveva. Pagine e pagine come antidoto alla disperazione quotidiana, finché non era ubriaco da non poterne più, e sempre, accanto alla macchina da scrivere, una confezione di birra da sei e un posacenere stracolmo. Una sinfonia di Mozart in sottofondo, possibilmente.
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De Carlo: ragazzi, torniamo a sognare un futuro migliore
A vent’anni dalla sua prima uscita, oggi torna in libreria “Due di due” (Bompiani, pp. 391, € 16,00) il romanzo più amato di Andrea De Carlo. Appartiene al genere raro di libro che una volta letto sembra volerti accompagnare per il resto della vita, perché parla di cose vere, ci spinge a domandarci se abbiamo fatto il possibile per approfittare della straordinaria opportunità di esistere, e almeno tentato di rispondere alle clamorose domande che la vita solleva. Non importa quali scelte facciamo, a quanti errori andiamo incontro. In ognuno di noi convive, o dovrebbe convivere, un quieto sognatore come Mario, o un indomito ribelle come Guido.