Archivio del Tag ‘licenziamenti’
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Barnard: Mario Monti ci regala povertà, paura e odio
Mario Monti e i suoi “padroni” sono molto più pericolosi della mafia: possono attentare alla Costituzione della Repubblica “fondata sul lavoro”, creare milioni di disoccupati, distruggere l’economia, causare il crollo dei redditi di milioni di lavoratori e di anziani, fino a sospingere gli italiani «verso derive autoritarie fascistoidi, in accordo coi maggiori politici europei». Rischio-Weimar: dopo la Prima Guerra Mondiale toccò alla Germania, vessata dalla Francia, assaggiare le super-austerity dei risarcimenti di guerra, giudicate crudeli e pericolose dal grande economista John Maynard Keynes. Risultato: l’avvento di Hitler come “giustiziere” del popolo tedesco affamato e umiliato. Corsi e ricorsi tenebrosi: in Grecia i neonazisti dominano la scena. «Oggi – sostiene Paolo Barnard – l’economia dei politici serve nel 99% dei casi all’interesse dell’1%, cioè dei potenti e della finanza. Perché glielo permettiamo? Perché ci tengono nell’ignoranza di economia».
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Se il Piemonte azzoppa il Bio, settore in piena crescita
Possibile che il Piemonte si rassegni a “suicidare” il settore strategico dell’agricoltura biologica, in ossequio ai tagli orizzontali decretati dal governo Monti? Grazie al “Movimento 5 Stelle” è approdato al Consiglio regionale piemontese il caso del Crab, il prestigioso sportello del Bio con sede in val Pellice, punto di riferimento – secondo le associazioni di categoria – per l’intero comparto del biologico in Italia. «Grave errore, chiudere un centro di eccellenza come il Crab», protesta Alessandro Triantafyllidis, presidente dell’Aiab, che raduna gli agricoltori biologici italiani. Fa eco Vincenzo Vizioli del Firab, la fondazione nazionale per l’agricoltura biodinamica: «L’attività del Crab è fondamentale per lo sviluppo italiano delle coltivazioni a impatto zero». Che poi sono le uniche in crescita, nonostante la crisi, come segnalano gli ambientalisti italiani, preoccupati per il futuro dell’agricoltura europea: «Bruxelles finanzia le grandi monoculture dal destino ormai segnato – rilevano Wwf, Lipu e Legambiente – mentre ignora le piccole e medie imprese ecologiche, che tutelano il territorio e i consumatori».
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Sciopero europeo, contro il rigore criminale di Bruxelles
La mobilitazione europea del 14 novembre ha un significato inedito, non è il “solito” sciopero: è l’espressione di una protesta generalizzata a livello europeo, che attraversa tutti gli strati sociali, per denunciare l’intollerabilità delle attuali politiche economiche finalizzate a garantire gli interessi delle oligarchie finanziarie che stanno letteralmente distruggendo la vita di milioni di persone. Una protesta partita dai movimenti sociali e dai sindacati spagnoli ed estesasi al Portogallo, alla Grecia e all’Italia e che vede uniti, a livello europeo, lavoratori del pubblico e del privato, studenti, precari, disoccupati, professionisti, commercianti, artigiani, pensionati, insegnanti. Si tratta di interrompere la spirale di politiche che – in nome di un debito che non potrà mai essere estinto a causa dei tassi di interesse imposti – esigono la destrutturazione del lavoro e dei suoi diritti, la fine della sanità e della scuola pubblica, dei beni comuni, e della tutela dell’ambiente. In una parola la fine dello Stato sociale.
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Perazzoli: solo in Italia non c’è il reddito minimo garantito
In Italia ci si ostina a non dare importanza al reddito minimo garantito. Sembra si tratti di un fatto marginale, si minimizza. Per avere un’idea della realtà dobbiamo pensare che la Corte Costituzionale tedesca ha giudicato come parzialmente incostituzionale la riforma restrittiva del cancelliere Schroeder, dopo il ricorso di una famiglia – padre, madre e una figlia – perché doveva vivere con soli 850 euro al mese (e naturalmente affitto e riscaldamento a carico dello Stato). Una somma di 850 euro in Italia è uno stipendio, da cui si deve anche cercare di far uscire l’affitto e tutto il resto. Ci scandalizziamo del fatto che negli Usa non esista una sanità pubblica: in Europa si scandalizzano per l’assenza in Italia di un reddito minimo garantito. Negli Stati Uniti Michael Moore però ha raccontato in un film che cosa significa non avere un sanità pubblica; in Italia nessuno tocca il tema del reddito minimo garantito.
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Rigore, disastro-Italia: 8 milioni senza uno stipendio sicuro
L’Italia ha di fronte uno scenario apocalittico: 7-8 milioni di persone senza lavoro, e con lo Stato sottoposto all’euro-ricatto del debito. Risultato: la disoccupazione, ovvero «il più grande scandalo che una società possa vivere». Lo sostiene il sociologo dell’ateneo torinese Luciano Gallino, in una recente intervista realizzata da Pietro Raitano per “Altreconomia” e ripresa da “Micromega”. La situazione, aggiunge Gallino, è aggravata dalle sciagurate “riforme” che dagli anni ’90 hanno ulteriormente precarizzato il mercato del lavoro: e la precarietà fa crescere la disoccupazione, perché tra un contratto e l’altro passano mesi. «È una delle conseguenze delle dottrine neoliberali, che – per quanto sconfitte, smentite e sconfessate – sono sempre lì, si insegnano nelle università, costituiscono la forma mentale dominante nei media». Chiunque abia studiato la questione, spiega Gallino, capisce che la flessibilità del lavoro non può far aumentare l’occupazione, in nessun caso.
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Colombo: rappresaglia e barbarie, ignobile Marchionne
La lotta di classe torna in tutto il suo furore ed è lotta iniziata a freddo dalla ricchezza contro coloro che in due secoli il mondo civile ha imparato a chiamare, garantire, rispettare e trattare come partner dell’impresa, i lavoratori. Sto parlando dell’annuncio di Marchionne. Metterà “in mobilità” 19 operai come risposta alla sentenza della Corte d’appello di Roma che lo obbliga a riassumere 19 operai licenziati perché discriminati, dunque illegalmente. L’amministratore delegato della Fiat compie un gesto di violenza senza precedenti: poiché ha il potere, si vendica. Sceglie di farlo nel giorno in cui il numero dei disoccupati italiani ha toccato il suo livello storicamente più alto (10,8 per cento) e i senza lavoro giovani sono il 35 per cento. Ma una vendetta non tiene conto di questi dettagli, anzi, se la guerra è guerra, fai fuoco quando il bersaglio è più esposto.
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Nuovi vaccini: migliaia di bambini africani fanno da cavie
Mezzo miliardo di dollari, la Nato africana, la fondazione di Bill Gates e il business farmaceutico targato Glaxo per il nuovo vaccino contro la malaria: a fare da cavie per i test, decine di migliaia di bambini e neonati fra i villaggi più poveri dell’Africa. L’Africom, il comando militare statunitense creato per controllare il continente nero, partecipa al colossale programma per arrivare alla produzione del primo vaccino antimalarico: i partecipanti ricevono cure gratuite per la durata di tre anni scolastici e, «una volta provata la sua sicurezza ed efficacia, il vaccino potrà essere immesso sul mercato». Il vaccino “Rts,S/As02” è stato creato nel 1987 nei laboratori del Belgio ed è stato testato la prima volta nel 1992 su alcuni “volontari” negli Usa grazie alla collaborazione dell’istituto di ricerca medica dell’esercito statunitense, ma la prima campagna di sperimentazione di massa è tuttora in corso in Kenya.
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Cambiare l’euro-sistema, o ogni altra lotta sarà inutile
Non potevamo prevedere che all’Unione Europea sarebbe stato concesso un Nobel per la Pace: la nostra fantasia non arrivava a tanto. Ma sapevamo che tra le motivazioni c’è sicuramente quella che l’Unione Europea ha garantito la pace e la stabilità in Europa. E’ un’idea sostanzialmente ridicola, perché l’altro aspetto che evidenzia la forza dell’ideologia che ci è stata propinata negli ultimi tempi è quello che l’Unione Europea viene usata come sinonimo di Europa. L’Unione Europea non è l’Europa. Noi abbiamo la pace in Europa, a parte il dettaglio della guerra in Kosovo – “dettaglio” ovviamente detto in modo ironico – c’era l’Unione Europea e abbiamo fatto la guerra, oltre che farla all’esterno ovunque quando gli Stati Uniti vogliono, ma all’interno dell’Europa abbiamo la pace da immediatamente dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, quando non c’era nessuna Unione Europea.
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L’Italia sta per fallire: ogni giorno chiudono 35 imprese
Le piccole e medie imprese sono vicine al collasso. E’ una questione di mesi. Il tessuto produttivo del Paese si sta sfaldando. Le banche, impegnate a comprare titoli di Stato sul mercato internazionale e di nuova emissione, non concedono più crediti alle aziende. I prestiti sono in continua contrazione. Il governo non paga i debiti della pubblica amministrazione di 80 miliardi che Rigor Montis ha rinviato al prossimo esecutivo, dopo le elezioni del 2013. Nel frattempo le imprese sono strangolate dalle tasse più alte dell’area Ue e dagli interessi di Equitalia quando non riescono a far fronte ai pagamenti. Ogni giorno falliscono 35 imprese. Nel 2011 sono state 11.600, il peggiore dato dall’inizio della crisi. La previsione per il 2012 è di 13.000 nuovi fallimenti, più di mille al mese. Questa è la vera emergenza nazionale. Tutto il resto, anche il paradiso, può attendere.
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Monti affonda l’Italia ma vuole lo scalpo dei lavoratori
Il confronto sulla produttività tra governo e parti sociali, che entra nel vivo in questi giorni, è un imbroglio a partire dal suo nome. Non molto tempo fa il Cnel ha annunciato una ricerca che proprio per i suoi risultati sorprendenti è stata subito rimossa. Sulla base di essa, il decennio più produttivo degli ultimi quarant’anni è stato quello tra il 1970 e il 79. Sì, proprio il decennio delle conquiste sindacali, sociali, civili, della scala mobile, del posto fisso, degli orari e dei contratti rigidi, dello stato sociale e della grande industria pubblica. Proprio quel decennio ha visto il nostro paese raggiungere il tasso di produttività più alto di tutto l’Occidente industriale. Da allora quel tasso è progressivamente diminuito, con un andamento parallelo alla regressione delle condizioni del mondo del lavoro. Fino agli anni Duemila, che con l’euro e le privatizzazioni hanno visto un vero e proprio tracollo sia del salario sia della produttività.
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La grande crisi ha già rottamato le non-ricette di Renzi
Tagli spietati, ancora più duri delle inaudite mutilazioni finora inferte dal governo Monti. La non-ricetta di Matteo Renzi è già stata ampiamente rottamata dalla crisi: lo sostiene Gad Lerner, dopo l’ultima sortita del sindaco fiorentino alla Fondazione Metropolitan: una serata di raccolta fondi con alcuni big della finanza milanese. “Sbloccare la crescita dell’Italia: un progetto rivoluzionario”. Incontro organizzato da Davide Serra, che è il fondatore di Algebris, «un hedge fund nato nel paradiso fiscale delle Cayman», come ricorda – piuttosto perfidamente – il “Corriere della Sera”. Presenti il numero uno di Deutsche Bank Italia, Flavio Valeri, il presidente di Lazard e Allianz Italia, Carlo Salvatori, nonché l’ex direttore generale di Bpm, Enzo Chiesa. Con loro Andrea Soro di Royal Bank of Scotland, l’uomo d’affari Francesco Micheli e l’amministratore delegato di Amplifon, Franco Moscetti.
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Biologico? No, grazie. Come suicidare l’Italia che funziona
Non abbiamo più soldi, e quindi vi chiudiamo. Anzi, meglio: per ora vi svuotiamo, così nessuno potrà dire che abbiamo spento il “motore” dell’agricoltura biologica. La Provincia di Torino è irremovibile: vuole mettere in liquidazione il Crab, il prestigioso sportello del Bio piemontese – punto di riferimento per tutto il comparto dell’agricoltura biologica italiana – dato che la Regione Piemonte non intende rinnovare il proprio impegno finanziario. Piccole cifre: il centro, dislocato in val Pellice, costa 280.000 euro all’anno, di cui però solo un terzo a carico degli enti locali: il resto proviene da finanziamenti a progetto, che gli stessi ricercatori si procurano attivando fondi speciali europei. Non stiamo parlando dell’Ilva di Taranto, ma di un minuscolo ufficio con appena 7 operatori: vittime della brutale “spending review” del governo Monti, 4 di loro resterebbero a casa.