Archivio del Tag ‘Luogo Comune’
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Giornalisti, non tradite gli italiani: ne va della salute di tutti
Mi chiamo Massimo Mazzucco, sono un regista documentarista; sono il direttore di un sito che si chiama “luogocomune.net” e anche di un canale video che si chiama “Contro Tv”. Visto che il tema di oggi è l’informazione, ho deciso di rivolgermi direttamente a tutta la categoria dei giornalisti, perché ovviamente siete voi l’ingranaggio cruciale che manda avanti il meccanismo delle informazioni. Voi giornalisti avete scelto un lavoro bellissimo: informare la gente. Posso solo immaginare quanto sia stato bello, per ciascuno di voi, il momento in cui avete avuto la folgorazione professionale e avete capito che questo era il mestiere che volevate fare. E immagino anche che ciascuno di voi abbia intrapreso la propria carriera con lo spirito più nobile, che è quello di rispettare sempre la verità e di portare a conoscenza degli altri i fatti nudi e crudi, senza permettere a nessuno di inquinarli con ideologie o con falsificazioni. Poi magari molti di voi hanno scoperto, nel corso della carriera, che non è sempre possibile raccontare la verità nuda e cruda, e che bisogna in certi casi adeguarsi a quella che viene chiamata “la linea editoriale”: non è altro che un eufemismo per le cose che si possono dire e quelle che non si possono dire, nel mondo di oggi.Ovviamente, per ciascuno di voi scatta il conflitto tra quella che era la mission originaria della vostra professione e la necessità di non perdere il posto (perché tutti abbiamo famiglia, tutti abbiamo bisogno di lavorare; e nessuno, al giorno d’oggi, può permettersi di mandare a gambe per aria la sua carriera solo per perseguire il proprio idealismo). Però è anche vero che ciascuno deve porre un limite, etico e morale: deve tirare una linea rossa, al di là della quale non bisogna comunque andare. Se il tuo direttore ti chiede di non attaccare un certo personaggio perché magari fa parte del suo stesso schieramento politico, allora la cosa ci può anche stare. Se il direttore ti chiede di non dare una notizia positiva su Putin, perché altrimenti esci dalla linea atlantista del giornale (e magari poi gli americani si arrabbiano), ci può anche stare. Fin che si tratta di politica e di schieramenti, la cosiddetta linea editoriale è comprensibile: fa parte dei giochi. Ma quando ci va di mezzo la salute delle persone, la salute dei tuoi concittadini, allora lì non si può più accettare di tacere. Lì voi avete delle responsabilità ben precise.Se ad esempio esce la notizia che il ministro Speranza ha ricevuto una lettera da 30 medici italiani, i quali gli raccontano di aver curato decine di malati di Covid con i cortisonici e lui l’ha completamente ignorata, e poi un mese dopo ti ritrovi l’Oms che elogia i medici britannici per aver fatto la stessa identica scoperta, allora questo voi lo dovete denunciare: perché vuol dire che abbiamo un ministro della salute totalmente incompetente, che si lascia sfuggire delle possibili cure, e che a causa della sua negligenza magari ha lasciato anche morire molte persone, che invece potevano essere salvate. Io ho fatto un video, a questo proposito, che si intitola “Ministro Speranza, dia le dimissioni”. Ma io sono piccolino, non ho l’audience che avete voi nel mainstream. Quindi, in casi come questo, voi avete il dovere – l’obbligo morale – di denunciare un fatto del genere, e di informare adeguatamente le persone: perché ne va della loro salute, e anche della loro vita.Idem per il caso dell’idrossiclorochina: avete tutti fatto dei titoloni cubitali, per dirci che l’idrossiclorochina non solo non curava il Covid ma addirittura poteva essere dannosa, solo perché lo diceva il “Lancet”; ma poi, quando è venuto fuori che la ricerca del “Lancet” era una frode plateale, basata su dati assolutamente inesistenti, voi avete lato la smentita in tre paragrafi piccoli piccoli a pagina 15, e nessuno l’ha vista: tant’è vero che ancora oggi l’Istituto Superiore di Sanità non autorizza l’uso dell’idrossiclorochina contro il Covid. Mentre doveva essere tutto il contrario: la notizia che l’idrossiclorochina era dannosa andava presa con le pinze, visto che è un medicinale che si usa in tutto il mondo da oltre 50 anni; e quando la ricerca del “Lancet” ha rivelato la frode, quella doveva essere messa in prima pagina a titoli cubitali: la gente deve sapere che c’è qualcuno che manipola le ricerche scientifiche per un proprio tornaconto personale. E da chi deve venire a saperlo, se non da voi che avete scelto come mestiere quello di informare?Altro caso clamoroso: Zingaretti mette l’obbligo per il vaccino antinfluenzale a tutti gli over-65, nella sua regione, con la scusa che in questo modo faremo prima a distinguere i malati di Covid. Ora, a parte che questa è una giustificazione senza il minimo fondamento scientifico (è una barzelletta, in realtà, e non ci vuole un genio per capirlo), ma c’è addirittura il fatto opposto: ovvero che la vaccinazione antinfluenzale rischia di aumentare le possibilità di contrarre il coronavirus. È uscita una ricerca del Pentagono, nei mesi scorsi, che dice che per il noto fenomeno chiamato “interferenza virale”, chi fa il vaccino antinfluenzale ha il 36% in più di possibilità di contrarre il coronavirus. Anche il ministero della salute inglese ha detto la stessa cosa: chi fa il vaccino antinfluenzale rischia più degli altri di contrarre il coronavirus. Trovate tutto nel mio video intitolato “Messaggio a Zingaretti”, che sta su YouTube. Quindi, in questo caso, non solo siamo di fronte a una violazione dei diritti della persona, obbligando il cittadino a un trattamento sanitario con il quale magari non è d’accordo, ma siamo anche di fronte a un rischio sanitario sostanziale per tutta la popolazione. Se voi non date queste informazioni correttamente, rischiate di diventare complici di un eventuale aggravamento della situazione del Covid in autunno: tenete presente queste cose, non fate finta di non averle sentite.Ora, io capisco; voi direte: ma se il mio direttore non mi permette di dare certe notizie, io cosa ci posso fare? Certamente, finché combattete da soli, la vostra è una battaglia persa. Se continuate da soli a insistere per pubblicare notizie del genere, è chiaro che prima o poi rischiate di perdere il posto, o di ritrovarvi a fare la cronaca rosa nei paesini di provincia. Ma voi non dovete combattere da soli, ciascuno la propria battaglia personale: voi potete unirvi, potete organizzare dei comitati di redazione; potete condividere queste informazioni tra di voi e, dopo, andate tutti insieme dal direttore, e dire: guardi direttore, noi abbiamo queste informazioni; le abbiamo verificate: sono valide, sono importanti; e abbiamo l’obbligo morale di renderle pubbliche. A quel punto, se il direttore si trova davanti una redazione compatta, che chiede cose nel nome della salute dei vostri concittadini, non penso che possa far finta di niente. Anche perché voi, eventualmente, potete poi denunciarlo pubblicamente, se non vi dà retta. Quindi, coraggio: organizzatevi. Non state solamente lì seduti a fare da passacarte per le veline dell’Ansa. Non è questo, il mestiere che avete scelto. Datevi da fare, tirate fuori il vostro orgoglio. Fate le vostre ricerche personali, e cercate di rendere alla nazione il servizio che siete stati chiamati a svolgere: quello di informare correttamente le persone su quello che accade, e che riguarda direttamente la salute di tutti noi.(Massimo Mazzucco, video-messaggio “Appello ai giornalisti” trasmesso alla Camera il 30 luglio 2020 nell’ambito della conferenza stampa “Coronavirus: emergenza sanitaria o democratica?” promossa da Sara Cunial. Il video, diffuso su YouTube, è ripreso dal blog “Luogo Comune”).Mi chiamo Massimo Mazzucco, sono un regista documentarista; sono il direttore di un sito che si chiama “luogocomune.net” e anche di un canale video che si chiama “Contro Tv”. Visto che il tema di oggi è l’informazione, ho deciso di rivolgermi direttamente a tutta la categoria dei giornalisti, perché ovviamente siete voi l’ingranaggio cruciale che manda avanti il meccanismo delle informazioni. Voi giornalisti avete scelto un lavoro bellissimo: informare la gente. Posso solo immaginare quanto sia stato bello, per ciascuno di voi, il momento in cui avete avuto la folgorazione professionale e avete capito che questo era il mestiere che volevate fare. E immagino anche che ciascuno di voi abbia intrapreso la propria carriera con lo spirito più nobile, che è quello di rispettare sempre la verità e di portare a conoscenza degli altri i fatti nudi e crudi, senza permettere a nessuno di inquinarli con ideologie o con falsificazioni. Poi magari molti di voi hanno scoperto, nel corso della carriera, che non è sempre possibile raccontare la verità nuda e cruda, e che bisogna in certi casi adeguarsi a quella che viene chiamata “la linea editoriale”: non è altro che un eufemismo per le cose che si possono dire e quelle che non si possono dire, nel mondo di oggi.
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Il complotto del virus: chi ha fatto bingo con la catastrofe
Nel documento che abbiamo pubblicato su “Luogo Comune”, intitolato “Il complotto del coronavirus” e costituito da 200 slide, si ipotizza la disseminazione intenzionale del virus. Riepiloghiamo, si legge, gli scopi del complotto portato avanti dall’élite mondiale. Ridurre le libertà civili e il diritto di assemblea e di manifestazione. Rendere legali sistemi di controllo sempre più pervasivi (telecamere, droni, app, spyware). Fomentare la guerra tra poveri, istigando collaborazionisti inconsapevoli. Prolungare lo shock il più a lungo possibile (quarantena, distanziamento sociale, mascherina). Lucrare direttamente, con la pre-conoscenza degli eventi, nel settore economico-finanziario: per esempio, quelli che hanno scommesso sul crollo delle Borse nella primavera 2020. Ricomprare a pochi spiccioli le aziende che falliranno. Avere disponibilità di folle impoverite, che accetteranno lavori a condizioni degradanti. Lucrare direttamente nel settore medico, imponendo l’obbligo di vaccinazione per il Covid.Sempre nel settore medico, lucrare estendendo l’obbligo di vaccinazione antinfluenzale. Aggiungo l’obbligo per tutti gli altri vaccini, perché tra un po’ arriverà il “passaporto vaccinale”, senza il quale non potremo più fare nulla. Ancora: portare a compimento vari progetti sospesi per l’interferenza nella società civile, cioè il tanto ricercato bavaglio alla Rete. Sono anni che si disperano per cercare un modo per metterci il bavaglio, e adesso – con la scusa del Covid – hanno creato le task-force contro le “fake new” sul Covid; poi il Covid andrà via, ma le task-force contro le “fake news” rimarranno, ovviamente, e quindi avranno trovato il modo di mettere il bavaglio alla Rete. Poi: installazione e attivazione del 5G senza rispettare il principio di precauzione. Quante volte abbiamo sentito dire: poverini, gli studenti a casa, che non potevano seguire la didattica a distanza perché non avevano una buona connessione; corriamo tutti a mettere il 5G, così il bambino avrà il cellulare all’orecchio sempre acceso, anche quando va in bagno a fare la pipì.Altri vantaggi del complotto: giustificare l’introduzione fattiva della moneta elettronica a discapito di quella fisica. Indebitare le nazioni verso le banche, con strumenti quali il Mes. Eccetera, eccetera. Questa “laundry list” di vantaggi è praticamente infinita, ed è proprio quello che ti porta a pensare come sia impossibile che siamo di fronte a un evento naturale, cioè che questo virus sia arrivato per caso, dal pipistrello. Fa felici talmente tante persone, ai livelli alti (quelli che si occupano del controllo della popolazione) che non può essere una coincidenza. Nessuno è così fortunato da fare tombola 27 volte di seguito con un solo virus. E’ chiaro, che c’è dietro qualcuno che l’ha voluto.(Massimo Mazzucco, dichiarazioni rilasciate a Fabio Frabetti di “Border Nights” nella diretta web-streaming “Mazzucco Live” del 25 luglio 2020 su YouTube, in relazione al dossier “Il complotto del coronavirus” pubblicato su “Luogo Comune” il 19 luglio 2020).Nel documento che abbiamo pubblicato su “Luogo Comune”, intitolato “Il complotto del coronavirus” e costituito da 200 slide, si ipotizza la disseminazione intenzionale del virus. Riepiloghiamo, si legge, gli scopi del complotto portato avanti dall’élite mondiale. Ridurre le libertà civili e il diritto di assemblea e di manifestazione. Rendere legali sistemi di controllo sempre più pervasivi (telecamere, droni, app, spyware). Fomentare la guerra tra poveri, istigando collaborazionisti inconsapevoli. Prolungare lo shock il più a lungo possibile (quarantena, distanziamento sociale, mascherina). Lucrare direttamente, con la pre-conoscenza degli eventi, nel settore economico-finanziario: per esempio, quelli che hanno scommesso sul crollo delle Borse nella primavera 2020. Ricomprare a pochi spiccioli le aziende che falliranno. Avere disponibilità di folle impoverite, che accetteranno lavori a condizioni degradanti. Lucrare direttamente nel settore medico, imponendo l’obbligo di vaccinazione per il Covid.
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Mazzucco: alterata dai censori la mia biografia su Wikipedia
La mia pagina su Wikipedia è controllata direttamente da Paolo Attivissimo, e lo ha ammesso lui stesso. Io non posso modificare la mia biografia. Inizialmente, quando l’avevo caricata su Wikipedia, conteneva i film che avevo fatto e i premi cinematografici che avevo ricevuto. Man mano che il tempo passava, mi sono accorto che tutta la parte positiva del mio lavoro spariva, e in compenso comparivano delle voci che dicevano: “Mazzucco è stato completamente smontato da Attivissimo, ha fatto affermazioni non supportate”. Insomma, erano praticamente dei testi da debunker. Ho provato a protestare e a correggerla, la mia biografia, ma mi è stato impedito. Mi hanno detto: se continui a cercare di correggere la tua biografia, ti verrà tolto l’accesso a Wikipedia e non potrai più intervenire. E quando la cosa è pubblicamente esplosa, e io ho accusato Attivissimo di essere lui a manipolare la mia pagina, lo ha ammesso per iscritto. Sto preparando un video, che si intitolerà proprio “Chi controlla Wikipedia”, dove mostrerò tutta la documentazione che dimostra come il Cicap, cioè Attivissimo, ammette apertamente che sono loro a controllare le nostre pagine.In generale, quando andate su Wikipedia in cerca di qualunque argomento controverso, non aspettatevi necessariamente di trovare la verità oggettiva. Se cercate la formula del carbonio, Wikipedia va benissimo. Ma nel momento in cui si vanno a cercare argomenti controversi, sappiate che c’è molto probabilmente la mano di qualcuno che sta più dall’altra parte, che non dalla vostra. Alcuni argomenti “diventano” controversi nel momento in cui metti in discussione la narrativa ufficiale. Se andate a vedere il sito del Cicap, che è quello dei debunker per eccellenza (fondato da Piero Angela e guidato da gente come Attivissimo e Polidoro), scoprirete che tutti gli argomenti che in qualche modo mettono in discussione la versione ufficiale dei fatti vengono contrastati. Quindi non è più un sito che cerca la verità. A uccidere Kennedy è stato Oswald, perché la versione ufficiale dice ancora così; sulla Luna ci siamo andati perché lo dice la Nasa, e chi sostiene il contrario è un complottista e non vale niente.Ancora: tutte le medicine alternative non funzionano, bisogna curarsi solo con la medicina ufficiale e l’oncologia ufficiale; gli Ufo non esistono, sono soltanto sogni e invenzioni di qualcuno che s’è fumato una sigarettina di troppo; idem i cerchi nel grano. Non è possibile che non ci sia nulla di vero in nessuna di tutte queste cose. Quindi è chiaro che loro hanno un atteggiamento sistematico: non riguarda più il singolo argomento, ma proprio la gestione generale del concetto di potere. Cioè: tu non devi mai mettere in discussione il potere istituzionale, anche se questo comporta il fatto di mentire. Perché i debunker, pur di sostenere che l’11 Settembre l’hanno fatto i 19 terroristi, sono arrivati a dover dire delle bugie clamorose, che abbiamo denunciato e smascherato più volte. Ma a loro non importa, perché nella loro filosofia ciò che è importante non è la verità sull’11 Settembre, ma è mantenere il rispetto delle istituzioni. Quindi la chiave di lettura del debunker è questa: il debunker è il grande difensore delle versioni ufficiali. E’ il cane da guardia del potere.(Massimo Mazzucco, dichiarazioni rilasciate a Eugenio Miccoli di “me+” nella video-intervista “La Macchina di Hollywood”, pubblicata su YouTube e ripresa da “Luogo Comune” il 27 luglio 2020. Fotografo, sceneggiatore e regista cinematografico attivo per anni a Los Angeles negli studi della De Laurentiis, Mazzucco ha abbracciato il documentario su web dopo l’11 Settembre, a partire da “Inganno globale”, trasmesso in Italia anche in televisione, da “Canale 5″, in prima serata. Autore del blog “Luogo Comune” e fondatore con Giulietto Chiesa di “Contro-Tv”, nonché collaboratore di “Pandora Tv” e “ByoBlu”, ogni sabato Mazzucco anima la diretta web-streaming “Mazzucco Live” con Fabio Frabetti di “Border Nights”. Nei suoi documentari ha affrontato temi disparati, dalle cure alternative contro il cancro alla storica criminalizzazione della cannabis per favorire la plastica, cioè l’industria del petrolio. L’ultimo lavoro, “American Moon”, dimostra – avvalendosi dei migliori fotografi internazionali, da Peter Lindbergh a Oliviero Toscani – che le immagini del presunto “allunaggio” del 1969 sono un falso, creato in studio).La mia pagina su Wikipedia è controllata direttamente da Paolo Attivissimo, e lo ha ammesso lui stesso. Io non posso modificare la mia biografia. Inizialmente, quando l’avevo caricata su Wikipedia, conteneva i film che avevo fatto e i premi cinematografici che avevo ricevuto. Man mano che il tempo passava, mi sono accorto che tutta la parte positiva del mio lavoro spariva, e in compenso comparivano delle voci che dicevano: “Mazzucco è stato completamente smontato da Attivissimo, ha fatto affermazioni non supportate”. Insomma, erano praticamente dei testi da debunker. Ho provato a protestare e a correggerla, la mia biografia, ma mi è stato impedito. Mi hanno detto: se continui a cercare di correggere la tua biografia, ti verrà tolto l’accesso a Wikipedia e non potrai più intervenire. E quando la cosa è pubblicamente esplosa, e io ho accusato Attivissimo di essere lui a manipolare la mia pagina, lo ha ammesso per iscritto. Sto preparando un video, che si intitolerà proprio “Chi controlla Wikipedia”, dove mostrerò tutta la documentazione che dimostra come il Cicap, cioè Attivissimo, ammette apertamente che sono loro a controllare le nostre pagine.
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Giornalisti come i debunker: cani da guardia, ma del potere
Ormai è da diversi anni che i media tradizionali hanno ingaggiato la loro battaglia contro le presunte “fake news”. Noi abbiamo già sottolineato diverse volte come molto spesso siano gli stessi media tradizionali a propagarle, ma non è questo lo scopo del presente articolo. Oggi vorrei provare a capire quello che succede nella testa del giornalista mainstream nel momento in cui scrive un articolo che denuncia le “fake news”. Prendiamo ad esempio questo articolo comparso su “Repubblica” due giorni fa, intitolato “Sul sito di Repubblica nasce TrUE per combattere le fake news”. Questo è l’incipit: «Ad aprile sui siti di propaganda legati al Cremlino inizia a circolare la “notizia” secondo la quale il coronavirus sarebbe stato creato da Bill Gates per dominare il mondo». Ora, io sfido chiunque a trovarmi un solo “sito di propaganda legato al Cremlino” che abbia detto che “Bill Gates ha creato il coronavirus per dominare il mondo”. Non esiste. Non lo troverete mai. Per il semplice motivo che a) “i siti di propaganda legati al Cremlino” esistono solo nella testa di chi ha scritto un articolo del genere. E b) nessuno ha mai semplificato in modo così rozzo il fatto che Bill Gates abbia creato un virus “per dominare il mondo”. Solo nei fumetti c’è il cattivo di turno che “vuole dominare il mondo”. Ma, appunto, è una semplificazione destinata al massimo ad impressionare la mente ancora ingenua di un ragazzino.Nel mondo reale le cose sono leggermente più complesse, è questo l’articolista lo sa benissimo. Ma egli distorce e semplifica il suo discorso al massimo, proprio perché si rivolge al lato più ingenuo ed infantile della mente del lettore. Se infatti si prende l’intera frase e la sintetizza ancora di più, a livello subconscio esce quanto segue: “I cattivi (i russi) dicono che il nostro eroe vuole dominare il mondo. Ma questo non è possibile, perchè noi siamo i buoni, e agiamo sempre nel nome del bene e della giustizia universale”. Esattamente come nei fumetti: i buoni da una parte, i cattivi dall’altra. Questo ricorso ai sintagmi più archetipici della nostra cultura rivela chiaramente due cose: uno, la palese malafede del giornalista, il quale sa benissimo che tramite la semplificazione si può aggirare la parte più ostica del discorso – quella del ragionamento logico – per arrivare direttamente agli strati del cervello che rispondono alle emozioni. La seconda cosa che rivela la strategia del giornalista, è quella di presumere di partire sempre e comunque dal punto di vista di chi ha ragione.Quando si scrive la frase «migliaia di persone manifestano a Berlino e in altre città tedesche contro il tentativo di imporre una dittatura globale da parte del fondatore di Microsoft o, in alternativa, per mano di malevoli élite internazionali intenzionate a stabilire un Nuovo ordine globale», si dà già per scontato, nel sottotesto, che le “malevoli élite internazionali” non esistano. Non si affronta quindi nemmeno minimamente l’ipotesi che queste elite esistano, ma si vuole indurre nel lettore un falso senso di sicurezza, nello scartare addirittura a priori questa possibilità. Il giornalista in questione quindi, svolge lo stesso identico ruolo del debunker, il cui ruolo ultimo è quello di fungere da “grande tranquillizzatore” della società. Nel tentativo di preservare il proprio potere – quello di “gestire” l’informazione in modo unilaterale, dall’alto verso il basso – il giornalista mainstream ricade nella stessa fallacia alla quale ricorrono regolarmente i debunker: quella di negare a priori qualunque ipotesi che possa risultare destabilizzante per la nostra società, e possa in qualunque modo mettere a rischio il potere vigente. Debunker e giornalista mainstream sono, ciascuno a modo loro, i cani da guardia del potere.(Massimo Mazzucco, “Giorganlisti e debunker sono la stessa cosa”, da “Luogo Comune” del 25 giugno 2020).Ormai è da diversi anni che i media tradizionali hanno ingaggiato la loro battaglia contro le presunte “fake news”. Noi abbiamo già sottolineato diverse volte come molto spesso siano gli stessi media tradizionali a propagarle, ma non è questo lo scopo del presente articolo. Oggi vorrei provare a capire quello che succede nella testa del giornalista mainstream nel momento in cui scrive un articolo che denuncia le “fake news”. Prendiamo ad esempio questo articolo comparso su “Repubblica” due giorni fa, intitolato “Sul sito di Repubblica nasce TrUE per combattere le fake news”. Questo è l’incipit: «Ad aprile sui siti di propaganda legati al Cremlino inizia a circolare la “notizia” secondo la quale il coronavirus sarebbe stato creato da Bill Gates per dominare il mondo». Ora, io sfido chiunque a trovarmi un solo “sito di propaganda legato al Cremlino” che abbia detto che “Bill Gates ha creato il coronavirus per dominare il mondo”. Non esiste. Non lo troverete mai. Per il semplice motivo che a) “i siti di propaganda legati al Cremlino” esistono solo nella testa di chi ha scritto un articolo del genere. E b) nessuno ha mai semplificato in modo così rozzo il fatto che Bill Gates abbia creato un virus “per dominare il mondo”. Solo nei fumetti c’è il cattivo di turno che “vuole dominare il mondo”. Ma, appunto, è una semplificazione destinata al massimo ad impressionare la mente ancora ingenua di un ragazzino.
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Speranza si dimetta: ignorò i medici che salvano dal Covid
Ministro Speranza, faccio questo video per chiedere pubblicamente le sue dimissioni, in quanto lei si è dimostrato palesemente incompetente nello svolgere il ruolo che gli è stato assegnato nell’attuale governo. Il motivo è molto semplice: il 24 aprile 2020, ovvero quasi due mesi fa, lei ha ricevuto una lettera a lei personalmente indirizzata, firmata da oltre 30 medici e operatori del Sistema Sanitario. Questa lettera iniziava dicendo: «Onorevole ministro, le rivolgiamo questo appello poiché riteniamo importante richiamare la sua attenzione su alcune nostre considerazioni finalizzate ad un miglior contenimento o ad una possibile più rapida soluzione della patologia che colpisce i pazienti coinvolti nella pandemia Covid-19». Dopo le dovute premesse, la lettera diceva: «Questo appello è quindi volto a richiamare la sua attenzione sulla necessità di promuovere l’adozione tempestiva e precoce, all’inizio della sintomatologia respiratoria e sospetta, rispetto all’odierna prassi, di una semplice terapia antinfiammatoria efficace, come quella cortisonica a medio o alto dosaggio. I cortisonici rappresentano i farmaci antinfiammatori che, quando utilizzati, stanno dando ottimi risultati anche nella Covid-19 in base ai dati rilevati nei pazienti trattati e alle evidenze che le alleghiamo – e che, se lo riterrà opportuno, le mostreremo più in dettaglio».In altre parole, questi medici le dicevano di aver ottenuto risultati incoraggianti, con i loro pazienti, utilizzando dei cortisonici nella prima fase della malattia, e si rendevano disponibili a farne conoscere la relativa documentazione. Dopodiché seguivano nella lettera tutte le spiegazioni di tipo scientifico che illustravano perché questa fosse, secondo loro, una terapia valida. Ora, in una fase acuta della crisi del Covid, dove le persone (secondo i dati ufficiali) morivano a centinaia ogni giorno, una lettera del genere – firmata da una trentina di specialisti del settore – avrebbe dovuto farla saltare sulla sedia, e farle interpellare immediatamente questi medici, per verificare appunto se la cura da loro proposta avesse o meno una validità. Io avrei fatto così: ho centinaia di cittadini che mi muoiono ogni giorno e, se dei medici mi scrivono di aver trovato un modo per curare i pazienti, io come minimo li faccio venire al ministero a spiegarmi bene di cosa si tratta. Questi non sono dei cretini qualunque: tra i vari firmatari ci sono professori di farmacologia, neurologi, medici pneumologi, medici chirurghi, anestesisti, cardiologi, professori di medicina, professori di farmacologia e tossicologia, ricercatori, professori di biologia farmaceutica, anatomopatologi. Eccetera, eccetera.Invece lei che cosa ha fatto? La lettera l’ha completamente ignorata: non solo non ha fatto convocare questi medici, ma non li ha nemmeno degnati di una risposta. Come se avesse ricevuto – non una lettera di 30 professionisti del settore – ma la lettera di un rompiscatole qualunque. Bene, facciamo adesso un salto in avanti. “Adnkronos” di oggi, 17 giugno 2020 – seconda notizie in home page: “Coronavirus, Oms: desametasone è svolta scientifica. L’Organizzazione Mondiale della Sanità accoglie con favore i risultati dei primi studi clinici condotti nel Regno Unito sul desametasone, un corticosteroide (quindi cortisone) che si è dimostrato salvavita per i pazienti con forme gravi di Covid-19″. «È il primo trattamento che ha dimostrato di ridurre la mortalità nei pazienti con Covid-19 che richiedono supporto per ossigeno o ventilatore», ha affermato Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Oms. «Questa è una grande notizia», ha detto, «e mi congratulo con il governo del Regno Unito, l’Università di Oxford e i numerosi ospedali e pazienti nel Regno Unito che hanno contribuito a questa svolta scientifica salvavita».È contento, adesso, signor ministro? Non solo lei ha lasciato passare quasi due mesi, nei quali chissà quante delle persone morte magari potevano essere salvate con i cortisonici; ma adesso c’è pure la beffa, che il merito per questa scoperta se lo prendono gli inglesi, quando i nostri medici italiani erano arrivati alle stesse conclusioni già nel mese di aprile. Complimenti sinceri. Io, fossi in lei, darei le dimissioni domani mattina, perché qui i casi sono due: nella migliore delle ipotesi, lei è un totale incompetente che non ha minimamente capito l’importanza della lettera che ha ricevuto (e in una situazione come quella attuale, questo è un lusso che in Italia non ci possiamo permettere); nella peggiore delle ipotesi, invece, lei è vittima di pressioni da parte delle case farmaceutiche, le quali ovviamente non sono minimamente interessate a trovare una cura per il virus, perché loro vogliono a tutti i costi vendere il vaccino, appena sarà pronto, a tutta la popolazione mondiale. Io ovviamente voglio credere che il suo caso sia il primo, ovvero che lei sia semplicemente un incompetente. Ma in ciascuno dei due casi è chiaro che lei debba dare le dimissioni al più presto. Spero davvero che migliaia di cittadini le scrivono, nei prossimi giorni, per chiederle di andarsene, esattamente come sto facendo io in questo momento con questo video.(Massimo Mazzucco, video-editoriale tratto da “Contro Tv” del 17 giugno 2020, pubblicato anche su YouTube e ripreso sul blog “Luogo Comune”).Ministro Speranza, faccio questo video per chiedere pubblicamente le sue dimissioni, in quanto lei si è dimostrato palesemente incompetente nello svolgere il ruolo che gli è stato assegnato nell’attuale governo. Il motivo è molto semplice: il 24 aprile 2020, ovvero quasi due mesi fa, lei ha ricevuto una lettera a lei personalmente indirizzata, firmata da oltre 30 medici e operatori del Sistema Sanitario. Questa lettera iniziava dicendo: «Onorevole ministro, le rivolgiamo questo appello poiché riteniamo importante richiamare la sua attenzione su alcune nostre considerazioni finalizzate ad un miglior contenimento o ad una possibile più rapida soluzione della patologia che colpisce i pazienti coinvolti nella pandemia Covid-19». Dopo le dovute premesse, la lettera diceva: «Questo appello è quindi volto a richiamare la sua attenzione sulla necessità di promuovere l’adozione tempestiva e precoce, all’inizio della sintomatologia respiratoria e sospetta, rispetto all’odierna prassi, di una semplice terapia antinfiammatoria efficace, come quella cortisonica a medio o alto dosaggio. I cortisonici rappresentano i farmaci antinfiammatori che, quando utilizzati, stanno dando ottimi risultati anche nella Covid-19 in base ai dati rilevati nei pazienti trattati e alle evidenze che le alleghiamo – e che, se lo riterrà opportuno, le mostreremo più in dettaglio».
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La verità è clandestina: non chiamatela controinformazione
Vent’anni fa, in Italia, il primo a sollevare dubbi sull’equazione tra verità e giornalismo fu un certo Giulietto Chiesa. La domanda: se il pubblico non viene più informato dei fatti principali, e men che meno delle loro cause, come si fa a parlare ancora di libertà? Su cosa lo misura, il proprio giudizio, il lettore-spettatore lasciato all’oscuro di quel che accade veramente? In altre parole: dove va a finire, la democrazia? Dov’è finita oggi lo si è visto: ci ha pensato “Giuseppi”, con la sua coorte di tecnocrati e consiglieri-ombra, pronti a rimodellare la Costituzione su misura per la gestione panica del coronavirus. E come ha reagito, la stampa? Balbettando, o supportando l’Autorità senza fiatare. E’ potuto accadere anche per via dello stato comatoso del giornalismo nazionale, cartaceo e radiotelevisivo, dopo anni di omissioni, reticenze e manipolazioni: fake news, truccate da notizie. Ora siamo al trionfo orwelliano: è il Grande Fratello ad accusare l’informazione libera di produrre bufale. Di più: ormai si passa anche alle vie di fatto, coi video rimossi da YouTube come nel caso di “ByoBlu”, colpevole di dar voce a chiunque la pensi in modo diverso dal mainstream. E tutto questo, purtroppo, accade senza conseguenze: «Il guaio è che nessuno controlla i controllori», protesta l’avvocato Andrea Lisi, specialista in diritti dell’informazione.Le parole del legale si mescolano con quelle degli altri ospiti della diretta web-streaming “Big Data is Watching You”, proposta il 15 maggio da Marco Moiso (Movimento Roosevelt) con Gioele Magaldi e altri ospiti qualificati. Come Fabio Frabetti, di “Border Nights”, che obietta: «Anziché preoccuparsi di sanzionare Vittorio Feltri per i suoi titoli, segnalandolo all’Ordine dei Giornalisti, perché tanti colleghi non si preoccupano di cose ben più serie?». E a proposito di serietà e correttezza: il 6 maggio, il quotidiano “La Stampa” ora diretto da Massimo Giannini ha permesso al medico Mauro Salizzoni (ex primario alle Molinette di Torino) di definire “fake news” molte notizie attorno alle guarigioni ottenute a Mantova con la sieroterapia sperimentata da Giuseppe De Donno, e “lestofanti” chi le diffonde. E tutto questo, senza precisare che lo stesso Salizzoni – voce autorevole della medicina – è anche un illustre consigliere regionale del Pd (dunque un politico filogovernativo). Dorme sonni beati, l’Ordine dei Giornalisti? E, tra parentesi: trova normale che il Signor Fiat, proprietario della “Stampa”, si sia comprato anche “Repubblica” e “L’Espresso”? Se lo domanda Margherita Furlan di “Pandora Tv”, stretta collaboratrice di Giulietto Chiesa. «Vi sembra rassicurante – insiste Margherita – il fatto che i principali giornali italiani siano nelle mani dello stesso soggetto?».Una quindicina di anni fa, in una memorabile performance al Salone del Libro di Torino, il suo maestro Giulietto Chiesa sventolò un foglietto. Quando lo lesse, il pubblico ammutolì: erano i tabulati delle telefonate con cui Boris Berezovskij, noto oligarca a lungo nelle grazie di Boris Eltsin, ordinava all’uomo del Kgb in Cecenia, il colonnello Shamil Basaev (futuro “martire della resistenza cecena”), di reclutare criminali comuni e attaccare a freddo le caserme dell’esercito federale russo, a Grozny e Gudermes, per provocare ad arte la finta “rivolta indipendentista” della regione ribelle. Nei calcoli del Cremlino, doveva essere una breve fiammata, da spegnere subito con una guerra-lampo destinata a risollevare i sondaggi traballanti dello Zar, in vista della più taroccata delle rielezioni. «Avete mai letto qualcosa di simile, sui giornali italiani?». Domanda retorica, quella di Chiesa, di lì a poco – ancora a Torino – alle prese con il World Political Forum presieduto da Mikhail Gorbaciov. In un’intervista, all’ultimo leader dell’Urss fu chiesto della guerra cecena (durata anni, e terminata solo grazie Putin). «I famosi indipendisti ceceni? Li conosco, eccome», rispose Gorbaciov. «Ho scoperto che erano i miei vicini di ombrellone, in Costa Azzurra». Ad ascoltare Gorby c’erano televisioni e giornaloni: ma non una di quelle notizie fu lasciata filtrare, per dar modo al pubblico di constatare che, molto spesso, niente è come sembra.Ora siamo all’ossimoro permanente: verso e falso vanno a braccetto, con la massima disinvoltura. E il falso d’autore diventa vero, se a spacciarlo è il mainstream. «Per questo – dice ancora Margherita Furlan – sarebbe ora di archiviare espressioni come “controinformazione”», che forse avevano senso quando un’informazione dignitosa esisteva ancora. «Oggi la differenza è tra informazione – e quindi serietà, verifica, ricerche indipendenti – e tutto quello che “informazione”, francamente, non è più». Propaganda, sarebbe il termine più adatto a definire il mestiere di quelli che Marcello Foa, ora presidente della Rai, ha definito “stregoni della notizia”. Certo – ammette Frabetti – le verdi praterie del web si sono trasformate in una specie di far west, dove chiunque può mettersi a contrabbandare anche le bufale più inverosimili del peggior complottismo. E la Costituzione – sottolinea l’avvocato Lisi – non è pronta a normare questo magma: «Forse andrebbe arricchita, per disciplinare meglio un ambito così recente e tuttora sfuggente». L’unica cosa da evitare, aggiunge, è la soluzione che invece il governo Conte ha prontamente adottato: una bella task force di censori, non legittimati da null’altro che il potere politico dell’esecutivo, per giuntra forzato dallo stato d’emergenza.E’ il sottosegretario Andrea Martella, naturalmente del Pd, ad aver voluto l’imbarazzante Ministero della Verità. La scusa? Impedire che al pubblico arrivassero voci pericolose (ovvero dissonanti, rispetto alla camomilla governativa dispensata a proposito del Covid). Una pagina di vergogna nazionale, che si aggiunge a quelle che sempre l’avvocato Lisi considera le inquietanti incognite dell’App Immuni, progettata soprattutto per tracciare usi e costumi (ma soprattutto consumi) del popolo italiano, peraltro già abbondamente monitorato via smartphone tramite Google e i social. A proposito, osserva Frabetti: ve lo vedete, in Italia, un padreterno come Zuckerberg messo alla corda dal Parlamento? Già, perché lo spettacolo americano delle ultime ore è sensazionale: balbetta, il fondatore di Facebook, di fronte alla commissione istituzionale che lo incalza in modo spietato, chiedendogli perché mai il suo network planetario ha deciso di oscurare voci e notizie scomode, in merito al coronavirus. Dopo l’esternazione-bomba di Sara Cunial in aula, con le accuse esplosive rivolte alla “banda del Covid” capitanata da Bill Gates, sul suo blog – “Luogo Comune” – Massimo Mazzucco (altro nemico pubblico del Ministero della Verità) si domanda: ve l’immaginate, se anziché 300 passacarte, i parlamentari 5 Stelle fossero 300 Sara Cunial?Vent’anni fa, in Italia, il primo a sollevare dubbi sull’equazione tra verità e giornalismo fu un certo Giulietto Chiesa. La domanda: se il pubblico non viene più informato dei fatti principali, e men che meno delle loro cause, come si fa a parlare ancora di libertà? Su cosa lo misura, il proprio giudizio, il lettore-spettatore lasciato all’oscuro di quel che accade veramente? In altre parole: dove va a finire, la democrazia? Dov’è finita oggi lo si è visto: ci ha pensato “Giuseppi”, con la sua coorte di tecnocrati e consiglieri-ombra, pronti a rimodellare la Costituzione su misura per la gestione panica del coronavirus. E come ha reagito, la stampa? Balbettando, o supportando l’Autorità senza fiatare. E’ potuto accadere anche per via dello stato comatoso del giornalismo nazionale, cartaceo e radiotelevisivo, dopo anni di omissioni, reticenze e manipolazioni: fake news, truccate da notizie. Ora siamo al trionfo orwelliano: è il Grande Fratello ad accusare l’informazione libera di produrre bufale. Di più: ormai si passa anche alle vie di fatto, coi video rimossi da YouTube come nel caso di “ByoBlu”, colpevole di dar voce a chiunque la pensi in modo diverso dal mainstream. E tutto questo, purtroppo, accade senza conseguenze: «Il guaio è che nessuno controlla i controllori», protesta l’avvocato Andrea Lisi, specialista in diritti dell’informazione.
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Scuola di paura: l’infanzia negata dei bambini in isolamento
Mi chiamo Marika Adianto, ho 45 anni, sono mamma di una bambina di 10 anni e sono un’insegnante di scuola primaria a Genova. Scrivo dopo lunghe riflessioni e gran frustrazione con la necessità di dare voce alla mia categoria o ad una parte della mia categoria (non ho la presunzione di rappresentare tutti gli insegnanti), ma soprattutto ai bambini. Vorrei sottoporre a chi legge una serie di riflessioni che sento la necessità assoluta di condividere. Anche in questa occasione, a mio avviso, alla scuola non è stata prestata la dovuta attenzione da parte delle istituzioni. Si è scelto di chiuderla, sono stati stanziati alcuni milioni di euro per la Dad [didattica a distanza], ma non c’è stata una riflessione, non c’è stato un pensiero-guida volto ad una ripartenza a settembre in una condizione di benessere. Il benessere delle bambine e dei bambini e di chi si occupa di loro. L’occasione ghiotta che ci ha offerto questa situazione è la possibilità di ripensare e rivalutare il nostro micromondo della scuola. La riflessione iniziale sarebbe dovuta essere: quale scuola e, di conseguenza, quale società vogliamo costruire o ricostruire per settembre? Cosa vogliamo trasmettere ai nostri bambini e ragazzi? Su quali principi e basi vogliamo riaccogliere, riaprire, incontrare nuovamente i nostri giovani?Ciò che emerge è che si voglia seguire non il tanto nominato principio di prudenza, ma, purtroppo il principio di paura. Ciò che noi adulti saremo in grado di lasciare a questa generazione in dono sarà la paura. Paura del contagio, paura del contatto, paura del respiro, paura della contaminazione, paura della vicinanza. Paura di vivere. Ho quindi deciso di scrivere, per la mia coscienza, per il mio intelletto, per la mia dignità e per l’amore e la passione che ho per il mio lavoro che io non sono d’accordo e non voglio solo condividere il mio sdegno, ma sento la necessità di fare proposte. Di essere costruttiva. Chi pensa al piano-scuola per il rientro, ancora una volta, sembra non aver mai avuto a che fare con un bambino. I bambini non conoscono o non dovrebbero conoscere il distanziamento sociale, termine che in realtà mi rifiuto di usare perché implica una lontananza non solo fisica, ma umana dagli altri. Distanza che a priori mi risulta inaccettabile. I bambini si assembrano.Assembramento. Altro termine che evoca periodi terribili della nostra storia di italiani, di esseri umani. I bambini si assembrano, per fortuna lo fanno. In maniera innata si avvicinano, ricercano contatto, abbracciano, ricercano conforto, si scambiano oggetti, giochi e si parlano a distanza ravvicinata. Si riesce a immaginare una scuola, un mondo, in cui tutto ciò non accada? Si riesce ad accettare un mondo in cui tutto ciò non accada anche per un “breve” periodo di tempo? Io non ci riesco. Chi lavora con i bambini sa che il rischio zero non esiste. Chi lavora con i bambini sa che il rapporto maestra-bambino si crea attraverso i gesti: un abbraccio, una carezza sulla testa, una mano piccola in una mano grande. Gesti che accompagnano: aiutare ad impugnare la matita, la forchetta, allacciare una scarpa, soffiare un naso (sì, addirittura soffiare un naso). A scuola tutto è condivisione e vicinanza, la scuola è questo: stare seduti vicini in biblioteca mentre la maestra legge un albo illustrato, stare vicini a merenda per confidarsi un segreto, fare musica insieme in cerchio, condividere un progetto di arte, mangiare a mensa insieme, scambiarsi le penne e le macchinine.In una intervista di ieri, la ministra rilascia alcune dichiarazioni che paiono l’anteprima di quelle che saranno le disposizioni per settembre e parla di dividere le classi, una metà a casa e una metà a scuola, di far ruotare i gruppi e di permettere ai bambini di seguire le lezioni attraverso una telecamera posizionata in classe. Provo a spiegare perché, secondo me, tutto ciò non ha senso: prendiamo il caso di una classe di 24 bambini/ragazzi. Invece di lasciarne a casa metà si potrebbe pensare di creare due classi di 12 e consentire a tutti di andare a scuola. Perché quello che conta in ambito educativo, pedagogico, didattico è la presenza fisica. Non lo dico io, lo dicono i fatti e la Dad ce lo sta dimostrando: non funziona (ma ci tornerò tra poco). Inoltre: si riesce ad immaginare la frustrazione e il disagio del gruppo di bambini a casa? Con chi staranno se i genitori devono lavorare e i nonni sono una categoria a rischio? Si ritiene che il collegamento con la telecamera consenta la socialità – davvero??? O li renda semplicemente spettatori della vita altrui?E ancora: la telecamera è una forma di controllo. Cosa si deve controllare? Che gli insegnanti mantengano le distanze? Che non ci si sfiori? Che il protocollo di sicurezza sia rispettato? E’ davvero questa la società che vogliamo? Davvero vogliamo essere sorvegliati e sorvegliarci osservando per ore uno schermo? Davvero vogliamo che i nostri bambini stiano seduti tutto il tempo scuola lontani dagli altri, divisi magari da uno schermo di plexiglass, con la mascherina sulla faccia per quattro, sei ore al giorno? Questo è il ricordo della loro infanzia o adolescenza che vogliamo lasciare loro? Vogliamo seriamente riflettere sulle difficoltà di respirazione e comunicazione che implica l’uso della mascherina? Perché qui non si tratterebbe di fare la spesa per venti minuti al supermercato; qui, se dovesse essere imposto l’obbligo della mascherina a scuola, si parla di ore, di ore con la mascherina davanti al naso e alla bocca. E non ci sono ancora studi che ci possano dire davvero se questo oggetto non sia invece più dannoso che utile. Qualcuno ci ha pensato? Io sì. Molti di noi insegnanti lo hanno fatto e si interrogano.E poi: che incidenza può avere sulla salute fisica e psichica dei bambini il lasciarli ore a casa davanti ad uno schermo “in collegamento” con i compagni a scuola? C’è stata o c’è una riflessione a riguardo? Quanto potrà incidere questa scelta sulla vita dei nostri bambini? Molto, a mio modesto avviso, e non in senso positivo. Da anni si parla dei problemi di attenzione e di iperattività chiamando in causa la sovraesposizione allo schermo e la sedentarietà… e cosa si propone per la scuola del futuro? Che stiano a casa seduti davanti allo schermo oppure a scuola seduti. Distanti, mi raccomando. Mi chiedo: saremo noi insegnanti i responsabili se non dovesse essere mantenuta questa distanza? Saremo noi a dover diventare i vigili dei nostri alunni? E’ questo che ci verrà chiesto? Di tenerli lontani da noi e tra loro? E’ davvero questa la scuola che vogliamo, la società che vogliamo? Io non credo di farcela.Le nostre scuole hanno, spesso, molte aule. Le nostre scuole hanno, in molti casi, giardini o spazi all’aperto che non possono essere utilizzati perché inagibili, in abbandono, senza manutenzione. Assumendo i tanti precari che lavorano nella scuola si potrebbero creare classi meno numerose. Stanziando denaro per l’edilizia scolastica si potrebbero riqualificare ambienti e spazi esterni. Il denaro investito nella scuola, a mio avviso, non andrebbe utilizzato esclusivamente per la tecnologia, ma anche e oso dire, soprattutto, per la ristrutturazione. E non solo. Per ripensare gli spazi. E si torna sempre alla necessità di ripensare. Riflettere. Rimettere la pedagogia al centro dei nostri pensieri insieme all’educazione civica, alla formazione del cittadino. Inoltre: vogliamo seriamente pensare ai bambini con bisogni educativi speciali, ai bambini con piano educativo individualizzato? Sono stati i più penalizzati tra tutti i bambini. Possiamo pensare di tenerli lontani fisicamente dagli insegnanti di sostegno (e da tutti gli insegnanti)? Possiamo pensare di mettere loro la mascherina e di fargliela tenere per ore? Possiamo pensare di metterli seduti in cucina e farli assistere alle lezioni a distanza per farli “socializzare”?E qui si inserisce il discorso sulla Dad, che sta penalizzando soprattutto loro, i bambini in difficoltà. A differenza della scuola vera, quella dove ci si assembra, la Dad non consente un intervento significativo e di qualità da parte degli insegnanti a livello educativo, pedagogico e didattico. Non saprei dirlo meglio di così: non si riesce davvero ad arrivare ai bambini e alle bambine. Perché? Semplicemente perché non è reale. Ci ha aiutato a mantenere un minimo di contatto, ci ha permesso di vederli in questi mesi. Ma non è sufficiente. Perché questa modalità di relazione non è reale. La Dad può essere sopportata da tutti per un breve periodo di emergenza. Ma non è accettabile nella normalità. Perché immagino e spero che alla normalità si voglia tornare. Le scelte che si faranno incideranno sulla vita di milioni di persone, lo faranno in maniera significativa, segneranno una generazione. Non si può non riflettere su tutto ciò, con umiltà. Perché quello che, dal mio punto di vista, manca, è l’ascolto di chi la scuola la vive ogni giorno, da anni. Io sono solo diciotto anni che insegno, ma quotidianamente imparo da colleghe che da quaranta anni aiutano i bambini a crescere. Possibile che non si pensi di dar loro voce? Chi è più esperto di chi con i bambini trascorre in media cinque ore al giorno? Nessuno. Quello di cui abbiamo bisogno è di essere ascoltati. Perché siamo noi gli esperti. Siamo noi la task force gratuita della quale avvalersi per ripartire umanamente a settembre. Per favore, ascoltateci! Grazie.(Marika Adianto, “Lettera di un’insegnante”, pubblicata su “Luogo Comune” il 3 maggio 2020).Mi chiamo Marika Adianto, ho 45 anni, sono mamma di una bambina di 10 anni e sono un’insegnante di scuola primaria a Genova. Scrivo dopo lunghe riflessioni e gran frustrazione con la necessità di dare voce alla mia categoria o ad una parte della mia categoria (non ho la presunzione di rappresentare tutti gli insegnanti), ma soprattutto ai bambini. Vorrei sottoporre a chi legge una serie di riflessioni che sento la necessità assoluta di condividere. Anche in questa occasione, a mio avviso, alla scuola non è stata prestata la dovuta attenzione da parte delle istituzioni. Si è scelto di chiuderla, sono stati stanziati alcuni milioni di euro per la Dad [didattica a distanza], ma non c’è stata una riflessione, non c’è stato un pensiero-guida volto ad una ripartenza a settembre in una condizione di benessere. Il benessere delle bambine e dei bambini e di chi si occupa di loro. L’occasione ghiotta che ci ha offerto questa situazione è la possibilità di ripensare e rivalutare il nostro micromondo della scuola. La riflessione iniziale sarebbe dovuta essere: quale scuola e, di conseguenza, quale società vogliamo costruire o ricostruire per settembre? Cosa vogliamo trasmettere ai nostri bambini e ragazzi? Su quali principi e basi vogliamo riaccogliere, riaprire, incontrare nuovamente i nostri giovani?
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Appello: ribelliamoci alla dittatura del Ministero della Verità
La tenaglia della censura sta per stringersi sulla Rete e sulle voci della libera informazione. I segnali ci sono già tutti. Questa voglia di censura si sta articolando su due fronti, precisi e distinti. Il primo ramo della tenaglia è la legittimazione del cosiddetto “giornalismo dei professionisti”, l’informazione mainstream, come unica fonte valida per ricevere informazioni affidabili. Il secondo ramo della tenaglia è la delegittimazione, uguale e contraria, delle voci della libera informazione. Noi siamo liberi, le grandi televisioni no: per vivere hanno bisogno degli sponsor pubblicitari. E se a uno sponsor un certo discorso non piace, quel discorso in Tv non viene fatto. Sulle televisioni nazionali non vedrete mai, ad esempio, una seria e approfondita discussione sulla sicurezza dei vaccini, perché le case farmaceutiche sono tra i maggiori sponsor delle televisioni, e alle case farmaceutiche non fa piacere che si metta in discussione la sicurezza dei vaccini. Ecco perché da Fazio vedrete sempre e solo Burioni che pontifica a senso unico, ma non vedrete mai nessuno che gli fa un serio contraddittorio. Né vedrete mai una seria discussione sulla potenziale pericolosità del 5G: perché tra gli altri grandi sponsor delle televisioni ci sono le multinazionali della telefonia, a cui non fa piacere che venga messa in discussione la sicurezza delle loro tecnologie.Attenzione: non sto dicendo necessariamente che i vaccini non siano sicuri, o che il 5G sia sicuramente dannoso per la salute; sto solo dicendo che discussioni vere, approfondite – con un vero contraddittorio, su questi argomenti importantissimi per la nostra salute – in televisione non le vedrete mai (perché le televisioni non sono libere, sono controllate dagli sponsor che gli pagano gli stipendi e i costi di produzione). Noi invece siamo liberi, possiamo fare tutte le interviste e i dibattiti che vogliamo: e questo naturalmente dà molto fastidio, a quelli che vorrebbero il controllo totale dell’informazione. E adesso che i nostri numeri stanno aumentando di parecchio, visto che ormai tutti insieme facciamo svariati milioni di visualizzazioni ogni mese, hanno deciso di partire al contrattacco. Questa è la premessa; vediamo adesso, più da vicino, i due rami di questa manovra a tenaglia che vorrebbe soffocarci tutti. Il primo ramo, come dicevo, è quello della auto-legittimazione: “Noi del mainstream siamo gli unici di cui potete fidarvi”. Chi lo dice? “Lo diciamo noi, del mainstream”. Autoreferenzialità, appunto. Mediaset: «Oggi più che mai, l’informazione influenza la nostra vita e la nostra sicurezza. Le notizie sono una cosa seria: fidati dei professionisti dell’informazione. Scegli gli editori reponsabili, gli editori veri. Scegli la serietà».“Scegli gli editori reponsabili, gli editori veri. Scegli la serietà”. Eccoli qui, gli editori responsabili: sono loro. La Rai, Mediaset e La7, più tutti i quotidiani più importanti. Peccato che, se vai poi a guardare più da vicino, i primi a raccontare “fake news” siano spesso proprio loro. Facciamo qualche esempio. Un classico, ormai passato alla storia, risale al 2014. Il ministro della salute Lorenzin va da Bruno Vespa e mette in atto una vera e propria azione di terrorismo mediatico, descrivendo una terribile epidemia di morbillo che sarebbe avvenuta a Londra l’anno precedente: «Sono morti 270 bambini». Poi qualcuno è andato a verificare sui siti del governo inglese, e ha scoperto che l’anno prima (il 2013) c’era stato un solo morto di morbillo – un adulto di 25 anni, fra l’altro, morto per una complicanza polmonare. La redazione di “Porta a porta” è stata travolta da una valanga di email di protesta – io stesso ne ho scritta una – chiedendo una correzione immediata della “fake news”. Ma non è successo niente: la correzione, da parte di Vespa, non c’è mai stata. Eppure il “codice deontologico del giornalista” dice chiaramente: «Il giornalista corregge senza ritardo errori e inesattezze».L’anno dopo, 2015, la Lorenzin ripete la stessa bugia nella trasmissione “Piazza pulita” di Corrado Formigli. «Di morbillo si muore, in Europa: in un’epidemia di morbillo a Londra, lo scorso anno, sono morti più di 200 bambini». Nuovo controllo: morti di morbillo a Londra nel 2015, cioè l’anno prima: zero. Nuova valanga di email di protesta, comprese le mie, con ripetute richieste di correzione. E nuovamente, nessuna correzione (in questo caso, da parte di Formigli). Eppure non c’è solo il codice deontologico, c’è anche il “testo unico dei doveri del giornalista” a ricordargli che «devono essere rettificate le notizie che risultino inesatte e riparati gli eventuali errori». Invece niente, nessuna correzione: la bugia passa tranquillamente sul mainstream, viene ripetuta, rimane impressa nella mente degli spettatori. E quelli che si sono resi responsabili di propaganda non la correggono, pur sapendo benissimo che era un “fake” (lo sanno, perché li abbiamo informati noi).Altro esempio: Giovanna Botteri, corrispondente da New York, distorce platealmente una deposizione di Tex Tillerson, futuro segretario di Stato americano, per farlo apparire un amico di Putin che condona, in qualche modo, i suoi presunti crimini di guerra in Siria (presunti da Marco Rubio, ovviamente, che lo sta interrogando). «Rex Tillerson, che della Russia è notoriamente un amico, al Congresso prende le distanze da Mosca, ma non da Putin: alla domanda del repubblicamo Rubio se lo considera un criminale di guerra, risponde “no”». Io mi sono stupito di una risposta del genere, da parte di Tillerson. Allora sono andato a cercare lo scambio originale con Marco Rubio, e ho scoperto che la risposta di Tillerson è stata completamente distorta dalla Botteri. Tillerson non ha mai detto «no, per me Putin non è un criminale», e quindi (sottinteso) «condono le sue azioni in Siria». Ma ha detto che lui non userebbe mai quel termine; che si tratta di un’accusa molto grave; e che, prima di fare un’affermazione del genere, avrebbe bisogno di molte più informazioni, rispetto a quelle disponibili. Ora, è un fatto molto grave, per una giornalista della Rai, distorcere in quel modo le parole del ministro degli esteri americano. Anche in questo caso, avevo scritto alla redazione del Tg chiedendo una correzione, e anche stavolta la correzione non c’è stata.Altro esempio, Enrico Mentana: prima dichiara di sostenere apertamente la posizione del Cicap sull’11 Settembre, cioè la versione ufficiale del governo americano, e poi manda in onda 16 “fake news” consecutive (16 di numero, una dietro l’altra), raccontate da Paolo Attivissimo in una sola trasmissione. Un record assoluto: credo che non verrà mai battuto, nella storia. Io faccio un video, dove dimostro – documenti alla mano – che tutte le affermazioni di Attivissimo sono false, dalla prima all’ultima, e lo segnalo alla redazione di Mentana per chiedere una correzione: siamo ancora qui ad apettare che arrivi. Evidentemente, per giornalisti come Vespa, Formigli, Botteri o Mentana, il “codice deontologico” è solo carta straccia. Un ultimo esempio, clamoroso, avvenuto lo scorso gennaio sempre su La7. Andrea Purgatori presenta uno speciale sulla morte di Soleimani. Su Twitter annuncia, con gran fanfara, «le immagini dell’uccisione del generale Soleimani». Sentite con quale enfasi drammatica Purgatori commenta le immagini: «Sono immagini drammatiche, anche se in bianco e nero. Come vedete c’è un convoglio, sentite le parole del pilota che sta manovrando il drone. Guardate come vengono colpiti, uno ad uno, tutti i convogli. Ora ci saranno dei puntini bianchi (guardate, sulla destra): sono uomini che cercano di scappare da questo attacco». Peccato che le immagini che sta mandando in onda siano quelle di un videogioco. Non solo non sono le immagini dell’attentato a Soleimani: non sono nemmeno immagini reali.Preso in castagna, non solo Purgatori si rifiuta di correggere l’errore, ma raddoppia addirittura la posta. Stuzzicato su Twitter nientemeno che da Paolo Attivissimo, Purgatori risponde: «Certo che è un videogioco, lo sapevo, ma rappresentava tecnicamente una perfetta dimostrazione di come colpisce un drone». Peccato che lui stesso, in trasmissione, ci abbia confermato che non fosse un videogioco. Sentite: «Vi faccio subito vedere una cosa: somiglia molto a un videogioco, ma non è un videogioco». Quindi cosa fa Purgatori? Ci rifila un “fake”, e nel frattempo ci assicura che non si tratta di un “fake”. Cioè: ci mente, sapendo di mentire. Questo è un caso talmente perverso che non penso sia nemmeno contemplato, nel famoso “codice deontologico” dei giornalisti. Quindi i Bruno Vespa, i Formigli, le Botteri, i Mentana, i Purgatori… sarebbero questi i famosi “professionisti dell’informazione” di cui dovremmo fidarci a scatola chiusa? Come direbbe Antonio Razzi, “questo non creto”. Ci sono certamente, in giro, degli ottimi giornalisti, che riescono a fare bene il loro lavoro nonostante le pastoie che gli impone il sistema – e a questi vanno tutte le lodi possibili. Ma ce ne sono anche tanti, come abbiamo visto, che fanno i furbini. E mentono, sapendo di mentire, pur di portare avanti la loro agenda politica o personale. Quindi, come in tutte le cose, si giudica caso per caso. Non si danno pass generalizzati a nessuno, qui: non si fanno sconti per comitive. Troppo comodo dire “noi siamo l’informazione ufficiale, fidatevi di noi”. La nostra fiducia ve la dovete guadagnare giorno per giorno, servizio per servizio, telegiornale per telegiornale.Veniamo adesso all’altro braccio della tenaglia: l’attacco, sempre più serrato, alla libera informazione. E’ un attacco che tende chiaramente a criminalizzarla, per avere la scusa per poi tapparci in qualche modo la bocca. Questo disegno ormai è evidente è ben coordinato e arriva chiaramente dall’alto, visto che ormai è a livello governativo. L’Ansa: “Martella, sottosegretario alla presidenza del Consiglio: creata unità contro fake news”. Naturalmente si usa la scusa del coronavirus: e così, nel frattempo, ci si vuole arrogare il diritto di decidere cosa sia falso e cosa no. Poi, una volta stabilito questo principio, sarà molto facile utilizzarlo ovunque torni comodo. Addirittura, qualche sera fa, Andrea Purgatori – proprio lui – ha dedicato una puntata di “Atlantide” alle “fake news”. Il servizio si intitolava “Fake Room, la Fabbrica delle Bugie”. Cioè, praticamente: quelli che ce le propinano impunemente, sono anche quelli che dicono di voler smascherare. Fantastico, no? Un totale capovolgimento dei ruoli, nella classica logica orwelliana. Io comunque, di fronte a un titolo così importante come “La Fabbrica delle Fake News”, mi sono seduto comodo in poltrona a guardare attentamente. E cos’ho visto? Il nulla più assoluto. Purgatori ha fatto il solito minestrone di cose che non c’entrano nulla l’una con l’altra. Ha messo insieme l’invasione dei marziani di Orson Welles, la storia del finto alieno di Roswell, le missioni lunari, la morte di Paul McCartney, il rapimento di Aldo Moro, l’11 Settembre, la fialetta di Colin Powell, Hitler scappato in Sudamerica, “Elvis Presley è vivo”; mancava solo la “Terra piatta”, e il menù era completo.Fra l’altro, ringrazio: Purgatori ha anche inserito lo spezzone di un mio video, dando così un po’ di visibilità al mio canale. Bene, dopo tutto questo minestrone, mi son detto: vediamo un po’ cosa farà, il nostro eroe. Visto che la trasmissione si chiama “La Fabbrica delle Fake News”, vediamo un po’ come si fabbricano, queste fake news. E invece, niente: dopo il minestrone, Purgatori ha intervistato quello che secondo lui era un epidemiologo, Enrico Bucci, dell’università di Filadelfia. Ma in realtà, Bucci si è rivelato non essere affatto un epidemiologo. Sentite che figura: «Per prima cosa, smonto una fake news prima che diventi importante: io non sono un epidemiologo, sono un biologo chimico e mi occupo di analisi di dati complessi in bio-medicina». Povero Purgatori, ne calpesta una dietro l’altra… Non sa nemmeno con chi sta parlando. Comunque, a parte questa gaffe, il succo è che, nella trasmissione, non ha minimamente affrontato l’argomento fake news. Dopo il biochimico, Purgatori ha intervistato un archeologo (Valerio Massimo Manfredi), che ci ha spiegato che la Donazione di Costantino era un falso – come se per scoprirlo avessimo bisogno di lui, fra l’altro. E poi ha intervistato uno psichiatra (Paolo Crepet), che ci ha fatto il preciso ritratto clinico del fabbricatore di fake news. Ascoltate: «Il fabbricatore di fake news è uno che si mette lì, alle undici di sera…». Purgatori: «E ne inventa una». Crepet: «Se ne inventa una, non so… Con tutto il rispetto, magari fa un lavoro qualsiasi…».Il fabbricatore di fake news “è uno che si mette lì, alle undici di sera, e magari ne inventa una”. E dopo questa approfondita e rigorosa analisi scientifica, praticamente, la trasmissione è finita lì. Cioè: il tentativo – ormai classico – di associare le idiozie più disparate ai temi più seri; e poi, il nulla più assoluto. Questo non è giornalismo: questo è impressionismo mediatico, una pennellata e via. E’ il mordi e fuggi di chi, in realtà, non ha niente da dire. Molto più feroce, invece (e molto più subdolo) è stato il tentativo di Mentana di attaccare la cosiddetta galassia complottista, nel suo insieme. Sulla sua rivista online, “Open”, Mentana ha pubblicato un lunghissimo articolo, intitolato: “Coronavirus. Le fonti del movimento sovversivo Nuova Resistenza Italiana, che incita a violare la quarantena”. L’autore dell’articolo è David Puente, un debunker dell’ultima generazione che è diventato lo scudiero preferito di Mentana, per questo tipo di operazioni. Che cosa hanno fatto, in sostanza, con questo articolo? Non potendo attaccare noi direttamente, sono andati a prendere questo gruppo Facebook chiamato “Nuova Resistenza Italiana” (che io, fra l’altro, non conoscevo nemmeno), e hanno detto: loro incitano a uscire di casa, quindi a violare la legge; andiamo un po’ a vedere chi sono le loro fonti, da dove prendono le loro informazioni.Hanno quindi tentato di fare un percorso all’indietro, per cercare di collegare anche noi a quelli che loro definiscono “un movimento sovversivo”. Gli americani hanno un’espressione molto bella, per questo meccanismo; si chiama “guilty by association”, colpevole per associazione. Non puoi attaccare qualcuno direttamente, e allora lo accusi in qualche modo di essere collegato a persone che tu definisci come sovversive. Ora, andiamo a vedere più da vicino chi sarebbero, i colpevoli di questa malfamata associazione a delinquere. Per farci capire meglio come stanno le cose, David Puente ha fatto addirittura ricorso a una specie di mappa del crimine – un po’ come quando in televisione ti fanno vedere la mappa delle famiglie mafiose, nei documenti delle forze dell’ordine. E il primo della lista, di questi mafiosi, ovviamente è Claudio Messora. Vediamo qual è la sua colpa: «”Byoblu” di Claudio Messora ospita spesso personaggi controversi che riportano una “informazione alternativa al mainstream”». Oddio, questo è veramente un peccato mortale… Roba da metterlo subito al rogo, senza nemmeno processarlo. In realtà, la vera colpa di Messora è stata quella di aver intervistato Stefano Montanari. Vediamo il capo d’accusa di Montanari: «Stefano Montanari ha definito il coronavirus un “virus fasullo” che risulta innocuo e che il vaccino sarà una truffa colossale per “iniettarci qualunque cosa”».Quindi, Montanari non ha violato nessuna legge: ha semplicemente espresso la sua opinione (con la quale, fra l’altro, nessuno è obbligato a essere d’accordo). Io stesso ho intervistato Montanari tre giorni dopo, e con me ha ripetuto praticamente gli stessi concetti. Io non ero d’accordo con lui, l’ho detto chiaramente, ma gli ho comunque permesso di parlare – perché lo scopo del dibattito è proprio questo: confrontare opinioni diverse. Invece, il Patto per la Scienza di Burioni ha fatto addirittura un esposto contro Montanari, e nel frattempo ne ha approfittato anche per chiedere l’oscuramento di “ByoBlu” – così, en passant: mentre cerchiamo di silenziare il messaggio, proviamo anche a dare una bella legnata al messaggero. Un altro colpevole di crimini efferati, poi, è Giulietto Chiesa: «”Pandora Tv” di Giulietto Chiesa ospita personaggi controversi e teorici del complotto». Mamma mia! E’ pazzesco, quello che fa Giulietto Chiesa: “ospita personaggi controversi”, mettiamo subito al rogo anche lui.Puente, forse te lo sei dimenticato. Ma l’articolo 21 della Costituzione dice: «Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”. Quindi, qui se c’è qualche sovversivo sei tu, Puente, nel senso che tu vorresti sovvertire la Costituzione, impedendo a queste persone di parlare. Andiamo adesso a vedere quali sono le colpe specifiche attribuite da Puente alle persone intervistate da “Pandora Tv”. «Manlio Dinucci, che scrive per il “Manifesto”, ha tirato in ballo l’esercitazione Nato nota come “Defender Europe 2020″ e i soldati americani “senza mascherina”». Signor Dinucci, ma cosa fa?! Tira in ballo i soldati americani senza mascherina?! E’ impazzito? Non lo sa che “tirare in ballo” è espressamente proibito dal codice penale? In realtà cos’ha fatto, Dinucci? Ha semplicemente citato un video ufficiale, del Pentagono, nel quale si vedono i soldati americani che atterrano in Europa per le esercitazioni Nato, e si salutano e si abbracciano tranquillamente, senza mascherina. Qual è il peccato di Dinucci? Aver commentato un video ufficiale del Pentagono. Tutto qua.Un altro criminale intervistato da “Pandora Tv” è Maurizio Martucci, «gestore di Oasisana.com e autore su “Il Fatto Quotidiano”», che «pone la teoria del rapporto tra 5G e il nuovo coronavirus». Oddio, Martucci ha addirittura “posto una teoria”… che eresia! Pensate, del 5G non sappiamo praticamente niente, perché nessuno ci dice niente, veramente; sappiamo ancora meno, del coronavirus, però David Puente ha già capito che non ci può essere nessuna correlazione fra le due cose, per cui si sente di mettere all’indice chi la suggerisce. Ma nemmeno ai tempi dell’Inquisizione, lavoravano così: almeno, gli inquisitori, una base teorica ce l’avevano. Poi ancora: «Marcello Pamio, gestore del sito Disinformazione.it, è un sostenitore della Medicina Tradizionale Cinese». Orrore… la medicina tradizionale cinese?! E’ lì da quattromila anni, a insegnarci come curarci in modo natuale e olistico, ma non lo si può sostenere – magari perché non vende i prodotti di Big Pharma? Sarà per quello che a Puente non piace, la medicina tradizionale cinese? E poi: «Secondo Pamio, la paura abbassa le difese immunitarie». No, Puente: non è “secondo Pamio”, è secondo tutti. Lo sanno anche i paracarri, che la paura abbassa le difese immunitarie: sta scritto persino sulle agenzie di stampa (AdnKronos: “Coronavirus: stress, paura e ansia riducono le difese immunitarie”). Ma questo, Pamio non lo può dire: perché Don Rodrigo Puente de Torquemada ha deciso che non si può.Ancora: «Francesco Oliviero, medico iscritto all’ordine che segue la Medicina Tradizionale Cinese e l’omeopatia, sostiene che il virus non si combatte stando a casa». Quindi «Vincenzo D’Anna, senatore e presidente dell’ordine dei biologi, sostiene che il Covid-19 sia poco più che un’influenza e che sia una grande cantonata politica». Nuovamente, Puente: sono opinioni (c’è scritto “sostiene”). Sono discutibili fin che vuoi, ma sono perfettamente legittime. Articolo 21 della Costituzione: non è così difficile da memorizzare, provaci. E poi naturalmente c’è una angolino anche per me, nella mappa del crimine: «Massimo Mazzucco, protagonista di diversi video di fantascienza complottista è autore del video che accusa gli americani dell’epidemia Covid-19». Per quanto riguarda la “fantascienza complottistica”, Puente, ti comunico che il mio film “11 Settembre, la nuova Pearl Harbor” è uscito già da sette anni, ed è ancora lì che aspetta qualcuno che lo smonti. Finora, nessuno ci ha mai nemmeno provato: i tuoi amici debunker se ne tengono saggiamente alla larga. Però, se tu vuoi confrontarti con me sull’11 Settembre, io sono a tua disposizione – così vediamo chi dei due racconta “fantascienza”. E poi, dai, Mazzucco sarebbe autore del video che accusa gli americani dell’epidemia Covid-19? Io non ho accusato nessuno: non sono così stupido da farlo.Nel mio famoso video “E’ stato il pipistrello”, ho semplicemente messo in fila i diversi elementi a sostegno di questa teoria, che fra l’altro è stata suggerita dallo stesso governo cinese. Ma io stesso ho detto, alla fine, che non posso esserne sicuro. Ascolta bene quello che dico, alla conclusione del video: «Ora, in posso sostenere che sia questa, per forza, la spiegazione di tutto quello che sta succedendo. Io ho solo messo in fila tutta una serie di elementi, che portano ad una conclusione sensata. Se ce ne sono altre, cari giornalisti, ben vengano: fatevi avanti». Quindi vedi, Puente? Dici pure le bugie, nel tuo articolo. Io non ho mai accusato nessuno. Tu distorci le frasi altrui e racconti fake news, proprio mentre sostieni di volerle combattere. In sintesi, qui abbiamo un intero articolo basato sul nulla più assoluto. Dov’è, tutto questo complottismo sovversivo? Niente, non c’è. Solo parole vuote, solo aria tiepida. Come dicevo prima, questo articolo è un po’ come un quadro impressionista, come il puninismo: visto da lontano sembra dare l’impressione di qualcosa. Ma poi, se ti avvicini, scopri che sono solo dei puntini colorati. Vedi la lontano questa mappa di presunti criminali; poi ti avvicini, e ti accorgi che siamo solo persone normali, che cercano di fare al meglio il loro lavoro, e che non hanno mai minimamente violato la legge. Con una differenza, però: i quadri impressionisti lasciano comunque nell’aria un senso di leggerezza e di allegria estetica; mentre questo articolo, caro Puente, lascia nell’aria un pessimo odore. E’ l’odore della diffamazione, l’odore del cattivo giornalismo, l’odore della censura travestita da finta indagine sociale.A questo punto, qualcuno dirà: va be’, chi se ne frega. Puente è solo un pessimo giornalista. In fondo ce ne sono tanti, in giro – uno più, uno meno, non è che faccia una gran differenza. No: non è così semplice. Perché il nostro caro David Puente, l’autore di questo articolo-spazzatura, è proprio una delle punte di diamante della tarsk force governativa contro le fake news. Avete capito, di che tipo di gente ci stiamo mettendo in mano? Questi sarebbero quelli che si arrogano il diritto di decidere cos’è falso e cosa no, e vorrebbero farlo addirittura a livello governativo. In conclusione: stiamo per uscire, tutti, dal tunnel del coronavirus, e stiamo andando incontro a un periodo estremamente difficile – cruciale, direi – per le nostre libertà. Finita questa pandemia, cercheranno di approfittare in tutti i modi della nostra debolezza, sia mentale che economica, per cercare di rendere permanenti alcune misure che ci avevano presentato come temporanee, e soprattutto per cercare di introdurne di nuove.Non stupitevi, se per caso – in autunno – vi ritrovate che, per andare allo stadio, oppure a un concerto, bisognerà prima aver fatto tutta una serie di vaccinazioni obbligatorie (altrimenti, tutti buoni e zitti, a casa a guardare le partite in televisione o ad ascoltare i concerti sul telefonino). Per è questa, la prima cosa che le società farmaceutiche cercheranno di ottenere, da tutto questo questo casino del coronavirus: cercheranno di far passare le vaccinazioni di massa, fino a farle diventare obbligatorie per tutti. Pensate che io sia paranoico? Guardate qua: “Zingaretti, vaccini obbligatori nel Lazio per 2,5 milioni e mezzo di persone” (”Il Messaggero”). «Stiamo valutando per il prossimo anno, nel Lazio, di rendere obbligatorio il vaccino contro l’influenza a tutti gli over 65, a chi lavora nella sanità e in altre categorie di lavoro più esposte e di attività essenzali». Quindi, siccome le “attività essenziali” le decidono loro, moltissima gente – se vorrà andare a lavorare – dovrà farsi il vaccino obbligatorio.E’ lì che vogliono arrivare, le case farmaceutiche. Per loro, questa del coronavirus è un’occasione d’oro, quasi irripetibile. E naturalmente utilizzeranno la televisione (che loro pagano profumatamente) per martellarci il cervello, in modo da arrivare prima o poi a vaccinarci tutti, obbligatoriamente, per qualunque cosa. Con buona pace della Costituzione, che (articolo 32) dice: «Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge», e aggiunge: «La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana». Invece, i limiti li violeranno eccome: grazie alle nostre paure e al nostro stato di confusione. Vedrete, con la scusa del coronavirus, quanti limiti cercheranno di violare. Cercheranno di introdurre, ad esempio, il tracciamento elettronico dei nostri movimenti col telefonino, esattamente come hanno fatto in Cina con i cittadini di Wuhan. Da noi non oseranno mai fare una cosa del genere, dite? L’Ansa: «Coronavirus: app in arrivo, volontaria e anonima. Il lavoro della task force istituita per studiare l’utilizzo di una app per il tracciamento dei contatti per evitare il diffondersi del coronavirus è alle fasi conclusive».Naturalmente, per ora ti dicono che è “volontaria e anonima”; però poi cosa ti succede, se un giorno scopri che – se tu non sei tracciato – magari non puoi salire sull’autobus, non puoi andare in biblioteca o non puoi entrare in un supermercato? O accetti la tracciatura, oppure te ne stai chiuso in casa a marcire, e al supermercato ci mandi tua cugina? Quindi sarà pure “volontario”, ma bisognerà vedere a quali ricatti saranno sottoposti, quelli che non vorranno accettare. Ricordate che una cosa è volontaria solo se uno può scegliere davvero liberamente, senza condizioni; altrimenti, si chiama ricatto. E il bello è che, con l’aiuto del mainstream, cercheranno di far passare questa schedatura di tipo poliziesco come una meravigliosa “opportunità”. Guardate: «La Ferrari userà app-tracciamento per dipendenti». Nella terza fase, dice l’articolo dell’Ansa, ci sarà «l’opportunità per ciascun collaboratore di servirsi di una app, con tracciamento dei contatti, per un supporto medico sanitario nel monitoraggio della sintomatologia del virus». L’opportunità… Dovremo anche ringraziarli, alla fine, questi angeli premurosi che ci vogliono seguire dappertutto. Naturalmente, «il piano è nato dalla collaborazione con un pool di virologi – tra cui il professor Roberto Burioni», il nostro benefattore universale.Ma non basta: con la scusa del coronavirus, presto troveranno anche il modo per entrarci in casa e portarsi via chi vogliono loro. Nuovamente: pensate che siano paranoie complottiste? Michael Ryan, direttore esecutivo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, lo scorso 23 marzo, durante una conferenza stampa ha detto: «Il contagio non è più nelle strade, ora è circoscritto ai gruppi familiari. Ora dobbiamo andare a guardare nelle famiglie, per trovare chi eventualmente è malato, per rimoverlo e isolarlo in un luogo sicuro e dignitoso». E questa è l’Organizzazione Mondiale della Sanità, che parla (non è la bocciofila di paese). Quindi, con la scusa del virus, vogliono poter entrare in casa vostra e portarvi via i fratelli, i genitori oppure i vostri figli, in modo “sicuro e dignitoso” (se lo riterranno opportuno). Poi tanti auguri, quando andate dal giudice per cercare di farveli restituire.Naturalmente, per arrivare a tutto questo hanno un bisogno assoluto di silenziare al più presto la libera informazione, altrimenti rischiano che ci siano troppe persone che protestano e si pongono delle domande – e questo non va bene. E non stiamo parlando solo del fronte sanitario, sia chiaro. Dopo il coronavirus, approfittando della confusione, ci sarà un tentativo globale di ridisegnare alla radice l’intera mappa del potere – naturalmente a favore delle élite e a discapito dei normali cittadini, su tutti i fronti. Ci installeranno il 5G dappertutto, senza nessun serio dibattito sulla sua pericolosità e senza nessuna garanzia scientifica sulla sua innocuità. E nuovamente, useranno le televisioni per invitare i loro esperti a raccontarci che non c’è nessun pericolo, e che il 5G è una manna perché aiuta i medici a comunicare meglio fra di loro (come se adesso i medici, per comunicare, usassero i segnali di fumo, e aspettassero con ansia l’arrivo del 5G). Ci seppelliranno sotto un debito di centinaia di miliardi, arrivati chissà da dove e con chissà quali clausole. E useranno le televisioni per raccontarci che va tutto bene e che dovremo essere felici, per tutti questi soldi che ci verranno prestati, salvo poi dover lavorare per i prossimi cinquant’anni per restituirli, ovviamente con interessi molto salati.E’ questa, la dittatura che ci aspetta nel prossimo futuro: la dittatura dell’informazione, che manda un messaggio unificato e non tollera nessun contraddittorio. In una democrazia, una voce alternativa all’informazione mainstream è assolutamente indispensabile. Le opinioni diverse sono il cuore stesso del progresso sociale. Senza quello, la democrazia muore. E si instaura la dittatura del pensiero unico. Non saremo più schiavizzati a livello fisico – come una volta, con le catene ai piedi – ma lo saremo a livello mentale, con le catene nel cervello (che è ancora peggio: perché, se controlli la mente delle persone, controlli molto più facilmente anche le loro azioni). Quindi, se noi verremo silenziati, non saremo più in grado di difendere voi, dalle restrizioni delle vostre libertà. E’ quindi fondamentale, in questo momento, far sapere che siamo in tanti e che simo tutti uniti. Dobbiamo mandare un messaggio, forte e chiaro: noi siamo uniti e compatti, e non siamo disposti a farci mettere la museruola da nessuno. Per questo, vi chiediamo di far circolare questo messaggio ovunque possibile. Non lasciate niente di intentato: non fermatevi, finché non avrete esaurito ogni possibile contatto, nella vostra agenda personale. Altrimenti, fra poco, verremo davvero tutti obbligati a inginocchiarci, senza più fiatare, di fronte al Ministero della Verità.(Massimo Mazzucco, video-appello trasmesso su “Contro Tv” e ripreso l’11 aprile 2020 su YouTube e su “Luogo Comune”. In coda, nel video l’appello è sottoscritto da Giulietto Chiesa, Marco Tosatti, Fulvio Grimaldi, Tiziana Alterio, Ivan Catalano, Fabio Frabetti, Raimondo Pische, Alessandra Devetag, Maurizio Blondet, Stefano Scoglio, Margherita Furlan, Davide Barillari, Patrizia Cecconi, Ugo Mattei, Marco Pizzuti, Corrado Malanga, Manlio Dinucci, Gustavo Alberto Palumbo, Marcello Pamio, Martino Chiorboli, Franco Fracassi, Leopoldo Salmaso, Gaia Pasi, Francesco Celani, Gabriele Sannino, Adriano Colafrancesco, Jeannie Toschi Marazzani Visconti, Enrica Perucchietti, Ugo Giannangeli, Roberto Germano, Tom Bosco, Lara Innocenzi, Roberto Quaglia, Giuseppe Turrisi. Tra i sottoscrittori del video-appello, Mauro Scardovelli afferma: «Stanno introducendo la censura, in Italia, che è vietatissima dall’articolo 21 della Costituzione. La censura infatti è tipica delle dittature: indica la fine della democrazia». Dal canto suo, Pietro Ratto propone «una task force uguale e contraria a quella istituita, per contrastare le fake news del sistema». Chiude la lista Claudio Messora, che definisce Mazzucco «uomo misurato, saggio, socratico: è il Socrate dell’informazione indipendente». Chiosa Messora: «Dato l’accerchiamento in atto, non è più il momento di essere tenui, cauti: è il momento di uscire allo scoperto e gridare forte che siamo liberi. Lo dice l’articolo 21, lo dice la Costituzione. E liberi vogliamo restare»).La tenaglia della censura sta per stringersi sulla Rete e sulle voci della libera informazione. I segnali ci sono già tutti. Questa voglia di censura si sta articolando su due fronti, precisi e distinti. Il primo ramo della tenaglia è la legittimazione del cosiddetto “giornalismo dei professionisti”, l’informazione mainstream, come unica fonte valida per ricevere informazioni affidabili. Il secondo ramo della tenaglia è la delegittimazione, uguale e contraria, delle voci della libera informazione. Noi siamo liberi, le grandi televisioni no: per vivere hanno bisogno degli sponsor pubblicitari. E se a uno sponsor un certo discorso non piace, quel discorso in Tv non viene fatto. Sulle televisioni nazionali non vedrete mai, ad esempio, una seria e approfondita discussione sulla sicurezza dei vaccini, perché le case farmaceutiche sono tra i maggiori sponsor delle televisioni, e alle case farmaceutiche non fa piacere che si metta in discussione la sicurezza dei vaccini. Ecco perché da Fazio vedrete sempre e solo Burioni che pontifica a senso unico, ma non vedrete mai nessuno che gli fa un serio contraddittorio. Né vedrete mai una seria discussione sulla potenziale pericolosità del 5G: perché tra gli altri grandi sponsor delle televisioni ci sono le multinazionali della telefonia, a cui non fa piacere che venga messa in discussione la sicurezza delle loro tecnologie.
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Grimaldi: virus e dittatura sanitaria, il vero sogno dell’élite
Non voglio dire che il Covid-19 sia il risultato di una pianificazione lucida e programmata, per quanto ci sarebbero elementi che lo farebbero pensare (perché c’è una storia di crimini programmati lucidamente, con provocazioni mondiali per raggiungere certi fini, a partire dall’11 settembre al Golfo del Tonchino). Non abbiamo la possibilità di dire al pubblico che c’è stato un criminale disegno. Però quando il coltello è capitato nelle mani di chi sa maneggiarlo, lo hanno sempre utilizzato per i propri scopi. Si dovrebbe parlare di un complotto che fa uso di un virus che sconvolga il mondo e che ridisegni l’assetto geopolitico nonché il quadro dei rapporti di classe. La storia ci dirà che questo coltello verrà utilizzato per degli scopi che si sono sempre ripromessi le élite, cioè arrivare ad un potere assoluto, totalitario. Ristabilire un nuovo paradigma sociale, che veda una riduzione dell’autonomia dell’autodeterminazione da parte delle masse, e una concentrazione di potere e di ricchezza al vertice. Al vertice vediamo nuovi protagonisti, tutti quelli che hanno il controllo della salute come l’Organizzazione Mondiale della Sanità, i medici, i ricercatori. Una categoria laica che sta scalando le posizioni del potere e del prestigio prendendo il posto della Chiesa, che si è sempre data per fine il controllo su vita, salute e morte delle persone.
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Censura: vietato indagare sugli Usa all’origine del Covid-19
Quando ci fu l’epidemia di Ebola in Africa, nell’autunno del 2014, pubblicammo su “Luogo Comune” la notizia, uscita su un quotidiano della Liberia, il “Daily Observer”, nella quale uno scienziato locale, il dottor Broderick, accusava apertamente gli americani di aver ingegnerizzato in laboratorio il virus dell’Ebola. Il nostro articolo fece un certo scalpore, e la redazione di “Matrix” mi invitò in trasmissione per andare a parlarne. Io sapevo benissimo quello che sarebbe successo, ma decisi di andarci comunque. «So che lei ha pronto del materiale, su Ebola: anche qui c’è una teoria e un sospetto dietrologico», mi presentò Luca Telese. Spiegai che non avevo nessuna informazione particolare. I sospetti affioravano, ad esempio, proprio sul “Daily Observer”, citato anche da “Matrix” (ma per un altro articolo). «Sullo stesso giornale, la settimana scorsa – spiegai – un noto scienziato ha pubblicato un articolo nel quale lui (non io) accusa apertamente gli Stati Uniti, o quantomeno il Pentagono, di aver bio-ingegnerizzato questo virus, e poi di averlo portato in Africa. Di qui poi la teoria del complotto si dirama in due direzioni». Quali?Telese interpella una virologa, Silvia Meschi, che sembra non rispondere alla domanda. In realtà in studio mi avevano lasciato parlare e la discussione con Telese si era effettivamente sviluppata, ma i produttori della trasmissione, in fase di montaggio, avevano poi deciso di tagliarla. «Bio-ingegnerizzato vuol dire cambiato, modificato», spiega la Meschi, che afferma di “non credere” che questo possa realmente avvenire. «Eppure – obietta Telese – spesso i virus sono stati usati per la guerra batteriologica». Per la Meschi, il virus dell’Ebola è «poco diverso» da quelli che avevano causato epidemie negli anni precedenti. Visto? Quando ho iniziato a spiegare che la cosiddetta teoria del complotto si dirama in due direzioni, la parola viene subito data alla virologa, che dice: non ci credo. In realtà, in tramissione io avevo approfondito la questione: Telese mi aveva lasciato parlare fino in fondo. Poi, evidentemente, in montaggio, i produttori hanno deciso che fosse meglio non approfondire troppo, “tagliando” sulla virologa (che poi, di fatto, ha ammesso lei stessa che il virus era stato modificato).Comunque, il succo della faccenda è che il mainstream non vuole affrontare quell’argomento: lo sfiora, al massimo, col brivido del peccato; ma poi, prima di accusare seriamente gli americani di qualunque cosa, ci pensa due volte. Nel pezzo che è stato tagliato, infatti, io avevo suggerito che, una volta finita l’epidemia, i giornalisti scavassero più a fondo, sulle vere responsabilità di chi aveva messo in giro questo virus. Ma naturalmente, sul mainstream, questo dibattito non c’è mai stato. Adesso sta succedendo la stessa cosa: parte l’epidemia in Cina e mette la sua economia in ginocchio, proprio mentre gli americani stavano cercando di contrastare la poderosa crescita economica dei cinesi. Cioè: quello che gli americani non sono riusciti a fare in due anni di guerra sui dazi, il virus è riuscito a farlo in soli due mesi. Ovviamente a qualcuno viene il sospetto: che ci sia stata, magari, una “manina” americana, che abbia lasciato in giro distrattamente, da qualche parte, in Cina, il virus bio-ingegnerizzato? E non è un sospetto fondato sul nulla.Il 31 gennaio, infatti, l’università di Nuova Delhi pubblica una ricerca intitolata: “Strane somiglianze di inserti unici, nel coronavirus 19, di proteine di Hiv”. Per chi è interessato, esiste su YouTube un video intitolato “Gli studi dell’università di Delhi”, che traduce praticamente tutta la ricerca, passo per passo. In sintesi, viene fuori che i ricercatori hanno trovato nel virus delle tracce evidenti di una manipolazione genetica. Curiosamente, due giorni dopo la ricerca viene ritirata senza una valida spiegazione, e scompare nel nulla: nessuno ne parla più. Naturalmente sappiamo tutti quanto è facile obbligare un’università a ritirare una qualunque cosa, se dà fastidio: basta ricattarli, dicendo che non riceveranno più finanziamenti, e saranno disposti anche a sostenere che la Terra è piatta. Questa è dietrologia, d’accordo. Ma resta il fatto che nessuno ha mai smentito, scientificamente, i dati contenuti nella ricerca.A supporto della tesi del virus bio-ingegnerizzato interviene anche il professor Francis Boyle dell’università dell’Illinois, cioè l’uomo che nel 1989 ha scritto la legge americana sull’utilizzo di armi biologiche. Nelle scorse settimane, Boyle ha rilasciato diverse interviste, nelle quali sostiene che il coronavirus attuale sia un prodotto di ingegneria genetica. Quindi non è l’ultimo dei cretini, ad affermarlo. Poi succede che, il 26 febbraio, Roberto Quaglia produce un video intitolato “Sbalorditive coincidenze”, nel quale riprende l’ipotesi della “manina” americana. E trova anche quella che sarebbe stata l’occasione propizia per trasportare comodamente il virus in Cina: i giochi militari internazionali, a cui hanno partecipato anche 300 soldati americani, che si svolti proprio a Wuhan nell’ottobre del 2019 (cioè alcune settimane prima della comparsa dell’epidemia in quella zona). «Guardacaso – dice Quaglia – due settimane sono proprio i tempi dell’incubazione». L’affluenza di militari da tutto il mondo, aggiunge, «ad una eventuale nazione-canaglia fornirebbe l’occasione perfetta per contrabbandare in loco eventuali patogeni da rilasciare segretamente».Naturalmente, Quaglia non afferma con certezza che siano stati gli americani. Ma sottolinea, appunto, la “curiosa coincidenza”. Tra le altre cose, Quaglia ha anche fatto notare che lui aveva già anticipato l’ipotesi di un utilizzo di armi anche di tipo biologico in un suo libro, pubblicato 15 anni fa, “Il mito dell’11 Settembre”, in cui si parla di armi biologiche “etniche”. Il video di Quaglia ha avuto un successo enorme: ha raggiunto mezzo milione di visualizzazioni in pochi giorni, oggi è arrivato a oltre 900.000 visualizzazioni e sta per raggiungere il milione. E temo che questo gli sia costato caro: perché, curiosamente, proprio in questi giorni Amazon ha deciso, senza motivo apparente, di togliere dalla vendita il libro di Quaglia. Gli hanno dato solo una motivazione generica, del tipo “non rispetta i nostri standard”. Chiaramente è una motivazione che non sta in piedi, visto che il libro è stato su Amazon per alemeno 10 anni. Non se n’erano accorti, prima, che quel libro “non rispettava gli standard”? Evidentemente quel libro dava molto fastidio. E il fatto che adesso avesse cominciato a vendere molto ha portato qualcuno a decidere che era meglio toglierlo di mezzo.Capito come funziona, il sistema? Si chiama “censura soft”, è una censura invisibile. Chi è interessato, sappia che il libro ormai è disponibile solo sul sito di Roberto Quaglia, all’indirizzo www.mito11settembre.it. Chiusa la parentesi torniamo al virus, perché adesso succede una cosa interessante, Accade infatti che il 13 marzo la Cina accusa ufficialmente gli Stati Uniti di averle portato in casa il virus, e proprio durante le esercitazioni militari di Wuhan. L’accusa è partita da un video nel quale si vede il direttore del Cdc americano, Robert Redfield, che risponde a un’interrogazione parlamentare e ammette che, in America, nei mesi scorsi, ci sono stati dei casi di coronavirus che sono stati fatti passare per normale influenza. La domanda: «In assenza di test, è possibile che coloro che sono stati colpiti dall’influenza possano essere stati catalogati erroneamente, mentre in effetti avevano il Covid-19? Negli Stati Uniti potremmo avere delle persone che muoiono per ciò che sembra un’influenza, mentre in realtà potrebbe essere il coronavirus Covid-19?». Risponde Redfield: «In effetti, oggi negli Usa alcuni casi sono stati diagnosticati in quel modo».Giustamente, quindi, adesso i cinesi chiedono dei chiarimenti, agli americani, per sapere esattamente da quando, effettivamente, il Covid-19 sia in circolazione negli Stati Uniti. Questo è il testo del tweet che è stato fatto il 13 marzo da Lijan Zhao, portavoce del ministero degli esteri cinese: «Il Cdc è stato colto in flagrante. A quando risale il “paziente zero” negli Stati Uniti? Quante persone sono state contagiate? Quali sono i nomi degli ospedali? Potrebbe essere stato l’esercito americano a portare l’epidemia a Wuhan. Stiate trasparenti! Rendete pubblici i vostri dati! Gli Stati Uniti ci debbono una spiegazione». Naturalmente i cinesi non hanno detto che gli americani l’hanno fatto apposta, a portagli il virus: non possono dire una cosa del genere, scatenerebbero una crisi internazionale. Però hanno fatto notare la cosa, e il dubbio l’hanno posto pubblicamente, in forma ufficiale.Quindi, qui le possibilità sono due: o cinesi passano il loro tempo a guardare i video di Roberto Quaglia e si fanno venire delle strane idee di notte, oppure c’è davvero qualcosa ce bolle in pentola (e Quaglia ha semplicemente avuto l’intuizione giusta, due settimane prima che fossero fatte queste dichiarazioni). Fra l’altro, i cinesi hanno protestato con gli americani anche per un’altra cosa: e cioè la strana chiusura del laboratorio di biotecnologia di Fort Detrick, nel Maryland, avvenuta l’estate scorsa. Ufficialmente, il laboratorio è stato chiuso per motivi di sicurezza nazionale, dovuti al fatto che mancavano i controlli per il contenimento dei materiali pericolosi. Quindi i cinesi, giustamente – di nuovo – chiedono chiarimenti anche qui: perché magari, dicono, il virus può essere uscito da lì. E i virus non è scappano dai laboratori da soli, a piedi, di notte: qualcuno deve metterseli in tasca e portarli fuori. Ma anche in questo caso la notizia è caduta nel nulla, e l’argomento non è mai stato ripreso dai media mainstream.Ora, se tutte queste notizie venissero amplificate dai media occidentali, ci sarebbe un certo tipo di pressione pubblica, sugli americani, per fare chiarezza sulla gestione di questi laboratori. Invece, nessuno dei grandi media riprende mai queste notizie. Oppure, peggio ancora: le etichettano subito come bufale, senza fondamento. Dobbiamo tutti accettare questo virus come se fosse una maledizione divina, che ci è piovuta addosso “tramite il pipistrello”. E nessuno si deve mai permettere neppure di suggerire l’ipotesi di una diffusione intenzionale del virus. Questo è il messaggio che sta passando dal mainstream. E’ una cosa che sa bene Diego Fusaro, che in una trasmissione televisiva recente ha provato a suggerire proprio questa ipotesi, ed è stato immediatamente aggredito a messo a tacere dal conduttore e dagli altri, presenti in studio. Fra l’altro, che questa ipotesi sia assolutamente plausibile non lo diciamo solo noi, dell’informazione alternativa. Lo dicono gli stessi documenti della John Hopkins University, la stessa che nel 2019 ha condotto l’ormai arcinota simulazione di pandemia mondiale chiamata “Evento 201″, nella quale si ipotizzava una pandemia di coronavirus che partiva dal Sudamerica per poi diffondersi in tutto il mondo.E c’è anche un altro documento della John Hopkins, che parla chiaramente della possibilità di una diffusione intenzionale del virus. Il documento si chiama “Preparazione per una pandemia da patogeno respiratorio ad alto impatto”, ed è del settembre 2019 (le date sono importanti). Dal documento leggiamo: «Se dovesse presentarsi un patogeno respiratorio ad alto impatto, sia in modo naturale o come risultato di rilascio accidentale, oppure intenzionale, avrebbe probabilmente delle conseguenze significative sulla salute pubblica, sull’economia, sul sociale e sulla politica». Ancora: «I governi nazionali devono prepararsi per l’uso intenzionale di un patogeno di tipo respiratorio. La preparazione ad un evento intenzionale deve includere il riconoscimento del fatto che la diffusione intenzionale di un patogeno respiratorio ad alto impatto potrebbe andare ad aggravare in maniera sostanziale le conseguenze straordinare di una pandemia naturale con lo stesso agente».Quindi non solo prevedono apertamente un rilascio intenzionale, ma dicono anche che le conseguenze sarebbero addirittura peggiori. Ed ecco il motivo: «Una differenza fondamentale tra una situazione di rilascio intenzionale e una in cui il patogeno respiratorio ad alto impatto si diffonde in modo naturale sarebbe la possibilità di perpetrare attacchi multipli, o un “reload”, nel caso di attacco intenzionale». Ad esempio: si potrebbe fare un primo attacco intenzionale in Cina, per mettere in ginocchio la loro economia troppo esuberante, e poi magari un “reload” in Italia, forse per punirci dell’accordo stipulato di recente proprio con la Cina. Un “reload” fatto magari con un virus simile a quello rilasciato in Cina, ma non necessariamente identico. Suona familiare? A questo punto, qualcuno dirà: ma l’ipotesi della diffusione intenzionale non sta piedi, perché comunque, alla fine, sono gli stessi americani che adesso si ritrovano il virus in casa, ed è la loro economia che rischia di essere messa in ginocchio; quindi, non possono averlo fatto loro. All’apparenza è un ragionamento valido, ma in realtà non è così.E’ un po’ come quando senti dire, rispetto all’11 Settembre: gli americani non si farebbero mai, da soli, una cosa del genere. E’ vero: gli americani – intesi come nazione, come popolo nel suo insieme – non si farebbero mai, da soli, una cosa del genere: quella è gente normale, è gente come noi, e le persone normali non si fanno delle cose del genere, da sole. Ma qui non stiamo parlando di un popolo: stiamo parlando di un ristrettissimo gruppo di psicopatici, a cui non può fregare di meno di mettere in ginocchio l’economia di mezzo mondo, perché loro – magari – ne traggono un vantaggio personale. E chi mai, vi chiederete, potrebbe trarre un vantaggio personale da una situazione del genere? Per esempio, potrebbe essere un grande fondo d’investimento internazionale, che abbia scommesso – per esempio, sempre – su un crollo generalizzato di tutte le Borse più importanti entro il mese di marzo di quest’anno. Apriamo a caso il “Wall Street Journal” del 22 novembre scorso, cioè un mese dopo i giochi di Wuhan, e leggiamo il titolo: “Bridgwater scommette un miliardo e mezzo di dollari, in opzioni, sulla caduta dei mercati”.Bridgwater è il più grande fondo d’investimento mondiale, maneggia un capitale complessivo di circa 160 miliardi di dollari. «La Bridgwater e associati – dice l’articolo – ha scommesso oltre un miliardo di dollari che i mercati mondiali crolleranno entro marzo, secondo fonti che sono a conoscenza della faccenda». Ma che strano… Mentre noi siamo tappati in casa, nemmeno fossimo agli arresti domiciliari, mentre ci scanniamo per stabilire quanto sia veramente pericoloso il virus, mentre ormai andiamo in giro per strada evitandoci l’un l’altro come degli appestati, mentre i negozi chiudono, le fabbriche chiudono e la gente si preoccupa seriamente del proprio futuro, c’è qualcuno che sta tranquillamente seduto a guardare gli indici delle Borse che crollano e si prepara magari a incassare qualche miliarduzzo di guadagno, pulito pulito, grazie a tutto quello che succede. Ora, io non posso sostenere che sia questa, per forza, la spiegazione di tutto quello che sta succedendo. Ho solo messo in fila una serie di elementi, che portano a una conclusione sensata.Se ce ne sono altre, cari giornalisti, ben vengano: fatevi avanti. Ma smettetela, per favore, di raccontarci che questo virus ce l’ha portato il pipistrello. Perché, a questo punto, non ci credono più neppure i bambini. A questo punto, voi non offendete più neppure la nostra intelligenza, nel raccontarci queste cose: offendete direttamente la vostra. Fate il vostro dovere, una volta tanto, cari giornalisti. Provate a scavare un po’ più a fondo. Provate a fare due più due, per vedere se – per caso – fa quattro. Lo dico solo per evitare che situazioni del genere si ripetano in futuro. Dovrebbe quindi essere anche il vostro interesse primario, quello di scavare a fondo, senza paura, in queste faccende.(Massimo Mazzucco, video-editoriale “Coronavirus, è stato il pipistrello”, trasmesso in anteprima da “Contro Tv” e poi pubblicato su YouTube e sul blog “Luogo Comune” il 19 marzo 2020).Quando ci fu l’epidemia di Ebola in Africa, nell’autunno del 2014, pubblicammo su “Luogo Comune” la notizia, uscita su un quotidiano della Liberia, il “Daily Observer”, nella quale uno scienziato locale, il dottor Broderick, accusava apertamente gli americani di aver ingegnerizzato in laboratorio il virus dell’Ebola. Il nostro articolo fece un certo scalpore, e la redazione di “Matrix” mi invitò in trasmissione per andare a parlarne. Io sapevo benissimo quello che sarebbe successo, ma decisi di andarci comunque. «So che lei ha pronto del materiale, su Ebola: anche qui c’è una teoria e un sospetto dietrologico», mi presentò Luca Telese. Spiegai che non avevo nessuna informazione particolare. I sospetti affioravano, ad esempio, proprio sul “Daily Observer”, citato anche da “Matrix” (ma per un altro articolo). «Sullo stesso giornale, la settimana scorsa – spiegai – un noto scienziato ha pubblicato un articolo nel quale lui (non io) accusa apertamente gli Stati Uniti, o quantomeno il Pentagono, di aver bio-ingegnerizzato questo virus, e poi di averlo portato in Africa. Di qui poi la teoria del complotto si dirama in due direzioni». Quali?
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Montanari: non temete il virus, quello che vi dicono è falso
Non solo non sono un virologo, ma non sono neppure uno psicologo né un esperto di sociologia. Meno che mai sono uno psichiatra, e ancora meno sono un magistrato, perché è la magistratura che dovrebbe indagare su certi comportamenti. Ciò che posso dirle è che il coronavirus battezzato Sars-Cov-2 dopo aver portato per un po’ un nome provvisorio è uno dei non pochi virus fatti in laboratorio. Fatto apposta? Questo proprio non lo so e, nel caso specifico, a saperlo non sono in tanti. Ma mica ce lo vengono a raccontare. Ci sono virus che nascono senza volerlo, li classifichi tra gli incidenti, e altri che sono creati da modificazioni messe in atto per motivi di ricerca o per altri motivi su cui evito di entrare. Comunque sia nato questo virus, la cosa ha scarsa rilevanza se non dal punto di vista di investigazioni che nulla hanno a che fare con la salute. Sappiate, ma è cosa molto nota, che modificare un virus è tutto sommato semplice, ed esistono persino brevetti che proteggono certe metodiche per farlo; e per quello che c’interessa ora, proprio lavorando anche sui coronavirus.Se ne conoscono diversi ceppi, alcuni dei quali possono provocare patologie negli esseri umani, da un volgare raffreddore a polmoniti, e il nuovo virus cinese condivide tantissime caratteristiche con i suoi fratelli. Si muore? Bisogna impegnarsi parecchio. Premesso che di quel virus in particolare sappiamo poco, stante la novità della sua comparsa, non esistono dati che indichino una mortalità significativamente diversa da quella di una qualunque influenza. È indispensabile aggiungere che i pochissimi che sono morti ad oggi non sono morti di coronavirus ma “con” il coronavirus, il che è molto diverso. Si trattava di pochissimi casi di persone molto avanti negli anni e già affette da patologie gravi. Per loro sarebbe bastato un normale raffreddore, per il tracollo. Indicare come responsabile della loro morte il coronavirus ha lo stesso grado di comicità che aveva incolpare il morbillo della manciata di morti sopravvenute in pazienti terminali. Se non fosse comicità, dovremmo tirare in ballo condizioni come l’ignoranza e la truffa (che non vogliamo tirare in ballo). E allora, fermiamoci alla comicità.Una comicità piuttosto costosa: questo è uno degli aspetti curiosi su cui ho solo domande e nessuna risposta. Cominciamo dall’inizio, e sono certo di dimenticare qualche passaggio. Almeno da mesi io sto vedendo delle strane forme influenzali con polmoniti che faticano a rispondere non solo ai farmaci ma all’omeostasi, cioè alla capacità di autoguarigione che, in maggiore o minor misura, abbiamo tutti. Piano piano quei pazienti sono guariti e diventano difficilmente indagabili, anche perché non sono rintracciabili. Dunque, nessuna prova che si tratti del virus cinese. Mi chiedo come mai qualche mese fa si mise in atto una simulazione centrata su un’epidemia teorica, guarda caso da coronavirus, che avrebbe fatto 60 milioni di morti nel mondo. Poi mi chiedo come mai qualche centinaio di soldati americani siano stati ospitati proprio a Wuhan, appena prima del manifestarsi della malattia. Altra domanda: perché i passeggeri dell’aeroporto di quella città venivano irrorati con un aerosol della cui natura niente è stato detto, e questo settimane prima che venisse denunciata l’esistenza del virus? Ma è di fronte alla reazione dei governi che resto ancora più perplesso.Oggettivamente ci troviamo di fronte a ben poco: un virus, non importa il suo stato di famiglia, che ha un grado di patogenicità bassissimo e una mortalità irrilevante. Di patogeni infinitamente più diffusi e infinitamente più aggressivi ne abbiamo a iosa, e nessuno si agita. Anzi, la stragrande maggioranza di loro è perfettamente sconosciuta alla massa e nessuno ne parla né, tanto meno, se ne preoccupa. Restando all’Italia, in termini di popolazione lo 0,8% del pianeta, abbiamo 49.000 morti l’anno per infezioni contratte in ospedale: l’avete mai visto riportato a titoli cubitali? O avete mai visto ospedali chiusi, per questo? Ogni giorno più di 130 persone muoiono nella sola Italia per malattie infettive, e spesso si tratta di affezioni respiratorie, contratte nel corso di un ricovero in ospedale. Insomma, uno va a farsi togliere l’appendice ed esce con la polmonite: una malattia che, ovviamente, nulla ha a che fare con l’infiammazione dell’appendice ileo-ciecale. Questo semplicemente perché il grado d’igiene dei nostri ospedali è largamente insufficiente, e i batteri e i virus strisciano e saltellano allegramente, per usare un’informazione scientifica che ci regalò la ex ministra Lorenzin.E se a morire sono in 130 al giorno o pochi di più, pensate a quanti si ammalano e guariscono. E pensate a quanti muoiono a distanza dal ricovero, senza che la loro morte rientri nel calcolo. Di questo non si parla, e tutti vivono felici. Perché non se ne parla? Io la risposta ce l’ho, ma, essendo suddito di un regime molto attento a non correre rischi sulla propria sopravvivenza, me la tengo. Dico solo che tenere pulito un ospedale non garantisce vantaggi sulla cui natura lasciatemi sorvolare. Tornando al coronavirus: perché si sta paralizzando l’Italia? Ecco: è a questo che non trovo una risposta. Insomma, a chi giova? I numeri sono impietosi anche se si finge che chi è morto con il coronavirus sia morto a causa del coronavirus. Comunque si guardi la cosa, siamo di fronte all’irrilevanza. E allora, a chi conviene massacrare la nostra economia già comatosa? A chi conviene dare al mondo l’immagine di un paese di appestati? Proprio ieri sera mi telefonava mio figlio da Tenerife, dove abita da anni, e mi diceva che una signora incontrata per caso alla cassa del supermercato, sentendo l’accento, gli ha chiesto se fosse italiano e, ricevuta la ferale conferma, è inorridita.Del resto, è la reazione che non pochi italiani hanno verso i cinesi che incrociano per strada, come se il virus prediligesse un’etnia. Il fatto è che la percezione che rischiamo di dare è quella dei lebbrosi o degli appestati. Proteggersi contro il virus? Ognuno deve essere libero di comportarsi come crede meglio. Io posso dire che chiudere dei territori e dei luoghi di aggregazione, scuole comprese, è una cosa che non sta né in cielo né in terra. Vedere gente che fa a botte per comprare a qualunque prezzo le mascherine di carta è tristemente ridicolo, se non altro perché molte di quelle proteggono dai virus come un’inferriata protegge dalle zanzare. E pure l’amuchina… La gente è convinta che basti bagnarsi le mani con l’amuchina; di fatto, basta quello che chiamiamo commercialmente varechina, insieme con alcool etilico, per essere al riparo da virus e batteri. La gente aspetta con ansia il vaccino? Dei vaccini e della loro totale inutilità ho parlato molte volte, portando prove inoppugnabili e certificate. In questo caso è possibile che ci troviamo nelle condizioni del vaccino contro il tetano.Il tetano è una malattia decisamente rara, non trasmissibile da uomo a uomo, e che non dà immunità. Il che significa che, a differenza di quanto accade con malattie come il morbillo, la varicella, la pertosse e non poche altre, chi si è ammalato può ammalarsi di nuovo. Insomma, non si acquisisce immunità. Non è affatto improbabile che il virus cinese sia nella stessa condizione, esattamente come i tanti virus influenzali con i quali condivide affinità: uno sia ammala d’influenza e si può ammalare di nuovo all’infinito, perché la malattia non induce alcuna immunità. Quindi, come è il caso dell’influenza, quel vaccino potrebbe essere assurdo fin dalle basi teoriche. Insomma, la solita illusione a spese di chi ci casca, e un’illusione con gli effetti collaterali inevitabili per qualunque farmaco ma senza alcuna contropartita vantaggiosa. Che fare, allora? Niente. Ovvero: niente di più di quello che si fa normalmente per evitare di prendersi il raffreddore o l’influenza.Posso aggiungere che un’alimentazione razionale, senza tante delle porcherie che mangiamo e che, ancora peggio, rifiliamo ai nostri bambini, fa miracoli. Con quella non si guarisce: si previene. Tenere in ordine l’intestino, tenere equilibrato il chilo e mezzo di batteri, funghi e virus che ci abitano e che costituiscono il microbiota è fondamentale. Le riserve armate del nostro sistema immunitario, quello che ci difende dalle malattie infettive, stanno in grande maggioranza proprio lì. Poi, se l’infezione arriva, è indispensabile non cercare di eliminare la febbre. Il rialzo della temperatura ha due effetti fondamentali complementari: migliora le nostre difese e indebolisce i patogeni. Dunque, la Tachipirina? E’ solo uno dei tantissimi farmaci che contengono paracetamolo, un principio attivo che abbassa la temperatura corporea e che, quando è male utilizzato (come, purtroppo, è nella stragrande maggioranza dei casi) fa danni. Forse per togliersi di torno le mamme fastidiose che non hanno voglia di accudire i bambini con la febbre, i pediatri propinano paracetamolo a piene mani, infischiandosi del fatto che, così facendo, annientano la prima e più efficace difesa di cui disponiamo. E poi c’è l’abuso degli antibiotici, troppo spesso somministrati a casaccio.Gli antibiotici sono farmaci mirati. Il che vuol dire che ognuno di loro è efficace nei confronti di certi batteri e non di altri. Quando non si è certi di quale sia il batterio che ha provocato la malattia, si ricorre quasi di regola agli antibiotici chiamati ad ampio spettro, vale a dire farmaci che si spera arrivino dove il medico non è arrivato con la sua diagnosi. Ma peggio ancora si fa quando si somministrano antibiotici per una malattia virale. Qui c’è l’assoluta certezza che il farmaco sarà inutile. E in medicina, ciò che è inutile è invariabilmente dannoso, non esistendo nessun medicinale privo di effetti dannosi. Aggiungo che l’abuso di antibiotici ha creato ceppi batterici sempre più resistenti, con questo indebolendo fino, non di rado, ad annullare l’efficacia di quella classe di farmaci formidabili. A margine, dico che anche la chirurgia soffre di questo problema. Perché, quando il chirurgo lavora, espone il suo paziente al mondo esterno: e il corpo non è preparato a questa interferenza. Di qui l’indispensabilità di una copertura antibiotica. Ma se l’antibiotico funziona poco…Quindi non ci sono antibiotici contro il coronavirus, come non ci sono per i virus in generale, compresa la varietà di coronavirus responsabile di tanti raffreddori. Di fatto, i farmaci antivirali di cui disponiamo hanno un’efficacia modesta, e per il coronavirus non c’è niente che abbia un’efficacia provata. Le vitamine A, E, D e C sono utili nella prevenzione, così come sono utili certi alimenti. Per esempio lo zenzero, la curcuma (sempre presa con il pepe nero, altrimenti perde efficacia), l’echinacea… Poi gli alimenti fermentati come i crauti o il kefir. E ancora: le verdure, specie quelle in foglia. Insomma, se si mangia correttamente, se si fa una vita sana evitando ad esempio il fumo, si mantiene l’organismo capace di difendersi. Se vogliamo restare al coronavirus che tanto terrorizza la gente, la difesa più immediata è quella che riguarda l’efficienza dei polmoni. Di qualunque cosa s’illudano i fumatori, i loro polmoni non sono in condizioni ideali. E uno dei problemi è quello dello strato eccessivo di muco, spesso con caratteristiche non proprio sane, che ricopre i bronchi e che fa scivolare profondamente i patogeni entrati per inalazione.In aggiunta, le ciglia vibratili, specie di fruste che sono presenti sulla parete interna dei bronchi, sono paralizzate dal fumo e non sono più capaci di spingere fuori dei polmoni gli aggressori. E allora, anche il coronavirus trova una bella porta aperta. Ma la cosa vale per qualunque patogeno che passi attraverso il sistema respiratorio, comprese le particelle di cui mi occupo da decenni. Insomma, per stare bene bisogna comportarsi bene. E se la paura è utile perché ci fa essere pronti a difenderci, la paura indebolisce le difese. Dunque, è utile solo se è motivata e se è contenuta nei limiti della razionalità. Qui, invece, siamo al cospetto di una manifestazione d’isteria collettiva, indotta per motivi che ignoro da chi approfitta dell’ignoranza e della fragilità intellettuale della gente. Un consiglio? Usate la ragione e non date credito a chi vi usa come animali da reddito. Spesso l’imperatore è nudo.(Stefano Montanari, intervista rilasciata a Roberta Doricchi sul coronavirus, ripresa da Massimo Mazzucco sul blog “Luogo Comune”. Quando Montanari l’ha pubblicata sul suo sito, il medesimo è stato hackerato: il post è scomparso e il sito è andato in blocco senza motivo apparente, spiega Mazzucco. Dopo aver ottenuto lo sblocco dal provider, Montanari l’ha pubblicata di nuovo, ma il sito è stato nuovamente bloccato. Nel frattempo – aggiunge Mazzucco – l’intervista è stata ripresa da diversi siti, per cui circola comunque in rete. Laureato in farmacia con una tesi in microchimica, Montanari è autore di diversi brevetti nel campo della cardiochirurgia, della chirurgia vascolare e della pneumologia. Lo scienziato ha progettato sistemi e apparecchiature per l’elettrofisiologia, eseguendo consulenze scientifiche per varie aziende e dirigendo, tra l’altro, un progetto per la realizzazione di una valvola cardiaca biologica. Dal 1979 collabora con la moglie, Antonietta Gatti, in numerose ricerche sui biomateriali. Dal 2004 dirige il laboratorio Nanodiagnostics di Modena, in cui si svolgono ricerche e si offrono consulenze di altissimo livello sulle nanopatologie. Docente in diversi master nazionali ed internazionali, è autore di numerose pubblicazioni scientifiche. Da anni svolge un’intensa opera di divulgazione scientifica nel campo delle nanopatologie, soprattutto per quanto riguarda le fonti inquinanti da polveri ultrafini).Non solo non sono un virologo, ma non sono neppure uno psicologo né un esperto di sociologia. Meno che mai sono uno psichiatra, e ancora meno sono un magistrato, perché è la magistratura che dovrebbe indagare su certi comportamenti. Ciò che posso dirle è che il coronavirus battezzato Sars-Cov-2 dopo aver portato per un po’ un nome provvisorio è uno dei non pochi virus fatti in laboratorio. Fatto apposta? Questo proprio non lo so e, nel caso specifico, a saperlo non sono in tanti. Ma mica ce lo vengono a raccontare. Ci sono virus che nascono senza volerlo, li classifichi tra gli incidenti, e altri che sono creati da modificazioni messe in atto per motivi di ricerca o per altri motivi su cui evito di entrare. Comunque sia nato questo virus, la cosa ha scarsa rilevanza se non dal punto di vista di investigazioni che nulla hanno a che fare con la salute. Sappiate, ma è cosa molto nota, che modificare un virus è tutto sommato semplice, ed esistono persino brevetti che proteggono certe metodiche per farlo; e per quello che c’interessa ora, proprio lavorando anche sui coronavirus.
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Scordatevi lo Stato palestinese: il Dio di Israele non lo vuole
Mentre esplode il panico mondiale per il coronavirus e la Turchia (Nato) protegge 30.000 terroristi e li usa come arma contro i curdi e la Siria, che sta tentando con l’aiuto della Russia di finire di riprendersi il suo territorio nazionale attorno alla città di Idlib, “Russia Today” annuncia che Netanyahu intende procedere con il progetto per costruire 3.500 abitazioni per i coloni israeliani nel West Bank, cioè in Cisgiordania. Quando ha presentato il suo piano di pace alla Casa Bianca, insieme a Trump, subito dopo Netanyahu ha detto: se i palestinesi accettano la nostra proposta, bene; se non la accettano, noi procediamo comunque. E dato che la proposta (inaccettabile) è stata respinta seccamente, lui procede. Ogni volta che si avvicina una possibile soluzione al conflitto israelo-palestinese, esplode puntualmente una crisi. I governi israeliani si sono sempre detti pronti a discutere: a Oslo l’accordo sembrava vicinissimo. Ogni volta che si arriva a un passo dalla soluzione, poi l’accordo viene fatto saltare. Dopodichè, un pezzo di Palestina viene portato via.Il territorio palestinese è diventato sempre più piccolo e frazionato: per passare da un appezzamento palestinese a un altro bisogna passare attraverso i posti di blocco dell’esercito israeliano. Se guardate la cartina, vi accorgere che l’idea stessa di uno Stato palestinese, oggi, fisicamente, ormai non è più praticabile. Di fatto, uno Stato palestinese non c’è più: la riva occidentale del Giordano se la sono già presa tutta, a pezzettini. E il sistema degli insediamenti dei coloni è fatto in modo scientifico, per continuare a tagliare fuori pezzi di territorio palestinese, in modo che i palestinesi (in gran parte agricoltori) non possano più muoversi per vendere i loro prodotti, né usare le sorgenti d’acqua. Persino per andare a scuola, i bambini palestinesi devono superare posti di blocco. Nel cosiddetto progetto di pace Trump-Netanyahu, come regalo americano, era addirittura previsto un ponte: dalla Striscia di Gaza avrebbe collegato alcuni territori palestinesi. Per non disturbare il possesso israeliano dei Territori Occupati, il ponte li avrebbe scavalcati.Fantastico, no? Noi vi prendiamo la terra, e in cambio vi facciamo il ponte. E dato che l’accordo poi non c’è stato (non poteva esserci), loro adesso si pigliano un altro pezzo di territorio e ci mettono altre 3.500 abitazioni, altre migliaia di persone. Così fanno: creano una nuova località abitata, e poi la militarizzano per evitare controffensive palestinesi di qualunque genere. Questo è il modo con cui Israele si prende tutta la Palestina, e con si troverà a dominare tutto il territorio – per una generazione: poi, quando i palestinesi crsceranno di numero, le cose cambieranno, visto che i campi profughi palestinesi stanno per esplodere, sul piano demografico. Gli israeliani, comunque, pensano ugualmente di estendersi. Ma attenzione: dietro al loro comportamento (prima trattiamo, ma poi rompiamo e prendiamo), c’è sempre l’idea del Grande Israele, cioè la terra che Dio ha dato ad Abramo. Quindi non c’è niente da fare: è quello, che vogliono.Loro vogliono il Libano, vogliono un pezzo di Iraq, un pezzo di Siria. Vogliono farsi il loro territorio “biblico”. Muovendoti su questo terreno, non potrai mai trovare un accordo: dietro a questo ragionamento, che sembra politico ma invece è religioso (di fanatismo religioso), non c’è la possibilità di nessun accordo. Cioè: se Dio ci ha dato questa terra, nessuno può entrare in discussione con Dio, perché è Dio che ce l’ha data, questa terra. Quindi, tutti quelli che ce lo impediscono, non sono contro di noi: sono contro Dio. E quindi non c’è modo di discutere. L’unica possibilità è quella di un’imposizione che la comunità occidentale dovrebbe prima o poi decidere di attuare. Ma ora è tardi, perché non c’è più la possibilità materiale di uno Stato palestinese. Io credo quindi che non ci si possa attendere altro che un peggioramento sistematico, continuo: sangue. Ci sarà ancora tanto sangue, purtroppo.(Giulietto Chiesa, dichiarazioni rilasciate nel colloquio con Massimo Mazzucco durante la trasmissione di “Contro Tv” del 28 febbraio 2020, ripresa su YouTube e sul sito “Luogo Comune”).Mentre esplode il panico mondiale per il coronavirus e la Turchia (Nato) protegge 30.000 terroristi e li usa come arma contro i curdi e la Siria, che sta tentando con l’aiuto della Russia di finire di riprendersi il suo territorio nazionale attorno alla città di Idlib, “Russia Today” annuncia che Netanyahu intende procedere con il progetto per costruire 3.500 abitazioni per i coloni israeliani nel West Bank, cioè in Cisgiordania. Quando ha presentato il suo piano di pace alla Casa Bianca, insieme a Trump, subito dopo Netanyahu ha detto: se i palestinesi accettano la nostra proposta, bene; se non la accettano, noi procediamo comunque. E dato che la proposta (inaccettabile) è stata respinta seccamente, lui procede. Ogni volta che si avvicina una possibile soluzione al conflitto israelo-palestinese, esplode puntualmente una crisi. I governi israeliani si sono sempre detti pronti a discutere: a Oslo l’accordo sembrava vicinissimo. Ogni volta che si arriva a un passo dalla soluzione, poi l’accordo viene fatto saltare. Dopodichè, un pezzo di Palestina viene portato via.