Archivio del Tag ‘Luogo Comune’
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Schiavi dell’audicence: la Tv è “costretta” a produrre panico
In questi giorni di panico generalizzato si parla molto dell’influenza che ha la televisione sui nostri comportamenti. È evidente a tutti che se in televisione si parla insistentemente di un certo argomento, quello diventa automaticamente l’argomento più importante nella mente dei cittadini. Se in televisione si parla costantemente di virus, di contagio e di persone in quarantena, è chiaro che la gente corre dappertutto a cercare mascherine e saccheggia i supermercati per prepararsi ad una eventuale prigionia in casa propria. Una riprova di questo la si può avere facendo un semplice “test al contrario”: fino alla scorsa settimana, i telegiornali ci martellavano il cervello con le crisi isteriche di Renzi. Renzi era dappertutto: esco dal governo, non esco dal governo, faccio la crisi, faccio soltanto mezza crisi, ne parlo ma non la faccio, eccetera eccetera. E naturalmente gli italiani si preoccupavano di quello: oh Dio, Renzi farà la crisi? Renzi non la farà? Renzi la farà solo metà? Ora che è arrivato il coronavirus, Renzi ha perso le prime pagine dei telegiornali, e di colpo il problema non esiste più (almeno, un piccolo regalo questo coronavirus ce l’ha fatto).Questa è la dimostrazione palese che sono loro a decidere di cosa dobbiamo preoccuparci e di cosa no. Giustamente, qualcuno li chiama “i padroni del discorso”. Qui però si apre il vero quesito: questi “padroni del discorso” sono dei signori in carne ed ossa, con un nome ed un cognome precisi, oppure c’è qualcosa di più sottile che determina questa dinamica di controllo mentale della popolazione? Nella prima ipotesi ci sono dei signori con nome e cognome, che ogni mattina alzano un telefono e mandano i loro diktat alle redazioni di tutti i telegiornali. «Mi raccomando, oggi parlate insistentemente di X e di Y, ed evitate invece assolutamente di parlare di Z. Casomai se proprio dovete accennare a Z, relegatelo ad una notiziola negli ultimi minuti del telegiornale». Questa è la dinamica che viene più facile da immaginare quando si pensa ai padroni del discorso. C’è qualcuno che decide, qualcuno che esegue, e un’intera nazione che subisce queste decisioni. Ma c’è anche un’altra ipotesi, come dicevo, più sottile e meno grossolana. Ovvero che questi meccanismi entrino in funzione da soli, automaticamente, senza che nessun “grande vecchio” debba impartire ogni mattina ordini di alcun tipo.In fondo, è lo stesso sistema televisivo che si basa su un meccanismo molto semplice per sopravvivere: essendo i costi della televisione altissimi, per sopravvivere la televisione ha bisogno di pubblicità. E per ottenere pubblicità, devi avere i numeri dell’audience. Se poche persone ti guardano, la pubblicità sarà vista da poche persone, e quindi i tuoi spazi pubblicitari porteranno a casa cifre insufficienti. Se fai trasmissioni di grande successo, come quelle di Barbara D’Urso, avrai delle audience altissime, e gli spazi pubblicitari al loro interno varranno oro. Lo ripeto, la televisione è un meccanismo molto semplice. Si basa sulla ricerca dell’audience, e pur di ottenere l’audience vale assolutamente tutto. Naturalmente, i direttori di rete e i direttori di testata non vengono scelti in base a delle particolari qualità personali, come la cultura o il senso di responsabilità sociale, ma vengono scelti per la loro capacità (intuito) di individuare le formule e i format vincenti per portare a casa la massima audience possibile con i loro programmi.Naturalmente, la competizione fra le varie reti televisive – e anche la competizione all’interno delle stesse reti televisive – è feroce. Il direttore di rete o il direttore di un programma valgono solo ed esclusivamente in base ai numeri di audience che riescono a fare. A riprova di questa ricerca esasperata dell’audience abbiamo l’ultimo festival di Sanremo. I titoli dei giornali non parlavano di “chi ha cantato” o di “come ha cantato”, ma parlavano principalmente del grande successo di share da parte della Rai. La vera notizia che ci resta di questo Sanremo è che il festival ha raggiunto il 52% degli ascolti (io il vincitore manco me lo ricordo). Ecco quindi che sono gli stessi direttori di rete, gli stessi preparatori dei palinsesti e gli stessi direttori dei programmi e dei telegiornali a vivere costantemente con l’incubo di portare a casa il massimo di audience possibile. Altrimenti il loro posto rischia di saltare.Ora, provate a mettervi dalla testa di un direttore di telegiornale qualunque. Vi svegliate ogni mattina, e la vostra prima preoccupazione è “quali notizie posso dare oggi?”. È chiaro che quando c’è in giro un evento come il coronavirus non c’è nemmeno discussione. Butti Renzi nel cesso in due minuti, e ti lanci a corpo morto sulla nuova pandemia. Quanti sono gli appestati? Dove sono localizzati? Quanto rischio c’è per le zone confinanti? E di chi è la colpa? Perché non abbiamo potuto prevenirlo? Eccetera eccetera. È chiaro che una volta che hai addentato l’osso continui a masticarlo finché non lo hai spolpato del tutto. Ogni minuto di televisione che riesci a mandare in onda su un argomento di questo genere è un minuto che vale oro dal punto di vista dell’audience. Quella del giornalista diventa rapidamente una ricerca morbosa di qualunque cosa che possa tenere incollato allo schermo lo spettatore. E come tutti sappiamo non c’è nulla di più potente della paura per attrarre l’attenzione di chiunque.Siamo quindi di fronte non a un “grande vecchio” che decide ogni mattina di cosa parlare, ma di un sistema stesso che è stato costruito in modo tale da non poter che dare all’infinito lo stesso risultato. Pensate, in fondo, che meraviglia: aver creato una macchina che controlla la popolazione, senza che vi sia nessuno di particolare che la gestisce. È la macchina stessa, proprio per come è costruita, che porterà inevitabilmente sempre allo stesso risultato. Potrai cambiare all’infinito le persone al suo interno, ma la macchina rimane identica a se stessa, e continuerà a funzionare perfettamente indipendentemente da chi vada ad abitare, in un periodo nell’altro, le sue stanze di comando. Questa è la vera schiavitù: non siamo schiavi delle persone, ma del sistema stesso che abbiamo costruito.(Massimo Mazzucco, “I padroni del discorso”, da “Luogo Comune” del 25 febbraio 2020).In questi giorni di panico generalizzato si parla molto dell’influenza che ha la televisione sui nostri comportamenti. È evidente a tutti che se in televisione si parla insistentemente di un certo argomento, quello diventa automaticamente l’argomento più importante nella mente dei cittadini. Se in televisione si parla costantemente di virus, di contagio e di persone in quarantena, è chiaro che la gente corre dappertutto a cercare mascherine e saccheggia i supermercati per prepararsi ad una eventuale prigionia in casa propria. Una riprova di questo la si può avere facendo un semplice “test al contrario”: fino alla scorsa settimana, i telegiornali ci martellavano il cervello con le crisi isteriche di Renzi. Renzi era dappertutto: esco dal governo, non esco dal governo, faccio la crisi, faccio soltanto mezza crisi, ne parlo ma non la faccio, eccetera eccetera. E naturalmente gli italiani si preoccupavano di quello: oh Dio, Renzi farà la crisi? Renzi non la farà? Renzi la farà solo metà? Ora che è arrivato il coronavirus, Renzi ha perso le prime pagine dei telegiornali, e di colpo il problema non esiste più (almeno, un piccolo regalo questo coronavirus ce l’ha fatto).
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Coronavirus, la Cina sa che il Pentagono prepara la guerra
Paolo Liguori, direttore di TgCom24, ha detto che il coronavirus sarebbe uscito da un laboratorio militare cinese di Wuhan? Siamo alle prese con mille incertezze: non possiamo ancora fare affermazioni precise. Illustri virologi, tra cui Burioni, ritengono che il vettore originario possa essere un pipistrello. “Ritengono”: prove, non ce ne sono. Altra questione: Xi Jinping è sincero oppure no? La mia tesi è questa: il problema è troppo grande, perché Xi Jinping possa scherzare, su questo, o far finta di niente. Il problema colpisce la Cina duramente, la colpirà ancora più duramente e ci colpirà tutti. Non credo sia possibile pensare che il presidente cinese sia un irresponsabile. Credo che Xi Jinping ci abbia detto la verità, o meglio quello che sa lui. Non sono sicuro che tutto quello che sa Xi Jinping sia la verità: la stanno cercando, anche loro. In secondo luogo, credo che qualunque alto dirigente cinese non possa ignorare che, nei documenti ufficiali del Pentagono, c’è scritto – nero su bianco, e in modo esplicito – che la Cina, insieme alla Russia, è un nemico decisivo degli Stati Uniti d’America. In questi documenti, ufficialmente presentati al Parlamento, il Pentagono aggiunge che gli Stati Uniti devono «prepararsi a una guerra imminente» con la Cina.Hanno ragione? Hanno torto? Non è importante. L’importante è che lo dicano, che gli Stati Uniti si stanno preparando a una guerra “imminente” con la Cina, che «implicherà grandi perdite per la stessa popolazione civile degli Stati Uniti». Sono cose che cito da un documento ufficiale del Pentagono, sottoposto al giudizio e al voto del Senato degli Stati Uniti e della Camera dei rappresentanti. Quindi: se io fossi un dirigente cinese, potrei trascurare questo fatto? No, ovviamente. Dobbiamo trascurarlo, noi? Non credo: è uno dei fattori del problema, e quindi dovrà essere tenuto sotto la lente d’ingrandimento, con la massima attenzione. C’è chi pensa che qualcuno, per conto degli Usa, possa essersi “lasciato scappare” quel virus per mettere in ginocchio quello che è il maggior competitore economico dell’America a livello mondiale? Come si sa, io non nascondo una mia precisa opinione: ritengo che il gruppo dirigente degli Stati Uniti sia dominato da un gruppo di dementi. Lo ritenevo prima dell’attuale presidente, e lo ritengo tuttora. Dico “dementi”, perché tutti i loro atti conducono a una situazione di guerra, nel mondo. Quindi, di fronte a un caso come quello del coronavirus, non posso dimenticare quello che penso. Insisto: penso che siano dei dementi, e dai dementi non ci può aspettare nulla di buono né di rassicurante.Mi limito a questo, perché non conosciamo con precisione la situazione. Posso semmai aggiungere una considerazione che ci riguarda da vicino. In tanti, ormai, stanno cominciando a capire che stiamo vivendo in un mondo assolutamente vulnerabile. A prescindere da tutte le teorie e dalle ipotesi che si possono fare, su quello che sta accadendo, davanti ai nostri occhi dovrebbe balenare, chiara come il sole, la constatazione che questo mondo è straordinariamente vulnerabile. Se ad esempio le cose che stiamo vedendo in questo momento dovessero andare male, noi ci troveremmo di fronte a un mondo radicalmente diverso, da quello che conosciamo, e questo avverrebbe nello spazio di poche decine di settimane. Di fronte a emergenze di questo tipo siamo tutti impreparati, a partire da chi deve prendere le decisioni. Quello che vediamo dice che le cose accadono più velocemente di quanto l’organizzazione economica, politica, sociale e militare del paese sia in grado di fronteggiare. Siamo colti di sorpresa, clamorosamente. Quando è stata proclamata la chiusura del collegamento Cina-Italia, erano già in volo 5 aerei italiani appena decollati dalla Cina. Che ne è stato, di quei passeggeri (italiani e cinesi) virtualmente a rischio di contagio? Sono stati posti in stato di osservazione?Tralasciando le polemiche, il fatto è che stiamo vivendo in una società vulnerabile – che è anche impazzita, visto che non è in grado di governare se stessa. E questo dovrebbe porre dei problemi, al governo delle grandi corporations e dei grandi Stati. Possiamo andare avanti in questa direzione senza introdurre dei cambiamenti radicali, in tempi rapidi? Su La7, Mentana si è scandalizzato per l’ultima indagine sociologica dell’Eurispes, secondo cui il 15% degli italiani non crede all’Olocausto, ritiene che la Shoah sia stata un’invenzione (o comunque un’esagerazione). Ma perché tanto sdegno? Caro Mentana, chi è il responsabile del fatto che il 15% degli italiani non sa niente della storia della Seconda Gerra Mondiale? Ma siete voi, che avete fatto la televisione. Siete voi, che avete dato la disinformazione. E adesso, Mentana, ti stupisci che il 15% degli italiani non ti creda? Ma tu agli italiani hai raccontato un sacco di bugie, in tutti questi anni. E non li hai formati, non li hai informati, non ti sei scandalizzato per la loro ignoranza. E così anche adesso, di fronte all’evidenza di un collasso organizzativo e intellettuale della società in cui viviamo, c’è ancora gente che dice che è tutto normale, e che le cose devono andare avanti così.(Giulietto Chiesa, dichiarazioni rilasciate il 31 gennaio 2020 a “Contro Tv”, in video-chat con Massimo Mazzucco; video ripreso su YouTube e pubblicato sul blog “Luogo Comune”).Paolo Liguori, direttore di TgCom24, ha detto che il coronavirus sarebbe uscito da un laboratorio militare cinese di Wuhan? Siamo alle prese con mille incertezze: non possiamo ancora fare affermazioni precise. Illustri virologi, tra cui Burioni, ritengono che il vettore originario possa essere un pipistrello. “Ritengono”: prove, non ce ne sono. Altra questione: Xi Jinping è sincero oppure no? La mia tesi è questa: il problema è troppo grande, perché Xi Jinping possa scherzare, su questo, o far finta di niente. Il problema colpisce la Cina duramente, la colpirà ancora più duramente e ci colpirà tutti. Non credo sia possibile pensare che il presidente cinese sia un irresponsabile. Credo che Xi Jinping ci abbia detto la verità, o meglio quello che sa lui. Non sono sicuro che tutto quello che sa Xi Jinping sia la verità: la stanno cercando, anche loro. In secondo luogo, credo che qualunque alto dirigente cinese non possa ignorare che, nei documenti ufficiali del Pentagono, c’è scritto – nero su bianco, e in modo esplicito – che la Cina, insieme alla Russia, è un nemico decisivo degli Stati Uniti d’America. In questi documenti, ufficialmente presentati al Parlamento, il Pentagono aggiunge che gli Stati Uniti devono «prepararsi a una guerra imminente» con la Cina.
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Trump-Netanyahu, cabaret: la pace, ma senza i palestinesi
Ho appena assistito ad uno spettacolo metafisico. In diretta sulla Cnn, il presidente americano Trump ha annunciato al mondo il suo nuovo piano di pace per la Palestina. Dico “metafisico” perché non mi era mai capitato di assistere ad un annuncio di tale importanza, che prevede un accordo definitivo e duraturo fra Israele e Palestina, con la sola presenza di uno dei due interessati. Accanto a Trump infatti c’era Benjamin Netanyahu, ma non c’era nessuno a rappresentare i palestinesi. La sceneggiata è andata avanti a lungo, con Trump che faceva i complimenti a Netanyahu, il quale lo applaudiva. Poi toccava a Netanyahu parlare, ed era Trump ad applaudirlo. E poi ciascuno ringraziava i propri ambasciatori, come se avessero portato a casa l’impresa del secolo. Sembrava quasi una cerimonia degli Oscar, nella quale i vincitori recitano la lunga litania di ringraziamenti alle mogli, ai produttori, ai parrucchieri, e a tutti quelli che li hanno aiutati a raggiungere quel traguardo.Poi, fra un ringraziamento all’altro, fra un applauso all’altro, Trump ha anche trovato il modo di illustrare alcuni dei dettagli principali di questo presunto accordo. E se è vero che ha apertamente appoggiato la famigerata soluzione dei due Stati, sembra proprio che nei termini dell’accordo vi siano alcune cose assolutamente indigeribili per i palestinesi: fra queste, il mantenimento per Israele degli insediamenti occupati, il mantenimento delle alture del Golan, e soprattutto il fatto che «Gerusalemme debba restare capitale indivisa di Israele». Ma Trump, da buon negoziatore, ha subito aggiunto che i palestinesi riceveranno 50 miliardi di aiuto, come se in qualche modo si potesse barattare la loro storia e la loro tradizione con un semplice assegno – per quanto decisamente cospicuo.Come dicevo, stonava fortemente questo tono celebratorio, nel quale Trump ha parlato come se si trattasse non solo di un accordo già concluso, ma addirittura di un accordo estremamente favorevole per i palestinesi. Mentre tutti i presenti nella stanza continuavano ad alzarsi ogni 30 secondi per fare una standing ovation al duo Trump-Netanyahu, tutti sembravano essersi dimenticati che Abbas ha già respinto questa ipotesi di accordo, ancora prima che venisse presentata al pubblico. Ma tant’è, viviamo nell’era della rappresentazione. Sappiamo benissimo che sia Trump che Netanyahu si trovano in un momento estremamente delicato della loro carriera politica, e che ambedue hanno un grande bisogno di appuntarsi al petto una medaglia importante come quella di uno storico accordo tra Israele e Palestina. Anche se, ovviamente, nessuno si è preoccupato di chiedere ufficialmente ai palestinesi il loro parere.(Massimo Mazzucco, “Trump-Netanyahu: il teatro dell’assurdo”, dal blog “Luogo Comune” del 28 gennaio 2020).Ho appena assistito ad uno spettacolo metafisico. In diretta sulla Cnn, il presidente americano Trump ha annunciato al mondo il suo nuovo piano di pace per la Palestina. Dico “metafisico” perché non mi era mai capitato di assistere ad un annuncio di tale importanza, che prevede un accordo definitivo e duraturo fra Israele e Palestina, con la sola presenza di uno dei due interessati. Accanto a Trump infatti c’era Benjamin Netanyahu, ma non c’era nessuno a rappresentare i palestinesi. La sceneggiata è andata avanti a lungo, con Trump che faceva i complimenti a Netanyahu, il quale lo applaudiva. Poi toccava a Netanyahu parlare, ed era Trump ad applaudirlo. E poi ciascuno ringraziava i propri ambasciatori, come se avessero portato a casa l’impresa del secolo. Sembrava quasi una cerimonia degli Oscar, nella quale i vincitori recitano la lunga litania di ringraziamenti alle mogli, ai produttori, ai parrucchieri, e a tutti quelli che li hanno aiutati a raggiungere quel traguardo.
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Greta, Vogue e Joaquim Phoenix: l’ambientalismo dei cretini
È vero, stiamo rovinando l’ambiente. È vero, stiamo depredando il pianeta delle sue risorse naturali. È vero, stiamo avvelenando l’aria, l’acqua e i cibi che mangiamo. Ma problemi del genere, che sono di portata globale, richiedono soluzioni complesse e ragionate, e non ci si può certo accontentare di gesti simbolici che servono solo ad acquietare momentaneamente la nostra coscienza, ma non possono minimamente intaccare i problemi che abbiamo di fronte. Sembra invece che ultimamente si sia scatenata una gara a chi riesce a inventare la soluzione più stupida per far vedere che lui ha capito come si fa a risolvere il problema ambientale. La capofila di queste stupidità è proprio Greta Thunberg, che ha deciso di non viaggiare più in aereo “perché gli aerei inquinano”. Ma pensare oggi di abolire i voli aerei è assolutamente ridicolo, come è ridicolo pensare di poter modificare in modo sostanziale il modo in cui funzionano i loro motori. Talmente ridicolo, fra l’altro, è stato il gesto di Greta, che poi per riportare indietro la barca a vela che l’aveva trasportata fino a New York hanno dovuto andarci – in aereo, naturalmente – quattro marinai. Per cui, per un biglietto aereo risparmiato da lei, ne sono stati acquistati quattro per l’equipaggio di ritorno. Ma Greta è stata solo la apripista delle idiozie “a impatto zero”.Ultimamente la rivista “Vogue Italia” ha deciso di cavalcare l’onda ambientalista con una scelta tanto spettacolare quanto ridicola. Hanno fatto un intero numero della loro rivista senza fotografie (che è un po’ come se la Ferrari facesse un’automobile senza il motore, tanto per capirci: le riviste di moda “sono” le loro fotografie). E la loro spiegazione è stata talmente stupida che non riesco riassumerla con parole mie, devo per forza citare la dichiarazione originale dell’editore: «Lo scopo di questa scelta coraggiosa è, semplicemente, di essere più sostenibili». Che cosa ci sia di così sostenibile nell’evitare di fare le fotografie ce lo spiega il direttore di “Vogue Italia”, Emanuele Farneti: «150 persone coinvolte. Una ventina di voli aerei e una dozzina di viaggi in treno. 40 automobili a disposizione. 60 consegne internazionali. Luci che vengono spente e accese senza sosta per almeno 10 ore, parzialmente alimentate da generatori a benzina. Avanzi di cibo per alimentare le troupes. Plastica per avvolgere i vestiti. Elettricità per ricaricare i telefoni, le macchine fotografiche…». A questo punto – verrebbe da dire – smettiamo anche di produrre film, perché se la produzione di alcuni servizi fotografici ha un tale impatto ambientale, quella di un semplice film ne ha 100 volte tanto.Lo sapete quanti voli aerei servono per realizzare un film internazionale, quanto mangia ogni giorno una troupe cinematografica, quante volte accende e spegne la luce entrando in studio, quante automobili si muovono durante la realizzazione, e quanti telefonini e cineprese bisogna alimentare ogni giorno con la corrente elettrica? Torniamo quindi ai cartoni animati, con quattro disegnatori segregati in cantina, e diciamo addio al cinema una volta per tutte. Ma la vera follia di un gesto del genere è che venga proprio da una rivista come “Vogue”. L’alta moda infatti rappresenta la quintessenza del superfluo, la quintessenza dello spreco, la quintessenza del lusso, la prevalenza assoluta dell’apparire sulla sostanza. Per non parlare dello sfruttamento della manodopera nel terzo mondo, dove buona parte degli stilisti fa produrre propri tessuti per due lire, per poi rivendere i vestiti “griffati” a cifre stratosferiche. Ma loro, invece di chiudere una rivista del genere e andare a lavorare in fabbrica, preferiscono sostituire le fotografie con dei disegnini (per un mese soltanto, sia chiaro), per lavarsi la coscienza sul problema ambientale senza minimamente intaccare un’industria dai profitti miliardari.Veniamo ora al terzo esempio, perché è il più ridicolo di tutti. L’attore Joaquim Phoenix ha deciso di usare sempre lo stesso smoking, da adesso in avanti, per tutti i premi che andrà a ritirare. Dall’articolo dell’Ansa leggiamo: «Phoenix, vegano e ambientalista convinto, ha fatto la scelta consapevole di avere lo stesso tuxedo per l’intera stagione dei premi (dove, c’è da giurarci, sarà protagonista con allori) per ridurre sprechi e avere un’impronta green coerente al suo attivismo». E’ infatti noto come la produzione massiccia di smoking da cerimonia sia una delle cause principali del disboscamento della foresta amazzonica, dell’inquinamento atmosferico e dell’estinzione delle balene. Pensate che bello, se invece di una scemenza del genere Joaquim Phoenix avesse detto: «Da oggi mi presenterò a ritirare qualunque premio mi venga assegnato vestito esclusivamente di abiti di canapa. La canapa infatti è un prodotto pienamente eco-sostenibile, che non inquina e che non porta alcun danno ambientale nella sua coltivazione». Ma un discorso del genere avrebbe significato essere intelligenti, e di intelligenza al mondo a questo punto sembra restarne molto poca.(Massimo Mazzucco, “L’ambientalismo degli stupidi”, da “Luogo Comune” del 13 gennaio 2020).È vero, stiamo rovinando l’ambiente. È vero, stiamo depredando il pianeta delle sue risorse naturali. È vero, stiamo avvelenando l’aria, l’acqua e i cibi che mangiamo. Ma problemi del genere, che sono di portata globale, richiedono soluzioni complesse e ragionate, e non ci si può certo accontentare di gesti simbolici che servono solo ad acquietare momentaneamente la nostra coscienza, ma non possono minimamente intaccare i problemi che abbiamo di fronte. Sembra invece che ultimamente si sia scatenata una gara a chi riesce a inventare la soluzione più stupida per far vedere che lui ha capito come si fa a risolvere il problema ambientale. La capofila di queste stupidità è proprio Greta Thunberg, che ha deciso di non viaggiare più in aereo “perché gli aerei inquinano”. Ma pensare oggi di abolire i voli aerei è assolutamente ridicolo, come è ridicolo pensare di poter modificare in modo sostanziale il modo in cui funzionano i loro motori. Talmente ridicolo, fra l’altro, è stato il gesto di Greta, che poi per riportare indietro la barca a vela che l’aveva trasportata fino a New York hanno dovuto andarci – in aereo, naturalmente – quattro marinai. Per cui, per un biglietto aereo risparmiato da lei, ne sono stati acquistati quattro per l’equipaggio di ritorno. Ma Greta è stata solo la apripista delle idiozie “a impatto zero”.
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Mazzucco: gli Usa, Stato di polizia travestito da democrazia
Da 15 anni denuncio gli americani come burattinai del terrorismo internazionale. Credo di essere l’unica persona al mondo che ha fatto tre documentari diversi sull’11 Settembre, nei quali, in modo sistematico (implicitamente in due, esplicitamente in uno) accuso gli americani di essere i burattinai del terrorismo internazionale. Il mio antiamericanismo me lo sono cresciuto da solo, e molto prima di conoscere Giulietto Chiesa. Ho vissuto negli Stati Uniti per trent’anni, prima dieci anni a New York e poi vent’anni a Los Angeles. Ero andato a Los Angeles nel ‘94 pensando di trasferirmi in America definitivamente perché volevo fare cinema: non perché l’America mi piacesse in modo particolare, ma perché a Hollywood c’era l’ambiente che pensavo di trovare (poi invece la sorpresa è stata un’altra). Così, ho cominciato comunque a conoscere da vicino questa nazione. Intanto io non ce l’ho con gli americani. Si può dire solo in termini generici che io sarei antiamericano. Gli americani sono un popolo di persone sostanzialmente per bene, magari un po’ fessacchiotti e infantili: come nazione, li paragono a un quindicenne in piena esplosione ormonale. Ce l’ho in particolare con le élite che li controllano, e controllano mezzo mondo, o tre quarti del mondo.Una cosa che mi manca, degli Usa, è l’assenza di burocrazia: la facilità di fare business, se lo vuoi fare, senza impedimenti e senza pastoie. Mia moglie s’era messa a disegnare gioielli fatti a mano, che piacevano. Non ha avuto bisogno di nessuna partita Iva: è andata all’ufficio postale, ha complilato un semplice modulo con il suo codice fiscale, ha pagato 20 dollari e dopo mezz’ora aveva la licenza per vendere i suoi gioielli. Una facilità assoluta, nell’andare incontro alle persone, senza costringerle ad avvalersi del commercialista. Quando feci la mia prima patente di guida americana, avendo già la patente italiana dovevo sostenere solo l’esame scritto, senza guida. Superato il test, all’ufficio di New York pochi minuti dopo c’era già la mia patente pronta. Rimpiango dell’America questo non volerti mettere i bastoni tra le ruote, per tutto quello che è burocrazia: mi manca questa capacità di aiutare il cittadino, che in Italia è impensabile (e forse ha ragioni che risalgono a 500 anni fa). E’ chiaro che imporre uno Stato burocratico dà il potere a chi gestisce la burocrazia: se sei un burocrate che ha in mano tutte le carte, puoi favorire chi vuoi e sfavorire gli altri. Un’arma di ricatto, tant’è vero che in Italia, se hai bisogno di qualcosa, la prima domanda è sempre “non è che conosci qualcuno, al ministero?”.La cosa invece che sono felice di aver lasciato in America è quel fastidio sottile di sapere di vivere in uno Stato di polizia travestito da democrazia. In realtà, tanto apparente è la libertà di pensiero, la libertà di espressione, la cosiddetta libertà democratica che c’è in America, quanto invece è strisciante il ferreo controllo mentale sulle tue opinioni. Nel momento stesso in cui tu “sgarri” ed esci da pensiero mainstream, sei automaticamente considerato un paria. Adesso purtroppo la cosa è arrivata anche qui, perché noi seguiamo sempre di qualche anno quello che avviene negli Stati Uniti. Ma quando ho lasciato gli Usa, sei anni fa, avevo già questa sensazione: non potevi parlare con nessuno, liberamente. Qualunque cosa provassi a dire, di fronte cioè a qualunque argomento controverso, vedevi subito occhi sbarrati e persone che sparivano. E questo dovrebbe essere il grande paese della libertà di espressione? E’ un senso diffuso, quello di non potersi esprimere liberamente. Qui, bene o male, puoi ancora farlo. Se al bar ti metti a discutere sull’11 Settembre, non è che ti guardino per forza come un alieno: magari ti contrastano, ma una discussione puoi farla. La tua posizione è comunque accettata. Là invece scatta una sorta di orrore interiore: appena esci dal pensiero unico, sei automaticamente da cancellare dalla società. E questo è molto pesante, specialmente per uno come me, che la pensa diversamente su molti argomenti.Il mio non è un antiamericanismo a priori, le mie opinioni sono argomentate. Dal 2004, quando ho aperto il blog “Luogo Comune”, denuncio i crimini statunitensi: l’invasione americana dell’Iraq ha fatto più di un milione di morti, tra le vittime civili. Mi sembra di aver sempre giustificato, con i dati di fatto, le mie posizioni. Si dice che Qasem Soleimani non avrebbe combattuto l’Isis, e che anzi avrebbe contribuito a farlo crescere? Quando qualcuno ne porterà le prove, sarò ben felice di cambiare idea su Soleimani. Trump è stato incastrato e obbligato a mettere la firma sull’operazione Soleimani dopo che è avvenuta? Non c’è niente di irragionevole, in questa ipotesi. Queste operazioni possono essere giustificate da una impellenza immediata. Cioè: i militari possono tranquillamente aver fatto fuori Soleimani sensa avvisare Trump (cosa che io continuo a pensare che sia successo), mettendolo di fronte al fatto compiuto, dicendogli: si è presentata un’occasione irripetibile per ucciderlo, sulla via dell’aeroporto di Baghdad, senza massacrare civili innocenti. A quel punto, il presidente cosa fa? O denuncia i militari di averlo aggirato, perdendo così le prossime elezioni dimostrando di non essere capace di controllare il Pentagono, oppure abbozza e ci mette la firma.La prima reazione di Trump non è stato un tweet per rivendicare l’uccisione del “cattivo” Soleimani. Su Twitter ha solo pubblicato la foto di una bandiera americana, senza nessuna scritta e senza intestarsi niente. Strano, per uno che “cinguetta” così tanto. Secondo me, Trump stava ancora cercando di capire cosa fosse successo. Quando l’ha capito, non gli è rimasto altro da fare che fingere che l’avesse deciso lui. Uno può sposarla o meno, questa ipotesi, ma è tutt’altro che irragionevole. Apprezzo la reazione missilistica dell’Iran dopo l’omicidio di Soleimani: un atto dimostrativo, che conferma la capacità chirurgica dell’Iran di colpire le basi militari americane nella regione, ma in questo caso senza l’intenzione di provocare vittime. Il Boeing colpito nei cieli di Teheran? In attesa di sapere cosa sia accaduto veramente, dobbiamo intanto registrare le scuse solenni e ufficiali dell’Iran per quello che viene definito un tragico errore. Anche gli Usa abbatterono un volo civile, sotto Clinton, ma il Pentagono smentì le iniziali ammissioni del presidente. E dopo 40 anni aspettiamo ancora le scuse (e la verità) per Ustica.L’Iran sostiene che l’errore – imperdonabile – sia stato causato dallo stato di tensione innescato dagli Usa con l’omicidio del generale Soleimani. Attenzione, Soleimani era a Baghdad in missione diplomatica ufficiale: secondo l’ex primo ministro iracheno Mahdi, stava portando a Baghdad un accordo di de-escalation, quindi di pacificazione, fra l’Iran e l’Arabia Saudita, cioè i maggiori portavoce (sciita e sunnita) che si confrontano a distanza, in Medio Oriente, ovviamente con Israele che sta dalla parte dei sauditi contro l’Iran. Quindi Soleimani in quel momento era un diplomatico, in missione diplomatica. E se c’è una cosa che non si fa, in tutto il mondo, nonostante lo schifo delle guerre, è uccidere i diplomatici: è una regola che vale da sempre. Infatti, lo stesso Soleimani si era esposto alla possibilità di essere colpito: pensava che non avrebbero mai osato fare un’azione del genere. Era convinto di essere sotto immunità diplomatica: in questo sta la gravità dell’accaduto. Poi non so dire quanto fosse criminale, Soleimani, ma – a quel livello – nessuno è uno stinco di santo: non ci sono buoni e cattivi, si combattono guerre pesantissime da 30-40 anni, nella regione petrolifera, ma niente giustifica un atto del genere.Un senatore repubblicano ha protestato apertamente, in televisione, perché una commissione senatoriale americana non ha ottenuto risposte dal Pentagono sui motivi dell’uccisione di Soleimani. La commissione verifica l’azione dei militari e può quindi riferire al Parlamento, dunque ai cittadini, cosa succede. Lo scopo della commissione non è far rivelare al Pentagono i suoi segreti militari, ma è quello di verificare (a porte chiuse) quali sono i motivi che hanno spinto i militari a compiere una determinata operazione. Dopodiché, i senatori possono assicurare di aver ricevuto spiegazioni valide, sia pure non divulgabili per ovvie ragioni di sicurezza nazionale. Invece questo senatore, uscito dai lavori della commissione, ha detto: «Ci hanno dato solo 75 minuti di tempo». Il Pentagono aveva parlato di un “attacco imminente” progettato da Soleimani? Protesta il senatore: «Ogni volta che chiedevamo dov’era, questo attacco imminente, chi lo avrebbe dovuto compiere e contro quale obiettivo, non ci rispondevano. E in più – riferisce sempre il senatore – ci hanno hanno anche detto: “Non permettetevi mai più di dubitare delle nostre scelte militari per un futuro, eventuale attacco all’Iran”». E questo è un senatore repubblicano: non un democratico, che potrebbe avere interesse a contestare l’amministrazione Trump. Ribadisce: al Senato, il Pentagono non ha offerto alcuna giustificazione per l’omicidio del generale Soleimani.(Massimo Mazzucco, dichiarazioni rilasciate a Fabio Frabetti di “Border Nights” nella diretta web-streaming “Mazzucco Live” dell’11 gennaio 2020, su YouTube. Mazzucco è autore di documentari come “11 settembre 2001 – Inganno globale” uscito nel 2006, “Il nuovo secolo americano” del 2007 e “11 Settembre – La nuova Pearl Harbor”, del 2013).Da 15 anni denuncio gli americani come burattinai del terrorismo internazionale. Credo di essere l’unica persona al mondo che ha fatto tre documentari diversi sull’11 Settembre, nei quali, in modo sistematico (implicitamente in due, esplicitamente in uno) accuso gli americani di essere i burattinai del terrorismo internazionale. Il mio antiamericanismo me lo sono cresciuto da solo, e molto prima di conoscere Giulietto Chiesa. Ho vissuto negli Stati Uniti per trent’anni, prima dieci anni a New York e poi vent’anni a Los Angeles. Ero andato a Los Angeles nel ‘94 pensando di trasferirmi in America definitivamente perché volevo fare cinema: non perché l’America mi piacesse in modo particolare, ma perché a Hollywood c’era l’ambiente che pensavo di trovare (poi invece la sorpresa è stata un’altra). Così, ho cominciato comunque a conoscere da vicino questa nazione. Intanto io non ce l’ho con gli americani. Si può dire solo in termini generici che io sarei antiamericano. Gli americani sono un popolo di persone sostanzialmente per bene, magari un po’ fessacchiotti e infantili: come nazione, li paragono a un quindicenne in piena esplosione ormonale. Ce l’ho in particolare con le élite che li controllano, e controllano mezzo mondo, o tre quarti del mondo.
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Mazzucco: dacci oggi il nostro anestetico quotidiano, il Tg
E’ vero che nel Paese della Libertà ci sono decine di reti televisive teoricamente indipendenti e commerciali. Ma anche l’informazione locale – in ogni Stato della confederazione più potente del mondo – fa comunque capo agli unici 4 grandi network che dispensano il Vangelo secondo il Potere. Lo ricorda Massimo Mazzucco, nella sua video-chat settimanale con Fabio Frabetti di “Border Nights”: gli Usa non sfuggono alla legge delle news precotte dal medesimo, supremo cervello. «Puoi guardare la Tv dell’Alabama o quella del Wisconsin, ma il risultato è lo stesso: per le notizie nazionali e internazionali, ascolterai addirittura le stesse parole, le stesse espressioni, come se i dispacci fossero stati fotocopiati». Succede anche in Italia, ovviamente: «Se segui un telegiornale e poi l’altro, in parallelo – Rai, Mediaset, La7 – scopri che le prime sette notizie sono sempre uguali, recitate nello stesso modo. A cambiare è solo la nota di colore, in coda: il gattino salvato dai pompieri». Risultato: «Il telegiornale è un grande anestetico: ti dà l’illusione di avere il controllo di quello che succede. Anche se ovviamente non è vero, ti convince di essere messo al corrente dell’essenziale».Non è neppure il caso di demonizzare sempre i giornalisti, avverte Marcello Foa nel saggio “Gli stregoni della notizia”: per come è costruita oggi l’industria dell’informazione, dall’alto verso il basso, le redazioni non riescono a uscire dal “frame” imposto loro, a monte, dagli spin doctor governativi. Autocensura spontanea, preventiva e sistematica: «I primi a praticarla – ricorda Mazzucco – sono i direttori: non sarebbero su quelle poltrone, se uscissero dal seminato». In pratica, ogni notizia deve restare recintata nella sua precisa, rassicurante cornice tematica: inammissibile fare collegamenti trasversali, deduzioni, analisi vere e proprie. Un’omissione ormai storica, secondo il severo giudizio del Premio Pulitzer statunitense Seymour Hersh, che oggi licenzierebbe 9 colleghi su 10. Motivo: «Se non avessero smesso di fare il loro mestiere, in questi anni avremmo seppellito meno vittime innocenti: troppe guerre, protette da menzogne non smascherate dalla stampa». Bugie ufficiali, silenzi omertosi: le agenzie di informazione (giornali e Tv) vengono ormai chiamate “presstitutes”, con un gioco di parole, da un ex politico americano che nella “press” credeva, eccome: Paul Craig Roberts, sincero liberale, già viceministro dell’economia con Reagan.Dal canto suo, Mazzucco – fotografo con Toscani e video-reporter, per 15 anni al lavoro come regista e sceneggiatore a Hollywood – incarna la resistenza quotidiana contro l’impero delle favole in mondovisione: ha messo a nudo prima e meglio di altri la scomodissima verità sull’11 Settembre, finendo addirittura in prima serata su Canale 5 grazie a Mentana. Impresa che gli è valsa la patente di complottista, e la messa al bando dagli aventi diritto di parola: «La mia stessa pagina su Wikipedia è controllata dai “debunker”: sono loro a scrivere quello che vogliono, sul mio conto. Se provo a correggere le loro falsità, l’indomani ricompaiono». Indovinato: «Ho rinunciato a fare in modo che Wikipedia dica la verità, riguardo alla mia stessa biografia». Autore di video-inchieste imbarazzanti (sulle cure alternative per il cancro e sulla crociata dell’industria della plastica contro la marijuana, sul vero autore dell’omicidio di Bob Kennendy, sulla manipolazione terrestre dei filmati del mitico allunaggio), Mazzucco è l’ossessione dei disinformatori ufficiali. Contro di lui, hanno intrapreso una lunghissima battaglia mediatica i professori del Cicap e personaggi come Paolo Attivissimo, solerte megafono italiano della Nasa.Mazzucco non ha perso il gusto per il gioco: “Ulisse, il piacere della menzogna” era il titolo di un video realizzato per smascherare le “inesattezze” diffuse da Alberto Angela. La tesi: divulgazione scientifica parziale e tendenziosa, spesso addirittura basata su notizie false. «Ognuno è libero di dire quello che vuole, intendiamoci: a patto però – obietta Mazzucco – che non usi i soldi della Rai, cioè i nostri, per raccontare fandonie». E vogliamo parlare di Piero Angela? «Tempo fa fece un’intera puntata della sua trasmissione per sostenere che tutti gli avvistamenti Ufo fossero sempre spiegabili come fenomeni terrestri: a smentirlo ha ora provveduto ufficialmente la Us Navy. Gli italiani che pagano il canone Rai, sentitamente, ringraziano». Oggi, Mazzucco è seguito da una comunità di almeno cinquantamila cittadini, sulle pagine del blog “Luogo Comune”. Ha anche aperto una sua mini-televisione su web, “Contro Tv”, che non si avvale dello streaming su YouTube: «E’ sempre più sfrontata la censura su Internet che può oscurare pagine Facebook, “bannare” canali video e orientare i motori di ricerca in modo da rendere invisibili le voci scomode: per questo – dice Mazzucco – è meglio prepararsi al peggio, essendo autonomi anche nello streaming».L’esperimento di “Contro Tv” è stato lanciato insieme a Giulietto Chiesa, altra bestia nera dei “debunker”: il suo bestseller “La guerra infinita”, sull’11 Settembre, macinò 70.000 copie in pochi mesi. Non una recensione, sui giornali, nonostante fosse editato da Feltrinelli. «Di tutti i giornalisti italiani famosi – scrisse Paolo Barnard – Chiesa è stato l’unico a rinunciare ai suoi privilegi, mettendo a rischio tutto quello che si era guadagnato sul campo pur di restare fedele alla ricerca della verità». Per la cronaca: fondatore di “Report” con la Gabanelli, Barbard è finito fuori dalla Rai per la sua intransigenza: gli negarono un servizio sugli abusi di Big Pharma. Dopo anni di impegno solitario e titanico – la denuncia del “golpe” di Monti, il saggio “Il più grande crimine” e il lancio della Mmt in Italia con Warren Mosler – oggi Barnard (espulso dal sistema mediatico nazionale) è sparito anche dal web. Nel frattempo, la Exor di John Elkann s’è comprata il gruppo Espresso: un solo editore controlla il grosso della carta stampata, in Italia. L’altra voce (non esattamente alternativa) è quella di Urbano Cairo, patron del “Corriere” e de La7, la rete che affida a Lilli Gruber, Giovanni Floris e Corrado Formigli la guerra santa contro Matteo Salvini, mentre Enrico Mentana dal suo telegionale finge di essere ancora il Mentana di un tempo, simpaticamente indipendente.«Poteva essere il primo degli ultimi, invece ha scelto di essere l’ultimo dei primi», si rammarica Mazzucco, pensando alle recenti sortite del direttore del telegiornale di Cairo. L’accusa: si è allineato al peggiore mainstream. Ovvero: «Nelle sue comode invettive, associa cretinate assolute come la teoria della Terra Piatta a cose ben più serie, come le strane scie persistenti oggi rilasciate dagli aerei e naturalmente l’11 Settembre: la verità ufficiale è crollata, architetti e ingegneri negli Usa hanno dimostrato la demolizione controllata delle Torri e i pompieri di New York si sono rivolti alla magistratura chiedendo di far riaprire i processi, ma Mentana si rifiuta di prenderne atto». Peggio: nella scorsa primavera ha firmato (con Grillo e Renzi) lo sconcertante “Patto per la Scienza” promosso dal vaccinista Claudio Burioni, che di fatto propone che venga lasciata senza fondi la ricerca medica sugli effetti collaterali delle vaccinazioni. «Quello che Mentana evita di ricordare – sottolinea Mazzucco – è che la Puglia ha scoperto che 4 bambini su 10 hanno subito reazioni avverse anche gravi, dopo la somministrazione neonatale dei nuovi vaccini polivalenti». Non solo: «La7 non si premura di ricordare che gli Stati Uniti (dove la Corte Suprema ha dichiarato impossibile avere garanzie sulla sicurezza dei vaccini) hanno finora sborsato 4 miliardi di dollari per indennizzare i danneggiati da vaccino».Ovviamente, di fronte a queste osservazioni, il mainstream bolla come No-Vax (scellerato troglodita) chiunque sollevi dubbi, invocando il “prinicipio di precauzione” citato dalla Costituzione. Con questo risultato, negli Usa: i cittadini sono gli unici a pagare, anche due volte (come contribuenti, ed eventualmente anche come pazienti danneggiati dalle vaccinazioni), mentre Big Pharma è formalmente impunita, per legge, avendo messo le mani avanti. Obiezione: ma se sei certo che i tuoi vaccini siano “sicuri”, perché chiedi allo Stato di coprirti le spalle? Forse perché sai benissimo che le somministrazioni polivalenti – come dicono molti medici, alcuni prontamente radiati – non sono affatto privi di rischi, per neonati ancora sprovvisti dei necessari anticorpi? Mazzucco alza le mani: «Io non sono un medico, né un ricercatore. Non ho competenze scientifiche, non posso trarre conclusioni tecniche. Dico però che c’è un deficit, enorme, di trasparenza e informazione. Viene meno un diritto fondamentale: quello di essere decentemente informati, anche in questa delicata materia che preoccupa tante famiglie». Statistica: per la prima volta nella storia, quest’anno 130.000 bambini italiani (nel dubbio, non vaccinati) sono stati esclusi dai nidi e dalle materne.In prima linea nell’informazione indipendente, con Mazzucco (insieme allo stesso Giulietto Chiesa e alla sua “Pandora Tv”) c’è un video-blogger come Claudio Messora, pionieristico creatore di “ByoBlu”, ora impegnato addirittura di una striscia pre-serale quotidiana: un talskow giornalistico davvero unico. In tandem con Francesco Maria Toscano, Messora riassume le notizie-chiave della giornata, sottoponendole sia alle migliori voci “eretiche” che a personaggi abitualmente televisivi, da Carlo Cottarelli a Edward Luttwak, per una volta alle prese con vere domande. Problema: benché “ByoBlu” sia seguito da una comunità di trecentomila iscritti, da quando ha esordito il suo freschissimo #TgTalk le visualizzazioni dei singoli video sono misteriosamente scese a cinquantamila, almeno stando al report ufficiale del gestore web. Per Mazzucco – che con Messora collabora – c’è il sospetto che sia in atto una censura-ombra, tecnologica, tendente appunto a minimizzare l’inidicizzazione dei contenuti politicamente problematici. Anni fa, l’area critica del web in Italia era quotata attorno ai due milioni di utenti. Oggi, la platea di chi usa Internet per informarsi è aumentata a dismisura. Anche per questo, forse, l’Ue è corsa ai ripari con la sua leggina-bavaglio, nascosta dietro il paravento della tutela del copyright.Nel frattempo, qualcosa sta cambiando in profondità: lo smartphone ti consente di ricevere news in tempo reale (incluse quelle diffuse da Messora, Mazzucco e Chiesa) e i quotidiani italiani sono al capolinea. John Elkann potrà pure comprarsi “Repubblica” e “l’Espresso”, ma intanto i quotidiani – tutti, messi assieme – ormai vendono meno di 600.000 copie. Vorrà pur dire qualcosa, sottolinea un veterano come Gigi Moncalvo, costretto a smerciare tramite il suo sito gli scottanti libri-inchiesta sulla dinastia Agnelli, letteralmente spariti dalle librerie. «Semplicemente – dice Moncalvo – i giornali hanno smesso di raccontare quello che succede, e i lettori se ne sono accorti». Tiene ancora banco il telegiornale, soprattutto come abitudine, ma la fiducia verso la categoria giornalistica è ai minimi storici. In Italia, del resto, vent’anni fa erano ancora in circolazione Biagi, Bocca, Montanelli e Zavoli, insieme a Gianni Minà e Oriana Fallaci. Lo stesso Barnard, per dire, scriveva sul “Corriere della Sera”. Giulietto Chiesa firmava corrispondenze da Mosca per il Tg5. Uno dei pochissimi reporter italiani scomodi, Gianni Lannes, è quasi scomparso dai radar. Siamo in un torbido Tempo di Mezzo, in cui niente è come sembra. La differenza la fanno quelli come Mazzucco: intanto, dicono tutto quello che sanno. E spesso poi il mainstream, sempre reticente, è costretto a tenerne conto, anche se affila le sue armi per silenziare il più possibile le voci che smontano e ridicolizzano la patetica verità ufficiale.E’ vero che nel Paese della Libertà ci sono decine di reti televisive teoricamente indipendenti e commerciali. Ma anche l’informazione locale – in ogni Stato della confederazione più potente del mondo – fa comunque capo agli unici 4 grandi network che dispensano il Vangelo secondo il Potere. Lo ricorda Massimo Mazzucco, nella sua video-chat settimanale con Fabio Frabetti di “Border Nights”: gli Usa non sfuggono alla legge delle news precotte dal medesimo, supremo cervello. «Puoi guardare la Tv dell’Alabama o quella del Wisconsin, ma il risultato è lo stesso: per le notizie nazionali e internazionali, ascolterai addirittura le stesse parole, le stesse espressioni, come se i dispacci fossero stati fotocopiati». Succede anche in Italia, ovviamente: «Se segui un telegiornale e poi l’altro, in parallelo – Rai, Mediaset, La7 – scopri che le prime sette notizie sono sempre uguali, recitate nello stesso modo. A cambiare è solo la nota di colore, in coda: il gattino salvato dai pompieri». Risultato: «Il telegiornale è un grande anestetico: ti dà l’illusione di avere il controllo di quello che succede. Anche se ovviamente non è vero, ti convince di essere messo al corrente dell’essenziale».
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Mes, cambio di regime: fine dell’Italia, banchieri al governo
Il Mes è peggio di un capestro, è la sostituzione della Troika: con, al posto del Fondo Monetario Internazionale, una specie di Fondo Monetario Europeo, che però sarà svincolato dalla Commissione Europea. Il Mes diventa una specie di super-Commissione, che dovrebbe decidere qual è il livello di sicurezza dei debiti degli Stati, valutando la loro situazione finanziaria, in modo tale da consentire a questi Stati di avere accesso al credito internazionale sulla base del giudizio che viene formulato da un gruppo di tecnocrati, non eletti da nessuno. In altre parole, una specie di “super-governo delle banche” (perché di questo si tratta), che viene nominato comunque da uomini delle banche, i quali decidono se l’Italia, la Spagna, il Portogallo sono degni di ricevere questo prestito. Ma non è solo questo, il discorso: è molto peggio. Perché, una volta deciso se sono degni di ricevere il prestito, si decide anche che, a seconda del loro livello di sicurezza, saranno più o meno indipendenti. Se hanno un livello di sicurezza basso, di fatto vengono commissariati da una struttura monetaria che avrà il potere di decidere sul bilancio dello Stato: sulle spese, sulle entrate, sulle tasse.In poche parole, saremmo messi nelle mani di un gruppo di tecnocrati, che in realtà sono dei banchieri, che decideranno tutto ciò che riguarda la nostra politica economica. Tra l’altro, questo è del tutto anticostituzionale, perché significa trasferire all’esterno del paese le specifiche condizioni per la sovranità, cioè a dire: qual è la nostra politica, qual è il livello delle nostre spese sociali e delle strutture scolastiche, ospedaliere, eccetera. Praticamente, significa che noi abbandoniamo la Costituzione e mettiamo questo nostro paese nelle mani di una struttura esterna, non soggetta a nessun vincolo democratico. Nel frattempo continuiamo a versare i soldi per il fondo comune, ma li riceviamo solo se ce li meritiamo? Se non vado errato, per quest’operazione noi abbiamo già versato 750 miliardi. Ma nel caso dovessimo accedere al credito, dovremmo pagare l’interesse sul credito che ci verrà dato (a prescindere dal fatto che noi, insieme agli altri, abbiamo già pagato una enorme somma per tenere in piedi questa struttura).La sostanza è questa: prestiamo i soldi nostri, mettiamo in piedi una struttura che dovrà finanziare gli Stati pericolanti, ma nello stesso tempo saremo costretti, noi stessi, a pagare gli interessi sull’eventuale credito che ci venisse fatto (sulla base, tra l’altro, di criteri determinati dalle grandi banche internazionali private). Se passa questa cosa, finisce ogni baluardo di democrazia, e persino ogni straccio rimasto a coprire questo tipo di rinuncia alla democrazia. Nella Costituzione, che dovrebbe essere il nostro punto di partenza, c’è scritto che la sovranità delle nostre istituzioni decide il livello di vita dei cittadini italiani. Non c’è nessun altro che può prendere queste decisioni. Noi invece le trasferiamo nientemeno che nelle mani di una struttura la cui fisionomia non è decisa da noi, i cui uomini non sono in nessun modo scelti da noi, e i cui interessi sono nient’affatto trasparenti, perché sono composti da persone che non sono il prodotto della volontà popolare. Né meraviglia che la stampa parli del Mes ignorando le cose che ho appena detto.Negli ultimi 15 anni siamo passati per un colpo di Stato, sia pure senza carri armati. Ci sono norme che vengono decise a monte e portate davanti a un Parlamento che non sa nulla, non capisce nulla e non è competente su nulla – ma le approva, e di fatto si modificano le leggi dello Stato. Da quel momento in poi, ciò che prima non esisteva diventa una norma, alla quale bisogna sottostare. Come diceva Napolitano, “pacta sunt servanda”: i patti si devono rispettare. Ma se i patti vengono fatti così, tu di trovi di fronte a un nuovo Stato, a nuove istituzioni che hanno completamente rovesciato l’intera struttura della Costituzione italiana. E quindi questo patto non solo non va rispettato: non si deve accettare, non si deve approvare. Non a caso, la stampa tace sulla struttura, sul significato politico di questa cosa, che è gravissima: è un cambio di regime.(Giulietto Chiesa, dichiarazioni rilasciate nella conversazione con Massimo Mazzucco in web-streaming su “Contro Tv” il 22 novembre 2019. La puntata è stata ripresa sul blog “Luogo Comune”. Le trasmissioni di “Contro Tv” tornano in diretta ogni venerdì sera alle ore 21).Il Mes è peggio di un capestro, è la sostituzione della Troika: con, al posto del Fondo Monetario Internazionale, una specie di Fondo Monetario Europeo, che però sarà svincolato dalla Commissione Europea. Il Mes diventa una specie di super-Commissione, che dovrebbe decidere qual è il livello di sicurezza dei debiti degli Stati, valutando la loro situazione finanziaria, in modo tale da consentire a questi Stati di avere accesso al credito internazionale sulla base del giudizio che viene formulato da un gruppo di tecnocrati, non eletti da nessuno. In altre parole, una specie di “super-governo delle banche” (perché di questo si tratta), che viene nominato comunque da uomini delle banche, i quali decidono se l’Italia, la Spagna, il Portogallo sono degni di ricevere questo prestito. Ma non è solo questo, il discorso: è molto peggio. Perché, una volta deciso se sono degni di ricevere il prestito, si decide anche che, a seconda del loro livello di sicurezza, saranno più o meno indipendenti. Se hanno un livello di sicurezza basso, di fatto vengono commissariati da una struttura monetaria che avrà il potere di decidere sul bilancio dello Stato: sulle spese, sulle entrate, sulle tasse.
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Mazzucco: tutti i governi ormai ignorano qualsiasi protesta
Le proteste di strada divampano ovunque nel mondo. In Francia i Gilet Gialli continuano imperterriti a distruggere tutto quello che trovano. A Hong-Kong i manifestanti continuano a combattere armati di arco e frecce, contro i proiettili della polizia sparati anche ad altezza uomo. In Iran la gente scende in strada e protesta per il caro-prezzi. In Cile continuano le manifestazioni di piazza contro il governo. La stessa cosa accade in Libano. In Bolivia i sostenitori di Morales scendono in strada contro il colpo di Stato. Ma c’è una cosa che accomuna tutte queste situazioni: la totale sordità dei rispettivi governi alle proteste popolari. In fondo, se il suo popolo protesta, un buon governante dovrebbe prendere atto dei problemi che vengono denunciati, e cercare di porvi rimedio. Invece sembra che ci sia quasi una forma di cinismo di fronte a queste manifestazioni di piazza: è come se i governanti si limitassero a dire “lasciamoli sfogare, prima o poi si stancheranno e torneranno a casa”.Questa è una sensazione che si prova soprattutto guardando la vicenda dei Gilet Gialli: come è possibile, ci si domanda, che in uno dei paesi più moderni del mondo la gente debba continuare a scendere in strada per un anno intero, ogni sabato che il buon Dio manda in terra, senza che nulla venga fatto per ascoltare le loro proteste? E’ possibile che ci sia una frattura così completa fra il popolo e chi lo governa? Una volta non era così. Quando ci furono le storiche proteste del ’68, queste portarono a profondi cambiamenti nelle regole sociali. Nuove leggi vennero fatte, nuovi codici morali vennero stabiliti, e la società cambiò radicalmente. Oggi invece la piazza è diventata semplicemente uno sfogatoio di rabbia e frustrazione, mentre i governi stanno semplicemente lì a guardare, aspettando che la rabbia gli passi. E’ come se i governi sapessero che ormai non ci sono alternative al sistema vigente, per cui non si preoccupano più di tanto di cambiarlo. Mandano in strada la polizia per cercare in qualche modo di arginare i danni fisici, ma dei danni morali non si preoccupa nessuno.La stessa cosa vale anche per le proteste non violente: scendono in strada – per fare un esempio – migliaia di genitori di bambini danneggiati da vaccino (ricordo la grande manifestazione di Pesaro di due anni fa), ma la cosa viene serenamente ignorata. Una volta eventi del genere sarebbero stati al centro dell’attenzione mediatica, e avrebbero sollevato ondate di dibattiti televisivi, con una conseguente adeguamento delle leggi vigenti. Oggi invece è come se i governanti sapessero che “tanto con le case farmaceutiche non c’è niente da fare”, e quindi scelgono di ignorare il problema umano che viene rappresentato dalla piazza. E la cosa più grave è che nessuno a casa protesti per questa mancanza di attenzione ai problemi umani dei nostri concittadini. E come se i problemi degli altri non potessero mai diventare i nostri. (Ci attiviamo solo se veniamo toccati direttamente nei nostri interessi o nel nostro portafoglio). Non riesco a capire se questa mancanza di sensibilità sia figlia del nostro tempo, oppure se siamo noi, con il nostro crescente cinismo ed egoismo edonistico, ad averla generata.(Massimo Mazzucco, “A cosa servono le proteste di piazza?”, da “Luogo Comune” del 18 novembre 2019. Ogni sera alle ore 21, insieme a Giulietto Chiesa, Mazzucco anima le trasmissioni live di “Contro Tv”, con uno streaming indipendente e alternativo a quello di YouTube).Le proteste di strada divampano ovunque nel mondo. In Francia i Gilet Gialli continuano imperterriti a distruggere tutto quello che trovano. A Hong-Kong i manifestanti continuano a combattere armati di arco e frecce, contro i proiettili della polizia sparati anche ad altezza uomo. In Iran la gente scende in strada e protesta per il caro-prezzi. In Cile continuano le manifestazioni di piazza contro il governo. La stessa cosa accade in Libano. In Bolivia i sostenitori di Morales scendono in strada contro il colpo di Stato. Ma c’è una cosa che accomuna tutte queste situazioni: la totale sordità dei rispettivi governi alle proteste popolari. In fondo, se il suo popolo protesta, un buon governante dovrebbe prendere atto dei problemi che vengono denunciati, e cercare di porvi rimedio. Invece sembra che ci sia quasi una forma di cinismo di fronte a queste manifestazioni di piazza: è come se i governanti si limitassero a dire “lasciamoli sfogare, prima o poi si stancheranno e torneranno a casa”.
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Vaccini, Luna, 11 Settembre: “Mentana, il problema sei tu”
Di recente, Enrico Mentana ha sbroccato: non ce la fa più. Aveva aperto la sua pagina Facebook dicendo: qui la battaglia delle informazioni si sposta in Rete, quindi bisogna scendere in Rete e sporcarsi le mani. E adesso che su Facebook viene attaccato da tutte le parti, ha dato di matto. Guardate che cosa ha scritto nei giorni scorsi: «Chiedo per coerenza a tutti quelli che dicono, scrivono o pensano “nessuna compassione per Venezia” di abbandonare questa pagina. Non voglio avere nulla a che fare con chi si è fatto contagiare da questo clima di odio, rancore e disprezzo. Passo il tempo a bannare e a invitare ad andarsene chi offende gli avversari o gli appartenenti a etnie diverse, chi infierisce sui poveracci che cercano di raggiungere il nostro continente per una speranza di vita più degna, chi ci intossica il web con la cattiveria chi non crede allo sbarco sulla Luna o l’attacco dell’11 Settembre, chi lotta contro i vaccini e la scienza. Allo stesso titolo chiedo agli odiatori territoriali di levarsi di mezzo e al più presto». Ma scusa, caro Mentana: a questo punto non fai prima a levarti di mezzo tu? Perché, a giudicare da quello che scrivi, tu vorresti un mondo popolato solo da gente che la pensa esattamente come te. Tutti gli altri dovrebbero sparire di colpo.Ma non è questa la Rete in cui eri sceso sporcarti le mani? La Rete è confronto continuo, quotidiano, duro, spesso anche scorretto. Se tu vuoi stare tranquillo, continua a fare il tuo telegiornale, protetto dal tuo editore, e lì nessuno verrà a disturbarti. Ora, io non sono né un “odiatore” della Rete, né uno che insulta le etnie diverse, come dici tu. Ma visto che sei stato così furbino da infilarci dentro anche quelli del 11 Settembre, della Luna e dei vaccini, ti rispondo su quello. Curiosa, fra l’altro, questa tecnica di assimilare gli scettici dell’11 Settembre agli odiatori della Rete, della speranza di contaminare i primi con il giusto sdegno che si meritano i secondi. Alle tue bassezze ormai ci siamo abituati, Mentana. E comunque ti rispondo nel merito sull’11 Settembre. Ti dico una cosa molto semplice: se tu sei così poco intelligente da non capire che un edificio non può crollare in caduta libera senza la demolizione controllata, il problema non siamo noi, Mentana: il problema ce l’hai tu, nel tuo cervello. Come funziona la legge di conservazione dell’energia te lo può spiegare un qualunque studente liceale di 16 anni. E te lo hanno anche spiegato chiaramente gli oltre 3.000 membri dell’associazione architetti e ingegneri per la verità sull’11 Settembre.Quindi sei tu, che fai finta di non sentire. Il problema non siamo noi, che sosteniamo la demolizione controllata del World Trade Center. Sei tu, che sei affetto da una curiosa sordità selettiva su certi argomenti. Stessa cosa per la Luna: se tu vuoi continuare a credere che siamo stati sulla Luna 50 anni fa, quando oggi gli stessi astronauti ammettono che non siamo nemmeno in grado di andare oltre l’orbita bassa, il problema ce l’hai tu, Mentana, non ce l’abbiamo noi. Non ti sei mai chiesto perché 50 anni fa siamo andati sulla Luna partendo da zero, in soli otto anni, con delle tecnologie giurassiche, mentre oggi (con tutte le tecnologie più avanzate che abbiamo) il famoso ritorno sulla Luna continuano a rimandarlo all’infinito? Prima dovevamo andarci nel 2002 sotto Bush, poi l’hanno spostato nel 2008 sotto Obama, poi dovevamo andarci nel 2012 sempre sotto Obama, poi l’hanno spostato al 2018 sotto Trump. Adesso che 2018 è passato si parla addirittura già del 2024. E a te, Mentana, tutto questo sembra normale? Ti sembra normale che 50 anni fa, partendo da zero, ci siamo andati in 8 anni per 6 volte, addirittura, e oggi si continua a rimandare all’infinito questo benedetto ritorno? Bisogna essere ciechi per non vedere questa contraddizione. Ma tu evidentemente preferisci credere alle favoleSui vaccini, idem. Se tu vuoi continuare a credere alle storielle rassicuranti di Burioni, quando la stessa Corte Suprema americana ha dichiarato in una sentenza che i vaccini sono «inevitabilmente insicuri», e quando il Fondo di Compensazione ha già pagato oltre 4 miliardi di dollari ai danneggiati da vaccino (4 miliardi, non 4 milioni) il problema ce l’hai tu, non ce l’abbiamo noi: sei tu che scegli di ignorare certe informazioni. Noi ragioniamo semplicemente con il nostro cervello, e traiamo le conclusioni logiche a cui ci portano le informazioni disponibili. Tu invece vivi nel tuo mondo dorato (dorato e ben pagato, naturalmente), dove “gli americani non si farebbero mai da soli una cosa del genere”, dove si può andare e venire tranquillamente dalla Luna seduti dentro la lattina di CocaCola, praticamente, e dove i vaccini sono buoni e sani, e le centinaia di migliaia di bambini danneggiati da vaccino semplicemente non esistono. Sei tu che vivi nel mondo delle fate, Mentana.Oppure, l’alternativa è che tu non sia affatto così ingenuo è distratto come fingi di essere, su certi argomenti, ma che tu abbia fatto una scelta di campo ben precisa. E cioè che tu, a un certo punto, abbia smesso di fare il giornalista e, per comodità di vivere, ti sia schierato platealmente dalla parte del potere, chiudendo gli occhi su tutti questi argomenti delicati. D’altronde, come diceva Upton Sinclair, «è molto difficile far capire certe cose a una persona, quando il suo stipendio dipende dal non capirle». Quindi vedi tu, Mentana, se la tua sia soltanto l’ingenuità di un bamboccio innamorato delle favole, oppure se tu sia un cinico calcolatore che ha tradito la sua professione pur di restare tranquillo al suo posto. Ma in ciascuno di due casi, il problema sei tu, non siamo noi. Quindi, se c’è qualcuno che deve togliersi di mezzo, caro Mentana, sei tu. Non siamo certo noi.(Massimo Mazzucco, “Mentana il problema sei tu, non siamo noi”, video-messaggio rivolto a Enrico Mentana il 19 novembre 2019, ripreso sul blog “Luogo Comune”. Insieme a Giulietto Chiesa, Mentana conduce ogni sera alle 21 le trasmissioni di “Contro Tv”, in live streaming).Di recente, Enrico Mentana ha sbroccato: non ce la fa più. Aveva aperto la sua pagina Facebook dicendo: qui la battaglia delle informazioni si sposta in Rete, quindi bisogna scendere in Rete e sporcarsi le mani. E adesso che su Facebook viene attaccato da tutte le parti, ha dato di matto. Guardate che cosa ha scritto nei giorni scorsi: «Chiedo per coerenza a tutti quelli che dicono, scrivono o pensano “nessuna compassione per Venezia” di abbandonare questa pagina. Non voglio avere nulla a che fare con chi si è fatto contagiare da questo clima di odio, rancore e disprezzo. Passo il tempo a bannare e a invitare ad andarsene chi offende gli avversari o gli appartenenti a etnie diverse, chi infierisce sui poveracci che cercano di raggiungere il nostro continente per una speranza di vita più degna, chi ci intossica il web con la cattiveria chi non crede allo sbarco sulla Luna o l’attacco dell’11 Settembre, chi lotta contro i vaccini e la scienza. Allo stesso titolo chiedo agli odiatori territoriali di levarsi di mezzo e al più presto». Ma scusa, caro Mentana: a questo punto non fai prima a levarti di mezzo tu? Perché, a giudicare da quello che scrivi, tu vorresti un mondo popolato solo da gente che la pensa esattamente come te. Tutti gli altri dovrebbero sparire di colpo.
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Mazzucco: lo Stato si riprenda acciaio, energia e medicina
La drammatica vicenda dell’Ilva dimostra come non sia possibile, semplicemente, lasciare nelle mani dei privati le risorse strategiche di un paese: non perché l’operatore privato sia da demonizzare, ma perché è ovvio (nonché legittimo) che l’azienda intenda ricavarne un vantaggio economico per sé, anche a scapito del servizio destinato ai cittadini. Questo vale per una “materia prima semilavorata” come l’acciaio, che supporta l’intero sistema industriale nazionale, e vale a maggior ragione per il settore dell’energia. Lo afferma Massimo Mazzucco, esaminando mestamente il caso di Taranto, classico esempio di coperta troppo corta: o tuteli l’ambiente della città e la salute dei lavoratori, oppure – se invece pensi al profitto, cioè alla tua sopravvivenza come impresa – finisci per trascurare sia la sicurezza degli operai che quella degli sfortunati abitanti dei quartieri che sorgono a ridosso dello stabilimento inquinante. Discorso che Mazzucco estende all’immenso settore della sanità e della farmaceutica: come sperare che non si esca dalla logica del business, a scapito della salute, se l’intero, smisurato comparto medico-farmaceutico è completamente nelle mani delle multinazionali?In modo decisamente inconsueto, tra i servizi “di costume” che corredano i telegiornali a margine delle news principali, persino il Tg1 si è appena occupato dell’emblematica situazione di isolamento dei tanti villaggi disseminati sull’Appennino. Spopolamento vertiginoso, bambini costretti a percorrere decine di chilometri per raggiungere la scuola, intere borgate completamente isolate anche telefonicamente (circostanza per nulla rassicurante sul piano della sicurezza, nel caso di emergenze sanitarie o di calamità naturali). Un sindaco del Piacentino indica un palo telefonico divelto, in mezzo al bosco: questo stato di degrado, accusa, è letteralmente esploso da quando le compagnie telefoniche sono state privatizzate, cessando di garantire il servizio a tutti e penalizzando le aree dove vivono pochi utenti, cittadini trasformati in semplici clienti (assisterli, a quel punto, è diventato poco conveniente). C’è una sorta di deriva, di cui non si vede la fine: è caduta nel vuoto, in Parlamento, la mozione presentata dall’ex grillina Sara Cunial per chiedere una moratoria sull’installazione della rete wireless 5G. La richiesta: sospendere le operazioni per tre anni, periodo indicato da scienziati e sanitari per consentire di valutare le analisi in corso, circa l’impatto del 5G sul corpo umano. Tutto inutile: a nulla serve invocare il sacrosanto “prinicipio di precauzione”.Era stato lo stesso Mazzucco, mesi fa, a “scoprire” che aveva dimensione nazionale lo strano fenomeno dell’abbattimento dei grandi alberi nei centri abitati. Operazione condotta in modo quasi clandestino, spesso senza spiegazioni o con vaghi pretesti. «Succede anche nella vostra città?». All’appello di Mazzucco, via web, hanno risposto decine di persone, fornendo immagini e video: una vera e propria “strage” silenziosa, condotta all’insaputa degli italiani. Dai grandi media, silenzio di tomba – così come dalla politica. E’ stato Mazzucco, ancora lui, a scovare un inidizio: documenti governativi della Gran Bretagna raccomandano l’abbattimento degli alberi frondosi, nei centri abitati, perché la loro chioma ostacola la propagazione del segnale wireless di quinta generazione. Il mutismo della politica si fa addirittura assordante nel caso dell’obbligo vaccinale, anche se 130.000 bambini italiani (non vaccinati) nel 2019 sono stati esclusi dall’asilo, per la prima volta nella storia. La Regione Puglia, unico caso italiano, ha monitorato le “reazioni avverse”: 4 bambini su 10 hanno avuto problemi di salute, anche seri, dopo la somministrazione delle vaccinazioni polivalenti. Di questo, naturalmente, non si parla. La politica – tutta – recita il suo atto di dolore sull’Ilva. Ma il sistema-Italia è senza governo, a monte del rito sempre più inutile delle elezioni. Comanda il “pilota automatico”, a cui nessuno osa opporsi.(Massimo Mazzucco anima con Giulietto Chiesa ogni sera alle ore 21 le trasmissioni di “Contro Tv”, neonata voce indipendente dell’informazione italiana. Il pensiero di Mazzucco, reporter e documentarista, è rintracciabile sul blog “Luogo Comune”. Ogni sabato, infine, l’autore dà vita con Fabio Frabetti di “Border Nights” alla diretta web-streaming su YouTube “Mazzucco Live”).La drammatica vicenda dell’Ilva dimostra come non sia possibile, semplicemente, lasciare nelle mani dei privati le risorse strategiche di un paese: non perché l’operatore privato sia da demonizzare, ma perché è ovvio (nonché legittimo) che l’azienda intenda ricavarne un vantaggio economico per sé, anche a scapito del servizio destinato ai cittadini. Questo vale per una “materia prima semilavorata” come l’acciaio, che supporta l’intero sistema industriale nazionale, e vale a maggior ragione per il settore dell’energia. Lo afferma Massimo Mazzucco, esaminando mestamente il caso di Taranto, classico esempio di coperta troppo corta: o tuteli l’ambiente della città e la salute dei lavoratori, oppure – se invece pensi al profitto, cioè alla tua sopravvivenza come impresa – finisci per trascurare sia la sicurezza degli operai che quella degli sfortunati abitanti dei quartieri che sorgono a ridosso dello stabilimento inquinante. Discorso che Mazzucco estende all’immenso settore della sanità e della farmaceutica: come sperare che non si esca dalla logica del business, a scapito della salute, se l’intero, smisurato comparto medico-farmaceutico è completamente nelle mani delle multinazionali?
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ControTv, in diretta: Chiesa e Mazzucco aggirano YouTube
Attenti a quei due: da anni sfidano il mainstream, smontando le sue leggende, e non hanno ancora smesso di impensierire il Grande Fratello. Tant’è vero che, non appena la nuova iniziativa è finita su una pagina Facebook con oltre 40.000 contatti, la segnalazione è stata trasmessa in automatico solo a 9.000 follower. Già si annusano guai in vista, ipotizza Massimo Mazzucco, titolare della pagina stranamente “filtrata”: il mitico algoritmo di Zuckerberg sospetta che il suo nome, unito a quello di Giulietto Chiesa, possa essere sinonimo di grane? Del resto, quello è il sistema che dispensa sonni tranquilli al cittadino, magari invitandolo a rifugiarsi nel politically correct come nel caso del polverone attorno alla commissione Liliana Segre. Sacrosanto condannare chi insulta i reduci della Shoah, beninteso: purché questo poi non venga usato per silenziare chiunque la pensi diversamente, sui temi più disparati. «Vale anche per il revisionismo: un conto è oltraggiare i reduci, un altro è avere idee differenti sulla storia. Proibirle non è forse contrario alla libertà di parola tutelata dalla Costituzione?». E poi: «Perché la versione ufficiale dovrebbe essere obbligatoria solo per la Shoah, di cui si stabilisce il numero di vittime senza mai interrogarsi sulle vere cause del nazismo e sui sostenitori occulti di Hitler?». A quel punto, dice Mazzucco, si emani una verità ufficiale su ogni altro tema, e buonanotte a tutti.
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Ecco la vera Greta: accusò i potenti all’Onu già nel 1992
Mi chiamo Severn Suzuki e parlo a nome di Eco, l’organizzazione dei bambini per l’ambiente. Siamo un gruppo di ragazzini di 12 e 13 anni che cercano di cambiare le cose: Vanessa Settis, Morgan Geisler, Michelle Quaigg ed io. Abbiamo raccolto i soldi da sole per venire fin qui, a 5.000 miglia di distanza, per dire a voi adulti che dovete cambiare il modo di vivere. Nel venire qui oggi non ho nessuna intenzione nascosta. Combatto per il mio futuro. Perdere il mio futuro non è come perdere le elezioni o perdere un paio di punti sul mercato azionario. Sono qui per parlare a nome di tutte le generazioni future. Parlo a nome di tutti i bambini nel mondo che soffrono la fame e restano inascoltati. Parlo a nome degli innumerevoli animali che stanno morendo in tutto il pianeta perché non gli resta più spazio in cui andare. Oggi ho paura di uscire sotto il sole per i buchi nell’ozono. Ho paura a respirare l’aria perché non so quali composti chimici ci siano dentro. Andavo sempre a pesca con mio padre a Vancouver, la mia città, finché qualche anno fa abbiamo trovato un pesce pieno di tumori. E adesso si parla di animali e di piante che si stanno estinguendo ogni giorno, scomparendo per sempre.Nella mia vita ho sognato di vedere grandi mandrie di animali selvaggi, giungle e foreste pluviali piene di uccelli e di farfalle. Ma ora mi domando se mai esisteranno davvero, se mai i miei figli potranno vederle. Voi, quando avevate la mia età, dovevate preoccuparvi di queste cose? Tutto questo avviene sotto i nostri occhi, eppure noi ci comportiamo come se avessimo a disposizione tutto il tempo che vogliamo e tutte le soluzioni. Io sono solo una bambina e non ho tutte le soluzioni. Ma dovete rendervi conto che non le avete nemmeno voi. Non sapete come aggiustare i buchi nello strato di ozono. Non sapete come fare a riportare i salmoni in un torrente ormai morto. Non sapete come fare a riportare in vita un animale ormai estinto. E non potete far rinascere le foreste che crescevano dove ora c’è un deserto. Se non sapete come aggiustare qualcosa, per favore, smettete di romperla. A scuola, e persino all’asilo, ci insegnate come comportarsi nel mondo. Ci insegnate a non litigare con gli altri, a trovare sempre un accordo, a rispettare gli altri. A pulire dove sporchiamo, a non fare del male ad altre creature, a condividere a non essere avidi. E allora perché voi fate le cose che a noi dite di non fare?Non dimenticate il motivo per cui partecipate a queste conferenze e per chi lo state facendo: noi siamo i vostri stessi figli. Sta a voi decidere in quale tipo di mondo dovremmo crescere. I genitori dovrebbero poter guardare in faccia i propri figli, dicendo: andrà tutto bene, non è la fine del mondo e noi stiamo facendo del nostro meglio. Ma non credo che voi possiate dirci questo, ormai. Mi domando addirittura se noi siamo nella vostra lista di priorità. Mio padre mi dice sempre: tu sei quello che fai, non quello che dici. Ebbene, quello che voi fate mi fa piangere la notte. Voi adulti dite di amarci. Ma io vi lancio questa sfida: per favore, fate in modo che le vostre azioni riflettano le vostre parole. Grazie.(Severn Suzuki, dichiarazioni rilasciate all’età di 12 anni, nel lontano 1992, alla conferenza mondiale Onu sullo sviluppo e sull’ambiente. Il video l’ha ripescato Massimo Mazzucco, proponendolo in un montaggio su YouTube pubblicato sul blog “Luogo Comune” il 1° ottobre 2019. «Ventisette anni fa – dice Mazzucco – questa ragazzina canadese fece un discorso molto simile a quello fatto da Greta la settimana scorsa». Naturalmente, osserva Mazzucco, a quell’epoca non esistevano Internet e i social media, «per cui il discorso di Severn è rimasto praticamente sconosciuto, mentre quello di Greta ha avuto un’eco mondiale». Ma attenzione: «L’idea del discorso all’Onu a favore dell’ambiente, da parte di un bambino pulito e innocente, non è certo di oggi. E a questo punto, l’odore di manipolazione mediatica si fa sempre più insistente»).Mi chiamo Severn Suzuki e parlo a nome di Eco, l’organizzazione dei bambini per l’ambiente. Siamo un gruppo di ragazzini di 12 e 13 anni che cercano di cambiare le cose: Vanessa Settis, Morgan Geisler, Michelle Quaigg ed io. Abbiamo raccolto i soldi da sole per venire fin qui, a 5.000 miglia di distanza, per dire a voi adulti che dovete cambiare il modo di vivere. Nel venire qui oggi non ho nessuna intenzione nascosta. Combatto per il mio futuro. Perdere il mio futuro non è come perdere le elezioni o perdere un paio di punti sul mercato azionario. Sono qui per parlare a nome di tutte le generazioni future. Parlo a nome di tutti i bambini nel mondo che soffrono la fame e restano inascoltati. Parlo a nome degli innumerevoli animali che stanno morendo in tutto il pianeta perché non gli resta più spazio in cui andare. Oggi ho paura di uscire sotto il sole per i buchi nell’ozono. Ho paura a respirare l’aria perché non so quali composti chimici ci siano dentro. Andavo sempre a pesca con mio padre a Vancouver, la mia città, finché qualche anno fa abbiamo trovato un pesce pieno di tumori. E adesso si parla di animali e di piante che si stanno estinguendo ogni giorno, scomparendo per sempre.