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Archivio del Tag ‘Muhammar Gheddafi’

  • Privatizzare la Libia, ecco il piano Usa affidato a Jibril

    Scritto il 24/8/11 • nella Categoria: segnalazioni • (1)

    A governare la Libia del post-Gheddafi sarà Mahmoud Jibril, il distinto signore nuovamente ricevuto a Parigi da Sarkozy, dopo una tappa in Italia per incontrare Berlusconi. Questo anonimo tecnocrate sessantenne, finora sconosciuto alle cronache, è stato per anni l’uomo-chiave di Washington e Londra all’interno del regime del Colonnello, scrive “PeaceReporter” mentre le forze Nato e i “ribelli” espugnano l’ultimo bunker del “raiss” nella capitale. In qualità di direttore del Nedb, l’Ufficio nazionale per lo sviluppo economico di Tripoli, Jibril lavorava per facilitare la penetrazione economica e politica angloamericana in Libia promuovendo un radicale processo di privatizzazione e liberalizzazione dell’economia nazionale.

  • Fortress Europe: profughi del terrore, ora cosa sarà di loro?

    Scritto il 22/8/11 • nella Categoria: segnalazioni • (Commenti disabilitati)

    I profughi arrivati in Italia dalla Libia sono già una massa di 23.000 persone, per lo più non libici ma intrappolati dalla guerra o addirittura “deportati” dal regime di Gheddafi come ritorsione dopo l’attacco della Nato. Stivati nei centri di accoglienza, non hanno nessuna possibilità di uscire dalla clandestinità, né di essere rimpatriati a spese dell’Italia, perché sono troppi. Che fine faranno? E cosa accadrà, ora, con il crollo di Tripoli e il caos che potrebbe regnare in un paese svuotato, pieno di civili terrorizzati e miliziani armati fino ai denti? Domande che Gabriele Del Grande, giornalista indipendente e creatore di “Fortress Europe”, monitor-web della “tratta degli schiavi” nel Mediterraneo, si pone ormai da anni, seguendo da vicino le rotte della disperazione che portano, via mare, all’Europa.

  • Usa ed Europa già si sfilano dall’incubo del dopo-Gheddafi

    Scritto il 22/8/11 • nella Categoria: segnalazioni • (Commenti disabilitati)

    Nessun invio di truppe di pace internazionali, mantenimento della sicurezza affidato alle forze “ribelli” e nuova risoluzione dell’Onu (sulla ricostruzione civile) che vedrà gli europei assumersi «le maggiori responsabilità». E’ questa la “road map” per il dopo-Gheddafi in Libia come si delinea dai contatti in corso fra le capitali della Nato e nei briefing del presidente americano Barack Obama in vacanza a Martha’s Vineyard. L’accelerazione dell’offensiva dei ribelli contro Tripoli, scrive Maurizio Molinari su “La Stampa”, ha obbligato Obama a esaminare il nuovo scenario col suo stratega sulla sicurezza, John Brennan: se le preoccupazioni immediate riguardano il rischio di una carneficina a Tripoli, la Casa Bianca si concentra ormai sul “dopo”.

  • Nuova era, le bombe della Nato piegano Tripoli

    Scritto il 22/8/11 • nella Categoria: idee • (Commenti disabilitati)

    Si consuma una grande tragedia, in queste ore, sulle altre sponde del nostro mare, tra Tripoli e Gaza. Sono le avvisaglie di un dramma e di un disordine più vasto, che arriverà addosso anche a milioni di cittadini europei inconsapevoli. In Libia, le notizie provengono in prevalenza dalla Nato, nel suo ruolo di armata coloniale. È una fonte interessata, ed è una fonte che finora è stata smaccatamente inattendibile. Pur scontate le sue menzogne, la spallata contro Tripoli registra un successo militare reale, perfino mettendo da parte le notizie esagerate sulle folle festanti. C’è morte e distruzione e c’è la fine di uno stato sovrano.

  • Addio guerra, ora Parigi tratta sul petrolio con Gheddafi

    Scritto il 15/7/11 • nella Categoria: Recensioni • (2)

    «E’ stato ampiamente dimostrato che non c’è alcuna possibilità con il ricorso alla forza. Abbiamo sollecitato le due parti a parlarsi, secondo noi è giunto il momento di sedersi attorno a un tavolo». La notizia è che queste parole non le ha pronunciate il segretario generale dell’Onu Ban Ki-Moon o un alto rappresentante di una di quelle potenze che la guerra in Libia l’hanno subita più che voluta, come Russia e Cina. Le ha dette Gérard Longuet, il ministro della Difesa francese, rappresentante di quel governo che i bombardamenti li volle a tutti i costi, dello stesso Paese che fu il primo a inviare i suoi bombardieri.

  • La Nato si avvicina al “tesoro” di Gheddafi, ormai in fuga

    Scritto il 11/5/11 • nella Categoria: segnalazioni • (Commenti disabilitati)

    Muhammar Gheddafi in fuga nel deserto? La voce si rincorre con sempre maggiore insistenza dal 1° maggio, quando la Nato bombardò pesantemente la sua residenza-bunker di Tripoli, uccidendo – pare – il figlio Saif al Arab e tre nipoti del Colonnello. Come già nel 1986, quando sfuggì per un soffio alle bombe di Ronald Reagan perché avvisato all’ultimo minuto dai servizi segreti italiani su ordine del premier Bettino Craxi, sembra che anche stavolta Gheddafi sia uscito incolume dall’attentato grazie a sofisticate attrezzature tecnologiche fornite alla Libia da «un’ambasciata straniera», scrive “La Stampa”. Truppe del regime intanto in rotta anche a Misurata: l’Occidente si avvicina così al “tesoro” libico, sterminati giacimenti di greggio e di gas, nonché un’ingente riserva di denaro, miliardi di dollari.

  • Addio dollaro, meglio l’oro: e Gheddafi firmò la sua fine?

    Scritto il 07/5/11 • nella Categoria: segnalazioni • (Commenti disabilitati)

    Qualcuno ritiene che sia per proteggere i civili, altri dicono sia per il petrolio, ma alcuni sono convinti che l’intervento in Libia sia tutto per via del progetto di Gheddafi di introdurre il dinaro d’oro, un’unica valuta africana fatta d’oro, un’autentica condivisione della prosperità. «È una di quelle cose che devi progettare alquanto in segreto perché, non appena annuncerai che stai per passare dal dollaro a qualcos’altro, ti starai per trasformare in un obbiettivo dentro un mirino», afferma il dottor James Thring, fondatore del “Ministry of Peace”. «Ci sono state due conferenze sull’argomento, nel 1986 e nel 2000, organizzate da Gheddafi. Tutti erano interessati, la maggior parte degli stati africani ne era entusiasta».

  • Abbiamo fame: l’Africa in rivolta, nel nome di Sankara

    Scritto il 02/5/11 • nella Categoria: segnalazioni • (Commenti disabilitati)

    «Abbiamo fame». Semplice gesso bianco su un povero foglio di cartone trasformato in manifesto, dietro al quale spuntano occhi penetranti. Occhi scuri, quelli dell’Africa nera. Che fino a ieri esprimevano urgenze elementari: fame e paura. Da qualche giorno, la paura sta perdendo terreno: gli Uomini Integri, i “puri” burkinabé, sono in rivolta. Come il Maghreb, il Medio Oriente e metà del continente nero. Fame, paura e rabbia: la speculazione finanziaria mondiale gonfia i prezzi del grano e del riso, la corruzione locale frena la distribuzione e le redini del potere sono ancora in mano ai dittatori-stampella dell’Occidente, che ora è sul piede di guerra anche nel Mediterraneo, dove si sta giocando il suo futuro post-coloniale e l’accesso alle risorse strategiche.

  • L’Italia bombarda Gheddafi e la Siria scruta la crisi libica

    Scritto il 26/4/11 • nella Categoria: segnalazioni • (Commenti disabilitati)

    Anche l’Italia entra ufficialmente in guerra con la Libia di Gheddafi: d’ora in poi i caccia tricolori spareranno missili, per stroncare la resistenza militare del Colonnello. E’ stato Barack Obama a ottenere l’ok di Berlusconi, che ora dovrà vedersela con le barricate già annunciate dalla Lega, contraria all’intervento armato diretto, dopo la concessione delle basi e i sorvoli ricognitivi dei caccia in funzione anti-radar. Sotto il comando unificato della Nato, peraltro richiesto proprio dall’Italia, ora le artiglierie di Gheddafi saranno colpite da cacciabombardieri come i Tornado e gli Amx, specializzati nell’attacco a terra. Non solo: le forze italiane sono considerate strategiche per “illuminare” gli obiettivi dei missili Nato.

  • Misurata come Sarajevo, due reporter caduti sul campo

    Scritto il 21/4/11 • nella Categoria: segnalazioni • (Commenti disabilitati)

    Misurata come Sarajevo: le forze di Gheddafi sparano a casaccio sulle case e seminano strage, uccidendo anche giornalisti e fotoreporter. Le ultime due vittime sono l’inglese Tim Hetherington e l’americano Chris Hondros, caduti sul campo il 20 aprile, sotto il colpi dell’artiglieria che da settimane sta terrorizzando la terza città libica stretta nella morsa dell’assedio. Unico collegamento col resto del mondo, il porto: le imbarcazioni dei ribelli, cariche di aiuti, sono protette dalla marina militare della Nato che presidia il golfo. Inefficace invece la copertura aerea: i tank del regime sono penetrati in città, rendendo impossibile sganciare bombe senza fare vittime civili.

  • «Misurata, da Tel Aviv le armi proibite per Gheddafi»

    Scritto il 17/4/11 • nella Categoria: segnalazioni • (1)

    Razzi e bombe a grappolo contro la popolazione di Misurata. Sull’assedio più atroce della guerra in Libia si allunga un’ombra inquietante: le armi di distruzione di massa che le truppe di Gheddafi stanno impiegando contro la terza città libica sarebbero di fabbricazione israeliana. Lo affermano voci insistenti, tutte finora smentite nel modo più netto, dopo le prime notizie lanciate da Al-Jazeera. Ma il sospetto prende corpo: le armi sarebbero state richieste da Saif al-Islam, figlio del dittatore, e consegnate con la mediazione di Mohamed Dahlan, dirigente palestinese sconfitto a Gaza da Hamas. Una inedita alleanza: armi israeliane a Gheddafi tramite l’Anp?

  • Terroristi islamici made in Usa: il nostro agente a Tripoli

    Scritto il 08/4/11 • nella Categoria: segnalazioni • (Commenti disabilitati)

    Prima che la sua barba profetica, il suo kalashnikov e il suo sinistro sorriso diventassero l’icona planetaria della “minaccia islamista anti-occidentale”, Osama Bin Laden e il network che siamo abituati a sentir chiamare Al Qaeda erano una leva strategica della Cia per minare l’impero sovietico a partire dall’Afghanistan. Nessuna sorpresa, dunque, se poi si scopre che sono stati proprio veterani “afghani” a trapiantare il network anche in Cirenaica, contro il dittatore Gheddafi: era quello che serviva all’intelligence angloamericana, l’alibi perfetto per infiltrare la sicurezza del Colonnello fino ai massimi vertici: rappresentati dall’ex ministro ed ex capo dei servizi libici Moussa Koussa, «il nostro agente a Tripoli», oggi disertore riparato a Londra.

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