LIBRE

associazione di idee
  • idee
  • LIBRE friends
  • LIBRE news
  • Recensioni
  • segnalazioni

Archivio del Tag ‘Paolo Ferrero’

  • Giannuli: sono di sinistra, per questo non voterò Tsipras

    Scritto il 09/4/14 • nella Categoria: idee • (6)

    La lista Tsipras? «E’ un aggregato che non ha nessuna vitalità o prospettiva. E’ la sommatoria deprimente di quel che resta di alcuni apparati di sinistra, alla ricerca disperata di margini di sopravvivenza, ma senza alcun reale progetto politico». Aldo Giannuli boccia sonoramente l’esperimento messo in piedi per le europee da Barbara Spinelli e Paolo Flores d’Arcais. E di chiara di aver «ascoltato con crescente desolazione» un recente comizio di Moni Ovadia, che sosteneva: «Non si torna indietro dall’Europa, perché bisogna battere i nazionalismi che hanno portato alla prima ed alla seconda guerra mondiale». Replica Giannuli: «Ancora con questa accozzaglia di luoghi comuni? Ci mancava solo che dicesse che di mamma ce n’è una sola e che non ci sono più le mezze stagioni. Vogliamo riflettere su cosa è in concreto questa Europa e le sue istituzioni, al di là della propaganda “europeista” in cui non crede più nessuno?».
    Secondo Giannuli, non essendoci né un’analisi («e come volete che venga fuori in poche settimane di raffazzonata corsa a fare le liste?») non c’è neppure una linea politica e, di conseguenza, nessuna azione politica. «E voi pensate di prendere voti così?». Il politologo, docente universitario e con alle spalle una lunga militanza, anche in Rifondazione Comunista, si dichiara «non ostile» alla “Lista Tsipras”, ma la considera «una cosa morta». E aggiunge: «Posso fare le mie condoglianze, ma non ho molta voglia di restare a vegliare la salma. Se altri ritengono di doverlo fare, per carità, facciano pure, ma, ci rivediamo dopo le esequie». Ci sono molti modi di essere “di sinistra”, charisce Giannuli. «Ad esempio, io sono convinto della inconciliabilità fra capitalismo e giustizia sociale, perché il capitalismo è costitutivamente portatore di ingiustizie sociali. Ed è il motivo per cui mi definisco comunista. Poi altri la pensano diversamente, ad esempio la lista Tsipras si muove nell’ottica di una socialdemocrazia moderata, cercando di realizzare “spazi di giustizia sociale” all’interno del sistema dato, che non rimette in discussione».
    Dunque, se uno si considera “di sinistra” – cioè convinto del «nesso inscindibile fra giustizia sociale e libertà individuali e politiche», all’interno di una comunità di persone che aspirano a «un ordinamento sociale giusto e libero» – come può credere nella “Lista Tsipras”, che di fatto non propone di radere al suolo l’attuale ordinamento dell’Unione Europea, sostanziale dittatura dell’élite finanziaria imposta attraverso strumenti come l’austerity, il Fiscal Compact e la camicia di forza dell’Eurozona? Come dire: è illusorio pensare di riformare e correggere l’Ue, bisogna proprio abbatterla. Ma il vero problema è che, in Italia, il “popolo di sinistra” ha ben poche chanches: se la “Lista Tsipras” è così deludente, quello che ha attorno è ancora peggio. Per Giannuli, il Pd è ormai un partito «organicamente di destra», ligio ai diktat dell’élite finanziaria europea, anche se tiene ancora in ostaggio una residua porzione di “popolo di sinistra”, per lo più composta da pensionati, segnati più che altro «da una nobile ma sterile nostalgia». Si salva solo Civati, ma il suo «è un gruppo minuscolo e neanche tanto coeso». Dov’è finito, allora, il popolo della sinistra? Soprattutto nell’astensionismo e nel Movimento 5 Stelle.
    Nel 2006, ricorda Giannuli, le liste di sinistra (Rifondazione, Pdci, Verdi) ottennero complessivamente circa 4 milioni di voti. Nel 2013 “Rivoluzione Civile” guidata da Ingroia (con dentro anche un pezzo di Idv) ottenne 765.000 voti, e Sel un milione di suffragi. Totale, meno di 2 milioni di voti. E gli altri 2 milioni persi per strada? Fronte Pd: nel 2008 il partito di Veltroni ottenne 12 milioni di voti, mentre nel 2013 quello di Bersani si è fermato a 8 milioni e mezzo, perdendo cioè quasi 3 milioni e mezzo di elettori. Sommati a quelli della sinistra radicale, fanno 5 milioni e mezzo di italiani. Dove sono finiti? «Mi pare che non sia necessario fare calcoli particolarmente raffinati o interpellare chiromanti per capire che si sono divisi fra astensione e M5s». Il resto, oggi, è ancora collocato nel Pd per «una residua ma non trascurabile quota, direi un 25-30%», più forse un 10% nella «pozzanghera in cui si agitano Rifondazione, Sel, Pdci». Giannuli non ha dubbi: «Se qualcosa di sinistra ripartirà in questo paese, è dall’area dell’astensione o da quella del M5s che può succedere. Non certo dal Pd, da Rifondazione o Sel».
    Certo, ammette Giannuli, i grillini dovrebbero accelerare una sorta di evoluzione democratica. Pessime le espulsioni a catena dei dissidenti, «una pratica stalinista». Un problema anche «la proprietà privata del simbolo» del movimento creato da Grillo. D’accordo, serviva a «tutelare il simbolo da parte di “assalti” esterni», ma resta «una soluzione strampalata». Molto meglio «avere uno statuto ed una regolare costituzione come soggetto politico». Il professor Giannuli è convinto che, tra un po’, il M5S «rivedrà questa stramba sistemazione». Certo, il “populista” fondatore-padrone resta ingombrante, ma anche decisivo sul piano elettorale. «Non ho mai nascosto le mie critiche alle pose leaderistiche di Grillo», premette Giannuli, che però ribalta il ragionamento: come mai, nonostante il populismo, le esternazioni “isteriche” di Grillo e la mancanza di democrazia di cui è accusato, il M5S prende tutti quei voti, sottraendoli tanto al Pd quanto alla cosiddetta sinistra radicale? «Non sarà che, nonostante tutte le sue numerose pecche (che i suoi elettori conoscono benissimo, state tranquilli) il M5S appare più credibile, poniamo, di Rivoluzione Civile o della lista Tsipras?». Possibile che i signori della sinistra ufficiale siano così poco credibili da essere superati «da un rivale così pieno di difetti»?

    La lista Tsipras? «E’ un aggregato che non ha nessuna vitalità o prospettiva. E’ la sommatoria deprimente di quel che resta di alcuni apparati di sinistra, alla ricerca disperata di margini di sopravvivenza, ma senza alcun reale progetto politico». Aldo Giannuli boccia sonoramente l’esperimento messo in piedi per le europee da Barbara Spinelli e Paolo Flores d’Arcais. E di chiara di aver «ascoltato con crescente desolazione» un recente comizio di Moni Ovadia, che sosteneva: «Non si torna indietro dall’Europa, perché bisogna battere i nazionalismi che hanno portato alla prima ed alla seconda guerra mondiale». Replica Giannuli: «Ancora con questa accozzaglia di luoghi comuni? Ci mancava solo che dicesse che di mamma ce n’è una sola e che non ci sono più le mezze stagioni. Vogliamo riflettere su cosa è in concreto questa Europa e le sue istituzioni, al di là della propaganda “europeista” in cui non crede più nessuno?».

  • Sos No-Tav, dagli italiani 60.000 euro in soli tre giorni

    Scritto il 27/1/14 • nella Categoria: segnalazioni • (Commenti disabilitati)

    I No-Tav chiedono aiuto, e l’Italia risponde: oltre 60.000 euro in soli tre giorni. E’ dirompente l’avvio della raccolta fondi promossa dal movimento della valle di Susa che si oppone alla linea Tav Torino-Lione, dopo la condanna in sede civile del portavoce Alberto Perino, insieme ad altri due militanti di primo piano, Loredana Bellone (sindaco di San Didero) e l’ex primo cittadino Giorgio Vayr. I tre sono stati “puniti” con un maxi-risarcimento danni, supeirore ai 200.000 euro. «Faremo ricorso», annunciano, spiegando però che il mancato pagamento li esporrebbe al rischio di pignoramenti. «Per questo, con molta umiltà ma altrettanta dignità e fiducia», il movimento si è rivolto a tutti gli italiani che li incoraggiano (“Non mollate, siete l’unica speranza di questo paese”) di dare un aiuto economico per far fronte «a questa batosta tremenda». Sbalorditiva la risposta, a colpi di donazioni sul conto corrente messo a disposizione per il sostegno popolare.
    L’episodio contestato risale alla notte tra l’11 e il 12 gennaio 2010, quando i No-Tav tentarono di opporsi alla campagna di trivellazione dei terreni che doveva preparare la stesura del nuovo progetto Torino-Lione. Una opposizione che culminò poi l’anno seguente con l’occupazione dell’area della Maddalena di Chiomonte: per impiantarvi l’attuale cantiere (destinato alla costruzione di una piccola galleria di servizio) fu necessario ricorrere alla forza per sgomberare i manifestanti. L’anno precedente, per i No-Tav il “pericolo” era rappresentato dalle trivelle: alla periferia di Susa, quella notte, Perino,Vayr e la Bellone si limitarono ad invitare i tecnici ad allontanarsi. «Poi si scoprì che era una trappola», scrivono i valsusini sul sito “NoTav.info”. Un “trucco” «per tagliare le gambe ai No Tav con una nuova tecnica: richiesta di danni immaginari per centinaia di migliaia di euro a carico di qualche personaggio del movimento», in modo da scoraggiare la protesta. La società Ltf, incaricata dei sondaggi, aveva stipulato un contratto di utilizzo temporaneo dei terreni con un’altra società: oltre 160.000 euro per pochi giorni, secondo i No-Tav «per gonfiare i costi e quindi la richiesta di danno».
    «Anche utilizzando questi sporchi mezzi non riusciranno a fermare la resistenza No Tav», aggiungono i militanti, già duramente provati dalla repressione giudiziaria cui il movimento è stato sottoposto. «Ci sono più di 400 persone indagate per questa resistenza contro un’opera imposta, inutile e devastante sia per l’ambiente sia per le finanze di questo Stato e che impedisce di fare tutte le altre piccole opere utili». Se gli italiani stanno dando ragione ai No-Tav – oltre 60.000 euro in tre giorni sono un esordio col botto, per una campagna di finanziamento solidale – l’altra notizia (sconcertante) riguarda la latitanza disastrosa della politica, che finora – con le sole eccezioni di Grillo, del Prc di Ferrero e di singoli europarlamentari come Gianni Vattimo e Sonia Alfano – continua a ignorare le ragioni della valle di Susa, confortate dai migliori tecnici dell’università italiana, contro un’opera devastante per il territorio, sanguinosa per le finanze pubbliche (decine di miliardi di euro) e totalmente inutile. La Francia ha deciso che riprenderà eventualmente in considerazione l’infrastruttura solo dopo il 2030, mentre la Svizzera ha appena reso noto che – sulla rotta Torino-Lione – il traffico merci lungo la linea ferroviaria italo-francese che già attraversa la valle di Susa potrebbe essere tranquillamente aumentato del 900%. Il problema infatti non è l’assenza di nuovi binari: semplicemente, non ci sono più merci da trasportare.

    I No-Tav chiedono aiuto, e l’Italia risponde: oltre 60.000 euro in soli tre giorni. E’ dirompente l’avvio della raccolta fondi promossa dal movimento della valle di Susa che si oppone alla linea Tav Torino-Lione, dopo la condanna in sede civile del portavoce Alberto Perino, insieme ad altri due militanti di primo piano, Loredana Bellone (sindaco di San Didero) e l’ex primo cittadino Giorgio Vayr. I tre sono stati “puniti” con un maxi-risarcimento danni, superiore ai 200.000 euro. «Faremo ricorso», annunciano, spiegando però che il mancato pagamento li esporrebbe al rischio di pignoramenti. «Per questo, con molta umiltà ma altrettanta dignità e fiducia», il movimento si è rivolto a tutti gli italiani che li incoraggiano (“Non mollate, siete l’unica speranza di questo paese”) chiedendo loro un aiuto economico per far fronte «a questa batosta tremenda». Sbalorditiva la risposta, a colpi di donazioni sul conto corrente messo a disposizione per il sostegno popolare.

  • Tav, bombe e menzogne: storia di una vergogna nazionale

    Scritto il 07/10/13 • nella Categoria: segnalazioni • (Commenti disabilitati)

    Massimo Numa, destinatario di un misterioso pacco-bomba recapitatogli alla redazione della “Stampa”, è il giornalista più noto in valle di Susa, e il più temuto. Nella rovente estate 2011, gli attivisti lo accusarono direttamente: sostennero che proprio dal suo computer era partita una email-fantasma, firmata “Alessio”, nella quale si tentava di sostenere che un militante No-Tav, gravemente ferito al volto da un lacrimogeno il 23 luglio, fosse in realtà finito all’ospedale per essere semplicemente “caduto da solo”. Lo stesso Numa ammise che quella velenosa mail, palesemente destinata a inquinare la verità, era stata davvero inviata dal suo ufficio, anche se – disse – non era stato lui a spedirla. Nonostante questo increscioso episodio, non solo Numa è rimasto regolarmente in servizio alla redazione della “Stampa”, ma il direttore del giornale, Mario Calabresi, gli ha consentito di continuare a occuparsi quotidianamente della drammatica vertenza della valle di Susa, come se nulla fosse accaduto.

  • Golpe europeo, Murphy: giù la maschera, signor Draghi

    Scritto il 21/3/13 • nella Categoria: segnalazioni • (11)

    Giù la maschera, “signor Draghi”: la Bce non è un’autorità finanziaria neutrale, ma una organizzazione “golpista” al servizio dell’élite europea. Archiviato Mario Monti, il finto salvatore della patria ridicolizzato di fronte a tutta l’Europa dal misero risultato elettorale rimediato in Italia, brilla di nuova luce la straordinaria perfomance del giovanissimo Paul Murphy, l’eurodeputato socialista irlandese che già il 5 dicembre 2011 fece letteralmente a pezzi l’ammutolito presidente della Bce, rinfacciandogli il famigerato diktat per l’austerity firmato con Jean-Claude Trichet per ottenere lo scalpo di Berlusconi e la capitolazione dell’Italia di fronte al ricatto telecomandato dello spread. «Ognuna di queste misure – tuonò Murphy – porta ad attacchi contro i diritti e le condizioni di vita dei lavoratori». La “nota” della Bce terminava con una frase che Murphy definì inquietante: “Abbiamo fiducia che il governo metterà in campo azioni appropriate”. Esplicita, quindi, «la minaccia di non comprare i titoli di Stato italiani», facendo precipitare il paese nella crisi.

  • Tsunami Grillo: senza futuro i partiti del Rigor Montis

    Scritto il 26/2/13 • nella Categoria: segnalazioni • (Commenti disabilitati)

    «Metta in piedi un’organizzazione, si presenti alle elezioni e vediamo quanti voti prende». Profetico come sempre, il sindaco torinese Piero Fassino. Era solo il 2009, ricorda il “Fatto Quotidiano”, e già invitava Beppe Grillo a «fondare un partito per i fatti suoi invece che venire a rompere le scatole ai democratici», che gli rifiutarono l’iscrizione al partito e quindi l’accesso alle future primarie, alle quali si era provocatoriamente auto-candidato. Risultato, lo tsunami: per volontà dell’“Italia giusta”, quella vera, che ha “smacchiato” gli aspiranti “smacchiatori”. In capo a tre anni, Grillo festeggia “la fine della Terza Repubblica” e lancia in orbita il “Movimento 5 Stelle”, primo partito alla Camera, in un paese ancora bloccato dal “Porcellum” e paralizzato dal clamoroso pareggio delle coalizioni Pd-Pdl, condannate a gestire le euro-macerie di Mario Monti, elettoralmente irrilevante.

  • Caccia al voto No-Tav, ma con candidati in ordine sparso

    Scritto il 26/1/13 • nella Categoria: segnalazioni • (2)

    Laboratorio sociale, battistrada, modello, cantiere politico. E’ l’intransigente movimento No-Tav, da anni “bestia nera” di qualsiasi premier, ministro dell’interno o delle infrastrutture, non importa se di centrodestra o centrosinistra. Possibile “votare No-Tav” alle elezioni di febbraio? Soltanto scegliendo candidati No-Tav in ordine sparso. Si va dai grillini a Sel fino a “Rivoluzione civile”, il cartello elettorale di Ingroia. Dispersione assoluta, sotto la dura legge del “Porcellum”, con anche l’incognita della soglia di sbarramento. L’offerta elettorale propone due validissimi amministratori, Nilo Durbiano di Venaus e Carla Mattioli di Avigliana, il primo capolista al Senato con Ingroia e la seconda candidata alla Camera con Vendola, e in più l’attivista Marco Scibona, di Bussoleno, in pole position come capolista del “Movimento 5 Stelle” al Senato.

  • Giannuli: dire no-Monti non basta, l’alternativa dov’è?

    Scritto il 18/1/13 • nella Categoria: idee • (3)

    «Fra un delinquente capace e un onestissimo imbecille è sempre da preferire il primo, non fosse altro perché il delinquente, debitamente sorvegliato, può anche comportarsi correttamente, mentre l’imbecille non può fare altro che comportarsi da imbecille». Parola di Aldo Giannuli, che fotografa il desolante panorama elettorale italiano: gli unici gruppi estranei al disastro politico degli ultimi anni sono quelli di Grillo e Ingroia, e nessuno dei due ha finora detto una sola parola su come uscire dalla crisi che strangola gli italiani. Non guasterebbe «qualche contenuto che non sia proprio aria fritta», scrive Giannuli nel suo blog: «Non basta dirsi “contro Monti”, vorremmo anche sapere qualcosa di più su cosa significa questa proclamazione». Ovvero: cosa si pensa «sulla permanenza nell’euro, su come gestire il debito pubblico, sulla patrimoniale, sul fisco, sulle politiche occupazionali».

  • Cremaschi: caro Ingroia, la vera mafia è quella di Bruxelles

    Scritto il 09/1/13 • nella Categoria: idee • (2)

    Caro Ingroia, l’antimafia non basta: perché oggi il vero nemico che ci minaccia è molto più pericoloso del potere delle cosche, persino di quelle che si infiltrano nell’economia fino ad avvelenarla. Deve cadere il Muro di Bruxelles, quello che ricatta i popoli dell’Eurozona sulla base dei diktat emanati dalle oligarchie finanziarie, ordini firmati da tecnocrati non eletti da nessuno, a cui – grazie all’attuale personale politico – siamo costretti a sottometterci, per fare la stessa fine della Grecia. Dopo i “garanti” dei movimenti firmatari dell’appello “Cambiare si può”, anche l’ex leader della Fiom Giorgio Cremaschi, vicino ai No-Tav e promotore del Comitato No-Debito e del “No-Monti Day”, prende le distanze dalla lista “arancione” capeggiata da Antonio Ingroia, ipotetico leader del “quarto polo”, sul quale confluiscono i partiti di Di Pietro, Ferrero e Diliberto, insieme ai Verdi di Bonelli.

  • Il cameriere Bersani? Tanto vale votare il padrone, Monti

    Scritto il 17/12/12 • nella Categoria: idee • (2)

    Caos pre-elettorale, tra i minuetti di Monti e le manfrine del Cavaliere? «Una cosa però la so con certezza: alle politiche non voterò per il Pd o per qualsiasi suo alleato», preannuncia l’analista Aldo Giannuli: «D’altra parte, se devo parlare con qualcuno, prendo in considerazione il padrone di casa, non la servitù». Voto utile? Significa scegliere il meno peggio. «Ma il punto è proprio questo: il Pd è davvero il male minore?». No di certo: è solo l’ultima versione della politica di destra, travestita da sinistra: e allora, protesta Giannuli, tanto vale che Bersani chieda il voto direttamente all’elettorato di destra. Il Pd ha definitivamente rinnegato ogni minima pulsione di sinistra: bocciarlo oggi, insieme a tutti i suoi alleati, per Giannuli è l’unica possibilità di far risorgere “qualcosa di sinistra” domani, quando l’Italia sarà sommersa dalle macerie sociali dell’agenda-Monti.

  • Sinistra radicale? Giannuli: lasciate perdere, siete finiti

    Scritto il 07/12/12 • nella Categoria: idee • (Commenti disabilitati)

    Diversi amici e compagni mi sollecitano un parere su cosa dovrebbe fare la sinistra radicale in vista delle elezioni. Risposta semplice: nulla, e passare la mano. Infatti, almeno per questo giro, non c’è nulla da fare, la sinistra radicale si è suicidata: non si possono perdere 4 anni e 10 mesi e pretendere di risolvere tutto con un tentativo degli ultimi due mesi, siamo seri! Iniziamo da Vendola: la scelta di sottoscrivere l’alleanza con il Pd si è risolta nel disastro che era stato facile prevedere. Nichi, che due anni fa di questi tempi, sognava di arrivare primo in elezioni primarie della sinistra (e forse avrebbe potuto anche farcela)  non è arrivato neppure al secondo turno, surclassato da Renzi che ha preso il doppio dei suoi voti. Per cui, l’alternativa a Bersani non era alla sua sinistra ma alla sua destra ed a Nichi non resta che fare la ruota di scorta di un Pd esplicitamente orientato a mantenere la linea fallimentare del rigore montiano.

  • Vendola sconfitto: non può attaccare Monti stando col Pd

    Scritto il 01/12/12 • nella Categoria: idee • (Commenti disabilitati)

    Tocca ammetterlo, e dispiace soprattutto se almeno idealmente ci si sente vicini alle proposte e alla cultura di Nichi Vendola: ma l’unico vero sconfitto di queste primarie-concorso è proprio lui. La sua strategia – come tanti del suo mondo gli avevano già fatto notare – si è dimostrata un fallimento. E il misero 15 per cento era in realtà una storia già scritta. Praticamente da tre anni a questa parte il leader di Sel ha fatto fuoco e fiamme giorno per giorno: voleva le primarie, le voleva a tutti i costi. Perché le primarie erano il rumore del mare che un bambino ascolta dentro la conchiglia, e roba del genere, raccontava lui. Pareva quasi che il futuro della sinistra, che il riscatto dei lavoratori, degli studenti, della Fiom, degli sfruttati di tutto il mondo stesse lì: nelle primarie. Un modo un po’ edulcorato per rappresentare la realtà di un Paese, e soprattutto di una coalizione sorretta dal Pd, che nel frattempo ha votato tutti i provvedimenti del governo Monti (che a parole Vendola combatte).

  • Manganelli: sì all’identificativo per gli agenti antisommossa

    Scritto il 24/11/12 • nella Categoria: segnalazioni • (1)

    Sì alla matricola su caschi e divise per identificare gli agenti della polizia antisommossa e quindi scoraggiare eventuali comportamenti violenti, oggi coperti dall’anonimato. Il capo della polizia, Antonio Manganelli, approva: sarebbe un provvedimento «opportuno e utile», per «distendere gli animi». Poliziotti “targati”? «Credo che si possa percorrere questa strada», dice Manganelli, intervistato da Giovanni Floris di “Ballarò”, su RaiTre. Ma, al tempo stesso, ancora una volta il numero uno della polizia avverte: troppi agenti sono finiti sotto stress perché coinvolti in situazioni-limite, chiamati ad affrontare problemi che non spetterebbero a loro, ma alla politica. Condizioni estreme e anomale: il disagio sociale in atto è «frutto di un diffuso malcontento, di una situazione generalizzata di degrado, di problemi sociali irrisolti, che diventano irrimediabilmente problemi di polizia». E le proteste di questi giorni «temo siano solo l’inizio». Ma la politica tace, e preferisce spedire in piazza la polizia – salvo poi magari prenderne le difese a posteriori, in modo ipocrita.

  • Page 2 of 9
  • <
  • 1
  • 2
  • 3
  • 4
  • 5
  • 6
  • 7
  • 8
  • 9
  • >

Libri

UNA VALLE IN FONDO AL VENTO

Pagine

  • Libreidee, redazione
  • Pubblicità su Libreidee.org

Archivi

Link

  • Border Nights
  • ByoBlu
  • Casa del Sole Tv
  • ControTv
  • Edizioni Aurora Boreale
  • Forme d'Onda
  • Luogocomune
  • Mazzoni News
  • Visione Tv

Tag Cloud

politica Europa finanza crisi potere storia democrazia Unione Europea media disinformazione Ue Germania Francia élite diritti elezioni mainstream banche rigore sovranità libertà lavoro tagli euro welfare Italia sistema Pd Gran Bretagna oligarchia debito pubblico Bce terrorismo tasse giustizia paura Russia neoliberismo industria Occidente pericolo Cina umanità globalizzazione disoccupazione sinistra movimento 5 stelle futuro verità diktat sicurezza cultura Stato popolo Costituzione televisione Bruxelles sanità austerity mondo