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I banchieri e la decrescita infelice che oggi ci impongono
Dovremo subire una nuova rivoluzione passiva, dopo quella che ha colpito il termine federalismo? Sentiremo parlare di decrescita da parte dei nuovi poteri? Magari, una decrescita ridotta alla miseria condivisa da quasi tutti e all’arricchimento folgorante di pochissimi? Nel suo significato originario, osserva Mario Pezzella, decrescita non significava pauperismo, austerità e regressione, ma una diversa qualità della produzione e dei consumi, capace di rispettare le risorse naturali e di impedirne la distruzione. Ma oggi il termine sta subendo una vera e propria “rivoluzione passiva”, ed è diventato un sinonimo della depressione che le manovre finanziarie stanno imponendo ai paesi deboli dell’Europa del Sud.
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Draghi e vampiri: la rapina è legge, e paghiamo solo noi
Solo gli illusi, purtroppo ancora tanti e inguaribili, potevano sperare che il recente inserimento delle punte di diamante di Goldman Sachs nel cuore della sfera pubblica europea – Draghi, Monti e Papademos – non si sarebbe tradotto in una cuccagna per le banche e in una rovina per le classi medie. Nessuno però arrivava a pensare che i protagonisti potessero essere così spudorati. Ma finché avremo presidenti come Napolitano e copertine dell’Espresso che fanno di Napolitano “l’uomo dell’anno”, lo scandalo sarà sopito e troncato. Cos’è successo?
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Bocca e la val Susa: No Tav, ma senza coltivare illusioni
E’ assolutamente normale che, dopo l’annuncio della morte di Giorgio Bocca giri negli ambienti notav una sua frase riportata sul “Venerdì di Repubblica” (30/12/2005). Praticamente, all’indomani dei grandi casini successi in valle di Susa: “Se vi sento dire la parola Tav sparo. Se vi sento dire che la Tav, l’alta velocità, è indispensabile, necessaria al progresso, tiro su dal pozzo il Thompson che ci ho lasciato dalla guerra partigiana. Perché d’inevitabile in questo stolto mondo c’è solo l’incapacità della specie a controllare la suo conigliesca demografia, le sue moltiplicazioni insensate. Il progresso!”.
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Bocca: se insistete nell’imporre la Tav, tiro fuori il mitra
Se vi sento dire la parola Tav, sparo. Se vi sento dire che la Tav, l’alta velocità, è indispensabile, necessaria al progresso, tiro su dal pozzo il Thompson che ci ho lasciato dalla guerra partigiana. Perché d’inevitabile in questo stolto mondo c’è solo l’incapacità della specie a controllare la suo conigliesca demografia, le sue moltiplicazioni insensate. Il progresso! Se vi capita di pecorrere la Pianura Padana che ha fama di essere luogo più ricco e civile d’Italia, date un’occhiata ai paesi e alle città. Quà e là riuscite ancora a vedere un campanile, ma il resto è urbanistica informe, una metastasi di casoni e casette venuti a slavina senza un piano regolatore, di materiali scadenti, di forme informi collegati da autostrade che si vergognano di essere così brutte e si nascondono dietro i tabelloni di vetrocemento o di plastica.
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Addio Giorgio Bocca, l’ultimo partigiano della verità
«Io sono l’ultimo», grida il ribelle di Auschwitz. Ha già al collo la corda del boia nazista, e le sue parole dilagano nel deserto raggelato del terrore sulla Appelplatz, davanti ai prigionieri schierati per lo spettacolo, con la testa china e piena di vergogna per il coraggio solitario e irraggiungibile di quell’oscuro individuo senza nome che aveva osato sfidare la legge infernale del lager. E’ una delle pagine memorabili del diario universale di Primo Levi dal campo di sterminio. “Sì, questo era un uomo”, scrisse Giorgio Bocca in un altrettanto memorabile articolo di fondo, su “Repubblica”, per prendere commiato dal grande scrittore torinese: stesso nitore spietato, stessa fermezza. Una lucidità titanica, più forte dell’emozione, coltivata giorno per giorno da una sorta di religione laica, in nome di un umanesimo irriducibile.
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Fuga dall’euro, vigilia di panico: l’Eurozona sta per saltare
Natale 2011, vigilia di panico: mentre Londra si prepara all’eventualità di dover evacuare gli inglesi che lavorano in Spagna e Portogallo, temendo il caos per una possibile «implosione delle banche» con assalti ai bancomat, almeno due colossi bancari «di caratura mondiale» si stanno preparando al collasso dell’euro: hanno infatti contattato Swift, l’azienda belga che gestisce i sistemi per le transazioni finanziarie internazionali. Obiettivo: ottenere la tecnologia e i codici necessari per tornare ad effettuare transazioni in vecchie valute pre-euro, come la lira italiana, la dracma greca e l’escudo portoghese. La doppia notizia è rivelata dal “Wall Street Journal”: gli inglesi hanno già attivato i servizi segreti per una possibile fuga da Madrid e Lisbona, mentre due super-banche hanno «preso le misure» in vista dell’eclissi dell’euro.
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Moneta sovrana: facciamo tremare il vero potere mondiale
Oltre 700 attivisti italiani per un evento mondiale: imparare i fondamenti della Modern Money Theory direttamente dagli economisti americani che guidarono la “resurrezione” dell’Argentina dopo il disastro del 2001 provocato dalla privatizzazione neoliberista di un’economia subalterna al dollaro. Mai più denaro “privato”, prestato magari a tassi d’usura come fa la Bce dominata dalla Germania. Lorenzo Bini Smaghi, ormai in uscita dall’esecutivo della Banca Centrale Europea, ha clamorosamente smentito Mario Draghi: «E’ inutile nasconderci dietro le regole per evitare di agire», ha dichiarato al “Financial Times”: «Se c’è un pericolo di deflazione e recessione economica, la Bce deve iniettare fondi nel sistema». Esattamente quello che Draghi, sempre al “Financial Times”, ha spiegato che non farà mai: niente aiuti, fin che resterà in piedi l’euro.
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Rigore? No, sovranità: così l’Argentina ha fatto il miracolo
Esattamente dieci anni fa, tra il 19 e il 20 dicembre 2001, l’Argentina esplodeva. Fernando de la Rúa, ultimo presidente di una notte neoliberale durata 46 anni, appoggiato da una maggioranza nominalmente di centro-sinistra, sparava sulla folla (i morti furono una quarantina) ma era costretto a fuggire dalla mobilitazione di un paese intero. Le banche e il Fondo Monetario Internazionale gli avevano imposto di violare il patto con le classi medie sul quale si basa il sistema capitalista: i bancomat non restituivano più i risparmi e all’impiegato Juan Pérez, alla commerciante María Gómez, all’avvocato Mario Rodríguez era impedito di usare i propri risparmi per pagare la bolletta della luce, la spesa al supermercato, il pieno di benzina.
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Ostaggi dell’euro: debito e crisi, quello che non ci dicono
Tagli, aumenti di tasse, licenziamenti e privatizzazioni dei servizi pubblici sono ormai la quotidianità per la nostra realtà locale come quella nazionale. Ma perché siamo arrivati a questo punto? Quasi nessuno risponde a questa domanda. Ed ecco ciò che viene taciuto dal panorama informativo nazionale, che rappresenta il vero problema dei nostri tempi. E’ fondamentale sapere che l’Italia e gli altri paesi che hanno aderito all’euro hanno perso la propria sovranità monetaria. Ovvero: non hanno più la possibilità di emettere moneta, in quanto la Bce – la banca centrale europea – è l’unica banca centrale al mondo che emette denaro per prestarlo unicamente agli investitori internazionali, come le grandi banche private.
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Grecia senza cibo e medicine, i bambini muoiono di fame
Duecento casi di bambini in pericolo, denutriti, «perchè i loro genitori non sono in grado di alimentarli come si deve». Non è il medioevo, è la Grecia del 2011. «Quando ho letto questa notizia – confessa Debora Billi – pensavo fosse l’esagerazione di qualche blog catastrofista, tanto mi sembrava incredibile». Invece è l’Ansa, che cita il sito “Newsit”. E’ la maggiore agenzia di stampa italiana a confermare la storia: quei 200 piccoli europei sono davvero alle prese con la fame, e i loro insegnanti «fanno la fila per prendere un piatto di cibo per i loro alunni che non hanno da mangiare». Questa non è più crisi, è catastrofe umanitaria: «Il ministero della pubblica istruzione, che in un primo momento aveva definito la denuncia come “propaganda”, si è visto costretto a riconoscere la gravità del problema».
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Draghi: lacrime e sangue per l’Europa, fino alla catastrofe
«Siamo nelle mani di fanatici incompetenti: mi vien voglia di emigrare, ma dove?». Domanda senza risposta, alla quale si affida un desolato Pier Giorgio Gawronski dopo la lettura dell’ultima intervista che Mario Draghi ha concesso al “Financial Times”. Di fronte alla crisi, in pratica, il governatore della Bce ammette di non avere soluzioni: e pazienza se ormai è evidente che il “rigore” imposto all’Europa – in Italia, da Mario Monti – non produrrà nessunissima “ripresa”. «Semplicemente – afferma Gawronski – Draghi ignora tutti i progressi della scienza economica degli ultimi 80 anni, e annuncia che la crisi va affrontata con le politiche già utilizzate fra il 1929 e il 1933, con risultati catastrofici», quelli della Grande Depressione che preparò la Seconda Guerra Mondiale.
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Sì alla Torino-Lione: dietro l’accordo, l’uomo del Bilderberg
Il gruppo Bilderberg, cupola finanziaria mondiale che ha piazzato a Bruxelles l’euro-presidente Van Rompuy e a Palazzo Chigi il professor Monti, sembra aver “commissariato” anche la valle di Susa per la realizzazione della linea Tav Torino-Lione: l’olandese Jan Brinkhorst, coordinatore per la politica europea dei trasporti ferroviari e membro del più esclusivo club mondiale dell’oligarchia finanziaria, farà parte del nuovo organismo italo-francese che il 20 dicembre i governi di Roma e Parigi hanno stabilito di costituire per realizzare entro dieci anni, a partire dal 2012, la tratta ferroviaria più controversa del pianeta. Vano l’appello di 150 docenti universitari italiani al presidente Napolitano: la Torino-Lione si farà, anche se finora i promotori non ne hanno mai dimostrato l’utilità. E i lavori di Chiomonte saranno affidati alla Cmc di Ravenna, coop “rossa” considerata storicamente vicina al leader del Pd, Pierluigi Bersani.