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British Medical: scordatevi i vaccini-Covid, non c’è da fidarsi
Il “British Medical Journal”, una delle riviste sanitarie più prestigiose del mondo, insieme a “The Lancet”, fa a pezzi i vaccini anti-Covid, almeno per quello che sono oggi: manca una trasparenza complessiva sui dati, né è chiaro se funzionino davvero. In più, non sono stati testati su un numero sufficiente di anziani, persone immunodepresse e bambini: è troppo presto, quindi, per capire se funzioneranno davvero (e per quanto tempo). Inoltre, scrive Antonio Amorosi su “Affari Italiani”, le ricerche non vanno nella direzione di dimostrarlo. Lo afferma la rivista inglese, in un articolo del 26 novembre pubblicato da Peter Doshi, docente all’università del Maryland. Secondo il “New York Times”, Doshi è una delle voci più influenti nella ricerca medica di oggi: si occupa con grande efficacia di fornire ai consumatori «il quadro completo» dei dati sui farmaci. E ora, Doshi si domanda: quanta attendibilità hanno gli annunci di Pfizer, Moderna e AstraZeneca in merito all’efficacia dei propri vaccini progettati per contrastare il Covid? La risposta: mancano dati essenziali, per potersi affidare con sufficiente sicurezza a quelle vaccinazioni.Sempre Doshi cita Peter Hotez, decano della National School of Tropical Medicine del Baylor College of Medicine di Houston, che ha detto: «Idealmente, un vaccino antivirale deve ridurre la probabilità di ammalarsi gravemente e andare in ospedale, e poi prevenire l’infezione e quindi interrompere la trasmissione della malattia». Nemmeno gli attuali studi di fase III sono stati impostati per dimostrare se questo accade o meno. Doshi pubblica una tabella mostrarlo, e spiega: «Nessuno degli studi attualmente in corso è progettato per rilevare una riduzione di esiti gravi come ricoveri ospedalieri, uso di cure intensive o decessi. Né i vaccini vengono studiati per determinare se possono interrompere la trasmissione del virus». C’è di fondo una mancanza di chiarezza e trasparenza nei dati per quanto riguarda gli effetti collaterali, racconta Doshi: «Il comunicato stampa di Moderna afferma che il 9% del campione ha sperimentato mialgia di grado 3 e il 10% affaticamento di grado 3; la dichiarazione di Pfizer ha riportato che il 3,8% ha sperimentato stanchezza di grado 3 e il 2% mal di testa di grado 3». Non sono numeri insignificanti. «Gli eventi avversi di grado 3 sono considerati gravi».In molti casi questi effetti somigliano ai sintomi del Covid, riassume “Affari Italiani”: le persone che hanno fatto il vaccino potrebbero essere semplicemente positive al Covid. Per capire se è così bisognerebbe sottoporle tutte ad un tampone. Ma, si chiede Doshi, è stato fatto? «Questa informazione non è nota, anche se sarebbe fondamentale conoscerla: perché se quelle persone fossero semplicemente positive, il 90% di efficacia comunicato dalle case farmaceutiche si ridurrebbe significativamente». Dal modo di elencare i propri test, spiega il professore, si capisce che i tamponi non vengono fatti a tutti i protagonisti della sperimentazione, ma solo alle persone per le quali i medici lo ritengono necessario. E questo è un problema. Altro aspetto rilevante è l’incertezza sulle prestazioni del vaccino sui 3, 6 o 12 mesi. «Non si sa neppure se una persona vaccinata, oltre a non sviluppare i sintomi del Covid, possa contagiare altre persone». E poi: quali sono le caratteristiche di chi è stato selezionato per testare i vaccini? Scarsissimo, pare, il numero degli anziani: cioè i soggetti notoriamente più esposti al Covid.«Se gli anziani fragili, che si ritiene moriranno in numero sproporzionato sia per l’influenza che per il Covid-19, non vengono arruolati negli studi sui vaccini in numero sufficiente per determinare se il numero di casi è ridotto nella loro categoria, ci possono essere poche basi per presumere benefici in termini di meno ricoveri ospedalieri o mortalità», scrive “Affari Italiani”, riprendendo Doshi. «Qualunque sia la riduzione dei casi osservata nella popolazione complessiva dello studio (la maggior parte dei quali è tra adulti sani), il beneficio potrebbe non applicarsi alla sottopopolazione anziana fragile, con l’effetto che poche vite potrebbero essere salvate». Lo conferma il vaccinologo Paul Offit, famoso per aver ricevuto minacce di morte dai No-Vax statunitensi: «Se non disponiamo di dati adeguati nel gruppo di età superiore ai 65 anni – ha detto Offit – queste categorie non dovrebbero ricevere il vaccino: il che sarebbe un peccato, perché sono composte proprio dai soggetti che hanno maggiori probabilità di morire con questa infezione».Altri punti deboli: «Solo due studi stanno arruolando bambini o ragazzi di età inferiore ai 18 anni». Tutti, poi, «escludono le persone immunocompromesse e le donne in gravidanza o che allattano». Quindi, «anche su queste categorie l’incertezza regna sovrana». Per testare dei vaccini forse ci vuole più tempo, sintetizza “Affari Italiani”. «E solo una trasparenza e il controllo rigoroso dei dati, che devono essere resi pubblici nella loro interezza, possono farci capire i veri pro e i contro dell’uso». In altre parole: è evidente che l’allarme scatenato sulle strutture ospedaliere, il blocco dell’economia e i decessi per Covid hanno messo i governi sotto pressione, e così tutti vorrebbero una soluzione semplice e immediata per tornare alla normalità. «Gli accordi commerciali tra governi e case farmaceutiche sembrano rispondere a questa esigenza reale, non vi è dubbio. Ma l’approccio che fa abbracciare in modo acritico la “strada vaccini” – conclude “Affari Italiani” – potrebbe avere effetti più negativi che positivi: anche perché sembra mossa da un desiderio irrazionale, umanamente comprensibile ma illogico, vista la mancata piena trasparenza dei dati».Il “British Medical Journal”, una delle riviste sanitarie più prestigiose del mondo, insieme a “The Lancet”, fa a pezzi i vaccini anti-Covid, almeno per quello che sono oggi: manca una trasparenza complessiva sui dati, né è chiaro se funzionino davvero. In più, non sono stati testati su un numero sufficiente di anziani, persone immunodepresse e bambini: è troppo presto, quindi, per capire se funzioneranno davvero (e per quanto tempo). Inoltre, scrive Antonio Amorosi su “Affari Italiani“, le ricerche non vanno nella direzione di dimostrarlo. Lo afferma la rivista inglese, in un articolo del 26 novembre pubblicato da Peter Doshi, docente all’università del Maryland. Secondo il “New York Times”, Doshi è una delle voci più influenti nella ricerca medica di oggi: si occupa con grande efficacia di fornire ai consumatori «il quadro completo» dei dati sui farmaci. E ora, Doshi si domanda: quanta attendibilità hanno gli annunci di Pfizer, Moderna e AstraZeneca in merito all’efficacia dei propri vaccini progettati per contrastare il Covid? La risposta: mancano dati essenziali, per potersi affidare con sufficiente sicurezza a quelle vaccinazioni.
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Lockdown mentale: il vero pericolo non è il lupo, è il gregge
Se è gratis, allora il prodotto sei tu. Un vecchio adagio, che oggi spiega benissimo il vortice della cosiddetta infodemia totalizzante, l’informazione unilaterale somministrata da editori largamente finanziati – via pubblicità – da mercanti di farmaci e di automobili. In Italia siamo al culmine, con il Ministro dei Temporali che ha foraggiato il mercante d’auto (quello che le tasse le versa all’estero, e che detiene la proprietà di una larga fetta dell’editoria giornalistica nazionale) pagandolo persino per produrre bavaglini facciali da portare sul volto anche all’aperto, anche quando si è completamente soli: così da rendere visibile la docilità del gregge a cui – tra milioni di mezze verità – è stato impartito un unico comando, l’obbedienza. E’ il gregge, non il pastore, a portare su di sé la maggior responsabilità degli eventi: la paura, sapientemente instillata per mesi, ha permesso al mandriano di spingersi sempre più oltre, nei suoi sogni zootecnici che rasentano il delirio. L’ultimo capitolo della saga (invariato il titolo: se è gratis, il prodotto sei tu) è la palingenesi neo-vaccinale obbligatoria e universale, pena il divieto d’accesso al mondo civile, alla socialità ordinaria (che poi, precisa sempre il pastore, ordinaria non sarà mai più).Non è uno scherzo, è tutto vero: la popolazione sembra pronta ad abdicare alla sua umanità, a rinunciare a se stessa, per via di un virus para-influenzale che in un anno avrebbe causato un milione e mezzo di vittime, stando ai dati ufficiali. La terribile Spagnola falcidiò 50 milioni di esseri umani, senza per questo fermare il mondo. L’altra grande differenza, rispetto al primo dopoguerra del Novecento, risiede probabilmente nell’assenza – allora – di quello che oggi va sotto il nome di Big Media. Ai tempi, il Ministero della Verità non esisteva ancora, neppure nei progetti letterari di George Orwell: le imprese del Grande Fratello compariranno in libreria solo dopo un’altra guerra mondiale. Oggi, Big Media e Big Data si sono fuse in un unisono: non solo cantano la stessa canzone, ma riducono al silenzio chiunque alzi la mano per chiedere chiarimenti. La notizia però è un’altra: l’accondiscendenza belante dei mansueti erbivori. Sono loro, in fondo, a incoraggiare ogni possibile abuso. Lo spettacolo che offrono è pericoloso: incentiva qualsiasi sperimentazione, anche le più folli, garantendo all’eventuale Dottor Stranamore la certezza dell’impunità.La palingenesi biochimica giunge al termine di una lunga attesa messianica, in cui è accaduto tutto ciò che non sarebbe dovuto accadere: il divieto di compiere tempestivi esami autoptici, i compensi ospedalieri per ogni degente classificato come infetto, i decessi causati da un errato approccio terapeutico, l’emarginazione preoccupante dei sanitari che – dal cortisone in giù – hanno segnalato farmaci efficaci da inserire in protocolli idonei a ridimensionare molto il bilancio del disastro, fino a ridurlo alle dimensioni di un fenomeno ordinariamente affrontabile con cure domiciliari. Non è stato compiuto neppure il gesto più elementare: dotare di procedure affidabili la medicina territoriale, onde intervenire in modo sollecito e magari risolutivo, evitando molti ricoveri. Ha così avuto buon gioco l’imperio del lockdown mentale, il coprifuoco psicologico in attesa della riapertura dell’ipermercato che conta, quello farmaceutico, con i suoi fantastiliardi concentrati sull’unica profilassi ormai ammissibile. Notoriamente, del resto, i complotti non esistono: Giulio Cesare si pugnalò da solo. Più che pugnali, oggi scintillano siringhe (e dollari, tantissimi). Ma sbaglierebbe chi accusasse il pastore: il vero problema è il gregge. E’ così cieco da scambiare l’inizio per la fine. Da mesi spera che sia solo questione di pazienza e disciplina: giorni, settimane. Come se fossimo ancora nel mondo ragionevole, quello di ieri, in cui il Dottor Stranamore – per molto meno – sarebbe finito davanti a un giudice.(Giorgio Cattaneo, “Lockdown mentale: il vero pericolo non è il lupo, è il gregge”, dal blog del Movimento Roosevelt del 27 novembre 2020).Se è gratis, allora il prodotto sei tu. Un vecchio adagio, che oggi spiega benissimo il vortice della cosiddetta infodemia totalizzante, l’informazione unilaterale somministrata da editori largamente finanziati – via pubblicità – da mercanti di farmaci e di automobili. In Italia siamo al culmine, con il Ministro dei Temporali che ha foraggiato il mercante d’auto (quello che le tasse le versa all’estero, e che detiene la proprietà di una larga fetta dell’editoria giornalistica nazionale) pagandolo persino per produrre bavaglini facciali da portare sul volto anche all’aperto, anche quando si è completamente soli: così da rendere visibile la docilità del gregge a cui – tra milioni di mezze verità – è stato impartito un unico comando, l’obbedienza. E’ il gregge, non il pastore, a portare su di sé la maggior responsabilità degli eventi: la paura, sapientemente instillata per mesi, ha permesso al mandriano di spingersi sempre più oltre, nei suoi sogni zootecnici che rasentano il delirio. L’ultimo capitolo della saga (invariato il titolo: se è gratis, il prodotto sei tu) è la palingenesi neo-vaccinale obbligatoria e universale, pena il divieto d’accesso al mondo civile, alla socialità ordinaria (che poi, precisa sempre il pastore, ordinaria non sarà mai più).
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Abbiamo di fronte mesi terribili, avvelenati dalle menzogne
«Abbiamo di fronte dei mesi terribili, in ogni senso. Saranno terribili dal punto di vista economico per molti di noi, ma saranno terribili soprattutto da un punto di vista psicologico per tutti noi, perché ormai la barriera fra il mainstream e quelli che ancora pensano con il proprio cervello è diventata un solco invalicabile. E chi sta da questa parte è destinato a soffrire moltissimo, psicologicamente, perché vede chiaramente come le forze dall’altra parte siano centinaia di volte superiori alle nostre». Parole di Massimo Mazzucco, destinate agli utenti del suo blog, “Luogo Comune”, irrequieti di fronte all’inesorabile sfacelo che si sta manifestando in tutta la sua potenza: paesi verso il baratro del lockdown, economia votata alla catastrofe, società “impazzita” e ospedali descritti come presi d’assalto da migliaia di persone spaventate. In più: totale assenza di piani ordinati per scongiurare il peggio, curando a casa la maggioranza dei pazienti. Teoria e pratica del delirio, elevato a sistema: “Come organizzare un disastro”, titolava già a fine marzo il blog di Paolo Franceschetti, parlando del “diario folle del coronavirus”. La tesi: è stato fatto tutto il contrario di quello che il buon senso avrebbe suggerito, se davvero la volontà fosse stata quella di trovare soluzioni.Ad aggiungere sconcerto, fra le tante, è l’ultima intervista di “ByoBly” al professor Pietro Luigi Garavelli, primario infettivologo dell’Ospedale Maggiore di Novara: la corsa autunnale al pronto soccorso nasce dall’inerzia delle autorità, che non hanno predisposto nessun protocollo per creare una diga contro l’epidemia di coronavirus, abilitando i medici di famiglia a intervenire tempestivamente con procedure concordate e farmaci efficaci, ormai notissimi. Peggio: a quasi un anno dall’inizio del dramma, non esiste ancora neppure un unico protocollo ospedaliero nazionale, valido per tutto il paese. E un farmaco salvavita come l’idrossiclorochina, in primavera rivelatosi decisivo nelle fasi iniziali della malattia Covid-19, non è più prescritto da nessuno (salvo esplicita richiesta, del medico e del paziente), dopo la “guerra” con cui Big Pharma – tramite un articolo menzognero del “Lancet” – si è sbarazzata del celebre antimalarico, collaudatissimo ma poco costoso. La tragedia è un’altra ancora: come la stessa “ByoBlu” precisa, l’intervista a Garavelli non viene neppure proposta su YouTube, per evitare l’oscuramento del canale social.Siamo a questo: la verità – clinica, nella fattispecie – è diventata clandestina, come negli anni bui delle peggiori dittature, che pensavamo relegati nelle pagine dei libri di storia (oltre che nell’attuale Cina, ormai vicinissima). Vergogna urlante: da YouTube sono spariti gli esemplari video girati da “Come Don Chisciotte”, storica voce indipendente dei blog italiani. Immagini imbarazzanti: il pronto soccorso dell’ospedale Sacco di Milano (quello dell’arcigno professor Galli) praticamente deserto, con solo tre persone in attesa, e le vie di Stoccolma – capitale della Svezia che ha rifiutato lockdown e mascherine, puntando sull’immunità di gregge – affollate di umanità tranquilla, a zonzo per i negozi, con l’ospedale principale della città completamente libero da qualsiasi intasamento. Notizie raggelanti dal Canada, dove un deputato dell’Ontario, Randy Hillier, ha scoperto che il governo di Ottawa pensa a lockdown estesi fino all’estate 2021 e a imprecisati “campi di detenzione” per eventuali renitenti.Dal caos rabbioso di questi giorni, in Italia, emergono voci come quelle di Guido Bertolaso, già capo della Protezione Civile: segnala che gli ospedali ricevono dalle Regioni 2.000 euro al giorno per ogni paziente, a prescindere dalla gravità delle sue condizioni di salute, dando quindi forma a una sorta di grottesco business dei ricoveri, dove gli anziani in crisi respitoria vengono contati insieme agli asintomatici positivi al tampone, semplicemente spaventati dall’allarmismo televisivo e non intercettati, a monte, da nessuna rete sanitaria ragionevole costituita dai medici di base. Se l’intero Occidente sembra in preda al panico, coi governi che appaiono in stato confusionale, l’Italia eccelle: il dicastero della sanità è tuttora retto dal ministro che ad aprile rifiutò di rispondere ai 30 specialisti che gli segnalavano l’efficacia del banale cortisone, mentre a Palazzo Chigi, all’ombra dell’oscuro premier venuto dal nulla, opera la “task force” contro le “fake news” che censura il web, oscurando le notizie scomode e privando i cittadini dell’unica fonte potenzialmente attendibile di informazioni vitali.Paura, angoscia, insicurezza e rabbia: c’è chi ancora perde tempo a insultare chi la pensa diversamente. Il culmine della follia passeggia sui social, esibendo il revival fotografico di medici e infermieri presentati come gli “eroi” della “prima ondata”, testimonial viventi della verità ufficiale, quella del Grande Terrore, drammaticamente superiore a quella dei poveri scettici, trasformati (medici e scienziati compresi) in mentecatti irresponsabili e incorreggibili “negazionisti”. Visto?, dicono: avevamo ragione noi. La soluzione? Tremare di paura, a vita. Trincerarsi in casa per sempre, e obbedire a qualsiasi ordine. Vietato pensare, vietato informarsi, vietato ragionare sulla base di dati certi. Vietato parlare, vietato respirare, vietato dissentire o anche solo avanzare perplessità. Vietatissimo smascherare i tanti imbrogli di questa storia sanguinosamente fraudolenta e verminosa, fatta di decretazione emergenziale e terapie proibite, autopsie pazzescamente negate e salme incenerite d’imperio, nel silenzio spettrale – televisivo – dei cortei funebri di camion militari.La verità è altrove: un pensiero che era solo un sospetto, e che oggi esplode davanti agli occhi di chiunque abbia un briciolo di cervello ancora funzionante, non ancora disabilitato dalla disinformazione terroristica quotidiana, imposta a mano armata da un mainstream che ha gettato la maschera e ormai si mostra violento e aggressivo, con la vocazione totalitaria di chi non tollera più la minima voce dissonante e quindi la emargina, la soffoca, la spegne. A prescindere dalle libere opinioni di ciascuno – in materia sanitaria o politica – non può sfuggire il carattere esiziale del momento, se persino un alto prelato come l’ex nunzio apostolico negli Usa sostiene che il maledetto virus che ha paralizzato il mondo è stato solo il mezzo per instaturare una sorta di dittatura planetaria, destinata ad azzerare la democrazia e le libertà dell’individuo, la sua dignità di essere umano, dando corso a un piano “infernale” di dominazione definitiva, capace di archiviare nel modo più spietato l’intera nostra civiltà, ovvero la modernità forgiata alla fine del Settecento dalle rivoluzioni massoniche contro l’assolutismo dell’Ancien Régime sorretto dal plurisecolare oscurantismo vaticano, nemico della scienza del progresso.In uno dei suoi tanti capolavori, “Piccolo testamento”, Eugenio Montale evoca il giorno in cui «spenta ogni lampada, la sardana si farà infernale», e allora «un ombroso Lucifero scenderà su una prora del Tamigi, dell’Hudson, della Senna, scuotendo l’ali di bitume semi-mozze dalla fatica, a dirti: è l’ora». Il grande poeta pensava alla marea hitleriana della Seconda Guerra Mondiale. Quella il corso – la Terza? – obbliga gli spettatori frastornati, molti dei quali atterriti dalla rovina economica che sta per inghiottire le loro famiglie per prime (poi seguiranno anche le altre, inevitabilmente), a farsi qualche domanda sulla natura di questo potere, abbondantemente bugiardo, che sta abilmente “sovragestendo” il panico in tutte le sue declinazioni: sanitaria, sociale, economica, politica, psicologica. Tutto crolla, giorno per giorno: lavoro, scuola, consumi, sicurezza, Pil, certezze, visione del futuro. E la perdita di ogni riferimento socio-culturale, persino antropologico, viene spacciata come fatalità a cui rassegnarsi, verso una “nuova normalità” vagamente mostruosa.Il Grande Terrore sta dettando i tempi della sua agenda: si è imposto come un tiranno, ringhiando, e riducendo al silenzio qualsiasi potenziale antagonista. La vita stessa è diventata una questione di coronavirus. Nessuna umanità, da parte dei reggenti: nessuna compassione, nessuno sforzo di sincera comunicazione, di condivisione. Regna il caos, l’incorenza assoluta: si abbaiano ordini, non si spiega mai niente. Ricorda qualcosa, questo? Qualcosa che non avremmo mai voluto rivedere? E’ precisamente di questo, che molti forse hanno bisogno, per cominciare a capire – meglio tardi che mai – in che razza di guaio è sprofondato, il genere umano preso in giro per decenni con leggende economiche e religioni scientiste? Domande inevitabili: in mezzo all’oceano di mediocrità e incapacità esibite a ogni livello politico, governativo e amministrativo, si può leggere anche il filo rosso (o meglio, nero) di una regia sapiente, al servizio dell’apocalisse? L’eventuale guarigione, par di capire, non potrà che passare dalla capacità di trovare finalmente una risposta – chiara, seria – all’unico quesito, decisivo, sulla vera origine di questa crisi, i cui effetti (devastanti) sono solo una conseguenza, aggravata dallo stato comatoso del sistema-mondo.«Abbiamo di fronte dei mesi terribili, in ogni senso. Saranno terribili dal punto di vista economico per molti di noi, ma saranno terribili soprattutto da un punto di vista psicologico per tutti noi, perché ormai la barriera fra il mainstream e quelli che ancora pensano con il proprio cervello è diventata un solco invalicabile. E chi sta da questa parte è destinato a soffrire moltissimo, psicologicamente, perché vede chiaramente come le forze dall’altra parte siano centinaia di volte superiori alle nostre». Parole di Massimo Mazzucco, destinate agli utenti del suo blog, “Luogo Comune“, irrequieti di fronte all’inesorabile sfacelo che si sta manifestando in tutta la sua potenza: paesi verso il baratro del lockdown, economia votata alla catastrofe, società “impazzita” e ospedali descritti come presi d’assalto da migliaia di persone spaventate. In più: totale assenza di piani ordinati per scongiurare il peggio, curando a casa la maggioranza dei pazienti. Teoria e pratica del delirio, elevato a sistema: “Come organizzare un disastro”, titolava già a fine marzo il blog di Paolo Franceschetti, parlando del “diario folle del coronavirus”. La tesi: è stato fatto tutto il contrario di quello che il buon senso avrebbe suggerito, se davvero la volontà fosse stata quella di trovare soluzioni.
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Sileri: follia bloccare l’Italia facendo “terrorismo” sul Covid
In terapia intensiva ci sono ancora molti posti e la crescita dei ricoverati non è esponenziale. Il numero dei positivi è altissimo, ma la maggior parte di loro non è malata: bisogna distinguere e non creare inutile terrorismo. Stiamo paralizzando un paese in attesa di omologare i test salivari: inconcepibile. È assurdo, quello a cui stiamo assistendo, con migliaia di persone che prendono d’assalto i pronto soccorso per sintomi sovrapponibili a quello del Covid, oppure file interminabili per fare un tampone. Avere più offerta diagnostica, più semplice del tampone e fruibile dai medici di medicina generale (nelle farmacie o nel privato e, perché no, anche negli studi dentistici) aiuterebbe il sistema in toto. La prima cosa da fare è aumentare la capacità diagnostica. Dividiamo la popolazione in tre fasce: basso, medio e alto rischio. Usiamo il test rapido antigenico per coloro che sono a basso e medio rischio e sottoponiamo solo la terza fascia al tampone; così si riescono a mappare 400.000 persone al giorno e non sprechiamo tamponi per soggetti che, non essendo contatti stretti, non sono a rischio elevato.Facciamo troppi tamponi alle persone sbagliate. Se io risulto positivo, si può fare il tampone ai miei assistenti, ma non a tutto il piano. Per gli altri basta un test antigenico rapido o salivare (che costa un quinto, e hai il risultato in un’ora anziché in cinque giorni). Con il Covid bisogna agire come con tutte le altre patologie. Nello screening del cancro del colon si prevede l’esame occulto fecale, e solo se questo dà un risultato positivo si procede alla colonscopia. Il vaccino non sarà una cosa rapida. Servono mesi per produrlo, come avviene per quello influenzale. E poi ancora non sappiamo quanto in realtà protegge e quali sono i suoi effetti collaterali. Credo arriverà prima il farmaco rispetto alla profilassi. Molte terapie le stiamo applicando già. Confido più di tutte in quella degli anticorpi monoclonali oppure nell’utilizzo di preparati iperimmuni ricavati dal siero dei guariti. Quanto al modo in cui il governo sta affrontando questa ondata dell’epidemia, io sono per allargare il tavolo del Comitato Tecnico Scientifico e renderne più trasparenti le logiche e le modalità operative. Mi pare doverosa la trasparenza di questi tempi: non si possono affidare a consulenti di nomina governativa decisioni fondamentali per tutto il paese.Il 25 marzo 2023, quando sarà finito tutto questo, mi si troverà al San Raffaele di Milano, dove ho vinto un concorso del 2016. E’ l’ospedale dove lavora anche Alberto Zangrillo, che ha ricevuto critiche da chi non ne capisce. Io ho avuto il Covid, e quando sono stato male io stesso dissi a molti che, se qualcosa fosse andato storto, il San Raffaele sarebbe stata la sede per il ricovero. Zangrillo disse che il coronavirus era “morto”? Ha usato un’espressione infelice, ma molti degli addetti ai lavori hanno capito benissimo che cosa intendesse: che il virus non arrivava più in terapia intensiva. Ora sì, il virus circola, più persone rischiano di andare in terapia intensiva. Ma ci sono differenze. Durante la prima ondata si moriva in casa e il medico arrivava due giorni dopo il decesso. Ora non è più così. Gli scienziati hanno punti di vista personali differenti, ma anche rivalità accese. Le parole di Zangrillo sono state strumentalizzate. Mi sembra che a volte molti miei colleghi in camice utilizzino la Tv per sfide e scopi personali. Io andrò al San Raffaele di Milano perché è l’eccellenza in Italia.(Pierpaolo Sileri, dichiarazioni rilasciate a “Libero”, riprese il 26 ottobre 2020 da molti giornali e dall’agenzia AdnKronos. Viceministro della salute, il dottor Sileri è un chirurgo con 25 anni di esperienza ospedaliera).In terapia intensiva ci sono ancora molti posti e la crescita dei ricoverati non è esponenziale. Il numero dei positivi è altissimo, ma la maggior parte di loro non è malata: bisogna distinguere e non creare inutile terrorismo. Stiamo paralizzando un paese in attesa di omologare i test salivari: inconcepibile. È assurdo, quello a cui stiamo assistendo, con migliaia di persone che prendono d’assalto i pronto soccorso per sintomi sovrapponibili a quello del Covid, oppure file interminabili per fare un tampone. Avere più offerta diagnostica, più semplice del tampone e fruibile dai medici di medicina generale (nelle farmacie o nel privato e, perché no, anche negli studi dentistici) aiuterebbe il sistema in toto. La prima cosa da fare è aumentare la capacità diagnostica. Dividiamo la popolazione in tre fasce: basso, medio e alto rischio. Usiamo il test rapido antigenico per coloro che sono a basso e medio rischio e sottoponiamo solo la terza fascia al tampone; così si riescono a mappare 400.000 persone al giorno e non sprechiamo tamponi per soggetti che, non essendo contatti stretti, non sono a rischio elevato.
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Conte governa coi bollettini dei contagi, la politica è morta
Può il bollettino dei contagi sostituire il Parlamento? Se lo domanda Gianluigi Da Rold sul “Sussidiario”, dopo la decisione di Conte di prorogare lo stato d’emergenza a causa del Covid–19 fino al 31 gennaio 2021. «Praticamente, l’Italia resterà in questa condizione per un anno intero, unico paese in Europa». Il 1° ottobre, il numero dei tamponi eseguiti ha battuto ogni record: oltre 115.000. Ma terapie intensive, decessi e ricoveri restano pressoché in linea con il numero dei giorni precedenti. Siamo “schiavi del bollettino”? La verità è che «ognuno dice la sua, e Conte decide prima ancora di consultare il Parlamento». Anche se non si tratta di un lockdown generale, scrive Da Rold, lo stato d’emergenza «mette maggiore ansia in un paese che è angosciato da altre prove che lo attendono, non solo in campo sanitario», e inserisce un nuovo motivo di polemica «proprio mentre ci si dovrebbe unire in uno sforzo comune sia per affrontare la pandemia, sia per affrontare quella che ormai sembra una crisi di sistema». Da anni, ormai, la democrazia parlamentare «sembra più preoccupata di garantire un libero mercato che abbia poche regole, piuttosto che la coesione sociale e i diritti di tutti i cittadini».In questo modo «si sono accentuate le differenze sociali, si sono ridotte le funzione dei Parlamenti e si è creata confusione fra i tre classici poteri». L’eco dello scontro, «ai limiti della decenza», tra Donald Trump e Joe Biden nel primo dibattito televisivo per le presidenziali americane «ha lasciato un po’ tutti stupefatti, ma è sembrato un segnale allarmante per come si presenti oggi la democrazia americana, quella che è stata – insieme alla Gran Bretagna, pur con tutti i suoi limiti – uno dei maggiori riferimenti per i democratici di tutto il mondo». Quanto all’Italia, sembra che il nostro paese sia «veramente sull’orlo di una vera e propria crisi di sistema». Tanto per cominciare, «c’è un governo che è composto principalmente da due forze che, al momento, hanno più motivi di divisione che di coesione». Divisi su tutto, Pd e Movimento 5 Stelle sono separati anche sul fronte costituzionale: contrariando Zingaretti, Grillo ha detto che non crede più nella democrazia rappresentativa. Ruolo della magistratura, Mes e Recovery Fund: non c’è intesa su niente. Senza contare che adesso «diventa inquietante» il ritardo con cui arriverebbero gli aiuti europei.Scontato, in fondo, per un governo-disastro nato al solo scopo di escludere la Lega? Di certo, il trasformismo “acrobatico” di Conte, passato dal governo con Salvini a quello contro Salvini, «ha di fatto indebolito tutta la politica nel suo complesso, non riuscendo tra l’altro a creare un’unità necessaria per superare una crisi di sistema». Non ci sono solo le critiche di Sabino Cassese sulla ridotta funzione del Parlamento, sul taglio lineare dei parlamentari avvenuto cancellando due articoli della Costituzione, con un referendum che ha esaltato solo Luigi Di Maio. Il problema è che, guardando ai risultati delle elezioni regionali, vedendo le proiezioni nazionali e i sondaggi – aggiunge Da Rold – non esiste solo un governo che è in minoranza numerica nel paese, ma paradossalmente maggioranza in Parlamento. Tra partiti e movimenti, «non esiste più un punto di riferimento, un autentico partito di maggioranza relativa intorno a cui sviluppare una linea politica di coalizione». Non solo: «Il proporzionale è destinato ad aumentare ancor più la confusione».Se la Lega perde voti e non raggiunge il 24%, e il Pd è inchiodato al 20%, i 5 Stelle – attualmente, partito di maggioranza relativa in Parlamento – stanno scivolando al quarto posto della classifica, forse prossimi al 10%. Cresce la Meloni, ma Forza Italia è in via di estinzione: «C’è qualcuno che può spiegare quale tipo di maggioranza funzionante, coesa, può uscire da un simile panorama politico?». Ed ecco delinearsi «una crisi di sistema veramente grave», peggiorata da quella che Da Rold definisce «l’invadenza delle magistratura nella politica», e l’atavica elefantiasi di una burocrazia «borbonica». Servirebbe «un governo che almeno assomigli a un esecutivo di unità nazionale», in grado di affrontare «la situazione sanitaria, occupazionale, economica, scolastica». E invece, si scivola verso il baratro.Può il bollettino dei contagi sostituire il Parlamento? Se lo domanda Gianluigi Da Rold sul “Sussidiario“, dopo la decisione di Conte di prorogare lo stato d’emergenza a causa del Covid–19 fino al 31 gennaio 2021. «Praticamente, l’Italia resterà in questa condizione per un anno intero, unico paese in Europa». Il 1° ottobre, il numero dei tamponi eseguiti ha battuto ogni record: oltre 115.000. Ma terapie intensive, decessi e ricoveri restano pressoché in linea con il numero dei giorni precedenti. Siamo “schiavi del bollettino”? La verità è che «ognuno dice la sua, e Conte decide prima ancora di consultare il Parlamento». Anche se non si tratta di un lockdown generale, scrive Da Rold, lo stato d’emergenza «mette maggiore ansia in un paese che è angosciato da altre prove che lo attendono, non solo in campo sanitario», e inserisce un nuovo motivo di polemica «proprio mentre ci si dovrebbe unire in uno sforzo comune sia per affrontare la pandemia, sia per affrontare quella che ormai sembra una crisi di sistema». Da anni, ormai, la democrazia parlamentare «sembra più preoccupata di garantire un libero mercato che abbia poche regole, piuttosto che la coesione sociale e i diritti di tutti i cittadini».
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Pieni poteri, ma per il nostro bene: la dittatura più ipocrita
Nel governo che tentò di aumentare il margine operativo per l’Italia (deficit) e provò a varare un abbozzo di welfare aggiuntivo (reddito di cittadinanza), Matteo Salvini – il Mostro, l’Uomo Nero – promosse la mini-riforma delle pensioni (Quota 100) e caldeggiò il taglio drastico del carico fiscale (Flat Tax), dopo aver costretto l’Europa a farsi carico degli sbarchi dei migranti, respinti da ogni altro paese e convogliati tutti verso l’Italia. Ostacolato in ogni modo, in un esecutivo inceppato fin dall’inizio per volere dei poteri forti che impedirono a Paolo Savona di coordinare la politica economica, lo stesso Salvini – sull’onda del grande consenso raccolto – osò pronunciare l’espressione alla quale fu prontamente crocifisso: “pieni poteri”. Era un modo, improvvido, per chiedere di poter passare dalle parole ai fatti, con il conforto democratico del suffragio popolare. Errore catastrofico: gli chiusero ogni spiraglio, costringendolo alla resa anche mediante il consueto assedio giudiziario all’italiana. Contro di lui – solo per cancellarlo – fu messo in piedi il nuovo governo. I 5 Stelle arrivarono a rinnegare se stessi, alleandosi con i loro nemici storici: il “Partito di Bibbiano” e persino l’odiato Matteo Renzi.Dettaglio: il premier rimase lo stesso di prima, quello che collaborava amabilmente col vicepremier Salvini, approvando anche il blocco delle navi cariche di migranti. Non solo: i famosi “pieni poteri” invocati da Salvini sono ora esercitati – e nel modo che vediamo – dall’oscuro Giuseppe Conte, mai eletto e mai votato da nessuno. Agli italiani, nel giro di pochi mesi, “l’avvocato del popolo” è arrivato a infliggere l’impensabile. Serviva un pretesto coi fiocchi, ed è prontamente arrivato: si chiama Covid. Quanto sia grande, la voglia di “pieni poteri”, lo dimostra – in piccolo – l’infimo Nicola Zingaretti, presidente del Lazio e segretario del partito che tiene in piedi il governo nato unicamente per espellere Salvini. Poche ore dopo aver subito la sentenza del Tar laziale, che gli impedisce di imporre l’obbligo vaccinale per l’influenza, Zingaretti ha sfoderato un’altra imposizione: l’obbligo di indossare la mascherina ovunque, nel Lazio, anche all’aperto, come già avviene in Campania (centrosinistra) e in Sicilia (centrodestra). Avvertiva Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt: queste misure vessatorie pensate a livello regionale – l’inutile Tso vaccinale per l’influenza e l’obbligo di mascherina in strada – sono solo l’antipasto per un ulteriore giro di vite nazionale.Detto fatto: dopo aver terrorizzato i cittadini a mezzo stampa, scambiando i contagi per ricoveri, ora il Governo dei Pieni Poteri – unico in Europa a prorogare lo stato d’emergenza – medita apertamente di imporre la “museruola” a tutti gli italiani, ovunque si trovino: come se il coronavirus fosse ancora una grave minaccia per la quale non esistono cure, e come se la mascherina fosse davvero un efficace strumento di limitazione del contagio. Da più parti, nel mondo, si levano proteste contro il “partito dei pieni poteri”: in Belgio, i medici denunciano la gestione autoritaria dell’emergenza, raccomandata dall’Oms, con prescrizioni giudicate gratuite, inutili, pericolose per la salute, disastrose per l’economia e gravemente incostituzionali, contrarie alle libertà democratiche. Un dialogo tra sordi: i sanitari spiegano che il Covid ormai è curabile, visto che i rimedi sono stati messi a punto e la mortalità del morbo è praticamente irrisoria; ma questo non basta a convincere i decisori, affezionati come sono ai “pieni poteri” che il coronavirus ha loro regalato. L’Italia, poi, vince in solitaria la gara: in nessun altro paese europeo il lockdown è stato così prolungato, così rigido e così privo di contromisure sociali, al punto che l’economia è in ginocchio.L’altra notizia – ferale – è che molti italiani credono ancora alla televisione, cioè ai bollettini di Conte e alle funeree previsioni degli esperti di corte, inutilmente smentiti dai medici a cui il governo impedisce in ogni modo – anche censurando il web – di parlare ai cittadini. A completare la catastrofe politica, si segnala la resa dell’opposizione: Matteo Salvini (insieme alla Meloni) si è arreso ai “pieni poteri”. Lega e Fratelli d’Italia non hanno reagito, alle imposizioni di quella che i detrattori chiamano “dittatura sanitaria”. Non hanno chiamato gli italiani in piazza, non hanno lanciato raccolte di firme, non hanno promosso azioni dimostrative: hanno evitato persino di dar vita a una protesta, a oltranza, nelle aule del Parlamento (appena amputato, via referendum, su invito dei massimi esponenti mondiali del “partito dei pieni poteri”). Salvini e Meloni si sono anzi impegnati – come se fossimo in tempo di pace – nella campagna elettorale per le regionali, nei giorni in cui studenti e insegnanti venivano costretti a vivere una sorta di allucinazione collettiva, quella della scuola ai tempi del Covid.«Salvini sugli sbarchi ha ragione, non ha violato nessuna legge: ma dobbiamo incastrarlo lo stesso». Le scandalose intercettazioni che imbarazzano settori della magistratura sono state portate alla luce dal processo a Luca Palamara, il presidente dell’Anm che ha ammesso di aver svolto, per anni, la funzione di “accomodatore”, per conto delle correnti politiche che “governano” le toghe, condizionando la giustizia. Ma, con un colpo di spugna – il divieto di citare come testimoni ben 126 colleghi magistrati – ecco che anche i “panni sporchi” della magistratura si apprestano ad essere lavati in casa, nel silenzio del Quirinale. Del resto, non sono questioni che possano interessare la maggioranza degli italiani, calamitata da ben altre attrazioni: il campionato di calcio, ma soprattutto i bollettini quotidiani sui contagi. Non stupisce: l’opinione pubblica è manipolata da molto tempo. Agli spettatori, negli ultimi tempi, erano stati proposti efficaci film dell’orrore: prima l’Isis, poi Greta. L’Isis, cioè: una banda di feroci tagliagole (fanatici isolati e pazzi, senza amici nel partito dei “pieni poteri”) che poteva scorrazzare impunemente in tutta Europa, seminando strage. Non un arresto, un interrogatorio, una confessione, una vera indagine. Mai nulla: solo l’uccisione dei killer, muti per sempre.Variante drammaturgica dell’Isis, la piccola Greta: ovvero il mutamento climatico (sempre avvenuto) spacciato come problema di oggi, causato dall’attività umana. Traduzione: la colpa è nostra. Corollario: il vero problema – l’inquinamento – passa in secondo piano. Verità nascosta: i grandi inquinatori, sempre loro, sono gli sponsor occulti della piccola fiammiferaia svedese, e per noi hanno in mente il grandioso business della riconversione “green” della finanza, col pretesto di qualche pennellata “verde” da dare all’economia. Di Green Deal parla anche il Governo dei Pieni Poteri, quello italiano. Le sue indicazioni per il Recovery Fund sono fuori dalla portata di qualunque genio letterario. Per risollevare l’Italia dal disastro causato dal lockdown “cinese”, modello Wuhan, i signori che dettano le parole al ventriloquo Conte hanno escogitato le seguenti trovate: tracciamento universale del cittadino, guerra al denaro contante, invio in orbita di una “costellazione” di satelliti 5G. Il tempo stringe, e assomiglia a un cappio: vaccinazioni obbligatorie, mascherine obbligatorie.I signori cittadini sono invitati (anzi, costretti) a dimenticarsi di tutte le loro vite precedenti, quelle in cui potevano dire la loro. Il Governo dei Pieni Poteri – unico, anche qui – ha persino varato un’istituzione di sapore staliniano come il “Ministero della Verità”, per eliminare dal web le voci più scomode. Se qualcuno pensa che tutto questo sia in qualche modo normale, è fuori strada: deve aver capito male. Non è normale nemmeno che l’inviato della Casa Bianca si scomodi per venire in Italia ad accusare il Papa di aver stretto una sorta di “patto col diavolo”, concedendo al regime cinese qualcosa che la Chiesa non aveva mai accordato a nessun governo: il potere di nomina dei vescovi. Non è normale neppure questo, infatti: non è normale che sia il partito comunista di Xi Jinping a stabilire chi e come amministrerà i cattolici in Cina, cioè la patria mondiale dei Pieni Poteri, il grande paese dove è nato il problema che oggi sta letteralmente devastando e ricattando il pianeta con l’arma della paura. Non c’è niente di normale, in tutto quello che sta succedendo.Anni fa, il grande Primo Levi ricorse a un apologo letterario per descrivere le modalità psicologiche attraverso cui il cittadino si può trasformare gradualmente in prigioniero, dapprima inconsapevole: vede che qualcuno sta costruendo un recinto, ma non sospetta che – un brutto giorno – quel filo spinato diventerà il perimetro, chiuso e invalicabile, della nuova prigione di massa. E’ notorio che proprio gli ebrei, nella Germania nazista, furono gli ultimi ad aprire gli occhi sulla sorte che li attendeva. «Non può essere vero»: è sempre il pensiero ricorrente, al primo impatto con un possibile abominio. E’ naturale, umanissimo. E lo sanno bene gli autori della narrazione pubblica, i cosiddetti “padroni del discorso”. Mai far vedere il recinto, tutto insieme: meglio un tratto di filo spinato, uno soltanto, e naturalmente “per il nostro bene”, per la nostra sicurezza (sanitaria, magari). Non lo vedete? Persino lo scettico Donald Trump, il “mandante” dell’uomo che ha osato rimproverare il Papa, ora è ricoverato per Covid, proprio all’indomani della missione romana di Pompeo. E quindi: oggi, vaccini e mascherine (e domani, chissà). Ma la domanda è sempre la stessa: fino a che punto l’ex cittadino, ora trattato come suddito, accetterà di subire i Pieni Poteri?(Giorgio Cattaneo, “Pieni poteri, per il nostro bene: la dittatura più bella del mondo”, dal blog del Movimento Roosevelt del 3 ottobre 2020).Nel governo che tentò di aumentare il margine operativo per l’Italia (deficit) e provò a varare un abbozzo di welfare aggiuntivo (reddito di cittadinanza), Matteo Salvini – il Mostro, l’Uomo Nero – promosse la mini-riforma delle pensioni (Quota 100) e caldeggiò il taglio drastico della pressione fiscale (Flat Tax), dopo aver costretto l’Europa a farsi carico degli sbarchi dei migranti, respinti da ogni altro paese e convogliati tutti verso l’Italia. Ostacolato in ogni modo, in un esecutivo inceppato fin dall’inizio per volere dei poteri forti che impedirono a Paolo Savona di coordinare la politica economica, lo stesso Salvini – sull’onda del grande consenso raccolto – osò pronunciare l’espressione alla quale fu prontamente crocifisso: “pieni poteri”. Era un modo, improvvido, per chiedere di poter passare dalle parole ai fatti, con il conforto democratico del suffragio popolare. Errore catastrofico: gli chiusero ogni spiraglio, costringendolo alla resa anche mediante il consueto assedio giudiziario all’italiana. Contro di lui – solo per cancellarlo – fu messo in piedi il nuovo governo. I 5 Stelle arrivarono a rinnegare se stessi, alleandosi con i loro nemici storici: il “Partito di Bibbiano” e persino l’odiato Matteo Renzi.
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Sì: premiato il governo che lavora col favore delle tenebre
«Aprite gli occhi: hanno dichiarato guerra, a tutti noi». In momenti come questo, si fa acuta la nostalgia per una voce che si è spenta lo scorso 26 aprile, quella di Giulietto Chiesa. Si poteva non essere d’accordo con lui su alcune cose, ma non era possibile non riconoscergli l’impegno civile, praticamente titanico, coraggiosamente profuso al prezzo della perdita di molti privilegi. La sua missione, spesso solitaria, era quella di chi dedica la propria vita per avvertire i prigionieri della caverna, spiegando che – là fuori – c’è chi sta preparando il peggio: per tutti, nessuno escluso, compresi quelli che continuano a illudersi di essere al riparo, di fronte alla catastrofe incombente. Come i non molti intellettuali liberi di questo paese, anche Giulietto Chiesa aveva dato una chance ai grillini, evitando di demonizzarli, fin da quando sembravano vittime dell’insopportabile interdizione mediatica riservata agli outsider. Ed era poi stato sempre tra i primi, Giulietto, a capire di che pasta fosse veramente fatto, quel movimento: moltissimi giovani, animati dalle migliori intenzioni, ma (questa la loro colpa) disposti a tacere di fronte all’autoritarismo di Grillo & Casaleggio, all’imposizione “militare” del consenso interno, al divieto di dissenso. Che democrazia potrebbe mai costruire, un partito-caserma senza democrazia?La più raggelante delle risposte viene, oggi, dalla miserrima bozza – poche decine di paginette – con cui il governo Conte informa Bruxelles su come vorrebbe spendere i soldi dell’eventuale Recovery Fund. Tra le misure escogitate per far uscire il paese dalla crisi economica provocata non tanto dal Covid, quanto dal governo stesso (cioè dal lockdown “cinese” imposto all’Italia, senza una strategia per limitare i danni al sistema-paese), l’ex “avvocato del popolo” messo a Palazzo Chigi dai 5 Stelle pensa di impiegare miliardi di euro per abolire il denaro contante, potenziare la video-sorveglianza sui cittadini e mettere in orbita «una costellazione di satelliti 5G». Vorrebbe anche realizzare la schedatura sanitaria degli italiani, e addirittura «studiare differenti stili di vita delle persone», e quindi «impostare politiche di prevenzione», laddove gli italiani rifiutassero di obbedire, cioè di seguire gli “stili di vita” proposti dal governo. Sempre Giuseppe Conte, quello che «non lavora col favore delle tenebre», vorrebbe pure «potenziare il contrasto alle “fake news”», cioè limitare ulteriormente la libertà di espressione e «regalare altri soldi ai delatori di regime», per dirla con Massimo Mazzucco, che ha condiviso l’ultima stagione di Giulietto Chiesa aprendo insieme a lui l’esperimento di “Contro Tv”, una delle voci che più danno fastidio al governo dei 5 Stelle.Proprio della libertà di informazione, Giulietto Chiesa – già comunista, poi allontatosi dalla sinistra – aveva fatto una vera e propria ragione di vita. Che cosa direbbe, di fronte alla situazione di oggi? Si commenta da sola la decisione del governo grillino (unico, in questo, nei paesi occidentali) di istituire a Palazzo Chigi una sorta di Ministero della Verità, una super-commissione orwelliana incaricata di “bonificare” il web da tutte le notizie scomode per l’esecutivo, ovvero per i poteri sovranazionali per i quali lavora, in piena sintonia con le élite cinesi e franco-tedesche, incluse quelle (atlantiche) che hanno proposto prima Greta Thunberg e poi Bill Gates come nuovi eroi per un pianeta post-democratico, popolato da sudditi diligenti, sottomessi e conformati alla religione tecno-psicologica del politicamente corretto. Triste, la parabola dei 5 Stelle: hanno ferocemente tradito le loro promesse elettorali (tutte, dalla prima all’ultima), e per questo hanno visto più che dimezzarsi i loro voti, ma sono riusciti in una storica impresa: assestare un colpo mortale alla democrazia italiana. Lo hanno fatto prima sistemando a Palazzo Chigi l’oscuro Giuseppe Conte, allievo del più influente gruppo di potere vaticano, e ora privando gli elettori della possibilità di eleggere 345 parlamentari. Era il piano di Licio Gelli: l’ha realizzato Beppe Grillo, attraverso Luigi Di Maio.A sconfortare non è l’aspetto tecnico dell’esito referendario, che premia le richieste esplicite dei grandi poteri finanziari (far dimagrire i Parlamenti, indebolendo in tal modo le possibilità di opposizione). Se un giorno la democrazia italiana dovesse risorgere, il brutale taglio inflitto il 20-21 settembre 2020 potrebbe essere riparato, con un adeguato ridisegno delle istituzioni. Quello che scoraggia, piuttosto, è la cecità di moltissimi italiani: punendo la piccola casta rappresentata dai parlamentari, dotata di scarsissimi poteri, non si sono resi conto di aver fatto un favore immenso alla grande casta, quella che conta e che detta ai governi le sue condizioni. Peggio ancora: quasi tre italiani su quattro non hanno approfittato del voto – che era la prima vera occasione di espressione, loro concessa, dopo mesi di arresti domiciliari e poi di libertà vigilata – per pronunciare apertamente un “no” che arrivasse, forte e chiaro, alle orecchie di chi sta abusando di loro, dopo averli terrorizzati (anziché aiutati) di fronte all’epidemia del coronavirus. Deprime, questo harakiri collettivo. E non solo: la catastrofe referendaria non può che incoraggiare i manipolatori, che infatti già annunciano di voler procedere, a spron battuto, con la loro agenda.Si tratta di un’agenda che può apparire “infernale”, cioè sinistramente totalitaria, essendo fondata sull’eliminazione delle libertà residue: i prestanome al governo – Conte, Di Maio, Zingaretti – vorrebbero sottoporre la popolazione a un controllo asfissiante, tecno-sanitario, senza più veri diritti, dopo aver opportunamente causato una profonda depressione economica, destinata a tenere in ansia la maggior parte degli italiani, assillati da gravi problemi quotidiani di ordine pratico. A questo si è arrivati per gradi, alimentando a dismisura la paura del Covid. Come valutare altrimenti gli eventi che abbiamo alle spalle? Immagini-simbolo, quelle della parata dei camion militari carichi di bare. Il conteggio degli orrori è fuori controllo, dal divieto di eseguire autopsie all’emarginazione sistematica dei medici (italiani) che annunciavano di aver messo a punto efficaci terapie per ridurre il Covid a malattia “normale”, perfettamente curabile. Inutile ricorrere alle statistiche, come quelle ufficiali che ricordano come l’influenza stagionale del 2017 (per la quale non si adottò nessuna quarantena) abbia prodotto quasi lo stesso bilancio di vittime della cosiddetta pandemia del 2020, presentata come terrificante e invincibile. Non avendo più dati spaventosi da esibire – ricoveri, morti – oggi si agita il numero dei semplici contagiati, ossia persone in buona salute, prive di sintomi. E funziona.Per chi non l’avesse ancora capito, siamo in guerra. Non è neppure importante scoprire da cosa sia scaturito, il maledetto virus. E’ fondamentale, invece, comprendere come sia stato finora utilizzato in un’unica direzione: contro di noi, come avrebbe detto Giulietto Chiesa. Contro di noi, gente della strada, ieri sparavano i terroristi cosiddetti “islamici”: facevano crollare torri, falciavano passanti. Mai che cercassero di colpire obiettivi simbolici del potere, teoricamente loro nemico: nel mirino c’erano solo e sempre le persone comuni. Oggi, il Covid si presenta come un’occasione d’oro, irripetibile, per chiunque volesse mettere in atto un piano di dominio capace di radere al suolo l’idea stessa di democrazia. Come con il terrorismo, a stravincere è l’arma della paura: la sua efficienza è micidiale, perfettamente dosata attraverso il sistema del mainstream media. Nei suoi ultimi anni, Giulietto Chiesa reiterò spesso il medesimo allarme: una catastrofe sta per travolgerci. Pensava ai bankster, ai sicari economici, ai mandanti in doppiopetto dei terroristi, agli sciacalli della “guerra infinita”. Ora siamo alla palese sovragestione di un virus. La catastrofe fanto temuta è finalmente arrivata: non impugna un mitra, ma indossa un camice.Avremo ancora un democrazia? Avremo ancora libertà e diritti? Servirebbero parole chiare, dai politici. L’unico personaggio che si sia pronunciato in questi termini, in Europa, negli ultimi mesi, è stato Robert Kennedy Jr. nel suo memorabile discorso a Berlino. Il mondo libero guarda a Donald Trump e alle imminenti presidenziali americane. I nano-politici italiani, incluse le sedicenti opposizioni, si sono limitati all’orticello elettorale delle regionali. Il sistema-paese sta svanendo sotto i nostri occhi, e nessuno sembra disposto a fermarlo, il governo che «lavora col favore delle tenebre». Così, l’agenda avanza: l’incredibile Zingaretti, quello che ha fatto spendere alla Regione Lazio 14 milioni di euro per mascherine mai arrivate, e ora vorrebbe imporre ai laziali il Tso del vaccino antinfluenzale, oggi propone all’altro grande statista, Di Maio, di dare la mazzata decisiva all’Italia, a colpi di “riforme” come quella (scandalosa) appena convalidata dagli ignari votanti, impauriti e imbavagliati nelle inseparabili mascherine. A proposito: perché prendersela con Di Maio e Zingaretti, quando sono moltissimi cittadini a non chiedere di meglio che restare chiusi in casa, magari denunciando chi passeggia con il cane? E’ in corso una guerra mondiale, e il grosso della popolazione nemmeno se ne accorge. Ci si domanda da dove possa mai cominciare, la rianimazione di una democrazia ridotta così.«Aprite gli occhi: hanno dichiarato guerra, a tutti noi». In momenti come questo, si fa acuta la nostalgia per una voce che si è spenta lo scorso 26 aprile, quella di Giulietto Chiesa. Si poteva non essere d’accordo con lui su alcune cose, ma non era possibile non riconoscergli l’impegno civile, praticamente titanico, coraggiosamente profuso al prezzo della perdita di molti privilegi. La sua missione, spesso solitaria, era quella di chi dedica la propria vita ad avvertire i prigionieri della caverna, spiegando che – là fuori – c’è chi sta preparando il peggio: per tutti, nessuno escluso, compresi quelli che continuano a illudersi di essere al riparo, di fronte alla catastrofe incombente. Come i non molti intellettuali liberi di questo paese, anche Giulietto Chiesa aveva dato una chance ai grillini, evitando di demonizzarli, fin da quando sembravano vittime dell’insopportabile interdizione mediatica riservata agli outsider. Ed era poi stato sempre tra i primi, Giulietto, a capire di che pasta fosse veramente fatto, quel movimento: moltissimi giovani, animati dalle migliori intenzioni, ma (questa la loro colpa) disposti a tacere di fronte all’autoritarismo di Grillo & Casaleggio, all’imposizione “militare” del consenso interno, al divieto di dissenso. Che democrazia potrebbe mai costruire, un partito-caserma senza democrazia?