Archivio del Tag ‘scienza’
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Il debito frena la crescita? Fake news, ma targata Harvard
E’ il nuovo tormentone, l’ultima trovata – in realtà per niente originale – per far fronte all’irrompere dei populismi e sovranismi, tanto temuti dall’attuale e tenace compagine di potere: l’apologia della “competenza”. Per salvare il sistema da temibili e minacciosi sovvertimenti occorre che il potere consultivo e decisionale su ogni ambito della vita individuale e collettiva venga demandato a una cerchia ben selezionata di “competenti”. Ma chi sono questi individui eletti? In teoria, persone la cui elevata conoscenza tecnica in materie specifiche li eleva a massimi esperti, e dunque portatori indiscussi di verità assolute e inconfutabili, sottratte a ogni critica. In pratica, gli stessi che hanno già ricoperto ruoli di prestigio in istituzioni che ci hanno governato finora, con i risultati – più o meno disastrosi – che sono sotto gli occhi di tutti. Il concetto di competenza, tanto in voga tra gli economisti, perde così ogni riferimento alla misurazione dei risultati raggiunti dalle azioni e dagli strumenti messi in atto: l’efficacia delle politiche adottate non ha alcuna rilevanza. Ciò che conta è la legittimità delle azioni e degli attori, l’autorevolezza che gli viene tributata da enti e istituzioni universalmente riconosciuti.Secondo un meccanismo autoreferenziale e capace di autoriprodurre il proprio pensiero senza interruzione critica, nell’ambito della ricerca scientifica vengono premiati e incentivati coloro che sono in grado di portare prove a sostegno di un modello universalmente riconosciuto. Una sorta di esaltazione della “mediocrità”, dove per mediocre intendiamo quell’individuo che annulla il proprio spirito critico, in virtù di un’adesione e un sostegno preconcetti a un modello già esistente. In un simile contesto, il lavoro di analisi e confutazione di teorie già esistenti e acclamate viene scoraggiato e marginalizzato. Pensiamo al clamoroso errore nel 2010 di Carmen Reinhart e Kenneth Rogoff, due docenti della prestigiosa Università di Harvard e con ruoli nel Fmi, che con la loro pubblicazione “Growth in a Time of Debt”, forniscono la prova “scientifica” che qualora il debito pubblico di una nazione raggiunga la soglia del 90% del Pil diventerebbe un ostacolo insuperabile alla crescita.Il paper diventa la Bibbia dei paladini dell’austerity: quel 90% fornisce una cifra precisa, capace di esercitare quella fascinazione sull’opinione pubblica che la “scienza esatta” è in grado di suscitare. Tre anni dopo accade che dei professori dell’università di Amherst affidano a uno studente il compito di scegliere una ricerca e replicarne il risultato. La scelta del giovane Herndon ricade proprio sull’osannato paper di Reinhart e Rogoff e l’esito della sua analisi è sconvolgente: lo studio è compromesso da gravi problemi metodologici e addirittura da un banale errore nel foglio Excel, alcuni calcoli sono sbagliati e viene omesso di includere tra le nazioni esaminate tre casi rilevanti. Gli stessi economisti di Harvard sono costretti a riconoscere l’errore, sebbene cercando di sminuirne la portata. Ma la credenza che l’aumento del debito pubblico sia dannoso alla crescita non solo non viene scalfita, ma anzi si rafforza e le politiche dell’austerity continuano a seminare sempre più vittime, in Europa come nel resto del mondo.Intanto Reinhart e Rogoff hanno continuato a essere protetti dalla loro aura sacrale conferitagli dalla “competenza”, sono stati insigniti di importanti premi e riconoscimenti, e a collaborare con organizzazioni che esercitano la governance mondiale. Gli errori sono umani e non si possono certo stigmatizzare due economisti che sicuramente hanno dedicato la loro vita agli studi, ma di ridimensionare il potere assoluto e dispotico della scienza, di riportarla al suo ruolo di strumento funzionale al benessere e allo sviluppo umano.(Ilaria Bifarini, “La chiamano competenza, invece è mediocrità”, dal blog della Bifarini del 4 febbraio 2019).E’ il nuovo tormentone, l’ultima trovata – in realtà per niente originale – per far fronte all’irrompere dei populismi e sovranismi, tanto temuti dall’attuale e tenace compagine di potere: l’apologia della “competenza”. Per salvare il sistema da temibili e minacciosi sovvertimenti occorre che il potere consultivo e decisionale su ogni ambito della vita individuale e collettiva venga demandato a una cerchia ben selezionata di “competenti”. Ma chi sono questi individui eletti? In teoria, persone la cui elevata conoscenza tecnica in materie specifiche li eleva a massimi esperti, e dunque portatori indiscussi di verità assolute e inconfutabili, sottratte a ogni critica. In pratica, gli stessi che hanno già ricoperto ruoli di prestigio in istituzioni che ci hanno governato finora, con i risultati – più o meno disastrosi – che sono sotto gli occhi di tutti. Il concetto di competenza, tanto in voga tra gli economisti, perde così ogni riferimento alla misurazione dei risultati raggiunti dalle azioni e dagli strumenti messi in atto: l’efficacia delle politiche adottate non ha alcuna rilevanza. Ciò che conta è la legittimità delle azioni e degli attori, l’autorevolezza che gli viene tributata da enti e istituzioni universalmente riconosciuti.
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Terremoto Emilia, colpa delle trivelle? Dossier da riaprire
Terremoto in Emilia: 27 morti, nel maggio 2012, per colpa di operazioni imprudenti, a caccia di “shale oil” nel sottosuolo? Poco prima che la terra cominciasse a tremare – in una zona notoriamente assai poco sismica – furono “sparati” gas ad altissima pressione, nelle vene sotterranee del terreno, secondo la tecnologia del “fracking”. Proprio la “fratturazione” avrebbe provocato il sisma? Sono destinate a suscitare polemiche le parole di Peter Styles, professore emerito di geofisica all’Universita di Keele, in Gran Bretagna, e tra il 2012 e il 2014 presidente della commissione Ichese (International Commission on Hydrocarbon Exploration and Seismicity in the Emilia Region). A quasi cinque anni dalla pubblicazione del report, Styles ha rilasciato un’intervista alla rivista scientifica “Sapere”, ripresa dall’emittente radiofonica bolognese “Radio Città del Capo”. Lo scienziato lamenta fughe di notizie, pressioni da parte delle aziende titolari delle concessioni minerarie e scarsa trasparenza nelle istituzioni. Ma soprattutto, il professor Styles afferma: «Con il senno di poi, non sono sicuro che tutte le informazioni che avrebbero potuto essere rilevanti per le nostre decisioni siano state messe a nostra disposizione». E quindi, aggiunge, «potrebbe essere prudente – alla luce degli eventi devastanti del 2012 e con un occhio al futuro – dare un’ulteriore occhiata a queste attività, considerando l’enorme e accurato lavoro svolto in merito negli ultimi anni, specialmente negli Stati Uniti».È su questo punto che “Radio Città del Capo” avanza dei dubbi e rilancia: «È un fatto che nel rapporto conclusivo della commissione Ichese non si faccia alcuna menzione della sperimentazione della sovrappressione che fu fatta nella seconda parte del 2011 nel sito di stoccaggio gas naturale di Minerbio». Quella della Stogit fu una delle concessioni esaminate da Ichese perché considerata abbastanza prossima agli epicentri dei terremoti del 20 e 29 maggio. «In tutte le 213 pagine della relazione conclusiva – aggiunge la radio – non si cita mai la sovrappressione». Come qualcuno ricorderà – scrive Gerardo Soncini sul blog del Movimento Roosevelt – la commissione Ichese escluse qualsiasi relazione tra l’attività di esplorazione riguardante gli idrocarburi e l’aumento dell’attività sismica nell’area colpita dal terremoto dell’Emilia-Romagna del maggio 2012. «Singolare che un evento di quel tipo non sia finito sotto gli occhi della commissione e nemmeno menzionato nel report conclusivo», annota “Radio Città del Capo”, anche perché si tratta di «una sperimentazione di iniezione di gas nel sottosuolo al 106% di pressione rispetto a quella originaria di giacimento, per un volume di 356 milioni di metri cubi di gas».Se a questa singolarità di unisce il dubbio di Styles (forse qualche dato non fu fornito tempestivamente alla commissione), secondo l’emittente radiofonica viene da chiedersi: «Non sarebbe opportuno riconvocare la commissione Ichese, ricontrollare il materiale fornito, acquisirne di nuovo e verificare se davvero le attività minerarie non c’entrano proprio nulla con i terremoti che uccisero 27 persone e fecero decine di miliardi di danni nella bassa tra Modena, Ferrara e Bologna?». Il primo a formulare sospetti, sulla rivista americana “Science”, fu il giornalista Edwin Cartlidge: proprio la commissione Ichese prese in considerazione il possibile nesso tra il sisma e le trivellazioni, pur non giungendo a nessuna conferma. Ad allarmare Cartlidge, come rivelato dal giornalista al “Fatto Quotidiano”, fu la censura preventiva al quale, dice, fu sottoposto. Cartlidge parla di “pressioni” per non far pubblicare un suo articolo e tentativi di screditare l’operato degli scienziati. Aggiunse: la commissione Ichese «non è stata in grado di escludere l’ipotesi di una correlazione tra trivelle e fenomeni sismici», anche se ha specificato che «da sole, le trivellazioni non possono aver provocato un sisma di tali dimensioni». Ragiona Soncini: è solo un dubbio, anche perché «pochi hanno le competenze per pronunciarsi su una vicenda così tecnica». Eppure, dopo 27 morti e svariati miliardi di danni, «forse la notizia andrebbe approfondita», visto che tocca argomenti formidabili: «Decisioni cruciali da prendere su basi scientifiche non definitive, analisi costi-benefici probabilistiche». Morti e feriti, pur di ricavare energia ad ogni costo?Terremoto in Emilia: 27 morti, nel maggio 2012, per colpa di operazioni imprudenti, a caccia di “shale oil” nel sottosuolo? Poco prima che la terra cominciasse a tremare – in una zona notoriamente assai poco sismica – furono “sparati” gas ad altissima pressione, nelle vene sotterranee del terreno, secondo la tecnologia del “fracking”. Proprio la “fratturazione” avrebbe provocato il sisma? Sono destinate a suscitare polemiche le parole di Peter Styles, professore emerito di geofisica all’Universitàdi Keele, in Gran Bretagna, e tra il 2012 e il 2014 presidente della commissione Ichese (International Commission on Hydrocarbon Exploration and Seismicity in the Emilia Region). A quasi cinque anni dalla pubblicazione del report, Styles ha rilasciato un’intervista alla rivista scientifica “Sapere”, ripresa dall’emittente radiofonica bolognese “Radio Città del Capo”. Lo scienziato lamenta fughe di notizie, pressioni da parte delle aziende titolari delle concessioni minerarie e scarsa trasparenza nelle istituzioni. Ma soprattutto, il professor Styles afferma: «Con il senno di poi, non sono sicuro che tutte le informazioni che avrebbero potuto essere rilevanti per le nostre decisioni siano state messe a nostra disposizione». E quindi, aggiunge, «potrebbe essere prudente – alla luce degli eventi devastanti del 2012 e con un occhio al futuro – dare un’ulteriore occhiata a queste attività, considerando l’enorme e accurato lavoro svolto in merito negli ultimi anni, specialmente negli Stati Uniti».
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Della Luna: l’umanità ormai ridotta a merce da sostituire
Negli ultimi decenni si è accreditata e affermata l’idea che i fattori economico-finanziari siano la vera e ultima causa degli eventi, e che la scienza economico-finanziaria sia quella più di tutte in grado di spiegarli, di dettare le riforme e di individuare errori e rimedi. Questo convincimento deriva dal fatto che si è capito che, soprattutto nel mondo contemporaneo e globalizzato, la moneta (e non le ideologie e le religioni), è il motivatore universale, ossia il fattore che – nella sua forma positiva di profitto, di pagamento, e in quella negativa di indebitamento e downrating – induce la quasi totalità dei comportamenti e delle scelte sia dei singoli che delle organizzazioni (società commerciali, enti pubblici, governi). Quindi l’analisi, la comprensione e la previsione dei processi finanziari sembrano in grado di spiegare praticamente la totalità del divenire, e che nessun valore o risorsa possa prevalere o aggirare la finanza e i suoi mercati e sostituirsi ad essi nella direzione anche della politica, sicché a guidare le scelte pratiche del potere saranno sempre, ultimamente, obiettivi economici.Ma qui sta un errore di fondo: si perde di vista che la stessa struttura costante delle società – cioè la forma oligarchica – è superiore alla dimensione economica (palesemente deriva dal fatto che ogni nota organizzazione politica stabile si sostanzia in una distribuzione piramidale e specialistica del potere); inoltre, ci si dimentica che la moneta (la ricchezza finanziaria) è non il fine dei detentori del potere, bensì un mezzo che essi usano: il fine è il dominio di quanto più possibile della realtà, della società, delle sue risorse, del mondo, e il controllo del loro divenire (onde non sfugga di mano, non metta in pericolo la loro posizione dominante). Essendo l’economia-finanza un mezzo per un fine, quando un mezzo alternativo e più efficiente per assicurare quel fine diviene disponibile, essa viene sostituita con quest‘ultimo, come i cavalli come mezzo di trasporto sono stati sostituiti dai veicoli a motore.Ed è ciò che sta avvenendo, da quando per il fine della gestione della popolazione ora sono disponibili strumenti biofisici e informatici più efficienti di quelli finanziari: strumenti di controllo dei singoli, delle masse, dell’informazione, della stessa atmosfera e del clima, che fino a pochi decenni fa erano immaginabili soltanto nella fantascienza. Per giunta l’utilità della stessa popolazione, della società da controllare, è venuta ampiamente meno, siccome, come si spiegherà sotto, i popoli, dopo essere divenuti superflui come masse di combattenti e di cives, ora sono divenuti superflui anche come massa di lavoratori-consumatori – non hanno più un uso, sono obsoleti. Per queste ragioni, sbagliano coloro che credono di poter comprendere e risolvere i mali attuali (recessione, disoccupazione, svuotamento della politica, concentrazione della ricchezza e del potere con diffusione della povertà e dell’impotenza, esaurimento delle risorse planetarie) elaborando e proponendo rimedi e riforme sul piano economico, politico, giuridico.Sbagliano perché non tengono conto di quanto sopra. I loro sforzi sono fallaci e impotenti. Nella ormai esaurita fase storica dell’economia incentrata sulla produzione e sul consumo di beni e sul profitto come principalmente derivante da tale ciclo, all’uomo e al popolo è stata fatta in modo molto graduale assumere pienamente la forma-merce, ossia diventare pienamente produttore e consumatore (e non più civis, polites), togliendogli ogni reale forza, funzione, indipendenza, dignità sociopolitica e culturale rispetto al capitalismo; e lo Stato, la polis o respublica, sul finire di questa fase, è stato sostituito dal mercato. Ciò affinché né il singolo, nella forma-civis, né lo Stato, nella forma-respublica interferissero, disturbandole, con le riforme utili per il capitalismo alla massimizzazione del profitto attraverso la continua espansione e razionalizzazione quel ciclo di produzione-consumo, in ambito nazionale e internazionale. Questa fase storica dell’economia è stata gradita e accettata dalle miopi masse opportunamente stimolate perché, con la sua espansione dei consumi, nel breve, termine comportava un ampliamento del loro benessere materiale, delle loro gratificazioni.Dopo aver perfezionato la riduzione del civis a forma-merce e della respublica a forma-mercato, l’attuale fase storica, quella dell’economia finanziarizzata, oramai vede il grosso dei profitti venire da processi finanziari in cui la componente ‘produzione’ richiede pochissimi addetti e la componente ‘consumo’ è modesta e immateriale (non vi è bisogno di produrre e vendere beni reali, se ci si può arricchire producendo e collocando simboli di valori, e facendo correre dietro di essi sia i privati che le imprese che i governi). Perciò le grandi masse di lavoratori e consumatori non servono più, come non serve più la crescita dell’economia reale e del benessere della popolazione generale; e su questo punto, sulla gestione delle quantità di esseri umani che non servono ormai più nemmeno come forma-merce, anche perché soppiantati dall’automazione e dell’intelligenza artificiale, questa fase è già da tempo entrata in un processo di trasformazione globale dell’ordine delle cose. Il famigerato Nwo parte dal dato di fatto che la finanziarizzazione dell’economia (assieme alle tecnologie) ha reso superflue le masse e intercambiabili i popoli. E che quindi bisogna trovare una ‘sistemazione’ per loro.(Marco Della Luna, “L’obsolescenza degli uomini-merce”, dal blog di Della Luna del 10 febbraio 2019. L’articolo – precisa l’autore – è in continuazione col tema del precedente, “Progresso zootecnico e falsi vaccini”, ossia col dato di fatto che per le oligarchie dominanti la popolazione generale è un mezzo (come il bestiame per l’allevatore) e non un fine (come i figli per i genitori), e che tener presente questo fatto è indispensabile per capire l’ordinamento, il funzionamento e il divenire della società).Negli ultimi decenni si è accreditata e affermata l’idea che i fattori economico-finanziari siano la vera e ultima causa degli eventi, e che la scienza economico-finanziaria sia quella più di tutte in grado di spiegarli, di dettare le riforme e di individuare errori e rimedi. Questo convincimento deriva dal fatto che si è capito che, soprattutto nel mondo contemporaneo e globalizzato, la moneta (e non le ideologie e le religioni), è il motivatore universale, ossia il fattore che – nella sua forma positiva di profitto, di pagamento, e in quella negativa di indebitamento e downrating – induce la quasi totalità dei comportamenti e delle scelte sia dei singoli che delle organizzazioni (società commerciali, enti pubblici, governi). Quindi l’analisi, la comprensione e la previsione dei processi finanziari sembrano in grado di spiegare praticamente la totalità del divenire, e che nessun valore o risorsa possa prevalere o aggirare la finanza e i suoi mercati e sostituirsi ad essi nella direzione anche della politica, sicché a guidare le scelte pratiche del potere saranno sempre, ultimamente, obiettivi economici.
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Odiare lo straniero? Vecchi errori: Hitler lavora per l’élite
La globalizzazione ha travolto l’equilibrio del mondo. E non solo dal punto di vista economico, ma anche da quello politico e morale. Lo sviluppo della scienza e della tecnica ha portato a così profondi mutamenti che, nel giro di pochi anni, le abitudini di vita e i rapporti fra le persone sono profondamente cambiati. Mestieri che da secoli venivano tramandati di padre in figlio sono spariti. I grandi centri commerciali fagocitano i negozi, scalzano i bottegai, e le grandi industrie scalzano i piccoli imprenditori, ridotti ormai quasi alla miseria dalle nuove macchine robotiche. Anche per i contadini questo sviluppo si è rivelato un boomerang: infatti questa agricoltura fortemente specializzata, e spesso addirittura in regime di monocultura, è totalmente dipendente dal fabbisogno dei pesticidi. Sì, proprio perché è cresciuta e si è modernizzata, ha portato alla perdita di posti di lavoro, mentre i guadagni sono quasi inesistenti. Per non parlare poi, ovviamente, dei danni che questo tipo di coltivazione produce all’ambiente. La verità è che questo modello economico, questo neoliberismo selvaggio, ha trasformato ogni manifestazione vitale in una sorta di parodia dell’incubo contabile. Con lavoratori che, ridotti a merci in concorrenza fra loro, sono costretti ad accettare spesso dei lavori disumanizzanti.Se si continua su questa strada, il tramonto dell’Occidente appare imminente. E non solo a causa della degenerazione interna: basta vedere in quali difficoltà si trovano oggi i nostri giovani. E come non vederlo, ad esempio, nel crollo demografico o nella degenerazione della nostra identità, della nostra civiltà europea, generata proprio da questa globalizzazione irresponsabile e predatoria. E non ci si accusi di catastrofismo, perché basta vedere e leggere cosa dicono e scrivono filosofi, sociologi, storici, medici, letterati e artisti. Ormai questo grido di dolore sale da ogni parte. Il denaro è divenuto il segno principale che classifica e distingue gli uomini. Il desiderio di arricchirsi ad ogni costo, la passione per gli affari, la verità del guadagno, la ricerca del benessere ad ogni costo paiono oggi, purtroppo, le passioni più comuni. Davanti a tanta alienazione, molti cercano rifugio nella natura, che vive spontanea e in qualche modo è in grado di farci ritrovare la strada, di farci riscoprire i veri valori. È in grado probabilmente di strapparci a questa follia, da cui siamo stati travolti. Una follia che corrompe e annienta.Perché la realtà è che questa grande trasformazione, questa globalizzazione, ha trovato le classi dirigenti assolutamente impreparate a fronteggiare le immense ineguaglianze che il nuovo modello economico sta causando nella popolazione. Con la conseguenza che la maggior parte delle misure prese in materia economica o finanziaria si sono rivelate delle vere e proprie catastrofi. Ad esempio, alla finanza – in mano a un gruppo di avidi, cinici e irresponsabili cosiddetti uomini d’affari – è stato permesso di lasciare sul lastrico migliaia di persone o di appropriarsi dei loro beni, lasciandole nella disperazione più totale o, molto più tragicamente, con la sola libertà di potersi suicidare. E tutto questo, guardate, è avvenuto con la complicità di un diritto astratto, freddo, distante dall’uomo e dalla società, dai problemi della società – in cui le norme, senza tenere in alcuna considerazione l’uomo, paiono piegate più alla volontà di pochi, e alla volontà di profitto di quei pochi. E se il diritto interno, nazionale, presenta evidenti criticità, il diritto internazionale, se vogliamo, è anche peggio: perché non è riuscito a limitare la violenza e l’avidità delle grandi potenze (che lo, lo vediamo, armate fino ai denti e sempre più impegnate a sviluppare armi micidiali e distruttive, si lanciano in guerra illegittime e si sfidano continuamente in azione di forza, in provocazioni).Questa è la situazione. E allora non ci si meravigli se, sopraffatto da queste forze, l’individuo, sentendosi impotente, reagisce. E reagisce in vari modi: molti purtroppo si suicidano, altri si lanciano in comportamenti eccentrici e stravaganti. Altri ancora rifiutano la globalizzazione, rifugiandosi in atteggiamenti nazional-patriottici, e altri ancora scelgono la via della violenza e del terrore. Infatti, uno dei tratti caratteristici di questa epoca è la paura dei terroristi: implacabili nemici della civiltà occidentale, già pronti e in agguato sul nostro territorio. Nessuno sa in realtà quanti terroristi siano attivi e quanto diffuse siano le loro reti. L’unica certezza è che purtroppo torneranno a colpire a loro discrezione, e la polizia pare non possa fare molto, per fermarli. Una situazione disastrosa, dunque, la nostra. Perché questa globalizzazione irresponsabile e predatoria ha fatto sì che i paesi deboli diventassero sempre più deboli e quelli più forti si rafforzassero ulteriormente. E guardate, non poteva essere altrimenti: perché alcune nazioni continuano ad appropriarsi delle risorse dei paesi del terzo mondo, e lo fanno nei modi più disparati, ad esempio avvalendosi di compagnie private, che predispongono in questi paesi contratti profondamente ingiusti, e si avvalgono dei mercenari (pardon, “sicurezza privata”), per garantire l’efficienza del mercato.Davanti a questo disastro, dunque, come sorprendersi se alcune nazioni, non trovando alcuna solidarietà da parte degli altri Stati, decidono di risolvere in proprio i problemi interni? E come? Ora inserendo i dazi, o chiudendo le frontiere. E non si parli di disumanità, per questo: sono le disastrose condizioni economiche a non permettere l’accoglienza. Sono i numeri, che non consentono l’accoglienza. Come poter integrare milioni di persone pronte ad arrivare nel nostro territorio? E poi, diciamocelo chiaramente: come poter integrare persone così differenti, per cultura e religione? Davanti a tante ingiustizie, davanti a tanta incertezza, la reazione era inevitabile. E l’Europa oggi si trova divisa in due schieramenti, tra loro opposti: l’alleanza dei popoli sfida apertamente quella dell’elite – quella élite “colta e preparata” sì, così preparata che non è stata in grado di porre un freno a questo disastro. E allora, forse, meglio il popolo: genuino, onesto, che conserva ancora quell’umanità che la finanza tanto irride e sfrutta. Meglio la nazione, quella per cui i nostri nonni sono morti. La nazione tradita e venduta da politici corrotti, da organismi sovranazionali ciechi, cinici e spietati. È finito il tempo dei mezzi termini, delle restrizioni mentali, di tutto ciò che è servilismo, di tutto ciò che è equivoco. Anche l’Italia deve pensare al proprio interesse, perché questo non è solo un diritto. È molto di più, è un dovere: il dovere di difendere la patria. Difenderla dai tecnici, e da tutti coloro che l’hanno trascinata in questo disastro.Bene. Tutto quello che vi ho detto sino ad ora riguarda l’oggi? Ho parlato della situazione odierna? No. Tutto quello che ho narrato sinora è avvenuto (e soprattutto, è stato detto) tra la fine del 1800 e la prima metà del 1900. Sorprendente, vero? Eppure, la globalizzazione – che alla fine dell’800 aveva travolto tutti i paesi europei – presenta profonde analogie con la situazione odierna. Infatti il balzo in avanti compiuto dalla globalizzazione del pianeta negli anni che precedettero il 1914 è paragonabile soltanto ai nuovi scenari mondiali che si sono aperti con la fine della guerra fredda. Perché dunque ho fatto questo video-intervento? Perché la storia insegna. E se la si conosce veramente, non a livello solo nozionistico, insegna a non ripetere gli stessi errori del passato, e soprattutto ci avverte dei pericoli. Nel secolo scorso, la politica interna e internazionale attuata dagli Stati per reagire alla globalizzazione a fine Ottocento, e quella straordinaria adesione popolare alla irresponsabile propaganda portata avanti da molti Stati, ha usato le stesse identiche parole. Quel tipo di politica attuata dagli Stati, e quel tipo di feroce propaganda, ci hanno portato due guerre mondiali.E allora, davanti a tutto ciò, davanti a questa consapevolezza, una domanda sorge spontanea: ma è mai possibile che noi si debba sempre commettere gli stessi errori? È mai possibile che si cada sempre nelle stesse identiche manipolazioni di una propaganda feroce e irresponsabile? Ma ancora di più: è possibile che gli errori commessi dai nostri nonni, e soprattutto il prezzo pagato in termini di dolore, di sangue, non ci abbiano insegnato nulla No, non è servito proprio a nulla. Non è servito, ad esempio, a non farci più ingannare da chi ha bisogno di nemici, dentro e fuori il paese, per accollare loro la responsabilità della propria incompetenza. Da chi evoca invasioni inesistenti e attacca i deboli perché è troppo debole per attaccare i forti. Da chi, come in passato, deve fare leva sulla propria frustrazione, sul risentimento della popolazione, per ottenere il consenso. È possibile che tutto quello che è accaduto non sia servito a comprendere tutto questo? Possibile che non sia servito a farci capire i meccanismi che usa la propaganda? E’ una propaganda feroce, che è sempre portata avanti da persone irresponsabili. E sempre nei periodi di caos, di confusione, di grande crisi. Le crisi economiche sono terreno estremamente fertile per questo tipo di propaganda. Perché è efficace. Perché quando gli individui tendono a perdere i loro punti di riferimento, una delle risposte più frequenti consiste nel ripiegarsi su quella che credono essere una identità comune, così da far fronte a una situazione che li disorienta.Guardate, è un meccanismo psicologico comune a tutti noi (e sfruttato infinite volte, nel passato). Questa pressione identitaria può diventare tanto più potente quando coloro che la incoraggiano, coloro che la usano per ottenere il potere, dispongono effettivamente di strumenti di potere. Perché a quel punto diviene azione politica da imporre alla società, alla società civile. Ma si tratta, ripeto – e su questo voglio essere molto chiara – di azioni irresponsabili, di persone irresponsabili che si servono del potere emozionale della identità per suscitare l’adesione del popolo. E dunque, conservare il potere (prima conquistarlo, e poi conservarlo). E’ una carta per manipolare le emozioni. E la usano indipendentemente dal fatto che si chiami nazionalismo, razzismo o appartenenza etnica. Queste persone ci sono sempre state – e sempre ci saranno: in ogni Stato e in ogni tempo. Ciò che però noi possiamo fare è impedire a questi irresponsabili – ripeto, sempre presenti in ogni Stato – di trascinarci in una marcia della follia. Basta, quindi, cadere sempre negli stessi inganni. Basta, commettere sempre gli stessi errori.Vi ho mostrato chiaramente come sia facile manipolare le emozioni, come sia facile alimentare la parte peggiore di noi con argomenti credibili ma non veri. E, sempre nella prima parte del mio intervento, vi ho mostrato come chi usa questo tipo di propaganda utilizzi sempre gli stessi meccanismi. È sempre dal caos, dei grandi periodi di crisi, che i manipolatori traggono la loro legittimità diventando i protettori del “noi”. Lo vediamo: noi italiani, noi francesi, noi ungheresi. Tutti fanno leva sulle stesse corde psico-affettive, che sono paura, risentimento e frustrazione. Sempre. Quando, poco fa, vi ho parlato degli immigrati, ho usato le stesse identiche argomentazioni che venivano usate contro gli ebrei – le stesse identiche: per rendervene conto, basta leggere il libro “Le origini culturali del Terzo Reich”. Ho ripetuto gli stessi slogan e, in alcuni punti, addirittura le stesse parole usate da Mussolini. È così che funziona la propaganda: ci illude e ci manipola fino alla fine, fino alle estreme conseguenze. Ora però sta a noi, conosciuti i meccanismi di condizionamento, evitare di venire ancora una volta trascinati nel sospetto, nell’odio, nella violenza. Perché, ricordiamocelo sempre, esiste sempre una soglia: superata la quale, va preso atto che è il nostro stesso agire, e non solo quello altrui, che ci minaccia.(Solange Manfredi, “Gli stessi errori”, video-editoriale pubblicato sul blog “Petali di Loto” il 3 febbraio 2019. Bibliografia: “Discorsi di Benito Mussolini dal 1914 al 1945” edizione Kindle; Wilhelm Reich, “Psicologia di massa del fascismo”, Kkien Pub. Int.; George Mosse, “Le origini culturali del Terzo Reich”, Il Saggiatore; Margaret MacMillan, “1914: come la luce si spense sul mondo di ieri”, Rizzoli; Emile Durkheim, “Il suicidio. Studio di sociologia”, Rizzoli; Simona Colarizi, “Novecento d’Europa: l’illusione, l’odio, la speranza, l’incertezza”, Laterza; Jacques Semelin, “Purificare e distruggere. Usi politici dei massacri e dei genocidi”, Einaudi).La globalizzazione ha travolto l’equilibrio del mondo. E non solo dal punto di vista economico, ma anche da quello politico e morale. Lo sviluppo della scienza e della tecnica ha portato a così profondi mutamenti che, nel giro di pochi anni, le abitudini di vita e i rapporti fra le persone sono profondamente cambiati. Mestieri che da secoli venivano tramandati di padre in figlio sono spariti. I grandi centri commerciali fagocitano i negozi, scalzano i bottegai, e le grandi industrie scalzano i piccoli imprenditori, ridotti ormai quasi alla miseria dalle nuove macchine robotiche. Anche per i contadini questo sviluppo si è rivelato un boomerang: infatti questa agricoltura fortemente specializzata, e spesso addirittura in regime di monocultura, è totalmente dipendente dal fabbisogno dei pesticidi. Sì, proprio perché è cresciuta e si è modernizzata, ha portato alla perdita di posti di lavoro, mentre i guadagni sono quasi inesistenti. Per non parlare poi, ovviamente, dei danni che questo tipo di coltivazione produce all’ambiente. La verità è che questo modello economico, questo neoliberismo selvaggio, ha trasformato ogni manifestazione vitale in una sorta di parodia dell’incubo contabile. Con lavoratori che, ridotti a merci in concorrenza fra loro, sono costretti ad accettare spesso dei lavori disumanizzanti.
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Vaccini, i genitori: politici del “cambiamento”, vergognatevi
Con questa lettera aperta ci rivolgiamo oggi a tutti i parlamentari italiani che abbiano interesse a dare ascolto ai cittadini. Il senso di queste parole è condiviso da molte associazioni e comitati di tutto il territorio italiano, in rappresentanza di centinaia di migliaia di cittadini, che sono stanchi di rimanere inascoltati e di vedere la politica avanzare cieca e sorda a qualsiasi richiesta arrivi dal basso, da quell’elettorato In rappresentanza del quale siete stati votati. Siamo qui in attesa di un segnale di democrazia da parte vostra, di coerenza verso le promesse fatte in campagna elettorale, di rispetto verso i cittadini che hanno riposto in voi le proprie speranze “per il cambiamento”. Siamo tutti genitori, coinvolti da un tema spinoso e controverso, e pretendiamo ascolto e risposte. Nel caso potesse esservi sfuggito, fuori da qui si sta combattendo una battaglia che ha dell’inverosimile, per contenuti e toni: difendere il diritto più ovvio e fondamentale, quello all’autodeterminazione e all’inviolabilità del corpo, quello a tutela dell’articolo 32 della Costituzione italiana; sta diventando ormai (fatto ancor più grave) questione di dover difendere persino il diritto alla libertà di pensiero ed opinione.Lo scontro tra due fazioni abilmente create ad hoc (pro-vax / no-vax), è stato fomentato in primis proprio dalla politica, poi dai media, poi da una certa parte – ben delineata ed istruita – della “comunità scientifica”, fino ad ottenere quel clima propedeutico all’imposizione ed alla coercitività, che ha permesso al “decreto Lorenzin” di vedere la luce. Di emergenze sanitarie il nostro paese ne vive sin troppe, ma nessuna di queste ci sembra avere a che fare con le vaccinazioni obbligatorie: aumento esponenziale dei tumori pediatrici, inquinamento di ogni genere, antibiotico-resistenza, scandali di malasanità e corruzione; abbiamo 7.000 morti/anno per infezioni ospedaliere, e voi permettete di continuare ad usare il morbillo come fonte di paura a causa di pericolose, quanto inesistenti, epidemie; viviamo in uno dei territori più inquinati al mondo, e concedete di parlare di vaccinazioni come di unica prevenzione primaria, senza concentrarsi sulle possibili strade che possano fermare quella strage quotidiana che nel colpevole silenzio prosegue indisturbata, tra leucemie e linfomi, nella popolazione pediatrica italiana.Noncuranti di tutto ciò, continuate a permettere che migliaia di bambini sani vengano limitati nei loro diritti all’inclusione ed alla socialità; e vi apprestate a discutere un nuovo disegno di legge, il 770, che li vorrebbe privare anche del diritto alla scuola e quindi alla libera istruzione fino alla maggiore età. Troviamo tutto questo semplicemente vergognoso. Mentre ciò accade, anche per mano vostra, avete una parte di società civile che sta tentando tutte le strade democraticamente ammesse per chiedere ascolto e poter avere voce in capitolo su decisioni che avranno conseguenze dirette nelle vite dei cittadini presenti e futuri. Questa parte di società civile attende da mesi di essere audita in 12ma commissione Igiene e Sanità del Senato, proprio in relazione a quello stesso disegno di legge che lì si sta discutendo.E’ composta dalla stessa cittadinanza che ha già dato vita ad un altro testo, la proposta di legge di iniziativa popolare “Sospensione dell’obbligo vaccinale per l’età evolutiva”, depositata con 75.000 firme ed ignorata completamente; è composta da quegli stessi genitori e cittadini che hanno manifestato il loro dissenso rispetto alla legge Lorenzin in tutte le piazze d’Italia, nella censura più totale dei media; è composta da una parte di popolazione che non si rassegna e che pretende ascolto e risposte! Vi sono stati recapitati i risultati preliminari delle analisi sui vaccini commissionate da una di queste associazioni, i quali ci si aspettava dover essere valutati da un qualche organismo indipendente e competente, ma nessuno si sta assumendo l’onere di farlo: vi sarebbe solo da pretendere chiarezza chiedendo ciò che dovrebbe essere a disposizione di tutti voi, giacché avete in mano le sorti del Paese: le analisi di controllo dei vaccini autorizzati ed in uso in Italia. Ma niente, state ignorando anche questo.Avete delle evidenze, come quelle emerse recentemente, che indicano come, grazie alla sopraggiunta legge 119/2017, sia stato impossibile andare a contrattare il prezzo di questi farmaci nonostante fosse ampiamente prevedibile l’aumento di spesa: come risultato paghiamo il 60% in più, circa, gli stessi vaccini che erano in uso già prima del 2017. Il paradosso è evidente, come è evidente l’interesse privato di aziende private, a spese pubbliche. E da parte vostra, neanche una dichiarazione a riguardo. Avete creato un clima sociale che è diventato insostenibile, tra fobie insensate e persecuzioni folli, bambini cacciati come untori e medici puniti per le loro opinioni, persone additate come “pericoli pubblici” su basi illogiche e scientificamente infondate (alla faccia dell’inclusione e della lotta alle discriminazioni!). E non state facendo nulla! A cosa vi riferivate quando parlavate di cambiamento? Qual è il compito della politica? Cosa e chi rappresentate se non i cittadini stessi? Come pensate di assolvere ai vostri compiti, se non dando ascolto e garantendo dialogo e trasparenza?Il tema della salute, e di riflesso dell’emarginazione, esclusione e privazione di diritti, non può essere fatto passare in sordina; arrogandovi il diritto di fare orecchie da mercante alle migliaia di richieste di attenzione, procedendo senza alcun dibattito, e senza alcuna assunzione di responsabilità nel mantenere le promesse fatte per guadagnare voti. Ci sono i bambini di mezzo, gli adulti che prenderanno i nostri (e vostri!) posti un domani. Non siamo più disposti ad aspettare; i nostri (e vostri!) figli attendono delle risposte, sul perché essere esclusi dall’asilo, sul perché essere additati come diversi, untori, sul perché essere obbligati ad un trattamento sanitario sul quale aleggiano incongruenze, dubbi ed omertà. Auspichiamo che queste parole possano farvi riflettere, e ci aspettiamo che vengano accolte e soddisfatte le nostre legittime richieste, di genitori e di cittadini. Il nostro impegno è questo e molto altro.(“Lettera aperta ai parlamentari italiani”, appello pubblicato il 2 febbraio 2029, sul sito del Corvelva, dai genitori che contestano l’obbligo vaccinale indiscriminato e senza le necessarie precauzione sanitarie. Ripreso dal blog “Luogo Comune”, il sito è firmato da Ader Salute e Libertà, Associazione Diritti Emilia Romagna: Articolo 32 Libertà e salute Faenza; Cittadini Liberi e Consapevoli Puglia; CliVa Toscana Comitato per la libertà di scelta vaccinale Toscana; ClisVap Comitato per la Libertà di Scelta Vaccinale Piemonte; Colibri Libertà Brianza: Corvelva Coordinamento Regionale Veneto per la Libertà delle Vaccinazioni; Colibrì Puglia; Genitori del No Obbligo Piemonte; Genitori del No Emilia Romagna; Genitori del No Obbligo Lazio; Genitori del No Obbligo Lombardia sezione Brescia; Gnl Genitori No Obbligo Lombardia; Gruppi Uniti.It; Libera Scelta Alessandria; Libero x tutti Forlì; Modilis Sardegna)Con questa lettera aperta ci rivolgiamo oggi a tutti i parlamentari italiani che abbiano interesse a dare ascolto ai cittadini. Il senso di queste parole è condiviso da molte associazioni e comitati di tutto il territorio italiano, in rappresentanza di centinaia di migliaia di cittadini, che sono stanchi di rimanere inascoltati e di vedere la politica avanzare cieca e sorda a qualsiasi richiesta arrivi dal basso, da quell’elettorato In rappresentanza del quale siete stati votati. Siamo qui in attesa di un segnale di democrazia da parte vostra, di coerenza verso le promesse fatte in campagna elettorale, di rispetto verso i cittadini che hanno riposto in voi le proprie speranze “per il cambiamento”. Siamo tutti genitori, coinvolti da un tema spinoso e controverso, e pretendiamo ascolto e risposte. Nel caso potesse esservi sfuggito, fuori da qui si sta combattendo una battaglia che ha dell’inverosimile, per contenuti e toni: difendere il diritto più ovvio e fondamentale, quello all’autodeterminazione e all’inviolabilità del corpo, quello a tutela dell’articolo 32 della Costituzione italiana; sta diventando ormai (fatto ancor più grave) questione di dover difendere persino il diritto alla libertà di pensiero ed opinione.
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L’oligarchia zootecnica ci sta spegnendo, anche coi vaccini?
Falsi vaccini, progettati per rendere innocua un’intera generazione? Quella che, per inciso, si troverà senza lavoro con l’esplosione – ormai in corso – della robotizzazione della produzione, grazie all’avvento della sconvolgente rivoluzione tecnologica del terzo millennio, affidata all’intelligenza artificiale. Lo sostiene l’avvocato Marco Della Luna, autore di saggi come “Tecnoschiavi” e “Oligarchia per popoli superflui”, che gettano una luce sinistra sulle principali dinamiche della globalizzazione, denunciando un disegno egemonico, da parte dell’élite, fondato su meccanismi ormai “zootecnici” di manipolazione di massa. Per Della Luna, purtroppo, l’attuale democrazia non è una finzione: in realtà, scrive l’analista, «ogni società è gestita da una ristretta oligarchia detentrice di potere, ricchezza, competenza». Quando una classe dominante perde il potere, un’altra la sostituisce. E per ogni oligarchia, «la popolazione è un mezzo, non un fine: uno strumento da controllare e sfruttare, ma anche dimensionare, in base all’evoluzione delle tecniche e delle circostanze». Alle categorie intermedie, l’élite consente anche di violare le leggi: Della Luna ne parlerà nel saggio “Le chiavi del potere”, di cui è in uscita la terza edizione. Il vero problema? Siamo noi: ci lasciamo regolarmente ingannare.«Le masse, educate e incoraggiate a ciò dalla famiglia, dalla scuola e da quasi ogni altra istituzione sociale – scrive Della Luna nel suo blog – tendono a pensare che, all’inverso, la popolazione (il suo benessere, la sua tutela) sia il fine dell’ordinamento sociale, politico, giuridico, fino al punto di convincersi che il popolo sia il contraente attivo del patto sociale e il detentore della sovranità, e che la democrazia esista». Tutt’alpiù le masse «si scandalizzano quando si accorgono di ingiustizie e inefficienze palesi e facilmente rimediabili a danno della collettività, che le istituzioni e la politica però lasciano continuare». Da questo schema di dominio non si esce mai, secondo Della Luna: la lotta di classe «è assolutamente improduttiva, perché non cambia (ma riproduce esattamente) quella struttura oligarchica della società, che professa di voler abbattere». Forse, per le masse “dominate”, è preferibile «restare inconsapevoli, credere nell’illusione della democrazia-legittimità, o pensare che l’ineguaglianza sociale sia nell’ordine naturale delle cose oppure voluta da Dio, oppure ancora conseguenza del karma».Che di “dominio” si tratti, secondo Della Luna, lo si vede da come lo Stato, ad esempio, «autorizzi la produzione e il commercio di alimenti e bevande, soprattutto diretti ai fanciulli, che sono diabetizzanti, obesizzanti, cancerogeni, neurotossici». In molti luoghi pubblici, di fatto, si permette «lo smercio di droga», sotto gli occhi di tutti. Ci sono leggi che «rimettono prontamente in libertà delinquenti pericolosi, che poi tornano a delinquere». E poi «si omettano controlli e manutenzioni di poco costo su opere pubbliche, che poi causano stragi e danni economici enormi». Vengono fatte scelte di politica economica palesemente sbagliate e contrarie agli interessi nazionali? Ovvio: «Gli interessi dei manovrati non coincidono con quelli dei manovratori». Della Luna punta il dito contro l’istruzione, la sanità, la giustizia, la polizia, la difesa, le tasse: «Si tratta di servizi introdotti e gestiti dalla classe dominante, nei vari paesi e nelle varie epoche storiche, allo scopo di aumentare l’efficienza del suo strumento, cioè della popolazione generale, come le stalle e il veterinario sono uno strumento per aumentare la redditività del bestiame».La stessa sanità, aggiunge Della Luna, «è utile ad avere lavoratori e combattenti più numerosi e più sani anche innalzando la natalità – finché non si scelga di ridurre la popolazione o di aumentarne le malattia per vendere più farmaci». La pubblica istruzione? Finisce per formare «sudditi e lavoratori più indottrinati e produttivi». La previdenza sociale? Fidelizza al sistema le classi subalterne. Giustizia e apparati di sicurezza contribuiscono a sostenere «la percezione di legittimità del potere costituito, tutelandone al contempo i privilegi». Quanto al sistema bancario-monetario, va da sé: serve a «concentrare nelle mani della grande finanza il controllo dei redditi, dello sviluppo, del potere politico, permettendo e coprendo (in cooperazione con la giustizia), al contempo, le grandi truffe al risparmio e la pratica dei prestiti usurari e predatori». Così, conclude Della Luna, si comprende come la giustizia «non punisca praticamente mai banchieri per l’usura (che in Italia interessa la grande maggioranza dei prestiti bancari) o per le grandi truffe». E la stessa difesa, presentata come protezione della popolazione da nemici esterni, ha una doppia natura: «Nel corso della storia, le classi dominanti hanno usato le forze armate quasi sempre al contrario, cioè in danno e a spese delle rispettive popolazioni, facendole pagare, combattere e morire per aumentare la ricchezza e il potere loro proprio».La stessa Seconda Guerra Mondiale, sempre secondo Della Luna, non è stata «una guerra ‘spontanea’ tra sistemi politici incompatibili», bensì «un’operazione decisa dalla strategia del capitalismo finanziario: il capitalismo americano finanziò massicciamente il movimento nazionalsocialista, la ricostruzione e l’armamento della Germania hitleriana, la sua stessa guerra di conquista e sterminio fino al 1945». General Motors, General Electric, Standard Oil e Ford «costruirono e gestirono, in alcuni casi anche direttamente, impianti industriali strategici e per produzioni belliche del III Reich». Analogamente, il Giappone «venne rifornito e armato dall’élite capitalistica statunitense affinché potesse iniziare e sostenere la guerra». Soprattutto, «in violazione del fittizio embargo disposto da Washington», al Sol Levante «fu data una grande quantità di petrolio americano, senza il quale non avrebbe potuto iniziare la guerra». A che fine armare e sostenere la Germania e il Giappone? «Al fine immediato di arricchirsi – le commesse belliche dall’una e dall’altra parte moltiplicarono gli utili delle corporations – e a quello di lungo termine di indebitare in modo e misura irreversibile gli Stati (iniziando dagli Usa e dal Regno Unito) verso i banchieri privati, affinché questi potessero arrivare a dettare la politica e a riformare le società, su scala mondiale, a loro vantaggio, scalzando ogni altra forma di potere, verso un villaggio unico globale fatto di cittadini indebitati e di governi pure indebitati».Le guerre, infatti, comportano un moltiplicarsi delle spese pubbliche, quindi del ricorso al credito, da parte dei governi. «Questo fine, grazie all’operazione Seconda Guerra Mondiale e a molte altre, tra cui l’Ue e l’euro, è stato in gran parte raggiunto». E’ così – aggiunge Della Luna – che siamo arrivati all’indipendenza dei banchieri centrali dai Parlamenti e dai governi, e alla subordinazione della sfera pubblica a mercati controllati da cartelli. Il nazismo e la Seconda Guerra Mondiale? «Sono stati strumenti per arrivare a questo obiettivo da parte delle grandi dinastie bancarie che hanno oggi i loro corifei nei vari Juncker, Lagarde, Moskovici, Merkel, Dijsselbloem». Questo piano, continua Della Luna, è stato però recentemente aggiornato, visto che il travolgente progresso scientifico-tecnologico (l’automazione, l’intelligenza artificiale e la finanziarizzazione globale) ha messo a disposizione delle élite strumenti di dominio più potenti dell’indebitamento e della moneta, ossia «strumenti informatici e biofisici di gestione diretta delle masse (la capacità di spiare tutti e ciascuno capillarmente e di entrare nei corpi per modificarli)».Ma non è tutto: la tecnologia ha reso le masse stesse «meno utili al mantenimento del potere e della ricchezza», mentre le popolazioni – coi loro consumi e inquinamenti – sono divenute un drammatico problema ecologico. «Per queste ragioni, il piano di dominio per via finanziaria è stato ammodernato a piano di dominio per via tecnologica». Obiettivo, «Arrivare a gestire le masse con metodi zootecnici». Secondo Della Luna, lo scenario descritto nel saggio “Oligarchia per popoli superflui” è ormai quasi superato. Certo, il progresso tecnico-economico congiunto alla globalizzazione «ha reso, appunto, superflue le masse per il potere costituito, sicché i cittadini e i lavoratori, compresi gli industriali produttivi, hanno perso potere di contrattazione, diritti e ampie quote del reddito nazionale in favore dei capitalisti finanziari». Ma ora la situazione è ulteriormente peggiorata, nell’era del dominio “zootecnico”. Lo proverebbe, secondo Della Luna, una denuncia come quella dell’ordine nazionale dei biologi italiani, che ha scoperto vaccini “sporchi” e zeppi di molecole nocive. Al di là della mera logica del profitto, l’imposizione dei “falsi vaccini” sarebbe interpretabile come «un argine che viene eretto per far fronte al gigantesco problema sociale in arrivo: quel 30% dei posti di lavoro che robotizzazione e intelligenza artificiale si prevede che elimineranno da qui al 2037». Si vogliono ottenere giovani «mentalmente e fisicamente incapaci di reazione e di lotta»?Falsi vaccini, progettati per rendere innocua un’intera generazione? Quella che, per inciso, si troverà senza lavoro con l’esplosione – ormai in corso – della robotizzazione della produzione, grazie all’avvento della sconvolgente rivoluzione tecnologica del terzo millennio, affidata all’intelligenza artificiale. Lo sostiene l’avvocato Marco Della Luna, autore di saggi come “Tecnoschiavi” e “Oligarchia per popoli superflui”, che gettano una luce sinistra sulle principali dinamiche della globalizzazione, denunciando un disegno egemonico, da parte dell’élite, fondato su meccanismi ormai “zootecnici” di manipolazione di massa. Per Della Luna, purtroppo, l’attuale democrazia non è una finzione: in realtà, scrive l’analista, «ogni società è gestita da una ristretta oligarchia detentrice di potere, ricchezza, competenza». Quando una classe dominante perde il potere, un’altra la sostituisce. E per ogni oligarchia, «la popolazione è un mezzo, non un fine: uno strumento da controllare e sfruttare, ma anche dimensionare, in base all’evoluzione delle tecniche e delle circostanze». Alle categorie intermedie, l’élite consente anche di violare le leggi: Della Luna ne parlerà nel saggio “Le chiavi del potere”, di cui è in uscita la terza edizione. Il vero problema? Siamo noi: ci lasciamo regolarmente ingannare.
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Noi, fabbricati dagli alieni: Barbara Negri e il vita-forming
Non siamo soli, nello spazio? Contro-domanda: e come potremmo esserlo, se fossimo noi stessi il prodotto di una “creazione aliena”, cioè di un esperimento di “vita forming”? Lo ha affermato, clamorosamente, una scienziata come Barbara Negri, dirigente dell’Asi, l’agenzia spaziale italiana. Secondo Mauro Biglino, che ha tradotto 19 libri biblici per le Edizioni San Paolo, la Genesi lo racconterebbe chiaramente: l’homo sapiens sarebbe un prodotto genetico ricavato dalla clonazione degli ominidi, su cui sarebbe stato innestato il Dna dei misteriosi Elohim, gli individui come Yahvè (la Bibbia ne cita una ventina, chiamandoli per nome) che “fabbricarono” gli adamiti nel Gan, centro sperimentale per l’agricoltura e l’allevamento impiantato nella regione di Eden, fra la Turchia e il Mar Caspio. Da dove venivano, gli Elohim come Yahvè? «Ci sono forme di vita intelligenti, là fuori. E dobbiamo essere cauti nel riferirne, se non altro fino a quando non ne sapremo di più». Lo disse nientemeno che Stephen Hawking, cioè il fisico teorico, cosmologo, fisico matematico e astrofisico più importante dell’ultimo secolo. Si moltiplicano segnali inquietanti, come per prepararci a qualcosa che ricorda i fantascientifici “incontri ravvicinati”: non esiteremmo a battezzare gli eventuali “fratelli dello spazio”, dicono i gesuiti, che gestiscono sul Mount Graham in Arizona un potente centro di osservazione astronomica vocato all’indagine sull’esobiologia, cioè la vita extraterrestre.«Tra le varie tesi per spiegare l’origine e la provenienza degli Ufo, nel caso in cui si accertasse in modo inequivocabile la loro matrice extraterrestre intelligente e tecnologica», scrive “Blasting News”, gli ufologi hanno da sempre sostenuto che la specie umana «sia stata creata da creature provenienti da “altrove”, in grado di manipolare il Dna e capaci di “giocare” facilmente con la genetica, sperimentando nuove specie intelligenti e, quanto meno, simili ai loro “creatori”». Lo scopo, da parte di questi esseri ipoteticamente extraterrestri, sarebbe quello di «produrre manovalanza su vari corpi celesti, con obiettivi al momento ignoti». Lo racconta, in dettaglio, la mitologia dei Sumeri: gli Anunnaki (cioè gli equivalenti degli Elohim biblici) dovettero fronteggiare una pericolosa rivolta da parte dei loro lavoratori, costretti a faticare nelle miniere d’oro. A uno di loro venne in mente c’era una soluzione: per sostituire i lavoratori Anunna non restava che “fabbricare” lavoratori terrestri, ibridando gli ominidi (homo erectus, homo habilis) mediante l’innesto di Dna alieno. Sono dunque loro i nostri veri “fabbricatori”?«Si tratta ovviamente di tesi non comprovate – aggiunge “Blasting News” – ma che hanno avuto, col tempo, lo scopo di provare ad abbattere quel muro di scetticismo che ancora vige all’interno della comunità scientifica nazionale e internazionale nel campo delle origini della vita e, in special modo, in quello dell’apparizione “improvvisa” della specie umana sulla Terra». E a quanto pare, finalmente, quell’abbattimento è accaduto per davvero. La “rivelazione”, se così dobbiamo definirla, è stata fatta in diretta nel corso di una puntata della trasmissione televisiva “C’è Spazio”, andata in onda il 23 marzo 2017 su “Tv2000”, il canale televisivo dei vescovi italiani. Nella puntata intitolata “Primo Contatto”, condotta da Letizia Davoli (astrofisica, oltre che giornalista), Barbara Negri si è espressa in modo inconsueto, sulla possibilità di incontrare vita extraterrestre. Responsabile dell’unità dell’Asi che si occupa di esplorazione e osservazione dell’universo, la dirigente dell’Agenzia Spaziale Italiana ha risposto in questo modo: più che fare incontri sorprendenti, potremmo semplicemente accorgerci, un giorno, di essere stati “originati”, come homo sapiens, da esseri non terrestri. In termini scientifici: «Potremmo essere un esperimento di “vita-forming” di qualcun altro».E’ una delle ipotesi, precisa Barbara Negri, che invita a osservare lo sviluppo dell’uomo: la nostra capacità anche intellettuale, cerebrale, è “esplosa” in brevissimo tempo, quasi di colpo, «quasi come se ci fosse stata, diciamo, una “programmazione” a questa evoluzione, che sta veramente procedendo in maniera veloce». Quindi, insiste la Negri, secondo questa teoria «potremmo essere stati un esperimento di civiltà superiori, che hanno impiantato sulla Terra, proprio perché c’erano delle condizioni ambientali particolari, l’Esperimento Uomo». E quindi, «prima o poi potremmo essere anche visitati, per vedere a che punto è la nostra evoluzione». Fantascienza? «È una teoria», ribadisce la scienziata. La stessa Letizia Davoli aggiunge che, del resto, «la scienza non esclude niente». Tutto questo, conclude “Blasting News”, conferma che, da qualche tempo, «è in atto nell’ambiente scientifico un “cambio di paradigma” che ci porterà, probabilmente tra qualche decennio, a rispondere a quella domanda», ovvero: non siamo soli, nell’universo? Civiltà extraterrestri intelligenti e tecnologiche ci visitano? Ci hanno visitato anche nel passato storico? E addirittura hanno influito, in un modo o nell’altro, sull’evoluzione biologica e intellettuale della specie umana?Non siamo soli, nello spazio? Contro-domanda: e come potremmo esserlo, se fossimo noi stessi il prodotto di una “creazione aliena”, cioè di un esperimento di “vita forming”? Lo ha affermato, clamorosamente, una scienziata come Barbara Negri, dirigente dell’Asi, l’agenzia spaziale italiana. Secondo Mauro Biglino, che ha tradotto 19 libri biblici per le Edizioni San Paolo, la Genesi lo racconterebbe chiaramente: l’homo sapiens sarebbe un prodotto genetico ricavato dalla clonazione degli ominidi, su cui sarebbe stato innestato il Dna dei misteriosi Elohim, gli individui come Yahvè (la Bibbia ne cita una ventina, chiamandoli per nome) che “fabbricarono” gli adamiti nel Gan, centro sperimentale per l’agricoltura e l’allevamento impiantato nella regione di Eden, fra la Turchia e il Mar Caspio. Da dove venivano, gli Elohim come Yahvè? «Ci sono forme di vita intelligenti, là fuori. E dobbiamo essere cauti nel riferirne, se non altro fino a quando non ne sapremo di più». Lo disse nientemeno che Stephen Hawking, cioè il fisico teorico, cosmologo, fisico matematico e astrofisico più importante dell’ultimo secolo. Si moltiplicano segnali inquietanti, come per prepararci a qualcosa che ricorda i fantascientifici “incontri ravvicinati”: non esiteremmo a battezzare gli eventuali “fratelli dello spazio”, dicono i gesuiti, che gestiscono sul Mount Graham in Arizona un potente centro di osservazione astronomica vocato all’indagine sull’esobiologia, cioè la vita extraterrestre.
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Mazzucco: vaccini, vergogna nazionale. E i 5 Stelle, complici
Vaccini non sempre utili e non sempre sicuri, non testati come gli altri farmaci, e in alcuni casi pericolosi (letali) per i bambini. Vaccini non “spiegati”, imposti senza la necessaria trasparenza. E pagati dai cittadini con le tasse, a prezzi salatissimi: il costo è schizzato alle stelle dopo l’introduzione dell’obbligatorietà. In caso di problemi, chi paga? Sempre noi, con le imposte, perché è lo Stato a risarcire i danneggiati. Peggio ancora: il piano, evidente, mira a imporre l’obbligo a tutti, anche agli adulti (come in Argentina, dove alle vaccinazioni è vincolato il rinnovo del passaporto, come quello della patente di guida). Come chiamarlo, questo schifo? E poi: possibile che non ci sia un cane di politico che lo denunci? Non dovevano essere lì per quello, i 5 Stelle? Non a caso, infatti, sono stati votati da milioni di italiani. Molti dei quali oggi sono letteralmente inferociti: «Il mio voto non lo avranno mai più», annuncia Massimo Mazzucco, che accusa Giulia Grillo di essere la fotocopia di Beatrice Lorenzin. I militanti più irriducibili “perdonano” i grillini, perché se non cedessero al ricatto-vaccini finirebbero fuori dal governo? Tanto meglio, dice Mazzucco: se avessero il coraggio di denunciare il marcio, avete idea di come la prenderebbero, gli elettori? Se i 5 Stelle si dimettessero in nome della sicurezza sanitaria dei cittadini, il giorno dopo verrebbe giù l’Italia. Ma non lo fanno: e questo ci fa capire chi sono, veramente.
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Scanu: l’informazione sporca è complice dei vaccini sporchi
Ci sono tanti modi per mentire: produrre dati falsi, interpretare in modo tendenzioso quelli disponibili. Ingigantire fatti irrilevanti o, al contrario, sminuire dati importanti. E magari omettere informazioni indispensabili. Nella stampa italiana, scrive Patrizia Scanu, segretaria del Movimento Roosevelt, non è raro imbattersi in questo tipo di disinformazione. Un caso esemplare? I vaccini imposti. Magari “sporchi” e inefficaci (come denunciato dall’ordine dei biologi) oppure pericolosi, tali da creare problemi al 40% dei bambini vaccinati (come riscontrato dalla Regione Puglia). Due notizie devastanti, capaci di demolire la certezza “teologica” sui vaccini sicuri. Qualcuno ne ha parlato, sui grandi media? Giornalisti non pervenuti: silenti, distratti, reticenti. Spesso ripiegano sull’autocensura, «come compromesso accettabile per tutelare la carriera, la vita familiare o la propria incolumità personale». Quanto siano micidiali, le “fake news” ufficiali che ci mettono tutti in pericolo, lo si era già visto con la Lorenzin: nessuna testata andò a controllare se fosse vera la notizia dei 270 bambini inglesi morti per morbillo nel 2013 (non lo era: non ne morì nessuno).L’aver lasciato circolare una menzogna così grave, e su una questione così delicata per la tutela dei cittadini più indifesi, «rimarrà nella storia nazionale come un atto vergognoso e imperdonabile, un vero e proprio tradimento», scrive Patrizia Scanu sul blog del Movimento Roosevelt. Il tema è sempre più scottante, dopo il patto per frenare la ricerca scientifica scritto da Roberto Burioni e firmato da Grillo, Renzi e Mentana. Un gruppo di medici, oggi, ricorre la magistratura per diffidare lo stesso Burioni dal diffondere notizie false, sui vaccini. Ma non è che i telegiornali strombazzino l’evento: silenziarono addirittura l’annuncio ufficiale della commissione difesa, che a inizio anno parlò di 7.000 militari italiani (di cui 1.000 già morti) colpiti da malattie gravissime, al 50% imputabili proprio alle vaccinazioni somministrate. «Il fatto stesso di aver tenuto all’oscuro i cittadini dei contenuti più scottanti di un fondamentale atto parlamentare – osserva Patrizia Scanu – appare una manipolazione della verità di dimensione inaudita», anche perché «l’omissione è una menzogna non meno grave della produzione di dati falsi», visto che i suoi effetti sono identici, ovvero: «Impedire la formazione di un’opinione fondata».Nelle ultime settimane, poi, «siamo giunti all’apoteosi della menzogna». Omertà assoluta sulla “farmacovigilanza attiva” promossa dalla Puglia: anziché limitarsi ad attendere eventuali ricoveri, la Regione ha attentamente controllato, giorno per giorno, i bambini vaccinati. Risultato increscioso: problemi per 4 piccoli su 10. Senza la sorveglianza attiva, infatti, solo una minima parte degli effetti indesiderati finisce nelle statistiche, che quindi sono inattendibili. Su “Quotidiano Sanità”, Silvio Tafuri scrive che in Italia – su 7 milioni di bambini vaccinati – si sono riscontrate 900 problematicità, ma soltanto 56 “eventi avversi gravi”. Ben diverso lo scenario illuminato dalla Puglia: su 1.672 soggetti inclusi nel progetto di vigilanza attiva, sono ben 656 le segnalazioni di eventi avversi, esattamente il 39,23% del totale. «Ma non ci avevano detto a reti unificate che erano uno su un milione? O addirittura, come aveva affermato Alberto Villani, presidente dell’Associazione italiana di pediatria, 3 o 4 negli ultimi vent’anni?». Pallottoliere alla mano, la Puglia costringe a cambiare le statistiche: estendendo la vigilanza attiva, i casi critici sarebbero 392.300 su ogni milione, cioè 4 bambini su 10. Allora – conclude Parizia Scanu – era fondata eccome, la preoccupazione dei genitori “somari e ignoranti”.Quanti casi verrebbero fuori, se la vaccinovigilanza attiva venisse condotta in tutte le Asl d’Italia? E quali sorprese avremmo se si analizzassero gli effetti indesiderati di tutti i vaccini? E se si prolungasse oltre i 12 mesi di questo studio? E se si studiassero gli effetti a lungo termine? Si scopre poi che gli effetti avversi sono correlati alla somministrazione contemporanea di due vaccini virali, quadrivalente Mprv (morbillo, parotite, rosolia e varicella) e l’Hav (epatite A). E la stragrande maggioranza dei casi riguarda bambini di età inferiore ai due anni. «E se avesse avuto ragione quel pazzo di Andrew Wakefield a suggerire di non vaccinare contro morbillo, parotite e rosolia prima dei due anni, per ridurre gli effetti avversi? E se non fossero poi così dementi i genitori a chiedere che non vengano iniettati troppi vaccini contemporaneamente, specie antivirali?». E poi: qualcuno, nel report della regione Puglia, commenta questi sconvolgenti risultati? «No, assolutamente. Va tutto bene, madama la marchesa». Domande obbligatorie, che i media non si pongono: quanti sono i danneggiati gravi che non guariscono, moltiplicati per tutte le dosi di tutti i vaccini di tutti i bambini italiani? Sono di più o di meno dei danneggiati dalle malattie per le quali si vaccina?Come si fa a dire che “questo vaccino è assolutamente sicuro”, a fronte di questi dati? E le autorità sanitarie? Hanno commentato? Nessuno lo ha fatto, scrive Patrizia Scanu: lo ha scoperto un gruppo di genitori del Moige, ascoltati dalla commissione sanità in Senato il 20 novembre scorso. «Poi, come sempre, è calato il silenzio». Stessa coltre di nebbia sulla notizia, ancora più sconvolgente, diffusa da un unico giornale (il quotidiano romano “Il Tempo”, diretto da Franco Bechis) riguardo alle contro-analisi commissionate ai biologi italiani dal Corvelva, associazione veneta di genitori contrari all’obbligo vaccinale. Immediati gli strepiti delle “vestali della scienza”, che gridano alla bufala e tacciano di ignoranza i laboratori coinvolti. “Repubblica” parla addirittura di 130 scienziati, pezzi grossi delle università italiane, edi ben 15 istituzioni straniere, senza però elencarne i nomi. «Il tono come sempre è sprezzante – annota Scanu – e mira a screditare i dati di Corvelva», A difendere le analisi indipendenti, oltre al presidente dei biologi Vincenzo D’Anna, provvede la dottoressa Loretta Bolgan, laureatasi ad Harvard, ma al mainstream non basta.Perché tanta sdegnosa riprovazione? «Perché dal laboratorio – risponde Patrizia Scanu – vengono fuori risultati agghiaccianti, benché del tutto provvisori, e soprattutto perché la notizia è trapelata, rompendo la spirale del silenzio». Alcuni campioni di “vaccini sicuri” sono risultati infarciti di antibiotici, diserbanti, erbicidi, acaricidi e metaboliti della morfina. Sono state rilevate sequenze di Dna umano (feti) e non umano (virus e retrovirus nocivi, batteri, vermi). L’Aifa si difende: i vaccini, dice, sono sottoposti ad analisi incrociate – delle aziende produttrici, e di laboratori accreditati. Benissimo, risponde D’Anna: allora esibitele, queste analisi: se sono davvero così rassicuranti, perché non mostrarle? Servirebbe a zittire, a ragion veduta, i genitori del Corvelva. Che – essendo ben informati – sono perfettamente al corrente dello scandalo emerso negli Stati Uniti, a proposito di mancanza totale di trasparenza, proprio sui vaccini. L’avvocato Robert Kennedy junior, rampollo della nota famiglia, ha scoperto che – nel suo grande paese – da ormai 32 anni nessuno esegue più controlli autonomi sulla sicurezza dei vaccini.Ovvero: «Nessuno controlla, in modo indipendente dalle aziende, la sicurezza dei preparati vaccinali, mentre per tutti gli altri farmaci i controlli sono molto stretti e vincolanti». Nel solo 2016, le segnalazioni di danni da vaccino negli Usa sono state 59.711 (con ben 432 morti). Visto che ma manca la vigilanza attiva (e quindi ufficialmente i problema tocca solo l’1% dei vaccinati), secondo Kennedy i bambini realmente danneggiati potrebbero essere quasi 6 milioni in un solo anno, con ben 43.200 bambini morti a causa del vaccino. Possibile? Teoricamente, la notizia è enorme: perché la stampa non si incarica di verificarla? Riguardo all’obbligo vaccinale, insiste Patrizia Scanu, «non siamo di fronte a una questione scientifica, ma a una questione politica, etico-giuridica e di libertà dell’informazione». Ovvero: «Non si può obbligare nessuno a un trattamento medico non necessario alla sopravvivenza, perché il corpo è inviolabile». Né si può «limitare l’esercizio di un diritto civile come il diritto all’istruzione, per costringere a compiere un’azione contraria alla propria volontà e di dubbia sicurezza per la propria incolumità».E’ insopportabile e pericoloso, aggiunge la segretaria del Movimento Roosevelt, che la stampa «continui a fare propaganda, anziché informazione, e a nascondere informazioni determinanti per la pubblica opinione». Le autorità sanitarie? Devono garantire con ogni trasparenza possibile la salute dei cittadini: non possono trattenere o manipolare informazioni così rilevanti quando è in gioco il benessere fisico dei più indifesi. «Senza trasparenza non c’è democrazia». Libertà di espressione, di critica, di informazione: qui manca tutto. «Se non altro, le analisi del Corvelva hanno il merito di aver rotto il muro di fallacie propagandistiche e di affermazioni dogmatiche (e dogmaticamente false) con le quali si è finora impedito un dibattito serio sulle vaccinazioni obbligatorie». Espellere dall’ordine i medici scomodi disonora la scienza e svilisce la democrazia. Occorre alzare lo sguardo, insiste Patrizia Scanu: «Il problema – gravissimo e gravemente minaccioso per tutti noi – è quello dell’informazione manipolata, non la falsa e artificiosa contrapposizione tra “pro-vax” e “no-vax”».Ci sono tanti modi per mentire: produrre dati falsi, interpretare in modo tendenzioso quelli disponibili. Ingigantire fatti irrilevanti o, al contrario, sminuire dati importanti. E magari omettere informazioni indispensabili. Nella stampa italiana, scrive Patrizia Scanu, segretaria del Movimento Roosevelt, non è raro imbattersi in questo tipo di disinformazione. Un caso esemplare? I vaccini imposti. Magari “sporchi” e inefficaci (come denunciato dall’ordine dei biologi) oppure pericolosi, tali da creare problemi al 40% dei bambini vaccinati (come riscontrato dalla Regione Puglia). Due notizie devastanti, capaci di demolire la certezza “teologica” sui vaccini sicuri. Qualcuno ne ha parlato, sui grandi media? Giornalisti non pervenuti: silenti, distratti, reticenti. Spesso ripiegano sull’autocensura, «come compromesso accettabile per tutelare la carriera, la vita familiare o la propria incolumità personale». Quanto siano micidiali, le “fake news” ufficiali che ci mettono tutti in pericolo, lo si era già visto con la Lorenzin: nessuna testata andò a controllare se fosse vera la notizia dei 270 bambini inglesi morti per morbillo nel 2013 (non lo era: non ne morì nessuno).
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Germogli di cotone sulla Luna (e balle spaziali sulla Terra)
E’ di pochi giorni fa la notizia che i cinesi sarebbero andati sulla luna a piantare germogli di cotone. Apprendo ora con profonda tristezza che il germoglio è morto. Ero piccolo quando andammo per la prima volta sulla luna. Già alle elementari mi ponevo alcune domande, ed ero sicuro che da grande forse avrei capito. Mi domandavo come facessero ad atterrare su un punto (uno) sulla luna, e dichiarare solennemente “non c’è vita sulla luna”. Ma non potrebbero esserci altre forme di vita invisibili ai nostri occhi? Non potrebbero esserci esseri che si sono nascosti al nostro arrivo, magari sotto terra? Esseri capaci di vivere in circostanze climatiche totalmente diverse dalle nostre? Poi gettavo nel dimenticatoio quelle domande. Loro sono scienziati – pensavo – sapranno bene quello che dicono; da grande capirò. Poi divenni grande, iniziai a ragionare e capii che era l’arroganza degli scienziati a decretare che non ci fosse vita; perché un minimo di buon senso basterebbe per capire che possono esistere migliaia di forme di vita diverse dalle nostre, ancorché noi non possiamo vederle. Ma la scienza purtroppo non va a braccetto col buon senso, quando se ne fa di essa una religione. Poi sono venuti i documentari di Mazzucco, e ho capito che la storia della luna è proprio una balla.
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A chi giovano le sconcertanti minacce rivolte a Mentana?
Tutto si può imputare, a Enrico Mentana, tranne che la mancanza di cordialità e di umana empatia. E’ un affabile surfer, il direttore del telegiornale de La7, nel mare tempestoso delle fake news ufficiali: magari dribbla le verità più scomode e sta ben attento a non uscire mai dalla cornice disegnata dagli spin doctor dell’establishment, ma almeno non partecipa alle crocifissioni rituali che il sistema infligge, con acrimonia, a questo e a quello, attraverso propagandisti con la bava alla bocca, travestiti da giornalisti. Di tutto si sentiva la mancanza, oggi in Italia, fuorché di un bel costume da martire, tagliato su misura per l’Enrico nazionale. Alla bisogna ha prontamente provveduto la mano (anonima, ovviamente) che gli ha indirizzato minacce mafiose, evocando l’oscura escatologia della forca che attenderebbe, un giorno, i malfattori della disinformazione. La minaccia è stata accolta così seriamente da mobilitare nientemeno che il primo ministro, dichiaratosi preoccupato per l’incolumità della libera informazione – che evidentemente nel nostro paese esiste ancora, secondo Giuseppe Conte.Par di sentire l’eco di antiche, orrende canzoni. Del tipo: negli anni di piombo, giornalisti come Indro Montanelli finirono all’ospedale “gambizzati” (mentre altri, come Walter Tobagi e Carlo Casalegno, non ebbero altrettanta fortuna). Nel saggio “Gli stregoni della notizia”, Marcello Foa – ora presidente della Rai – accusa frontalmente la categoria a cui appartiene: l’autocensura quotidiana, praticata in ossequio al potere, mina il giornalismo. Gli toglie prestigio e credibilità, e alla fine indebolisce il sistema democratico stesso, privandolo delle verità indispensabili alla buona salute dell’opinione pubblica. Oggi ci si mette a ridere, al solo ricordo della fialetta agitata da Colin Powell alle Nazioni Unite, per sembrare più convincente nel vendere la bufala delle armi di sterminio di Saddam. Ma il sorriso sparisce subito, se solo si prova a far presente – anche a Mentana – che architetti e ingegneri americani hanno dimostrato, in modo ormai incontrovertibile, che le Torri Gemelle non possono essere crollate in quel modo solo per l’impatto di aerei dirottati.Con Enrico Mentana ha ingaggiato una sorta di leale duello a distanza, a viso aperto, un personaggio come il regista e video-reporter Massimo Mazzucco, autore del primo documentario d’inchiesta sull’11 Settembre, “Inganno globale”, trasmesso proprio da Mentana nel 2006 in prima serata, su Canale 5. Bei tempi, dice Mazzucco, quando l’Enrico faceva ancora il giornalista, e quindi dava spazio anche all’altra campana, la versione non ufficiale dei fatti. Col tempo, non ha solo silenziato le indagini indipendenti sull’11 Settembre. Si è allineato all’establishment su tutto: dalla politica all’economia, sposando in modo acritico la teologia dell’austerity. Vale anche per il cosiddetto complottismo declassato a gossip. Invece di indagare giornalisticamente sulle scie che stranamente imbrattano i cieli da alcuni anni, suscitando interrogativi nella popolazione (e persino interrogazioni in Parlamento), si preferisce ridere di “quelli che credono alle scie chimiche”. Le famiglie italiane sono state terremotate dall’obbligo vaccinale per bambini e neonati? E certo, lo vuole “la scienza”. E la sanità della Regione Puglia, che ha scoperto che il 40% dei bimbi vaccinati ha subito reazioni avverse? E non è “scienza” l’ordine dei biologi, che ha scoperto vaccini “sporchi” e inefficaci, perché privi degli agenti immunizzanti?Mazzucco si occupa anche di vaccinazioni – come tanti, sul web – cercando di mettere insieme notizie e ragionamenti logici. Consultando i maggiori fotografi internazionali, nel documentario “American Moon” ha dimostrato che le immagini del mitico allunaggio del 1969 furono girate in studio. Si è occupato anche di cannabis, Mazzucco, scoprendo che c’era la lobby del petrolio dietro la storica decisione di criminalizzare di punto in bianco l’uso della canapa, oggi rivalutata in campo oncologico. E sempre a proposito di salute, lo stesso Mazzucco si è occupato anche di cancro, rivelando che – da cent’anni – i medici che avrebbero imparato a guarire i pazienti colpiti da tumori vengono semplicemente ignorati e silenziati, quando non messi all’indice. Milanese come Mentana, Mazzucco è nato come fotografo, assistente di Oliviero Toscani. Poi è passato al cinema, lavorando per anni – da regista e sceneggiatore – negli studios della De Laurentiis, a Hollywood. Fino a quel maledetto lunedì 11 settembre 2001, quando ha visto il seguente spettacolo: due aerei hanno potuto centrare le Torri Gemelle senza che nessun F-16 si fosse levato il volo, quantomeno nell’eternità di tempo trascorsa tra il primo e il secondo impatto.Quella mattina, a proteggere la superpotenza più armata del mondo c’erano solo due velivoli pronti a decollare, muniti di missili, più altri due di riserva. Tutti gli altri – centinaia – erano stati trasferiti per esercitazioni concomitanti, lontanissimo da New York. Una circostanza più che anomala: mai prima verificatasi, nella storia degli Usa (né mai più ripetutasi, infatti). Nel saggio “La guerra infinita”, uscito nel 2003, Giulietto Chiesa ricorda che l’ordine di attacco per l’Afghanistan era sulla scrivania di George W. Bush già il 9 settembre 2001, lo stesso giorno in cui i terroristi del “signore della guerra” Gulbuddin Hekmatyar uccisero l’unico legittimo leader agfhano, Ahman Shah Massoud. Troppo ingombrante, Massoud: campione della resistenza nazionale, prima contro l’Urss e poi contro i Talebani, sarebbe stato facilmente acclamato come nuovo presidente, una volta riconquistata Kabul. Gli assassini di Massoud – disse Benazir Bhutto – erano protetti dall’Isi, l’intelligence militare del Pakistan, succursale della Cia. «Mi candido alle elezioni», annuciò la Bhutto, «per ristabilire la verità». Saltò in aria in piena campagna elettorale, il 27 dicembre 2007, dilaniata da una bomba.Spesso, Enrico Mentana ha espresso nostalgia per il suo primo amore, la politica estera. Che fine ha fatto, dopo tanti anni, la voglia di scavare dietro la verità ufficiale della geopoltica? Mentana ha fatto la storia del giornalismo televisivo italiano: giovane esponente del Psi approdato in Rai grazie a Bettino Craxi, nel 1991 – a soli 37 anni – accettò la grande scommessa prospettatagli da Berlusconi: creando l’allora rivoluzionario Tg5, mandò in pensione il letargico e paludato Tg1, imponendo un nuovo tipo di informazione, brillante e fulminea, che già anticipava la velocità attuale del web, l’immediatezza istantanea dei social. Una volta approdato a La7, Mazzucco gli rinfaccia di essersi sprofondato nella nuova poltrona: poteva essere “il primo degli ultimi”, la maggiore delle voci indipendenti (in piena coerenza con la sua storia professionale) e invece si è rassegnato a essere “l’ultimo dei primi”, mestamente allineato al coro.Le residue illusioni sono cadute dando uno sguardo allo strombazzatissimo giornale online che Mentana ha aperto, in proprio, con il lodevole intento di dare spazio ai giovani giornalisti. Sulla nuova testata, “Open”, le notizie di apertura sono però di questo tenore: “Suoni e visioni: Google lancia l’Interpreter Mode, è l’inizio della fine degli interpreti umani?”. Ora, Mentre Mazzucco e gli altri ex estimatori augurano la buonanotte al fu Enrico Mentana, c’è però chi gli augura tutt’altro: “Presto vi puniremo, sappiamo tutto di voi, punirvi è un dovere”. Questo il messaggio che Mentana ha ricevuto, firmato “Boia chi molla”, con tanto di svastica. L’Italia ribolle di risentimenti, in parte fuori controllo: il governo gialloverde ha provato a metterci una pezza, ma con risultati deludenti. La stessa Europa sta franando, dai Gilet Gialli alle convulsioni post-Brexit. La tensione è in aumento ovunque, dopo gli opachi attentati domestici di marca Isis. Si avvicinano le europee, insieme alla temuta recessione. Cresce il caos? Manca solo il fantasma peggiore: quello del terrorismo. Qualcuno – non si sa chi – lo rianima prontamente, riuscendo a trasformare in quasi-eroe persino lo sbiadito, reticente Enrico Mentana.Mala tempora currunt: su pressione dell’oligarca tedesco Günther Oettinger, commissario Ue, il Parlamento di Strasburgo ha gettato le basi per un vero e proprio bavaglio del web, che impone il filtro dei contenuti sulle maggiori piattaforme (Google, Facebook, YouTube) e mette virtualmente fine alla libera circolazione dei link. E’ di questo che ha paura, il mainstream, dopo le ultime sconfitte subite: il referendum di Renzi e l’euro-diserzione del Regno Unito, la vittoria di Trump e quella dei gialloverdi. Comunque vada a finire, se mai dovesse sciaguratamente prendere corpo una reale minaccia di tipo terroristico contro la cosiddetta libera informazione, ci ritroveremmo di fronte a un copione già scritto: ancora più potere ai media mainstream, e un’ulteriore emarginazione dei media indipendenti, comodamente criminalizzabili in blocco. Come ha da poco ricordato lo stesso Mazzucco, l’imbecille di turno non manca mai. Il problema non è lui, ma chi poi lo manipolerà. Storia: le prime Br erano un fenomeno spontaneo. Quelle che uccisero Moro, non più.Di tutte le guerre striscianti in corso oggi, quella per l’informazione è la più cruciale: senza l’appoggio “militare” del mainstream, uno come Monti sarebbe stato preso a pesci in faccia, nel 2011. I vari Cottarelli e Moscovici possono sfilare tranquillamente in passerella davanti alle telecamere: nessun grande giornale e nessun telegiornale prenderà mai in seria considerazione le voci, anche molto autorevoli, che smontano ogni giorno le loro tesi. E’ una vera e propria emergenza democratica, quella dell’informazione manipolata. Lo dimostra, ogni giorno di più, il deficit di credibilità che oggi colpisce i giornalisti, una categoria di cui ormai la maggioranza della popolazione non si fida più. Attaccarli in modo sgangherato e proditorio non può che rafforzarli, puntellandone la pericolante attendibilità. Saranno ancora loro a scendere nell’arena delle prossime europee, ciascuno scrupolosamente “embedded”, precisamente istruito dai club come l’Aspen, il Bilderberg e la Trilaterale, sempre così premurosi nel fabbricare il consenso quotidiano attorno all’oligarchia neoliberista che ha silenziosamente svuotato le nostre democrazie, appaltate a politici di cartone trasformati in star da ex giornalisti che di tutto si occupano, tranne che delle vere ragioni della grande crisi.(Giorgio Cattaneo, “A chi giovano le sconcertanti minacce rivolte a Enrico Mentana?”, dal blog del Movimento Roosevelt del 17 gennaio 2019).Tutto si può imputare, a Enrico Mentana, tranne che la mancanza di cordialità e di umana empatia. E’ un affabile surfer, il direttore del telegiornale de La7, nel mare tempestoso delle fake news ufficiali: magari dribbla le verità più scomode e sta ben attento a non uscire mai dalla cornice disegnata dagli spin doctor dell’establishment, ma almeno non partecipa alle crocifissioni rituali che il sistema infligge, con acrimonia, a questo e a quello, attraverso propagandisti con la bava alla bocca, travestiti da giornalisti. Di tutto si sentiva la mancanza, oggi in Italia, fuorché di un bel costume da martire, tagliato su misura per l’Enrico nazionale. Alla bisogna ha prontamente provveduto la mano (anonima, ovviamente) che gli ha indirizzato minacce mafiose, evocando l’oscura escatologia della forca che attenderebbe, un giorno, i malfattori della disinformazione. La minaccia è stata accolta così seriamente da mobilitare nientemeno che il primo ministro, dichiaratosi preoccupato per l’incolumità della libera informazione – che evidentemente nel nostro paese esiste ancora, secondo Giuseppe Conte.
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Mazzucco: che pena, se Grillo si allinea anche sui vaccini
Bei tempi, quando Grillo era ancora Grillo. Da parte sua, dire che non è favorevole all’obbligo vaccinale «è un modo vile per togliersi dal pasticcio nel quale si è cacciato», dopo aver firmato – con Renzi – l’appello di Roberto Burioni che di fatto invita lo Stato a emanare leggi «che impediscano alla scienza di fare il suo mestiere, cioè di non smettere mai di porre in discussione le certezze apparenti, anche in tema di vaccini». Per Masssimo Mazzucco, è devastante il danno che Grillo ha inferto al vasto movimento (fatto di medici e genitori) che rivendica il diritto di essere informato, sulle vaccinazioni. Prescrizioni ormai obbligatorie, con l’introduzione della legge Lorenzin: «Era la prima norma che il governo gialloverde avrebbe dovuto eliminare, come peraltro annunciato in campagna elettorale, e invece non l’ha fatto». Strano? No, ma triste: «Più ti avvicini al potere – dice Mazzucco – e più trovi qualcuno che ti batte la mano sulla spalla, per dirti che certi interessi non li puoi toccare. Lo stesso Salvini, ieri contrario all’obbligo vaccinale, oggi tace. Se non altro – aggiunge Mazzucco – almeno, Salvini ha la decenza di non schierarsi apertamente, come fa Grillo, dalla parte di quelli che fino a ieri erano gli avversari dichiarati, cioè Burioni e Renzi».Roberto Burioni è l’immunologo che fa fatto della crociata-vaccini una ragione di vita. Grillo ha detto di non conoscerlo neppure. «Curioso, non vi pare?». Povero Beppe: «Che fa, firma un documento come quello senza accorgersi che, tra le righe, propone di silenziare – per legge – anche scienziati come il presidente dei biologi, Vincenzo D’Anna, che ha scoperto vaccini “sporchi” e inefficaci? Non si rende conto, Grillo, che così facendo sdogana il pensiero unico di Big Pharma come il solo ammissibile, negando agli italiani il diritto democratico di essere innanzitutto informati sulla sicurezza dei vaccini che vengono iniettati ai neonati?». Porta lontano, l’amarezza che Mazzucco esprime nella diretta web-streaming su YouTube con Fabio Frabetti di “Border Nights”. «Per principio – sottolinea – non escludo mai la buona fede di nessuno, quindi neppure quella di Grillo: che in ogni caso è ancora in tempo a prendere le distanze da quel documento, se l’ha firmato incautamente, ritirando la sua firma». Certo però che siamo di fronte all’ennesima retromarcia tattica: uno dopo l’altro, tutti i cavalli di battaglia del Movimento 5 Stelle finiscono in soffitta. Al punto da far dilagare il sospetto che Grillo non sia mai stato altro che un abile “gatekeeper”, un dirottatore del dissenso, da “addormentare” poi con calma, affidando a personaggi come Di Maio il pensionamento progressivo, e sempre più sbiadito, delle dirompenti denunce di un tempo.C’era una volta il Beppe Grillo rampante, il trascinatore dei teatri: tuonava contro i vaccini e gli abusi di Big Pharma, contro l’acquisto degli inutili F-35, contro l’euro e contro il bieco signoraggio bancario. «Tutti temi mai più riproposti, ora che ci sarebbe la possibilità – coi 5 Stelle al governo – di affrontarli in modo finalmente incisivo». Su un tema, dice Mazzucco, Grillo non si era scatenato nemmeno prima, quand’era ancora un battitore libero: «Lo avvicinai per chiedergli supporto, riguardo ai miei documentari e ai libri di Giulietto Chiesa, ma lui mi disse che, se si fosse messo a parlare anche di 11 Settembre, il suo pubblico non l’avrebbe più seguito». Fabio Frabetti conferma: in uno dei suoi spettacoli, una sera, Grillo citò la denuncia di Thierry Meyssan: interamente falsa la versione ufficiale, secondo cui le Torri Gemelle sarebbero crollate per via dell’impatto con gli aerei. «La sala praticamente ammutolì», segno che il timore di Grillo era fondato: sarebbe stato troppo, per quel pubblico, accettare anche quella verità. Grillo “gatekeeper”? «Mi rifiuto di crederlo – taglia corto Mazzucco – anche perché parliamo di spettacoli di molti anni fa».Piuttosto, ragione l’autore di “Inganno globale” e “La nuova Pearl Harbor”, il più delle volte la realtà è più semplice. «Succede che arrivi nella stanza dei bottoni, e quel giorno “qualcuno” ti spiega che devi rinunciare a molte delle tue idee. Accade per gradi, senza che vi sia per forza chissà quale complotto, già in partenza». E’ uno schema che si ripete sempre, insiste Mazzucco, citando gli anni di piombo: «Le Brigate Rosse non le avevano inventate i servizi segreti che poi le hanno infiltrate. All’inizio, erano un fenomeno spontaneo. Poi, un giorno, i fondatori delle prime Br – Curcio e gli altri – sono finiti tutti in galera. Da quel momento le nuove leve hanno comiciato a sparare e uccidere, fino alla tragedia di Aldo Moro». E oggi rieccoci qua, con i due Grillo all’opera: la ministra Giulia, che si guarda bene dal bocciare la legge Lorenzin, e l’ex mattatore Beppe, che si mette a tifare per i Talebani della vaccinazione universale, da imporre per legge e a scatola chiusa. Il governo gialloverde? «Non si capisce in cosa si differenzi dai precedenti, visto il poco o nulla che sta combinando, allineato com’è al volere dei soliti poteri forti». Elettori ingannati fin dall’inizio o traditi da politici non all’altezza della situazione? Mazzucco propende per la seconda ipotesi: al di là delle ciance, a Lega e 5 Stelle mancano “gli attributi” per imporsi, e difendere – davvero – gli italiani.Bei tempi, quando Grillo era ancora Grillo. Da parte sua, dire che non è favorevole all’obbligo vaccinale «è un modo vile per togliersi dal pasticcio nel quale si è cacciato», dopo aver firmato – con Renzi – l’appello di Roberto Burioni che di fatto invita lo Stato a emanare leggi «che impediscano alla scienza di fare il suo mestiere, cioè di non smettere mai di porre in discussione le certezze apparenti, anche in tema di vaccini». Per Masssimo Mazzucco, è devastante il danno che Grillo ha inferto al vasto movimento (fatto di medici e genitori) che rivendica il diritto di essere informato, sulle vaccinazioni. Prescrizioni ormai obbligatorie, con l’introduzione della legge Lorenzin: «Era la prima norma che il governo gialloverde avrebbe dovuto eliminare, come peraltro annunciato in campagna elettorale, e invece non l’ha fatto». Strano? No, ma triste: «Più ti avvicini al potere – dice Mazzucco – e più trovi qualcuno che ti batte la mano sulla spalla, per dirti che certi interessi non li puoi toccare. Lo stesso Salvini, ieri contrario all’obbligo vaccinale, oggi tace. Se non altro – aggiunge Mazzucco – almeno, Salvini ha la decenza di non schierarsi apertamente, come fa Grillo, dalla parte di quelli che fino a ieri erano gli avversari dichiarati, cioè Burioni e Renzi».