Archivio del Tag ‘sopravvivenza’
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L’avvocato dei morti viventi: l’Italia in mani straniere
Come Vlad l’Inestinto, Giuseppe Conte sopravvive a se stesso a modo suo, fingendo di essere vivo tra le anime morte del Parlamento italiano, cioè i disperati peones del patetico “uno vale uno” e la puntuale ciurma dei voltagabbana di cui è provvida la gloriosa tradizione italica. Sbiadisce il finto outsider Matteo Renzi, campione dello spreco: l’unico autentico talento affabulatorio comparso sulla scena, da anni, subito messosi al servizio della guerra santa dei Marchionne e dei Burioni, dei Tony Blair d’ogni tempo, dei signori di BlackRock a cui regalare il succulento boccone di Poste Italiane, azienda in ottima salute e dunque semi-privatizzata ad personam. Sul trono sembra restare il sempre più precario Re Travicello di Volturara Appula, con la sua rete di servizi segreti e cardinali che lo utilizzò già nel 2018 come testa di legno, infiltrato dormiente del vero potere, allarmato dalle inquietudini elettorali che sembravano agitare il partito-chiesa dei No-Tap, No-Muos, No-Ilva, No-Tutto.
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“Io Apro”: sacrosanto, non si può vivere come scarafaggi
“Io Apro”, certo. Chi l’avrebbe mai detto, che uscire una sera a cena sarebbe diventato un atto rivoluzionario? La verità è che è in corso un attentato, contro di noi: il settore che si sta colpendo più duramente è quello dell’intrattenimento, della socialità, delle relazioni, dell’espressione dell’essere umano. Ed è colpito anche l’aspetto psico-fisico della nostra salute. Io ho tre figli: ragazzi di 15, 18 e 21 anni. Gli sta calando addosso una forma subdola di depressione: hanno meno entusiasmo per lo studio e per la vita, i loro amici se ne stanno rintanati in casa, l’unica possibilità di vedersi la sera è rappresentata da un caffè all’autogrill. Come esponente del Movimento Roosevelt, aderisco alla “protesta gentile” dei ristoratori di “Io Apro”: a Roma, il 15 gennaio andremo a cena in un ristorante che violerà il divieto di aprire. Ci saranno con noi gli avvocati del Sostegno Legale Rooseveltiano per vigilare sull’operato delle forze dell’ordine, ove intervenissero. La Milizia Rooseveltiana, la nostra formazione di militanti, avrà una sorta di battesimo informale e ovviamente nonviolento.Chiarisco: il miliziano è un amante della vita, la Milizia stessa è un inno alla vita. Ammettiamolo: non possiamo vivere come scarafaggi kafkiani. E’ vero che il “bacarozzo” resiste a tutto, ma che vita fa? Il miliziano è “centrato”, spiritualmente: quindi, quando compie un’azione di protesta, di denuncia, di dissenso, sta difendendo cose molto più importanti di quelle che ci vendono, cioè l’essenza della vita. E attenti: è vero, abbiamo avuto un numero importante di morti, attribuiti al Covid, ma i media non parlano della morte di 400.000 aziende, che da marzo saranno ancora di più, “uccise” dalle restrizioni. Sono tantissime: rappresentano il 10% delle aziende italiane. E dietro ognuna di esse ci sono persone, famiglie, esseri umani. Sono il 10%, capite? Percentualmente, è come se fossero “morte” 6 milioni di persone.Il dramma è che ci hanno messo di fronte a questa scelta: morire di virus o morire di fame. La situazione è drammatica, ve l’assicuro. Aderire alla protesta di “Io Esco” non è fare una rivoluzione: è voler tornare a una vita degna di essere vissuta. E se è diventato “rivoluzionario” andare a cena fuori, farsi un aperitivo o bersi una birra al pub alle 11 di sera, allora siamo veramente messi male. Dunque, protestiamo. Ma non stiamo disobbedendo a delle cose sensate: sono misure insensate. Posso stare in un bar-tabacchi per giocare al superenalotto, mentre se voglio un caffè mi devo accontentare di un bicchiere da asporto. Non c’è logica, in quello che ci stanno proponendo. In compenso però c’è un disegno: ci vogliono soli e tristi. E’ a questo, che il miliziano si ribella. E’ un dovere umano, prima che civico. E’ un dovere di difesa dell’uomo, di quell’essere umano che Silvano Agosti ha proposto come patrimonio universale.Siamo una scintilla divina, dobbiamo tornare a pensarci come qualcosa di divino, non come un “bacarozzo” che deve sopravvivere mettendo da parte la gioia di vivere e la voglia di stare con le altre persone. Noi obbediamo a leggi superiori, quelle del giusnaturalismo: i diritti inviolabili dell’essere umano. E in questo, cito testualmente Bertrand Russell: «Non smettete mai di protestare. Non smettete mai di dissentire, di porvi domande, di mettere in discussione l’autorità, i luoghi comuni, i dogmi. Non esiste, la verità assoluta. Siate voci fuori dal coro, siate il peso che inclina il piano. Siate sempre in disaccordo, perché il dissenso è un’arma. Ma siate anche sempre informati: non chiudetevi alla conoscenza, perché anche il sapere è un’arma. Forse non cambierete il mondo, ma avrete contribuito a inclinare il piano nella vostra direzione, e avrete reso la vostra vita degna di essere raccontata. Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai».(Claudio Testa, dichiarazioni rilasciate nella diretta web-streaming su YouTube “Disobbedienza civile a Roma”, con Gioele Magaldi e con Fabio Frabetti di “Border Nights”. Il Movimento Roosevelt aderisce alla protesta di “Io Apro” in due ristoranti, a Roma e a Milano. Magaldi conferma il carattere nonviolento della protesta, ma avverte il governo: «Si sta per superare un limite: se qualcuno attenterà ai fondamenti ultimi della democrazia liberale, non porgeremo più l’altra guancia. La Milizia Rooseveltiana è pacifica e tale vuole restare, fintanto che la dialettica sarà fra persone che hanno solo una differente interpretazione della democrazia. Ma la nonviolenza non è un atteggiamento di acquiescenza e di disponibilità a farsi strappare di dosso la libertà: se poi si arriva alla tirannia, allora la rivoluzione non sarà più nonviolenta».“Io Apro”, certo. Chi l’avrebbe mai detto, che uscire una sera a cena sarebbe diventato un atto rivoluzionario? La verità è che è in corso un attentato, contro di noi: il settore che si sta colpendo più duramente è quello dell’intrattenimento, della socialità, delle relazioni, dell’espressione dell’essere umano. Ed è colpito anche l’aspetto psico-fisico della nostra salute. Io ho tre figli: ragazzi di 15, 18 e 21 anni. Gli sta calando addosso una forma subdola di depressione: hanno meno entusiasmo per lo studio e per la vita, i loro amici se ne stanno rintanati in casa, l’unica possibilità di vedersi la sera è rappresentata da un caffè all’autogrill. Come esponente del Movimento Roosevelt, aderisco alla “protesta gentile” dei ristoratori di “Io Apro”: a Roma, il 15 gennaio andremo a cena in un ristorante che violerà il divieto di aprire. Ci saranno con noi gli avvocati del Sostegno Legale Rooseveltiano per vigilare sull’operato delle forze dell’ordine, ove intervenissero. La Milizia Rooseveltiana, la nostra formazione di militanti, avrà una sorta di battesimo informale e ovviamente nonviolento.
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Facci: non siamo sudditi, disobbedire può essere un dovere
Primum vivere, secundis disobbedire. Perché la disobbedienza non è né giusta né sbagliata: la disobbedienza è un fatto acclarato, accettato, interpretato ogni giorno dalla totalità della popolazione italiana. No, non si parla del fisco o dei limiti di velocità, ma della sopravvivenza italiana al tempo del Covid. Un paese dove il governo (figurati questo) non è il maestro e il cittadino non è lo scolaro: non quello a cui insegnare le cose per come dovrebbero funzionare in un paese normale, talvolta europeo, un paese dove le regole si rispettino e quindi sia normale obbedirvi. La nostra realtà è un’altra: questo governo fa schifo come nessuno mai, il cittadino medio è civilmente acerbo e avvezzo ad arrangiarsi, e soprattutto da lassù – da qualche palazzo occupato da parvenu – nessuno ha più di tanto da insegnarci. Non è anti-politica, o, se lo è, è un anti-politica ad personam che si specchia nel nostro quotidiano vivere. Quindi andiamo con Margherita Hack: «La disobbedienza civile è necessaria quando le leggi sono contro la democrazia e la libertà. C’è il dovere di opporsi a una legge sbagliata». Proseguiamo con Indro Montanelli: «Più che comandare io preferisco disobbedire», eco di quanto già scrisse Jean-Jacques Rousseau: «Sarà difficile ridurre all’obbedienza chi non ama comandare».Scendiamo di qualche gradino (deve perdonarci) col buon Attilio Fontana, che l’altro ieri su “Libero” ha detto che comprende chi disobbedisce alle regole, perlomeno quelle palesemente assurde e cambiate continuamente, tipo il divieto di visitare parenti che abitano a pochi chilometri di distanza ma risultano in un altro Comune; tipo il divieto di circolare tra regioni dal 21 dicembre, tipo il non creare assembramenti dentro i negozi lasciando però che si creino nelle file fuori; tipo chiudere i ristoranti ligi alle regole. Ma è inutile e fuorviante fare degli elenchi, ora: di principio, occorre obbedire a tutte le regole, ma solo nella consapevolezza che l’unico semaforo che regolerà la realtà resterà appunto il senso di realtà, il principio di sopravvivenza. E qui ci permettiamo una citazione di Sergio Moroni, il deputato socialista che si suicidò il 2 settembre 1992 lasciando una lettera in cui ricordava «una cultura tutta italiana nel definire regole e leggi che si sa non potranno essere rispettate, muovendo dalla tacita intesa che insieme si definiranno solidarietà nel costruire i comportamenti che violano queste regole». La differenza è che a definire regole e leggi, nel 1992, era una classe politica comunque autentica, benché spazzata via dal ciclone giudiziario.Certo, il dovere civico viene sempre prima di tutto: anche prima di se stessi e prima della propria indole. Ma chi lo pensa – chi ritiene che il dovere sia al di sopra di tutto – ha bisogno di essere comandato essenzialmente dalla propria coscienza, se ne ha una. Chi lo pensa – che il dovere sia al di sopra di tutto – in genere però non si arroga anche il diritto di comandare ai propri simili, di additarli, rompergli i coglioni perché c’è un pezzo di naso che spunta dalla mascherina. Non obbedire ciecamente alla stupidità è quasi un dovere civico, ormai; la propensione a obbedire e bersi qualsiasi cazzata ministeriale, facendo pure da delatore contro il vicino di casa, è invece ciò che trasforma il cittadino in suddito. Solo i sudditi, per inciso, si faranno spiegare nel dettaglio come potranno passare il Natale. In concreto, dunque, che cosa abbiamo? Abbiamo ciò che concretamente vediamo (e ufficialmente non vediamo) tutti i giorni: migliaia di auto che non vanno tutte al lavoro, dove non tutti hanno la “giustificazione”, o se ce l’hanno spesso è farlocca, anche risibile, come lo è l’improvviso e irresistibile impulso di fare un pezzetto di spesa ogni giorno, andare in farmacia tutti i giorni, dal tabaccaio anche se non fumi, e dal barbiere, a trascinare il famoso cane ormai stremato, a fare jogging praticamente da fermi; insomma, quello che sappiamo, quello che vediamo.Notarella personale: vivo vicino a Milano Due, che ufficialmente è nel Comune di Segrate per una decina di metri: credete che chi vi abita, quotidianamente, non sconfini perché gliel’ha detto Giuseppe Conte? Non c’è da nascondere la mano, né c’è da fare esibizionismo della propria devianza. Già capitò allo scrivente di annunciare che sarebbe uscito nonostante i divieti: lo feci mettendomi mascherina e guanti (all’epoca guai se non mettevi i guanti, oggi guai se li indossi) per andare in una lontana montagna dove avrei rischiato di incontrare al massimo una capra; lo facevo in spregio a un governo indegno e cialtrone che si illudeva di poter giocare a tempo indeterminato con le mie libertà individuali e con il mio diritto di parola e di espressione. Lo facevo continuando a rispettare le distanze come tutti i cittadini dovrebbero fare, e come dovranno fare ancora per parecchio. Lo facevo tuttavia rifiutando di mettere “app” sul telefono perfettamente inutili (come si è rivelato) e lo facevo, e ancora faccio, senza affollare autostrade e raccordi e domeniche agostane dopo che il governo aveva sin troppo cambiato le regole, ma non aveva cambiato un buonsenso che è solo nostro e non possiamo ricondurre banalmente a obbedire o non obbedire. Il buonsenso è quello che ti fa rispettare sempre e comunque le forze dell’ordine. Il buonsenso è di chi si prende le responsabilità delle proprie violazioni formali.Il buonsenso è di chi non canta canzoni al balcone come un esibizionista deficiente, non appende bandiere conformiste: ma pensa con la propria testa e si confronta con regole che possono essere sacrosante o perfettamente idiote. Il vero pericolo è chi non disobbedisce per principio (mai) e accetta indiscriminatamente anche le regole di uno Stato che ha fatto i veri danni. Le regole del «siamo prontissimi» e «abbraccia un cinese», le regole di chi ha fatto ridicole gare Consip che hanno fatto perdere tempo decisivo, le regole di chi ha emesso decreti al rallentatore che hanno fatto partire per il Sud mezza Italia, di chi ha dato il tempo agli Stati confinanti di non venderci più neanche una mascherina, di chi ha fatto zone rosa, poi rosso annacquato, mandato in militari in Val Seriana salvo dirottarli altrove, di chi ha diviso le regioni per colori, di chi ha rinchiuso i bambini in casa ma ha liberato i cani, e poi non ha fatto assolutamente nulla per un’intera estate: salvo scrivere – il ministro della sanità – il libro “Perché guariremo”, sullo sfondo di un’Italia che ora sta morendo. Un’Italia dove c’è chi non ha realmente da mangiare, non ha risparmi, e ora non dovrebbe avere neanche le libertà fondamentali sulla base dell’ultima luna, dell’ultimo provvedimento, dell’ultimo cialtrone appiccicato alla poltrona con la scorta per sé e per la fidanzata. Obbedire è un dovere. Disobbedire, all’occorrenza, anche.(Filippo Facci, “Quando disobbedire è un dovere”, da “Libero” del 10 dicembre 2020).Primum vivere, secundis disobbedire. Perché la disobbedienza non è né giusta né sbagliata: la disobbedienza è un fatto acclarato, accettato, interpretato ogni giorno dalla totalità della popolazione italiana. No, non si parla del fisco o dei limiti di velocità, ma della sopravvivenza italiana al tempo del Covid. Un paese dove il governo (figurati questo) non è il maestro e il cittadino non è lo scolaro: non quello a cui insegnare le cose per come dovrebbero funzionare in un paese normale, talvolta europeo, un paese dove le regole si rispettino e quindi sia normale obbedirvi. La nostra realtà è un’altra: questo governo fa schifo come nessuno mai, il cittadino medio è civilmente acerbo e avvezzo ad arrangiarsi, e soprattutto da lassù – da qualche palazzo occupato da parvenu – nessuno ha più di tanto da insegnarci. Non è anti-politica, o, se lo è, è un anti-politica ad personam che si specchia nel nostro quotidiano vivere. Quindi andiamo con Margherita Hack: «La disobbedienza civile è necessaria quando le leggi sono contro la democrazia e la libertà. C’è il dovere di opporsi a una legge sbagliata». Proseguiamo con Indro Montanelli: «Più che comandare io preferisco disobbedire», eco di quanto già scrisse Jean-Jacques Rousseau: «Sarà difficile ridurre all’obbedienza chi non ama comandare».
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Brutte notizie: inferno in arrivo, nel Paradiso degli Imbecilli
Nel Paradiso degli Imbecilli, è chiamato antieuropeista chi giudica con severità lo squallore rapace di Angela Merkel e degli altri criminali che hanno retrocesso la Grecia nel terzo mondo e alterato i conti della Germania per alterare quelli dell’Europa. Hanno inflitto ai popoli infinite sofferenze sulla base di regole truccate, escogitate da conventicole segrete, di natura esoterica, animate da sete di potere e inconfessabili mire privatistiche. Nel Paradiso degli Imbecilli, i grandi ladri e i sommi imbroglioni di quest’epoca diventano statisti, rinomati influencer, valorosi attivisti al servizio di tutte le cause possibili, tranne una: quella della libertà dell’umanità e del riscatto dell’homo sapiens dalla sottomissione fraudolenta al quale è sottoposto, avendo rinunciato lui per primo, da gran tempo, a rassegnarsi all’idea di dover lottare per la propria dignità. Nel Paradiso degli Imbecilli, il bambino che osa dire che il Re è nudo è chiamato irresponsabile, sciagurato, folle negazionista. Se fosse meraviglioso come lo raccontano, il Paradiso degli Imbecilli, dovrebbe ospitare solo moltitudini gioiose, letteralmente invase dalla felicità. Non è così? Qualcosa non quadra? Non sta “andando tutto bene”?A turbare il Paradiso degli Imbecilli, infatti, è arrivato uno stranissimo virus – non certo il primo nella storia, e sicuramente neppure l’ultimo. Questo, però, dispone di un potere da far invidia ai suoi illustri “colleghi” precedenti, tragicamente ben più letali: il potere di paralizzare il mondo, devastando l’economia e abituando gli esseri umani a qualcosa di anche peggiore, cioè una vera e propria mutazione antropologica, in base alla quale un bene fino a ieri dato erroneamente per scontato – la libertà, da cui il diritto alla dignità economica – viene messo in archivio, in attesa di tempi migliori (che non arriveranno, stando almeno ai segni che si addensano nell’aria). Il peggiore di questi segni viene dal Canada, dove un deputato dell’Ontario ha scoperto che il governo di Ottawa sta preparando imprecisati “campi di detenzione” per i cittadini che dovessero opporsi al lockdown universale prossimo venturo, destinato a prolungarsi fin quasi alla fine del 2021. Questo, almeno, secondo il comitato governativo canadese sul cui operato sovrintende il primo ministro obamiano Justin Trudeau.Su “Scenari Economici”, Nicoletta Forcheri spiega: un’emergenza sanitaria così abnorme e spropositatamente dilatata, cestinando qualsiasi residuo diritto democratico, è solo l’alibi per il grande “reset” finanziario universale evocato a Davos e negli altri santuari del potere mondiale, tra salotti in cui dominano i soliti cognomi (Soros, Gates, Rockefeller e compagnia complottante). Fantasie? No: atti governativi, portati allo scoperto. Avvisaglie? Infinite: parlano da soli gli arresti eseguiti nello Stato australiano di Victoria (Melbourne), con manette scattate ai polsi di semplici cittadini che, da casa, avevano osano manifestare il loro dissenso con un post su Facebook. Il guaio è che alcune cose a volte accadono davvero, ma nel Paradiso degli Imbecilli si preferisce non saperle. Non è una novità. «Se dall’interno dei Lager un messaggio avesse potuto trapelare agli uomini liberi, sarebbe stato questo: fate di non subire nelle vostre case ciò che a noi viene inflitto qui». Lo scrive Primo Levi in “Se questo è un uomo”, come ricorda adesso – non casualmente – la stessa Forcheri.C’è una “magia” che ci tiene prigionieri, da molto tempo? Esatto: sta tutto qui il senso del successo della saga di Harry Potter, creata da Joanne Kathleen Rowling, cresciuta nelle retrovie di Amnesty International e poi “illuminata” sulla situazione mondiale da preziose imbeccate ricevute dall’aristocrazia massonica progressista, quella che sta lottando per riaccendere la luce, nel Paradiso degli Imbecilli dormienti. Ci avevano provato altri autori, per esempio nel cinema: intellettuali come Andy e Larry Wachowski (gli sceneggiatori di “Matrix”), o il regista Peter Weir, che nel 1998 presentò “The Truman Show” e l’anno seguente l’altrettanto indimenticabile “L’attimo fuggente”, con la scena finale – profetica, rivista oggi – degli studenti che si arrampicano sui banchi sfidando l’autorità, in segno di solidarietà verso l’uomo che aveva aperto loro gli occhi, il professor Keating.Di cosa si era parlato, ultimamente, nel Paradiso degli Imbecilli? Di niente. L’Italia del pre-lockdown si era scannata in dispute grottesche: Salvini e le Sardine, le sparate di Grillo, gli strafalcioni di Conte e Di Maio, le gaffe di Zingaretti. L’ultimo politico in circolazione in tempo di pace, Matteo Renzi, era caduto anche lui nel pantano della neolingua. A parte gli stucchevoli inglesismi-fregatura (Jobs Act su tutti), era inciampato nel semplicismo di un vocabolo mercantile (rottamazione) e nell’infantilismo ostentato di un termine fuorviante: ripartire. Mentiva, il giovane fiorentino? Sapeva perfettamente che non ci sarebbe stata nessuna “ripartenza”, affidando metà di Poste Italiane (azienda-modello, in attivo) a uno dei tre padroni supremi del pianeta, cioè BlackRock. Mentiva agli italiani, mentre – di nascosto – bussava al salotto segreto dei Bush, per il tramite del diletto Tony Blair, primo fabbricante delle prove false contro Saddam, da cui la criminale invasione dell’Iraq. Tralasciando il minuscolo Renzi: che sonni si dormivano, all’epoca, nel Paradiso degli Imbecilli?Gli stessi che si dormono ancora oggi, parrebbe di capire, dando un’occhiata alla dark room televisiva dell’eterno riposo, passata in pochi mesi dal letargo cosmico al terrore quotidiano sapientemente dosato. Non che cambi il risultato: stare a casa, buoni e zitti, in attesa che la provvidenza intervenga. Qualcuno comincia a protestare, giù in strada? Alla buon’ora: ma anche questo era previsto, così come le prossime mosse in arrivo, incluso magari un classico coprifuoco. Intanto, il banco stravince: la neolingua dilaga, le ambulanze ululano, gli oppositori devono subire l’affronto di essere chiamati ormai universalmente con quel nome infame, negazionisti. Siamo a un bivio della storia dell’umanità? C’è chi parla addirittura di speciazione: da una parte le pecore, dall’altra gli individui che non si rassegnano all’ovile. Accade ogni giorno, nel Paradiso degli Imbecilli: dalle finestre, non manca chi raglia contro gli untori, cioè i ragazzi della movida con la birra in mano davanti ai bar. Il mondo crolla, e i ciechi sbraitano contro i dehors. Non vedo, non sento, non parlo. Non capisco niente, ma mi rassegno a rifugiarmi sotto il tavolo, foss’anche per sempre.A vociare animosamente, nel Paradiso degli Imbecilli, sono i cosiddetti privilegiati: i cittadini momentaneamente al riparo, perché percettori di pensione o stipendio fisso. Assistono allo sfacelo della libera impresa – almeno, nei casi di cecità non totale – ma non riescono a prevedere che, di fronte a un crollo epocale, nessuno sopravviverà: nemmeno le loro pensioni, nemmeno il loro pubblico impiego. Però la divisione, intanto, è devastante: e il cattivo regista si gode lo spettacolo delle vittime che si azzuffano tra loro. Ottima premessa, questa, per continuare a infliggere il peggio: misure in apparenza incomprensibili, disperatamente inutili ma micidiali, letteralmente devastanti e capaci di mettere fine all’Italia così come la si era conosciuta. Fine di qualsiasi orizzonte di pace, dignità e prosperità. E il povero Conte non è che uno dei tanti esecutori, a livello mondiale, di un’inerzia rovinosa che solo i condomini più ottusi del Paradiso degli Imbecilli riescono ancora a non vedere.L’apocalisse in corso rivela l’avvento di una specie di inferno universale, formato gabbia, dove non sarà più consentito essere liberi? Nel caso, è bene ricordare che gli inferni – come le prigioni – si costruiscono mattone su mattone: basta stabilire che la moneta passa in mani private, che lo Stato deve smettere di spendere, che la democrazia è eccessiva, che la disoccupazione deve essere considerevole, che il futuro non deve più essere una garanzia per nessuno. Ci si arriva in molti modi: con l’omicidio mirato di leader scomodi, con il terrorismo, con le crisi finanziarie pilotate, con la compravendita di politici, sindacalisti, economisti e professori, giornali e televisioni. Ci si arriva per gradi, lentamente, isolando le voci fastidiose e relegandole in un limbo da cui non potranno più nuocere. Se poi qualcuno si ribella e si inventa una rete di informazioni riservate da spiattellare ai quattro venti, lo si rinchiude come un animale strano: se ne farà un caso internazionale, ma poi l’oblio seppellirà tutto.Julian Assange, Edward Snowden: due tizi che ci hanno provato, ad avvisare per tempo gli abitanti del Paradiso degli Imbecilli. Uno è detenuto nel Regno Unito, l’altro è riparato in Russia. Il termine paradiso, ricorda l’impeccabile Mauro Biglino, viene dal persiano “pairidaèsa”, che significa “giardino recintato e protetto”. E’ la traduzione – attraverso il passaggio intermedio, iranico – dell’espressione biblica Gan Eden, attraverso cui la Genesi descrive una sorta di piantagione affidata a lavoratori speciali, gli Adamiti. A spezzare i recinto, nell’Antico Testamento provvede la prodigiosa scoperta della conoscenza. Oggi è il filo spinato a delimitare il Paradiso degli Imbecilli. Una recinzione mentale, prima ancora che fisica, per moltitudini ormai in preda al panico. «Dal 4 novembre, di Covid non sentirete parlare più», ha appena detto Donald Trump. Alzi la mano chi non capisce – battuta a parte – quale sia la vera posta delle imminenti presidenziali americane, e perché tanto accanimento, anche criminale, venga profuso per evitare a tutti i costi la rielezione dell’uomo che promette di cominciare a demolirlo, il Paradiso degli Imbecilli, prima che il recinto si chiuda davvero attorno a tutti noi, dormienti e non.(Giorgio Cattaneo, “Inferno in arrivo, nel Paradiso degli Imbecilli”, dal blog del Movimento Roosevelt del 27 ottobre 2020).Nel Paradiso degli Imbecilli, è chiamato antieuropeista chi giudica con severità lo squallore rapace di Angela Merkel e degli altri criminali che hanno retrocesso la Grecia nel terzo mondo e alterato i conti della Germania per alterare quelli dell’Europa. Hanno inflitto ai popoli infinite sofferenze sulla base di regole truccate, escogitate da conventicole segrete, di natura esoterica, animate da sete di potere e inconfessabili mire privatistiche. Nel Paradiso degli Imbecilli, i grandi ladri e i sommi imbroglioni di quest’epoca diventano statisti, rinomati influencer, valorosi attivisti al servizio di tutte le cause possibili, tranne una: quella della libertà dell’umanità e del riscatto dell’homo sapiens dalla sottomissione fraudolenta al quale è sottoposto, avendo rinunciato lui per primo, da gran tempo, a rassegnarsi all’idea di dover lottare per la propria dignità. Nel Paradiso degli Imbecilli, il bambino che osa dire che il Re è nudo è chiamato irresponsabile, sciagurato, folle negazionista. Se fosse meraviglioso come lo raccontano, il Paradiso degli Imbecilli, dovrebbe ospitare solo moltitudini gioiose, letteralmente invase dalla felicità. Non è così? Qualcosa non quadra? Non sta “andando tutto bene”?
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Epidemia di paura: l’incapace Conte sta suicidando l’Italia
Giuseppe Conte ha deciso di suicidare l’Italia: dopo l’inutile lockdown di 80 giorni e le altrettanto inutili misure di distanziamento, il “coprifuoco” di novembre minaccia la sopravvivenza di almeno 270.000 aziende, che secondo Confcommercio non riapriranno più. La stessa Cgil teme la perdita secca di un milione di posti di lavoro, non appena sarà inevitabilmente rimosso il divieto di licenziamento. Si annuncia la fine del sistema-paese, ormai prossimo al collasso, a causa di una sconcertante epidemia di paura? Il terrore – unica risposta psicologica finora offerta, di fronte all’insidia di un virus influenzale – sta rischiando di mettere ko gli ospedali, presi d’assalto da persone risultate positive al tampone, pressoché asintomatiche ma spaventate a morte dalla disinformazione uffuciale di questi mesi. Scambiando i contagiati per malati, il governo giallorosso – con il contributo determinante e criminoso dei grandi media italiani – ha sostanzialmente organizzato il più grande disastro della storia nazionale, dalla fine della Seconda Guerra Mondiale: a radere al suolo l’Italia non è il coronaviurs, ma l’epidemia di paura diffusa da Conte e dai suoi tecnici, dal ministro Speranza, dal Comitato Tecnico-Scientifico, da virologi “televisivi” e in generale da tutti i supporter del governo sorretto da Pd e 5 Stelle, non contrastato dall’opposizione.Una follia collettiva, fotografata alla perfezione dalla corsa ai tamponi (come se poi non si potesse contrarre l’infezione un minuto dopo aver ottenuto l’esito negativo). Alcuni medici alzano la testa, e qualcuno riesce persino a perforare il muro del pensiero unico, palesemente farlocco, smerciato da giornali e televisioni. La realtà si sta facendo largo a spintoni, meglio tardi che mai: e urla che le misure di distanziamento non servono a fermare il contagio, ma solo a distruggere il paese, con il pretesto di un virus che non è l’Ebola o la peste nera, e per il quale ormai esistono diagnosi sicure e terapie affidabili per una ragionevole guarigione, al netto di una quota purtroppo non eliminabile di criticità (pazienti fragili, anziani e gravemente malati). Ora è ufficiale: ad ammazzare l’Italia non è coronaviurs, ma le pazzesche, inutili e disastrose misure adottate per tentare di fermarlo, anche scavalcando la Costituzione. E mentre una quota rilevante di italiani ancora non vede la verità dei fatti, lasciandosi spaventare dallo spettro del Covid, milioni di cittadini scorgono benissimo quello che sta succedendo: sono costretti a perdere il lavoro. Tutto questo ha un’unica conseguenza catastrofica: il crollo dell’economia, e quindi della società. Chi finora è rimasto a casa nell’illusione di scampare alla tempesta, magari perché pensionato o dipendente pubblico, fra qualche settimana sarà obbligato ad aprire gli occhi: sarà la realtà stessa a franargli addosso.I primi tumulti scoppiati in alcune città, come Napoli e Roma, sono solo l’antipasto di quello che potrebbe accadere nei prossimi giorni. A nessuno è sfuggito il fatto che Sergio Mattarella abbia convocato il Consiglio Supremo di Difesa il 27 ottobre, cioè all’esordio del “coprifuoco” autunnale disposto da Conte e alla vigilia delle presidenziali negli Stati Uniti, dove è in gioco probabilmente il nostro stesso destino, se è vero che Donald Trump rappresenta oggi in Occidente l’unico possibile antidoto alla micidiale “epidemia di paura” diffusa su scala mondiale. Per la prima volta nella storia, negli Usa si annunciano elezioni “militarizzate”, con la polizia che dichiara apertamente di temere lo scoppio di rivolte, già a urne aperte e poi soprattutto all’indomani del voto, nel caso in cui il verdetto popolare non dovesse essere accettato dallo sconfitto. Se esplodessero pericolosi disordini negli Stati Uniti, l’Europa e l’Italia ne verrebbero investite, in modo indiretto ma pesantissimo. Anche per questo, forse, il Quirinale decide di consultare proprio adesso anche i militari? Saranno valutate tutte le opzioni possibili? L’Italia avrebbe un disperato bisogno di fiducia, verso il ritorno alla normalità. Il governo invece ha deciso di spaventare, colpevolizzare ed esasperare la popolazione, votandola alla catastrofe socio-economica: una responsabilità che potrebbe consegnare Conte alla storia, come l’uomo capace di azzerare il paese, gettando milioni persone nella paura, nella fame e nel caos.Giuseppe Conte ha deciso di suicidare l’Italia: dopo l’inutile lockdown di 80 giorni e le altrettanto inutili misure di distanziamento, il “coprifuoco” di novembre minaccia la sopravvivenza di almeno 270.000 aziende, che secondo Confcommercio non riapriranno più. La stessa Cgil teme la perdita secca di un milione di posti di lavoro, non appena sarà inevitabilmente rimosso il divieto di licenziamento. Si annuncia la fine del sistema-paese, ormai prossimo al collasso, a causa di una sconcertante epidemia di paura? Il terrore – unica risposta psicologica finora offerta, di fronte all’insidia di un virus influenzale – sta rischiando di mettere ko gli ospedali, presi d’assalto da persone risultate positive al tampone, pressoché asintomatiche ma spaventate a morte dalla martellante disinformazione ufficiale di questi mesi. Scambiando i contagiati per malati, il governo giallorosso – con il contributo determinante e criminoso dei grandi media italiani – ha sostanzialmente organizzato il più grande disastro della storia nazionale, dalla fine della Seconda Guerra Mondiale: a radere al suolo l’Italia non è il coronaviurs, ma l’epidemia di paura diffusa da Conte e dai suoi tecnici, dal ministro Speranza, dal Comitato Tecnico-Scientifico, da virologi “televisivi” e in generale da tutti i supporter del governo sorretto da Pd e 5 Stelle, non contrastato dall’opposizione.
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Aiuti: Trump sbaraglia i dem (e Obama sarà incriminato?)
Donald Trump ha praticamente vinto le elezioni presidenziali lo scorso fine settimana, con i suoi quattro “ordini esecutivi”. Senza nemmeno arrivare alla Convention del Dnc, a Milwaukee, posso dire senza incertezze che questa stagione elettorale sia già finita. I sondaggi dicono che Joe Biden (che soffre probabilmente di demenza senile) stia guidando la corsa sul presidente Trump, ma francamente non me la bevo. E nemmeno i Democratici se la bevono: altrimenti non sarebbero così disperati, fino al punto di considerare il “voto per corrispondenza” la loro “collina politica”, sulla quale resistere fino alla morte. E in effetti, è su quella collina che moriranno. Dal canto suo, la presidentessa della Camera, Nancy Pelosi, ha proposto una nuova serie di leggi per lo stimolo dell’economia. Ma l’enorme divario fra le proposte del Gop e quelle del Dnc evidenzia solo una parte di quella che è la vera divergenza politica fra i due partiti. I Democratici, in realtà, vogliono il “voto per corrispondenza” per poter imbrogliare, fatto che permetterebbe loro di “vincere le elezioni”.La Pelosi pensava di aver messo Trump con le spalle al muro, perché il presidente avrebbe dovuto cedere alla sua richiesta per poter spendere i 1.700 miliardi di dollari raccolti attraverso le “Aste del Tesoro” – prova della “Grande Menzogna” che il dollaro stia per morire. Ma tutto quello che il presidente doveva fare, in realtà, era di rendere irrilevante l’imposta sui salari per la maggior parte dei contribuenti. Esaminate gli ordini esecutivi che ha appena firmato: ognuno di essi attacca una delle posizioni che i Democratici si son ritagliati nei loro discorsi pubblici. 1) Rinviata la riscossione dell’imposta sui salari. Al riguardo, Trump sta facendo almeno due cose. In primo luogo sta abbassando le tasse sui poveri e sulla classe media. In secondo luogo sta abbassando il costo del lavoro negli Stati Uniti, tagliando al contempo la burocrazia e rendendo più facile la sopravvivenza delle imprese in crisi di liquidità, che non devono più preoccuparsi di pagare le tasse mensilmente o trimestralmente. Questo rinvio attacca uno dei noccioli del discorso dei Democratici: “Ai Repubblicani non importa dei piccoli, a noi si!”.2) Rinviate le scadenze dei “prestiti agli studenti”. E’ un passo necessario per congelare la situazione e che, al contempo, molto si avvicina al “giubileo del debito”. Trump, in questo modo, attacca le banche che fanno prestiti predatori agli studenti e mina, al contempo, il discorso di “Occupy Wall Street” secondo cui tutto il denaro va sempre alle banche. 3) Estesa la moratoria sugli affitti e sui prestiti ipotecari. Ancora una volta Trump colpisce le banche, fermando lo sfratto delle persone il cui reddito è stato distrutto come conseguenza dei blocchi pandemici ordinati dal governo federale e dai governi statali. E’ un attacco contro il piano del Dnc volto a che le banche buttino fuori dalle loro case milioni di persone, proprio al culmine della campagna elettorale. In questo modo Trump ribatte con forza all’argomento secondo cui il Gop è solo per i ricchi capitalisti-avvoltoi. 4) Estesa l’assistenza alla disoccupazione. Trump non è uno stupido. A questo punto la questione del deficit di bilancio è semplicemente ridicola. Estendendo l’assistenza sociale nel pieno della stagione elettorale lancia il messaggio che, ancora una volta, sta aiutando la popolazione… mentre il Dnc fa solo ostruzionismo.Non è un piano perfetto, ma rinvia i problemi a dopo le elezioni (quando il presidente potrà fare cambiamenti più radicali), mantenendo le persone nelle loro case, nutrite e con una qualche parvenza di normalità. Trump rivendica in questo modo la sua superiorità morale. L’unica cosa che i Democratici possono fare, in risposta, è criticare il mancato finanziamento della previdenza sociale. Ma è un argomento rilevante solo per i Boomers, i quali stanno comunque ottenendo dei vantaggi. I loro assegni stanno arrivando e continueranno ad arrivare. L’alto tasso di disoccupazione rende sempre più insicuro il futuro della previdenza sociale, alla quale i disoccupati non possono contribuire. Se si vuole rimettere in piedi l’economia, bisogna far circolare il denaro.Mai avrei pensato di poter vedere un presidente americano che chiama il bluff degli “ingegneri sociali” sul risparmio pensionistico forzato, che deve finire nella sua forma attuale. Oggi, i governi locali dicono ai cittadini di vivere nella paura del virus, e al contempo che non possono proteggere la loro casa dai rivoltosi e dai saccheggiatori. La polizia è sopraffatta o, peggio ancora, c’è chi dice che dovrebbe essere sciolta. Sono le stesse persone che, se andassero al potere, agli americani toglierebbero le armi che hanno appena comprato per proteggersi. Ma, la prossima settimana, diranno qualcosa di diverso: perché Trump, nel frattempo, li ha privati dei loro “punti di conversazione”. Con questi quattro “ordini esecutivi” Trump sta cambiando l’intera narrazione su cui si basa il governo federale. Da qui alle elezioni, la prossima storia che andrà a cadere sarà quella secondo cui il Dnc sta conducendo una “campagna elettorale” per qualsiasi altro motivo che non sia quello di evitare la prigione per tradimento (Obamagate). Ma di questa storia si parlerà solo dopo che Trump avrà fatto in modo che le cose non peggiorino, per coloro che sono già stati oggetto dei loro abusi.(”Lo scontro finale, Trump distrugge i democratici”, estratto di un’analisi di Tom Luongo per “Gold Goats ‘N Guns”, ripresa da Franco Leaf e pubblicata da “Mitt Dolcino” il 14 agosto 2020).Donald Trump ha praticamente vinto le elezioni presidenziali lo scorso fine settimana, con i suoi quattro “ordini esecutivi”. Senza nemmeno arrivare alla Convention del Dnc, a Milwaukee, posso dire senza incertezze che questa stagione elettorale sia già finita. I sondaggi dicono che Joe Biden (che soffre probabilmente di demenza senile) stia guidando la corsa sul presidente Trump, ma francamente non me la bevo. E nemmeno i Democratici se la bevono: altrimenti non sarebbero così disperati, fino al punto di considerare il “voto per corrispondenza” la loro “collina politica”, sulla quale resistere fino alla morte. E in effetti, è su quella collina che moriranno. Dal canto suo, la presidentessa della Camera, Nancy Pelosi, ha proposto una nuova serie di leggi per lo stimolo dell’economia. Ma l’enorme divario fra le proposte del Gop e quelle del Dnc evidenzia solo una parte di quella che è la vera divergenza politica fra i due partiti. I Democratici, in realtà, vogliono il “voto per corrispondenza” per poter imbrogliare, fatto che permetterebbe loro di “vincere le elezioni”.
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Il generale Mini: Covid, guerra civile nel New World Order
Le guerre del futuro saranno collocate in un Nuovo Ordine Mondiale, anche se le guerre sono sostanzialmente sempre le stesse dal 500 avanti Cristo, da quando Sun Tzu delineò “L’arte della guerra” e fino allo scoppio della bomba nucleare. L’approccio ai conflitti del futuro, però, sarà molto diverso e nebuloso per i decisori pubblici: saremo tutti soldati di queste nuove guerre, ma bisogna stabilire con quali mezzi. La guerra globale si combatterà sia per un Ordine Mondiale che per il profitto. Inoltre, si scontreranno attori statali e non. Questi due gruppi possono agire anche contemporaneamente, sovrapponendosi o confondendosi. Esistono false guerre scatenate al solo scopo di accedere alle risorse, che si concretizzano attraverso il terrorismo e la guerra civile (come in Libia, Siria e Iraq). In questi casi ci si rende conto che, senza interessi interni ed esterni, gli scontri non si sarebbero mai verificati. Ci sono anche delle false guerre giustificate da motivi umanitari: ma cosa c’è di umanitario in una guerra che provoca 300.000 morti? E’ sempre esistita una guerra per le risorse, in senso generale, ma oggi non la si fa solo per accaparrarsi quelle tradizionali.La guerra è volta anche ad appropriarsi dei beni comuni: i cosiddetti “global commons” come gli oceani, i fondali sottomarini, l’Artide, l’Antartide, l’atmosfera, lo spazio esterno, il cyberspazio. Tutto è circondato da una grande ipocrisia, che colloca qualsiasi episodio in una sorta di zona grigia, dove tutto si confonde. Ci sono guerre ambigue, in cui non si sa chi è il vincitore, e guerre ibride dove convergono anche una serie di fattori tradizionali. Il potere militare è aumentato a dismisura, con crescenti investimenti economici, che in questo periodo di pandemia sono bloccati. Il Deep State? E’ quella parte dell’establishment che cerca di conservare l’equilibrio precedente e la gerarchia, in un contesto in cui tutti gli Stati sono in profonda competizione tra loro. Una possibile guerra sarà quella combattuta dalla “generazione zero”, cioè quella dei giovani nati tra il 2002 e il 2022: toccherà a loro avviare o evitare il conflitto nucleare. Al momento non ci sono le condizioni, perché chi possiede l’ordigno può attivarlo, ma certamente non sarà in grado di resistere alle reazioni che si verificheranno.Le guerre, oggi, sono diffuse e vengono considerate piccole, da chi le vede dall’esterno, mentre sono immense per chi è costretto a viverle in prima persona. Ma, tra un decennio, il campo di battaglia cambierà. Tra il 2030 e il 2050 ci saranno guerre nel cyberspazio, con super-soldati e piattaforme a controllo autonomo, guidate dall’intelligenza artificiale. In quel contesto, saranno impiegati nei combattimenti meno uomini; ma questo, paradossalmente, comporterà anche meno riguardi verso la vita umana. Per questo nuovo tipo di guerra, non a caso, è in corso la realizzazione di progetti di sopravvivenza. Penso anche al Super-Robot ed effetto sciame, che si basa sulle tre leggi della robotica di Isaac Asimov, coniate intorno agli anni ’50: la prima è quella di non recare danno agli umani; la seconda è che il robot deve obbedire agli ordini impartiti dall’uomo; la terza è che il robot deve pensare alla propria sopravvivenza, purché non sia in contrasto con le altre due leggi precedenti. Nel suo “Discorso sulla servitù volontaria, Étienne de La Boétie dice: «Il padrone usa, per distruggerci, i mezzi che noi stessi gli forniamo».Nella guerra globale emergono due concetti importanti, che possono essere accumunati all’attuale periodo del Covid-19: il primo è che questo virus può essere considerato come un livellatore sociale, che incide sulla sovrappopolazione del pianeta; il secondo è che può paragonarsi a una guerra di distruzione di massa, in cui le cose sembrano apparentemente più chiare, ma allontanano dalla comprensione della realtà. I morti ci saranno, ma le conseguenza economiche e sociali saranno ancora peggiori. Pandemia e guerra? Quella del Covid-19 è un’epidemia davvero strana, che non si sa da dove arrivi e che è risultata imprevedibile, sebbene fosse stata ipotizzata anche dall’intelligence statunitense. Più propriamente, potrebbe trattarsi di una guerra civile: e lo si può notare dai comportamenti della società, dove le persone sono viste come potenziali untori e quindi da abbattere. In condizioni di emergenza, tra l’altro, all’interno degli ospedali sembra che si sia dovuto decidere chi salvare e chi no.Si dovrà considerare e paragonare quello che viene chiesto ai virologi e quello che si vuole sapere dall’intelligence. Ovvero, le informazioni che servono per legittimare le scelte politiche, aspetto importante per comprendere quanto sta accadendo. Di sicuro è che attualmente la cura al virus non è stata ancora trovata. Le guerre biologiche mettono a nudo le vulnerabilità dell’intero sistema sociale perché, quando si ammalano gli anziani, si registra l’inadeguatezza dell’organizzazione. Quando qualcuno parla di eutanasia praticata alle persone anziane, questa non è altro che la conseguenza della cattiva organizzazione dei sistemi sanitari, che sono strutturati in base a logiche privatistiche, in funzione degli utili e non dei bisogni della collettività. Alla Conferenza di Yalta – con Roosevelt, Churchill e Stalin – si disegnarono i destini del mondo dopo la Seconda Guerra Mondiale. Oggi, il Nuovo Ordine Mondiale è nelle mani di Trump, Putin e Xi Jinping, con tarature differenti rispetto agli statisti del 1945, ma che certamente definiranno l’ordine che impatterà sul futuro dell’umanità, con esiti totalmente imprevedibili.(Fabio Mini, dichiarazioni rilasciate l’11 maggio 2020 in video-conferenza al “Master in Intelligence” dell’Università della Calabria, diretto da Mario Caligiuri; testo riassunto da “Kong News” e ripreso da “Mitt Dolcino”. Generale di corpo d’armata, Mini è stato capo di Stato maggiore del comando Nato per il Sud Europa, e dal gennaio 2001 ha guidato il comando interforze delle operazioni nei Balcani. Dall’ottobre 2002 all’ottobre 2003 è stato comandante delle operazioni di pace a guida Nato, nello scenario di guerra in Kosovo, nell’ambito della missione Kfor. Analista geopolitico, saggista ed esperto di strategia militare, scrive per “Limes”, “Repubblica”, “L’Espresso” e “Il Fatto Quotidiano”).Le guerre del futuro saranno collocate in un Nuovo Ordine Mondiale, anche se le guerre sono sostanzialmente sempre le stesse dal 500 avanti Cristo, da quando Sun Tzu delineò “L’arte della guerra” e fino allo scoppio della bomba nucleare. L’approccio ai conflitti del futuro, però, sarà molto diverso e nebuloso per i decisori pubblici: saremo tutti soldati di queste nuove guerre, ma bisogna stabilire con quali mezzi. La guerra globale si combatterà sia per un Ordine Mondiale che per il profitto. Inoltre, si scontreranno attori statali e non. Questi due gruppi possono agire anche contemporaneamente, sovrapponendosi o confondendosi. Esistono false guerre scatenate al solo scopo di accedere alle risorse, che si concretizzano attraverso il terrorismo e la guerra civile (come in Libia, Siria e Iraq). In questi casi ci si rende conto che, senza interessi interni ed esterni, gli scontri non si sarebbero mai verificati. Ci sono anche delle false guerre giustificate da motivi umanitari: ma cosa c’è di umanitario in una guerra che provoca 300.000 morti? E’ sempre esistita una guerra per le risorse, in senso generale, ma oggi non la si fa solo per accaparrarsi quelle tradizionali.
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Terziano: la mente è un paracadute, se si apre ci guarisce
Ho un amico che ha avuto un’emorragia celebrale, tre giorni fa, e a mie piace stare con lui. Non so se lo sto accompagnando verso la morte. Se io riesco a interagire con queste persone le faccio “uscire in astrale”: si vedono da sopra, si rendono conto del fatto che c’è una parte di noi che non muore. Con questo sistema comunicano con i loro cari, defunti, e si rasserenano. Questo, per me, è “accompagnare”. Una volta sola, mi è capitata una guarigione “miracolosa”: ce l’ho ancora nel cuore, nella testa. Gli altri però muoiono tutti: purtroppo non ho il potere di evitargli la morte (e penso che prima o poi toccherà anche a me, tra le altre cose). Per me, quindi, l’accompagnare ha questo significato: stare vicino, e fare quello che il tuo sapere – di testa e di cuore – in quel momento ti suggerisce di fare. La rabdomanzia? Non tutti nasciamo rabdomanti. Io lo sono diventato. La si può allenare, la mente, a percepire le radiazioni della Terra. Tanti anni fa sono stato in Egitto, nel Tempio di Luxor, a fare delle sperimentazioni. E ho visto che molte persone, vicino all’altare, cascano per terra. Pensate alla Sacra di San Michele, in valle di Susa: se andate lassù nella chiesetta, a sinistra dell’altare, potreste cadere; lì c’è un incrocio delle due “vie sincroniche”. Il fatto che i luoghi sacri come la grotta di Lourdes abbiano un’elevata energia è positivo, ma non è prudente sostarvi troppo a lungo, altrimenti ci si “frigge”.Io sono un medico, con alle spalle una lunga esperienza ospedaliera. Nel frattempo mi sono occupato di agopuntura, quando era ancora considerata stregoneria pura. Ho studiato medicina tradizionale cinese, omeopatia, radioestesia, Reiki. Pratico l’ipnosi, che è ottima coi malati gravi. Poi ho scoperto la fisica quantistica. Mi sono affidato alla medicina complementare, senza mai rifiutare nulla della medicina ufficiale. A proposito: riusciremo mai a sentir parlare semplicemente di “medicina”, senza dover aggiungere aggettivi come “ufficiale” e “alternativa”? Avevo bisogno di darmi una risposta scientifica a fenomeni che vivevo, e che non riuscivo a spigarmi. Per esempio: ci sono luoghi che producono benessere, altri malessere. Sentiamo dire: «Non dormivo bene, e ho risolto il problema girando il letto». A volte proviamo una strana empatia, immediata, con persone che vediamo per la prima volta: perché? Oppure: come fa il rabdomante a sentire la vena d’acqua? Come può funzionare un rimedio omeopatico, se non contiene chimica? E come fa a funzionare l’acqua “informata”? Come fanno a funzionare i trattamenti a distanza dei gruppi di preghiera, come confermato da studi scientifici americani su reparti ospedalieri verso cui era stata indirizzata la preghiera? E come fanno a funzionare i trattamenti di Reiki a distanza e quelli della medicina vibrazionale, di cui mi occupo io?Ancora: com’è possibile interagire con l’identità spirituale di un defunto? Cosa che avviene, sapete: ed è un’altra delle realtà profonde della nostra vita, che ci neghiamo. Che significato possiamo dare, al cosiddetto paranormale, inclusi quelli che chiamiamo miracoli? Io a tutti questi fenomeni ho dato un significato quando ho cominciato a studiare fisica quantistica seriamente. Della quantistica ho trasferito i principi fondamentali nella mia vita quotidiana. In questo momento è diventata la mia verità – la mia, beninteso, e non ho nessuna intenzione di imporla agli altri. Rimane la gioia di poterne parlare, tutto qui. Il grande fisico Nils Bohr, Premio Nobel, diceva che chi si avvicina alla meccanica quantistica, se non viene sconvolto, significa che non l’ha capita. Io ne sono rimasto affascinato. Fonda le sue radici nell’infinitamente piccolo. E l’ho sperimentata con successo nella vita, la mia e quella delle persone che mi ruotano accanto. La fisica di Newton stabilisce che è sempre una forza esterna a far muovere un oggetto. E’ il fondamento della nostra tecnologia: siamo andati sulla Luna, con Newton.La quantistica comincia con Einstein (”la materia è energia”) e dimostra che l’energia è dentro la materia, e che questa energia si espande. Ecco il concetto di vibrazione, e il concetto di risonanza: un segnale che parte a va a collegarsi a entità che vibrano alla sua stessa frequenza, perché queste forze – nel loro espandersi nell’universo – rispettano le leggi della fisica (possiedono frequenza, ampiezza e lunghezza d’onda). Sappiamo che l’uomo emette frequenze elettromagnetiche: facciamo l’elettrocardiogramma, l’elettroencefalogramma. Ma prima che ci fossero questi “giocattoli” come facevamo, a sapere che c’erano queste onde? La mente dell’uomo è come un paracadute: funziona solo se si apre. Il problema è farla aprire. Proviamo allora a immaginare che esistano frequenze che l’uomo riceve e manda, e che però nessun apparecchio riesce ancora a evidenziare. In realtà un “apparecchio” fatto così ce l’abbiamo tutti: è la nostra mente.Se ci mettiamo uno di fronte all’altro e tendiamo i palmi delle mani, dopo un po’ avvertiamo una sorta di formicolio: si può sentire, quello che l’essere umano trasmette. Questo a cosa mi serve, nell’atto terapeutico? Mi aiuta a interagire, guidando il paziente (con il suo aiuto, indispensabile), per recuperare quei conflitti interiori che sa rilevare anche l’ipnosi, impiegando però moltissimo tempo. Poi, una volta individuato il conflitto, occorre comunque che a risolverlo sia la persona, non certo il terapeuta. La mente dell’uomo è in grado di concentrarsi su tantissime frequenze: è possibile sentire le energie della Terra, è possibile percepire le Onde di Schumann, le energie stupende che abbondano nei siti celtici. Possiamo sentire le geopatie, sintonizzarci con gli effetti negativi dei telefoni cellulari. Le possibilità sono infinite. In questo momento storico stiamo passando dalla biochimica alla biofisica, che speriamo superi rapidamente la biochimica.Io sono abituato a interagire con la materia, da tantissimi anni. Coi vegetali, per esempio: se si stimolano con le frequenze giuste, le piante germogliano prima, crescono meglio. Lo dimostrano gli amici con cui collaboro, che si occupano di agricoltura biologica. Ho provato a proporre questo intervento nella crescita delle cellule staminali, in una università. Obiettivo: riuscire a sollecitare le cellule con uno stimolo biofisico – e ci si riesce benissimo, con la mente, a inviare un’onda destinata a informare le cellule: “informare”, cioè “formare dentro”, inserire una forma. Oggi sono state inventate delle macchine che sfruttano la cosiddetta bio-risonanza, che riescono a leggere le frequenze delle cellule. Le nostre cellule sono dei “dipoli” che emanano comunque una corrente, e la stessa cosa fanno i neuroni quando creano i pensieri. E creano onde elettromagnetiche che possono interferire pesantemente, sul fisico.La kinesiologia, una scienza che pochi medici conoscono, è in grado di testare l’azione delle forze esterne verso di noi. Qualsiasi cosa: un barattolo di Nutella, il telefonino. Le macchine a bio-risonanza sono eccezionali, registrano queste frequenze e le possono cambiare. Unico handicap, sono costose. E allora ho imparato a usare la mia mente, e a utilizzare dei cristalli che io “informo” con delle onde particolari, che sono in grado poi si trasmettere alle persone alcune frequenze. Guardate che è molto semplice, può farlo chiunque. Un evento scientifico che ha validato queste cose è l’esperimento Epr di Einstein con Podolsky e Rosen, quello che ha stabilito l’efficacia dell’entanglement. Ci sono due elettroni che girano nello stesso senso; se ne prende uno e lo si trasporta a chilometri di distanza; poi con la macchina si dà un impulso a far girare un elettrone al contrario (”spin inverso”) e simultaneamente – cosa che mise in crisi Einstein – dall’altra parte del mondo, anche l’altro elettrone si mette a girare nel senso inverso. Questo dimostra che la velocità della luce non è più fondamentale, nel calcolo delle dinamiche della materia.Pensate agli innumerevoli input biologici che arrivano alle nostre cellule, ai nostri organi: se viaggiassero solo degli impulsi biochimici, come faremmo a funzionare così bene? Non avete mai visto uno stormo di uccelli fare le sue evoluzioni, virando di colpo? Tutti si muovono in sincrono. Com’è pensabile che il capostormo fischi all’ultimo della fila? Si mandano i segnali di cui parlo. E come fanno le termiti, che sono cieche, a fare così rapidamente e in modo così perfetto il loro nido? Tra l’altro, il termitaio sorge sempre su un Nodo di Hartmann, geopatico. Col suo Principio di Indeterminazione, Heisenberg ha dimostrato che, nell’infinitamente piccolo, di una sostanza non si possono valutare due caratteristiche contemporaneamente. Possiamo “misurare” un elettrone, ma non la sua velocità. Non lo capivo, fino a quando non mi è venuto in mente l’esempio del minestrone: se voglio misurarne la quantità è facile, peso il mio piatto di minestra; ma se – contemporaneamente – voglio anche sapere se la minestra è buona o no, non posso farlo: assaggiandola, altererei una delle sue qualità (il peso, appunto).Se io guardo la realtà, come osservatore, posso condizionarla. Ma cos’è la realtà? Se reggo in mano un microfono e lo vedo grigio, un daltonico lo vedrà giallo. La realtà è dunque quello che il nostro cervello immagina che sia reale. Ma se la realtà è la malattia, e noi abbiamo la possibilità di vederla come una realtà diversa, perché non impariamo a farlo? E questo lo si può fare, non è difficile. Lo si può fare da soli, oppure aiutando la persona a passare dal subconscio (l’area dove sussistono i conflitti spirituali) al super-conscio. E dal super-conscio vi assicuro che parte la guarigione. Io lo trovo bellissimo. Questo, in sintesi, è il mio pensiero sulla fisica quantistica. Non è così complicata, ed è affascinante. Io mi sono limitato a riportarla nella pratica quotidiana.(Emilio Terziano, dichiarazioni rilasciate alla “Giornata dei guariti” il 19 dicembre 2019 allo Spazio Uno di Torino. Ginecologo ed esperto in “medicina energetica vibrazionale”, il dottor Terziano è il co-fondatore – con il figlio Andrea, ingegnere – dell’azienda Pentater, che produce dispositivi “quantistici” che proteggono il corpo da elettrosmog, geopatie e dolore fisico).Ho un amico che ha avuto un’emorragia celebrale, tre giorni fa, e a mie piace stare con lui. Non so se lo sto accompagnando verso la morte. Se io riesco a interagire con queste persone le faccio “uscire in astrale”: si vedono da sopra, si rendono conto del fatto che c’è una parte di noi che non muore. Con questo sistema comunicano con i loro cari, defunti, e si rasserenano. Questo, per me, è “accompagnare”. Una volta sola, mi è capitata una guarigione “miracolosa”: ce l’ho ancora nel cuore, nella testa. Gli altri però muoiono tutti: purtroppo non ho il potere di evitargli la morte (e penso che prima o poi toccherà anche a me, tra le altre cose). Per me, quindi, l’accompagnare ha questo significato: stare vicino, e fare quello che il tuo sapere – di testa e di cuore – in quel momento ti suggerisce di fare. La rabdomanzia? Non tutti nasciamo rabdomanti. Io lo sono diventato. La si può allenare, la mente, a percepire le radiazioni della Terra. Tanti anni fa sono stato in Egitto, nel Tempio di Luxor, a fare delle sperimentazioni. E ho visto che molte persone, vicino all’altare, cascano per terra. Pensate alla Sacra di San Michele, in valle di Susa: se andate lassù nella chiesetta, a sinistra dell’altare, potreste cadere; lì c’è un incrocio delle due “vie sincroniche”. Il fatto che i luoghi sacri come la grotta di Lourdes abbiano un’elevata energia è positivo, ma non è prudente sostarvi troppo a lungo, altrimenti ci si “frigge”.
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Magaldi: presto Conte non sarà più un problema, per l’Italia
Giuseppe Conte e i suoi consigliori si dimostrano sull’orlo di una crisi di nervi, sempre più disorientati e incapaci di comprendere quello che si sta muovendo attorno a loro: un po’ come la classe dirigente aristocratica del preludio della Rivoluzione Francese. Ovviamente oggi Conte è inquieto: sa che grandi manovre si muovono, da una parte all’atra dell’Europa e del mondo, ma in questo momento – a meno di qualche illuminazione sulla via di Damasco – non può che seguire la sua strada verso l’autodistruzione. Cosa può venire, da questi Stati Generali? Poco di buono, anche perché – in una situazione d’emergenza come questa – per essere credibile, un governo prima tira fuori i soldi e poi parla, progettando sul medio e lungo termine. Qui invece ci sono pochissimi soldi (spesi in modo inappropriato) e molte chiacchiere, appese peraltro a quelle che saranno decisioni europee. Qualche maligno sostiene che le discussioni in corso, negli Stati Generali e altrove, siano su come spartirsi denari per fini inconfessabili e a volte in termini clientelari, di rafforzamento del proprio ruolo? Denari che comunque verranno, prima o poi, dall’Europa: troppo tardi, per molte aziende e attività produttive che saranno ormai distrutte.Intere categorie e filiere produttive si sentono discriminate: c’è uno strabismo, un arbitrio, nel propiziare la ripresa di questa o quella attività, o di rendere difficilissima, ostica (con norme lunari e inappropriate) la ripresa dell’attività che si svolgeva. Magari, dal punto di vista di qualcuno, questa devastazione economica non è un problema, se quel qualcuno punta a rielvare attività, inserendosi in un mercato devastato; c’è anche questo aspetto, purulento e verminoso. Le valuteremo, le risultanze degli Stati Generali. Vedremo quali topolini avrà partorito, questa montagna (diroccata) di Giuseppe Conte. E appena gli Stati Generali saranno finiti lanceremo il nostro ultimatum, come Movimento Roosevelt, che scadrà il prossimo 10 settembre. Non si tratta di un ultimatum impositivo, prevaricatore, prepotente; si tratterà semplicemente di alcune richieste: il minimo sindacale di ciò che un governo degno di questo nome dovrebbe fare, a ristoro e indennizzo dei cittadini e di tutti i lavoratori che, dopo una quarantena forzata, stentano a riprendere la via della normalità e, spesso, anche della propria sussistenza.La Milizia Rooseveltiana avrà il suo battesimo di fuoco il 5 ottobre, nel caso il governo non recepisse le nostre propposte. Gli Stati Generali sono un teatro in negativo, cui contrapporremo il teatro in positivo della Milizia Rooseveltiana. Indendiamoci: Giuseppe Conte non è un’aquila. Credo che nella sua inadeguatezza pesi anche la scarsa visione d’insieme. E’ un uomo che ha troppi “consigliori”, che lo tirano per la giacchetta e peraltro lo inducono a sbagliare. Lui è un furbastro, che naturalmente si barcamena. Ma vive alla giornata, non ha una visione lunga: non potrebbe averla. La sua stessa pseudo-ascesa politica di breve respiro, destinata a durare ancora un pochino ma non troppo, è figlia dell’improvvisazione, del situazionismo, della disinvoltura trasformistica con cui è succeduto a se stesso sconfessando tutta una serie di cose e ritagliandosi un nuovo ruolo. Oggi addirittura sogna qualcosa che per gli italiani sarebbe un incubo, cioè un ulteriore proseguimento della sua carriera istituzionale. Con i suoi “consigliori”, naturalmente, Conte segue quello che noi massoni democratici gli facciamo sapere, pubblicamente e privatamente. Ma segue anche tutt’altro spartito.Dare retta a quello che gli stiamo suggerendo significherebbe trasfomarsi. Noi ce lo auguriamo, che questo possa accadere in extremis, per la fiducia laica nella possibilità di cambiamento di ciascuno, e nell’auspicio ottimista che chiunque possa fermarsi prima del baratro: baratro per sé e per gli italiani, verso cui questo governo sta conducendo un’intera nazione. Mi sembra però che il rumore intorno a Conte sia tale, che questi nostri moniti – che farebbe bene a considerare con più attenzione – per ora “scivolano”. Incrementando la nostra iniziativa anche con l’azione di piazza, questo rumore diventerà più inquietante, più difficile da rimuovere. Però nel frattempo accadranno cose, a livello generale, che probabilmente derubricheranno il problema-Conte come un problema per il popolo italiano. Il popolo italiano ha problemi più gravi, del governo Conte: e cioè quello della maggioranza che lo sostiene. Conte è figlio di una classe politica decadente e decaduta, inefficace, cialtrona, vile. Incapace di avere una sua linea politica per l’Europa, incapace di immaginare una proiezione geopolitica ed estera per l’Italia; incapace di sposare il paradigma economico offerto da Mario Draghi nella sua limpida lettera-manifesto pubblicata a fine marzo sul “Finalcial Times”. E’ una classe politica che, come Conte, vive alla giornata. Conte rappresenta bene questa classe politica, questo ammasso di politicanti senza futuro.(Gioele Magaldi, dichiarazioni rilasciate a Fabio Frabetti di “Border Nights” nella diretta web-streaming “Gioele Magaldi Racconta”, su YouTube il 15 giugno 2020).Giuseppe Conte e i suoi consigliori si dimostrano sull’orlo di una crisi di nervi, sempre più disorientati e incapaci di comprendere quello che si sta muovendo attorno a loro: un po’ come la classe dirigente aristocratica del preludio della Rivoluzione Francese. Ovviamente oggi Conte è inquieto: sa che grandi manovre si muovono, da una parte all’atra dell’Europa e del mondo, ma in questo momento – a meno di qualche illuminazione sulla via di Damasco – non può che seguire la sua strada verso l’autodistruzione. Cosa può venire, da questi Stati Generali? Poco di buono, anche perché – in una situazione d’emergenza come questa – per essere credibile, un governo prima tira fuori i soldi e poi parla, progettando sul medio e lungo termine. Qui invece ci sono pochissimi soldi (spesi in modo inappropriato) e molte chiacchiere, appese peraltro a quelle che saranno decisioni europee. Qualche maligno sostiene che le discussioni in corso, negli Stati Generali e altrove, siano su come spartirsi denari per fini inconfessabili e a volte in termini clientelari, di rafforzamento del proprio ruolo? Denari che comunque verranno, prima o poi, dall’Europa: troppo tardi, per molte aziende e attività produttive che saranno ormai distrutte.
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Sapelli: solo prestiti e tasse, così l’Ue farà a pezzi l’Italia
Se non si comprende che la proposta di Recovery Fund proviene da un’Europa in cui il capitalismo è impegnato in una guerra affannosa per la sopravvivenza per la crisi pandemica, non si comprende il senso della tragedia che si avvicina. Pensate all’acciaio e al destino cui una classe tecnocratica e politica europea (così si autodefinisce) l’ha ridotto. Il caso Ilva ne è l’emblema, con la sua definitiva scomparsa dopo averla affidata all’unico gruppo mondiale che ricercava senza mascheramenti di ridurre la sovrapproduzione in cui era immerso, tanto che andrà chiusa… facendo sì che la siderurgia ad acciai speciali migliore del mondo non possa partecipare alla gara per la futura ricostruzione mesopotamica, grazie alla concorrenza sleale degli acciai cinesi e degli altri produttori turchi ed europei. Il solo Massimiliano Salini, non a caso cremonese e giustamente impegnato nella difesa del suo territorio, l’ha recentemente con coraggio ricordato, questo vero e proprio dramma che non interessa più nessuno e che cova una tragedia umana, sociale, ambientale, politica, terroristica. Ma veniamo al parto del bimbo deforme, poverino, battezzato Next Generation Eu. Frutto del travaglio della Commissione, potrà essere attivato – lo si legge solo sul “Wall Street Journal” – il primo di gennaio del 2021, quando la cenere si sarà posata. Vediamo di fare chiarezza nella tragedia.L’Ue ricercherà sui mercati mondiali circa 750 miliardi di euro. Li prenderà a prestito. Di questi, come si è detto, 500 saranno erogati come sussidi e garanzie. Altri 250 saranno prestati agli Stati dopo negoziazioni che dilanieranno l’Europa, piuttosto che unirla – purtroppo – come pensano, se pensano, le anime belle. Si dice che l’Italia otterrà, grazie agli accordi informali già stipulati, circa 80 miliardi di sussidi e 90 di prestiti. Quello che non dice nessuno (salvo l’attento e severo professor Perotti a cui vanno resi onore e gloria) è che anche i sussidi saranno raccolti dall’Ue a debito e non saranno regalati a nessuno perché andranno ripagati con finanziamenti degli Stati dell’Ue. Come? Si è ancora incerti, ma le nuove tasse non potranno mancare e saranno parametrate al Pil degli Stati medesimi con proporzionalità alle quote nazionali che concorrono a formare il bilancio dell’Ue. Si dovrebbero ottenere circa 17 miliardi di sussidi (non tantissimi!) nel corso dei quattro anni a partire dall’1 gennaio del 2021, con un esborso molto diluito nel tempo. Certo c’è grande differenza nei tassi: l’Ue emette debito a tassi inferiori a quello di ogni singolo Stato, ma la sostanza dell’indebitamento rimane, risparmiando circa, io credo (con il buon Perotti), un miliardo, un miliardo e mezzo l’anno.Il problema forse ancora più grande, vista l’incapacità assoluta delle attuali classi politiche di gestire la cosa pubblica, è il fatto che il governo, i governi presenti e futuri, dovranno amministrare una quota non indifferente del Pil in quattro anni con piani in parte indicati dalla Commissione, ma in parte affidati alle classi politiche attualmente incaricate di governarci. Se si pone mente a quale sia lo stato di frantumazione e divisione profonda in cui è caduto lo Stato italiano devertebrato e patrimonializzato sia da gruppi di interessi, sia dagli ordini dello Stato (in primis l’ordine giudiziario trasformatosi in potere che promana da ordinamenti di fatto in continuazione annichilendo la stessa Costituzione repubblicana nel sonno della Corte costituzionale, a differenza di ciò che accade in Germania e in Francia e in Spagna) si comprende quale rischio corra la cosa pubblica per effetto dell’aprirsi di una cornucopia che invece che darci, come si dice, la salvezza, mi pare che ci darà il colpo finale come Repubblica parlamentare, come Stato, come comunità.La crisi dell’ordoliberismo – del resto – non si ferma. l’Europa rischia scontri tra le nazioni potenti e pericolosissimi se non si ritroverà la saggia meditazione sulla necessità di lavorare per costruire uno stato di diritto in Europa sospendendo i Trattati e ripensando tutta l’architettura dell’Unione. Del resto l’articolo 112 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione del 2012 recita proprio in tal senso quando evoca eventi catastrofici in presenza di cui si possono sospendere tutti i Trattati tra gli Stati che reggono l’Europa funzionalista senza sovranità e senza leggi.(Giulio Sapelli, estratto dall’intervento “Col Recovery Fund ancora più tasse, così l’Italia va in pezzi”, pubblicato sul “Sussidiario” il 30 maggio 2020).Se non si comprende che la proposta di Recovery Fund proviene da un’Europa in cui il capitalismo è impegnato in una guerra affannosa per la sopravvivenza per la crisi pandemica, non si comprende il senso della tragedia che si avvicina. Pensate all’acciaio e al destino cui una classe tecnocratica e politica europea (così si autodefinisce) l’ha ridotto. Il caso Ilva ne è l’emblema, con la sua definitiva scomparsa dopo averla affidata all’unico gruppo mondiale che ricercava senza mascheramenti di ridurre la sovrapproduzione in cui era immerso, tanto che andrà chiusa… facendo sì che la siderurgia ad acciai speciali migliore del mondo non possa partecipare alla gara per la futura ricostruzione mesopotamica, grazie alla concorrenza sleale degli acciai cinesi e degli altri produttori turchi ed europei. Il solo Massimiliano Salini, non a caso cremonese e giustamente impegnato nella difesa del suo territorio, l’ha recentemente con coraggio ricordato, questo vero e proprio dramma che non interessa più nessuno e che cova una tragedia umana, sociale, ambientale, politica, terroristica. Ma veniamo al parto del bimbo deforme, poverino, battezzato Next Generation Eu. Frutto del travaglio della Commissione, potrà essere attivato – lo si legge solo sul “Wall Street Journal” – il primo di gennaio del 2021, quando la cenere si sarà posata. Vediamo di fare chiarezza nella tragedia.
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Draghi: soldi pubblici a tutti, e subito. Ogni ritardo è fatale
La pandemia di coronavirus è una tragedia umana di proporzioni potenzialmente bibliche. Molti oggi vivono nella paura della propria vita o in lutto per i propri cari. Le azioni intraprese dai governi per evitare che i nostri sistemi sanitari vengano travolti sono coraggiose e necessarie. Devono essere supportati. Ma queste azioni comportano anche un costo economico enorme e inevitabile. Mentre molti affrontano una perdita di vite umane, molti altri affrontano una perdita di sostentamento. Giorno dopo giorno, le notizie economiche stanno peggiorando. Le aziende affrontano una perdita di reddito nell’intera economia. Molti stanno già ridimensionando e licenziando i lavoratori. Una profonda recessione è inevitabile. La sfida che affrontiamo è come agire con sufficiente forza e velocità per evitare che la recessione si trasformi in una depressione prolungata, resa più profonda da una pletora di valori predefiniti che lasciano danni irreversibili. È già chiaro che la risposta deve comportare un aumento significativo del debito pubblico. La perdita di reddito sostenuta dal settore privato – e qualsiasi debito accumulato per colmare il divario – deve alla fine essere assorbita, in tutto o in parte, dai bilanci pubblici.Livelli di debito pubblico molto più elevati diventeranno una caratteristica permanente delle nostre economie e saranno accompagnati dalla cancellazione del debito privato. È il ruolo corretto dello Stato distribuire il proprio bilancio per proteggere i cittadini e l’economia dagli shock di cui il settore privato non è responsabile e che non può assorbire. Gli Stati l’hanno sempre fatto di fronte alle emergenze nazionali. Le guerre – il precedente più rilevante – sono state finanziate da aumenti del debito pubblico. Durante la prima guerra mondiale, in Italia e Germania tra il 6 e il 15% delle spese di guerra in termini reali fu finanziato dalle tasse. In Austria-Ungheria, Russia e Francia, nessuno dei costi continui della guerra furono pagati con le tasse. Ovunque, la base imponibile è stata erosa dai danni di guerra e dalla coscrizione. Oggi è a causa dell’angoscia umana della pandemia e della chiusura. La domanda chiave non è se, ma come lo Stato dovrebbe mettere a frutto il proprio bilancio. La priorità non deve essere solo quella di fornire reddito di base a coloro che perdono il lavoro. Dobbiamo innanzitutto proteggere le persone dalla perdita del lavoro. In caso contrario, emergeremo da questa crisi con un’occupazione e una capacità permanentemente inferiori, poiché le famiglie e le aziende lottano per riparare i propri bilanci e ricostruire le attività nette.I sussidi per l’occupazione e la disoccupazione e il rinvio delle tasse sono passi importanti che sono già stati introdotti da molti governi. Ma proteggere l’occupazione e la capacità produttiva in un momento di drammatica perdita di reddito richiede un immediato sostegno di liquidità. Ciò è essenziale per tutte le imprese per coprire le proprie spese operative durante la crisi, siano esse grandi aziende o ancora di più piccole e medie imprese e imprenditori autonomi. Diversi governi hanno già introdotto misure di benvenuto per incanalare la liquidità verso le imprese in difficoltà. Ma è necessario un approccio più completo. Mentre diversi paesi europei hanno diverse strutture finanziarie e industriali, l’unico modo efficace per entrare immediatamente in ogni falla dell’economia è di mobilitare completamente i loro interi sistemi finanziari: mercati obbligazionari, principalmente per grandi società, sistemi bancari e in alcuni paesi anche le Poste. E deve essere fatto immediatamente, evitando ritardi burocratici. Le banche in particolare si estendono in tutta l’economia e possono creare denaro istantaneamente consentendo scoperti di conto corrente o aprendo linee di credito.Le banche devono prestare rapidamente fondi a costo zero alle società disposte a salvare posti di lavoro. Poiché in questo modo stanno diventando un veicolo per le politiche pubbliche, il capitale necessario per svolgere questo compito deve essere fornito dal governo sotto forma di garanzie statali su tutti gli ulteriori scoperti o prestiti. Né la regolamentazione né le regole di garanzia dovrebbero ostacolare la creazione di tutto lo spazio necessario nei bilanci bancari a tale scopo. Inoltre, il costo di queste garanzie non dovrebbe essere basato sul rischio di credito della società che le riceve, ma dovrebbe essere zero indipendentemente dal costo del finanziamento del governo che le emette. Le aziende, tuttavia, non attingeranno al supporto di liquidità semplicemente perché il credito è economico. In alcuni casi, ad esempio le aziende con un portafoglio ordini, le loro perdite possono essere recuperabili e quindi ripagheranno il debito. In altri settori, probabilmente non sarà così.Queste società potrebbero essere ancora in grado di assorbire questa crisi per un breve periodo di tempo e aumentare il debito per mantenere il proprio personale al lavoro. Ma le loro perdite accumulate rischiano di compromettere la loro capacità di investire in seguito. E, se l’epidemia di virus e i blocchi associati dovessero durare, potrebbero realisticamente rimanere in attività solo se il debito raccolto per mantenere le persone impiegate in quel periodo fosse infine cancellato. O i governi compensano i mutuatari per le loro spese, o quei mutuatari falliranno e la garanzia sarà resa valida dal governo. Se il rischio morale può essere contenuto, il primo è migliore per l’economia. Il secondo percorso sarà probabilmente meno costoso per il budget. Entrambi i casi porteranno i governi ad assorbire una grande parte della perdita di reddito causata dalla chiusura, se si vogliono proteggere posti di lavoro e capacità. I livelli del debito pubblico saranno aumentati. Ma l’alternativa – una distruzione permanente della capacità produttiva e quindi della base fiscale – sarebbe molto più dannosa per l’economia e infine per il credito pubblico. Dobbiamo anche ricordare che, visti i livelli attuali e probabili futuri dei tassi di interesse, un tale aumento del debito pubblico non aumenterà i suoi costi di servizio.Per alcuni aspetti, l’Europa è ben equipaggiata per affrontare questo straordinario shock. Ha una struttura finanziaria granulare in grado di incanalare i fondi verso ogni parte dell’economia che ne ha bisogno. Ha un forte settore pubblico in grado di coordinare una risposta politica rapida. La velocità è assolutamente essenziale per l’efficacia. Di fronte a circostanze impreviste, un cambiamento di mentalità è necessario in questa crisi come lo sarebbe in tempi di guerra. Lo shock che stiamo affrontando non è ciclico. La perdita di reddito non è colpa di nessuno di coloro che ne soffrono. Il costo dell’esitazione può essere irreversibile. Il ricordo delle sofferenze degli europei negli anni ‘20 è abbastanza una storia di ammonimento. La velocità del deterioramento dei bilanci privati - causata da una chiusura economica che è sia inevitabile che desiderabile – deve essere soddisfatta della stessa velocità nello schierare i bilanci pubblici, mobilitare le banche e, in quanto europei, sostenersi a vicenda nella ricerca di evidentemente una causa comune.(Mario Draghi, “Quella che affrontiamo contro il coronavirus è una guerra, e dobbiamo mobilitarci di conseguenza”, dal “Financial Times” del 25 maezo 2020).La pandemia di coronavirus è una tragedia umana di proporzioni potenzialmente bibliche. Molti oggi vivono nella paura della propria vita o in lutto per i propri cari. Le azioni intraprese dai governi per evitare che i nostri sistemi sanitari vengano travolti sono coraggiose e necessarie. Devono essere supportati. Ma queste azioni comportano anche un costo economico enorme e inevitabile. Mentre molti affrontano una perdita di vite umane, molti altri affrontano una perdita di sostentamento. Giorno dopo giorno, le notizie economiche stanno peggiorando. Le aziende affrontano una perdita di reddito nell’intera economia. Molti stanno già ridimensionando e licenziando i lavoratori. Una profonda recessione è inevitabile. La sfida che affrontiamo è come agire con sufficiente forza e velocità per evitare che la recessione si trasformi in una depressione prolungata, resa più profonda da una pletora di valori predefiniti che lasciano danni irreversibili. È già chiaro che la risposta deve comportare un aumento significativo del debito pubblico. La perdita di reddito sostenuta dal settore privato – e qualsiasi debito accumulato per colmare il divario – deve alla fine essere assorbita, in tutto o in parte, dai bilanci pubblici.
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“Conte firma il Mes coi 5 Stelle, poi lascia a Colao o Draghi”
Conte firmerà il Mes insieme al M5S e probabilmente a Forza Italia e Pd. Certo, i fatti dicono che qualcosa nel governo si è rotto. E’ fuor di dubbio. La ricomposizione tentata da Conte parla chiaro: il Pd si è stancato di Conte. Un presidente del Consiglio che si lancia in un discorso come quello del 10 aprile, in cui ha attaccato con nomi e cognomi Salvini e Meloni, dà segni di cedimento, è fuori controllo. Io sono saltato sulla sedia. Proviamo ad immaginare la Merkel fare una cosa simile. Nessuno ci riesce. Anche perché la Merkel in questi 2 mesi ha fatto solo due discorsi alla nazione in orario di punta, Conte ne ha già fatti 11. L’ultimo, poi, è stato una sortita estranea al mondo politico occidentale. Il suo addetto stampa Casalino gli ha fatto fare un simile attacco a freddo perché ha capito che il problema non sono Salvini e Meloni, ma i 5 Stelle, che sono contro il Mes e non si fidano di Conte. L’attacco al nemico è una manovra classica: agitare il nemico esterno Salvini-Meloni per ricompattare quel che resta del Movimento dietro Conte. E possibilmente vincolarlo. Perché i 5 Stelle non si fidano? Perché sanno che prima o poi sarà costretto ad accettare il Mes.Infatti Conte ha detto che occorre aspettare, “valutare se questa nuova linea di credito pone condizioni, quali condizioni pone, e solo allora potremo discutere se quel regolamento è conforme al nostro interesse nazionale”. Un’apertura di credito apprezzata dal Pd. Avverrà come sulla Tav e sul Tap. Prima i grillini fanno le barricate, come adesso, e poi accettano, trovando il modo di presentarlo come il minore dei mali. Crimi però sul “Fatto Quotidiano” è stato netto: «L’Italia non farà mai ricorso al Mes, noi Cinque Stelle non potremo mai accettarlo». Il vero nodo non sono le “condizionalità” del Mes, ma ciò che consente ai 5 Stelle di mantenere la poltrona: il loro vero obiettivo è sopravvivere il più possibile, e per farlo devono portare a termine la legislatura. Una ventina di 5 Stelle potrebbero anche votare contro, ma sarebbero immediatamente sostituiti da Forza Italia e altri parlamentari di rimpiazzo. Come mi spiego questa corsa trasversale verso il Mes, da Berlusconi a Zingaretti e Bersani, passando per Renzi? Aggiungerei anche Conte e il M5S. Semplicemente perché c’è disperata fame di soldi, e 36 miliardi a interessi bassissimi possono essere ossigeno indispensabile per le casse pubbliche. Tra qualche settimana crollerà il gettito fiscale e lo Stato potrebbe non avere più soldi per pagare i dipendenti pubblici.Cosa penso dell’operazione Colao? È un ottimo manager, non è detto che riesca anche a fare il presidente del Consiglio. Non per capacità personali, sia chiaro, ma perché quello della politica potrebbe non essere il suo mondo. Gli hanno affibbiato in commissione 16 persone, quando le commissioni vere si fanno al massimo in 5 o 6. Alla prima riunione hanno partecipato anche i capi gabinetto di ogni ministero. Conosco Colao: è un capo-azienda, deve poter decidere senza interferenze. Chi è stato a volerlo? Quello che si dice, che cioè sia un’operazione avallata da Pd e Quirinale per propiziare il dopo-Conte, è verosimile. Il problema rimane lo stesso di Draghi. Per fare arrivare Colao o qualcun altro super-partes al governo serve un’operazione di unità nazionale. Davvero pensiamo che Draghi si metterebbe alla mercé del Parlamento attuale, dove il M5S ha la maggioranza relativa? Dunque mancano i presupposti: a meno che non si faccia come nel 1993, quando Ciampi andò a Palazzo Chigi dopo il disastro del ’92, forse già con l’ipotesi di salire poi al Colle. Prima però dovette sporcarsi le mani come ministro del Tesoro di Prodi. Draghi Capo dello Stato? Sicuramente il presidente sarà lui. Con Draghi al Quirinale, Salvini potrebbe anche guidare il governo. L’incognita è come riempire il vuoto da qui ad allora. Se fa il premier, Draghi può rischiare la fine di Monti. Quanto al destino del governo Conte, era già condannato senza coronavirus.Dopo le regionali di maggio avrebbe quasi certamente ceduto il posto ad altri. Al posto delle regionali, ci sono le inchieste sulla sanità lombarda. Perché adesso? Per oscurare il disastro del governo Conte e della Protezione civile nazionale. Trovi due pm di sinistra, apri un’inchiesta e sei a posto. Almeno, fino ad oggi è stato così. Stavolta gli accusati finiranno tutti assolti (non adesso, ovviamente, ma tra dieci anni). L’epidemia ha allungato la vita politica di Conte, ma per poco. Adesso i nodi vengono al pettine. È un avvocato e un bravo negoziatore. Si salverebbe se riuscisse a convincere la Merkel a dargli 100 miliardi sotto forma di “recovery bond”. Ma non andrà così. Il governo tedesco e i suoi satelliti sentono il fiato sul collo dei sovranisti tedeschi e olandesi. Se si chiede ai loro paesi di condividere il debito italiano, schizzano al 30 per cento. Dunque addio governo M5S-Pd: come cadrà? Con la solita manovra di palazzo, probabilmente. Ma cadrà soprattutto Conte. Se invece Conte e Gualtieri accetteranno il Mes, la maggioranza forse sarà salva, ma spesi i 36 miliardi toccherà alle pesanti “condizionalità” europee. A quel punto, unità nazionale e governo Colao o Draghi. O qualche altro personaggio super-partes trovato da Mattarella.(Mauro Suttora, dichiarazioni rilasciate a Federico Ferraù per l’intervista “Scenario Mes: Conte e M5S pronti a firmarlo, poi arrivano Colao o Draghi”, pubblicata dal “Sussidiario” il 16 aprile 2020. Giornalista, Suttora è stato a lungo corrispondente dagli Usa per varie testate).Conte firmerà il Mes insieme al M5S e probabilmente a Forza Italia e Pd. Certo, i fatti dicono che qualcosa nel governo si è rotto. E’ fuor di dubbio. La ricomposizione tentata da Conte parla chiaro: il Pd si è stancato di Conte. Un presidente del Consiglio che si lancia in un discorso come quello del 10 aprile, in cui ha attaccato con nomi e cognomi Salvini e Meloni, dà segni di cedimento, è fuori controllo. Io sono saltato sulla sedia. Proviamo ad immaginare la Merkel fare una cosa simile. Nessuno ci riesce. Anche perché la Merkel in questi 2 mesi ha fatto solo due discorsi alla nazione in orario di punta, Conte ne ha già fatti 11. L’ultimo, poi, è stato una sortita estranea al mondo politico occidentale. Il suo addetto stampa Casalino gli ha fatto fare un simile attacco a freddo perché ha capito che il problema non sono Salvini e Meloni, ma i 5 Stelle, che sono contro il Mes e non si fidano di Conte. L’attacco al nemico è una manovra classica: agitare il nemico esterno Salvini-Meloni per ricompattare quel che resta del Movimento dietro Conte. E possibilmente vincolarlo. Perché i 5 Stelle non si fidano? Perché sanno che prima o poi sarà costretto ad accettare il Mes.