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Archivio del Tag ‘spesa pubblica’

  • Monti: sanità senza soldi. Staccheremo la spina ai malati?

    Scritto il 28/11/12 • nella Categoria: segnalazioni • (5)

    Via gli ospedali: costano troppo. E i malati? Pazienza, si arrangino. Chi se lo può permettere, si rivolgerà a cliniche private. Neppure i peggiori tangentocrati del passato erano mai arrivati a tanto: minacciare di chiudere il servizio sanitario nazionale, per presunta mancanza di fondi, è l’ennesimo record del salvatore della patria spedito a Palazzo Chigi direttamente dalla Goldman Sachs, dai Bilderberg e della Trilaterale, col placet di Napolitano, di Bersani e degli altri candidati alle primarie del centrosinistra. Presto, dichiara testualmente Monti il 27 novembre 2012, non sarà più possibile garantire la sostenibilità finanziaria del sistema sanitario nazionale. Spaventato dalle immediate reazioni suscitate («Se vuole privatizzare la sanità, lo dica», avverte Susanna Camusso della Cgil), il professore tenta di smentirsi in capo a una manciata di minuti: non è a rischio la sostenibilità finanziaria, si contraddice il premier, ma – aggiunge – è necessario trovare altre modalità per sostenere i costi della sanità pubblica.

  • Eugenio Scalfari, il tramonto di un (grande) giornalista

    Scritto il 27/11/12 • nella Categoria: idee • (1)

    L’Europa? «Procede a singhiozzo». Ed è «un guaio», perché i “mercati” «restano all’erta» e “la speculazione”, «quando può», colpisce. Ma «per fortuna c’è Draghi», che «vigila ed è pronto ad intervenire». La fiaba è firmata da un narratore famoso, Eugenio Scalfari: politico, imprenditore e celebratissimo giornalista. La sua tesi: la demonizzazione della “dittatura dello spread” è pura «demagogia», anche se «i contraccolpi sul sociale» sono «assai duri», al punto che «la rabbia cresce, le piazze protestano, i governi sono in difficoltà, il malumore nei confronti dell’Europa aumenta». Ma perché stupirsene? Forse che solo oggi si è scoperto che dalla “fiducia” dei “mercati” dipende il differenziale italo-tedesco fra i titoli di Stato? Mentre la Merkel è condizionata dalle elezioni nell’autunno 2013 in Germania, anche l’attesa di quelle italiane rappresenta un problema: chi verrà dopo Monti? «Il nostro attuale premier – scrive Scalfari su “Repubblica” il 25 novembre – ha recuperato una credibilità internazionale che era andata totalmente perduta». Ma poi? «Il nuovo Parlamento e il nuovo Capo dello Stato manterranno gli impegni presi con l’Europa?».

  • Il Fmi: moneta sovrana, non più monopolio delle banche

    Scritto il 22/11/12 • nella Categoria: segnalazioni • (11)

    Eliminare il debito pubblico degli Usa in un colpo solo, e fare lo stesso con Gran Bretagna, Italia, Germania, Giappone, Grecia. E nello stesso tempo rilanciare l’economia, stabilizzare i prezzi e spodestare i banchieri. In modo pulito e indolore, e più rapidamente di quel che si può immaginare. Con una bacchetta magica? No. Con una legge semplice, ma capace di sostituire l’attuale sistema, in cui a creare denaro dal nulla sono le banche private. Basterebbe un provvedimento che obblighi gli istituti di credito a detenere una riserva finanziaria reale, del 100%. A proporlo sono due economisti del Fondo Monetario Internazionale, Jaromir Beneš e Michael Kumhof. Tu, banca, vuoi lucrare sul prestito di denaro? Prima devi dimostrare di averlo davvero, quel denaro. Troppo comodo farselo dare dalla banca centrale (che lo fabbrica dal nulla) per poi “taglieggiare” famiglie, aziende e interi Stati, imponendo interessi esorbitanti.

  • Barnard: Mario Monti ci regala povertà, paura e odio

    Scritto il 16/11/12 • nella Categoria: idee • (1)

    Mario Monti e i suoi “padroni” sono molto più pericolosi della mafia: possono attentare alla Costituzione della Repubblica “fondata sul lavoro”, creare milioni di disoccupati, distruggere l’economia, causare il crollo dei redditi di milioni di lavoratori e di anziani, fino a sospingere gli italiani «verso derive autoritarie fascistoidi, in accordo coi maggiori politici europei». Rischio-Weimar: dopo la Prima Guerra Mondiale toccò alla Germania, vessata dalla Francia, assaggiare le super-austerity dei risarcimenti di guerra, giudicate crudeli e pericolose dal grande economista John Maynard Keynes. Risultato: l’avvento di Hitler come “giustiziere” del popolo tedesco affamato e umiliato. Corsi e ricorsi tenebrosi: in Grecia i neonazisti dominano la scena. «Oggi – sostiene Paolo Barnard – l’economia dei politici serve nel 99% dei casi all’interesse dell’1%, cioè dei potenti e della finanza. Perché glielo permettiamo? Perché ci tengono nell’ignoranza di economia».

  • Italiani, attenti: se obbedite alla Merkel finirete in Grecia

    Scritto il 14/11/12 • nella Categoria: idee • (2)

    «Attenzione, se continuate a fare quello che vi chiede la Germania rischiate di fare la fine della Grecia». Roberto Lavagna è l’economista che traghettò l’Argentina fuori dalla drammatica crisi esplosa nel Natale del 2001. Fu lui a governare l’emergenza. Nominato ministro dell’economia subito dopo il tracollo di Buenos Aires – con il Pil precipitato del 20%, i conti correnti congelati dalle banche e buona parte della classe media finita a rovistare nei cassonetti della spazzatura – riuscì a risollevare le sorti di un Paese dato ormai per spacciato, applicando ricette economiche finalizzate innanzitutto a restituire potere d’acquisto alla popolazione. “El ministro milagro” lo chiamano (anche i nemici) a Buenos Aires. Ora dice di noi: «Tagliare il welfare non vi farà uscire dalla crisi: o andate a disturbare settori improduttivi e prendete i soldi da lì, o vi ritroverete come Atene».

  • Sciopero europeo, contro il rigore criminale di Bruxelles

    Scritto il 13/11/12 • nella Categoria: segnalazioni • (3)

    La mobilitazione europea del 14 novembre ha un significato inedito, non è il “solito” sciopero: è l’espressione di una protesta generalizzata a livello europeo, che attraversa tutti gli strati sociali, per denunciare l’intollerabilità delle attuali politiche economiche finalizzate a garantire gli interessi delle oligarchie finanziarie che stanno letteralmente distruggendo la vita di milioni di persone. Una protesta partita dai movimenti sociali e dai sindacati spagnoli ed estesasi al Portogallo, alla Grecia e all’Italia e che vede uniti, a livello europeo, lavoratori del pubblico e del privato, studenti, precari, disoccupati, professionisti, commercianti, artigiani, pensionati, insegnanti. Si tratta di interrompere la spirale di politiche che – in nome di un debito che non potrà mai essere estinto a causa dei tassi di interesse imposti – esigono la destrutturazione del lavoro e dei suoi diritti, la fine della sanità e della scuola pubblica, dei beni comuni, e della tutela dell’ambiente. In una parola la fine dello Stato sociale.

  • Vi siete chiesti per conto di chi lavora, Mario Monti?

    Scritto il 12/11/12 • nella Categoria: idee • (1)

    Vi siete chiesti per conto di chi lavora, Mario Monti? Nel nome della “spending review” ora si accinge a tagliare altri 7400 posti letto: quello che rimane del sistema sanitario nazionale viene smantellato, giorno dopo giorno, grazie alla complicità dei tre partiti di maggioranza, ovvero Pd, Udc e Pdl. «Poi uno si chiede il perché del successo del Movimento 5 Stelle». Massimo Ragnedda, docente della Northumbria University, è esasperato: se proprio bisogna batter cassa, perché Monti non fa come la Germania, che si è accordata con la Svizzera per un prelievo forzoso dei capitali nascosti nelle banche elvetiche? «Basterebbe una tassa del 30% – sempre meno di quanto pagano gli italiani che onestamente pagano le tasse – per avere un gettito di 35/40 miliardi di euro». Perché non tassare quei capitali? «Sono soldi che ci spettano e che stanno fuggendo al fisco italiano». Macché, è più comodo tagliare altri 300 milioni, togliendoli all’assistenza dei malati.

  • Parigi, la Corte dei Conti coi No-Tav: linea inutile e costosa

    Scritto il 10/11/12 • nella Categoria: segnalazioni • (2)

    «I costi sono aumentati troppo, da 12 a 26 miliardi di euro, e il flusso delle merci è diminuito». E quindi: la linea Tav Torino-Lione non s’ha da fare. A parlare non è il movimento No-Tav della valle di Susa, ma la Corte dei Conti francese. Che ribadisce le osservazioni che centinaia di tecnici dell’università italiana hanno inutilmente rivolto al premier, Mario Monti, e al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Lo schema è invariato: più si dimostra che la grande opera più costosa della storia italiana sarebbe anche la più inutile, oltre che devastante per il debito pubblico, e più i politici insistono nel confermare il via ai progetti esecutivi, in attesa che partano i primi cantieri nella primavera 2013 nonostante la ventennale opposizione degli abitanti dell’area attraversata, che verrebbe letteralmente disintegrata da un’opera faraonica e pericolosa per la salute, data la presenza di amianto e uranio nei monti, nonché il rischio – catastrofico – di tagliare la falda idropotabile che alimenta la stessa città di Torino.

  • Germania kaputt: l’euro-rigore uccide i suoi stessi clienti

    Scritto il 09/11/12 • nella Categoria: segnalazioni • (7)

    Incredibile ma vero: anche la Germania è ufficialmente in recessione. «Il costrutto dell’Eurozona è insostenibile, distruggerà tutta l’Unione Monetaria, non solo Italia o la Grecia. Infatti. Ora il veleno sta lambendo proprio lei, la signora teutonica degli sprezzanti strali contro noi “Maiali”», afferma Paolo Barnard, sostenitore della Modern Money Theory messa a punto dall’americano Warren Mosler: privare gli Stati della sovranità monetaria condanna a morte la loro economia. «Il mostro si rivolta contro chi l’ha creato, il virus sta uccidendo lo scienziato che l’ha fatto vivere». E ora «la Germania è attonita, non si capacita: ma come? Come è possibile?». Barnard lo chiama «l’economicidio delle democrazie del sud Europa», attuato «per mezzo della creazione di una moneta unica».

  • Salari da fame, Gallino: attenti, la Germania può esplodere

    Scritto il 08/11/12 • nella Categoria: segnalazioni • (8)

    «La nostra situazione è più simile a quella della Spagna che a qualunque altro paese europeo», anche se quello più a rischio – nonostante l’apparenza – è la Germania. Nella terra di Angela Merkel, gli indici di disuguaglianza sono addirittura «astronomici». Per Luciano Gallino, proprio la Germania è «un paese sull’orlo dell’esplosione sociale», perché a 5 milioni di persone sono corrisposti 500 euro al mese per 15 ore di lavoro la settimana, e il 22% dei lavoratori dipendenti, soprattutto operai, ricevono meno della metà del salario mediano. E’ il frutto della drammatica contrazione dei salari, decisa dal capitalismo in crisi che colpisce il lavoro per trasferire i profitti ai manager. Oppure, l’impresa compra azioni proprie per far salire il valore di mercato, perché su questo si misura l’operato del manager. «Il risultato è la crescita delle disuguaglianze», denuncia Gallino: «I salari italiani sono fermi dal ‘95, negli Usa fermi addirittura dal 1975 e si stima anzi siano leggermente regrediti». Il fenomeno riguarda l’80, 90% della popolazione, mentre si è enormemente arricchito il famoso 1%.

  • Francia: più debito, per aiutare le imprese che assumono

    Scritto il 08/11/12 • nella Categoria: segnalazioni • (Commenti disabilitati)

    Imprenditori e dipendenti italiani, ma quanta sfiga avete? Veramente piange il cuore per voi, e non sto scherzando. Non c’è da scherzare in ‘sta tragedia. A parte il fatto che avete a rappresentarvi dei fenomeni come Peotta, Squinzi o Camusso e Rinaldini assortiti (nei corridoi della Bce continuano a chiedersi: «Ma con leader così, chi mai aveva bisogno di Monti per suicidare l’Italia?»). Lasciamo perdere. La cosa straziante è che mentre qui da noi i tromboni delle Austerità tengono la scena insistendo che i tagli alla spesa pubblica sono La Via Unta dal Signore per il risanamento del Paese in recessione (tradotto: il campo in siccità si salva drenandogli anche la rugiada del mattino, mica mai irrigarlo!), in Francia il governo del signor Hollande, proprio quell’Hollande del «bravo Monti!», fa il contrario. E cosa fa? Be’, apre i rubinetti di Stato sul campo delle aziende francesi a secco, e le irriga con 20 miliardi di euro di ossigeno.

  • Delusioni: il fantasma di Obama, un triste destino da ex

    Scritto il 08/11/12 • nella Categoria: idee • (Commenti disabilitati)

    La vittoria elettorale di Barack Obama somiglia a quelle cene preparate con gli avanzi della festa del giorno prima: cibo magari saporito, se ben ricucinato, ma in ogni caso non consumato nei bagordi del giorno precedente. Speculazioni? Parlano le cifre: in quattro anni, Obama ha perso quasi 20 milioni di elettori e una dozzina di punti percentuali. Un crollo, che si è fermato appena un punto sopra lo sfidante repubblicano: un punto esiguo, sufficiente a mettere insieme una larga maggioranza di “grandi elettori”, secondo la particolare legge elettorale americana, ma non certo ad affrancare il vincitore – almeno per i prossimi due anni – dai condizionamenti di un Parlamento che resta al 50% in mano agli avversari. Uno scenario infelice, osserva “Nique La Police” sul blog “Senza Soste”, che mantiene Barack Obama nella condizione poco invidiabile di “anatra zoppa”.

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