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Susa, i No-Tav bloccano i carotaggi per la Torino-Lione
«Ovunque andrete, in valle Susa, ci saremo noi ad aspettarvi». Circa 300 militanti No-Tav hanno bloccato il 12 gennaio a Susa i tecnici della Ltf, società incaricata di avviare i sondaggi geognostici per la Torino-Lione. Ai tecnici, scortati dalla polizia (presente sul sito già prima dell’alba) è stato impedito di procedere all’installazione del cantiere nell’area dell’autoporto, dove già il 9 gennaio un forte presidio No-Tav aveva scoraggiato l’avvio dei lavori. «Non siamo disponibili a farvi entrare, non cederemo». Il confronto si è svolto in modo civile: militanti irremovibili, anche dopo che le forze dell’ordine hanno fatto presente ai manifestanti le eventuali conseguenze, civili e penali, del loro ostruzionismo.
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Ronde africane, per salvare la Calabria dalla ‘ndrangheta
Gli africani salveranno Rosarno, e forse anche l’Italia. Dal titolo del libro-denuncia di Antonello Mangano, blogger di “Terrelibere”, all’ultima provocazione di alcuni sindaci della Piana di Gioia Tauro: ronde africane per proteggere i calabresi dalla ‘ndrangheta, visto che ormai – come ha denunciato lo scrittore Roberto Saviano – soltanto gli africani osano opporsi alla mafia e difendere diritti ai quali sembra che gli italiani abbiano rinunciato. «Le ronde, se mai si faranno qua, le affidiamo ai senegalesi per tenere lontani gli ‘ndranghetisti», ha annunciato il sindaco di Caulonia, Ilario Amendolia.
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Vergogna-Rosarno, la deportazione dopo la pulizia etnica
Il terrore lo leggi negli occhi di quelle due “prede” che cercano disperatamente di nascondersi. Spuntano sulle facce di due “negri” accovacciati dietro una volante della polizia che li ha “salvati” mentre vagavano per le campagne. L’auto è ferma. Davanti, a pochi metri, ci sono le barricate dei bianchi. I “bravi ragazzi” di Rosarno, i vecchi, le donne che davanti alle tv recitano l’esasperazione. Urlano e le loro parole si sentono anche dentro l’auto. «Unn’è, unnu cazzu è sta mafia? I negri se ne devono andare, basta… E basta pure con questi giornali di merda che ci chiamano razzisti».
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Caccia al nero, il nostro futuro: un inferno di menzogne
Il futuro in cui siamo già immersi comincia nella piana di Gioia Tauro: a Rosarno in provincia di Reggio Calabria (un’autentica guerriglia urbana è ancora in corso), come a Castel Volturno e a Reggio stessa, dove la ’ndrangheta ha voluto intimidire i magistrati con un attentato alla procura generale. Il futuro comincia a Rosarno perché i principali problemi della nostra civiltà si addensano qui: le fughe di intere popolazioni dalla povertà e dalle guerre (guerre spesso scatenate dagli occidentali, generatrici non di ordine ma di caos); le vaste paure che s’insediano come nebbie, intossicando la vita
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Amanda Simpson, diritti trans e terrore planetario
Forse è eccessivo l’entusiasmo con il quale è stata accolta la notizia della nomina di Amanda Simpson come consigliere del Dipartimento del Commercio di Washington: la prima transessuale ad assumere un incarico governativo negli Usa, grazie al presidente Barack Obama, ha finora diviso le opposte tifoserie (progressisti in festa, conservatori scandalizzati) mettendo in ombra il ruolo – tutt’altro che trasparente – del colosso militare industriale dalla quale la Simpson proviene, e i cui interessi si teme sia destinata a tutelare, direttamente dalla sua nuova posizione nel governo federale statunitense.
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Rosarno, Saviano: solo gli africani osano dire no alla mafia
«Gli immigrati sembrano avere un coraggio contro le mafie che gli italiani hanno perso». Lo scrittore Roberto Saviano commenta così, al Tg3, la rivolta scatenatasi il 7-8 gennaio a Rosarno, dove i braccianti africani aggrediti dai caporali della ‘ndrangheta hanno dato vita a una guerriglia urbana, incendiando auto in sosta. Quella del comune reggino, aggiunge Saviano, è la quarta rivolta degli africani in Italia contro le mafie: i lavoratori migranti sono più coraggiosi degli italiani e non vanno criminalizzati ma, al contrario, scelti come preziosi alleati contro l’illegalità mafiosa.
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Sicurezza e rieducazione, in un carcere meno feroce
Ho partecipato a un incontro pubblico in un comune del pavese, il tema: sicurezza e rieducazione. Come se questo diritto e questo dovere inalienabili, fossero improvvisamente percepiti come ingannevoli, poli opposti che non debbono convergere, perché fondamenta di una architettura malamente consumata. Eppure si tratta di diritto e rovescio della stessa partita da giocare, insieme, e non del risultato di una informazione malata, di una incapacità comunicazionale, di una notizia moltiplicata per mille, un fucile imbracciato così male da essere puntato nel mucchio
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Giustizia per Sankara, l’ultima speranza dell’Africa
Francia e Usa si decidano ad aprire i loro archivi, 22 anni dopo il crimine più infame organizzato in Africa: l’omicidio del presidente Thomas Sankara, eroe nazionale dell’indipendenza del Burkina Faso, la “terra dei puri” liberata dal giogo coloniale e imperialistico, all’epoca in cui ancora si chiamava Alto Volta. Il missionario italiano Alex Zanotelli è fra le personalità che hanno ora sottoscritto il clamoroso appello internazionale per giungere finalmente alla verità (giudiziaria, storica e politica) sulla tragica fine di Sankara e del suo straordinario esperimento di liberazione.
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Verità per Stefano Cucchi, massacrato e lasciato morire
Non vi aspettate un politico. Né un artista. Né un premio Nobel o uno sportivo. No, il “personaggio” dell’anno è un ragazzo che non c’è più. Non era un eroe di guerra, né tantomeno un operatore umanitario ostaggio della guerriglia. Non era un ragazzo perfetto, né uno studente modello, né un volto televisivo. Era un ragazzo normale, con i suoi problemi e la sua famiglia a sostenerlo. Con i suoi amici, la palestra e la Lazio allo stadio la domenica. Sì, anche con problemi di droga, è vero. Problema diffuso che tocca trasversalmente la società: vecchi e giovani, agiati e poveri, operai e imprenditori. Del resto anche l’acqua contaminata dei fiumi, come a Firenze, lo testimonia.
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Moni Ovadia: diritti, le battaglie civili che ci attendono
«Papà, cos’è la felicità?», chiedevano le figlie a Karl Marx. E lui rispondeva: «Felicità per me è lottare». Con questo aneddoto Moni Ovadia, poliedrico artista col merito di aver portato nel nostro Paese la cultura klezmer, invita gli italiani a reagire allo squallore del panorama politico italiano: «E’ catastrofico, difficile immaginare qualcosa di peggio. La democrazia italiana è bloccata, c’è un’eccessiva concentrazione di potere nelle mani di una sola persona». Finché questa situazione perdura, non ci sono vie d’uscita.
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Asor Rosa: ecologia e diritti, energia pulita dai movimenti
Chi potrebbe mai immaginare di trovare un elogio dei comitati indipendenti di cittadini in un libro del “barone rosso” Alberto Asor Rosa? Eppure c’è, alla fine de “Il grande silenzio. Intervista sugli intellettuali”, a cura di Simonetta Fiori (Laterza 2009). Un libro in cui il disastro politico e culturale italiano è analizzato senza diplomatismi. Asor Rosa indica le “zone di resistenza”, come la magistratura e la scuola pubblica: racconta anzi di aver pensato di scrivere un “elogio della scuola italiana”. Ricorda che il nostro paese ha percorso tante volte il ciclo «speranze, attese, delusioni, sconfitte»
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Moresco: tribù culturali, per guarire l’anomalia italiana
Ogni volta sembra che si sia toccato il fondo, ma non so per quale meccanismo perverso il pavimento si sfonda sempre più e si aprono delle voragini impreviste. La concentrazione del potere e l’assenza di leggi indispensabile per farvi fronte hanno portato a questo imbarbarimento dell’agone politico e della società. È come se si fosse creata una bolla che ha colonizzato l’immaginario collettivo, i media e tutte le varie forze ed energie, permettendo solo una crescita smisurata e perversa della dimensione politica e della vita.