Archivio del Tag ‘violenza’
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Europei profughi per fame: la Svizzera sigilla i confini
Profughi della fame e della disperazione, in fuga dall’Unione Europea appena premiata col Nobel per la Pace: il giornale elvetico “Schweizer Zeitung” informa che la Svizzera ha mobilitato esercito e polizia alle frontiere, temendo – con l’aggravarsi della crisi economica e sociale europea – un vero e proprio esodo di greci, spagnoli, portoghesi e anche italiani verso la Confederazione. Preoccupazioni che la stampa svizzera ricava da un’intervista con il capo di stato maggiore elvetico, Andrè Blattman, e il ministro della difesa di Berna, Ueli Maurer. Il giornale lascia capire che la Svizzera teme una migrazione di disoccupati in caccia di lavoro e di famiglie in cerca di un rifugio sicuro dove mettere al riparo i risparmi messi in pericolo dalla scure del “rigore”.
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Giulietto Chiesa: come difendersi dal declino che ci aspetta
A sinistra l’ideologia della crescita, con tutti i suoi corollari, è entrata come il burro, trasmigrando dalla crescita socialista dei piani quinquennali alla crescita infinita del capitalismo totale. Non vedono la necessità di fare i conti con i “limiti allo sviluppo”. Cambiare i consumi, senza ridurli, diventerà presto praticamente impossibile. O si dimostra che questa affermazione è errata, oppure si deve affrontare la questione della decrescita. Non è soltanto una economia in crescita geometrica ad essere insostenibile, comunque la si voglia presentare. Anche un’economia stazionaria, a crescita zero, è comunque insostenibile alla lunga. Anch’essa porta, sebbene più lentamente, al confine con i limiti. Puntare a un’economia stazionaria equivale a condannare a morte il capitalismo come lo conosciamo oggi. Infatti non c’è capitalismo che non cresce e un capitalismo a crescita zero è una contraddizione in termini. Eppure nemmeno essa sarà sufficiente a evitare una catastrofe strategica.
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Barnard: politica della carenza, dobbiamo tornare sudditi
Ci stanno uccidendo, deliberatamente: quella che sembra una crisi accidentale, Paolo Barnard la definisce “politica della carenza”. Un piano prestabilito: con nomi e cognomi, mandanti, moventi, procedure concordate. «Parlo di ciò che colpisce al cuore i diritti umani e la dignità umana riscattati dopo 5.000 anni di abietta schiavitù in Europa». Incredibile ma vero. Peccato che le “sentinelle” dell’Occidente, gli intellettuali, non lo vogliano ammettere: la stragrande maggioranza di loro «sceglie di ignorare gli aspetti più micidiali della recente evoluzione storico-economica europea per un motivo che non è sempre convenienza o asservimento a un potere, ma è qualcosa di molto più umano: terrore». Molti studiosi «si fanno prendere dal panico», causato dal fatto che in effetti «le cose stanno veramente come noi diciamo». Loro non sono equipaggiati per affrontarle, e la violenza della loro reazione – siamo complottisti, pagliacci, prezzolati, dementi – è proporzionale a quel terrore».
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L’Independent: gli Usa sapevano dell’attentato di Bengasi
L’ambasciatore statunitense Chris Stevens sarebbe stato ucciso l’11 settembre nell’assalto al consolato Bengasi, condotto con armi pesanti, per vendicare il “tradimento” degli americani, che in Pakistan hanno assassinato il guerrigliero Mohammed Hassan Qaed, un agente libico di Al-Qaeda. “Abu Yahya al-Libi”, questo il suo nome di battaglia, sarebbe stato “sacrificato” da Washington dopo la fine della guerra contro Gheddafi, nella quale la Nato non ha esitato a impiegare terroristi islamici. Il film contro Maometto che ha incendiato le capitali musulmane sarebbe stato solo un pretesto per scatenare il caos, all’interno del quale è maturato l’attentato, dei cui preparativi – scrive il quotidiano inglese “The Independent” – si sospetta che l’America fosse al corrente. Dettagli inquietanti, sottolinea “Megachip” in una nota, che rivelano «l’imbarazzante alleanza occidentale, nella sporca guerra di Libia, con i peggiori tagliagole».
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Minacce a Grillo: gli faranno fare la stessa fine di Coluche?
«E dopo cosa verrà? Dal tiro al bersaglio metaforico, si passerà a quello reale?». Parola di Beppe Grillo, bersaglio di attacchi violentissimi mediatico-politici. «L’informazione sta sconfinando in molti casi in istigazione a delinquere, come avvenne negli anni di piombo: li diffami, li isoli e poi qualcuno li elimina». Una frase buttata là senza troppo peso, ma che ha scatenato una buriana di reazioni: «Grillo piagnone, vittimista, lo fa solo per farsi pubblicità». In realtà, Grillo non ha detto che vorrebbero accopparlo: ha solo lanciato l’ipotesi che la campagna contro di lui possa spingere qualcuno a passare ai fatti. Secondo Aldo Giannuli, c’è poco da scherzare: ricordate quello a che accadde a Coluche, l’esplosivo comico francese che tentò inutilmente di candidarsi all’Eliseo?
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Onore al criminale Graziani, ma in Italia non è scandalo
Fa scandalo ovunque, tranne che in Italia, la notizia del monumento dedicato al criminale di guerra Rodolfo Graziani, il “macellaio d’Etiopia” che sperimentò i gas contro gli africani e finì la sua brillante carriera facendo fucilare partigiani come ministro della difesa della Repubblica di Salò. Dal “New York Times” alla “Bbc”, fino a “El Paìs”, la stampa internazionale oscilla tra indignazione e incredulità l’inaugurazione dell’11 agosto ad Affile, non lontano da Roma: il Comune, da cui proviene il ramo materno della famiglia di Graziani, ha dedicato al capo dell’esercito coloniale di Mussolini una sorta di sacrario della memoria. «Stupisce e preoccupa – scrive Antonio Maria Morone – lo scarso interesse dedicato alla vicenda dalla stampa nazionale, che ha relegato la notizia a una posizione marginale, soffermandosi più sul possibile sperpero di fondi pubblici in tempi di crisi economica per un manufatto che sarebbe costato 160.000 euro».
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Ceronetti con la Decrescita: e si scordino il Tav in val Susa
«Dove tutto è visto come puramente relativo e dissacrabile, ha senso assolutizzare il Pil, le cifre aziendali, le pensioni, le tasse, i conti della spesa, la Crescita di merci che non portano per niente a diminuzioni di infelicità o a più ricchezza nei rapporti umani? Emendate il linguaggio e avrete trovato una chiave. Liberate la mente da una formica di falso e vi toglierete dallo stomaco il peso di un elefante». Sembra di sentire Guido Ceronetti, solitario intellettuale tragicista. E infatti è proprio Guido Ceronetti: sono parole raccomandate ai lettori d’agosto della “Stampa”. Titolo: decrescita felice e socialismo utopistico. Visione: nell’idea della decrescita vivono «le grandi ombre premarxiane dei Thoreau, dei Fourier, dei Saint-Simon, dei Gandhi, della società fabiana, dei Malthus, dei Tolstoij, che tuttora indicano altri cammini, altre vie».
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Facciamo come la Danimarca, l’equità conviene a tutti
Cattiva distribuzione dei redditi, debolezza delle imprese, fragilità del sistema bancario e pessima bilancia commerciale. Senza contare «la povertà del pensiero degli economisti». Questa la diagnosi della “grande crisi” del 1929 secondo John Kenneth Galbraith. Quasi un secolo dopo, ci risiamo: «Il capitalismo finanziario sregolato e ipertrofico produce disoccupazione e povertà, mentre arricchisce indecentemente i suoi protagonisti». Chi dice che il capitalismo è morto, e chi ripete che questo è l’unico sistema possibile. Sbagliato: se volessimo, anche noi potremmo imitare la Danimarca, un paese dove i poveri riescono a diventare ricchi e dove il benessere diffuso conviene a tutti. Lo sostiene Davide Reina nel blog “Cado in piedi”: il cambio di paradigma consiste nel passare dal “capitalismo esclusivo”, che tesaurizza la ricchezza a beneficio dei super-potenti, al “capitalismo inclusivo” che costruisce futuro per tutti in regime di equità.
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Rivolte, Popovic: primo errore, demonizzare la polizia
Spesso il solo campo in cui un movimento civico non può vincere è quello militare: affrontare il potere su quell’arena è come fare a pugni con Mike Tyson. Fu l’errore del movimento contro l’apartheid in Sudafrica prima della svolta nonviolenta. Le campagne nonviolente hanno successo nel 53 per cento dei casi, quelle violente nella metà: 26. La posta in gioco nella Prima guerra mondiale era il territorio: vecchi imperi e Stati nascenti in cerca di spazio. Il risultato non fu che un’effimera ridistribuzione delle colonie. L’esito della Seconda, che opponeva le grandi ideologie, fu la Guerra fredda. La lotta di Gandhi, invece, fu l’inizio della fine del colonialismo. Il Black Power ha creato le premesse per un mondo governato anche da neri. Solidarnosc ha scatenato l’effetto domino che ha portato al crollo dell’Urss. Gli effetti delle strategie non violente sono più concreti sul lungo periodo: producono cambiamenti di civiltà.
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Chomsky: pericolo-Israele, gli americani lo scopriranno
Ci sarebbe solo da vestirsi in giacca e cravatta e andare alle sedi delle grandi imprese, General Electric, JP Morgan Chase, alla Camera di Commercio, al “Wall Street Journal”, e spiegare gentilmente che la politica statunitense in Medio Oriente – il rapporto con Israele – è contraria ai loro interessi. Non è un segreto che il capitale privato ha una enorme influenza sulla politica del governo. Quindi se la “lobby” impone agli Stati Uniti delle politiche che sono contrarie agli interessi di questa gente che dirige effettivamente il paese, dovremmo essere in grado di convincerli. La lobby israeliana potrebbe essere neutralizzata in cinque secondi. Dobbiamo anche domandarci: perché coloro che ideano e decidono la politica del governo statunitense accettano qualcosa che è contrario ai loro interessi?
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Niente chemio, e l’oncologo salva la moglie dal cancro
Sidney Winawer, oncologo di fama planetaria, dirige il laboratorio di ricerca sul cancro al Memorial Sloan-Kettering Cancer Center di NewYork, uno dei centri più importanti del mondo. Per decenni ha praticato la chemioterapia a tutti i pazienti, metà dei quali però sono deceduti. Un giorno, la diagnosi è toccata a sua moglie, Joanna. Ben consapevole gravi dei danni collaterali della terapia chimica, e per nulla convinto della sua efficacia, il professor Winawer non ha sottoposto la consorte né alla “chemio” né alla radioterapia. E, sorpresa: l’ha guarita. Come? Il luminare newyorkese si è affidato alla somatostatina, quella del controverso medico italiano Luigi Di Bella, accusato di suscitare speranze illusorie. Ma l’illusione peggiore è quella della chemioterapia, come lo stesso Winawer ha sostenuto nel libro “Dolce è la tua voce”, pubblicato da “Positive Press” nel 1998.
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Aiuti-capestro? Ma i mercati chiedono lavoro, non tagli
Attenti, «la perfidia dei tecnocrati europei sembra non avere fondo». Nei corridoi di Bruxelles trapela infatti la seconda parte del piano Draghi-Merkel. «Vi pareva che si accontentassero di intrappolarci nell’Eurozona per altri 5 o 10 anni senza, fin da subito, spremere sangue concreto?». Paolo Barnard, il primo a denunciare il “golpe” finanziario contro la sovranità economica italiana, suona l’allarme: «Prima di attivare il programma “Smp Bond Purchases” della Bce, quello che può calmare i mercati abbassando i tassi sui nostri titoli di Stato e quindi allontanando la fine dell’agonia, la Germania pretenderà da noi Maiali/Piigs il ricorso al Fondo Salva-Stati (Esfs o Mes) per una prima tranche di prestiti a noi concessi». Nuovo debito, quindi. Ma attenzione: si tratta «di quel tipo di debito mortale che non solo va restituito dissanguando cittadini e aziende, ma comporta la resa nazionale alla schiavitù della micidiale Troika (Ue, Bce, Fmi) che è oggi freneticamente all’opera nella camere di tortura in Grecia».