Archivio del Tag ‘web’
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Boston, cronaca di una strage annunciata: prove generali?
Bombe assassine, ma in apparenza senza uno straccio di movente. E due attentatori-fantasma venuti dal nulla, non credibili e comunque messi subito a tacere: uno ucciso, l’altro impossibilitato a parlare. Tutto attorno, il caos: per ora, non regge nessuna ricostruzione dei fatti. Nettissimo invece il risultato politico: una grande città terrorizzata e messa in stato d’assedio per una decina di giorni. Gli attentati di Boston sono la “prova generale” di qualcosa che si va preparando da tempo? Lo suggerisce il programma dei 30.000 droni destinati a pattugliare il cielo degli Stati Uniti, dice Giulietto Chiesa. Obiettivo: non solo abbattere i terroristi in ogni parte del mondo, ma anche sorvegliare l’America in nome della sicurezza dei cittadini. L’aspetto più inquietante? L’immediata cortina fumogena del mainstream: è quella delle grandi occasioni, dall’attentato a Kennedy fino all’11 Settembre. A proposito: il terrore di Boston ha sovrastato l’altra notizia-bomba del giorno. Obama, rivela il “New York Times”, ha formalmente seppellito la verità sulle Twin Towers.
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Italia, potenza scomoda: dovevamo morire, ecco come
Il primo colpo storico contro l’Italia lo mette a segno Carlo Azeglio Ciampi, futuro presidente della Repubblica, incalzato dall’allora ministro Beniamino Andreatta, maestro di Enrico Letta e “nonno” della Grande Privatizzazione che ha smantellato l’industria statale italiana, temutissima da Germania e Francia. E’ il 1981: Andreatta propone di sganciare la Banca d’Italia dal Tesoro, e Ciampi esegue. Obiettivo: impedire alla banca centrale di continuare a finanziare lo Stato, come fanno le altre banche centrali sovrane del mondo, a cominciare da quella inglese. Il secondo colpo, quello del ko, arriva otto anno dopo, quando crolla il Muro di Berlino. La Germania si gioca la riunificazione, a spese della sopravvivenza dell’Italia come potenza industriale: ricattati dai francesi, per riconquistare l’Est i tedeschi accettano di rinunciare al marco e aderire all’euro, a patto che il nuovo assetto europeo elimini dalla scena il loro concorrente più pericoloso: noi. A Roma non mancano complici: pur di togliere il potere sovrano dalle mani della “casta” corrotta della Prima Repubblica, c’è chi è pronto a sacrificare l’Italia all’Europa “tedesca”, naturalmente all’insaputa degli italiani.
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Rita Pani: ci riteniamo merda, ecco perché ci calpestano
E quando l’atto sarà compiuto, Napolitano si dimetterà per raggiunti limiti di età: «E a noi non resterà nulla, nemmeno un orto di guerra». Grido di dolore firmato da Rita Pani, “scrittrice comunista” con alle spalle diversi romanzi, all’indomani della rielezione del presidente uscente. «Non è un delirio di onnipotenza, è il mio schifo che detta», premette l’autrice, perché il 20 aprile 2013 «è stata scritta la pagina più patetica della non-politica italiana», vergata a più mani da molti autori. «Io vorrei tenere per me le ultime righe, quelle che nessuno ha voluto leggere se non pochi sconclusionati come me». Sono le righe «che narrano dell’ultima labile occasione che il tempo ci consegna, e che temo non riusciremo a cogliere nemmeno questa volta». Ovvero: «Il bisogno di sinistra, e la possibilità di averla, anche per coloro i quali nemmeno sanno di avere a cuore questa speranza, continuando a confonderla con qualcosa che a sinistra non ci sarà mai».
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Nuovo Ordine Mondiale, i boss del web e la grande politica
Stati transnazionali? Religioni più o meno laiche? Modelli di comportamento e lifestyle globalizzati? Lobby e gruppi di pressione? Facebook e Youtube, i due grandi social network che “autodichiarano” di aver superato la mitica soglia del miliardo di membri, stanno modificando alcuni aspetti della geopolitica mondiale e in particolare della politica in Usa. Secondo Glauco Benigni, questi due giganti non sono più definibili semplicemente “comunità digitali”, perché il comportamento dei loro membri – e dei loro proprietari – li rende trasmutabili in altre macroentità. Ai membri, l’ingresso nella “nazione” digitale conferisce di fatto uno status che prima non esisteva: «Aprire un account è come ottenere una carta d’identità, una sorta di passaporto. E soprattutto aderire, quasi sempre beotamente, alla mappata di “terms and conditions”, significa accettare una Costituzione che di democratico ha ben poco. Se ci fosse una Costituzione da Nuovo Ordine Mondiale, sarebbe questa».
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Giulietto Chiesa: non azzardatevi a toccare il nostro oro
Dovrei parlare delle bombe di Boston, anche perché ho ricevuto numerose richieste di esprimermi in merito, ma non lo farò. Per due motivi: il primo è che non mi fido delle notizie finora giunte e di quello che dicono gli inquirenti di Boston, perché stanno emergendo – solo in Rete – particolari e interrogativi inquietanti circa preparativi o eventi che hanno preceduto di poco quelle esplosioni. Secondo la testimonianza di un noto maratoneta, un veterano, Alistair Stevenson, era in corso un’esercitazione con cani addestrati alla ricerca di bombe prima che gli eventi diventassero drammatici, cioè prima delle esplosioni, e l’esercitazione fu addirittura annunciata con gli altoparlanti dalla polizia. La stessa notizia la fornisce il “Boston Globe”, anch’esso in Rete. La polizia smentisce; noi ne prendiamo atto, in attesa di notizie più precise, e fermiamoci qui. Il secondo motivo per cui parlerò d’altro è che sono in corso esplosioni molto più drammatiche.
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Social network, 007 e agenzie-spia: siamo tutti schedati
Allegri: siamo tutti schedati. «Qualche tempo fa in Internet ho letto una notizia molto inquietante: a Lugano esiste una società che scheda ogni italiano il cui nome appare su un giornale o in un atto pubblico», racconta Loris Mazzetti, già braccio destro di Enzo Biagi. «Facendo una ricerca dettagliata scopro che in Europa vi sono diverse società che di nascosto lavorano sui dati di siti considerati socialmente utili. L’americana Fbi lo sta facendo da anni, ha superato i 150 milioni di persone schedate e da tempo sta immettendo nella banca dati oltre alle impronte digitali anche le foto delle persone». Solo in Italia, Facebook ha oltre 23 milioni di iscritti, nel mondo supera il miliardo. E ogni utente immette le proprie foto e quelle degli amici. «I servizi segreti, che non devono chiedere il permesso per entrare nella società di Mark Zuckerberg, hanno nel social network una base informativa straordinaria».
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Cancro, lezione dall’India: vietato lucrare sui medicinali
Collassati sul nostro ombelico come siamo dal giorno del risultato elettorale rischiamo di non accorgerci di quel che succede nel resto del mondo e di andare alla deriva come un frammento di pack quando si stacca dal mare di ghiaccio artico e lentamente, ma inesorabilmente, si scioglie trascinando a fondo i naufraghi che vi fossero sfortunatamente rimasti aggrappati. Così bisogna essere ascoltatori assidui di “radiotre-mondo” o “radiotre-scienza”, o lettori attenti e selettivi di quanto di più autorevole offe la rete, per aver saputo che – (oltre che sulla vicenda tragica ma dai risvolti sempre più grotteschi dei marò) la corte suprema di New Delhi è stata chiamata a pronunciarsi in questi giorni su di una vicenda che ha ben più ampi risvolti etici, politici e sociali.
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Foa: attenti, ora possono confiscarvi i Btp senza preavviso
Non solo i tagli al welfare, grazie al regime dell’Eurozona e al Fiscal Compact, con l’obbligo del pareggio di bilancio. In pericolo sono anche i risparmi: dal 1° gennaio 2013, lo Stato – ridotto in bolletta – può confiscare per decreto anche i Btp, e senza alcun preavviso. Lo scrive Marcello Foa nel suo blog sul “Giornale”, citando l’analista Maurizio Mazziero che sul web propone analisi finanziarie originali e molto chiare: «Mazziero ha fatto quel che avrebbe dovuto fare la grande stampa italiana, ovvero verificare le indiscrezioni apparse su alcuni blog, secondo cui esiste una norma che consente la confisca automatica dei Bot in caso di crisi». Il responso è semplice e spaventoso, rivela Foa: chi ha recentemente investito in titoli di Stato può correre il rischio venir “alleggerito” d’autorità, proprio come in Grecia.
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Web sotto controllo: non siamo al sicuro neppure su Skype
Google, Facebook, Microsoft, Apple e gli altri riescono a sapere praticamente tutto su di noi tutto il tempo. Al contrario degli umani, i loro server non dimenticano mai e gli strumenti per estrarre informazioni non fanno che migliorare. Inserzionisti, ladri di identità, compagnie di assicurazione, impiegati: chiunque, nonché ovviamente le autorità, sta cercando di mettere le mani di questi dati, ognuno a modo suo. Tuttavia, la strada delle informazioni destinate alle autorità (in senso ampio, dal momento che parliamo di paesi in tutto il mondo) prevarica. Ora la Microsoft ha improvvisamente deciso di «rispettare i diritti umani e i principi della libertà di espressione e della privacy» e ha dimostrato un «impegno alla trasparenza», come ha scritto sotto pressioni da parte della Eff, Electronic Frontier Foundation, e dei suoi partner. Si sono quindi uniti Google, Twitter e altri a svelare non la quantità di dati degli utenti che raccolgono o a quali compagnie e affiliati hanno accesso, ma quante richieste hanno ricevuto da parte delle autorità per avere quei dati.
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Grillini di tutta Europa unitevi: obiettivo, elezioni 2014
«Non possiamo pensare di aver fatto tutto questo e rimanere qui, a Roma. Dobbiamo andare oltre, e l’obiettivo è Strasburgo, anno 2014, Parlamento Europeo: perché c’è una necessità simile a quella italiana e perché, se troviamo sponda in Europa, il cambiamento sarà epocale». Velleitario o visionario? Il vero obiettivo di Grillo, l’Europa, è diventato molto concreto, da quando la discussione sui “Meetup” ha abbattuto confini e lingue. Una rivoluzione? «Una specie di Sessantotto, che abbia come collante la Rete». Obiettivo, i paesi dell’Est – Slovacchia, Bulgaria, Romania – nonché Spagna, Portogallo e Grecia. «Questo intendo quando dico che abbiamo appena iniziato». I temi: ambiente, economia, decrescita. I gruppi a cui guarda, osservano Emiliano Liuzzi e Ferruccio Sansa, spaziano dagli “Indignados” iberici ai “verdi” tedeschi. Porte chiuse alla sinistra tipo “Syriza” e alla destra populista, da “Alba Dorata” al Front National francese. Meglio, come in Italia, «quei milioni di cittadini legati da battaglie comuni più che da ideologie e appartenenze».
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Golpe europeo, Murphy: giù la maschera, signor Draghi
Giù la maschera, “signor Draghi”: la Bce non è un’autorità finanziaria neutrale, ma una organizzazione “golpista” al servizio dell’élite europea. Archiviato Mario Monti, il finto salvatore della patria ridicolizzato di fronte a tutta l’Europa dal misero risultato elettorale rimediato in Italia, brilla di nuova luce la straordinaria perfomance del giovanissimo Paul Murphy, l’eurodeputato socialista irlandese che già il 5 dicembre 2011 fece letteralmente a pezzi l’ammutolito presidente della Bce, rinfacciandogli il famigerato diktat per l’austerity firmato con Jean-Claude Trichet per ottenere lo scalpo di Berlusconi e la capitolazione dell’Italia di fronte al ricatto telecomandato dello spread. «Ognuna di queste misure – tuonò Murphy – porta ad attacchi contro i diritti e le condizioni di vita dei lavoratori». La “nota” della Bce terminava con una frase che Murphy definì inquietante: “Abbiamo fiducia che il governo metterà in campo azioni appropriate”. Esplicita, quindi, «la minaccia di non comprare i titoli di Stato italiani», facendo precipitare il paese nella crisi.
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Travaglio: Grasso evitò di indagare Schifani, difeso dal Pd
«I 5 Stelle che han votato Grasso contro Schifani sapevano bene chi è Schifani e hanno scelto il meno peggio, cioè Grasso, ma non avevano la più pallida idea di chi è Grasso». E questo è un bel problema, dice Marco Travaglio, specie per chi dice di informarsi sul web per sfuggire alla propaganda di regime: «Se l’avessero fatto davvero, avrebbero scoperto che il dualismo Schifani-Grasso era finto». Schifani è sempre piaciuto al Pd, che infatti cinque anni fa «non gli candidò nessuno contro, votò scheda bianca e mandò la Finocchiaro a baciarlo sulla guancia». Quando poi lo stesso Travaglio raccontò in televisione «chi è Schifani», i primi ad attaccarlo furono Finocchiaro, Violante, Gentiloni, il direttore di “Rai3” Ruffini e “Repubblica”. «Schifani era il pontiere dell’inciucio Pdl-Pd. Così come Grasso che, per evitare attacchi politici, s’è sempre tenuto a debita distanza dalle indagini più scomode su mafia e politica, mentre altri pm pagavano e pagano prezzi indicibili per le loro indagini».