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News criminali, Murdoch va arrestato per la guerra in Iraq
L’impero di Murdoch è nella bufera, ma quanto sarebbe stato meglio se questa bufera si fosse scatenata quando l’editore australiano e le sue tv si trasformarono nel braccio mediatico della invasione dell’Iraq. Fu proprio lui, non solo a sostenere le ragioni di Bush, ma anche a pianificare e a promuovere una eccezionale campagna di disinformazione, fondata sulla ripetizione ossessiva dei falsi dossier sul presunto arsenale di Saddam e sulla guerra prossima ventura che il dittatore si sarebbe apprestato a scatenare contro gli Stati Uniti. Quella campagna fu scientificamente programmata, quei dossier erano palesemente falsi, in realtà si trattava di sostenere gli interessi di ristrette oligarchie.
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Usa, rischio default: ogni giorno 4,5 miliardi di debito
Il 3 agosto 2011, quasi dieci anni dopo le Torri Gemelle, si potrebbe consumare la vendetta di Bin Laden. Gli Stati Uniti sono sull’orlo del default. Se il Congresso non troverà entro il 2 agosto un accordo per alzare il tetto del debito, fissato per legge a 14.294 miliardi di dollari, il Paese più potente del mondo andrà in bancarotta. Sembra fantaeconomia, ma è tutto vero. Cosa c’entra Osama con il debito pubblico americano? Prima dell’11 settembre, il debito era sotto controllo, inferiore ai 6.000 miliardi. Dopo gli attentati è esploso a causa delle spese militari per le guerre in Iraq e in Afghanistan. Oggi ha largamente superato i 14.000 miliardi. Una jihad economica di Al Qaeda.
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Addio guerra, ora Parigi tratta sul petrolio con Gheddafi
«E’ stato ampiamente dimostrato che non c’è alcuna possibilità con il ricorso alla forza. Abbiamo sollecitato le due parti a parlarsi, secondo noi è giunto il momento di sedersi attorno a un tavolo». La notizia è che queste parole non le ha pronunciate il segretario generale dell’Onu Ban Ki-Moon o un alto rappresentante di una di quelle potenze che la guerra in Libia l’hanno subita più che voluta, come Russia e Cina. Le ha dette Gérard Longuet, il ministro della Difesa francese, rappresentante di quel governo che i bombardamenti li volle a tutti i costi, dello stesso Paese che fu il primo a inviare i suoi bombardieri.
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Pericolo: l’Europa taglia democrazia, e la politica tace
Le drastiche misure di austerità che i governi europei, incluso il nostro, stanno infliggendo ai loro cittadini non riguardano soltanto l’economia. Pongono questioni cruciali per il futuro della democrazia nella Ue. Prima questione: le organizzazioni cui i governi mostrano di avere ceduto la sovranità economica, quali il Fmi, la Bce, la Commissione europea e le agenzie di valutazione, non godono di alcuna legittimazione politica. Inoltre si sono mostrate incapaci sia di capire le cause reali della crisi, sia di predisporre interventi efficaci per rimediarvi. Come si spiega allora l’atteggiamento di supina deferenza che verso di loro mostrano i governi?
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Lacrime e sangue, ma non per i padroni d’Europa
No, signor Presidente della Repubblica, mi permetto di obiettarLe che questo non è il momento della coesione nazionale. Capisco le buone intenzioni di natura istituzionale, ma esse oggi lastricano una via che porta al massacro sociale in Italia come in Europa. Non di coesione, ma di una irruzione di giustizia, eguaglianza sociale e democrazia ha oggi bisogno la nostra stanca ed inutile politica per affrontare davvero la crisi. Giustizia, perché nessuna misura è credibile se non vanno in galera i potenti che rubano, se non si colpiscono davvero gli evasori fiscali, se non c’è un risanamento morale della politica e se non si liquida il suo intreccio con gli affari.
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La Tav è un parassita, chi la vuole non la sa giustificare
Il vastissimo e trasversale fronte Sì-Tav è tornato ad esporre con grande “forza” i propri argomenti: manganelli, ruspe, gipponi. Il tutto condito dalle solite litanie di slogan e luoghi comuni gridati incessantemente da mille altoparlanti. In tutta la vicenda del Tav sulla Torino-Lione la costante più macroscopica, anno dopo anno, è sempre stata la totale assenza di argomenti di merito a favore e la più stretta censura sugli argomenti di merito a sfavore. Eppure la realtà sta lì grande come una montagna, irriducibile e non manganellabile: la nuova linea ferroviaria Torino-Lione non è “discutibile”, è platealmente insensata.
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Vogliono far fallire l’Italia per comprarla a prezzi stracciati
L’attacco della speculazione che l’8 luglio è stato diretto dalla finanza internazionale contro la Borsa italiana (-3,47%, una perdita di 14 miliardi), non è una semplice operazione finanziaria. Chi continua a parlare dei “mercati finanziari” come di una divinità che organizza la vita delle società contemporanee sa perfettamente che i “mercati” sono diretti da uomini e gruppi con precisi interessi e obiettivi. In questo caso, destabilizzare l’Italia: che ora viene attaccata perché meglio di altri ha retto alla crisi finanziaria del 2007, dato che cittadini e imprese non hanno ascoltato le sirene della globalizzazione finanziaria. Aziende, banche e compagnie assicurative oggi rappresentano un appetitoso boccone per chi spera di poterle ricomprare fra qualche mese a prezzi stracciati.
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Rischio Grecia: la val Susa contro i predoni del debito
La Grecia non insegna nulla ai fautori della Tav, i quali continuano a raccontar balle e a non rispondere alle domande di merito. L’accusa più falsa che viene veicolata dal gigantesco network in mano ai poteri forti, riguarda la “perdita” di 670 milioni di finanziamento europeo per realizzare la grande opera causata dalla cecità dei movimenti. Pochi giorni fa sul “Manifesto”, Marco Revelli ha ribadito la verità: se si accetta di prendere il modesto finanziamento si perderanno i 20 miliardi di euro necessari a costruire una gigantesca e inutile grande opera. 20 miliardi di dollari è l’ammontare del debito contratto da Atene per coronare il grande sogno di perseguire la grande opera per eccellenza: le Olimpiadi che si svolsero nel 2004.
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Grazie val Susa, che ci insegni a lottare per un futuro vero
Diciamo grazie alla val di Susa perché ci sta insegnando una cosa importante: si può lottare, ci si può opporre a un progetto che devasta il territorio e la vita di chi ci vive. Ci si può opporre con una lotta bellissima, civile, democratica popolare. Una lotta che coinvolge tutto il popolo. Ma il motivo più importante, per dire grazie, è un altro: la val di Susa sta difendendo gli interessi del Paese, di tutti noi. Quelli che vogliono la Tav ci dicono che queste grandi opere servono alla crescita, che porta benessere ed è l’unico modo per risolvere i problemi. Non è più vero: la crescita oggi è una strada bloccata, un vicolo cieco che non porta più da nessuna parte.
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Tav, basta menzogne: anche i francesi sono fermi
«La valle di Susa non è un luogo di montanari retrogradi ma è probabilmente uno dei più avanzati laboratori sociali d’Europa». Lo afferma il climatologo Luca Mercalli, volto televisivo accanto a Fazio e da sempre attivista No-Tav. Mercalli parla come «cittadino frustrato dalla sequenza di menzogne» in circolazione e «dal fallimento della politica» che, Pd in testa, spaccia miserabili frottole quotidiane e cede il passo ai lacrimogeni, dopo aver dichiarato che i 70.000 in corteo a Chiomonte il 3 luglio erano appena «settemila o addirittura tremila», per non parlare dei fantomatici “black bloc” stranieri a cui la polizia darebbe la caccia ma che a Chiomonte nessuno ha visto.
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Tav, lo squallore della politica e la dittatura delle mafie
Quando si rompe il circuito fiduciario fra governanti e governati, l’apparato pubblico e i beni comuni vanno in frantumi, i secondi sono costretti a subire umiliazioni e spoliazioni, i giovani sono privati del loro futuro, la politica diventa un gioco riservato a pochi attori che lo conducono solamente per soddisfare i loro interessi immediati, una società entra fatalmente in crisi, con due possibili via d’uscita. La prima possibile via d’uscita, che è auspicabile, è quella dell’esplosione rivoluzionaria che porta a un radicale cambiamento di paradigma e di funzionamento.
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Barack Obush, l’America in declino venderà cara la pelle
Che significa e come si è svolta l’oscura uscita di scena di Osama bin Laden? Che fine ha fatto Al-Qa’ida, ed è mai stata come ci hanno raccontato? Chi sta andando al potere in Egitto e altrove, dopo le primavere arabe, e in che modo gli Stati Uniti tentano di controllare la riorganizzazione del potere? Chi sono i cirenaici a sostegno dei quali gli Usa e noialtri abbiamo deciso di far guerra a Gheddafi? Eroici difensori della libertà o i complici di turno dell’impero? Che svolgimento avranno i tesissimi rapporti con Iran e Siria? In che modo la crisi dei Paesi europei più deboli è legata alla guerra euro-dollaro? E che cosa stanno tentando di fare gli Stati Uniti, segretamente o meno, per controbilanciare la rapidissima ascesa cinese?