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Vigne off limits, rischio-Tav per i vini Valsusa Doc
Giù le mani dalla val Susa, o meglio: dai suoi vigneti. L’appello di Gérard Depardieu, lanciato in tempi non sospetti, molto prima della militarizzazione dell’area di Chiomonte («No alla Torino-Lione se distrugge i filari alpini») sembra tornato più che mai attuale. Le 11 aziende vinicole del consorzio Valsusa Doc ora protestano per la quasi-inaccessibilità dei filari chiomontini, con i viticoltori fermati ai checkpoint: vendemmia a rischio, aziende sull’orlo del fallimento, cantine off limits per i clienti. Alla faccia della Provincia di Torino e del suo “paniere” di prodotti tipici, che include i vini valsusini, sui quali pure l’ente ha investito molto: che ne dice il presidente, Antonino Saitta, Pd, in campo per la Tav e contro i valsusini?
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Israele in rivolta: vogliamo futuro, non guerra e crisi
«Siamo sempre in guerra con qualcuno, ma ora scopriamo che non arriviamo alla fine del mese, non possiamo pagarci gli studi, né comprare casa: è assurdo». Dilaga in Israele la protesta degli “indignados”, partita da Tel Aviv ed estesasi in tutte le maggiori città, compresa Gerusalemme: «Qui, alloggi e affitti hanno prezzi inavvicinabili: il nostro paese non ha più welfare». Una donna: «L’unico posto con assistenza e facilitazioni sono i nuovi insediamenti», le colonie abusive sorte nei territori palestinesi: «Non è giusto». E un ragazzo, reduce dal servizio di leva: «Ho servito nell’esercito per anni, e una volta tornato a casa ho scoperto di non avere abbastanza soldi per iscrivermi all’università».
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Italia in fallimento: via Berlusconi e patrimoniale subito
L’Italia a pezzi, la stessa Italia ad personam che vuole a tutti i costi un ecomostro finanziario come la Torino-Lione senza riuscire a spiegarne l’utilità, è ormai sull’orlo del baratro: col terzo debito pubblico del mondo, crescita zero e tassi di interesse alle stelle, non è un’esagerazione dire che siamo già tecnicamente in default: «Non siamo in grado di sostenere questo debito, a meno che non ci sia un intervento immediato: cade il governo, va su un esecutivo tecnico e fa una patrimoniale al volo», coinvolgendo anche i più ricchi – con un maggior prelievo fiscale – nel sostegno della spesa pubblica.
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Massacro sociale: meno democrazia, larghe intese col Pd
Il Senato ha da poco approvato l’ennesima mozione di fiducia posta dal governo Berlusconi. La maggioranza assoluta degli inquilini di Palazzo Madama ha certificato, ancora una volta, la tenuta della compagine che sostiene l’esecutivo in carica. Tuttavia la realtà è diversa dall’apparenza: tra le forze parlamentari, e anche all’interno dello stesso Pdl, è sempre più accreditata l’ipotesi che Berlusconi cada, per essere sostituito da un esecutivo di larghe intese. La finanziaria di Tremonti non è sufficiente a tenere a freno mercati e speculatori. E con l’imperversare della crisi, per garantire la difesa degli interessi dei ceti dominanti, il governo dovrà essere in grado di imporre scelte sempre più dure, in termini di tagli, imposte e privatizzazioni.
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Solo un mega-attentato potrà salvare il marchio Obama
Lo avevano accolto come un Cristo salvatore, ma ormai solo 17 americani su cento hanno ancora fiducia in Barack Obama. La sua gestione della crisi del debito gli sta regalando una certezza matematica: alle presidenziali del 2012 sarà clamorosamente sconfitto. A meno che, rivelano alcuni consiglieri del partito democratico, il capo della Casa Bianca non inciampi in un “regalo” mediatico clamoroso: un attentato. Solo se scampasse a un agguato spettacolare, scrive Paul Joseph Watson su “Prison Planet”, Obama potrebbe riguadagnare il perduto sostegno popolare. Ma dev’essere un vero terremoto: simile a quello dell’11 Settembre, o almeno all’attentato dinamitardo di Oklahoma City che nel 1995 fece 168 vittime e rafforzò la leadership di Bill Clinton.
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Crisi Usa? Cina e Iran: basta dollari, meglio il baratto
Mentre gli Usa rischiano il default, la bancarotta “tecnica” che – se non verrà innalzata la possibilità di indebitamento – impedirebbe al governo federale di poter pagare ad esempio stipendi pubblici e pensioni di guerra, s’è scoperto che Cina e Iran stanno studiando un nuovo sistema, in realtà antichissimo, per scambiarsi beni senza ricorrere al denaro: il baratto. Uno scambio alla pari: la Cina importerebbe il petrolio di Teheran insieme ad altre materie prime, come il cromo; in cambio, Pechino offrirebbe all’Iran i manufatti della propria industria, in piena espansione. Paradossale, nell’era della finanzia globale? No, se a far paura è proprio l’inaffidabilità della moneta commerciale: il dollaro.
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L’era della penuria: stop all’export, guerra delle risorse
Piccolo ma significativo esempio di come le notizie importanti non vengono date o, quando vengono date, sono nascoste in modo che non si vedano. Per esempio non mi risulta che alcun giornale italiano, per non parlare dei telegiornali, abbia dato rilievo alle cose che seguono. Recentemente il Wto, l’Organizzazione Mondiale del Commercio – uno dei tre membri della sacra autorità del Consenso Washingtoniano, insieme al Fondo Monetario Internazionale e alla Banca Mondiale – ha pubblicato un rapporto speciale il cui titolo tecnico è apparentemente anodino e concerne le restrizioni alle esportazioni.
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Cia e Wikileaks: nuova Gladio per piegare la Norvegia?
False flag, depistaggio: mentre i media inquadrano gli occhi gelidi del “mostro” Breivik, il “killer solitario” di Oslo e Utøya, si sospetta che sull’isola della strage i macellai armati fossero almeno due, e nient’affatto isolati. La polizia norvegese è costretta a fare i conti con una struttura denominata “Simas”, creata dall’intelligence Usa reclutando agenti in congedo, un po’ come la Gladio italiana. La bomba nel centro di Oslo? E’ esplosa 48 dopo una strana esercitazione “antiterrorismo”. E Washington aveva messo la Norvegia in cima a una lista nera, da quando la piccola democrazia scandinava aveva annunciato il ritiro dalla Libia. Prima ancora, la Norvegia aveva rifiutato di enfatizzare l’allarme “Al-Qaeda”, irritando americani e inglesi. Fino ai sinistri avvertimenti di Wikileaks: la Norvegia sottovaluta il terrorismo. Vuoi vedere che prima o poi sarà costretta a cambiare idea?
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Spaventiamo l’Europa delle banche, il nostro nemico
L’accordo europeo che le borse e la stampa hanno accolto con grande entusiasmo, prepara un nuovo drammatico attacco ai diritti sociali e alle stesse libertà dei lavoratori e dei popoli europei. Non c’è niente da gioire per il fatto che il governo europeo delle banche ha trovato un’intesa per pilotare il fallimento della Grecia, senza far rimettere troppi soldi alla speculazione. La cambiale di questo accordo la pagheranno tutta, come già stanno facendo, i lavoratori e i cittadini greci, che hanno visto in pochi mesi regredire di trent’anni le loro condizioni sociali.
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Fuochi e bengala, assediato il “fortino” Tav di Chiomonte
Notte di tensione a Chiomonte, con almeno 600 manifestanti che per quattro ore hanno impegnato la polizia simulando un “assedio” all’area prescelta per il cantiere di avvio della Tav Torino-Lione, trentamila metri quadrati recintati e protetti da agenti e carabinieri, con il supporto di finanzieri, forestali e 150 alpini della Taurinense. I dimostranti hanno attaccato il “fortino” della Maddalena con lancio di bengala e puntatori laser, frastornando i “difensori” con cori, tamburi e bastoni sbattuti ritmicamente sulle recinzioni, intaccate in più punti. «Non daremo tregua alla militarizzazione della valle di Susa, imposta per un’opera devastante e inutile», dicono i No-Tav, cui la polizia ha risposto con idranti e lacrimogeni.
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Troppi costi inutili: il mondo rinuncia all’alta velocità
Lontano dalle eco della val di Susa, in altri luoghi del mondo i progetti di linee ferroviarie ad alta velocità subiscono brusche battute d’arresto. Pur senza un’insurrezione popolare che li ostacola, sono diversi i lavori sospesi o annullati, e che mettono in dubbio un modello di sviluppo che fino a qualche tempo fa l’economia dei trasporti considerava inattaccabile. Le necessità di tagli alla spesa pubblica legati alla crisi del debito e i vincoli ambientali sempre più stringenti costringono i Paesi a rivalutare il rapporto costi-benefici dell’alta velocità. È accaduto per esempio in Inghilterra, dove il sindaco di Londra Boris Johnson, con una lettera al quotidiano “Daily Telegraph”, ha spiegato le ragioni del suo rifiuto al progetto dell’alta velocità che dovrebbe unire Londra con Birmingham, Leeds e Manchester.
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Schiava della finanza, questa politica ci dichiara guerra
La Tav Torino-Lione? Una truffa: tutti sanno che non si realizzerà mai, ma i pochi cantieri che potrebbero venir aperti basterebbero a tener buoni per un po’ i costruttori amici dei politici, e quindi le banche. Idem il bluff della “Fabbrica Italia” di Marchionne, o gli inceneritori che fanno la gioia di chi li costruisce, o magari gli affari d’oro dei terreni per l’Expo di Milano. Dietro la fiaba della “crescita” c’è un’amara verità: mercati saturi. Quel tipo di produzioni e investimenti non fanno sviluppo e non creano occupazione, ma solo «danni e violenza». Il problema vero? Non è il debito, ma il sistema economico. E i grandi burattinai della finanza giocano al massacro: tanto, loro ci guadagneranno lo stesso, e a rimetterci saremo solo noi, cittadini senza più diritti né sovranità, né veri partiti a cui affidare il voto.