Archivio del Tag ‘mondo’
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Bunker Roy, la salvezza è scalza: ce la insegnano i poveri
Vorrei portarvi in un altro mondo, e condividere con voi una storia d’amore lunga 45 anni: con i poveri, quelli che vivono con meno di un dollaro al giorno. Sono cresciuto in India, con un tipo di istruzione molto snob, elitaria, e questo mi ha quasi distrutto. Ero pronto per essere un diplomatico, un professore, un medico: era tutto predisposto. Non sembra, ma all’epoca ero stato campione indiano di Squash, per tre anni. Tutto il mondo di fronte a me era a mia disposizione, tutto era ai miei piedi: non potevo sbagliare. Poi ho pensato che, tanto per curiosità, mi sarebbe piaciuto vivere e lavorare in un villaggio, per vedere com’era. Nel 1965 ho raggiunto quella che in India è stata definita la peggior carestia del Bihar, e per la prima volta ho vissuto la fame, la morte: gente che moriva di fame. Mi ha cambiato la vita.
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Casaleggio: se il genio “5 Stelle” soffoca la sua creatura
Ho visto l’articolo di Enzo Di Frenna sul “Fatto Quotidiano”. Argomento: il bubbone Casaleggio nel “Movimento 5 Stelle”, che era ora scoppiasse. Da un po’ volevo parlarne, visto che il “5 Stelle” si avvia alle elezioni politiche con consensi che aumentano del 3% al giorno (se continua così, nel 2013 lo voteranno anche gli esquimesi). Cominciamo dall’inizio: Gianroberto Casaleggio è un geniaccio della Rete, su questo non ci piove. Ha capito perfettamente le potenzialità della Rete per creare e coordinare un movimento di democrazia dal basso, unico al mondo, come testimonia l’attenzione dei media di mezzo pianeta. A pensarci ora, era inevitabile che i cittadini prima o poi imboccassero questa strada: Casaleggio ha il merito di averlo pensato per primo. Gli darei una medaglia per questo, francamente.
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L’impero della morte: perché gli artisti occupano spazi
Il 5 maggio un gruppo di artisti, architetti, insegnanti e studenti e lavoratori precari della scuola e della comunicazione hanno occupato un edificio chiamato Torre Galfa e l’hanno rinominato Macao. L’edificio è un grattacielo di 35 piani, abbandonato da quindici anni. «Dieci giorni dopo l’occupazione, mentre il corpo gigantesco del precariato cognitivo milanese cominciava a stiracchiare le sue membra e a sintonizzarsi con la torre – scrive Franco “Bifo” Berardi su “Micromega” – sono entrati in azione gli esecutori del piano di sterminio finanziario». Il proprietario, Salvatore Ligresti, «noto alle cronache giudiziarie come corrotto e corruttore», ha deciso che quel posto è suo e deve rimanere com’è: vuoto. «Tutto deve essere vuoto nella città, perché il capitalismo finanziario ha bisogno di distruggere ogni segno di vita. Le risorse materiali e intellettuali vengono progressivamente inghiottite, annullate, perché i predatori possano espandere la loro insensata ricchezza».
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Elezioni: da dove cominciare a cambiare il mondo
«Ho sempre sognato di cambiare il mondo; adesso ho capito da che parte cominciare». Trentanove anni, manager bancario appassionato di informatica. Finalmente, un italiano normale: dal 21 maggio 2012 è il nuovo sindaco di Parma. Al ballottaggio, ha clamorosamente stracciato il potente Pd emiliano grazie al pieno sostegno della città, stremata dalle malversazioni di una “casta” il cui disonore ha finito per travolgere, al di là dei suoi meriti, lo stesso antagonista, Bernazzoli, volto pulito della politica, esponente di spicco del Pd, sostenuto direttamente da Bersani. Il neo-sindaco “grillino” Federico Pizzarotti esordisce con un gesto perentorio: fermare il maxi-inceneritore già progettato, per dimostrare che cambiare tutto è davvero possibile, persino in un’Italia in cui l’arbitro supremo interviene a gamba tesa per tentare di squalificare un concorrente, truccare la gara e provare a salvare il carrozzone di una nomenklatura detestata, che ha consegnato il paese ai gelidi “macellai” di Bruxelles.
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Mostri al potere, Hudson: manderete a lavorare i bambini
«Tra vent’anni, per campare, dovrete mandare i vostri bambini a lavorare». Parola di Michael Hudson, eminente economista americano della Modern Money Theory. Il problema si chiama: golpe finanziario. «Vi impongono un nuovo ordine sociale, vi vogliono distruggere», conferma il francese Alain Parguez, il professore che ripudiò come “traditore” il presidente Mitterrand. Scenario cupo: «Ci sarà sangue nelle strade», annuncia Marshall Auerback, altro economista democratico statunitense, “reclutato” per il summit sulla teoria della moneta moderna promosso a Rimini da Paolo Barnard, secondo cui l’unica cosa che il super-potere teme è «la radicalità di Mariarca Terracciano», l’infermiera napoletana che si lasciò morire perché rimasta senza stipendio. Ora il “massacro sociale” è arrivato. La causa? «L’America aveva la schiavitù, voi avete l’euro», dice Stephanie Kelton, dell’università Missouri-Kansas City.
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Barnard: attenti a quei 30, sono loro che ricattano il mondo
Attenti a quei Trenta: ricattano il mondo truccando le regole. E nessuno li può fermare, perché maneggiano 650.000 miliardi di dollari, cioè otto volte il Pil del pianeta. In dieci anni, hanno messo in ginocchio l’economia reale. E sono ancora lì, a dettar legge, a cominciare da uno dei loro specialisti, Mario Draghi. Teoria del complotto? No: storia. Quella del famigerato “Group of 30”, creato alla fine degli anni ’70 da personaggi come David Rockefeller. Obiettivo: piegare le nazioni ai diktat della speculazione finanziaria. Missione compiuta: oggi l’intera Europa è nelle loro mani, e un paese come l’Italia – membro del G8 – è agli ordini della super-lobby che ha commissariato il governo affidandolo al fido oligarca Mario Monti, tecnocrate targato Goldman Sachs, veterano del Bilderberg, della Trilaterale e della micidiale Commissione Europea, quella che oggi dispone il suicidio sociale degli Stati mediante il pareggio di bilancio.
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Harvey: città ribelli e sindacati, una rivoluzione ci salverà
Quando parlo del diritto di ripensare la città più vicina a come la vorremmo, e a cosa invece abbiamo visto qui a New York City negli ultimi 20-30 anni, si tratta di come la vorrebbero i ricchi. Negli anni ’70 pesava molto la famiglia Rockefeller, per esempio. Oggi c’è gente come Bloomberg, che sostanzialmente trasforma la città nel modo che più si adatta a sé e ai propri affari. Ma la gran massa della popolazione praticamente non conta nulla. In città c’è quasi un milione di persone che tenta di farcela con diecimila dollari l’anno. E che influenza hanno sul modo in cui si trasforma la città? Nessuna. Penso a quel milione di persone con meno di diecimila dollari l’anno, che dovrebbero pesare almeno tanto quanto l’1% che sta al vertice.
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Sapelli: il nemico è l’euro, non il debito. Monti? Ignorante
Le banche italiane già tutte fallite? Sto solo dicendo che questa grande ondata di liquidità è andata alle banche, non è finita all’economia reale. Questo spiega perché noi siamo davanti a un pericolo di deflazione gravissima: vuol dire che si abbassano i prezzi e nessuno lavora più, le imprese non hanno più nessun interesse a lavorare. E’ quello che sta capitando adesso: non hai più marginalità. E un’impresa su tre, dopo Natale, ha chiuso. Quindi: l’ossessione del debito pubblico è una fola degli economisti neoclassici che scrivono sul “Corriere” e dicono cose teoricamente non sostenibili. Nel 2008 dicevano che la crisi non esisteva. Io, avessi detto una cosa così, non sarei più uscito di casa per la vergogna.
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Giulietto Chiesa: l’onore dell’Italia calpestato da tutti
I marò arrestati in India, in contemporanea con la vicenda tragica dell’attacco dei commandos britannici in Nigeria che ha provocato la morte di un italiano: due occasioni che hanno permesso di assistere a una specie di scontro tra gallinacci – che in Italia hanno gareggiato per vedere chi è che fa il coccodè più forte – al quale ha partecipato anche il ministro degli esteri Terzi e in qualche misura anche il presidente Napolitano. Tutti a cercare di dimostrare che sono molto preoccupati per il prestigio e l’onore dell’Italia. Mi viene in mente anche l’episodio precedente, quello di Battisti (personaggio indigesto, di cui non voglio nemmeno parlare), perché dietro c’è un altro gigante, il Brasile.
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Ugo Mattei: sveglia, la democrazia italiana non esiste più
Penso che i referendum siano stati una gigantesca occasione perduta, a cui ha fatto seguito una reazione molto più dura di quanto ci saremmo potuti aspettare. Talmente dura da sfociare in un governo tecnico che ha sospeso la democrazia in tutto il paese, istituendo un modo di fare politica fascistoide. Chiunque protesta è aggredito o trattato come sovversivo. Penso che ciò sia una vera e propria reazione al risultato referendario di giugno: in quell’occasione, in quella fase storica, milioni di italiani – cittadini di uno dei grandi paesi industrializzati – avevano affermato di voler abbandonare il modello neoliberista. Dopo questa affermazione ha agito una reazione a cui abbiamo risposto con una spaventosa debolezza politica.
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Saviano: le mani della mafia anche sulla Tav Torino-Lione
Tutti parlano di Tav, ma prima di ogni cosa bisognerebbe partire da un dato di fatto: negli ultimi trent’anni l’alta velocità è diventata uno strumento per la diffusione della corruzione e della criminalità organizzata, un modello vincente di business perfezionatosi dai tempi dalla costruzione dell’Autostrada del Sole e della ricostruzione post-terremoto in Irpinia. Questa è una certezza giudiziaria e storica più solida delle valutazioni ambientali e politiche (a favore o contro), più solida di ogni altra analisi sulla necessità o sull’inutilità di quest’opera. In questo momento ci si divide tra chi considera la Tav in val di Susa come un balzo in avanti per l’economia, come un ponte per l’Europa, e chi invece un’aberrazione dello spreco e una violenza sulla natura. Su un punto però ci si deve trovare uniti: bisogna avere il coraggio di comprendere che l’Italia al momento non è in grado di garantire che questo cantiere non diventi la più grande miniera per le mafie.
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Venite a visitare il mare di gioia che non riuscite a vedere
E’ difficile raccontare il mare senza mai staccarsi da terra. Può succedere solo se il mare ce l’hai dentro di te, senza neppure saperlo: e allora i prati in fiore diventano fondali rigogliosi, i cieli scogliere ventose, i rami degli alberi trame intricate di corallo. E’ un mare di stagioni, quello dipinto dai ragazzi che dipingono sulla riva del grande fiume, proprio là dove il fiume si rassegna a salutare gli argini erbosi e ad entrare nella prigione di cemento della città. La città è Torino e la riva dei pittori coraggiosi, poeti del mare, si chiama Moncalieri: i ragazzi arrivano puntuali ogni mattina, si fanno compagnia, pranzano insieme. E poi, si mettono in ascolto: fanno silenzio, e lasciano scrosciare tutto il mare che hanno dentro. E’ un mare segreto, incontaminato. E loro lo dipingono, sfiorando un viaggio che i comuni mortali, semplificando, a volte chiamano con un nome misterioso: felicità.