Archivio del Tag ‘Pci’
-
Caduto il Muro, addio Italia: un declino che viene da lontano
L’inizio del declino italiano ha una data esatta ed è il 26 dicembre 1991. Quel giorno si sciolse ufficialmente l’Unione sovietica e finì la guerra fredda. E con la guerra fredda finì anche quella che potremmo chiamare l’eccezione italiana. Perché per 35 anni l’Italia era stata la frontiera geografica e politica dell’impero occidentale. Frontiera geografica (orientale) perché il blocco sovietico cominciava proprio sull’altra riva dell’Adriatico. Frontiera politica perché il Pci era il più forte partito comunista dell’Occidente. Quindi tutto fu messo in opera (e tutto fu consentito) perché l’Italia americana fosse una “success story”. Da qui il miracolo economico, da qui la straordinaria stabilità politica di un regime sostanzialmente monopartitico (i gabinetti cadevano sì uno dopo l’altro, ma a rotazione le poltrone erano occupate sempre dagli stessi).
-
Addio Giorgio Bocca, l’ultimo partigiano della verità
«Io sono l’ultimo», grida il ribelle di Auschwitz. Ha già al collo la corda del boia nazista, e le sue parole dilagano nel deserto raggelato del terrore sulla Appelplatz, davanti ai prigionieri schierati per lo spettacolo, con la testa china e piena di vergogna per il coraggio solitario e irraggiungibile di quell’oscuro individuo senza nome che aveva osato sfidare la legge infernale del lager. E’ una delle pagine memorabili del diario universale di Primo Levi dal campo di sterminio. “Sì, questo era un uomo”, scrisse Giorgio Bocca in un altrettanto memorabile articolo di fondo, su “Repubblica”, per prendere commiato dal grande scrittore torinese: stesso nitore spietato, stessa fermezza. Una lucidità titanica, più forte dell’emozione, coltivata giorno per giorno da una sorta di religione laica, in nome di un umanesimo irriducibile.
-
Preve: intellettuali e rinnegati di sinistra, feccia di venduti
Domenica 4 dicembre, gli italiani hanno assistito in diretta televisiva «alla somatizzazione della crisi capitalistica» sotto forma di pianto: quello di Elsa Fornero, membro della giunta tecnocratica di Mario Monti. Lacrime di coccodrillo? Senz’altro, se sgorgano nel momento supremo in cui il “governo tecnico” spiega quanto e come abbatterà la sua scure sul totem sociale delle pensioni. Eppure, il filosofo Costanzo Preve valuta positivamente lo sfogo della neo-ministra: «Monti e Draghi, serpenti british senz’anima, non lo avrebbero fatto mai». Insomma, «forse non tutto è ancora perduto», dice Preve, «se il complesso di colpa si intrufola nel gruppo sociale più osceno della storia umana». Lacrime o meno, il pericolo sono proprio loro: gli intellettuali che, per il pensatore comunitarista, hanno “tradito il popolo” nel modo più subdolo.
-
La patria è morta, ma stavolta non ci sono patrioti
«Siamo caduti in schiavitù», da quando «il capitale straniero», servendosi dei suoi uomini di fiducia, «dopo aver creato i consumatori italiani, li ha indebitati». Non solo i poveri, ma anche il ceto medio: destinato anch’esso a scivolare nel baratro depressivo dentro al quale Mario Monti riuscirà sicuramente a precipitarci, «prima che sarà chiara anche ai ciechi la necessità di uscire dalla Ue e dall’euro». L’economista Stefano D’Andrea non ha dubbi: quella che stiamo vivendo è la “seconda morte della patria”. Forse definitiva, perché «l’idea di un partito dei patrioti lambisce soltanto le menti di qualche migliaio di internauti, che tuttavia in gran parte non aspirano nemmeno a staccarsi dalla tastiera e ad uscire dalle catacombe del web», ormai una nuova «prigione».
-
Il golpe inglese: neutralizzare l’Italia, da Mattei a Moro
«Ogni volta che gli italiani hanno provato a decidere del proprio destino, gli inglesi sono intervenuti». Lo afferma l’editore Chiarelettere presentando “Il golpe inglese”, libro-inchiesta di Mario Josè Cereghino e Giovanni Fasanella che illumina imbarazzanti retroscena sull’influenza britannica nella storia del Belpaese, fin dalla nascita dello Stato unitario nel 1861. Tra le ombre più inquietanti, la tragica fine di Enrico Mattei e quella di Aldo Moro, personaggi-chiave dell’emancipazione politica italiana. «Dai documenti desecretati, che i due autori hanno consultato negli archivi londinesi di Kew Gardens – continua l’editore – emerge con chiarezza che non è Washington a ordire piani eversivi per l’Italia, ma soprattutto Londra, che non vuol perdere il controllo delle rotte petrolifere e contrasta la politica filoaraba e terzomondista di Mattei, Gronchi, Moro e Fanfani».
-
Bersani restaura la nomenklatura (perdente) del Pd
«Sono giovani ma sperimentati». Pier Luigi Bersani presenta così il nuovo gruppo dirigente del Pd, e forse non si rende conto di aver coniato una battuta involontaria: ben quattro dirigenti facevano parte dello stesso organismo, nel secolo scorso (vent’anni fa, ai tempi del Pci). Possibile? Ebbene sì, il nuovo che avanza. Eppure apparentemente la definizione pareva calzante e la nuova segreteria a prima vista, giovane (e politicamente corretta): sei uomini e sei donne, la maggior parte quarantenni. Benissimo. Solo, che prima ancora di compulsare l’elenco dei giovani leoni e delle new entries si scopre “il trucco”.
-
Anni di piombo, Fofi: l’eterno ricatto del terrorismo
Il bel libro sul padre scritto da Benedetta Tobagi, la fiction di De Maria “La prima linea”, la ristampa del bel libro di Licia Pinelli sul marito Pino, il saggio storico di De Luna sugli anni settanta sono solo alcuni dei tanti titoli recenti o recentissimi che evocano i nostri “anni di piombo”, quelli nei quali uno come me si svegliava la mattina con la paura di leggere sui giornali la notizia di un morto ammazzato dai terroristi – Brigate rosse o Prima Linea non cambiava niente – o di qualche terrorista ammazzato dalla polizia che in qualche modo aveva conosciuto o sfiorato.
-
Veronelli e vino anarchico, il piacere della libertà
Ciccioli, citazioni di Prampolini e Fourier, affettati misti, tortelli di zucca, “Bella ciao” come al cimitero di Bergamo, ma allora era la banda degli Ottoni a Scoppio e stavolta un mandolinista di 84 anni, molto vispo però, e un chitarrista di 75, minestra di trippa (facoltativa), una quantità impressionante di bottiglie di Lambrusco di tutti i tipi (chiaro, scuro e scurissimo: il migliore), anticipazioni, ricordi, guanciale di vitello brasato. Così, a poco più di cinque anni dalla morte, a Gualtieri hanno ricordato Sua Nasità.
-
Pio La Torre spiato dai servizi fino alla vigilia dell’agguato
Pio La Torre, l’eroe siciliano della lotta contro la mafia trucidato in un agguato a Palermo il 30 aprile 1982, fu spiato a lungo dai servizi segreti: l’uomo che lottava contro i clan imponendo l’istituzione del reato di associazione mafiosa e la confisca dei beni degli affiliati a Cosa Nostra, fu tenuto sotto sorveglianza per molti anni da apparati di sicurezza dello Stato, fino alla vigilia dell’imboscata che gli costò la vita. Coincidenza inquietante? Lo ha ribadito l’8 novembre Giovanni Minoli, presentando su “Rai Storia” uno speciale su La Torre, nel quale numerosi testimoni rievocano le clamorose battaglie del leader comunista siciliano
-
Marrazzo e le primarie Pd, non può essere solo sfortuna
Di sicuro non se la immaginavano così, questa fredda domenica delle primarie. E certo non alla fine di un percorso interminabile e già costellato – qua e là – di «incidenti» più che imbarazzanti. Non potevano supporre che il colpo finale fosse quello che trovano stampato proprio oggi sulla prima pagina di ogni quotidiano. Magari titoli del tipo «Ricatti e trans, Marrazzo si dimette»: il primo tra i governatori del Pd – per l’importanza della Regione che amministra – costretto, insomma, a gettare la spugna per una storia di “vizi privati”, ricatti non denunciati, carabinieri arrestati e zone d’ombra ancora tutte da rischiarare.
-
«Augias spia di Praga, in cambio di un uovo di Pasqua»
«È un’accusa talmente ridicola che non varrebbe la pena neanche di rispondere: ma questi sono i tempi in cui viviamo, in cui si è costretti a reagire alle calunnie mediatiche». Così Corrado Augias il 19 ottobre su “Repubblica” risponde allo “scoop” del giorno precedente sul “Giornale” di Vittorio Feltri, nel quale Augias avrebbe “scoperto” di esser stato una spia, col nome in codice “Donat”, in contatto coi servizi segreti della Cecoslovacchia dal 1963 al 1967. Contatto deludente: Augias sarebbe stato “pagato” con un uovo di Pasqua.
-
L’euro-battaglia di Giulietto Chiesa per i diritti dei russi
«Non ho chance ma è giusto farlo. Di Pietro? Con lui ho rotto perché ha subito una degenerazione». «Budet revolucija! Budet Dzuljeto Kjeza!». Un grido percuote le masse russe della Lettonia chiamandole alla battaglia. Arriva la rivoluzione, arriva Giulietto Chiesa! Non c’è muro di Riga dove non campeggi un manifesto, non c’è strada di Daugavpils dove non sia steso uno striscione, non c’è contrada sul Baltico dove la minoranza non si passi un volantino di riscossa: russi, mandiamo a Strasburgo l’Uomo con i Baffi.