Archivio del Tag ‘raid’
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Libia, nessuna trattativa con Gheddafi: guerra lunga
Soluzione diplomatica per metter fine alla guerra civile in Libia? A una sola condizione: che Gheddafi sparisca. Nessuna trattativa finché il Colonnello è ancora al potere: lo dicono esplicitamente gli insorti. Si potrà negoziare una riconciliazione con l’esercito, i clan e le milizie di Tripoli, ma non con il raìs. Su questo punto convergono tutte le voci dal 25 marzo, quando la Nato ha deciso di assumere il controllo delle operazioni Onu: la «via diplomatica» evocata da Sarkozy e Cameron, “imbrigliati” dall’Alleanza Atlantica, non prevede di rispondere ai messaggi che Gheddafi sta lanciando: l’ultimo “no” è arrivato da Addis Abeba, alla riunione d’emergenza dell’Unione Africana. E la guerra si prolunga: almeno 3 mesi, secondo la Nato. Sul campo, finora, quasi 10.000 morti. Col rischio di 250.000 persone in fuga.
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«Uccidere Gheddafi: il vero obiettivo della Gran Bretagna»
Gli inglesi vogliono uccidere Gheddafi: obiettivo vero dei raid, l’eliminazione fisica del raìs per porre fine alla resistenza delle sue forze armate, duramente colpite dai raid della coalizione internazionale: l’alleanza agisce su mandato delle Nazioni Unite per imporre la “no-fly zone” sulla Libia, ma di fatto sta martellando l’esercito del Colonnello sperando che anche i reparti d’élite abbandonino il dittatore. Secondo fonti dell’opposizione, sarebbe morto a Tripoli il figlio militare del leader libico, Khamis Gheddafi, colpito dal fuoco di un pilota passato agli insorti. Khamis, alla guida dell’omonima brigata – massimo baluardo a difesa del regime paterno – sarebbe stato colpito a morte nel complesso fortificato di Bab-el-Aziziya, dove poco dopo si è abbattuto un missile che ha distrutto un edificio dell’amministrazione militare.
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Missili su Gheddafi, la guerra in Libia ora divide l’Italia
Diluvio di missili cruise lanciati dalle navi americane insieme a raid aerei, prima francesi e poi anche inglesi, per annientare la capacità aeronautica di Gheddafi e imporre la “no-fly zone” invocata dagli insorti e dalla Lega Araba. L’attacco autorizzato dall’Onu è scattato alle 17.45 del 19 marzo, per fermare il massiccio bombardamento su Bengasi ordinato dal raìs in violazione del cessate il fuoco. Attacco accolto con sollievo dai ribelli e dal mondo arabo, che dall’Egitto alla Tunisia sta aiutando materialmente la popolazione e la resistenza libica contro il dittatore. Ma la “partecipazione attiva” dell’Italia, che schiera una squadra navale, 7 basi operative e decine di caccia pronti al decollo, divide il paese: il ministro Bossi protesta, minacciando di spaccare il governo.
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Raid Nato in Libia per stroncare la resistenza di Gheddafi?
La Nato si prepara a intervenire in Libia per dare manforte ai ribelli anti-Gheddafi che stanno liberando il paese. Missione militare umanitaria: questa la formula dell’intervento armato che sembra si stia preparando in tutta fretta. Forse anche un raid aereo sui bunker di Tripoli per liquidare il Colonnello e stroncarne la sanguinosa resistenza a oltranza. La notizia trapela il 25 febbraio, di prima mattina: il segretario generale dell’Alleanza Altantica, Anders Fogh Rasmussen, ha convocato una riunione d’emergenza. In prima linea, inglesi e francesi: il premier britannico Cameron si è detto pronto anche all’impiego di forze speciali: per una possibile missione “chirurgica”?
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Obama, la Cia e la guerra segreta degli aerei invisibili
L’escalation militare ordinata dal presidente Obama non riguarda solo l’invio di rinforzi in Afghanistan, ma anche – stando alle rivelazioni pubblicate nei giorni scorsi dal New York Times – l’espansione della campagna di bombardamenti aerei in Pakistan. Finora gli attacchi missilistici sferrati dagli aerei telecomandati della Cia sono stati limitati alle remote zone montuose delle Aree Tribali. Secondo fonti ben informate del quotidiano newyorkese, la Casa Bianca ha autorizzato l’estensione dei raid alla provincia del Balucistan, in particolare alla zona di Quetta, dove si nasconderebbe la dirigenza talebana capeggiata dal Mullah Omar.
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Vittime civili, rabbia in Afghanistan contro la Nato
“Morte agli stranieri! Morte a Karzai!”. Sale la protesta di piazza in Afghanistan dopo gli ultimi raid Nato. I parenti delle vittime del bombardamento del 4 novembre – nove contadini, tra cui tre bambini – hanno esposto i corpi in due taxi e due pulmini parcheggiati nel centro di Lashkargah, capoluogo della provincia meridionale di Helmand, davanti al palazzo del governatore, Gulab Mangal. Dai portelloni aperti, tutti hanno potuto osservare i cadaveri insanguinati: uccisi mentre lavoravano nei campi attorno al villaggio di Korkhashien. Erano «militanti talebani», secondo le autorità. Versione che ha accentuato la rabbia popolare.
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Arctic Sea, il Mossad e i missili russi per l’Iran
Sarebbe stato sequestrato dal Mossad, e non dai pirati, perché carico di missili destinati all’Iran, il cargo russo “Arctic Sea”, scomparso a luglio al largo della Manica e ritrovato a metà agosto a Capo Verde. Lo hanno sostenuto diverse fonti, rivelando che il premier israeliano Netanyahu avrebbe compiuto un viaggio-lampo a Mosca il 7 settembre per chiedere al Cremlino di rinunciare a dotare Teheran di avanzati sistemi di difesa missilistica, destinati alla protezione delle installazioni nucleari iraniane da eventuali raid aerei da parte dei jet di Tel Aviv. Ne dà notizia in Italia il network “PeaceReporter”, che rileva «gli ingredienti per la sceneggiatura di un film o per un libro noir».