Archivio del Tag ‘’
-
L’ira dei leghisti sul web: basta Silvio, avanti Tremonti
«Lega, è ora di dire basta a certe alleanze, una volta dicevamo che qualcuno era mafioso. Se quel qualcuno deve pagare per i suoi problemi dobbiamo farci tirare nella cacca anche noi??? Cambiare subito!». Se la Lega resta in silenzio, si sfogano i suoi militanti su Facebook. Sulla bacheca della pagina dei fan di Radio Padania Libera, compaiono infatti commenti al vetriolo sul risultato elettorale. Bersagli, il Pdl e Berlusconi. E soprattutto la scelta di candidare Letizia Moratti a Milano. «Io da leghista l’avrei votata non con il naso tappato, ma con la tuta che si usa per le epidemie di ebola nei villaggi dell’Africa», scrive Marco, con chiaro riferimento all’ex sindaco.
-
Se Milano licenzia finalmente gli impresari della paura
Circa un anno fa i riflettori mediatici si accesero sui fatti di via Padova, a Milano. Vi ricordate? Un ragazzo di 20 anni, egiziano e clandestino, morto accoltellato per strada. Non mi soffermo sulla tragedia infinita di un ragazzo morto – non un egiziano: un ragazzo morto, un ragazzo di Milano – perché sulle tragedie non si specula. Si sta zitti, si rispettano i morti e, soprattutto, si deve avere la consapevolezza che drammatici fatti di cronaca possono avvenire ovunque. Mi soffermo invece sulle reazioni della politica meneghina: «Fuori i clandestini», gridò l’indomito leghista Salvini. «Basta con il buonismo della sinistra», affermò il Vicesindaco della Paura De Corato, dimenticandosi che a Milano sono circa 20 anni che la sinistra non tocca boccino.
-
Scandalo Facebook: paghiamo chi parla male di Google
Altro che la lotta per la poltrona di primo cittadino di Milano, con il suo codazzo di squallore e piccinerie. Quando si tratta di colpi bassi, le grandi società della Silicon Valley non sono seconde a nessuno. Una notizia così clamorosa come quella emersa in queste ore però è qualcosa di inedito anche per il settore It: Facebook, secondo quanto riporta il magazine The Daily Beast, avrebbe assoldato la celebre agenzia di Pr Burson-Marsteller per denigrare il grande rivale Google. Burson Marsteller sarebbe stata incaricata di mettere a libro paga dei blogger particolarmente noti, proponendo loro di firmare dei pezzi “a tema” riguardanti presunte minacce procurate dalla Grande G alla privacy dei propri utenti.
-
Usa, guerra totale permanente: poteri speciali a Obama?
Chi si illudeva che con l’uccisione di Bin Laden gli Stati Uniti avrebbero proclamato la fine della ‘guerra al terrorismo’ contro al Qaeda dichiarata dopo l’11 settembre 2001, si sbagliava. Al contrario, l’America sta valutando di ampliare i limiti geografici, politici e temporali del conflitto, trasformandolo in una guerra globale permanente. In questi giorni la commissione Difesa del Congresso Usa – dallo scorso novembre a maggioranza repubblicana – sta esaminando il testo di una nuova dichiarazione di guerra (dal “National Defense Authorization Bill” per l’anno 2012, sezione 1034, pagina 20) che ‘aggiorna’ quella approvata il 18 settembre 2001.
-
Occidente, brutto film: solo tecnologia, soldi e armi
Negli ultimi dieci giorni, nella tradizionale nostra coazione a fare i guardoni, ci siamo lanciati con voracità su tutte, tutte, tutte le notizie, notiziole, indiscrezioni, supposizioni che hanno costellato «l’evento» del momento: la morte di Osama Bin Laden, avvenuta in una stravagante dimora e in una oscura successione di fatti. Al di là delle tante perplessità politiche e morali espresse in questi giorni, si ha l’impressione che la gran parte dell’opinione pubblica sia rimasta affascinata dall’alto livello delle tecnologie operative, dal materiale militare e dal volume di risorse che per quell’evento sono state essenziali. Traendone implicitamente la conclusione che chi può disporre dei tre fattori indicati (tecnologia, armi e finanza) può contare su un altissimo livello di superiorità e potenza.
-
Ordine al Sismi, salvare Moro: prima ancora del sequestro
Nel lontano 1978, i servizi segreti italiani chiesero aiuto ai palestinesi per la liberazione di Aldo Moro. Niente di strano: se si tratta di salvare un ostaggio, è lecito rivolgersi anche a una formazione “terroristica” come il Fronte per la Liberazione della Palestina. Peccato che l’ordine da Roma fosse partito addirittura il 2 marzo: cioè 14 giorni prima che Moro venisse sequestrato. Lo conferma il “postino” del messaggio scottante, Antonino Arconte, allora agente del Sismi, l’intelligence militare. Arconte consegnò il plico al tenente colonnello Mario Ferraro, di stanza a Beirut. A sua volta, Ferraro avrebbe informato il suo superiore ed eliminato il dispaccio, che era “a distruzione immediata”. Ma Ferraro non lo distrusse. E quando tentò di resistere alla liquidazione della sua struttura, forse fece sapere di esserne ancora in possesso. Fu trovato impiccato il 6 luglio nella sua abitazione romana.
-
Così lasciarono che Moro venisse assassinato dalle Br
Mentre il 9 maggio l’Italia rendeva omaggio ai magistrati caduti sotto il piombo dei terroristi, solo “Rai Storia” ha dedicato un focus a quello che resta il capitolo peggiore di quegli anni, il più eclatante e – tuttora – il più misterioso: la fine di Aldo Moro. Rapito proprio all’esordio della “solidarietà nazionale” e trucidato dai killer delle Br dopo 55 giorni di prigionia. Nei quali, scrisse Leonardo Sciascia, si fece di tutto per evitare di salvarlo, grazie alla doppia intransigenza dei due grandi partiti: i comunisti erano spaventati dall’idea di apparire “morbidi” con le Br, ma perché tanta durezza anche dai democristiani? Scenario oscuro, voci: Usa e Urss, servizi segreti, Israele, mafia. Ma anche la P2 di Licio Gelli, il dossier che negli anni ‘90 accusa il “consulente” americano Steve R. Pieczenik, che prima dice che l’unità di crisi per salvare Moro era infiltrata e lo sapevano anche i golpisti in Argentina, e poi ammette: la fine di Moro l’abbiamo decisa noi.
-
Ecomafie, non Green Economy: il Salento in rivolta
«Aiuto, il Salento sta morendo». Di cemento? Sì, ma non quello dei soliti palazzi. Il nuovo nemico ha un nome suggestivo e ingannevole: green economy. Che per il “Forum ambiente e salute”, network di comitati e associazioni per la difesa del territorio, in Puglia fa rima con devastazione, malversazioni spregiudicate e persino infiltrazioni mafiose per il facile riciclaggio di denaro sporco. «La green economy industriale sta devastando il nostro futuro». Paradosso? Forse, se l’avvenire che gli ambientalisti temono è fatto di «morte distese di ciminiere, mega pale eoliche e deserti di pannelli fotovoltaici, di cemento, di asfalto, di cave e discariche persino nucleari», là dove crescono gli uliveti più belli d’Italia, davanti a una costa tra le più affascinanti del Mediterraneo.
-
Crisi Usa: se il pericolo ora è la Cina, Osama non serve più
Partiamo da questo assunto: Bin Laden era effettivamente un nemico degli Usa e non un “agente della Cia”, come molti sospettano. Diversamente non si spiegherebbe una guerra durata 10 anni: se Osama era un agente americano, vuol dire che anche il Mullah Omar lo era, perchè sarebbe stato impensabile che uno ignorasse chi era l’altro. D’altra parte Al Quaeda ha combattuto in sintonia con i talebani. Ma, allora, se gli americani avessero avuto dalla loro Osama e magari anche Omar, la guerra sarebbe durata molto meno, sarebbe costata meno morti e, cosa più importante per gli americani, meno dollari, perchè ci avrebbero pensato i loro agenti a portare al disastro la guerriglia afghana. Dunque, era effettivamente un nemico, ma un “nemico funzionale”.
-
Noi che non abbiamo mai “dovuto” ammazzare nessuno
Che ne sappiamo, in fondo? Come possiamo sapere cos’è realmente accaduto, dietro la cortina spesso fumogena delle news, dal fatidico 11 settembre 2001 al misterioso blitz di Abbottabad in Pakistan – culminato, secondo il presidente Barack Obama, con la cattura e l’uccisione di Osama Bin Laden, il “ricercato numero uno”, incolpato nientemeno che dell’attacco alle Torri, ovvero l’attentato terroristico più controverso e sconvolgente della storia? Che cosa sappiamo, davvero, di tutto quello che i media ci hanno raccontato, fino all’epilogo narrativo della villa-bunker? Lasciamo perdere i dettagli, taglia corto l’ex ministro Gianni De Michelis: l’esperienza consiglia di rassegnarsi a sorvolare su queste “operazioni coperte”, da cui è onestamente impossibile pretendere – specie a caldo – ricostruzioni attendibili.
-
Gaza, stiamo arrivando: con Vittorio Arrigoni nel cuore
Con l’approssimarsi della manifestazione nazionale del 14 maggio, vogliamo rivolgere un appello a tutte le associazioni, le forze politiche e le personalità che hanno aderito al progetto della Freedom Flotilla per far cessare l’assedio di cui i Palestinesi della Striscia di Gaza sono vittime da anni. Le dichiarazioni del Ministro degli Esteri egiziano sull’ipotesi di un’apertura permanente del valico di Rafah ci incoraggiano ancora di più nel nostro progetto di raggiungere la Striscia via mare, sfidando il blocco israeliano insieme a tutte le organizzazioni della coalizione internazionale della Freedom Flotilla 2 – Stay Human.
-
Fiction Bin Laden, Cheney: era estraneo all’11 Settembre
Osama Bin Laden? Mai avuto a che fare con l’11 Settembre. Chi lo dice, i soliti “complottisti”? Ma no, gli americani: per la precisione l’ex vicepresidente Dick Cheney, un super-falco. Possibile? Eccome: l’intervista, radiofonica, è del 29 marzo 2006. Ergo: questa sanguinosa saga durata dieci anni e conclusasi con l’oscuro blitz in Pakistan era tutta una favola? «Ammettiamolo: la democrazia campa di verità costruite, e questa verità è tutta qua: in una costruzione», dice Pierangelo Buttafuoco a “Matrix” il 5 maggio. «Qui c’è una verità costruita su una menzogna, o una menzogna costruita su una verità: è un paradosso, costruito sulla pelle delle persone. Guerre vere, con giochi pericolosissimi, sulla pelle di gente che non c’entrava niente. La cosa da evitare è ridurre a caricatura chi si pone delle domande».